Miracoli


Molte volte, specie a livello popolare, si vogliono vedere “miracoli” dappertutto.

Al contrario, c’è chi alla sola parola “miracolo” alza le spalle come di fronte ad un’ingenuità ormai definitivamente sorpassata, persino ridicola se non urtante.

Altri credono che la scienza respinga i miracoli in quanto tali, che non possa ammetterli addirittura a priori. Molti poi pensano che ciò che oggi qualcuno si ostina a chiamare ancora “miracolo” un domani avrà sicuramente una spiegazione scientifica, cioè una spiegazione naturale.

I responsabili della vita della Chiesa (Magistero), quando si trovano di fronte a presunti “miracoli”, generalmente sono molto restii ad ammetterli; e quando ufficialmente lo fanno è solo dopo talora estenuanti ed accuratissime analisi (scientifiche e teologiche); ed anche in questo caso non è fatto alcun obbligo per i credenti di riconoscerli.

Come stanno allora le cose?

Facciamo un po’ di chiarezza …


Indice


Premessa: il “miracolo”

1 – In senso lato tutto è un “miracolo”

La parola “miracolo” deriva dal latino mirari (meravigliarsi) e significa appunto ciò che meraviglia. 
Normalmente meraviglia o ciò che si vede per la prima volta, o ciò che al di fuori dell’ordinario, o ciò che sembra impossibile perché se ne ignorano le cause.

Infatti è ovvio per la ragione (dal buonsenso, alla scienza e alla filosofia-metafisica) che “ogni effetto ha una causa” proporzionata; e questo proprio perché “il nulla non fa nulla”, in quanto appunto non c’è.

In realtà tutto dovrebbe destare meraviglia; anzi, è proprio dalla meraviglia che comincia la ricerca e la stessa passione di fare scienza, come dicono ad esempio Platone, S. Tommaso d’Aquino ed Albert Einstein. Infatti proprio lo stupore e la domanda anche di fronte alle cose più ovvie (come per Newton la caduta di un grave) spinge poi alla ricerca ed alla scoperta della causa.

“Lo stato d’animo del filosofo è la meraviglia. L’origine della filosofia è la meraviglia” (Platone, Teeteto 155 d). “Gli uomini furono mossi a filosofare, allora come ora, dalla meraviglia, rimanendo dapprima stupiti dinanzi ai problemi più semplici, e poi progredendo a poco a poco sino a porsi problemi molto più alti” (Aristotele, Metafisica I 2, 982 b 14). “Lo stupore è il desiderio di sapere qualcosa: esso nasce nell’uomo per il fatto che questi vede l’effetto e ignora la causa; oppure per il fatto che la causa di quell’effetto trascende la conoscenza o la capacità dell’uomo. Perciò lo stupore è causa di piacere, in quanto gli è congiunta la speranza di poter giungere alla conoscenza di ciò che si desidera sapere” (S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 32, a. 8, resp.). “Il motivo per cui il filosofo è vicino al poeta è questo: ambedue hanno a che fare con ciò che desta lo stupore” (S. Tommaso d’Aquino, Commento alla Metafisica di Aristotele, I, 3).

Se ci pensiamo bene, tutto in fondo è un miracolo, perché nessuna cosa è “dovuta”, ma è gratuita. Poteva cioè non esserci o non essere così com’è. Dio-Creatore ha tratto tutto dal nulla, con la Sua assoluta libertà, sapienza e amore. Tutto nella realtà, tanto nel macrocosmo come nel microcosmo, è poi così complesso, preciso e ordinato e coordinato, che più avanza la scienza con le sue scoperte e più aumenta la meraviglia di fronte al cosmo. Proprio questa immensa magnificenza e bellezza rimanda a Dio-Logos, come Causa suprema e intelligente di tutte le cose e di tutte le leggi (scientifiche) che regolano il cosmo (v. nel sito l’esistenza di Dio).
Affermare che “tutto è così perché è così”, come se fosse qualcosa di dovuto e necessario (quando invece è evidente che poteva non esserci, che tutto è “dato” – infatti anche la scienza parte da dei dati e scopre dei dati, che è poi significativamente un participio passato del vero “dare”!), oppure dire che è “la Natura a fare bene le cose” (quando invece la Natura non è la causa, non essendo intelligente ma la somma dei fenomeni e delle leggi che la regolano), è in fondo una tautologia (= è così perché è così), un arrestarsi nella ricerca razionale, non stupirsi più, dare tutto per scontato e non ricercarne più la Causa prima. Ma se facessimo così, non potremmo neppure iniziare la ricerca.

1.1 – Dio è la causa prima di tutte le cose

Dio ha creato tutte le cose, con le leggi che le regolano. Ha dato poi a noi l’intelligenza per poterle progressivamente scoprire; e questo fa la ricerca scientifica.
Evidentemente Dio non muta continuamente le leggi che Egli ha fatto; se lo facesse noi impazziremmo, oltre a non poter fare scienza (tutto sarebbe continuamente diverso – ad es. un po’ ci sarebbe la forza di gravità e un po’ no, oppure in un momento sarebbe secondo una certa equazione matematica e in un altro momento secondo un altro ordine).
Per questo possiamo erroneamente credere che tutto sia dovuto e necessario.
Dio potrebbe mutare le leggi quando vuole: è onnipotente. Potrebbe perfino far cessare di esistere l’universo, così come ha voluto che esistesse. Ma con immensa libertà e amore mantiene tutto nell’esistenza; e chiama noi alla comunione con Sé, così che non solo siamo stati chiamati gratuitamente all’esistenza, ma siamo destinati (se lo accogliamo) a partecipare per sempre alla Sua stessa vita. Perfino l’universo sarà trasformato e rinnovato per l’eternità.

Dio ha creato le leggi della natura e normalmente anch’egli le rispetta. Allo stesso modo, Dio ha creato alcuni esseri liberi (gli angeli e l’uomo), affinché potessero avere un po’ di merito nel fare il bene, ma rispetta tale loro libertà anche quando questa volge al male (anche se poi la chiama in giudizio).  

1.2 – Come interviene Dio nella natura?

Normalmente mantiene nell’essere tutte le cose, con le leggi che a loro ha dato. La creazione divina infatti non è solo un atto iniziale (che ha tratto dal nulla tutte le cose: il Big Bang), ma un atto continuo. Infatti tutte le cose, compreso noi, non siamo l’essere, ma abbiamo l’essere, cioè lo riceviamo. 
All’uomo Dio ha dato l’intelligenza per poter capire queste leggi e anche la capacità di volgerle verso il proprio autentico bene.

Il male fisico e morale è entrato nel mondo fin dall’inizio, con il “peccato originale” (la pretesa autonomia da Dio fin dall’inizio). Anche la malattia e il dolore sono una conseguenza di quell’originario distacco da Dio. Ma l’uomo, con l’aiuto di Dio, può ad esempio studiare le leggi del corpo umano (medicina) e imparare a curare le malattie, come è in grado di scoprire tante leggi della natura, e così anche difendersi dai suoi attacchi o volgere al proprio bene le sue forze.

1.3 – Come interviene Dio nella nostra vita?

Dio, pur non trattandoci da burattini o automi e quindi chiamandoci anche al lavoro e alla ricerca per poter far fronte alle necessità della vita, provvede ogni cosa per chi si affida totalmente a Lui.
Gesù – Dio fatto uomo, morto e risorto e quindi sempre vivo con  noi – non ci abbandona mai. 
I numerosissimi miracoli che ha compiuto nella sua vita pubblica sono il segno della presenza del Regno di Dio tra noi, cioè della Sua presenza liberante (cfr. Lc 11,20). Il suo fine principale è però liberare l’uomo interiormente, dal peccato (cfr. Mc 2,3-12), perché è questo che ci porta progressivamente all’inferno, alla dannazione eterna. Questa è la vera “disgrazia” (dis-grazia, cioè non avere la grazia di Dio – cfr. Lc 13,1-5). Infatti fondamentalmente Gesù è venuto per liberarci dal potere di Satana (causa di ogni male e della morte) e chiamarci alla comunione eterna con sé – che ci dona gratuitamente se siamo uniti a Lui  – così che dopo la morte non siamo destinati alla dannazione eterna (inferno) ma alla gioia perfetta ed eterna della comunione con Lui (paradiso).  
In questa nuova prospettiva, se permette anche alcuni mali, anche fisici (anche per i Suoi amici), è perché può trarre un bene anche da questi, sono cioè utili per la nostra santificazione, in vista di una gioia ancora più grande ed eterna.

1.4 – Cosa fare di fronte al male?

Come abbiamo già detto (v. nel sito il punto 1.14 di Dio), il male (fisico e morale) è entrato nel mondo per il peccato dell’uomo, sospinto dal diavolo. E cresce a motivo dei peccati, cioè della disobbedienza a Dio.

Il male morale (abuso di libertà, disobbedienza a Dio) causa la rovina dell’anima di chi lo compie e può portarla fino alla dannazione eterna, se non si cambia e non ci si affida alla misericordia e grazia di Dio. Le conseguenze (fisiche e morali) del peccato possono gravare anche su altri, direttamente o indirettamente. Chi riceve il male e non lo compie (pur avendo il diritto di difendersi) non pecca e non rovina la propria anima; anzi, può perfino crescere in santità.

Alcuni dei mali anche fisici sono frutto di propri peccati: ad esempio le conseguenze di spericolatezze, di abusi di alcol, di droghe, di comportamenti sessuali immorali.

Altri mali fisici (malattie, disastri della natura) non sono in rapporto causale col peccato e neppure sono il segno di un castigo di Dio (cfr. Lc 13,1-5). Per questo non è corretto chiedersi “ma perché proprio a me? Cosa ho fatto di male?” Perché Dio mi ha mandato questo?” 

Gesù ci ha riconciliato col Padre mediante il dolore, la sofferenza, la Sua Croce (cfr. Eb 5,8); così che anche il nostro dolore può essere associato al Suo e contribuire alla salvezza nostra e del mondo (cfr. Col 1,24).
Non solo è lecito, ma è anche doveroso far di tutto per evitare il male (anche la salute fisica) e per curarci. La carità cristiana ha sempre avuto una particolare attenzione per l’ammalato, segno particolare della presenza di Gesù (cfr. Mt 25), mentre in genere prima era emarginato, e l’esperienza cristiana ha inventato pure l’istituzione dell’ospedale, per curare nel corpo (senza dimenticare la guarigione dello spirito). Specialmente dal XVI secolo (Riforma Cattolica), sono poi nati numerosi ordini religiosi, maschili e femminili, particolarmente dediti alla cura degli ammalati.

Non a caso tutti gli ospedali storici portano in genere il nome di un santo e spesso ancor oggi sono gestiti dagli ordini religiosi fondati da quel santo [ad es. S. Camillo, S. Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), S. Giuseppe Cottolengo]. In Francia si chiamano talora ancora Hotel-Dieu (casa di Dio). [Cfr. ad esempio il recente libro di Francesco Agnoli, Case di Dio e Ospedali degli uomini, Fede & Cultura (2011); cfr. anche Thomas E. Woods, Jr., How the catholic Church built western civilization, Washington DC 2001, trad. it.: Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale, Ed. Cantagalli (SI), 2007, pp. 184-194]

Allo stesso modo la cultura cristiana ha promosso la scienza (v. i nn. 1-2-3 de Il caso Galileo) – tra cui anche la medicina; ha così liberato e libera da retaggi culturali magici o fatalisti (che vediamo ancor oggi ad esempio in certe culture africane, dove la malattia è spesso considerata frutto di maledizioni e dove ci si rivolge allo stregone per trovare soluzione).

Non è però da escludere che certe malattie siano effettivamente causate anche dal demonio.

Di fronte al male fisico, dunque, possiamo e dobbiamo pregare, ma la fede cristiana ci sospinge a ricercarne le cause naturali (biologiche o psichiche) ed a curarle (medicina), anche con farmaci adeguati (farmacia). Chi assume queste competenze da cristiano deve farlo con particolare responsabilità, sia sul piano accademico-professionale che su quello della carità.

Si pensi ad esempio alla straordinaria testimonianza di santità e di competenza professionale dei santi medici Giuseppe Moscati (di Napoli)  e Riccardo Pampuri (di Pavia).

1.5 – Perché pregare?

La preghiera è sempre necessaria e centrale in tutta la vita cristiana (v. nel sito Preghiera). Senza Gesù non possiamo far nulla (soprattutto che valga davvero, per l’eternità – cfr. Gv 15,5, Lc 11,23). Dobbiamo lodare e ringraziare Dio per ogni cosa. Gesù ci ha anche autorizzato a chiedere con fiducia qualsiasi cosa, anche il pane quotidiano (Mt 6,11; Lc 11,3.5-13).
Possiamo certamente chiedere che ci doni o ridoni la salute. Possiamo chiedere che ci faccia incontrare un buon medico da cui essere curati e possiamo pregare per lui, perché faccia bene il suo lavoro, con competenza e carità [e gli studenti devono pregare per aver la luce e la forza di preparasi bene alla loro futura professione]. Possiamo chiedere che troviamo un’assistenza adeguata, che vada bene un intervento chirurgico, ecc. 
E’ però particolarmente importante pregare per vivere bene (cristianamente) anche questa esperienza di malattia (di ricovero ospedaliero, di dolore), affinché si possa vivere con pazienza ed offerta di sé al Signore, offrendo – in unione a Cristo crocifisso! – le proprie eventuali sofferenze e perfino i  disagi, per la salvezza propria e del mondo intero, magari anche per qualcuno in particolare.
La sofferenza e la malattia – fermo restando il dovere di curarsi – diventa allora una preziosa occasione di bene, di santificazione e perfino di missione!

1.6 – Possiamo chiedere un miracolo?

Possiamo certamente chiedere anche un “miracolo”, cioè un intervento speciale di Dio che ci guarisca (anche per intercessione della Madonna o di qualche santo cui siamo particolarmente legati) anche al di là delle possibilità/impossibilità umane. Specialmente se siamo gli amici di Dio, viviamo in vera comunione cristiana con Lui  e non ci rivolgiamo a Lui solo nei momenti di bisogno come se fosse un portafortuna, allora possiamo chiedere con fiducia anche un miracolo: in fondo trattiamo Dio da Dio, cioè nella consapevolezza (fede) che Lui può tutto.
Non pensiamo però che se non veniamo esauditi in questo voglia dire che Dio non ci ami o addirittura che non ci sia. Se viviamo in vera comunione con Lui, Egli volge comunque al bene ogni cosa. Se non otteniamo la guarigione fisica, otteniamo certamente la guarigione spirituale e avanziamo sulla via della santità, che ci porterà all’infinita ed eterna gioia.

Possiamo vedere questi due diversi atteggiamenti di preghiera (il giusto e l’errato modo di pregare) anche nelle domande dei due “ladroni” crocifissi con Gesù; e la risposta (o silenzio) di Gesù (Lc 23,39-43). Del resto è frequente l’esperienza di chi si avvicina alla fede e quindi alla propria salvezza proprio in un periodo di sofferenza (più ancora che quando tutto va bene, dove è allora più facile illudersi di poter fare a meno di Dio). Perfino a Lourdes, dove pure avvengono molti miracoli fisici (v. poi), capita spessissimo che avvengano questi miracoli interiori, dove cioè improvvisamente la vita si affaccia al suo vero significato, dove anche il dolore ha il suo senso e la sua importanza e dove è quindi anche più facile viverlo e portarlo.

2 – Il “miracolo” in senso stretto

In senso stretto, specifico, per miracolo intendiamo un fenomeno fisico straordinario, dove cioè l’effetto (ad esempio una guarigione o un fenomeno della natura, ma anche un’apparizione) è non solo totalmente inaspettato e unico, ma che esula totalmente dalla normalità dei fenomeni e non trova alcuna spiegazione naturale e scientifica.
In questo caso, l’onnipotenza divina liberamente (e amorevolmente) interviene fisicamente in modo più diretto, cioè trasformando provvisoriamente il normale decorso degli avvenimenti e delle leggi o forze della natura. 
Questo straordinario travalicare le leggi della natura, da Lui stesso create, da parte di Dio, lascia ovviamente la scienza nell’impossibilità di trovare una spiegazione naturale ad un determinato fenomeno, che pur deve constatare (constata l’effetto, ma non può scoprirne la causa).

Questo “straordinario” (fisico, diretto) intervento divino può essere provocato, per Sua amorevole condiscendenza, anche per l’impareggiabile intercessione di Maria Santissima, come pure per quella dei Santi, e della nostra stessa fede e preghiera (ma è sempre Dio l’artefice del miracolo).


3. La scienza e i miracoli

La scienza moderna e la possibilità del miracolo


3.1 – La scienza sperimentale ha la categoria dell’impossibile?

La scienza moderna (galileiana) ha il pregio di essere sperimentale (deve cioè muovere dalla realtà e deve provare le proprie tesi con esperimenti) e di leggere i fenomeni in chiave matematica 8così da essere più obiettiva).

Come abbiamo detto in altra parte del sito (v. n.n. 1-2-3 di Galileo), tale procedimento è storicamente e culturalmente nato dalla consapevolezza cristiana di una “natura” creata da un Dio intelligente, che ha fatto anche le leggi scientifiche e normalmente Egli stesso le rispetta (altrimenti non potremmo fare scienza e non potremmo capire nulla del cosmo).

Questo ha permesso l’enorme successo della scienza moderna, nella sua capacità di conoscere e trasformare la realtà.
Potremmo però dire che ciò determina anche il suo limite conoscitivo: non potrà mai sperimentare il “tutto”, così come non coglie ciò che non è matematicamente misurabile.

Potremmo dire che la scienza moderna è sostanzialmente “induttiva”: moltiplica gli esperimenti e quando ne ha un ragionevole numero per poter capire che normalmente tale fenomeno avviene così ed ha tale causa, giunge a formulare la “legge” generale. Ciò è lecito, ma in realtà sta compiendo comunque una generalizzazione di casi particolari. In altri termini, nessuno scienziato potrà mai dire in modo assoluto che è stato, è e sarà sempre così, perché non ha appunto la possibilità di sperimentare tutto.

Per questo la scienza moderna in senso stretto non ha la categoria dell’impossibile, del sempre e del mai in modo assoluto, proprio perché non può sperimentare il “tutto”.
La scienza giunge così a delle conclusioni relativamente certe, ma mai assolute. Onestamente infatti è buona abitudine concludere la prova scientifica con l’espressione “fino a prova contraria” …

L’epistemologo K. Popper ha evidenziato infatti il cosiddetto “principio di falsificabilità” della scienza moderna: mille esperimenti a favore di un’ipotesi possono permettere di raggiungere una certa certezza (non assoluta) della spiegazione data; ma basta un esperimento che ne dimostri la falsità per demolirla completamente.

Per questo motivo, da un punto di vista di onestà intellettuale, lo scienziato non può dire a priori “impossibile”; semmai solo “normalmente non avviene così” oppure “nelle normali condizione non avviene così.

3.2 – Respingere “a priori” il miracolo è un atteggiamento razionale e scientifico?

Proprio per il motivo appena ricordato che la scienza non ha in senso stretto la parola “impossibile”, non può negare a priori, cioè prima ancora di indagare, che un fenomeno abbia una causa soprannaturale, quindi che sia un “miracolo”.
L’atteggiamento più scientifico è tra l’altro quello di osservare i fenomeni, senza rifiutarsi a priori di analizzarne alcuni (come fanno invece alcuni sedicenti scienziati nei confronti dei miracoli o di altri straordinari fenomeni religiosi).
Una volta osservato accuratamente (e senza precomprensioni o censure) un fenomeno che potrebbe essere miracoloso, lo scienziato – ma è preoccupazione di ogni persona seria – può cercare se vi sia una spiegazione naturale, se cioè sia spiegabile scientificamente (realmente e dimostrandolo, non per partito preso).
Quando effettivamente non c’è alcuna spiegazione scientifica, lo scienziato in quanto tale può fermarsi qui e lasciare lo spazio ad altre interpretazioni.
Se invece dice che ora non c’è una spiegazione scientifica ma un domani ci sarà, non fa già più lo scienziato ma compie un atto di “fede cieca” nella scienza e nel suo progresso futuro (atto non illecito, ma certamente non scientifico e non più razionale di chi ammette la possibilità del miracolo).
Se poi addirittura, nonostante la reale assenza di spiegazioni scientifiche, esclude “ a priori” che possa essere un miracolo, cioè conseguenza di un intervento soprannaturale di Dio, allora non solo non è scienziato (dice delle cose senza sperimentarle e provarle) ma non ha neppure una vera posizione razionale.

Caratteristica straordinaria della ragione umana è infatti quella che, pur essendo certo limitata, è “aperta al tutto” (Tommaso d’Aquino diceva “quodammodo omnia”), anche se non lo esaurirà mai.

Paradossalmente, il razionalismo illuminista, che pur aveva idolatrato la ragione (mettendo persino la sua raffigurazione al posto della statua della Madonna a Notre Dame di Parigi e portandola in laica processione), la rinchiuse, affermando che esiste solo ciò che la ragione può dimostrare. Le ideologia che sono nate di conseguenza, e che porteranno alle tragedie del XX secolo, sorgono infatti dalla pretesa prometeica di organizzare anche tutta la vita sociale e personale dell’uomo in base ai propri aprioristici schemi razionali, e perfino quando essi sono smentiti dalla realtà, esse preferiscono negare la realtà piuttosto che il proprio schema mentale.

E’ ad esempio irrazionale dire “non so cosa c’è oltre questo orizzonte ma certamente non c’è nulla”. Se non so (posizione agnostica), non so neanche se ci sia qualcosa o no. Se poi però al di qua vedo gli effetti di qualcosa che è oltre, allora è razionale sapere che ci deve essere questo “oltre” (Causa soprannaturale) e irrazionale negarlo.

3.3 – Ha maggiore apertura mentale chi nega a priori la possibilità del miracolo (lo scientista) o chi ammette questa possibilità (il credente)?

Può sembrare strano, ma dopo quanto precisato risulta però chiaro che ha una mente più aperta (ed è appunto caratteristica propria della ragione questa apertura totale) chi non nega a priori la possibilità del miracolo (causa soprannaturale) ma l’ammette, cioè chi sa che le nostre conoscenze sono e saranno sempre limitate e che Dio c’è e può fare quello che vuole, per cui è possibile (anche se da indagare accuratamente) che avvengano miracoli.

Poiché è assoluto che non può verificarsi un fenomeno senza causa (è la base stessa della scienza, il suo punto di partenza, altrimenti non si metterebbe neppure a studiare un fenomeno) e poiché in certi fenomeni siamo di fronte al totale sconvolgimento delle leggi della natura, è razionale ammettere la possibilità che tale causa sia soprannaturale (Dio).

Alcuni però negano a priori che ci sia Dio; e quindi “devono” conseguentemente negare a priori che ci possano essere suoi interventi miracolosi. Questi “a priori” sono però di fatto ideologici (schemi preconfezionati), non certo scientifici né o razionali.

3.4 – Ammettere la possibilità del miracolo è un’irrazionale ingenuità o un vero atteggiamento razionale?

Un’irrazionale ingenuità può essere certo quella di parlare troppo frettolosamente di “miracolo”, prima ancora di una seria indagine razionale (scientifica e teologica).

Si tratta di un livello più emozionale, che tra l’altro non è affatto tramontato con il razionalismo contemporaneo, visto che perfino molti intellettuali (e non solo l’ingenuo popolino) ricorre ancor oggi a maghi, indovini, negromanti (lo fecero perfino il comunista Stalin ed il nazionalsocialista Hitler).

Quando invece in casi più precisi se ne ammette la possibilità e poi si compie un’accurata indagine per verificare se ci possano essere altre cause e si conclude che non vi sono, è razionale ammettere che la causa di tale o tali fenomeni possa essere un intervento diretto di Dio (o, per Sua volontà, per intercessione della Madonna o di un Santo). 

3.5 – Cosa può dire allora uno scienziato di fronte a questi fenomeni cosiddetti miracolosi?

Anzitutto deve essere molto onesto, nei confronti della sua stessa ragione.
Non può ad esempio far passare per giudizio scientifico e a motivo della loro autorevolezza scientifica (alcuni spesso lo fanno, anche in televisione) quella che è invece una propria libera e opinabile scelta esistenziale, che cioè nulla ha a che fare con le proprie competenze scientifiche.

Poiché ad esempio alcuni di questi hanno una competenza in un certo ramo del sapere scientifico (ad esempio la Hack o la Levi-Montalcini) si sentono autorizzati a dare giudizi filosofici e religiosi o che comunque esulano dalle loro specifiche competenze (inducendo così a credere erroneamente che quello che dicono sul soprannaturale sia conseguenza delle loro conoscenze scientifiche); talora poi non ci sono neppure tali sedicenti grandi competenze (come Odifreddi).

Se non vuole occuparsene, non lo può fare liberamente; ma in tal caso allora si astenga da giudizi.

Nessuno, e su nessun argomento, può dire “non mi interessa … ma è come dico io” (errore che moltissima gente comune oggi compie). Se vuoi dissentire, possiamo rispondere, devi affrontare seriamente la cosa, osservare scrupolosamente sia il fenomeno che la presunta spiegazione soprannaturale; solo così, se ne porterai (realmente!) le prove, potrai negare che sia realmente avvenuto un miracolo.

Come abbiamo sottolineato, lo scienziato non può razionalmente negare a priori la possibilità del miracolo (sarebbe una posizione ideologica e non scientifica).
Se vuole indagare, deve partire dai fatti, dall’osservazione – come deve appunto fare la scienza – e non da precomprensioni ideologiche. 
Quindi, affrontata seriamente la questione, è non solo lecito ma doveroso (per tutti) cercarne una spiegazione naturale, scientifica.
Se essa non c’è, può ancora credere che un domani ci sarà; ma in questo caso deve riconoscere che non si tratta di una affermazione scientifica (sperimentabile), ma appunto di una credenza, di un atto di fede circa le future presunte scoperte scientifiche.

Si tenga tra l’altro presente che tra i miracoli (anche quelli corredati da una seria documentazione scientifica che esclude cause scientificamente note) ne esistono molti che sembrano proprio escludere anche qualsiasi possibile futura spiegazione scientifica, trattandosi ad esempio non di lente trasformazioni, ma di totali passaggi dal nulla all’essere – come il riapparire improvviso di un intero arto amputato (come avvenne nel documentatissimo miracolo di Calanda, cfr. poi lo studio di V. Messori) – o dall’essere al nulla, ad esempio l’istantanea sparizione di una massa tumorale (come è avvenuto a Lourdes sotto gli occhi del celebre medico prima agnostico e per questo immediatamente convertitosi) Alexis Carrel, v. poi anche in A. Socci). In questi casi siamo di fronte ad un radicale passaggio nulla-essere (creazione) o essere-nulla (sparizione, annichilimento) che pone in crisi il fondamento stesso della ricerca scientifica, passata presente e futura, cioè il principio di causalità su cui si basa l’intera scienza.

Se dice che sono allora intervenute “forze sino ad oggi sconosciute” compie un altro atto di fede cieco in presunte e ignote forze naturali o paranormali. Può anche essere lecito, ma non è certo un giudizio scientifico.
Se continua a negare a priori la possibilità del miracolo, lo può fare, ma non può dire che è un tale giudizio è scientifico o razionale (perché come abbiamo visto escludere a priori il soprannaturale è ideologico e non razionale).

Allora, una volta che la scienza si trova di fronte ad un fenomeno (miracolo) che non può assolutamente spiegare, cosa deve dire?
“Questo è un fenomeno inspiegabile, cioè la cui causa è ignota. E come tale potrebbe anche essere dovuto ad un intervento divino. Ma proprio per questo non possiamo scientificamente né dimostrarlo come neppure negarlo. Almeno in certi casi pare però assai più ragionevole ammetterlo.


La Chiesa e i miracoli

4 – Qual è l’atteggiamento della Chiesa di fronte ai “miracoli”?

Potremmo perfino osservare come la posizione iniziale della Chiesa (Magistero), contrariamente ad un certo immediato entusiasmo popolare, è quasi sempre di scetticismo, se non di rifiuto. La Chiesa è in genere assai perplessa ad esempio su certi fenomeni di massa, in cui possono pure intervenire fattori psicologici, quali ad esempio le suggestioni collettive. Anche quando si presentano maggiori motivi di credibilità l’atteggiamento è comunque di grande prudenza. 
Quando poi si deve prender meglio in considerazione il fenomeno – per l’importanza e l’eco che sta assumendo o per i frutti spirituali che sta recando – allora, non essendo escludibile a priori la possibilità del miracolo, si compie una rigorosissima indagine, a più livelli, anche con l’apporto delle diverse competenze, anche rigorosamente scientifiche. 
Una volta esclusa la possibilità di menzogna, di inganno, di suggestione, e perfino quando l’indagine scientifico non trova alcuna spiegazione possibile, si compie un’indagine anche di tipo teologico. La Chiesa, istruita dal Sua maestro Gesù e dallo Spirito Santo, sa che certi fenomeni prodigiosi possono addirittura essere causati anche dal demonio o da suoi adepti, con grande capacità di inganno, come si evince anche dalle Sacre Scritture (ad es. 2Ts 2,7-12 e Ap 13); per cui deve operare un acutissimo discernimento anche in questo senso, proprio per il bene delle nostre anime.

Se ad esempio una presunta apparizione della Madonna desse anche forti elementi di credibilità, ma tale visione formulasse qualcosa di contrario al Vangelo, ovviamente non sarebbe un’apparizione mariana.

Di fronte a fenomeni di importanza più locale, il giudizio spetta poi infine e normalmente al Vescovo diocesano; per altri eventi di maggiore importanza, il giudizio ultimo e definitivo spetta direttamente al Papa. Anche quando tale autorevole giudizio risulta infine positivo, non è comunque vincolante per i credenti (in quanto non è comunque su questi avvenimenti che si fonda la fede, anche se essi possono provocarla o aumentarla, e come tali sono doni di Dio da accogliere con gratitudine e da vivere come stimoli per il proprio cammino di santità).

Si tenga presente come sia in proposito significativo che fin dai primi secoli il cristianesimo, pur accompagnato dall’accadimento di innumerevoli miracoli – abbia trovato maggior accordo culturale con la filosofia (classica greca) che con la religiosità (pagana). In altri termini, la razionalità cristiana non ha approvato la concezione (pagana) che credeva ad esempio che un temporale fosse il segno dell’ira di Zeus-Giove dall’Olimpo, ma semmai la concezione platonica che leggi-idee che regolano i fenomeni fossero il frutto della mente di Dio (senza però certo escludere la possibilità anche di un intervento diretto, cioè straordinario e miracoloso, di Dio).

4.1 – Come deve porsi un cristiano cattolico di fronte ai possibili “miracoli”?

Si devono evitare due estremi, entrambi sbagliati. 
Il primo atteggiamento sbagliato è quello di chi va sempre (ed esclusivamente) a caccia del sensazionale, corre subito là dove sente dire che c’è un prodigio, un miracolo, un’apparizione; e poi magari non obbedisce a Dio e non va neanche alla Messa. 
E’ ad esempio già un buon segno quando i soggetti implicati in un prodigio (miracolo, apparizione) non vogliono pubblicità, tanto meno ci guadagnano e soprattutto essi stessi sono più attaccati alla vita cristiana normale (preghiera, Parola di Dio, Sacramenti, obbedienza alla legge morale cristiana e al Magistero della Chiesa) che non agli eventi eccezionali (come dimostrano anche i veri veggenti o i più grandi mistici).
Il secondo atteggiamento, opposto ma ugualmente errato, è quello di chi rifiuta a priori che possano accadere tali eventi, che non li ritiene importanti o che li rifiuta con sufficienza come non solo accessori ma inutili alla vera fede. 

E’ un atteggiamento proprio delle Chiese protestanti – tutte orientate alla “sola grazia” o “sola Parola” e dove tutto il resto (ragione, devozioni, Madonna, Santi) sarebbe un “inquinamento” della vera fede.
Sarebbe in fondo una ingratitudine nei confronti di Dio, oltre che un atteggiamento orgoglioso (non ne ho bisogno), se Egli, nella Sua assoluta libertà e nel Suo infinito amore per noi, decide di darci anche questi “segni” eccezionali e tangibili del suo amore, in aiuto alla debolezza della nostra fede o per provocarla in chi ancora non l’ha.

 
La sensibilità popolare, specie se non educata a conoscere bene la fede, potrebbe anche attaccarsi eccessivamente a questi eventi straordinari e perfino vederli anche là dove non ci sono. Anche uno spiritualismo esagerato, specie se troppo attaccato all’eccezionale, diventa il rovescio della medaglia del materialismo, ma con lo stesso difetto: occorre qualcosa da sperimentare sensibilmente, altrimenti non si crede. 

I bisogni della vita, le malattie e le sofferenze, potrebbero indurre molti a chiedere più le “grazie” che “la grazia”. 
Con tutto ciò, come abbiamo osservato, sarebbe irrazionale negare certi avvenimenti miracolosi. Anche se il miracolo fisico conserva una sua misteriosità e perfino ambiguità (circa quale sia effettivamente la causa), per cui – come è stato detto – nessun miracolo può convincere chi non vuol credere, come nessun miracolo è necessario per chi crede (con ciò non si vuol però negare che sia un forte stimolo ed un grande aiuto, da non disdegnare, tanto più che sono comunque speciali doni di Dio, sempre in vista della nostra salvezza).


Miracoli
 

5 – Il caso “unico” Gesù di Nazareth

La potenza di Gesù di Nazareth di operare miracoli, di ogni tipo, non ha eguali nella storia dell’umanità. Non è però da confondere con un semplice potere taumaturgico, paranormale, se non addirittura magico. Anzi, il Vangelo ci dice che in moltissimi casi, compiuto un miracolo, Gesù impone il silenzio, non vuole che si sappia (dice di non riferirlo, anche se spesso inutilmente). Non vuole infatti che la gente lo segua solo per questo o lo scambi per un semplice guaritore o addirittura per un Messia politico in grado di risolvere i problemi materiali. Fin dall’inizio della sua missione pubblica si vede infatti che Gesù permette al demonio di tentarlo e la tentazione che il diavolo vorrebbe insinuare in Gesù è soprattutto quella di usare del Suo potere “divino” per operare prodigi, che avrebbero immediatamente attirato e convinto le folle (trasformare le pietre in pane, gettarsi giù dalla torre senza farsi male – cfr. Lc 4,2-12); ma Gesù non cedette e vinse questa tentazione diabolica di ostentare la Sua onnipotenza, quasi facesse spettacolo della propria divinità.
Quando Gesù compie un miracolo, normalmente lo fa per insegnare qualcosa che serva alla salvezza (dell’uomo di ogni tempo); per questo in modo quasi sempre esplicito essi sono compiuti in riferimento alla fede (per suscitarla o in conseguenza della fede di colui che domanda il miracolo). L’essenziale infatti è la salvezza eterna dell’uomo, la guarigione spirituale (cfr. ad es. Mt 9,2-8); e proprio per questo l’essenziale è la fede in Lui (Gesù). 
Certamente i miracoli sono anche il segno concreto dell’amore di Dio per l’uomo (in questo senso sono il segno della potenza divina, che è Amore) e la prova che il “Regno di Dio” è già in mezzo a noi (è Gesù stesso), come anticipo di quella pienezza eterna del Regno di Dio, dove non ci sarà più alcun male, né la malattia, né la sofferenza e neppure la morte (paradiso). 

Potremmo certo notare che abbiamo anche in altre civiltà fenomeni magici e paranormali (pensiamo già nell’Antico Testamento, ad esempio ai prodigi operati attraverso Mosè e agli analoghi prodigi, anche se inferiori e vinti, operati dai maghi del faraone, cfr. Es 7,8-12.20-22). Perfino il diavolo è in grado di compierli (col permesso di Dio). è vero infatti che il miracolo in sé, pur essendo il segno di qualcosa che supera il normale, conserva in genere anche una sua ambiguità ed è da capire e interpretare (ecco perché può convincere come no). Infatti Gesù stesso fa di tutto per non essere scambiato con un semplice taumaturgo o mago o un falso messia.

Rimane però vero che in Gesù c’è la massima concentrazione di miracoli della storia e che alcuni miracoli dimostrano una potenza unica (la natura obbedisce, la morte è vinta).

Vedremo in seguito che tale potere di operare miracoli (il cui artefice rimane comunque sempre Dio), passa anche agli apostoli e rimane spesso presente lungo la storia della Chiesa (molto più spesso di come si pensi), anche oggi. E questa concentrazione è unica, se non sola, anche nel confronto con le religioni e dei poteri magici (cfr. Antonio Socci, Indagine su Gesù, Rizzoli 2008).

Dobbiamo dunque comprendere che il più grande “miracolo”, l’opera suprema dell’amore di Dio per noi, è la venuta stessa di Gesù sulla terra, per assumere la nostra natura umana, liberarla dal male, dal potere di Satana e dall’inferno, riconciliarla col Padre, e attraverso il dono dello Spirito Santo chiamare l’uomo di ogni tempo alla comunione eterna con Dio (SS.ma Trinità).
Il miracolo fondamentale è allora la stessa Incarnazione di Dio (della seconda Persona della SS.ma Trinità). Non a caso è avvenuta per Maria senza concorso d’uomo (Mt 1,18; Lc 1,29-35).
E il miracolo più decisivo, quello attorno al quale tutto ruota – e senza di esso sarebbe falso tutto il cristianesimo – è la Risurrezione di Gesù (definitiva vittoria sulla morte, anche col corpo), dove si rende evidente che non è solo una grande uomo, ma Dio stesso fatto uomo (e per questo è l’unico Dio e l’unico salvatore dell’uomo).

5.1 – I miracoli di Gesù

Gesù, nei quasi tre anni di vita pubblica (di predicazione), compie una quantità enorme di miracoli:

guarisce istantaneamente da qualsiasi malattia e infermità: paralisi (Mt 9,2-8; Mt 12,10-13; Mc 2,3-12; Mc 3,1-5; Lc 5,18-26; Gv 5,5-9), infermità (la donna ricurva da 18 anni: Lc 13,11-13), lebbra (Mt 8,1-3; Mc 1,40-42; Lc 5,12-13; Lc 17,12-14), epilessia (Mt 17,14-18; Mc 9,16-27), cecità (Mt 9,27-30; 20,29-34; Mc 8,22-26; Mc 11,46-52; Lc 18,35-43; Gv 9), sordità e mutismo (Mc 7,32-35), emorragie (Mt 9,20-22; Mc 5,25-34; Lc 9,43-48), idropisia (Lc 14,2-4), febbre (Mt 8,14-15; Mc 1,30-31; Lc 5,38-39), amputazioni (riattacca l’orecchio tagliato ad uno dei soldati venuti nel per arrestarlo: Lc 22,49-51). Si può guarire anche solo toccando il suo mantello (Mt 9,20-22; Mt 14,34-46; Mc 5,25-34; Mc 6,56). Guarisce anche a distanza (Mt 8,5-13; Mt 15,21-28; Mc 7,25-30; Lc 7,2-10;Gv 4,46-53);

riporta in vita dei morti (Mt 9,23-25; Mc 5,35-42; Lc 7,12-15; Lc 8,49-55), anche dopo 4 giorni (come per Lazzaro: Gv 11,1-44);

comanda al demonio e libera da lui (esorcismo – segno della presenza di Dio), gli comanda e il demonio è costretto ad obbedirgli e fuggire (Mt 8,28-34; Mt 9,32-34; 12,22; Mc 1,23-27; Mc 5,2-20; Lc 8,27-33; Lc 9,38-43; Lc 11,14-20); 

moltiplica alimenti (pani e pesci: Mt 14,13-21; Mt 15,32-38; Mc 6,34-44; Mc 8,1-9; Lc 9,12-17; Gv 6,5-14) o li trasforma (l’acqua in vino: Gv 2,1-11);

legge nel nostro pensiero (Mt 9,4; Mt 12,25; Mc 2,8; Lc 5,22; Lc 6,8; Lc 9,47; Lc 11,17), vede anche se non è presente (Natanaele: Gv 1,47-50), conosce tutta la nostra vita (Samaritana: Gv 4,16-18.29). Predice fatti futuri, personali (il rinnegamento di Giuda: Mt 26,21.25; Mc 14,18-21; Lc 22,21-22; Gv 13,21-30; il tradimento di Pietro: Mt 26,33-35; Mc 14,29-30; Lc 22, 31-34; Gv 13,36-38) e sociali-storici (la distruzione di Gerusalemme: Mt 24,15-22; Mc 13,1-2; Lc 20,41-44);

Gesù comanda alla natura: al vento ed al mare (Mt 8,23-27; Mc 4,37-40; Lc 8,22-25), ai pesci (pesca miracolosa: Lc 5,4-8; Gv 21,4-6), alle piante (fa seccare il fico Mt 21,18-21); 

il suo stesso corpo può diventare luce (la Trasfigurazione, prefigurazione della risurrezione: Mt 17,1-9; Mc 9,2-8; Lc 9,28-36) e se vuole Gesù può sopprimere anche la forza di gravità (cammina sul mare: Mt 14,24-32; Mc 6,47-51; Gv 6,16-21). 

Che non si tratti di un mito, o di ricostruzioni evangeliche a posteriori e false, è attestato anche dal fatto che folle intere hanno potuto vedere questi miracoli ed anche i nemici di Gesù non possono negarli (per questo decidono di ucciderlo, e qualche volta di uccidere anche il miracolato, come nel caso di Lazzaro, cfr. Gv 12,10). Di fronte alla predicazione degli apostoli (testimoni oculari privilegiati) o al racconto dei Vangeli scritti (secondo gli ultimi studi anteriori anche al 50 d.C. e quindi ancora viventi moltissimi spettatori di questi fatti), se tali fatti fossero stati inventati, sarebbero stati facilmente smentiti, specialmente appunto da parte degli oppositori e nell’immediata persecuzione anticristiana (già a Gerusalemme).
Si tentò, da parte dei nemici di Gesù, di darvi perfino una paradossale spiegazione diabolica (Mt 12,22-32). Ma non hanno potuto negarli.

Nel secolo scorso (ma l’influsso ritorna periodicamente anche oggi) molti tentarono di respingere la possibilità stessa di questi fatti “miracolosi”, dichiarandoli impossibili, falsi e relegandoli a priori nel mondo del mito e dell’immaginario. Abbiamo però sopra osservato che tale rifiuto a priori è irrazionale perfino per la stessa scienza. Il problema è che tali negazioni hanno inficiato anche alcune ‘ideologiche’ esegesi o teologie bibliche, che, negando appunto a priori la possibilità del miracolo, hanno cercato di negare la storicità e fisicità di questi miracoli, relegandoli tra i ‘generi letterari’ e talora perfino tentando rocambolesche spiegazioni naturali. Ma tali pregiudizi sono irrazionali, a tal punto che assai spesso, per poterli mantenere, si vengono a negare perfino recenti ricerche e documenti storici.

Si vedano in proposito gli autorevoli studi di Joseph Ratzinger [Introduzione al cristianesimo, Queriniana, (1960) 2008; Elementi di Teologia Fondamentale, Morcelliana 2005; Benedetto XVI, Gesù di Nazareth (vol. 1), Rizzoli, 2007 e (vol. 2), L. E. Vaticana, 2011] o quelle celebri di Romano Guardini (Il Signore, Vita e pensiero, 2005) e di Giuseppe Ricciotti (Vita di Gesù Cristo, Oscar Mondadori 1994); o quelle di livello più  giornalistico ma sempre rigorosissime di Vittorio Messori (Ipotesi su Gesù, SEI 2001; Patì sotto Ponzio Pilato?, SEI 2003; Dicono che è risorto, SEI 2000) o di Antonio Socci (Indagine su Gesù, Rizzoli 2008; La guerra contro Gesù, Rizzoli 2011).

6 – I miracoli nella storia della Chiesa

Dopo aver sottolineato come il miracolo fisico rimanga comunque un intervento eccezionale di Dio, poiché ciò che più conta, nella vita e soprattutto per l’eternità, è il miracolo del cambiamento interiore dell’uomo (conversione), miracolo che Gesù vuole e può sempre operare, se trova una anima aperta e disponibile alla Sua grazia, possiamo certo notare come un numero veramente enorme di miracoli fisici costelli tutta la vita e la storia della Chiesa in questi 2000 anni.
Gesù aveva promesso, inviando gli Apostoli e la Chiesa nella storia e nel mondo, che avrebbero avuto anche il potere di compiere miracoli (cfr. Mc 16,15-20). Essi sono segno della presenza stessa del Risorto, il Vivente che accompagna e guida la Chiesa, e dello Spirito Santo, che la illumina e la rafforza. 
In effetti noi vediamo che sin dai primissimi giorni della Chiesa (specie negli Apostoli e in modo particolare in Pietro e Paolo) avvengono miracoli: la percezione empirica del dono e della guida dello Spirito Santo (At 2,1-3; 11,15; 13,2), il dono delle lingue (At 2,4.7-8.11; 10,46; 19,6), le guarigioni fisiche ed esorcismi (At 3,1-12; 5,12-16; 8,6-8; 14,8-18; 19,11-12; 28,8-9), la conoscenza dei pensieri (At 5,1-5), la guida degli angeli (At 10,3-7; 11,13; 12,7-10; anche le loro punizioni: At 12,21-23), rianimazione di morti (At 9,36-42; 20,7-12).
Molti potrebbero però obiettare che ciò non avviene sempre.

Potremmo rispondere che neppure Gesù faceva sempre miracoli fisici e che era, come abbiamo osservato, molto attento a non passare per un semplice guaritore. Sarebbe infatti non solo una fede semplice e perfino non più davvero libera, cioè senza merito (chi non crederebbe se avvenissero sempre miracoli?), ma si correrebbe il rischio di ridurre la fede a questo (le “grazie”), e ci lascerebbe fondamentalmente ancora attaccati a noi stessi, quando invece l’essenziale è lo spirito e la salvezza eterna (la “grazia”).

Moltissimi Santi hanno compiuto in questo 2000 anni anche numerosissimi “miracoli” (fisici) (v. poi); anche se non tutti e non è neppure detto che questo potere sia il segno di una maggiore santità. [Gesù stesso ha detto che ci potrebbero essere perfino tra i dannati alcuni che hanno compiuto miracoli (cfr. Mt 7,22-23)]. Tanto è vero che il “processo” per giungere alla beatificazione e  canonizzazione guarda più alla “eroicità delle virtù” ed alla “sana dottrina” che non agli eventuali miracoli compiuti; ed il “miracolo” richiesto per concludere tale “causa” (di beatificazione e canonizzazione) deve essere compiuto dopo la morte, come segno appunto della vicinanza a Dio e della piena ed eterna comunione con Lui (paradiso).
Possiamo però pensare che in momenti particolari della missione della Chiesa (come è stato all’inizio o come nell’attuale “crisi della fede” che colpisce soprattutto i Paesi di antica cristianità), Dio nella Sua misericordia ci offra anche degli aiuti eccezionali, come ad esempio lo straordinario invio della Sua e nostra Madre (v. l’eccezionalità e l’incremento delle “apparizioni mariane” dal 1830 ad oggi), come pure con particolari segni e doni dello Spirito Santo, attraverso nuovi carismi (come la nascita di nuovi movimenti in questi ultimi decenni, così come fu nella storia della Chiesa Cattolica la nascita di nuovi “ordini religiosi”, atti anche alla speciale missione richiesta dal tempo), talora anche corroborati da miracoli fisici.

Un esempio di questo, al giorno d’oggi, è il movimento del “Rinnovamento nello Spirito”, nei cui incontri di preghiera c’è pure “il dono delle lingue” e talora anche straordinarie guarigioni (anche) fisiche [cfr. Emiliano Tardif, Cristo Gesù è vivo,  EDB Roma 1986, pp. 73-81)

Cfr. ad es. la precisazione alle pp. 73-81: “Non tutte le guarigioni sono miracoli del Signore … Ci sono delle guarigioni, ottenute con la preghiera, che non devono essere catalogate come miracoli. Parliamo di miracolo quando si tratta di una guarigione che nessuna scienza medica potrebbe operare e che Dio invece realizza. Nei casi in cui il Signore accelera un processo di guarigione, che si sarebbe potuto ottenere con un’operazione, col riposo o altro mezzo, diciamo semplicemente «guarigione» … Per questo non tutte le guarigioni ottenute con la preghiera si possono dire miracolose”. 

7 – I “Sacramenti” sono sempre miracoli

Spesso non ci pensiamo, ma in ogni sacramento avviene sempre un miracolo, perché Gesù opera attraverso di essi, e per i meriti della Sua passione morte e risurrezione, e per il dono dello Spirito Santo, trasforma la nostra anima.
Senza la fede in Lui, non si capisce; anche perché sensibilmente non si vede nulla se non dei “segni” (pane, vino, acqua, olio, imposizione delle mani, formule di preghiera).
La certezza che invece attraverso di essi si compie davvero un miracolo nella nostra vita, e con effetti che possono anche essere eterni, non viene da noi, ma dalla parola e promessa di Gesù (infallibile perché divina) che ce li ha dati, per entrare e operare nella nostra vita.

Il nostro limite, incapace di “vedere” l’opera di Gesù in noi Gesù, ci può indulgere a non credere; ma è un errore non fidarsi di Gesù.

Come quella volta che calarono un paralitico davanti a Gesù, perché lo guarisse (Mc 2,3-12); ma Gesù invece gli perdonò i peccati (cosa che solo Dio può operare, come dicono infatti increduli i presenti); ma poiché noi facciamo fatica a credere perché non vediamo, allora Gesù lo guarì anche dalla paralisi, come segno dell’invisibile guarigione interiore (quella che può operare in ogni uomo fino alla fine del mondo).

Il Battesimo ci libera dal peccato (originale e personali) e ci rende partecipi della vita di Dio (anche se noi vediamo solo l’acqua sul capo e ascoltiamo solo le parole – che Gesù ci ha detto di dire – di chi battezza).

La Cresima provoca una particolare effusione dello Spirito Santo (anche se noi vediamo solo l’olio del Crisma sul capo e ascoltiamo solo le parole del Vescovo o del sacerdote che cresima).

Quando il sacerdote celebra l’Eucaristia – come ha fatto Gesù e come Gesù ci ha detto di fare –  al momento della Consacrazione, cioè quando pronuncia (in persona Christi) le parole di Gesù nell’Ultima Cena, il pane e il vino si trasformano (si chiama “transustanziazione”, cioè – secondo un linguaggio aristotelico, cambia la “sostanza” pur rimanendo gli “accidenti”, cioè cambia il “ciò che è” pur rimanendo il “ciò che sembra”) nel Corpo e nel Sangue di Gesù risorto; così quando facciamo la Comunione, riceviamo davvero Gesù in noi e ci assimila a Sé (anche se i nostri sensi continuano a vedere e sentire pane e vino); e quando facciamo l’adorazione eucaristica siamo proprio davanti a Gesù.

La Confessione ci ottiene l’effettivo perdono dei peccati e il rinnovamento dell’anima (anche se noi vediamo solo il sacerdote che a nome di Gesù ci ascolta e ci assolve, come Gesù stesso ci ha detto).

Il Matrimonio unisce indelebilmente (cioè in modo indissolubile, come Gesù ci ha detto) un uomo e una donna, rendendoli in quel momento marito e moglie (ma noi vediamo solo loro, che di fronte al sacerdote si danno la mano destra e fanno la loro indelebile promessa di amore e di fedeltà).

L’Ordine sacro fa di un uomo o un Diacono o un Sacerdote o un Vescovo, con i poteri spirituali corrispondenti, ad esempio già il sacerdote quello di dare il perdono dei peccati e di far venire Gesù nell’Eucaristia (ma noi vediamo solo il Vescovo che impone le mani sul capo del candidato, prega e nel caso del sacerdote e del vescovo unge con il Crisma, rispettivamente le mani e il capo).

L’Unzione degli infermi sostiene l’anima – ma talora può guarire anche il corpo – di una persona inferma, malata o anziana (ma noi vediamo solo l’unzione con l’Olio degli infermi e ascoltiamo le relative preghiere).

7.1 – I miracoli “eucaristici” 

In certi casi Gesù ha dato però dei segni che anche i sensi potessero cogliere, a riprova che i sacramenti sono veri. è il caso ad esempio degli straordinari “miracoli eucaristici” avvenuti nella storia, assai più numerosi e documentati – talora anche scientificamente e in certi casi perfino tuttora verificabili empiricamente – di quel che si pensi (almeno 132).

Ostie consacrate che diventano carne o sanguinano, vino consacrato che diventa sangue:
Sono ad esempio assai numerosi i casi in cui, durante la S. Messa, dopo la Consacrazione, l’Ostia (che è già il Corpo vivo di Gesù) divenne carne e il vino (che è già il Sangue vivo di Gesù) divenne sangue; e assai spesso proprio in seguito ad un sopraggiunto dubbio del celebrante sul miracolo che avviene in ogni S. Messa.

Lanciano (CH), nel 750

Miracolo eucaristico di Lanciano

Si tratta del più antico “miracolo eucaristico”, visibile ancor oggi e persino studiato in modo rigoroso dalla scienza. Avvenne a Lanciano, oggi in Abruzzo (CH), nel 750.

Si trattò della trasformazione improvvisa dell’ostia in carne e del vino in sangue, avvenuta durante una S. Messa celebrata da un monaco, colto dal dubbio proprio al momento della Consacrazione. Quell’’Ostia diventata carne e quel vino diventato sangue (rappreso in 5 notevoli grumi, che pare addirittura che non mutino di peso se pesati individualmente o insieme, quasi miracolo nel miracolo), furono non solo immediatamente constatati dai presenti e dai contemporanei, ma sono tuttora visibili, nell’apposito reliquiario posto sopra l’altare della Chiesa di S. Francesco a Lanciano.
Su questa reliquia nel 1970 sono state compiute meticolosissime analisi mediche (istologiche), da cui è risultato che tal carne (in cui s’è improvvisamente trasformata l’ostia) è muscolo cardiaco umano (con tutte le caratteristiche morfologiche e istologiche che oggi la scienza conosce e che sono verificabili al microscopio) e che quel sangue (in cui s’è improvvisamente trasformato il vino) è sangue umano (del gruppo AB-, tra l’altro proprio come quello che è sulla Sindone di Torino e nel sudario di Gesù conservato a Oviedo in Spagna).

La analisi, richieste dall’arcivescovo, sono state compiute dal dott. E. Linoli (professore di anatomia, istologia, chimica e microscopia clinica dell’Università di Siena), coadiuvato dal prof. R. Bertelli. I risultati di dette analisi, comunicate il 4.03.1971, così concludono tra l’altro: “è stato accertato dalla diagnosi che la carne è umana e nello specifico si tratta di un cuore umano (miocardio ed endocardio). Inoltre la diagnosi istologica del miocardio rende poco accettabile l’ipotesi di un ‘falso’ effettuato a quel tempo: infatti, anche supponendo che fosse stato prelevato da un cadavere, si deve ritenere che solo una mano esperta di dissezione anatomica avrebbe potuto, e non senza serie difficoltà, ottenere da un viscere cavo una “fetta” così uniforme e continua come la constatiamo ancor oggi (e tutti possono vedere nella reliquia), tenendo conto che le prime dissezioni anatomiche si ebbero posteriormente al 1300”.

Il prof. Linoli afferma inoltre che tale frammento di cuore deve essere apparso allo stato vivente.
Tale relazione fece tanto scalpore che nel 1973 se ne occupò addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la quale, dopo lunghi esami, pubblicati nel 1976 a New York e Ginevra, confermò i risultati del prof. Linoli, aggiungendo che “non si poteva assimilare quel reperto a tessuti mummificati”, concludendo che “la conservazione di questo tessuto cardiaco dopo 12 secoli è scientificamente inspiegabile”.

Bolsena (VT), nel 1263

Analogo e forse ancor più celebre è il miracolo eucaristico avvenuto a Bolsena (VT) nel 1263, e che sta persino all’origine della solennità del Corpus Domini, istituita dal papa Urbano IV, che in quei giorni si trovava nella vicina Orvieto, dove tuttora, nel celeberrimo duomo gotico (edificato anche per questo), si conserva la reliquia del “Corporale” macchiato di sangue di Gesù, gocciolato durante questo evento miracoloso.

Durante la S. Messa celebrata nella basilica di S. Cristina di Bolsena (sul lago laziale omonimo) da un sacerdote di Praga pellegrino verso Roma (qui infatti passava la medievale “Via Francigena”) e che venne preso dal dubbio sulla presenza “reale” di Gesù nell’Eucaristia, proprio al momento della Consacrazione l’ostia si trasformò e cominciò a sanguinare, così che ne restarono macchiati non solo il Corporale (il piccolo telo cerato che si mette durante la S. Messa sotto il calice e la patena), ma lo stesso altare e perfino il pavimento.

Tutti poterono constatare il miracolo; e quei segni dell’avvenuto miracolo furono subito ispezionati da Papa Urbano IV, che si trovava appunto al momento nella vicina Orvieto, e dal grande teologo e filosofo S. Tommaso d’Aquino. Nell’anno seguente (1264) il Papa, che aveva già avuto ispirazioni divine in questo senso, decise allora di istituire la festa del Corpus Domini, che fu poi estesa a tutta la Chiesa.

Le tracce del Preziosissimo Sangue di Gesù, oltre che sul Corporale (conservato appunto nel duomo di Orvieto ma raramente esposto), sono ancora visibili sui gradini dell’altare della chiesa di S. Cristina di Bolsena.

Miracoli analoghi (ostie divenute carne o sanguinanti e vino divenuto sangue), anche se non sempre rigorosamente documentati e non sempre visibili ancor oggi, sono avvenuti ad esempio a … (in ordine cronologico):

Roma, nel 595: in una celebrazione Eucaristica presieduta dal Papa San Gregorio Magno – Ivorra (Spagna), nel 1010: si conserva la reliquia della tovaglia d’altare macchiata dal sangue – Ferrara (Basilica S. Maria in Vado), il 28.03.1171: il Sangue sprizzò sulla piccola volta dell’altare, ancor oggi visibile – Benningen (Germania), nel 1216 – Meerssen (Olanda), nel 1222 – Firenze (chiesa di S. Ambrogio), il 30.12.1230: si conserva ancor oggi il Sangue in un’ampolla di cristallo – Daroca (Spagna), nel 1239: ancor oggi è possibile venerare lini macchiati di Sangue – Santarém (Portogallo), nel 1247: considerato tra i più importanti miracoli eucaristici: un’Ostia si trasformò in carne e ne fuoriuscì sangue. Su questa carne e questo sangue sono stati compiuti numerosi studi e analisi. Essi si trovano ancora nella chiesa di Santo Stefano di Santérem – Offida (AP), nel 1273: l’ostia diventata carne sanguinante si conserva presso la locale chiesa di Sant’Agostino. Esiste un’autorevole documentazione: scritture notarili, bolle di Papi, interventi di Congregazioni romane, decreti vescovili, statuti comunali, testimonianze di insigni storici – Valvasone (PN), nel 1294 – Gerona (Spagna), nel 1297: l’Ostia trasformata in Carne fu conservata per secoli, ma venne distrutta dai comunisti nella guerra civile del 1936 – O’Cebreiro (Spagna), nel 1300: se ne conserva il venerato corporale macchiato di Sangue – Fiecht (Austria), nel 1310: vino trasformato in Sangue, così abbondante da fuoruscire. Nel 1480, dopo 170 anni, il Santo Sangue risultava ancora «fresco come se fosse uscito oggi da una ferita», scriveva il cronista dell’epoca e ancora oggi si conserva intatto ed è contenuto in un reliquiario che si trova nel Monastero di San Georgenberg – Cascia (PG), nel 1330 – Herkenrode-Hasselt (Belgio), nel 1317: anche in questo caso il Sangue fuoriuscito dall’Ostia consacrata si conserva miracolosamente intatto nella Cattedrale di San Quintino ad Hasselt. Nel corso dei secoli sono fatte numerose e autorevoli verifiche per constatare la conservazione miracolosa, tra cui quella dall’Arcivescovo di Malines  e quella eseguita nel XVIII secolo dal Nunzio Apostolico Carafa e dal Vescovo di Liegi – Waldürn (Germania), nel 1330: se ne conserva il corporale insanguinato presso la locale di San Giorgio – Blanot (Francia), S. Pasqua 1331: si conserva la tovaglia d’altare con la macchia del Sangue – Macerata, il 25.04.1356 – Cimballa (Spagna), il 12.09.1370: si conserva la reliquia del corporale macchiato di Sangue – Middleburg(Belgio), nel 1374: si conserva l’Ostia diventata Carne sanguinante, parte qui e parte a Lovanio – Boxtell (Olanda), nel 1380: se ne conserva il corporale insanguinato, la tovaglia macchiata a Hoogstraten – Seefeld (Austria), nel 1384 – Boxerà (Olanda), nel 1400: il Sangue caduto sul corporale si coagulò in una massa grande come una noce; non ha subito alterazioni nel tempo ed è visibile ancor oggi – Bois-Seigneur-Isaac (Belgio), nel 1405: il corporale macchiato di Sangue è tuttora visibile nel monastero – Bagno di Romagna (FC), nel 1414 – Guadalupe (Spagna), nel 1420: dall’Ostia consacrata sgorgarono numerose gocce di Sangue. Il prodigio avvenne addirittura alla presenza dei Reali di Castiglia e numerosi sono i documenti che lo testimoniano. Le Reliquie del Prodigio sono oggetto di profonda devozione da parte dell’intero popolo spagnolo – Alkmaar (Olanda), nel 1429: il vino diventato Sangue macchiò perfino la pianeta del sacerdote. Ogni tentativo di rimuovere quelle tracce di Sangue risultarono vane. Tale pianeta intrisa di Sangue si conserva ancora oggi presso la Cattedrale di S. Lorenzo ove avvenne il prodigio – Ludbreg (Croazia), nel 1441: si conserva la preziosa Reliquia del vino diventato Sangue – Asti (chiesa S. Secondo), il 25.04.1535: riconosciuto dal vescovo locale e dal Papa (Paolo III) – Olawie (Polonia), nel 1997.

Molte volte questo prodigio (dell’ostia che diventa Carne o sanguina e del vino che diventa Sangue) avvenne in conseguenza di atti sacrileghi, come nel caso di miracoli eucaristici di:

Trani (BT), nel sec. XI – sempre nel XI sec.: una donna durante la Messa riuscì a non ingoiare la particola consacrata ricevuta alla Comunione e a metterla in un fazzoletto (gliela aveva chiesta una maga, per operare un maleficio). Il sacerdote (S. Pier Damiani?), accortosene, la rincorse fin fuori dalla chiesa e le ordinò di mostrargli il contenuto del fazzoletto. La donna lo aprì e videro che metà dell’Ostia rubata si era trasformata in carne – Augsburg (Augusta, Germania), nel 1194, con copiosa documentazione ed analisi – Alatri (FR), nel 1228: un’ostia rubata per ordine di una fattucchiera diventa di carne sanguinante. Ne parla una Bolla di Gregorio IX e numerosi documenti; si conserva ancor oggi presso la Cattedrale – Bruxelles (Belgio), nel 1370

Patierno (NA), Chiesa di S. Pietro, il 24.02.1772: miracolo riconosciuto dalla Curia di Napoli il 29.08.1774.

Ostie profanate poi ritrovate miracolosamente intatte:

Ad esempio nel miracolo di: Breda-Niervaart (Olanda), il 24.06.1300 (miracolo esaminato ed approvato dal Vescovo di Link) – Cracovia (Polonia), nel 1345 – Weiten-Raxendorf (Austria), nel 1411 – Herentals (Belgio), nel 1412 – Bergen (Olanda), nel 1421: ostie gettate nel fiume furono trovate dopo mesi galleggianti e intrise di Sangue – Marseille-en-Beauvais (Francia), nel 1553 – Alcoy (Spagna), nel 1568 – Gorkum (Olanda), nel 1572. La reliquia di questo miracolo si conserva in Spagna (nel Monastero di El Escorial).

Ostie consacrate che non si deteriorano nel tempo:

Esistono alcuni miracolo eucaristici di questo tipo, con la caratteristica che perdurano nel tempo e talora sono ancor oggi constatabili ed analizzabili (come un miracolo continuo!).
Oltre ai già citati casi di conservazione intatta di alcune Ostie divenute Carne e Vino divenuto Sangue …

Siena, dal 1730

Il più noto tra questi, anche se oggi purtroppo meno conosciuto, è quello accaduto a Siena nel 1730; miracolo non solo studiato anche scientificamente, ma addirittura “permanente”, cioè prosegue nel tempo e tuttora in atto! Di cosa si tratta?

Il 14.08.1730 nella chiesa di S. Francesco di Siena dei ladri rubarono dal tabernacolo una pisside con 351 ostie consacrate. In riparazione per l’atto sacrilego si sospese quell’anno perfino il celebre “Palio” dell’Assunta. Tre giorni dopo se ne ritrovarono 223 in una chiesa senese vicina (S. Maria in Provenzano), abbandonate dai ladri, presi forse dallo scrupolo (tanto più che erano evidentemente attirati più dall’oro e dall’argento del vaso sacro che mossi dall’intento sacrilego di distruggere le Ostie Sante). Le ostie furono fatte ritrovare in una cassetta delle elemosine, tra polvere e ragnatele, e furono riportate in processione in S. Francesco, tra una folla adorante e festante.

Il problema era però cosa farne. Non potevano essere date in Comunione (non si poteva essere assolutamente sicuri che si trattasse proprio delle ostie già consacrate rubate qualche giorno prima; inoltre pure per ragioni igieniche, non sapendo peraltro dove i ladri le avessero tenute in quei giorni, oltre che per quella sporca cassetta delle elemosine dove furono ritrovate). Evidentemente però non potevano neppure essere eliminate. In attesa di una decisione autorevole in merito e pure in “riparazione” all’atto sacrilego compiuto dai malviventi, furono non solo conservate, ma esposte comunque per l’adorazione dei fedeli.

Grande fu la sorpresa nel constatare che già dopo parecchi giorni esse rimanevano fisicamente intatte, pur essendo farinacei e quindi facilmente e rapidamente corruttibili (cioè atte a seccare o ancor più ad ammuffire ed essere covo di vermi, farfalline, ecc.). Conservate in quella stessa chiesa, furono rinvenute ancora fresche dopo 50 anni!

Ebbene, tali ostie rimangono intatte e fresche ancor oggi! E ciò non solo ad un visione od esame superficiale, ma anche sotto le lenti delle più sofisticate ed attuali analisi scientifiche!
Apposite commissioni scientifiche hanno infatti più volte studiato questo persistente miracolo, avvalendosi di sempre più aggiornati strumenti, senza trovarvi una spiegazione e concludendo che tale fatto è contro ogni legge fisica e biologica.

Già nel 1914, a conclusione di accurati studi di eminenti professori di chimica, farmaceutica, igiene, bromatologia (guidati dall’illustre chimico prof. Siro Grimaldi) fu redatto un Verbale in cui tra l’altro si afferma: “Le Sante Particole di Siena, consacrate nell’anno 1730, sono in perfetta conservazione; costituiscono quindi un fenomeno singolare, che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica”. Fattane menzione, come fatto unico ed inspiegabile, negli annali scientifici, il prof. Grimaldi fece notare in proposito che in sé le ostie sono della sostanza più vulnerabile (pane azzimo), poiché “la farina di grano è il miglior terreno di coltura per microrganismi, parassiti animali e vegetali, e soggetto a fermentazione lattica e putrida”, mentre quelle 223 Ostie furono trovate perfettamente fresche, sia all’aspetto, che al tatto, al gusto e all’olfatto. “Le particole sono in perfetto stato di conservazione, contro ogni legge fisica e chimica e nonostante le condizioni del tutto sfavorevoli in cui si sono venute a trovare. Un fenomeno assolutamente anormale; le leggi della natura si sono invertite: il vetro della pisside in cui sono conservate manifesta al microscopio delle muffe, mentre l’assai deperibile farina si è rivelata fresca e intatta, quindi più resistente del cristallo”!
Giunsero alla stessa conclusione anche le analisi del 1922 e del 1950. Pure il grande scienziato italiano Enrico Medi parlò di evidente miracolo.

Paolo VI volle fermamente che tale miracolo eucaristico fosse conosciuto da tutta la Chiesa; e Giovanni Paolo II vi si recò pellegrino in occasione del 250° anniversario (1980).

Ancora nel 2014 sono state eseguite nuove accurate analisi scientifiche, da parte del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e da un gruppo di ricercatori dell’Istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali di FI, da cui risultò nuovamente “il buono stato di conservazione delle ostie e la totale assenza di contaminazione”.

In risposta pure a possibili anche se non certo scientifiche ipotesi circa presunte particolarissime condizioni che in quel luogo le manterrebbero intatte, s’è fatto comunque in proposito anche l’esperimento di mettere nello stesso luogo delle ostie della medesima fattezza e sostanza: si sono deteriorate dopo pochissimo tempo, come tutti i farinacei!

Analoghi persistenti miracoli eucaristici, anche se meno noti e documentati, sono avvenuti a:

San Juan De Las Abadesas (Spagna), Ostia che si mantiene intatta dal 1251 – Alcalà (Spagna), nel 1597: dopo 11 anni le ostie (rubate e riconsegnate) erano ancora intatte. Dopo un’attenta analisi, sia medica che teologica, il fatto venne proclamato miracoloso – Onil (Spagna), dal 28.11.1824: miracolo riconosciuto 118 anni dopo dall’Arcivescovo di Valencia, riscontrandone la conservazione incorrotta . Ed ancora oggi l’Ostia si mantiene intatta – Silla (Spagna), dal 1907: Ostie rubate e poi ritrovate si mantengono intatte ancor oggi e si possono ancora adorare presso la chiesa di Nostra Signora degli Angeli – S. Mauro la Bruca (SA), dal 1969: Ostie rubate e ritrovate, ancor oggi si mantengono intatte.

Ostie consacrate nelle quali apparve Gesù stesso

Scete (Egitto), III-IV Secolo – Caravaca de la Cruz (Spagna), nel 1231: Durante una S. Messa Gesù apparve all’interno dell’Ostia assieme a un crocifisso. Grazie a questa apparizione, il Re musulmano di Murcia si convertì al cattolicesimo. Il documento più autorevole che descrive il Prodigio è quella coeva del Padre Gilles de Zamora, storiografo del re San Ferdinando – Regensburg (Ratisbona, Germania), nel 1255 – Kranenburg bei Kleve (Germania), nel 1284: Un’Ostia consacrata fu gettata sacrilegamente vicino ad un albero, che in seguito fu tagliato e vi emerse un Crocefisso perfettamente intagliato. Papi e Vescovi hanno sempre incoraggiato il culto di questo Crocefisso miracoloso concedendo privilegi e indulgenze (ancora nel 2000) – Moncada (Spagna), nel 1392 – Saragozza (Spagna), nel 1427: in un’Ostia consacrata apparve il Bambino Gesù. Se ne conserva documentazione dettagliata nell’archivio del Comune Saragozza; nella Cattedrale si trova un dipinto che raffigura il prodigio con un’accurata descrizione di esso – Digione (Francia), nel 1430: un’Ostia cominciò a stillare vivo Sangue da un ostensorio; cadendo sul corporale si asciugò immediatamente, lasciando però impressa l’immagine del Gesù (che fu conservata per oltre 350 anni e poi distrutta dai rivoluzionari nel 1794) – Veroli (FR), il 26.03.1570: Gesù Bambino apparve nell’Ostia esposta e operò numerose grazie – Porto Eten (Perù), nel 1649 – Les Ulmes (Francia), nel 1668: l’Ostia in cui apparve Gesù venne adorata per più di cent’anni, poi, durante la rivoluzione francese, venne devotamente consumata dal vicario di Puy-Notre-Dame che ne temeva la profanazione – Scala (SA), nel 1732: per tre mesi consecutivi, presso il monastero del Santissimo Redentore, durante l’esposizione del Santissimo Sacramento apparvero i segni della passione di Nostro Signore Gesù Cristo nell’Ostia consacrata. Fu visto anche da Sant’Alfonso Maria de Liguori – Bordeaux (Francia), nel 1822 – Morne-Rouge (Isola Martinica), il 8.05.1902: durante l’improvvisa eruzione del Vulcano Pelée la lava raggiunse e distrusse immediatamente la città di Saint-Pierre, ma il villaggio di Morne-Rouge, situato proprio alle pendici del Vulcano, fu misteriosamente risparmiato. Il fatto prodigioso fu accompagnato dall’apparizione di Gesù e del suo Sacro Cuore nel SS. Sacramento esposto per la pubblica adorazione. Numerosi furono i testimoni che assistettero al prodigio – Saint-André De La Réunion (Isola Réunion, F), il 26.01.1902: presso la chiesa parrocchiale della città di Saint-André, il Parroco (Abate Henry Lacombe) fu testimone (insieme a migliaia di persone) che per parecchie ore nell’Ostia consacrata apparve il volto di Gesù. La loro testimonianza fu riferita pubblicamente in importanti eventi ecclesiali – Trivandrum-Chirattakonam (India), il 5.05.2001: nell’Ostia apparve il volto Gesù coronato di spine: ne diede testimonianza l’Arcivescovo della diocesi di Trivandrum (S. Beatitudine Cyril Mar Baselice), mentre l’Ostensorio contenente l’Ostia miracolosa è tutt’ora conservato nella chiesa.

Ostie consacrate che volarono

Douai (Francia), nel 1254; ancora oggi è possibile vedere e adorare l’Ostia che volò, nella chiesa di San Pietro.

Parigi (Francia), nel 1290: la Cappella dove per 500 anni si conservò l’Ostia miracolosa fu poi distrutta dalla rivoluzione – Montepulciano (SI), nel 1310: un’ostia scese dal Cielo – Amsterdam (Olanda), nel 1345; il vescovo di Utrech Jan van Arkel ne autorizzò il culto – Poznan (Polonia), nel 1399; Ostie ancor oggi adorate nella chiesa del Corpus Domini – Erding (Germania), nel 1417 – Ettiswil (Svizzera), nel 1447 – Volterra (PI), nel 1472

Ostie consacrate che furono adorate da animali

Rimini, nel 1227: un giorno S. Antonio da Padova (1195-1231) fu sfidato da un certo Bonovillo a dimostrare la verità circa la reale presenza di Gesù nell’Eucarestia (con queste parole, riportate dalla sua più antica biografia: «Frate! Te lo dico davanti a tutti: crederò nell’Eucaristia se la mia mula, che terrò digiuna per tre giorni, mangerà l’Ostia che gli offrirai tu piuttosto che la biada che gli darò io»). Il Santo accettò la sfida e dopo tre giorni la mula digiuna rifiutò la biada e s’inchinò davanti all’Ostia – Glotowo (Polonia), nel 1290: dei buoi che aravano si fermano e si inchinano in un punto dove vi era sepolta un’ostia consacrata – Alboraya-Almcera (Spagna), nel 1348: dei pesci riportarono integre in bocca delle ostie consacrate, cadute a un sacerdote che, mentre portava la Comunione agli ammalati, scivolò rovesciandole più a monte nel torrente – Salzano (VE), nel 1517: alcuni asini si inginocchiarono mentre il sacerdote e un  chierichetto portavano il Viatico (ultima Comunione) ad  un moribondo.

Acque che si ritirarono davanti all’Eucaristia

Avignone (Francia), il 30.11.1433: durante l’adorazione eucaristica che si teneva presso la piccola cappella della Confraternita detta «dei Penitenti grigi», straripò il vicino Rodano. Tutti fuggirono non appena il pericolo fu evidente ed il Santissimo Sacramento solennemente esposto rimase incustodito. Due membri della confraternita riuscirono poi con una barca a raggiungere la cappella e quando entrarono videro che le acque si erano divise a destra e a sinistra lasciando l’altare e l’Ostensorio perfettamente asciutti – Pibrac (Francia), nel 1589: un giorno Santa Germana Cousin (1579-1601), per poter partecipare alla Santa Messa, attraversò miracolosamente un torrente in piena le cui acque si divisero in due per lasciarla passare – Canosio (CN), nel 1630: il parroco Don Antonio Reinardi fermò il torrente Maira in piena e che stava per straripare e distruggere il paese, benedicendolo con il Santissimo Sacramento.

Incendi che risparmiarono solo l’Eucaristia

Stiphout (Olanda), nel 1342 – Wilsnack (Germania), nel 1383: culto fu approvato dal Papa Eugenio IV nel 1447 – Morrovalle (MC), il 17.04.1560: per questo miracolo Morrovalle ama definirsi «Civitas Eucaristica» – Firenze (chiesa di S. Ambrogio, la stessa del miracolo eucaristico del 30.12.1230), il 24.03.1595 – Faverney (Francia), nel 1608: l’Ostia miracolosa si conserva ancora oggi – Dronero (CN), nel 1631: solo la Benedizione con il SS. Sacramento ferma miracolosamente un incendio – Pressac (Francia), nel 1643.

Ostie consacrate che compirono guarigioni

Ricordiamo che molte delle miracolose guarigioni di Lourdes (v. poi) avvengono istantaneamente durante la Processione e la  Benedizione Eucaristica agli ammalati – un miracolo di questo tipo avvenne ad esempio a La Rochelle (Francia), nel 1461.

Ostie consacrate che lasciarono le loro impronte

Mogoro (OR), nell’aprile 1604 – Roma (chiesa di S. Pudenziana), nel 1610.

Comunioni prodigiose dei Santi

Bologna, 12.05.1333

La Beata Imelda Lambertini (1320-1333), ”Patrona delle Prime Comunioni”, poco prima di raggiungere l’età che le avrebbe permesso di fare la Comunione (allora 14 anni), mossa da ardente desiderio di ricevere Gesù, il 12.05.1333 si presentò ugualmente in processione per riceverla. Il sacerdote si rifiutò di dargliela; ma un’Ostia raggiante si alzò in volo e si fermò davanti alla ragazza, che poté riceverla. Subito dopo morì.

Firenze, nel 1341

Negli ultimi giorni di vita Santa Giuliana Falconieri (1270-1341) soffriva di una dolorosissima malattia allo stomaco che alla fine le impedì non solo di nutrirsi ma perfino di fare la Comunione. Poco prima di morire chiese però che un’Ostia consacrata le fosse posata sul petto e, mentre recitava una preghiera, l’Ostia miracolosamente sparì lasciando un marchio viola, come se vi si fosse impressa e penetrata all’interno.

Montefalco (PG), nel XIII-XIV sec.

Un giorno Santa Chiara da Montefalco (1268-1308), un’eremita di S. Agostino, si accostò senza l’usuale mantello alla Comunione e le fu per questo impedito di riceverla; tornata nella cella, pianse amaramente, ma Gesù le apparse, la baciò e le diede la Comunione.

Proceno (VT), nel XIV sec.

La domenicana Sant’Agnese Segni (1268-1317), immersa per ore in un’intensa preghiera personale non si accorse più dell’orario della S. Messa domenicale. Venne però un Angelo portando con sé l’Ostia e la comunicò. Questo fatto si ripeté anche in altre occasioni.

Polonia, nel 1567

Nel 1567 il giovane S. Stanislao Kostka (1550-1568) si ammalò gravemente; ma il nobile protestante di cui era ospite non gli permetteva neppure di poter essere visitato da un sacerdote. Ricevette però la Comunione in modo miracoloso, cui assistette anche il suo precettore, e guarì; e prese la decisione di entrare nell’ordine dei Gesuiti.

Pitigliano (GR), nel XVIII sec.

Mentre un giorno Santa Lucia Filippini (1672-1732) partecipava alla Santa Messa nella chiesa dei padri francescani a Pitigliano (GR), assai desiderosa di poter fare la Comunione, quella piccola porzione dell’Ostia magna che il sacerdote ritaglia per metterla nel calice poco prima della Comunione, gli sfuggì di mano e volò in aria, raggiante, per adagiarsi direttamente sulla lingua della futura Santa. Ne fa memoria ancor oggi il locale Santuario del miracolo.

Altri prodigi eucaristici nella vita dei Santi

Roma, nel 260

Il giovanissimo (9 anni) S. Tarcisio (non a caso patrono dei Chierichetti), nella Roma del 260 d.C., al tempo dell’imperatore Gallieno, in un emergenza dovuta alla persecuzione fu eccezionalmente incaricato di portare la Santa Comunione a dei cristiani incarcerati (un ragazzino poteva sfuggire meglio ai controlli); ma alcuni giovani pagani, incuriositi su questo suo piccolo tesoro, cercarono di strappargli le ostie consacrate dalle mani; ma esse divennero come pietrificate al petto, così che non riuscirono a sottrargliele. Preferì essere ucciso (martire) piuttosto che tradire Cristo eucaristico.

Provenza (F), nel X sec.

Carlo Martello preso dai rimorsi per un crimine compiuto, decise di recarsi in Provenza dal celebre abate Sant’Egidio, senza però volersi confessare. Mentre il santo abate celebrava una S. Messa per questo, si avvicinò all’altare un angelo con in mano un libro sul quale era scritta quella colpa inconfessabile; e proprio mentre proseguiva la S. Messa la scritta sul libro sbiadiva progressivamente fino a scomparire completamente; e Carlo Martello si ritrovò assolto.

Aquitania (F), nel XII secolo

Il Duca di Aquitania si era staccato dalla Chiesa Cattolica e non aveva alcuna intenzione di rientrarvi. San Bernardo (1090-1153), dopo aver celebrato la Messa, si portò innanzi al Duca con il Santissimo Sacramento. Questi si sentì come mosso da una forza misteriosa e cadde a terra in ginocchio chiedendo perdono per essersi separato dalla Chiesa Cattolica.

Assisi, nel 1240

Nella biografia (Leggenda) di Santa Chiara (1193-1253) si raccontano vari suoi miracoli, tra i quali – forse il più famoso – é quello accaduto un venerdì di settembre del 1240, in cui, di fronte ad un assalto di soldati saraceni penetrati con forza fin nel chiosco del suo convento di S. Damiano, Chiara li mise in fuga mostrando loro l’ostensorio con l’Ostia Santa.

Torino, nel 1847

Un giorno San Giovanni Bosco (1815-1888), essendo rimaste solo otto Ostie nella pisside, cominciò a moltiplicarle così da poter comunicare i 360 ragazzi presenti alla sua Messa.

Mistici che vissero lunghi periodi nutrendosi solo dell’Eucaristia

S. Caterina da Siena (1347-1380)

Nell’ultimo anno della sua vita, per 55 giorni visse nutrendosi esclusivamente della sola Eucaristia.

Beata Anna Katharina Emmerick (1774-1824)

Oltre al dono delle stimmate e alle straordinarie visioni mistiche (che rivelarono molti fatti della vita di Gesù e Maria, che permisero tra l’altro agli archeologi di ritrovare la casa di Efeso dove Maria ha soggiornato per molti anni con Giovanni dopo la morte e risurrezione di Gesù) la Emmerick , beatificata da Giovanni Paolo II, visse per anni nutrendosi soltanto dell’Eucaristia quotidiana.

Beata Alexandrina Maria da Costa (1904-1955)

Alexandrina rimase paralizzata a 21 anni a causa di un drammatico incidente. Non si lasciò vincere dalla tristezza e dalla solitudine, ma pensò: «Gesù, Tu sei prigioniero nel tabernacolo come io nel mio letto, così ci faremo compagnia». In seguito alle sofferenze fisiche derivanti dalla paralisi, si aggiunsero anche le sofferenze mistiche: per quattro anni ogni venerdì visse i dolori della Passione di Gesù e dopo questo periodo, per altri tredici anni, sino alla morte, si nutrì soltanto di Eucaristia. La sua vita era divenuta un’orazione continua, per convertire le persone ancora schiave del peccato.

Teresa Neumann (1898-1962)

La vita di Teresa Neumann, cambiò radicalmente dopo la miracolosa guarigione dalla paralisi e dalla cecità che ebbe a 25 anni; qualche anno dopo ricevette le stimmate e iniziò il digiuno che si protrasse per 36 anni, fino alla morte. L’unico suo alimento fu l’Eucaristia. Per questo l’autorità nazista, durante la guerra, le ritirò addirittura la tessera alimentare, ma le concesse una doppia razione di sapone per lavare la biancheria che ogni venerdì inondava di sangue, quando in estasi ella riviveva la Passione di Cristo. Hitler aveva grande paura di Teresa e diede questo ordine: «Non sia toccata!».

La Serva di Dio Marthe Robin (1902-1981) (v. anche poi)

Questa mistica francese è rimasta a letto per 50 anni, totalmente immobilizzata, ma era dotata di doni mistici straordinari. “Per 53 anni, dal 1928 al 1981, non ha mai potuto mangiare e bere perché era fisicamente impossibilitata ad assumere qualunque cibo: è vissuta solo di Eucaristia che misteriosamente riusciva ad ingerire” (Antonio Socci, Indagine su Gesù, Rizzoli 2008, p.329) ed ogni venerdì riviveva nelle stimmate i dolori della Passione di Gesù. Sia il generale Charles De Gaulle che il Cardinale Daniélou la definirono “la persona più eccezionale del secolo”. Il grande pensatore e Accademico di Francia Jean Guitton ebbe un intenso rapporto spirituale con questa mistica e scrisse su di lei un importante testo (Ritratto di Marthe Robin), in cui tra l’altro scrisse «forse fu la persona più strana, straordinaria e sconcertante della nostra epoca, ma che proprio nel secolo della televisione rimase sconosciuta al pubblico, sepolta in un profondo silenzio”.


8 – Le apparizioni 

Dio è ovviamente invisibile, in quanto puro Spirito. La Seconda Persona della Santissima Trinità (il Logos, il Figlio) si è però “incarnata”: Dio si è cioè fatto uomo (Gesù di Nazareth) e si è fatto in certo qual modo visibile, concretissimo. Certo i 5 sensi di coloro che hanno avuto il privilegio di vedere Gesù non vedevano la Sua divinità, ma la Sua umanità. Però attraverso la Sua umanità trapelava davvero la Sua divinità,  così che Gesù poteva dire: “chi ha visto Me ha visto il Padre” cioè Dio (cfr. Gv 14,9).
Gesù è risorto anche con il Suo corpo, che è quindi già entrato (come sarà per noi alla fine del mondo) nella nuova dimensione (extra spazio-temporale). 
Proprio per questo un corpo risorto non è per sé più percepibile dai nostri 5 sensi (legati allo spazio-tempo). Ma perché gli Apostoli ed altri discepoli fossero davvero certi della Sua risurrezione – e che quindi era tutto vero! (Gesù era davvero Dio, ha vinto la morte, vive per sempre, è l’unico Dio e salvatore dell’uomo, ritornerà nella gloria a giudicare tutti gli uomini di ogni tempo) – per 40 giorni apparve loro, facendosi cioè miracolosamente “vedere, toccare, ascoltare” anche fisicamente.

Su queste apparizioni e sulla credibilità della testimonianza degli Apostoli si fonda la fede cristiana (v. 1 Cor 15,1-14) (v. nel sito i punti 4-5 di Gesù Cristo).

8.1 – Le apparizioni di Gesù

Che fanno dunque testo per la fede cristiana sono le apparizioni di Gesù risorto di cui ci parlano i Vangeli, specialmente quelle così numerose e fondamentali dei primi 40 giorni (dal mattino stesso di Pasqua all’Ascensione di Gesù). Queste hanno segnato infatti, insieme al dono dello Spirito Santo, la nascita e la certezza della verità della fede cristiana (la fede che Gesù è l’unico vero Dio e nostro salvatore) e l’inizio della vita e della missione della Chiesa.
E poiché la Rivelazione di Dio agli uomini – quella cosiddetta “pubblica”, cioè rivolta all’umanità intera e decisiva per la nostra salvezza eterna – trova il suo centro e culmine insuperabile in Gesù Cristo e termina con la morte dell’ultimo Apostolo (la Bibbia termina infatti con la rivelazione profetica a Giovanni riportata nell’Apocalisse), fanno testo anche le altre apparizioni del Risorto testimoniate nell’intero Nuovo testamento.
Straordinaria è stata quella a S. Paolo (Saulo), che istantaneamente lo trasforma da persecutore della Chiesa (con cui il Risorto si identifica) ad “Apostolo delle genti”, di cui ci parla Atti degli Apostoli (At 9,1-19) e lo stesso S. Paolo (At 22,6-21; 26,12-18; 1Cor 15,8; Gal 1,11-17)

Tra l’altro, tra le prime apparizioni del Risorto, S. Paolo ne nomina una anche più di 500 persone in una volta, di cui dai Vangeli non ci giunge notizia (1Cor 15,6).

Molte altre volte, nel corso di questi 20 secoli, Gesù risorto è apparso a degli uomini e donne, in genere Santi, e spesso con un “messaggio” particolare per l’umanità intera. Queste apparizioni si chiamano normalmente “private” in quanto esse non aggiungono ovviamente nulla di essenziale che non sia già nel Vangelo (Gesù storico) ma possono essere un richiamo specifico, che dobbiamo ascoltare con attenzione, specie quando la Chiesa si è autorevolmente pronunciata a favore, cioè riconoscendone l’autenticità (ricordiamo però che anche in questo caso non c’è però obbligo di credervi, in quanto appunto non “essenziali” ma solo di aiuto alla fede).
Gesù si è fatto fisicamente sentire o vedere a molti santi: pensiamo al Crocifisso di S. Damiano che parla a S. Francesco d’Assisi (1182-1226), a S. Tommaso d’Aquino (1225-1274) che a Parigi riceve conferma da Gesù stesso circa la bontà e verità del suo scritto sull’Eucaristia, ma anche a meno noti, come la Beata Maria della Passione (1866-1912); così avvenne nella vita di molti uomini e donne, santi, beati o mistici.
Sottolineiamo solo le apparizioni a due sante, attraverso le quali Gesù ha voluto richiamare il mondo intero al Suo infinito amore per noi e che hanno avuto ed hanno un fortissimo riverbero in tutto il mondo: si tratta del grande segno del Sacro Cuore di Gesù, attraverso S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690) e il Gesù misericordioso, attraverso Santa Faustina Kowalska (1905-1938).

Quando Gesù apparve più volte a Margherita Maria Alacoque, suora della Visitazione nel monastero di Paray le Monial (Borgogna, F), l’eresia giansenista rovinava la fede cristiana con un rigido moralismo e lo Stato si preparava a quell’assolutismo da cui sarebbe scaturita dopo un secolo la rivoluzione francese con la su scia di ideologie anticristiane ed antiumane che hanno poi insanguinato il XX secolo. Per questo Gesù, con questo segno del Suo Sacro Cuore (infiammato d’amore per noi ma ferito e coronato di spine) vuole risollevare l’uomo e innalzarlo alla sorgente del Suo amore. Ne scaturiranno: la devozione al Sacro Cuore di Gesù, con la consacrazione a Lui di intere nazioni e di gloriose chiese (a cominciare da quella parigina a Montmartre), all’immagine stessa del Sacro Cuore (venerata in tutto il mondo), alla solennità liturgica del Sacro Cuore (il venerdì della settimana successiva al Corpus Domini) e alla pratica dei “primi nove venerdì del mese” (con garanzia di morte di grazia di Dio); tutto ciò donato e chiesto da Gesù stesso.

Quando invece Gesù apparve a Suor Faustina Kowalska – in quella Polonia che sarebbe stata così martoriata dal nazismo tedesco, dal comunismo russo e dalla II Guerra Mondiale (che sarebbe iniziata proprio nel settembre del 1939 con la sua invasione da parte della Germania e della Russia), ma anche in quella Cracovia, dove già viveva il giovane Karol Wojtyla, che ne sarebbe diventato vescovo, prima di diventare Papa Giovanni Paolo II – il mondo aveva (ed ha) un immenso bisogno di redenzione, di essere lavato e innalzato dalla misericordia divina. E questo fu il messaggio che Gesù volle affidare al mondo attraverso di lei (indicando perfino l’immagine stessa di Gesù misericordioso, dal cui costato escono due raggi luminosi, rosso e bianco), come poi attraverso Giovanni Paolo II, che la canonizzò nel 2000, ne consacrò il Santuario (della “Divina misericordia” a Cracovia nel 2002) e poi morì proprio nella festa della Divina Misericordia (come aveva chiesto Gesù, l’ottava di Pasqua). 

8.2 – Le apparizioni della Madonna

Innumerevoli sono le volte che Dio ha permesso alla Sua e nostra Madre di apparire, per il bene delle nostre anime e talora come richiamo al mondo intero in momenti storici di particolare pericolo spirituale e materiale. Tali apparizioni della Madonna (quelle documentate sono circa 1800) sono assai più numerose di quelle di Gesù stesso, invece rare, e sono avvenute praticamente in tutto il mondo, con particolare concentrazione in Europa e in questi ultimi due secoli.

Secondo René Laurentin, il maggior mariologo del mondo ed il più grande studioso di Lourdes, nella storia ci sono state 2400 apparizioni mariane, di cui la Chiesa ne ha riconosciute una quindicina (5 dal 1981 al 2005).

Molte di queste sono state apparizioni private, che hanno avuto un’eco locale; quasi sempre nei luoghi dove sono avvenute sono sorti Santuari mariani, che tra l’altro non conoscono neppure oggi crisi di fede e di partecipazione di pellegrini (ne segnaliamo più sotto alcuni dei più noti).
Altre volte, l’apparizione di Maria Santissima è stata un forte richiamo alla conversione per il mondo intero, specie a cominciare dall’apparizione a Parigi del 1832, seguita da quella de La Salette, di Lourdes, di Fatima (per non parlare di quelle di Medjugorje, ancora in atto da oltre 30 anni anche se non ancora ufficialmente riconosciute dalla Chiesa, che dovrebbero essere le ultime della storia). Questi Santuari richiamano tutt’oggi milioni di pellegrini da tutto il mondo e di ogni età.

Potremmo osservare, in questo incalzare degli interventi di Maria SS.ma e della loro eco mondiale, l’avverarsi di una profezia indicata da S. Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716), l’autore del Trattato della vera devozione alla Santa Vergine (libro ritrovato casualmente solo dopo un secolo dalla sua scrittura e che tanto impressionò anche il giovane Karol Wojtyla da fargli decidere di essere di Maria il “totus tuus”), che parlava di un particolare tempo di lotta contro lo scatenamento del diavolo (di perdita della feee e di odio alla Chiesa e al Papa) e che avrebbe visto uno speciale intervento di Maria Santissima, per preparare i Suoi apostoli e la Chiesa stessa al grande scontro e riportarne vittoria.

Non entriamo ovviamente qui nel merito di tali apparizioni, che sono i sé un miracolo, e degli innumerevoli miracoli (guarigioni spirituali, psichiche ma anche fisiche) che spesso avvengono in questi luoghi scelti da Maria (faremo solo un accenno per quelli di Lourdes). Possiamo però osservare come sia già uno straordinario miracolo, che continua senza sosta nella storia, come l’umile fanciulla di Nazareth sia la persona più amata e venerata della storia e del mondo (perfino al di là dell’area cristiana, basti pensare alla devozione anche musulmana per Maria). Chiunque può constatare come le parole di quella fanciulla – “d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48) – si siano straordinariamente avverate, senza alcuna spiegazione umana, vista “l’umiltà della Sua serva”. 

Le principali:

Un caso particolare: Saragozza (Spagna)

L’apostolo Giacomo (il Maggiore – quello la cui tomba è tanto venerata appunto a Santiago de Compostela, in  Spagna, da essere nella storia una delle principali mete di pellegrinaggio, col noto “Camino” medievale per raggiungerla, oggi tornato in auge), mentre si trovava ad evangelizzare la Spagna (pare il 2 gennaio dell’anno 40), a Saragozza vide la Madonna (su una piccola colonna: “pilar”) che venne a confortarlo ed incoraggiarlo. La particolarità è che Maria Santissima in quell’anno era ancora viva su questa terra (a Efeso?) e quindi non si trattò in questo caso di una apparizione, cioè di una Sua venuta dal cielo (dove dopo l’Assunzione vive con Dio in anima e corpo), ma di una “traslazione”, cioè di una bilocazione o momentaneo e miracoloso trasferimento fisico in quel luogo (nella città di Saragozza, dove appunto è profondamente venerata nel grande Santuario di N. S. del Pilar, Patrona di Spagna).

Un miracolo particolare: Guadalupe (Messico)

Solo 39 anni dopo la scoperta dell’America e quindi proprio all’inizio dell’evangelizzazione (subito iniziata) del nuovo continente, la Madonna – come per approvare e incoraggiare l’evangelizzazione di quelle nuove terre – apparve per 5 volte (dal 9 al 12 dicembre 1531) proprio ad un indigeno messicano (Juan Diego), da poco convertito e battezzato, sulla collina del Tepeyac. Il Santuario che vi sorse (Guadalupe, Città del Messico) è quello principale d’America e N. S. di Guadalupe è la patrona di tutte le Americhe.

In questa prima e straordinaria apparizione in terra americana la Madonna ha però lasciato un segno particolare, un “miracolo” supplementare, tanto venerato in questi cinque secoli ma che da qualche tempo sta stupendo lo stesso mondo scientifico: affinché il vescovo del posto e la gente credesse che era proprio Lei ad apparire al giovane Juan Diego, nell’ultima apparizione stampò miracolosamente la Sua immagine (proprio come lui la vedeva) sul suo misero abito (tilma), tuttora conservato e venerato nel Santuario e che è proprio l’immagine di N. S. de Guadalupe, venerata in tutta l’America ma anche nel mondo intero.

La ricerca scientifica ha però oggi posto in evidenza (al microscopio) che nella pupilla della B. Vergine Maria (nell’immagine impressa nella tilma e che corrispondeva a quello che Juan Diego vedeva) c’è tutta la scena dell’ultima apparizione (e capovolta! com’è nella retina dell’occhio), con tanto di popolazione e del vescovo allora presente e dello stesso veggente. Si è poi di recente notato come le numerose stelle che ricoprono il manto azzurro della Vergine corrispondono esattamente alla volta stellata di quel giorno e di quella latitudine.

Parigi (Rue du Bac, 1830): l’inizio del “tempo di Maria” e degli urgenti messaggi per l’umanità

La Madonna appare il 18 luglio ed il 27 novembre 1830 a Santa Caterina Labouré (suora delle Figlie della Carità, di S. Vincenzo de’ Paoli) nella cappella del suo convento in Rue du Bac a Parigi. è da lì che nasce la cosiddetta “Medaglia miracolosa”, fatta coniare per comando della Madonna stessa e diffusa in tutto il mondo, e la celebre giaculatoria “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi” (anticipando per così dire di 18 anni la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione). Il Suo tener il mondo in mano assicura la Sua vittoria sul serpente (demonio) che minaccia ora più che mai l’opera della creazione (il pianeta stesso su cui viviamo e l’umanità intera) e della redenzione (la salvezza eterna delle anime).

Potremmo parlare anche del miracolo delle profezia, visto che la Madonna preannuncia quanto sarebbe poi avvenuto nel 1871 con la “Comune” di Parigi nel 1871.

Il richiamo de La Salette (1846)

L’apparizione della B. V. Maria, piangente, ai pastorelli Melanie Calvat (di 14 anni) e Massimino Giraud (di 11) sulla montagna de La Salette (Delfinato, F), il 19.09.1846 [apparizione riconosciuta dalla Chiesa già il 19.09.1851], è un concreto richiamo all’assoluta priorità di Dio (contro la perdita della fede, il lavoro la domenica e la bestemmia), in una Francia ed un’Europa che si trova già nel piano inclinato della progressiva apostasia dalla fede in Cristo.

Il “caso” Lourdes (1858)

Apparazioni della Madonna a Lourdes

Le 18 apparizioni (dal 11.02 al 16.07.1858) dell’Immacolata Concezione – come si presenta la stessa Vergine, proprio 4 anni dopo la proclamazione di questo dogma da parte del Papa Pio IX – alla giovanissima e umilissima Bernadette Soubiorus in questa città francese a nord dei Pirenei (alla grotta di Massabielle di Lourdes), sono forse le più note e quel Santuario attira tuttora milioni e milioni di pellegrini ogni anno, costituendo uno dei maggiori centri di spiritualità al mondo.

Il grande richiamo che la Madonna attraverso Bernadette fa giungere al mondo è quello alla preghiera ed alla conversione. Ma qui si manifesta, a partire dall’acqua che Ella stessa ha fatto scaturire in quel luogo, oltre che dall’Eucaristia, una particolare sollecitudine per gli ammalati, che vi affluiscono da ogni dove, accompagnati dal servizio e dalla carità di benemerite persone. Qui, oltre alle innumerevoli e insondabili guarigioni spirituali (conversioni e crescita nella fede), sono avvenuti ed avvengono – come vedremo poi – moltissimi miracoli anche fisici, cioè istantanee, definitive ed inspiegabili guarigioni fisiche, quasi sempre documentate anche in modo rigorosamente scientifico.

Su Lourdes si vedano specialmente gli accuratissimi studi di René Laurentin: Documenti autentici (7 volumi) e Storia autentica (6 volumi); v. anche Lourdes, cronaca di un mistero, Mondadori 1996

Fatima, 1917: il grande appello divino sul XX secolo (e oltre)  (v. il Dossier).

Miracolo del sole a Fatima

Le 6 apparizioni mariane di Fatima (Portogallo), dal 13 maggio al 13 ottobre 1917, ai tre pastorelli Lucia Santos (morta nel 2005), e Giacinta e Francesco Marto (morti poco dopo le apparizioni, come aveva detto la Madonna, e già beatificati da Giovanni Paolo II il 13.05.2000, giorno in cui è stata pure svelata al mondo la terza parte del “segreto”), si collocano quasi al termine della Prima Guerra Mondiale, ne profilano la Seconda, e si pongono esattamente alla vigilia della rivoluzione bolscevica russa (novembre 1917), che estenderà nel XX secolo la sua disumana violenza ed il suo spietato ateismo di stato su una fetta enorme della popolazione mondiale, provocando oltre 100 milioni di morti. La Madonna, nel suo incessante richiamo alla preghiera, alla penitenza ed alla conversione, fa anche chiaro ed inequivocabile riferimento a questi presenti e futuri tragici avvenimenti storici, con particolare accento sulla persecuzione anticristiana (il XX secolo ha prodotto infatti ben 40 milioni di martiri cristiani!), che non avrebbe risparmiato il Papa (evidente il nesso del segreto con l’attentato a Giovanni Paolo II, proprio nel giorno anniversario – 13 maggio 1981 – della prima apparizione di Fatima), ma anche con il richiamo all’ancor più terribile possibilità dell’inferno eterno per milioni di anime (mostrato ai tre piccoli veggenti nell’apparizione del 13 luglio).

Come chiesto da Lucia e come promesso dalla Madonna, nell’ultima apparizione (13 ottobre) c’è stato uno spettacolare segno – miracolo nel miracolo – che tutti hanno potuto vedere (i 70.000 presenti ma anche a distanza), compreso gli scettici e i giornalisti inviati della stampa ostile e pronta alla irrisione e alla denuncia: il sole, aprendosi un varco tra le nubi che avevano appena rovesciato una pioggia torrenziale, cominciò a roteare nel cielo fin quasi a dare l’impressione di cadere sulla terra, lasciando poi completamente asciutto il terreno e gli abiti dei presenti. [Cfr. Luigi Gonzaga da Fonseca, Le meraviglie di Fatima, S. Paolo 1997].

Cfr. il racconto del giornalista Avelino de Almeida, direttore responsabile del quotidiano O seculo di Lisbona, il più diffuso dell’area laicista (andato a Fatima per denunciare l’inganno di quell’annunciato miracolo). Ma il 15 ottobre il suo articolo recita: “Cose straordinarie! Come il sola ha danzato a mezzogiorno a Fatima” (“il sole era diventato come un disco d’argento fissabile ad occhio nudo, quindi cominciò a tremare e roteare, con bruschi arresti, al di fuori di qualsiasi logica scientifica”). Tale “miracolo del sole” fu visto e descritto anche dall’inviato del quotidiano O Dia. Fu osservato anche dai villaggi circostanti, anche a 40 km di distanza (fu osservato ad esempio dal famoso poeta Alfonso Lopez Vieira e ne parlarono molti giornali) [cfr. A. Socci, Indagine su Gesù, Rizzoli 2008, pp. 306-311].

Medjugorje (dal 1981): l’ultimo grande richiamo?

Anche se non ancora riconosciute ufficialmente dalla Chiesa, le apparizioni quotidiane della Madonna (Regina della pace), iniziate il 24.06.1981 in questo sperduto paese della ex Jugoslavia (oggi Bosnia Erzegovina) e tuttora in corso (ai veggenti Marja, Vicka, Ivan, Jakov, Mirjana e Ivanka) costituiscono di fatto il più grande richiamo ed il più grande movimento di conversione al mondo, con una presenza di milioni di pellegrini in quel luogo e con milioni di persone che riscoprono la bellezza e la forza del ritorno a Cristo, alla vita di fede, alla preghiera, alla pace del cuore. L’eccezionalità di queste apparizioni, che si pongono sulla scia e a compimento di quelle iniziate nel 1830 e sopra menzionate (specie Fatima), è dovuta al fatto che esse sarebbero le ultime della storia, non nel senso di una imminente fine del mondo, ma come l’ultimo potente richiamo alla conversione (alla preghiera, digiuno,e soprattutto alla fede … in un tempo in cui ad esempio l’Europa sembra invece averla persa quasi completamente), onde evitare, oltre alla dannazione eterna, una terrificante catastrofe dell’umanità, e produrre invece un tempo di rinnovamento spirituale tale da generare un’era di vera fede e di pace nel mondo. Per questo si prospettano pure davanti a noi 10 segreti, che riguarderanno l’umanità intera e che costituiranno un grande richiamo alla conversione ed alla fede in Cristo. 

La quotidianità e continuità di queste apparizioni hanno inoltre permesso, fin dai primi anni, di poter analizzare scientificamente “in diretta” il fenomeno di queste apparizioni, cioè con studi clinici sui veggenti nel momento stesso dell’apparizione: ne risultò che non si tratta di alterazioni cerebrali o psichiche, né di forme di trans (i veggenti sono infatti in ginocchio e con gli occhi parti), pur non rispondendo più alle sollecitazioni dell’ambiente, senza menzogna (pupilla non più sensibile al variare della luce, insensibilità dolorifica e acustica).

Alcune delle altre apparizioni mariane nel mondo

(quando, dove, a chi) – in  ordine cronologico:
7.03.1426 (Monte Berico VI, a Vincenza Pasini) – 26.05.1432 (Caravaggio BG, a Giannetta de Vecchi) – dal 2.07.1484 al 22.08.1485 (Sasso FI, alle sorelline Ricovera; nell’ultima apparizione tutto il popolo vide la Madonna) – 29.08.1490 (Genova, Monte Figogna – Santuario di N.S. della Guardia, a Benedetto Pareto) – 29.09.1504 (Tirano SO, al Beato Mario Omodei) – primavera 1539 (Sveta Gora, Slovenia, alla pastorella Uršula Ferligoj ) – 1547 ca. (Pietralba-Weissenstein BZ, a Leonardo Weißensteiner) – 2.07.1557 (Montallegro GE, a Giovanni Chichizola) – 8.07.1579 (Kazan, Repubblica autonoma dei Tàtari, a Matrona) – 1608 (Siluva, Lituania, ad alcuni bambini e ad un pastore calvinista) – dal maggio 1664 al 1718 (Laus, Francia, a Benedetta Rencurel; apparizioni dunque per 54 anni, riconosciute dalla Chiesa nel 2008) – agosto 1798 (e pure nel 1934, La Vang, Vietnam, ad un gruppo di cristiani perseguitati prima e due donne pagane dopo) – dal 28.01.1840 all’8.09.1846 (Parigi, a Suor Giustina Bisqueyburu).

20.01.1842 (Roma, chiesa di S. Andrea delle Fratte, ad Alfonso Maria Ratisbonne)

Alfonso Ratisbonne era un giovane e ricchissimo banchiere di Strasburgo, di famiglia ebrea ma di fatto completamente ateo e con una particolare avversione alla Chiesa Cattolica. Durante un viaggio in Italia nel 1842 fece per questo a malincuore una visita a Roma, in verità per un disguido turistico. Entrato casualmente nella piccola e bella chiesa di S. Andrea delle Fratte (non lontano da Piazza di Spagna, che è ancor oggi particolare luogo di preghiera e meta di pellegrinaggi per questo motivo), gli apparve la Madonna, secondo le sembianze della cosiddetta “medaglia miracolosa”, cioè come apparve a S. Caterina Labouré nel 1830 a Parigi: di colpo si convertì al cattolicesimo. “Non mi ha detto nulla, ma ho capito tutto – racconterà – ed ho trovato la vita, la grazia, la felicità”. Ratisbonne non solo si fece battezzare, ma, lasciata la bellissima fidanzata, volle diventare sacerdote.

17.01.1871 (Pontmain, Francia, a Joseph ed Eugene Barbadette) – dal 14.02 al 15.12 1876 (Pellevoisin, Francia, a Estelle Faguette) – 21.08.1879 (Knock, divenuto santuario principale dell’Irlanda, a quindici persone dai 6 ai 75 anni, visione muta) – 22.03.1888 (Castelpetroso IS, Santuario dell’Addolorata, a Fabiana Cicchetto e Serafina Valentino) – dal giugno all’agosto 1900 (Dong Lu, Cina, a centinaia di cristiani) –  8.03 e 8.04.1930 (Campinas, Brasile, a Suor Amalia Aguirre de Jesus Flagelado) – dal 29.11.1932 al 3.01.1933 (Beauraing, Belgio, per 33 volte la “Vergine Immacolata” apparve su di una nube bianca a cinque bambini) – dal 15.01. al 2.03. 1933 (Banneux, Belgio, la “Vergine dei poveri” apparve 9 volte alla bambina Mariette Beco, apparizioni riconosciute dalla Chiesa il 22 agosto 1949).

12.04.1947 (Roma, Tre Fontane EUR, a Bruno Cornacchiola ed ai tre figli Isola,Carlo e Gianfranco).

Bruno Cornacchiola (1913-2001) era un romano fortemente anticattolico, in lotta contro il Papa (era perfino giunto a volerlo uccidere) e la Madonna (in particolare contro il dogma dell’Immacolata). La Madonna si mostra a lui – in una grotta non lontana dal luogo del martirio di S. Paolo (Tre fontane, sulla via Laurentina) ed ai suoi tre figli come “Vergine della Rivelazione” (con la Bibbia in mano) e parla pure della verità della Sua Assunzione in Cielo (dogma che sarebbe stato proclamato 8 anni dopo)

1.06.1958 (Turzovka, Slovacchia), a Mattia Laschut; la Madonna apparve con le sembianze della Madonna di Lourdes, dopo 100 anni) – dal 2.04.1968 al 1970 (Zeitung, Egitto, a Farouk Atwa e altre migliaia di persone; apparizioni della Madonna sulla chiesa di Santa Maria, con relative fotografie e persino riprese televisive) – dal 1973 al 1981 (Akita, Giappone, a Suor Agnes Katsuko Sasagawa; apparizioni riconosciute dalla Chiesa; in esse c’è pure un riferimento alle catastrofi future, come è stato osservato anche in occasione del terremoto-tsunami del 2011) – dal 25.03.1976 (Betania, Venezuela, a Maria Esperanza Medrano de Bianchini e centinaia di altre persone; apparizioni di Maria SS.ma come “Riconciliatrice delle Nazioni e dei Popoli”, accompagnate da profezie, profumo di rose, guarigioni) – dal 8.05 al 8.10.1980 (Cuapa, Nicaragua, a Bernardo Martinez) – dal 15.12.1980 al 24.03.1983 (Damasco, Siria, a Maria Kourbet Al-Akhras) – nel 1981 (Ohlau, Polonia, a Kasimir Domanski) – dal 28.11.1981 al 28.11.1989 (Kibeho, Ruanda, ad Alphonsine Mumureke, Nathalie Mukamazimpaka e Marie-Claire Mukangango; apparizioni mariane in chiaro parallelo con quelle Medjugorje) – dal 25.09.1983 al 1990 (San Nicolas, Argentina, a Gladys Herminia Quiroga de Motta) – dal 26.04.1987 (Grushew, Ucraina, a Maria Kyzyn) – 18.12.1987 (Mulevala, Mozambico, apparizioni visibili in cinque interi villaggi) – dal 1888 al 1998 (Conyers, USA, a Nancy Flower) – dal 17.05 al 17.10.1999 (Marpingen, Germania, a Christine Ney, Marion Guttman e Judith Hiber) – 11.012.2009 (Il Cairo, Egitto, a migliaia di persone).

Non trattiamo qui di altri casi particolari, come quelli rappresentati da Santuari mariani, dove affluiscono milioni di pellegrini e dove si attua assai spesso un vero miracolo interiore (e talora anche esteriore): si pensi ad esempio al Santuario di N. S. del Rosario a Pompei (eretto su divina ispirazione del Beato Bartolo Longo e consacrato nel 1891).

Un caso speciale, che costituisce pure un miracolo storico, è poi quello di Loreto, dove secondo la tradizione il 10.12.1294 fu trasportata dagli Angeli la Santa Casa di Nazareth (di Maria): di fatto quelle tre pareti della casa (conservate all’interno di questo importantissimo santuario marchigiano) sono costituite da pietre della zona palestinese e soprattutto corrispondono esattamente alle tre pareti mancanti della stessa casa di Nazareth (il resto della casa è composto da una grotta) scoperta dall’archeologia solo pochi decenni fa.

Alcune apparizioni e rivelazioni mariane a santi e a mistici

(in  ordine cronologico):

Oltre alla sopra citata apparizione-traslazione della Madonna a S. Giacomo apostolo (40.d.C.) – nel 270 (una delle prime apparizioni della Madonna) a S. Gregorio Taumaturgo – III secolo, a San Paterno e altri – 325, a S. Nicola il taumaturgo (di Bari) – 5.08.352, a Papa Liberio (Madonna della neve)  – 363, al Vescovo S. Basilio – 380, a Santa Monica – fine IV sec., a San Martino di Tour – 15.08.660, a Sant’Idelfonso – 663, a San Barbato – sec. VIII, a S. Giovanni Damasceno (al quale la Vergine avrebbe restituito la mano tagliata dall’emiro di Damasco) – 1216, a San Francesco d’Assisi – 1.08.1218, a San Pietro Nolasco, fondatore dell’Ordine dei Mercedari – 1226, a Santa Elisabetta di Turingia – 15.08.1233, ai ette Santi fondatori (“Servi di Maria”) – 1285, a San Nicola da Tolentino – 1308, a Santa Chiara da Montefalco – 23.06.1347, a S. Caterina da Siena – 1417, a San Bernardino da Siena  – 27.09.1511, a San Girolamo Emiliani – 1627, alla Venerabile Madre Maria di Agreda (1602-1665) – 1661 ca., a Santa Margherita Maria Alacoque – a Santa Veronica Giuliani  (1660-1727), una delle più grandi mistiche della storia – dal 1710, a San Paolo della Croce – 22.03.1731, a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori – dal 1790 al 1837, alla Beata Anna Maria Taigi – 1837, a San Gaspare del Bufalo – dal 1783 al 1824, alla Beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824) – 8.07.1858, alla Beata Mirijam Banardy – 1859/1862, a Santa Bonifazi e al Servo di Dio Federico Cionchi detto Righetto – 1904, a S. Massimiliano M. Kolbe – 31.05.1927, a Sant’Annibale Maria di Francia – 1931/1938, a  Santa Faustina Kowalska – 1918, a San Pio da Pietrelcina –  1930/1981, a Marta Robin – dal 15.08.1938 fino al 2011 (morte), a Natuzza Evolo – 1946, a Barbara Reuss – 2.07.1947, a Sánta Lászlóné  – a Maria Valtorta (1897-1961, laica)

Si veda in proposito lo studio di René Laurentin – François-Michel Debroise, Indagine su Maria. Le rivelazioni dei mistici sulla vita ella Madonna, Mondadori 2012, su circa 8 mistici-veggenti ai quali la Madonna stessa avrebbe rivelato fatti della propria vita e di quella di Gesù (Maria de Agreda, Anna K. Emmerick, Maria Valtorta, Therese Neumann, Luz Amparo Cuevas, Consuelo, Rosa, Domenico).

Alcuni toccanti episodi del film The Passion of the Christ (M. Gibson, 2004) sono ad esempio tratti dalle rivelazioni mistiche della beata A. Katharina Emmerick (La vita della Madonna).

8.3 – Le apparizioni degli Angeli e dei Santi

Sono inoltre numerosi i casi in cui santi, mistici o anche persone comuni, hanno avuto apparizioni, non solo di Gesù o della Madonna, ma perfino di Angeli e di Santi.
Un caso molto forte fu quello dell’apparizioni di un Angelo (ai tre pastorelli veggenti di Fatima: Lucia, Giacinta e Francesco), nel 1916, cioè un anno prima della apparizioni della Madonna.

Egli si presenta come “Angelo della pace” (o “Angelo del Portogallo”), insegna importanti preghiere (ad es.: <Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo, e ti domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano, non vi amano>) e la necessità di pregare molto. Una volta – miracolo nel miracolo – riappare con in mano un calice e sopra un ostia, dalla quale stillano gocce di sangue nel calice. Lasciato il calice e l’ostia sospesi in aria, l’Angelo s’inginocchia accanto a loro e li fa ripetere per tre volte “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, Vi adoro profondamente e Vi offro il prezioso Corpo, il Sangue, l’anima e la divinità di Gesù Cristo, presente in tutti tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli è offeso. Per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”. Quindi si alza, prende l’ostia e la porge a Lucia, ed il calice lo divide fra Giacinta e Francesco, dicendo: “Prendete il Corpo ed il Sangue di Gesù, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati! Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio!” E prostratosi di nuovo ripete altre 3 volte la preghiera alla SS.ma Trinità, poi sparisce.

Queste apparizioni lasciano i tre veggenti intorpiditi per parecchi giorni; cosa che invece non accadrà per le apparizioni mariane, che invece lasciavano in loro un particolare vigore. I ragazzi non fecero menzione con nessuno di queste apparizioni dell’Angelo, se non dopo le apparizioni mariane.

9 – I miracoli di Lourdes 

Come abbiamo sopra osservato dalle 18 apparizioni dell’Immacolata a Lourdes nel 1858 è anche scaturita una speciale sollecitudine per gli ammalati, che specie nella stagione estiva mediamo sempre numerosi tra i milioni di pellegrini annuali a quel celebre Santuario mariano a nord dei Pirenei (F). 
E’ noto anche al grande pubblico che in quel Santuario siano avvenuti ed avvengano numerosi “miracoli”. Forse atei, agnostici, scettici, scientisti, ma anche altri penseranno alle solite dicerie della Chiesa, di gente ingenua (se non addirittura “interessata”) che crede ad ogni fantasticheria; semmai ci si rifugia nel solito cliché dell’autosuggestione, di fenomeni di masse religiosamente esaltate che vedono anche ciò che non c’è … Forse non sono invece molti coloro che sanno che qua proprio la scienza rimane spesso attonita e senza parole, senza possibilità di spiegazione alcuna (che non sia soprannaturale) a fatti evidenti e clinicamente ben documentati. Cerchiamo allora di capire. 
Evidentemente non ci riferiamo qui alle migliaia di miracoli spirituali, interiori, che probabilmente avvengono ogni anno: avviene infatti di frequente che non soltanto il visitatore non credente o poco credente ritrovi qui (come in altri santuari mariani) la gioia e l’entusiasmo dell’incontro con Cristo e della vita con Lui, ma anche che degli infermi, talora anche malati terminali, scoprano qui il senso della vita e perfino della loro sofferenza e ne ripartano totalmente rinnovati e sollevati.

Ricordo ad esempio il caso di un giovane, già affermato cantante, che a motivo di un incidente stradale rimase paralizzato a vita. Non era neppure credente; ma dei buoni amici lo convinsero a farsi trasportare a Lourdes. Non guarì; ma fu talmente trasformato da quel pellegrinaggio da affermare con gioia che a Lourdes era “rinato” una seconda volta.

Non prendiamo neppure in considerazione le vere e proprie guarigioni psicologiche e psichiche qui avvenute; in quanto non sono facilmente documentabili.
Ci riferiamo solo alle straordinarie guarigioni fisiche, totali ed istantanee qui avvenute.
Nei 150 anni dal 1858 al 2008 ne sono state “verificate clinicamente” ben 6818!
L’indagine della Chiesa è ancora più severa di quella scientifica (valuta infatti se possono esserci spiegazioni non soprannaturali): in 150 anni solo 67 miracoli riconosciuti.
Perché possiamo parlare di verifica clinica immediata?

Perché a Lourdes esiste un serissimo Bureau médical (centro medico fondato già nel 1892, con équipes mediche specializzate), che, oltre a garantire assistenza medica a chi ne avesse bisogno – oltre all’evidente ed essenziale opera dei volontari che a Lourdes assicurano con molta carità l’assistenza logistica ed il trasporto dei malati – analizza clinicamente questi casi di guarigioni istantanee. Esistono inoltre i Comités National e International che compiono indagini e analisi su questi casi “miracolosi” (in questo senso Lourdes è l’unico Santuario al mondo ad avere una struttura medica internazionale di questo tipo).

Ricordiamo ad esempio:

La prima guarigione istantanea miracolosa (ancora durante le apparizioni, nel marzo 1858): Caterina Latapie.

L’improvvisa guarigione (da mielite cronica) di Caroline Esserteau, il 2.07.1873.

La guarigione istantanea e definitiva da idropisia mortale del vescovo russo George Casimir Iwszewicz, il 6.08.1874.

Nel 1963, a Vittorio Micheli, di anni 23, improvvisamente ricresce il bacino (praticamente inesistente), con annessa articolazione dell’anca; da infermo totalmente ingessato e prossimo alla morte a persona normale (è il 63° miracolo riconosciuto dalla Chiesa). (Sull’impossibilità fisica di riformazione istantanea di molto tessuto osseo senza un intervento divino, v. poi).

Il 23.07.1965, durante la processione eucaristica (cui assisteva come gravemente ammalata), Suor Luigina Traverso (di Tortona, AL) guarisce istantaneamente da lombatosciatica paralizzante in meningocele (con paresi dei muscoli tibiale anteriore e decubito prono obbligato). Il Bureau Medical la visitò subito dopo e di recente (2012) ha decretato anche la permanenza della guarigione (inviando infine la documentazione al suo attuale vescovo di Casale Monferrato, che dovrà pronunciarsi sul miracolo).
Nel 1976 Delizia Cirolli, siciliana di 12 anni, guarisce improvvisamente da un sarcoma di   Ewing.

Nel 1987 il francese Jean-Pierre Bely, di anni 51, guarisce istantaneamente dalla sclerosi a placche.

Il 24.08.2009 Antonietta Raco guarisce improvvisamente dalla SLA; il suo neurologo Adriano Chiò dell’ospedale Le Molinette di Torino afferma: “è inspiegabile” (miracolo riportato perfino da La  Repubblica).

Il “caso” del dottor Alexis Carrel (premio Nobel per la Medicina 1912)

Questo celebre medico del secolo scorso (1873-1944) era un positivista agnostico, e di conseguenza negava la possibilità stessa del miracolo. Poiché specie in Francia si parlava molto di questi miracoli di Lourdes, decise di recarvisi di persona, con l’intento esplicito di denunciarne la falsità – o comunque riconducendoli a fenomeni di autosuggestione – dall’alto della sua celebre autorità in campo medico (Premio Nobel per la Medicina 1912, a soli 39 anni). La Provvidenza volle però che proprio sul suo treno diretto a Lourdes ci fosse un’ammalata terminale, che poté conoscere (biasimando coloro che avevano avuto la sventatezza di far fare un viaggio ad una persona i quello stato; riteneva infatti che sarebbe deceduta durante il viaggio stesso). Si trattava della ventenne Marie Ferrand, di Bordeaux, affetta da “peritonite tubercolare” all’ultimo stadio (questa fu la diagnosi effettuata su di lei dal celebre chirurgo francese Bromilloux). La poveretta riuscì invece ad arrivare a Lourdes ed il dottor Carrel se la ritrovò accanto proprio alla grotta di Massabielle (la grotta delle Apparizioni). Carrel pensa tra sé: se questa poveretta guarisce allora crederò ai miracoli! Così il suo stesso racconto: “Alle 14:40 il volto cadaverico di Marie riprende vigore e luce, e tutto sembra dare segni di miglioramento. Ad un tratto vedo il ventre rigonfio di Marie (un’enorme massa tumorale) abbassarsi a poco a poco; alle 15:00 era sparito del tutto! Credevo davvero di impazzire!” (A. Carrel, Viaggio a Lourdes, Morcelliana 1956/2008). Portata subito in clinica per i controlli, tutti i medici confermano l’istantanea guarigione di Marie; una guarigione che risulterà totale e definitiva (per il resto della sua vita Marie Ferrand si farà suora delle Figlie della Carità ed assisterà i malati). Il dottor Carrel si convertì immediatamente e per tutta la vita parlerà di quell’esperienza e della sua fede cristiana che lì nacque. (Cfr. anche in A. Socci, Indagine su Gesù, Rizzoli 2008, pp. 296-305; e La guerra contro Gesù, Rizzoli 2011, pp. 253-265). 
  

 

10 – Miracoli nelle immagini

Nella storia e nel presente sono stati moltissimi i segni miracolosi che hanno visto coinvolte immagini di Gesù, della Madonna o di Santi: Crocifissi che hanno parlato (basterebbe pensare al Crocifisso di S. Damiano che ha parlato a S. Francesco d’Assisi), che hanno trasudato acqua o sangue, a figure di Santi che hanno emanato intensi e soavi profumi, immagini che si vivificano od occhi che si sono mossi.
Ovviamente anche in questo caso bisogna essere molto prudenti, come fa usualmente la Chiesa, poiché davvero possono entrare in gioco suggestioni anche collettive (e perfino giochi demoniaci). All’opposto bisogna però evitare di escludere a priori la stessa possibilità che tali fenomeni accadano. In certi casi abbiamo infatti una documentazione rigorosa, talora perfino scientifica.
Qualche tempo fa è uscito ad esempio un volume, scritto da autori non certamente ingenui o sprovveduti, come Vittorio Messori e Rino Camilleri, sui numerosissimi casi accaduti in Italia, nel periodo dell’invasione napoleonica, di immagini della Madonna i cui occhi si muovevano [Vittorio Messori – Rino Camilleri, Gli occhi di Maria, Rizzoli 2003].
Esistono in Italia due casi, assai noti e documentati, in cui effigi della Madonna hanno lacrimato: 

1) La lacrimazione a Siracusa

Al termine dell’agosto 1953, un’umile effige in gesso di Maria, custodita nella camera da letto della modesta abitazione di una giovane famiglia di Siracusa (Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusti), pianse più volte lacrime vere. La garanzia della verità di questo miracolo è dovuta al fatto che in quel luogo alla periferia di Siracusa, è stato eretto il grande Santuario della <Madonna delle lacrime>, dove si è pure recato Giovanni Paolo II il 5 novembre 1994.

2) La lacrimazione di sangue della Madonnina di Civitavecchia.

Lacrimazione di sangue della Madonnina di Civitavecchia

La sera del 2.02.1995, a Civitavecchia (loc. Pantano, S. Agostino), una piccola statua della ‘Regina della pace’ (Medjugorje), di proprietà della giovane famiglia Gregori, ha cominciato a piangere abbondanti lacrime di sangue. Oltre a tutti i controlli della Magistratura, per accertare che non vi fosse inganno, sono stati pure compiuti esami scientifici (perfino clinici) molto sofisticati (perfino una TAC), che hanno permesso di escludere qualsiasi inganno, e qualsiasi spiegazione meccanica o chimica che potesse aver prodotto tale incredibile fenomeno. Il fenomeno si è ripetuto pure davanti alle forze dell’ordine e perfino nelle mani del Vescovo (cfr. AA.VV., Lacrime di sangue: indagine su un mistero, (Prefazione di V. Messori), SEI 2005).


11 – I miracoli che spesso accompagnano la vita o la predicazione dei Santi

Alcuni fatti miracolosi compiuti dai Santi della storia della Chiesa non hanno una documentazione storica pienamente attendibile e talora sono adornati di un alone un po’ leggendario con cui la pietà popolare ha arricchito talora la loro biografia e missione. [Non a caso, abbiamo osservato, l’autorità della Chiesa è molto prudente se non restia a riconoscere tali miracoli]. Questo però non significa affatto che tutto ciò che la storia ci riferisce circa gli innumerevoli miracoli compiuti dai Santi nella loro vita (in quelli compiuti dal paradiso ritorneremo più avanti) siano falsi e leggendari. Spesso la loro documentazione (agiografica) è più che attendibile. Inoltre negli ultimi secoli, e specialmente oggi, essa si arricchisce anche di una documentazione perfino scientifica.

Non è ovviamente possibile inoltrarci qui neppur minimamente in questo oceano di grazie speciali che la benevolenza divina ha voluto disseminare lungo la storia della Chiesa, attraverso la testimonianza e l’insegnamento di innumerevoli Santi, ma anche con gli straordinari miracoli che Dio ha voluto spesso compiere attraverso di loro.
La possibilità di compiere miracoli, che Dio concede a molti Santi, non è per sé il segno di una loro maggior santità rispetto ad altri; per questo l’indagine della Chiesa per giungere ad un’eventuale “beatificazione” o “canonizzazione” considera la <eroicità delle virtù> di quella persona (oltre al caso del “martire”, che si fa uccidere pur di non tradire Cristo) e non i suoi miracoli, anche quando fossero presenti. Il miracolo richiesto, quasi a divino suggello della conferma del processo relativo, riguarda infatti un miracolo (uno per la beatificazione ed un altro per la canonizzazione) compiuto per intercessione di quel santo dopo morte, come segno della sua vicinanza a Dio. I miracoli compiuti in vita, oltre all’eventualità di particolari carismi ma perfino di straordinari poteri naturali, non sono infatti in sé una prova sicura di santità, anche se ne possono essere il segno.

Non a caso Gesù ha detto che perfino tra i dannati ci potrebbero essere alcuni che hanno comunque compiuto miracoli nel Suo nome (cfr. Mt 7,22-23). Perfino il demonio potrebbe essere in grado di fare prodigi.

Nella vita di molti Santi abbiamo comunque molteplici e strepitosi miracoli, oltre a quello fondamentale della conversione dei peccatori, che vanno dalle guarigioni fisiche istantanee perfino alla rianimazione di morti, dalla moltiplicazione di cibo all’astensione totale da cibi e bevande e perfino dal sonno (talora anche per lunghi periodi), dalle bilocazioni agli spostamenti istantanei, dalla levitazione alla sospensione di gravità, dalla lettura nel pensiero alla conoscenza immediata dell’anima altrui, dall’emanazione di luce o di profumi alla trasverberazione; dopo morte accade spesso che il corpo rimanga incorrotto anche per secoli (anche nelle pari più corruttibili, come il caso della “lingua” di S. Antonio) o emani profumo (da cui l’espressione “morto in odore di santità”, cui gli orientali danno molta importanza).

Uno dei santi che in vita e dopo morte hanno compiuto il maggior numero di miracoli è S. Antonio da Padova (1195-1231), non a caso chiamato “il Santo dei miracoli”, com’è noto da secoli e senza sosta al popolo di Dio.

Nel nostro tempo analogo dono è stato concesso a S. Pio da Pietrelcina (1887-1968), come possono ancora testimoniare molte persone che lo hanno incontrato e tuttora viventi.

12 – I doni “mistici”

Tra questi doni o carismi speciali dobbiamo senza dubbio includere quelli “mistici”. Anche in questi casi, se è doverosa la prudenza (come testimonia la Chiesa nell’indagarli e giudicarli), non è invece neppure razionalmente lecito negarli a priori senza neppure analizzarli o superficialmente relegarli subito nel campo dell’autosuggestione se non addirittura dell’isteria o di altre turbe psichiche. Esistono infatti rigorosissimi studi su moltissimi di questi fenomeni mistici.

Si veda ad esempio lo studio critico di questi fenomeni nei 4 volumi di 500 pagine ciascuno di Joachim Bouflet, pubblicati a cominciare dal 1992, con il titolo Encyclopédie des Phénomènes extraordinaries de la mystique (Paris; spec. tomo 1: Phénomènes objectifs); o quello, con metodo ancora più critico ed empirista anche se più datato (1951), di Herbert Thurston, dal titolo I fenomeni fisici della mistica. Si vedano in merito anche le interessanti pagine di René Laurentin, Dio esiste. Ecco le prove. Le scienze erano contro. Ora conducono a Lui (Piemme 2001, pp. 109-116; 123-132).

Henri Bergson (1855-1941), uno dei massimi filosofi contemporanei, ebreo, passato dal materialismo (forse?) a quasi la richiesta di chiedere il Battesimo [non l’ha fatto per non mancare di solidarietà nei confronti dei suoi fratelli ebrei deportati e uccisi; ma ha chiesto (v. testamento del 8.02.1937) e ottenuto che alla sua morte ci fosse la presenza di un sacerdote cattolico], prese in esame le esperienze dei Santi, specie dei mistici (in particolare S. Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce e S. Teresa Di Lisieux) e qui trovò la prova dell’esistenza di Dio (R. Laurentin, Dio esiste. Ecco le prove …, pp. 109-116).

Anche alla base di molti dei grandi carismi (doni dello Spirito) sorti nel XX secolo ci sono delle esperienze mistiche dei loro fondatori, come – oggi sappiamo – nel caso di Chiara Lubich (1920-2008, fondatrice del Movimento dei Focolari) o della Beata Madre Teresa di Calcutta (1910-1997, fondatrice delle Missionarie della Carità e la sua esperienza interiore del 10.09.1946, “una chiamata nella chiamata”, come lei diceva).
 

Stigmate
Una particolare esperienza mistica, nota al popolo di Dio ma assai spesso disprezzata da una mentalità scientista e laicista che si ostina a considerarla a priori un epifenomeno psichico, è quella delle stimmate, cioè della miracolosa comparsa sul corpo di molti santi e mistici (e perfino di altre persone cristiane, delle dolorosissime cinque piaghe di Gesù crocifisso (la perforazione delle mani, dei piedi e la ferita nel costato) e talora perfino della segno della Sua flagellazione e del trasporto della Croce sulle spalle; e questo come segno dell’amore di Cristo e della partecipazione alla Sua passione. 
Anche in questo caso, contrariamente a quanto un ottuso razionalismo vorrebbe farci credere, esistono anche su questo fenomeno mistico seri e rigorosi studi medici, oltre che teologici [cfr. ad es. P. M. Marianeschi, La stimmatizzazione somatica. Fenomeno e segno, Libreria Editrice Vaticana 2000].

Si tratta di “un fenomeno mistico esclusivamente cattolico” (J. Guitton), che riguarda 62 santi e 20 beati.

Ne ha fatto esperienza lo stesso S. Paolo (ne fa riferimento in Gal 6, 17, oltre all’incontro folgorante col risorto e ad un’altra sua esperienza mistica quasi celata, come si evince da 2 Cor 12,2-4).

Sono note a tutti le stigmate che S. Francesco d’Assisi ha ricevuto sul monte de La Verna, oppure quelle di S. Pio da Pietrelcina. Sulle stigmate di P. Pio (e la nascosta levigatura della Croce sulla spalla, a detta sua la più dolorosa) si è scritto anche di recente, con l’ennesimo tentativo di darne una spiegazione naturale, se non addirittura con l’accusa di essersele procurate (masochisticamente), ma se ne è fatta anche una seria indagine (cfr. ad es. Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta, Ares 2008; per gli studi medici, v. anche Antonio Socci, Il segreto di padre Pio, Rizzoli 2007). P. Pio ne aveva santamente pudore, anche se non poteva nascondere quelle delle mani (come si vede in molte fotografie e filmati, ad esempio quando celebra la S. Messa); ma pare che il suo burbero e sagace temperamento sapeva rispondere anche così a chi insinuava che fossero il frutto della somatizzazione della sua contemplazione del Crocifisso: “e lei pensi intensamente ad un bue così le nasceranno le corna!
 

Oltre quanto già acennato sopra circa i miracoli eucaristici e l’incredibile esperienza di quei mistici che vissero lunghi periodi nutrendosi solo dell’Eucaristia (S. Caterina da Siena, Beata Anna Katharina Emmerick, Beata Alexandrina Maria da Costa, Teresa Neuwmann e la Serva di Dio Marthe Robin, cui dobbiamo aggiungere le esperienze mistiche di S. Gemma Galgani (1878-1903), facciamo ancora qualche breve osservazione su Teresa Neumann e Marta Robin e le loro straordinarie esperienze mistiche di partecipazione alla Passione di N.S. Gesù Cristo.

Teresa Neumann (1898-1962). 

Di carattere gioioso, questa mistica tedesca da giovanissima rimase paralizzata e cieca a causa di un incidente; ma per intercessione di S. Teresa di Lisieux riacquistò la vista il 29.04.1923 (proprio nel giorno della beatificazione di Teresa di Lisieux) e l’uso delle gambe il 17.05 1925 (proprio nel giorno della sua canonizzazione). Subito l’anno dopo (1926) ricevette il dono delle stigmate. Da quell’anno fino alla morte, quindi per 36 anni, visse senza mangiare e bere nulla, potendo nutrirsi solo della Comunione quotidiana (ma se le si porgeva a sua insaputa un’ostia non consacrata non riusciva a deglutirla); ed ogni venerdì (dal giovedì sera) riviveva nel suo corpo la Passione di Gesù, ricoprendosi totalmente di sangue. Pur conoscendo solo un dialetto tedesco, in quei momenti parlava correttamente – a detta egli esperti – greco, latino e perfino aramaico. Alle 15 del venerdì, giorno ed ora della morte del Signore, cadeva in un sonno profondo (e diminuiva di 5 kg) da cui la domenica mattina si risvegliava con tutte le ferite totalmente sparite (e recuperato il peso originario). Negli altri giorni della settimana, pur assolutamente senza bere e mangiare, conduceva una vita normalissima! Molti medici scettici che venivano a controllarla si convertirono. La sua diocesi (Regensburg) istituì una commissione che la controllava con turni giorno e notte, non lasciandola mai sola; ma furono istituite anche commissioni laiche di controllo. Lo stesso Hitler, che aveva un oscuro terrore della Neumann, diede ordine di non toccarla assolutamente.


Marthe Robin
 (1902-1981).

Questa mistica francese, di cui è in corso la causa di beatificazione, dal 1928 fino alla morte (quindi per 53 anni!) visse senza poter bere e mangiare alcunché al di fuori dell’Eucaristia quotidiana (come più sopra già ricordato), ebbe doni mistici eccezionali, compreso quello delle stimmate, rivivendo ogni venerdì nel suo corpo la Passione di Gesù Cristo (da quando Gesù stesso le apparve e le chiese “Vuoi essere come me?”). Dal 1930 alla morte visse inoltre totalmente immobilizzata. Ricordiamo che lo stesso generlae Charles De Gaulle la definì “la persona più eccezionale del secolo”.
Il suo caso, compreso quello delle stigmate, fu analizzato anche clinicamente. Su richiesta dello stesso Vescovo di Valence, nel 1942 fu visitata dal dott. A. Ricard (chirurgo dell’ospedale di Lione) e dal dott. J. De Chaume (professore alla Facoltà di Medicina dell’università di Lione e primario della Clinica neuropsichiatrica). Ne emerse questa diagnosi: “La Signora Marthe Robin non presenta turbe psichiche di rilievo, né segni di affezione clinica; escludiamo la frode, la simulazione e l’origine isterica delle manifestazioni (stigmate, inedia, visioni, estasi) e siamo obbligati a riconoscere la nostra impotenza (a darne una spiegazione), non vedendone né la causa né il meccanismo in base alle nostre attuali conoscenze; le consideriamo quindi di ordine soprannaturale”.


 


13 – I miracoli per intercessione della Madonna e dei Santi

I miracoli sono sempre opera di Dio, Creatore e Signore del cielo e della terra.
Nel Suo infinito amore, Dio vuole associare ciascuno di noi alla Sua opera di salvezza, mediante la nostra preghiera e la collaborazione alla Sua grazia. Per lo stesso motivo associa al Suo governo universale anche l’intercessione dei Santi, in primo luogo ovviamente quella potentissima di Maria Santissima; e ciò proprio in virtù della comunione con Lui e della conformazione a Lui.
Come abbiamo sopra ricordato, perché si giunga alla “beatificazione” di una persona che ha già compiuto il pellegrinaggio terreno ed è stata esemplare nella vita cristiana e poi al riconoscimento ufficiale della sua santità (canonizzazione – che impegna l’infallibilità pontificia), e quindi posta a modello ed aiuto per l’intera cristianità, si chiede al Cielo una conferma mediante un esplicito e documentabile miracolo (uno per la beatificazione ed uno per la canonizzazione).
Il giudizio ultimo ed infallibile spetta dunque al Papa, che è però in questo coadiuvato dalla Congregazione dei Santi. Qui si compie il talora lunghissimo iter (Processo) che può condurre alla beatificazione e canonizzazione; qui si esaminano tutte le testimonianze circa la vita e le opere del futuro santo; e qui si analizzano pure, con estrema attenzione e con l’apporto di autorevolissimi competenti nel campo scientifico e medico (Consulta Medica), almeno quei due miracoli necessari per giungere alla beatificazione e canonizzazione.

Il detto popolare su “vita, morte e miracoli”, per indicare un’analisi accuratissima di una persona trae spunto da questi processi di beatificazione e canonizzazione, come pure la menzione dell’Avvocato del diavolo, per indicare chi si oppone ad un’opera buona con ogni sorta di analisi che possa essere contraria, è realmente un avvocato che svolge questa funzione nel Processo, al fine di evidenziare tutte le possibili controprove.

Si tenga quindi presente che, nonostante il rigore scientifico e teologico posto in atto, per ogni nuovo beato e santo esiste tutta la documentazione scientifica di almeno un miracolo avvenuto per sua intercessione (si pensi che sotto il pontificato di Giovanni Paolo II sono stati proclamati 1338 Beati e 482 Santi, anche se tra essi c’è un gran numero di martiri cristiani).

La Consulta Medica presso la Congregazione per le Cause dei Santi analizza in modo accuratissimo la documentazione relativa ad un presunto miracolo; se l’esito è positivo dichiara che “tale guarigione, istantanea, perfetta e duratura – senza ricorso alla medicina –  non è spiegabile scientificamente. Accertato ciò, si passa all’analisi dei teologi. Quindi si giunge al Decreto sul miracolo da parte del Papa.

Sarebbe interessante indagare su questa documentazione anche scientifica, peraltro accessibile.

Alcuni di questi miracoli e delle relative rigorose documentazioni sono state ad esempio pubblicate dal giornalista Saverio Gaeta in: Miracoli. Quando la scienza si arrende, Piemme 2004. Già dalla lettura di questi dati si può scoprire che talora siamo di fronte a fenomeni totalmente inspiegabili dal punto di vista scientifico.

Ad esempio per una delle ultime beatificazioni (Milano, 25.10.2009), cioè quella di Don Carlo Gnocchi (1902-1956), il miracolo avvenuto per sua intercessione riguarda un uomo che, attraversato da una scarica elettrica di 15.000 volts e chiesto istantaneamente l’aiuto di don Gnocchi, è rimasto illeso.

Per la beatificazione di don Filippo Rinaldi (1856-1931, terzo successore di S. Giovanni Bosco) il miracolo è avvenuto già durante la seconda guerra mondiale, quando un proiettile scagliato da mitragliatrice aerea distrusse la mandibola ed i muscoli della lingua di suor Carla de Noni, ma per sua intercessione ricrebbero istantaneamente.

Per la canonizzazione di Juan Macìas (Perù, 1585-1645) il miracolo analizzato avvenne il 25.01.1949, quando in una mensa per i poveri di Olivenza (Spagna) erano rimasti solo 750 g. di riso e altrettanti di carne per 150 poveri; per tre ore, sotto la sguardo non solo della suora cuoca, ma di numerosi religiosi, gendarmi, notabili del paese, per intercessione del santo dal fondo di quella pentola sbucarono chili e chili di ottimo riso ancora crudo e mangiarono centinaia di persone; il prodigio cessò solo quando il parroco alla sera impose di togliere la pentola dal fuoco.
 


14 – Altri miracoli

Uno straordinario miracolo, poco noto anche se corredato di una accurata documentazione storica, è quello avvenuto a Calanda (Aragona, Spagna) il 29.03.1640 (dobbiamo ringraziare in proposito Vittorio Messori che l’ha accuratamente studiato e ce lo ha presentato nel suo Il Miracolo, Rizzoli 1998): si tratta nientemeno di un’istantanea riapparizione e perfetta ricongiunzione di un’intera gamba amputata e sepolta 4 anni prima! Tale eccezionalità, che potrebbe immediatamente far sorridere come di fronte ad un’ingenua fiaba, è in realtà documentata perfino da un rogito notarile, con la deposizione moltissimi testimoni oculari del fatto (del “milagro”, come si dice per antonomasia in Spagna): al povero giovane Miguel Juan Pellicer, su cui era passato un carro, nell’ottobre 1637 dovettero amputare una gamba appena sotto il ginocchio (presso il Real Hospital de Gracia di Saragozza, da parte del professor Juan de Estanga, primario e docente all’università di Saragozza, e Diego Millaruelo, maestro chirurgo). Secondo la tradizione del tempo, l’arto amputato era stato addirittura sepolto. Il poveretto, senza una gamba e privo di ogni assistenza, era popolarmente noto, poiché per tre anni mendicò proprio all’ingresso del grande Santuario di N. S. del Pilar a Saragozza (ancor oggi una via adiacente è intitolata infatti al “milagro”). Ebbene, la sera di quel 29 marzo 1640 Miguel Juan si coricò con una gamba e la mattina seguente si svegliò con entrambe: anzi, l’arto riapparso e ricongiunto era proprio la sua ex gamba, con dei segni particolari che potevano identificarla. Ebbene, oltre alla provvidenziale presenza in quella casa di soldati di passaggio (che hanno potuto fornire una testimonianza neutrale e disinteressata sull’avvenimento), ci fu anche la certificazione del fatto prodigioso in un atto pubblico (abbiamo l’originale, datato 2.04.1640, con processo e sigillo della magistratura) da parte di un funzionario pubblico presente (notaio), che raccolse la testimonianza giurata di 10 scelti testimoni scelti tra i tanti (al processo si ascoltarono 102 testimoni oculari, tutti concordi). Dobbiamo sottolineare che si tratta di un intero arto non guarito ma improvvisamente riapparso (dal nulla).

Nel 1864 al giardiniere belga Peter van Rudder si spezzò una gamba, che non si ricalcificava, anche per la mancanza di cm 3 cm (x 2) di tibia e perone. Il 16.02.1864 improvvisamente e istantaneamente le piaghe in cancrena si cicatrizzarono e crebbero all’istante cm. 6 di osso. Il visconte Alberich du Bus, notabile della Gran Loggia massonica del Belgio e senatore del partito anticlericale di cui era leader) vedendo il suo giardiniere ritornare completamente guarito, si convertì al cattolicesimo. 

Dobbiamo ricordare, che nei casi di immediata congiuntura di una frattura ossea (miracoli ad esempio frequenti a Lourdes) la scienza dice che: “Le fratture guariscono mediante la formazione di un sottile strato cartilaginoso in ambedue le estremità dei frammenti ossei. Sotto gli strati cartilaginosi poi appaiono dei vasi capillari destinati a portare fosfato di calcio, necessario per la progressiva incrostazione… si forma così lentamente (una frazione di 1 mg. al minuto) il callo osseo… per diventare solido ha poi ancora bisogno di deposito di fosfato di calcio portato dal sangue (a sua volta tratto dagli alimenti attraverso l’intestino)… per questo occorrono almeno 30/45 giorni per guarire una frattura (negli anziani molto di più)… Nel caso delle guarigioni istantanee di questo tipo, assistiamo invece alla produzione istantanea di elementi (fosfato di calcio) non esistenti. Si formano cioè istantaneamente gr. 4-5 di fosfato di calcio (che in tutto il sangue di una persona non è disponibile che gr. 1,5! e che comunque se ne rimanesse improvvisamente privo avrebbe gravissime conseguenze, non presenti invece nel miracolato – nemmeno dallo scheletro potrebbe arrivare questo istantaneo apporto di fosfato di calcio”. Da dove viene questa materia, questa energia? Non dal corpo, che non ce l’ha. Non dalla suggestione, che non produce materia stabile. Non da forze ignote, che appunto saremmo costretti irrazionalmente a supporre pur di rinunciare all’ipotesi Dio. è sufficiente trovare la causa in Dio (Causa prima di tutte le cose, energia, materia, movimento) invocato.

Infine, un caso di eccezionali poteri (paranormali?) e che costituisce a detta di molti “il maggior enigma vivente” (anche se coperto dalla massima discrezione da parte dell’interessato) è quello del torinese dottor Gustavo Adolfo Rol (1903-1994): scriveva e dipingeva a distanza, leggeva un libro chiuso, materializzava trasportava e annichiliva oggetti col pensiero, vedeva passato e futuro di chi gli stava davanti per la prima volta, prediceva senza mai sbagliare quale carta sarebbe stata estratta da chiunque da qualsiasi mazzo. Quale spiegazione scientifica? Piero Angela lo ha denigrato, ma di fatto è stato un mistero conosciuto anche da Einstein, da De Gaulle, Jemolo e Fellini (cfr. Vittorio Messori, La sfida della fede, Ed S. Paolo 1993, p. 83).


15. la SINDONE

una reliquia speciale
uno straordinario miracolo

che stupisce anche la scienza

La Sacra Sindone

Cos’è la Sacra Sindone di Torino? 

La Sacra Sindone è una reliquia straordinaria conservata nel duomo di Torino. Essa sarebbe il lenzuolo di lino (cm 436 x 110) che ha avvolto per circa due giorni il corpo di Gesù nella Sua provvisoria sepoltura e fu ritrovata dagli Apostoli (cfr. Gv 20,4-8) la mattina di Pasqua nel sepolcro vuoto. Essa riporta i segni della Sua Passione (flagellazione, incoronazione di spine, trasporto della croce, cadute e crocifissione) e addirittura della Sua Risurrezione (trasformazione del Suo corpo in un’altra dimensione, eterna, extra spazio-temporale). 
Come tutte le reliquie (ma anche apparizioni o rivelazioni private), anche quella della Sindone non è una questione che impegna la fede cattolica, cioè non è un argomento di fede, per cui i cristiani cattolici possono venerarla, ma sono pure liberi di credere o meno alla sua autenticità.
Però, oltre ad essere venerata nei secoli da milioni di persone, da poco più di cento anni la Sindone ha interessato progressivamente anche la scienza, con studi sempre più approfonditi e mezzi di indagine sempre più sofisticati. Esistono addirittura 32 discipline scientifiche che se ne occupano, complessivamente dette “Sindonologia”.

Il Centro Internazionale di Sindonologia fu fondato a Torino nel 1959 e svolge un’ampia attività di coordinamento e di sviluppo della ricerca e degli studi sulla Sindone, pubblica la rivista Sindon e gli atti di numerosi congressi nazionali ed internazionali che lo stesso organizza, e lo S.TU.R.P. (The Shroud of Turin Reserch Project), un’associazione di scienziati statunitensi che nel 1978 ha avuto un ruolo di rilievo, quando un équipe internazionale di scienziati effettuò una serie di esami e di prelievi sulla Sindone per un totale di 120 ore. In tempi più recenti gli studi e le ricerche si sono spostati anche in altri campi come quello biologico, informatico e chimico-fisico.

Ed è assai significativo che la Provvidenza abbia lasciato questo reperto, che al di là della devozione, stupisce progressivamente la scienza proprio per la sua unicità ed il suo inspiegabile mistero, proprio in un tempo in cui la cultura dominante sembra dare credo solo alle verità di tipo scientifico.
Pur non trattandosi quindi di una questione che impegna la fede cattolica, però proprio le obiettive ed autonome ricerche scientifiche su questo reperto/reliquia hanno progressivamente sollevato questioni interessantissime, la cui soluzione non sembra possibile senza ammettere che essa corrisponda esattamente a ciò che i Vangeli ci dicono sulla passione, morte e risurrezione di Gesù e quindi al lenzuolo che avvolse il Suo corpo deposto nel sepolcro.

La storia
Gli Apostoli hanno ovviamente immediatamente raccolto, gelosamente custodito e religiosamente venerato questa che è l’unica e decisiva reliquia di Gesù, morto e risorto. Così fu certamente mantenuta e venerata dalla Chiesa primitiva di Gerusalemme.
Nel IV secolo abbiamo testimonianze della sua presenza a Edessa (Turchia orientale).

A Edessa (oggi Urfa, nella Turchia orientale) nel 544 era conservata infatti una straordinaria immagine di Gesù “acheròpita” (cioè non fatta da mano d’uomo) o “theotèuktos” (fatta da Dio) , che molti studiosi identificano con la Sindone, ripiegata in modo tale da presentare all’osservazione il solo volto di Gesù (sarebbe il celebre Manylion di Edessa, murato in una nicchia per difenderlo dallo scoppio di una persecuzione, riscoperto nel 525, venerato solennemente lì ancora nel 639, pure dopo l’invasione araba). Questo spiegherebbe anche la antichissima e straordinaria coincidenza di fattezze nelle immagini del Santo Volto diffuse ovunque già nell’antichità.

Sarebbe poi stata trasferita a Costantinopoli nel 944.

Un’attendibile tradizione la colloca lì, precisamente nella basilica di Santa Maria di Blachernes, dove è venerata insieme ad altre importanti reliquie della Passione di Gesù. Lì sicuramente si trovava prima della conquista della città, nel 1204, stando a quanto scrive Roberto di Clary, cavaliere Piccardo, crociato, entrato a Costantinopoli prima della conquista. E proprio al tempo delle Crociate sarebbe stata trasferita in Europa.

Per i 150 anni successivi mancano documenti, per cui non si sa con precisione dove sia stata conservata. Si dice che sia stata presa e custodita dai Templari (l’ordine cavalleresco condannato come eretico nel 1307, anche per il culto segreto di un Volto Santo, e che a Templecombe in Inghilterra posseggono comunque un volto di fatto assai simile a quello sindonico).

Dalla metà del XIV secolo si hanno della Sindone testimonianze storiche certe e senza più interruzioni: nel 1353 è infatti presente a Lirey (Champagne, Francia).

Nel 1353 la Sindone risulta consegnata da Geoffroy (Goffredo) I di Charny, che l’aveva avuta in eredità, ai canonici di Lirey, perché venisse accuratamente conservata. A partire dalla metà del sec. XIV, la Sindone ha in Occidente una forte incidenza sulla pietà popolare.

Nel 1453 (da Ginevra) viene ceduta ai Savoia, che ne saranno i proprietari fino al 1983, quando Umberto II la lascia in eredità al Papa (allora Giovanni Paolo II).
La Sindone fu per questo conservata e venerata a Chambery (antica capitale del Ducato di Savoia, F) dal 1453 al 1578, quando venne trasferita definitivamente nel duomo di Torino (per custodirla nel 1694 viene costruita dal Guarini la splendida cappella), dove tuttora è conservata.

A Chambery nel 1532 è salvata per miracolo da un terribile incendio (che ne lascia però le tracce – colatura d’argento sull’angolo della Sindone piegata in 12, che corrispondono dagli evidenti 12 punti rattoppati dalle suore Clarisse del posto), come accadrà pure a Torino nel 1997.

Nel 1993 la teca d’argento che la contiene (piegata in 12 parti) venne posta dentro un’urna di cristallo blindato. Nella notte tra l’11 e il 12 aprile 1997 divampò un terribile incendio proprio nella cappella del Guarini del duomo di Milano: la Sindone fu salvata dai Vigili del Fuoco quasi in modo miracoloso, come fu più volte testimoniato dagli stessi anche in televisione, riuscendo a rompere con picconate quello spesso cristallo blindato e portarla via prima che si distruggesse completamente sotto le travi incandescenti caduti dalla cupola infuocata.

Nel 2002 la Sindone è stata per così dire “restaurata” (rimozione delle 12 toppe e del telo di sostegno applicato dalla Suore Clarisse) con interventi anche conservativi: da allora infatti non è più piegata in 12 parti nella storica urna d’argento, ma sempre distesa in un’urna di cristallo (coperto ma scopribile e mobile) dotata di sofisticatissimi sistemi di conservazione e protezione.

La scienza e la Sindone

Da oltre 100 anni la scienza (attualmente sono 32 i rami della scienza che se ne occupano!) sta studiando questa reliquia, aumentando lo stupore per il suo mistero (e miracolo) e confermando sempre più come tale lenzuolo possa essere proprio quello che ha avvolto per 48 ore il corpo di Gesù, deposto dalla croce e in esso sepolto, e dal cui interno sarebbe così improvvisamente sparito, trasformandosi in luce (vincendo definitivamente la morte e uscendo dai limiti spazio-temporali) e trapassandolo da parte a parte, lasciandovi però una misteriosissima impronta ortogonale uguale ad un perfetto negativo fotografico.

Il primo choc che derivò da uno studio scientifico compiuto sulla Sindone fu dato proprio durante la solenne ostensione del 1898 (25 maggio / 2 giugno), quando venne per la prima volta fotografata (dall’avv. Secondo Pia), sia pur attraverso il vetro, scoprendo in tal modo che l’immagine di Gesù si comportava come un perfetto negativo fotografico (e si rendevano chiari molti particolari prima ignoti).

Quando nel 1898 l’avvocato Secondo Pia ricevette il permesso di fotografare la Sindone, quindi di poterla riprendere e fissarne l’immagine con uno degli strumenti fotografici da poco inventati, ci si trovò di fronte ad una scoperta sconcertante, che non a caso segna l’inizio degli studi scientifici sulla Sindone. Infatti con quella fotografia non solo si poteva vedere e fissare assai meglio l’immagine dell’uomo della Sindone, ma si constatò con grande stupore che quella immagine era un perfetto negativo fotografico (i negativi venivano prodotti nelle pellicole dalle macchine fotografiche fino all’invenzione del sistema Polaroid e soprattutto dei metodi digitali contemporanei), per cui il suo negativo risultava essere un’immagine reale al positivo. Ci si potrebbe anche chiedere: poiché per produrre un negativo fotografico occorre una sorgente di luce – assente tra l’altro all’interno del sepolcro – come si è potuta formare quell’immagine? Inoltre la luce che la rende manifesta sembra per così dire sgorgare dall’interno di quel corpo e non illuminato dall’esterno!

Più precise fotografie furono compiute (dal professionista Giuseppe Enrie) durante l’ostensione del 1931 e del 1933. Nel 1969 ci fu una ricognizione privata con nuove fotografie, questa volta a colori.

La “Sindonologia”

Come abbiamo già indicato, 32 discipline scientifiche si sono occupate in questi ultimi 50 anni dello studio della Sindone. La Chiesa non si è mai opposta ma anzi ha sempre incoraggiato tali studi (qualche volta senza neppure la dovuta prudenza). Esistono in proposito numerosi centri e gruppi di ricerca. Di particolare rilievo sono il Centro Internazionale di Sindonologia, fondato a Torino nel 1959: oltre a svolgere un’ampia attività di coordinamento e di sviluppo della ricerca e degli studi sulla Sindone, pubblica la rivista Sindon e gli atti di numerosi Congressi nazionali ed internazionali che lo stesso organizza. Esiste poi la “S.TU.R.P.”, un’associazione di scienziati statunitensi, che già nel 1978 ha avuto un ruolo di rilievo, quando, al termine dell’ostensione pubblica di quell’anno (che vide l’afflusso a Torino di oltre tre milioni di persone), un équipe internazionale di scienziati effettuò una serie di esami e di prelievi sulla Sindone per un totale di 120 ore. In tempi più recenti gli studi e le ricerche si sono spostati anche in altri campi come quello biologico, informatico e chimico-fisico.

Nel 1973 furono prelevati i primi campioni per un accurato studio scientifico della Sindone e furono compiuti i primi studi ematologici, di microscopia ultrastrutturale e altri studi circa il tessuto (dal prof. G. Raes, direttore del Laboratorium di Meulemeester Word Technologie der Textilstoffenrijks dell’Università di Gent, Belgio) e perfino sui pollini che vi erano depositati (dott. Max Frei, direttore del servizio scientifico della polizia criminale di Zurigo) e che testimoniarono la presenza di pollini presenti solo in Israele, Turchia ed Europa centrale (luoghi dove appunto la Sindone è passata).

Nel 1973 (e nuovamente nel 1978) il biologo e criminologo svizzero Max Frei Sulzer del Centro Internazionale di Sindonologia effettua sulla Sindone alcuni prelievi di microtracce, rinvenendo granuli di polline di piante fiorifere, la cui identificazione ha consentito di provare la permanenza prolungata della Sindone, oltre che in Europa, anche nelle regioni palestinese ed anatolica.

Durante l’ostensione del 1978 (visitata da 3 milioni di pellegrini), furono compiuti per 120 ore moltissimi esami diretti sulla Sindone, da parte di celebri specialisti mondiali di molte discipline scientifiche.

La Sindone, avendo completamente avvolto (fronte/retro) quel Corpo crocifisso e risorto, ne riporta l’immagine in modo speculare (ciò che è destra era in realtà a sinistra, e viceversa).

La ricercatrice di origine ebraica Rebecca Jackson, che ha studiato attentamente i tratti somatici dell’uomo della Sindone, ha affermato che si tratta sicuramente di un ebreo. “Lo si evince in particolar modo da tre elementi: la vicinanza degli occhi alla radice del naso, la lunghezza del naso stesso e la pienezza del labbro inferiore”.

Sia l’impronta lasciata dal cadavere insanguinato (con tutte le caratteristiche della Passione e morte in Croce di Gesù, descritte nei Vangeli), in positivo sui due lati del tessuto di lino, sia quella lasciata dalla risurrezione (un impressionante negativo fotografico), su un solo lato del tessuto, non sono assolutamente un dipinto, non presentando al microscopio alcuna traccia di pigmento di colore.

Gli scienziati dello S.TU.R.P., mediante una complessa serie di esami (spettroscopia sia in luce riflessa sia in fluorescenza a raggi X e ai raggi ultravioletti, termografia, radiografia, ecc.), hanno accertato l’assoluta mancanza sul lenzuolo di pigmenti e coloranti.

I ricercatori D. Lynn e J. Lorre del Jet Propulsion Laboratory (NASA) di Pasadena (California, USA) hanno inoltre dimostrato “che l’immagine non possiede alcuna direzione privilegiata; e ciò prova che non può essere opera di un’artista che abbia usato delle pennellate”.

L’elaborazione elettronica in parallelo del volto dell’uomo della Sindone e delle principali icone del volto di Gesù risalenti al primo millennio dell’era cristiana (Giovanni Tamburelli e Nello Balossino, 1989) evidenzia un altissimo numero di punti di congruenza, tali da far ritenere molto probabile l’ipotesi che il volto dell’uomo della Sindone sia stato il prototipo dell’iconografia cristiana (almeno a partire dal VI secolo).

E pensare che qualcuno ogni tanto si ostina a dire che sia un falso medievale, o un dipinto, o addirittura una creazione di Leonardo da Vinci, dimenticando che la documentazione certa della Sindone (addirittura già ai Savoia) è precedente all’età di Leonardo.
 

Le ferite, il sangue

Sulle modalità di formazione dell’immagine (normalmente un cadavere non lascia alcuna traccia su un lenzuolo) numerose sono le ipotesi proposte. In nessun caso però i risultati sperimentali risultano veramente soddisfacenti (cioè strettamente comparabili con l’immagine della Sindone) e alcune caratteristiche appaiono fino ad oggi irriproducibili.

Particolarmente accurati e celebri sono stati gli studi compiuti dai medici Pierre Barbet, Giuseppe Caselli e Pierluigi Baima Bollone.

L’analisi (cominciando dal medico francese Pierre Barbet nel 1932) mise subito in evidenza che le numerosissime ferite presenti su questo corpo manifestano come si tratti del cadavere di un uomo dapprima flagellato e poi crocifisso.

L’abbondante sangue presente sulla Sindone, in corrispondenza delle ferite inferte al corpo dell’uomo flagellato e crocifisso che vi è stato deposto, è sangue umano di tipo AB (-)

Gli esami effettuati nel 1978 dal prof. Pierluigi Baima Bollone (medico chirurgo e Ordinario di Medicina Legale all’Università di Torino, direttore del Centro Internazionale di Sindonologia), oltre a identificare tale sangue come umano e del gruppo AB, ha rilevato pure (insieme ai globuli rossi) microtracce di mirra e di aloe (come il Vangelo ci dice essere stato provvisoriamente unto il corpo di Gesù, in attesa di una migliore e definitiva sistemazione che si sarebbe fatta il mattino del 3° giorno, cioè non appena passata la Pasqua ebraica, secondo gli usi del tempo).

è stato notato che anche il sangue del sudario che secondo la tradizione è quello conservato nel duomo di Oviedo in Spagna è del gruppo AB- (cfr. gli studi del dott. Carlo Goldoni), come pure quello del primo miracolo eucaristico (Lanciano, 750) sopra ricordato.

Possiamo oggi distinguere in questo abbondante sangue rimasto sul lenzuolo quello arterioso (ad esempio il rivolo destro della fronte, essendo fuoruscito dal ramo frontale dell’arteria temporale superficiale; sul retro del capo per la lesione dell’arteria occipitale) da quello venoso [ad esempio, sempre sulla fronte, la più evidente colatura a 3 rovesciato, dovuta alla lesione della vena frontale (quella forma potrebbe essere dovuta al corrugarsi, sotto spasmo del dolore, del muscolo frontale); sul retro del capo (dove si notano pure lesioni dovute a delle grosse spine conficcatevi – tali spine potrebbero essere ad esempio quelle che i botanici conoscono infatti col nome di “zizyphus spina Christi”, particolarmente lunghe e resistenti; anche questo coincide con la narrazione evangelica), dove troviamo sia sangue arterioso che venoso misto;  sul plesso vertebrale posteriore].

Si noti che la scoperta della distinzione tra sangue arterioso e venoso è del 1573 e che prima di allora la scienza ignorava questa distinzione ematica.

Tale sangue è quello di un uomo già morto. L’abbondante sangue fuoriuscito della ferita nel costato manifesta una già avvenuta separazione della parte cellulare dalla componente sierosa (il Vangelo ci parla di sangue ed acqua, fuorusciti dal costato per il colpo di lancia del soldato che doveva accertarne la morte).

Tale abbondante versamento ematico (sangue e liquido sieroso) dalla ferita dell’emitorace destro (a destra nel positivo della Sindone, quindi a sinistra nella realtà), quando Gesù era già morto, risulta continuare sul retro (dorso) fino a formare quasi una cintura: ciò è dovuto al proseguimento del versamento nel momento della sepoltura, cioè quando il corpo era già stato posto in posizione orizzontale (si notano persino dei dati dovuti al trasporto al sepolcro, in quanto ad esempio risulta l’impronta di tre dita di una mano maschile nel tallone del piede sinistro). Lo studio della sistemazione provvisoria del lenzuolo attorno al corpo rivela anche punti in cui è stato maggiormente piegato attorno al cadavere (per cui risulta ad esempio un anomalo prolungamento dell’impronta delle braccia e delle mani, dovuta appunto al rincalzo della tela attorno agli arti superiori, così come attorno ai piedi; così anche una presunta piega del lenzuolo sopra il capo, tale da spiegare l’anomala distanza tra l’impronta frontale e posteriore del capo). L’apertura della lancia è di cm. 4 (esistono ritrovamenti di lance romane, che presentano infatti un cuneo  di cm. 4 di larghezza). La trafittura di questo cuore manifesta pure delle necrosi che potrebbero derivare da un precedente recente (durante l’agonia nell’Orto degli Ulivi?).

I segni della flagellazione “romana”: mentre la flagellazione ebraica non doveva raggiungere i 40 colpi (oltre i quali la persona sarebbe rimasta per sempre sfigurata e persino uccisa), quella romana era assai più lunga e crudele. Il corpo della Sindone ha ricevuto su tutto il corpo (saltando solo la zona cardiaca e genitale) 121 colpi di terribili flagelli.

Si possono dedurre 121 colpi di flagelli ternari “taxillati” (cioè con parti terminali appesantite da pallottoline metalliche acuminate) e si notano le due sorgenti (due soldati che flagellavano, uno da un lato e uno dall’altro, su un corpo piegato (legato ad una bassa colonna).

Sulle spalle si nota una levigatura trasversale ed inclinata, che è il segno del trasporto (sulle spalle) del palo orizzontale (patibulum) della croce fino al luogo del supplizio, come era in uso per quelle condanne (il palo verticale o stypes era invece normalmente già infisso sul posto).

“Nella zona scapolare si vedono due vaste contusioni con escoriazioni che fanno pensare che un oggetto pesante e ruvido, portato probabilmente sopra il vestito, riaprì le ferite da flagello allargandone i bordi e deformandole” (L. Schiatti).

Inoltre sulla parte frontale del corpo, specialmente alle ginocchia ma anche sul petto e sul viso, c’è del terriccio, segno delle cadute (di Gesù) sotto il peso della croce mentre saliva al Calvario (non raccontateci dai Vangeli ma proprie della tradizione cristiana, pensiamo nella Via Crucis). In queste cadute (non potendo ripararsi neppure il volto in quanto con le mani legate al palo della croce che trasportava sulle spalle) ha battuto violentemente il volto a terra: notiamo sul volto della Sindone la tumefazione della guancia, dello zigomo destro, del labbro superiore e della mandibola, oltre alla rottura del setto nasale, il rigonfiamento di un occhio e la ferita sulla sopraciglia (ciò potrebbe essere dovuta anche ad una bastonata – non solo uno schiaffo, come dice il Vangelo – ricevuta da un soldato durante l’interrogatorio del Sinedrio).
L’uomo della Sindone è stato crocifisso. I particolari che rivela la Sindone coincidono esattamente con quanto ci dice il Vangelo: i segni dei chiodi nelle mani e nei piedi, la “corona di spine”, le ferite provocate dai flagelli, la ferita al costato, l’assenza di frattura delle ossa alle gambe (la rottura delle gambe era il modo  abituale quando si voleva accelerare la morte dei crocifissi, come fanno ad esempio ai due ladroni crocifissi con Gesù). Si noti però che questa esatta corrispondenza evangelica, non si allinea invece con altri dati propri della tradizione cristiana e delle pitture o sculture che riguardano la morte di Gesù, come la perforazione dei polsi e non del palmo delle mani, o la corona di spine che risulta essere non a corona attorno al capo ma a casco, così da produrre ferite da aculei (circa 50) e conseguenti versamenti sanguinei su tutto il capo.

La fissazione alla croce di un corpo (anche solo di kg.70) ad essa appeso mediante chiodi infissi nel palmo delle mani, dove cioè non esistono più giunture ossee, a meno che non fosse anche ad essa legato, non potrebbe durre oltre i 15’, perché appunto il peso stesso del corpo strapperebbe le fibre della mano. Lo sapevano bene i romani, che allora infiggevano il chiodo al centro del polso (un punto che oggi si definisce “spazio di Destot”), dove esiste la possibilità di perforarlo a parte a parte e giunture tali da sostenere tale peso. Si nota tra l’altro che attraversando il polso in questo modo, il chiodo incontra il “nervo mediano“ (sensitivo e motore), così da provocare non solo un atroce dolore, ma anche il piegamento del pollice all’interno della mano stessa. Non a caso, l’uomo della Sindone ha entrambi le mani che presentano 4 dita e non 5, essendo appunto i pollici rimasti all’interno del palmo nella rigidità cadaverica. Dipinti e sculture presentano quasi sempre Gesù trafitto con i chiodi nel palmo delle mani; un dipinto di Anton Van Dyc lo presenta invece inchiodato nei polsi, ma Van Dyck aveva visto la Sindone a Torino nell’esposizione del 1625. Le colature di sangue dai polsi, con due angolazioni, indicano il lieve movimento (accasciamento e sollevamento) compiuto dal Crocifisso e permesso dalla possibilità di spingersi talora un poco coi piedi sul “suppedaneum”.

Dalla Sindone si evince inoltre che il cadavere di quel uomo flagellato e crocifisso è andato ovviamente in rigidità cadaverica: ad esempio i pollici, che come abbiamo notato si ritraggono all’interno con la perforazione dei polsi, rimangono nascosti sotto le mani, ma anche le gambe rimangono rigide ad un’altezza diversa (così da sembrare zoppo), poiché i piedi venivano fissati alla pedana (suppedaneum) della croce uno sull’altro con un unico chiodo. Dalla Sindone si evince pure che il capo, nella rigidità cadaverica, è rimasto abbassato, con soli cm 8 (invece di 18) dallo sterno.

Molti medici che hanno potuto studiare accuratamente la Sindone hanno dedotto senza ombra di dubbio che a quel uomo che ha avvolto, rimasto in rigidità cadaverica (rigor mortis), fu inchiodato prima il piede destro e poi, sopra, il sinistro, contorcendolo (col chiodo infisso tra il secondo e il terzo spazio metatarsale). Dando l’impressione di un corpo leggermente contorto (“curva bizantina”), come se fosse sciancato e zoppo. In Oriente, fin dal IV secolo, le immagini di Gesù – delle cui fattezze com’è noto il Vangelo non ci dice praticamente nulla – diventano di fatto simili le une alle altre e sembrano proprio riferirsi alle fattezze del Gesù della Sindone (il che comprova la sua antichità); addirittura troviamo molte immagini di Gesù praticamente zoppo, cioè con una gamba più corta dell’altra, dato incomprensibile ma che solo il riferimento alla Sindone può ora giustificare e far comprendere.

Nonostante la rigidità cadaverica, quel corpo non presenta però tracce di decomposizione, per cui quel lenzuolo ha avvolto quel cadavere per non più di 36 ore. 
Inoltre nessuno pare abbia potuto estrarre quella salma dall’interno del lenzuolo, poiché tale operazione, cioè il distacco del lenzuolo così intriso di sangue ormai rappreso da un cadavere così insanguinato (sia pur provvisoriamente ripulito ed unto con oli ed aromi), avrebbe certamente prodotto dei segni di strappo, invece totalmente assenti dalla Sindone. Questo rivela che quel corpo non si spostò e non fu spostato dal lenzuolo che lo ha avvolto per non oltre 36 ore. 
Insomma, quel cadavere pare sia sparito dall’interno!

Nella Sindone non abbiamo dunque solo a testimonianza della passione e morte di Gesù, ma della Sua stessa Risurrezione, pur essendo la Risurrezione una fatto unico, soprannaturale, con un lato storico (spazio-temporale, cioè il corpo che i trasforma in quel momento in quel sepolcro) ed uno meta-storico (quel corpo esce dallo spazio-tempo per virtù propria e rimane in ogni tempo e luogo, per l’eternità).
 

L’impronta del corpo trasformato (risorto)!
Spesso si pensa che la Sindone riporti solo la già straordinaria impronta della Passione e morte in croce di Gesù. In realtà c’è qualcosa di ancora più strabiliante, misterioso, miracoloso: l’impronta della Sua risurrezione.

Ricordiamo che il vero decisivo “miracolo” da cui dipende tutta la verità del cristianesimo, cioè la certezza che Gesù è Dio ed è quindi  l’unico salvatore dell’uomo, è proprio la risurrezione (v. il punto 4.4 di Gesù Cristo).

Abbiamo detto che l’immagine della Sindone non è un dipinto e che oltre all’impronta lasciata dal sangue (sui due lati del tessuto) c’è un’immagine di Gesù che corrisponde ad un perfetto negativo fotografico (come si evidenziò già nel 1898, non appena fu inventata la fotografia: il suo negativo fotografico è un positivo, che evidenzia assai meglio i tratti del volto e della persona di Gesù). 
E’ proprio tale immagine, che è su un solo lato del tessuto (comunque in fronte/retro), il mistero più grande della Sindone.
Risulta tuttora inspiegabile dalla scienza come si sia potuta formare questa immagine.

Gli scienziati dello STURP hanno rilevato che tale misteriosa immagine corporea è assente al di sotto delle macchie ematiche (e dunque si è formata successivamente ad esse) e che è dovuta a un’ossidazione disidratante della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto avvenuta tramite un processo di formazione ancora ignoto e certamente non dovuto all’uso di mezzi artificiali.

Quando le Clarisse di Chambery, nel XVI secolo, rattopparono la Sindone nei 12 punti bruciati dall’incendio, la fissarono anche su un telo d’Olanda come supporto di sostegno o fodera, per cui il retro non risulta più visibile. Al termine dell’ostensione del 2000, prima di riporre la Sindone nella nuova tecnologica teca che ormai la tiene distesa, si approfittò per compiere nuovi studi, nuove foto e per la prima volta anche una scannerizzazione elettronica: fu proprio quest’ultima analisi a rivelare che mentre nel retro rimangono le macchie di sangue in corrispondenza delle ferite (e gli aloni dovuti all’acqua gettatavi sopra per spegnere l’incendio), non v’è invece traccia dell’immagine del corpo; ulteriore riprova che la Sindone non è un dipinto e neppure che l’immagine è stata ottenuta tramite “strinatura” o esposizione al calore (come qualcuno sosteneva anche in tempi recenti).

Nessun esperimento è riuscito a riprodurre qualcosa di uguale.

Si è cercato ad esempio di produrre un tale tipo di immagine mediante vapori ammoniacali: si ottiene qualcosa di analogo, ma l’immagine così ottenuta penetra però nel tessuto, cosa che non è invece nella Sindone, dove l’immagine è solo superficiale.

Tale immagine è una sorta di “proiezione” ortogonale del corpo, come se fosse stata prodotta da una reazione nucleare di quel corpo (la cui durata deve essere stata di frazioni infinitesimali di secondo, così da non bruciare il tessuto ma da lasciarlo solo “impresso” come una lastra fotografica), sparendovi dall’interno. Qualche scienziato parla di una proiezione dovuta ad una sorta di raggi gamma.

Nel 2008 un gruppo di scienziati dell’ENEA, nel laboratorio di Frascati, ottenne qualcosa di analogo irradiando su un telo un fortissimo e istantaneo lampo di luce prodotto da un laser a eccimetri.

Tale immagine è inoltre indelebile.

Le analisi hanno appurato che l’immagine, pur essendo molto debole ed a bassissimo contrasto, è indelebile: 25 tipi di solventi di laboratorio non sono riusciti a sopprimerla.

Si è poi scoperto che tale immagine, a differenza di qualsiasi dipinto o anche fotografia, si comporta incredibilmente come se fosse di origine tridimensionale.
Questo dato stupefacente emerse già nel 1977, quando alcuni scienziati della NASA (l’ente spaziale USA) chiesero ed ottennero di poter sottoporre la Sindone ad una sofisticatissima analisi elettronica, che permette di riportare a tre dimensioni ciò che nasce a tre dimensioni (come ad esempio una rilevazione spaziale dell’altezza dei crateri lunari o di pianeti), cosa che appunto non avviene se si sottopone a tale esperimento un dipinto o una semplice fotografia. 
Tale esperimento lasciò attoniti e stupefatti gli scienziati della NASA, perché la Sindone, sottoposta a tale esperimento, diviene tridimensionale!

L’origine della tridimensionalità, riproducibile con questo strumento, è dovuta ad una luminosità direttamente proporzionale alla distanza dal lenzuolo delle diverse parti del corpo. Tali risultati furono confermati da J. Jackson ed E. Jumper della NASA, utilizzando un analizzatore spaziale VP8.

Il portavoce di quegli studiosi americani, Kenneth E. Stevenson, parlò di “oggetto impossibile”, aprendosi al mistero (cfr. il suo libro Verdetto sulla Sindone). Altri studi ad opera del dott. J. P. Jackson e del dott. E. J. Jumper, dell’Accademia delle Forze Aeree del Colorado (USA) hanno potuto confermare che questa tridimensionalità (dedotta dalla distanza telo/corpo) non possa assolutamente essere stata prodotta da un artista, tanto meno dei secoli medievali.

L’ottenimento della tridimensionalità della Sindone ha permesso tra l’altro di evidenziare particolari prima difficili da rilevare. è stato inoltre possibile produrre una statua (quindi tridimensionale) della Sindone.

Già nel 1978 il prof. G. Tamburelli e il prof. N. Balossino (del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino), con la collaborazione di un’equipe dello CSELT (gruppo IRI-STET), ha potuto ottenere un’immagine tridimensionale a più alta definizione. Si evidenziò tra l’altro che sulla palpebra destra c’è traccia di un oggetto circolare (già intravisto nel 1954 sul negativo fotografico da Francis L. Filas), che nel 1997 è stato identificato come una moneta romana del I sec. d.C. (del tempo di Tiberio Cesare).

Secondo gli studi del gesuita F.L. Filas, della Loyola University di Chicago, potrebbe trattarsi di un “Lituus” e per il numismatico M. Moroni addirittura del “Dilepton Lituus”, coniato da Ponzio Pilato tra il 29 e il 32 d.C.

Può forse apparirci oggi strano che sia stata posta una moneta sul volto di Gesù deposto nel sepolcro, ma era invece usuale nelle sepolture del tempo; ma forse anche in questo modo Dio ha voluto lasciare dei segni riconoscibili dall’uomo del nostro tempo, che pare credere solo alla scienza.

E’ stato infine calcolato che le innumerevoli corrispondenze, impensabili un secolo fa, dell’uomo della Sindone con il Gesù dei Vangeli, statisticamente parlando ci offrono una certezza praticamente assoluta (con un margine di incertezza di 10 alla -83) che la Sindone di Torino sia effettivamente il lenzuolo che ha avvolto Gesù nel sepolcro (Fanti – Marinelli), pur essendo come s’è detto una questione che non coinvolge, né affermativamente né negativamente, la fede cristiana.


La questione dell’esame col C14 (compiuta nel 1988)

Contrariamente a tutti gli altri studi compiuti sulla Sindone (raramente noti al grande pubblico), l’esame al radiocarbonio (C14) compiuta nel 1988 – ovviamente col permesso della Santa Sede – dai laboratori di Oxford (GB), Tucson (USA) e Zurigo (CH), per giungere ad una “datazione” della Sindone stessa, diede come risposta un periodo che va dal 1260 al 1390 d.C., il che ovviamente dimostrerebbe che non si tratta del lenzuolo che ha avvolto Gesù nel sepolcro ma di un falso medievale (e la notizia ebbe ovviamente una tale eco da essere nota ai più ancor oggi come prova della falsità della Sindone).
In realtà tale esperimento è risultato fin da subito assai discutibile (e discusso) ed oggi è considerato di fatto nullo (persino da uno dei tre laboratori – quello di Oxford –  che l’hanno compiuto).

Anzitutto, come si evince dalle riprese cinematografiche dello stesso momento del prelievo dei campioni (in una piccolissima zona ovviamente marginale della Sindone) non si sono usate le opportune cautele (contatti avuti col tessuto; vi si infilarono perfino fili di cotone dovute al fondo immesso dalle Clarisse nel XVI sec.); inoltre è palesemente contrario alla corretta procedura che si attua in analoghi esperimenti che gli artefici di tali esperimenti sappiano quale oggetto stanno esaminando e che siano tra loro in contatto (per avere una maggiore obbiettività; in questo caso si tratta tra l’altro di laboratori culturalmente protestanti e ostili al cattolicesimo e all’esistenza e importanza delle reliquie in quanto tali).

Si potrebbe intanto osservare come il metodo di datazione mediante C14 non sia sempre preciso, specialmente quando lo si utilizza non per ere geologiche ma per date storiche. Non a caso tale metodo ha presentato talora plateali errori.

Ad esempio: “proprio il laboratorio di Tucson (USA) datò al radiocarbonio un corno vichingo al 2006 d.C. (Sunday Times, 7.07.2008), una mummia egiziana ha dato date diverse per le ossa e le bende (1000 anni più giovani delle ossa, e questo forse proprio per gli unguenti usati), la rivista Science ha documentato che alcuni gusci di lumache vive hanno dato con questo metodo una datazione di 26.000 anni, una foca appena uccisa risultò morta da 1300 anni (Antarctic Journal, periodico di ricerche geo-biologiche artiche), una pelliccia di mammut di 26.000 anni fa datata appena 5600 anni fa (Radiocarbon)”.

Inoltre proprio l’unicità di questa reliquia – e tanto più se riporta davvero l’impronta misteriosa della risurrezione di Gesù, con quella istantanea e fortissima radiazione che ha permesso di far sparire il corpo dall’interno e di lasciarmi il negativo fotografico – rende assolutamente non idoneo questo metodo di datazione, che si basa appunto sulla radiazione del carbonio e che è immediatamente alterato da altre fonti energetiche, specie di questa portata.

Lo studioso inglese Christopher Derrick fece infatti osservare che se quel lenzuolo fu davvero sottoposto alla folgorazione della risurrezione del corpo del cadavere che conteneva, tale fatto ha certamente sconvolto ogni criterio di radiostazione al C14.

Inoltre basterebbe pensare all’incendio del 1532 (a Chambery), che ha provocato una colatura d’argento fuso su un angolo della Sindone, distruggendola in 12 punti (rammendati ma evidenti ancor oggi): un tale evento ha ovviamente alterato e reso impossibile ogni datazione al radiocarbonio.

Gli studi degli scienziati L. A. G. Valdes (1993) e Dimitri A. Kouznetsov (del laboratorio di ricerca biopolimeri “Sedov” di Mosca, 1995) hanno fornito risultati sperimentali che provano come inquinamenti di tipo biologico e chimico sono in grado di alterare considerevolmente l’età radiocarbonica di un tessuto. Poiché la Sindone è certamente stata sottoposta a inquinamenti di tipo biologico (lo provano le microtracce ritrovate su di essa – si pensi che su di essa c’è traccia perfino del fumo di candele e delle mani, basterebbe pensare solo ai metodi spartani con cui  periodicamente stata esposta alla devozione dei fedeli nei secoli passati) e chimico (soprattutto dell’incendio subito), i risultati della datazione secondo il metodo del C14 sarebbero comunque falsati.

Kouznetsov dimostra sperimentalmente come anche l’incendio del 1532 avesse ringiovanito il carbonio radioattivo presente nelle fibre (la variazione di quantità di carbonio radioattivo presente nella Sindone è variato del 25% del totale); l’esatta datazione può essere ricondotta al I sec. d.C.!

Nel 1993 il prof. Arnaldo Aaren Upinsky, vice-presidente del Centro Internazionale di Sindonologia, chiese insistentemente che venisse ripetuto l’esame del C14, ritenendo errato, anche per le procedure usate, quello compiuto nel 1988.

Nel 2008 lo stesso laboratorio di Oxford che aveva compiuto l’analisi ha pubblicamente ammesso di avere sbagliato nella datazione della Sindone compiuta nel 1988, e lo ha fatto nientemeno che in un documentario mandato in onda dalla BBC e intitolato Shroud of Turin (anche se ovviamente non se ne è parlato da noi).

Infine si dovrebbe notare che il mistero della Sindone, se fosse un falso medievale, sarebbe ancora più fitto e inestricabile, poiché ancor meno si riuscirebbe a spiegare come allora avrebbero potuto produrre tutte quelle combinazioni di dati che solo la scienza contemporanea è riuscita (e certamente ancora parzialmente) ad evidenziare senza riuscire a spiegare. 

Vedi sito ufficiale della Sindone.