Eutanasia


La medicina … e le derive dell’umanesimo ateo e materialista

Nella deriva anticristica che caratterizza la “modernità” e il dominante pensiero contemporaneo (vedi), in cui sostanzialmente l’uomo si sostituisce a Dio e si fa padrone assoluto di se stesso – pena poi cadere nella sottomissione alle ideologie, ai poteri dello Stato o dell’economia, o più semplicemente alle proprie passioni … comunque finalmente sotto il giogo di Satana – emerge anche la volontà di porre fine alla propria vita e persino a quella altrui, qualora la si ritenga non “degna di essere vissuta”. Non si tratta solo del dramma e gravissimo peccato del suicidio, ma di ottenere questo dallo Stato come un proprio diritto: l’eutanasia!

Questo “peccato di Stato”, scambiato come al solito per “diritto”, al pari di altri (v. aborto, procreazione assistita, utero in affitto, ecc.), oltre ad aver fatto comparsa già nelle statolatrie dei sistemi totalitari del ‘900 (basti pensare a certe decisioni del nazismo sull’eutanasia in chiave eugenetica), s’è introdotto ora già in 7 Paesi (in primis il Benelux). E dove l’ha fatto, ha prodotto un delirio in cui pare poi difficile porre dei limiti: si è velocemente passati dall’eutanasia passiva a quella attiva, da quella volontaria a quella involontaria, da decisione individuale a quella decisa dai medici o dallo Stato stesso (anche contro il parere degli interessati)!

In tale deriva della modernità, in cui appunto l’uomo si sente sempre più padrone assoluto di se stesso, e pian piano addirittura degli altri, dove la scienza viene unilateralmente idolatrata come salvezza del mondo, anche la medicina (lo vediamo anche in questa emergenza mondiale) si eleva a nuovo “salvatore” e persino a nuovo “padrone” dell’uomo; e i suoi lodevoli progressi (a parte clamorosi fallimenti e occultate impotenze) assurgono, in una sorta di “delirio d’onnipotenza”, alla stregua di nuova “religione” dell’umanità e i medici a nuovi “sacerdoti” di essa.
Questa veste soteriologica (di salvezza) le permette di assumere sempre più un potere totale sull’uomo, così che tutto, dalla vita prenatale alla morte, deve essere sotto il suo dominio, ovviamente per il nostro bene o come si dice oggi per il nostro “miglior interesse”; e richiede una obbedienza assoluta e talora anche cieca (cioè persino quando mancano le prove scientifiche … o ce ne sono invece per altre terapie però censurate!); così tutto deve essere addirittura “ospedalizzato” (già dalla gravidanza) e lasciato sotto il governo dei medici o dei cosiddetti “esperti” e comitati tecnico-scientifici.

Tra l’altro, nonostante i suoi lodevoli progressi, troppo spesso la medicina rivela tuttora una impostazione di tipo ideologico, ancora positivista e materialista (che si crede moderna ma in realtà è appunto ancora ottocentesca), che trascura una visione “olistica” dell’uomo, cioè unitaria e completa, un umanesimo integrale. Già i Greci parlavano di tre livelli dell’essere umano: “soma” (corpo), “psiche” (mente) e “pneuma” (spirito). In questo lo spirito (anima spirituale) ha importanti riverberi anche sulla mente e persino sul corpo (oltre ovviamente che per la salvezza eterna)! Solo da qualche tempo alcuni ambienti della medicina, ad esempio statunitense, sembrano rivalutare questo aspetto.
In tal senso teniamo inoltre presente anche l’attuale crescita esponenziale di disturbi psichici, e proprio nelle società più benestanti, in concomitanza appunto con una desolante povertà spirituale; non a caso c’è in tali Paesi una crescita esponenziale di depressioni e di suicidi e persino, laddove è permessa, di una richiesta di eutanasia anche per questo!

Se il progresso della medicina ha permesso certo di migliorare la vita fisica (e talora anche psichica) dell’uomo, talora il suo “delirio d’onnipotenza” la orienta verso due opposti estremismi: o vuole intervenire a tutti i costi, con cure e interventi esagerati (fino ad un vero e proprio “accanimento terapeutico”), o, al contrario, si sente chiamata (ed è appunto il caso dell’eutanasia) a lasciar morire e persino ad infliggere la morte, addirittura quando ritiene che un’esistenza non sia più “degna di essere vissuta” e nel “miglior interesse” del paziente!

La questione del significato. Al di là dei diversi temperamenti psicologici, una vera esperienza di fede cristiana, dove il dolore acquista persino un valore “salvifico”, alla luce della Croce di Cristo Signore (cfr. il bellissimo documento di Giovanni Paolo II Salvifici doloris), permette di vivere l’esperienza del dolore, della malattia e persino della morte imminente, in un’altra profondissima dimensione, che non fa sprofondare nella disperazione ed anzi eleva l’anima e la persona ad un livello ancora più alto e fecondo.
Anche l’amore (dei familiari ma anche degli operatori della salute) che deve circondare i pazienti, tanto più se elevato all’altezza della “carità” (amore di Dio), permette all’ammalato e persino al morente di vivere non in una totale solitudine il suo dramma (molte richieste di eutanasia sono per questo!), ma di essere accompagnato e sostenuto proprio in questo momento critico e fondamentale dell’esistenza.

Non dimentichiamo che è stato proprio il cristianesimo a porre l’ammalato non ai margini (come nelle società pagane) ma al centro dell’attenzione e della carità della Chiesa e della società (secondo le parole stesse di Gesù, v. Mt 25,31-46; così nella 5^ “opera di misericordia corporale” e la 4^ “opera di misericordia spirituale”, vedi in fondo al Compendio CCC), anche nei casi estremi (lebbrosi, appestati, moribondi); da cui la nascita degli “ospedali” (dalla Chiesa), che non a caso portano spesso nomi di Santi (anche in riferimento ai grandi “Ordini ospedalieri” nati da alcuni Santi proprio per questo). Com’è significativo ad esempio che in Francia gli ospedali vengano chiamati spesso anche Hôtel-Dieu, alla lettera “casa di Dio”: è il nome dato in Francia fin dal VII secolo a strutture assistenziali situate in genere nei pressi delle cattedrali e posti alle dipendenze del vescovo; inizialmente destinate quale alloggio per i pellegrini (del resto anche “ospedale” deriva da ospitare), pian piano divennero anche ospizi per anziani e ammalati, poi ospedali in senso attuale, dediti alla cura degli infermi.

Non parliamo poi delle questioni economiche che ruotano oggi più che mai attorno alle questioni mediche: dai costi di un’esagerata “ospedalizzazione” (e oggi relativi “tagli”, talora unilaterali e sconsiderati, di cui abbiamo pagato il danno anche in questa emergenza sanitaria), alle pressioni delle potentissime case farmaceutiche, ma anche ad un innaturale invecchiamento della popolazione dovuta non solo ad un felice innalzamento dell’età media di mortalità ma soprattutto ad una sconsiderata “denatalità” (e l’Italia è purtroppo a livello di primato mondiale), il che rende sempre più insostenibili le cure mediche (oltre alle pensioni), normalmente in crescita con l’età, per un numero sproporzionato di anziani nella società.

Non ci nascondiamo che certe proposte ideologiche perché lo Stato agevoli e persino promuova l’eutanasia risentano pure di queste questioni economiche (meno anziani, meno ammalati = meno spese sanitarie) od è addirittura lo scopo recondito! 

La nuova ideologia che vuole propagandare pure l’eutanasia, anche questa in rapida espansione in Occidente, rientra in questa visione atea e materialista della vita, come pure in questo delirio della scienza e della medicina.

Inoltre, le inarrestabili derive di questa mentalità, una volta tradotte nel campo della giurisprudenza, possono ingenerare effetti anche pericolosissimi, tali da mettere in pericolo la vita di molte persone.

Nel Magistero della Chiesa (Documenti)

Non entriamo ovviamente qui nel merito di un’analisi accurata della questione dell’eutanasia, che ha ampi riflessi di tipo etico, oltre che medico e nella giurisprudenza.
Ricordiamo solo che tali questioni, di grande e grave spessore morale, sono state accuratamente trattate anche in molteplici interventi ed autorevoli documenti del Magistero della Chiesa, tenendo presente anche le nuove situazioni e le possibilità offerte dalla stessa medicina.

Ad esempio già la Dichiarazione sull’eutanasia Iura et bona (vedi) della S. Congregazione per la Dottrina della fede (5.05.1980); oppure la più recente Lettera, sempre da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, Samaritanus bonus (leggi), “sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita” (14.07.2020) (*).

(*) Quando l’anno scorso (2020) la S. Sede (Congregazione per la Dottrina della Fede) ha promulgato, ovviamente con la conferma del Papa, la Lettera sull’eutanasia sopra citata (Samaritanus bonus), il pensiero e i media laicisti italiani sono insorti, come ai vecchi tempi, dimostrando così che gli applausi che talora oggi riservano al presunto nuovo corso della Chiesa (che invece deve parlare non come piace al mondo ma come Dio le chiede, per il bene dell’uomo, e non può mutare nel tempo) sono solo quando pensano che oggi finalmente anche la Chiesa dia loro (e in ritardo) ragione, mentre rimane l’antico livore tutte le volte che (oggi purtroppo più raramente!) viene annunciata la verità. Allora in tal caso ritornano immediatamente gli antichi steccati (non da parte della Chiesa ma del pensiero laicista, veicolato dai media ed espresso anche dalla politica) e i soliti anatemi (capovolti), per non dire insulti.

Ecco ad esempio la reazione furiosa di Marco Cappato (su Il Riformista del 24.09.2020, vedi): “(Il Vaticano) afferma che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana, ed arriva a definire “complici” non solo coloro che aiutano i malati a interrompere la propria vita, ma anche i Parlamentari che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito” … “giunge persino a spaventare i malati terminali sostenendo che “una persona che sia registrata in un’associazione per ricevere l’eutanasia deve mostrare il proposito di annullare tale iscrizione prima di ricevere i sacramenti”… “(Il Documento) fornisce, con l’approvazione del Papa, un contributo alla violazione delle leggi dello Stato italiano e alla negazione del diritto all’autodeterminazione dei malati”!

È comunque testo di riferimento, come sempre, il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) (vedi) ai nn. 2276-2279 (sul suicidio vedi invece i nn. 2280-2283). In tale testo si sottolinea che l’eutanasia “è sempre moralmente inaccettabile” (sia attiva che passiva), in quanto “atto omicida, sempre da condannare e da escludere”. Diversa invece la questione della rinuncia al cosiddetto “accanimento terapeutico”, così come l’uso di “analgesici” e il ricorso alle “cure palliative”.

L’eutanasia

2276 Coloro la cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare. Le persone ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano condurre un’esistenza per quanto possibile normale.

2277 Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile.
Così un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L’errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest’atto omicida, sempre da condannare e da escludere.

2278 L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’“accanimento terapeutico”. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.

2279 Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte.
L’uso di analgesici per alleviaire le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate.

Oppure il relativo Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica (2005) (vedi), al n. 470:

Che cosa proibisce il quinto Comandamento?

Il quinto Comandamento proibisce come gravemente contrari alla legge morale:
– l’omicidio diretto e volontario, e la cooperazione ad esso;
– l’aborto diretto, voluto come fine o come mezzo, nonché la cooperazione ad esso, pena la scomunica, perché l’essere umano, fin dal suo concepimento, va rispettato e protetto in modo assoluto nella sua integrità;
– l’eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con un atto o l’omissione di un’azione dovuta, alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte;
– il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in quanto è un’offesa grave al giusto amore di Dio, di sé e del prossimo: quanto alla responsabilità, essa può essere aggravata in ragione dello scandalo o attenuata da particolari disturbi psichici o da gravi timori.


Nel sito vedi pure il documento sulla Dottrina sociale della Chiesa (domanda 31) o le numerose News sull’argomento, ad es. quelle del 20.11.2020, 2.10.2020, 18.08.2020, 2.06.2020, 23.04.2020, 15.01.2020, 23.10.2019, 15.03.2019, 27.02.2018, 14.12.2017, 10.09.2017, 4.06.2017, 2.06.2017, 10.04.2017, 6.03.2017.

Italia. Un Referendum?

In questo periodo (settembre 2021) si stanno raccogliendo in Italia le firme per chiedere un Referendum per l’approvazione dell’eutanasia nel nostro Paese. In realtà si tratterebbe di un’ulteriore estensione delle possibilità di eutanasia, visto che già la legge sulle DAT [Disposizioni Anticipate di Trattamento; varata dal governo Gentiloni al termine del suo mandato (*), il 22.12.2017, entrata in vigore il 31.01.2018 – vedi News del 27.02.2018] ha di fatto permesso una sorta di eutanasia (lasciar morire, anche con interruzione di idratazione, alimentazione e ossigeno), con tanto di impossibilità di obiezione di coscienza da parte dei medici!

(*) In questi anni, nonostante le gravi crisi, economiche e politiche, oltre che culturali e sociali, e ora quella sanitaria, la sempre traballante politica italiana è riuscita comunque a varare (frettolosamente e talora senza i dovuti iter parlamentari) delle leggi di altissimo spessore etico e di chiara impronta anti-cristica (contro la famiglia e la vita)!

Il governo Renzi, rovinato nel dicembre 2016 sotto i colpi di un Referendum sulla Riforma costituzionale da lui stesso voluta, riuscì a far passare la legge 76/2016 sulle “Unioni Civili” (in pratica una sottospecie di matrimonio omosessuale).

Si disse, come sempre, che era una legge di “civiltà”, che tutti gli italiani aspettavano da anni, per garantire presunti diritti da secoli violati e per stare al passo con un’Europa sempre più avanti di noi e che “ce lo chiedeva”. Peccato che dopo un anno dall’introduzione di tale legge, nonostante ci dovessero essere anche tutti gli “arretrati” che si diceva da decenni fossero in attesa della possibilità offerta da tale legge, le richieste risultarono solo 942 in tutta Italia.

Il governo Gentiloni, sempre dunque a guida PD, nelle ultime settimane del suo mandato (un mandato eccezionale e provvisorio, si disse, dato per approvare la legge elettorale e poi passare rapidamente alle elezioni), riuscì a legiferare, con grandi forzature in Parlamento, su un’altra questione di grave spessore etico: appunto la legge sulle DAT (cioè una sottospecie di eutanasia).
Si tenga presenta che in entrambi casi non viene neppure prevista, per gli operatori in causa, la possibilità di un’obiezione di coscienza (come del resto per il farmacista che è costretto a vendere pillole abortive)!
A proposito di leggi su questioni di grande spessore etico, se non riuscirono nel 2013 a far passare la legge Scalfarotto sull’omofobia, si è tornati com’è noto alla carica con la legge Zan, che avrebbe creato “reati di opinione” e la soppressione della libertà di pensiero, di espressione e persino di religione, così da far autorevolmente ricordare da parte del Vaticano all’Ambasciata italiana, cioè per via addirittura diplomatica (seppur morbida), che si violava in tal modo nientemeno che il Concordato! (cfr. News del 16.11.2020, 20.10.2020, 27.02.2020); ma anche questa volta pare rimessa un poco nel cassetto, nell’attesa che la bomba scoppi al momento opportuno.

La richiesta di un Referendum sulla liberalizzazione dell’eutanasia, anche questa volta promossa sostanzialmente dai Radicali (& C.), propagandata col solito uso demagogico di parole libertarie (i famosi “diritti” negati) e con la spettacolarizzazione e lievitazione dei “casi pietosi” (stati estremi, di cui peraltro è già stabilito il non “accanimento terapeutico”) e tesa a far passare la libertà assoluta di autodeterminazione, ha subito ottenuto un grande successo, così da superare rapidamente il minimo della quota richiesta (500.000 firme).
Come sappiamo (già dai tempi del Referendum sul divorzio e sull’aborto), la propaganda ingigantisce i numeri e confonde le menti, specie con la spettacolarizzazione dei “casi pietosi” (anche “casi cavia”, spettacolarizzati per creare precedenti, come in questo caso già con le uccisioni di Welby, Englaro, Fabo), mentendo sull’accanimento terapeutico (che invece è previsto e lecito interrompere, a determinate condizioni) e sulla sospensione di cure inutili (quando si tratta invece di cure vitali se non addirittura di sostegno alla respirazione e all’alimentazione-idratazione), per giungere all’assoluta autodeterminazione (devo morire quando voglio), che dovrebbe essere legalmente protetta dalla legge ed attivata dalla medicina di Stato.
Il tutto, ovviamente, deve essere coperto da belle quanto ingannevoli parole: un diritto, “dolce morte”, amore, lo Stato che deve smetterla di essere padrone della nostra vita e della nostra morte, per scivolare poi nella “vita non degna di essere vissuta” e persino a decisioni mediche stabilite “nel miglior interesse” del paziente!
Dobbiamo prestare moltissima attenzione a questa ammaliante ambiguità delle parole (peraltro tipica del demonio), a questa falsa pietà per casi dolorosi estremi; così come a fare politicamente attenzione a non aprire delle “brecce”, che facciano da apripista per estendere sempre più tali leggi (magari con l’aiuto dei TAR o della Magistratura, come vediamo continuamente in Italia, o come ci testimonia ad esempio l’Olanda). 

Entriamo un poco nel merito del Referendum richiesto
Il Referendum è richiesto dai Radicali Italiani, Partito Socialista Italiano, +Europa, Marco Cappato, associazione “Luca Coscioni”, Eumans 2020, Volt Italia, …
Il Referendum chiederebbe di andare oltre a quanto già permesso con le DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento), volendo cambiare l’art. 579 del Codice Penale (che attualmente vieta come reato il cooperare ad un suicidio).

Attualmente l’art. 579 del Codice Penale recita: “Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni. Non si applicano le aggravanti indicate nell’articolo 61. Si applicano le disposizioni relative all’omicidio se il fatto è commesso: contro una persona minore degli anni diciotto; contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno”.
Il Referendum vorrebbe abolire le prime parole dell’art. 579 (“Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni) e capovolgere il seguito (da “Non si applicano” a “Si applicano … le aggravanti indicate nell’articolo 61”).

In caso di vittoria, uccidere una persona col suo consenso non sarebbe più un reato. Si passerebbe infatti dall’attuale eutanasia passiva (perché le DAT permettono in fondo già questo, cioè la sospensione in certi casi delle cure e perfino della nutrizione, idratazione, ventilazione) all’eutanasia attiva (si può procurare la morte con un’iniezione letale o qualsiasi altro mezzo).
Le proibizioni che invece rimarrebbero sono: non si può fare su un minore, un incapace o nel caso in cui il consenso sia stato in qualsiasi modo estorto. (leggi)
È la conclusione logica di alcune premesse già enucleate dai giudici negli anni scorsi (quando appunto già non sanzionarono l’uccisione di Eluana Englaro e quella di Piergiorgio Welby), quando permisero cioè la sospensione non di terapie sproporzionate e inutili (come nel caso dell’accanimento terapeutico) ma di terapie salvavita o addirittura della semplice alimentazione-idratazione-ventilazione assistita.
Quello che infatti ora i Radicali & C. chiedono è in fondo solo l’estensione dei mezzi per uccidere: non solo passivamente (togliendo cioè terapie vitali), ma attivamente (con iniezione letale o altro).
 

N.B.: praticamente gli stessi che stanno promuovendo questo Referendum, hanno già raccolto più di 500.000 firme per un altro Referendum: sulla liberalizzazione della cannabis ! Guarda caso ….



Visto che sono ormai decenni (purtroppo anche in Italia, ed è particolarmente grave in un Paese che è il centro della cristianità!) che leggi di chiaro spessore non solo immorale ma addirittura anticristico (contro la famiglia e la vita) siano fatte passare, e diventino effettivamente leggi dello Stato, come leggi del progresso e della civiltà, guardiamo ad esempio cosa succede in altri Paesi, dove è ammessa l’eutanasia o comunque attuata (come in Inghilterra, dove l’eutanasia, come del resto in Italia, è ufficialmente proibita ma di fatto attuata, in conseguenza delle leggi già vigenti), che consideriamo più “civili” di noi e come tali da imitare, quando invece manifestano chiaramente l’avanzamento, in guanti felpati, della cultura “di morte” (come la chiamava Giovanni Paolo II, cfr. Evangelium vitae, 1995, v. nn. 12, 19, 64).

L’esperienza di altri Paesi

Ecco qualche esempio di dove possa portare questa deriva (nichilista) che ci viene da alcuni Paesi che hanno già percorso questa strada.
I 7 Paesi che hanno l’eutanasia sono: Olanda, Belgio, Lussemburgo, Colombia, Canada, Nuova Zelanda e dal 18.03.2021 la Spagna (cfr. Flash-News del 16.04.2021).

Olanda: una deriva inarrestabile

Dopo essere stata tra i primi Paesi al mondo ad introdurre la legalizzazione dell’eutanasia (suicidio di Stato), l’Olanda non ha conosciuto sosta nel moltiplicare le possibilità di attuarla, passando da quella “passiva” (lasciar morire) a quella “attiva” (uccidere) e da quella “volontaria” (richiesta) a quella “involontaria” (se il paziente non più in grado di decidere). Così il numero dei suicidi-omicidi di Stato ha continuato a lievitare: si è passati dai 1.882 casi del 2002 ai 3.695 del 2011, ai 5.306 nel 2014 fino ai 6.585 nel 2017. Anche il 2020 ha segnato il nuovo record di eutanasie praticate nel Paese: 6.938 casi (+9% in un solo anno, +382% in 18 anni).

In 208 casi la morte è stata data senza il consenso dell’interessato (in quanto considerato malato mentale; si tratta del 3%, di cui 2% per demenza e 1% per disturbi psichiatrici). In 17 casi, non avendo ottenuto la morte coi processi “normali”, è stata inferta “semplicemente” con un’iniezione letale.

Impressionanti sono state pure le motivazioni per richiedere/attuare il “suicidio di Stato”: su appunto 6.938 casi di eutanasia del 2020, 4.480 sono state le richieste (esaudite) di persone affette da un tumore, 458 per problemi legati al sistema nervoso, 168 sono stati uccise perché colpite da demenza (2 di queste, con demenza avanzata, sono state uccise anche se da sani avevano espresso in merito parere contrario!), 1 per “disabilità intellettiva”. Colpisce anche che 4 persone abbiano richiesto e ottenuto l’eutanasia perché colpite da Covid-19 e non volevano andare in terapia intensiva, 88 perché “depressi” (anche un preadolescente; sono già 16 dal 2001) e addirittura 235 per «accumulo di problemi legati alla vecchiaia». Il governo sta infatti discutendo se basti semplicemente aver superato i 75 anni (anche in buona salute) per richiedere e ottenere l’eutanasia. Insomma, basta sentirsi disperati o anche semplicemente vecchi per voler morire (con l’aiuto medico-statale). [fonte: Rapporto annuale del Governo olandese]

Non sarà perché manca un significato vero della vita?! (cfr. i dati sulla fede in Olanda oggi)
[cfr. News del 10.11.2020, 23.10.2019, 15.03.2019, 15.02.2014 (oltra a quella della situazione ecclesiale: News del 2.05.2021, 20.09.2018, 15.06.2018, 29.06.2017)]

Inghilterra: bambini uccisi

Nonostante che nel Regno Unito, come in Italia, l’eutanasia non sia ufficialmente ammessa, ricordiamo certamente gli sconcertanti “casi” dei bambini inglesi lasciati morire clinicamente di fame e di sete (cioè uccisi), in quanto il cinismo dei medici che li avevano in cura e dei giudici che avevano dovuto occuparsi di tali casi pietosi, contro la ferma volontà dei loro stessi genitori (e in certi casi anche di fronte alla mobilitazione dell’opinione pubblica mondiale!) sentenziò che la morte era da infliggere nel loro “miglior interesse”, perché quelle non erano vite “degne di essere vissute”.
Fu il caso ad esempio del bimbo londinese di soli 9 mesi di vita, Charlie Gard[cfr. News del 10.04.2017 e 2.06.2017], nato il 4.08.2016 ed affetto da una grave e rarissima patologia, ucciso dai medici del Great Ormond Street Hospital (il principale centro pediatrico di Londra), contro la volontà dei suoi stessi genitori (che furono persino portati in Tribunale per obbligarli a cedere) e la mobilitazione internazionale che si suscitò per salvarlo da quella sentenza di morte.

Questo particolare caso di eutanasia di Stato ha alcune peculiarità, oltre a quella evidente di essere praticata su soggetto non consenziente. In primo luogo nessun congiunto ha chiesto di uccidere il piccolo; inoltre si parla della “morte” come di un bene morale (“non è etico che Charlie continui a vivere, dissero i medici) e giuridico (visto che i medici hanno sentenziato che, visto che tale morte è “un bene”, perché i giudici dovrebbero negarlo, anche a chi è impossibilitato a richiederlo?).

Ecco cosa succede quando si toglie la vita dell’uomo dalle mani di Dio e si affida al potere dello Stato, come si vuole fare anche con le leggi sul “fine vita”. Anche in Inghilterra, come in Italia, la legge non parla apertamente di “eutanasia”, ma come si vede è sufficiente per mascherare con un falso pietismo questa “cultura di morte” e condurre a queste tragiche conseguenze.

L’anno dopo, ci fu sempre in Inghilterra il caso del neonato Alfie Evans, affetto da una malattia incurabile. Contro la ferma volontà dei suoi stessi genitori, i medici che lo avevano in cura e i giudici cui si era ricorsi decisero che doveva morire: così si interruppe la sua alimentazione e idratazione e si staccò la ventilazione assistita del suoi piccoli polmoni. Sconcertante il giudizio deliberativo dei medici: la vita di quel neonato era “inutile” e ucciderlo era nel suo “miglior interesse”. Il piccolo Alfie Evans fu così eliminato il 28.04.2018. (cfr. News del 30.04.2018)
L’anno scorso (cfr. News del 6.09.2020), sempre in Inghilterra, c’è stato anche il caso di un ragazzo di 12 anni, che aveva riportato gravi lesioni neurologiche, al quale la morte è stata inferta contro il parere stesso dei suoi genitori. 
Ancora pochi mesi fa abbiamo avuto, sempre in Inghilterra, il caso di una bimba disabile di 6 anni (Pippa Knight), lasciata morire dai medici (per distacco di ventilazione) nel suo “miglior interesse” e contro il parere della madre, che ha lottato fino all’ultimo per assicurarle le cure e tenerla in vita. (leggi)

Svizzera: “Venite. Vi uccidiamo noi!”

Non è uno cinico slogan, ma la realtà. Là c’è la civiltà, eutanasia compreso; qui invece siamo ancora retrogradi e senza libertà … di morire. Non a caso si parla spesso di questo espatrio-suicidio, anche in “casi” diventati tristemente celebri (v. Dj Fabo), sempre cavalcati per denunciare l’ingiustizia italiana e propagandare il diritto all’eutanasia anche da noi.
Ufficialmente è illegale farlo; ma ora addirittura è possibile anche solo se si è depressi! Ecco un caso recente:

Un uomo di 62 anni di Albavilla (CO), che soffriva di depressione, è andato nella vicina Svizzera per fruire dell’eutanasia (suicidio assistito) e l’ha ottenuta immediatamente.
Non si tratta quindi di pericolo di vita, di morte imminente e anticipata, di “staccare la spina” o di condizioni di vita proibitive o in “stato vegetativo” (che non giustificano ugualmente la richiesta di morte). Semmai di un uomo lasciato solo, senza famiglia e in carico ai servizi sociali.

Canada. Uccidono … anche chi non vuole!

Come abbiamo più volte sottolineato (cfr. News del 16.4.2021, 16.06.202018.08.2020, 22.01.2018, 10.09.2017), in Canada la “cultura della morte” pare non conoscere limiti. Ora uccidono anche chi non vuol morire! (leggi)
Una nuova estensione della legge in vigore sull’eutanasia (già estrema!) obbliga infatti all’eliminazione di coloro la cui “qualità della vita” non è considerata sufficiente.

Un uomo di 62 anni, già affetto da un tumore ma ancora in buone condizioni, è stato ricoverato per un’infezione alla vescica. Il medico ha deciso di non curare l’infezione (nonostante la richiesta del paziente e dei familiari) e di somministrare morfina: è morto dopo 24 ore.

In fondo però la legislazione del Canada è condizionata anche da fattori economici (nonostante sia un Paese ricco): ci si chiede infatti se sia più economico praticare l’eutanasia che proseguire con le cure (tanto più che solo il 30% dei canadesi ha accesso alle cure!).
A questo punto potremmo chiederci se il Canada non sia il primo Stato eugenetico del mondo! (leggi)


Eutanasia e donazione di organi

Pare macabro e incredibile a dirsi, ma dietro la continua estensione del “diritto” all’eutanasia, nella deriva nichilista e anticristica dell’Occidente, ci sono anche fattori economici di rilievo, come abbiamo osservato (troppi anziani, troppa ospedalizzazione, troppe spese sanitarie).
Pochi ne parlano, ma dietro ad una morte inflitta, specie se in soggetti ancora giovani, c’è anche la questione dell’espianto dei loro organi, per essere (venduti?!) trapiantati in altri esseri umani. (leggi)
Si tratta della cosiddetta “eutanasia del buon samaritano”! E’ già praticata in Belgio, Olanda e Canada.

Sulle questioni inerenti alla donazione degli organi, vedi altro documento.