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31.12.2020

Cina: soldati geneticamente rafforzati?

Il 2020 sarà sicuramenteo ricordato nella storia come l’anno della pandemia da Coronavirus.
Oppure sarà ricordato come l’anno del grande balzo della Cina verso il potere sul mondo?

Quando uno Stato, un Partito, un Capo di Stato diventano degli assoluti e addirittura si mettono al posto di Dio! (come in Cina, cfr. News del 2.03.2020), possiamo aspettarci di tutto … persino un esito apocalittico della storia (nel senso proprio biblico del termine – cfr. 2Ts 2,4).
«Non ci sono confini etici al perseguimento del potere da parte di Pechino», ha sottolineato di recente persino John Ratcliffe, direttore dell’Intelligence USA.

Ora, dopo la “bomba biologica” partita dai laboratori biologici militari di Wuhan [cfr. News del 27.10.2020 (virologa cinese Li-Meng Yan: il Covid-19 è stato prodotto artificialmente nei laboratori di Wuhan come arma biologica, per destabilizzare il mondo intero) e del 16.08.2020], cominciano a diffondersi notizie sulla possibilità che il governo (comunista) cinese cerchi di creare militari “geneticamente modificati”, mediante biotecnologie avanzate, per essere super-potenti, sia fisicamente che intellettualmente!
Lo afferma ancora J. Ratcliffe addirittura sul Wall Street Journal del 3.12.2020: i servizi segreti statunitensi sono certi che la Cina abbia «condotto sperimentazioni umane su membri dell’Esercito Popolare di Liberazione (Epl) nella speranza di sviluppare soldati con capacità biologiche potenziate».
Che la biologia e le nuove nano-tecnologie potessero diventare sempre più un enorme potenziale militare lo si evince non solo appunto dai laboratori biologici di Wuhan, da cui è partito il virus che quest’anno ha invaso e cambiato il mondo (laboratori messi sotto la direzione dell’Esercito Popolare Cinese, cfr. appunto News del 16.08.2020, in riferimento al testo di Joseph Tritto, intitolato “Cina Covid 19. La Chimera che ha cambiato il Mondo” e segnalato addirittura da AsiaNews), ma dal fatto che nella Terza Università Medica Militare della Cina già dal 2010 si enfatizzava l’importanza della biologia nel futuro della guerra (così il prof. Guo Jiwei nel suo testo War for Biological Dominance), fino appunto a pensare di ottenere “combattenti completi”, dal punto di vista sia fisico che intellettuale.
Così all’Accademia Statale delle Scienze Mediche Militari cinese già uno studio specifico di un ricercatore dell’Esercito Popolare di Liberazione nel 2016 ha classificato la tecnologia di ingegneria genetica Crispr-Cas tra le tre principali tecnologie che potrebbero aumentare l’efficacia di combattimento dei soldati»; e nel 2017 il maggiore generale dell’Epl e vice presidente della stessa Accademia, He Fuchu, ha indicato che «la rivoluzione militare biologica potrebbe giungere a controllare pure il cervello e la vita»! [fonte: Alex Wu / A. M. Valli, 16.12.2020]







29.12.2020

Immigrati … irregolari

Perché ci si ostina a parlare di “immigrazione” quando ci si riferisce invece a quella clandestina e irregolare? Perché si tende a definire “profugo” qualunque immigrato? È ignoranza o speculazione ideologica?

Sulla questione siamo intervenuti nelle News già parecchia volte [ad esempio, nel 2019, il 10.01.2019, 5.03.2019, 25.07.2019 e 5.12.2019; ma anche 2.12.2017)

Quando si parla di diritto a poter “emigrare” si deve pensare ad un fenomeno molto serio, più volte affacciatosi nella storia (anche degli Italiani).
Anzitutto si deve precisare che c’è prima ancora il diritto a “non dovere emigrare”: cioè di poter vivere in modo dignitoso, sia legalmente che economicamente nel proprio Paese (che tra l’altro si impoverisce sempre di più se vede continuamente evadere il proprio potenziale umano e le proprie forze lavorative, normalmente proprio quello dei giovani, che sono appunto il futuro di un Paese). È quanto sostengono ad esempio i Vescovi dell’Africa, in riferimento alle proprie popolazioni e ai loro giovani
(v. News del 25.07.2019).
Quando poi si tratta di Paesi in guerra o con regimi oppressivi o in estrema povertà o colpiti da particolari calamità naturali, se non è proprio possibile rimanere nel proprio Paese per migliorarne le sorti politiche, sociali ed economiche, c’è dunque il diritto a poter emigrare legalmente e senza rischi verso un altro Paese che possa garantire effettivamente condizioni di vita migliori, magari auspicando quanto prima un rientro nella propria patria. Si tratta appunto della condizione di “profugo” o comunque di immigrato regolare.
Il Paese di accoglienza, non solo per il bene della propria società ma per quello dell’immigrato stesso, ha il dovere di assicurare politiche che regolarizzino tale flusso migratorio, che permettano una vera integrazione nell’orizzonte di ideali di cui vive una società e reali possibilità di lavoro e di condizioni di vita degne. In tal caso, una volta assicurate queste condizioni, lo Stato può accogliere l’immigrato che giunge con regolari mezzi di trasporto* ed ha reali prospettive di vita dignitosa in quel Paese.

* Avevamo fatto notare (cfr. News del 2.12.2017) che con quanto viene ad esempio pagato uno scafista per attraversare il Mediterraneo dalla Libia o dalla Tunisia all’Italia, come uno schiavo e rischiando la morte, l’immigrato potrebbe permettersi un regolare volo addirittura in “business class” con una prestigiosa compagnia aerea.

L’immigrazione “irregolare” o “clandestina” è tutt’altra cosa, contraria alla vita e dignità stessa della persona o famiglia emigrante, oltre che un gravissimo problema per il Paese ospitante!
E' l’inganno di un “viaggio della speranza” che spesso si rivela un viaggio verso l’inferno, se non addirittura verso la morte. E tutto ciò con mezzi di trasporto costosissimi ma pericolosissimi, in mano a uomini e organizzazioni senza scrupoli, veri “schiavisti” e trafficanti di merce umana, che lucrano cifre vertiginose su tale emigrazione. Così l’arrivo nel Paese o continente desiderato, laddove riesce senza morire prima, è un salto nel buio, col serio rischio di essere permanentemente un “clandestino” (se non viene rimpatriato), senza casa, senza lavoro, senza diritti fondamentali (scuola, salute, ecc.), oppure trattato come schiavo, come manovalanza per il lavoro nero, se non per la malavita (e, se donna, per la prostituzione).
Tra i clandestini, poi, si può concretamente nascondere chi odia il Paese o il Continente in cui entra, ne calpesta i valori, l’identità culturale e religiosa, non ha alcuna intenzione di “integrarsi” e persino di rispettarne le leggi; se non addirittura chi si insinua (come successo, anche recentemente*) per compiere atti terroristici contro il Paese stesso, considerato uno storico “nemico” o addirittura la sede del diavolo.

* sottolineiamo ad esempio il caso del tunisino di 21 anni Brahim Aouissaoui, sbarcato a Lampedusa il 20.09.2020, e che soli 9 giorni dopo (29.09.2020) ha compiuto l’attentato terroristico nella cattedrale di Nizza, sgozzando e decapitando 3 persone!

In questi casi, al di là del doveroso soccorso per chi è comunque in pericolo di vita, si deve fare molta attenzione a non confondere il dovere dell’accoglienza (e, cristianamente parlando, della “carità”) con quello che di fatto è persino un terribile incoraggiamento a tale turpe traffico di esseri umani.
Non parliamo poi di chi nasconde, dietro questa facciata di solidarietà, ingenti interessi economici (basti pensare non solo a quanto vengono pagati già gli “scafisti” nel Mediterraneo, ma anche alle sovvenzioni private e statali fornite alle Organizzazioni – non governative ed anche ecclesiali – che paiono tanto attente agli immigrati, ma che di fatto o di proposito si trovano ad essere complici di tale ignobile “immigrazione clandestina”, con tutto ciò che essa appunto comporta).

Non parliamo poi dell’ideologia globalista, sostenuta dai “poteri forti”, che vede (senza dirlo esplicitamente, ma nascondendolo dietro parole tanto sensibili!) in questo sommovimento continuo di popoli e mescolanza irrazionale (nel senso che non si forniscono “le ragioni” delle proprie radici o si negano) di culture e religioni, un’occasione propizia per eliminare ogni identità (come indicava la celebre canzone Imagine, cantata come un mantra liberatorio anche in occasione di attentati terroristici, come pure il classico “minuto di silenzio”, cioè di vuoto!) e raggiungere così il tanto auspicato New World Order, sotto un unico potere politico ed economico (con tanto di Religione unica mondiale, finalmente “inclusiva”…).

Ebbene, tutta questa confusione di termini e di questioni (probabilmente tanto voluta quanto nascosta), nel corso di quest’ultimo anno s’è accresciuta in Italia ancor più, nonostante il pericolo della pandemia da Covid-19 (che un poco però ha silenziato chi tanto parlava in modo ossessivo di immigrati …) e il conseguente ulteriore tracollo dell’economia e impennata della disoccupazione!
Così, mentre nel precedente governo (2018/2019) il flusso di immigrati clandestini aveva conosciuto una significativa inversione di tendenza (drastica diminuzione di sbarchi in Sicilia, cui faceva da contrappeso una crescita nelle rotte per la Spagna o dalla Turchia/Grecia e Balcani), l’attuale governo (2019/2020) ha fatto tornare i numeri a livello degli anni precedenti il 2018 (compreso i morti affogati nel Mediterraneo!).
La rotta mediterranea per l’Italia è infatti tornata ad essere quella preferita dai trafficanti di esseri umani! Ed è assai raro (quasi nullo) che si tratti di “rifugiati”, come sopra descritto. 
[Sull’impossibilità poi di rimpatriare chi si dichiara gay, v. News del 26.11.2020]

(dati immigrati clandestini gennaio/settembre 2020, forniti dall’agenzia europea Frontex):

dalla Turchia alla Grecia: 15.300 (-74% rispetto al 2019)

dal Marocco alla Spagna: 11.000 (-40% rispetto al 2019)

(per la Spagna bisogna però aggiungere quelli della rotta atlantica sbarcati alle Canarie: 18.000).

rotte verso l’Italia (via mare): 24.400 (gennaio/settembre) + 10.000 (settembre/metà novembre), triplicati rispetto al 2019

dal confine Sloveno (dalla Turchia/Balcani): 15.900, il doppio rispetto al 2019.

Lo Stato italiano continua a sostenere finanziariamente le Ong (nonostante molte siano estere, che fanno però sbarcare i clandestini in Italia, ed abbiano pure introiti privati e pubblici, anche dalla UE, che poi lascia sola l’Italia; e quelle italiane sono quasi tutte vicine alla sinistra, v. ad esempio la Mediterranea Saving Humans, che ha come protagonista Luca Casarini) e le associazioni caritative della Chiesa che si occupano del problema (in genere anche queste vicine alla politica di sinistra).
In 5 anni tali cooperative hanno incassato circa € 20 miliardi!

Per far fronte all’epidemia (col serio pericolo di ingresso di persone infette da Covid-19, oltre che di altre pericolosi virus e patologie infettive), il governo ha noleggiato pure 4 navi, da utilizzare come spazi sicuri per la “quarantena” degli immigrati trovati già positivi al virus, per un costo mensile di € 5 milioni!

Solo a mo’ di esempio, guardiamo quanto successo in pochi giorni a novembre.
Il 19 sbarcano a Roccella Jonica 117 clandestini, di cui 93 positivi al Covid-19.
Il giorno dopo (20) sbarcano ad Augusta dalla nave-quarantena “Suprema” 199 immigrati clandestini, ormai considerati negativi al tampone (mentre sulla nave rimangono ancora 624 immigrati, ancora positivi).
Nello stesso giorno 20 tunisini sono riusciti a fuggire (ancora positivi!) dalla nave-quarantena “Rhapsody” (di cui 9 riacciuffati poi dalla polizia).
Il 24 arriva a Pozzallo (RG) l’altra nave-quarentena “Azzurra”, che sbarca 223 clandestini.

In questi giorni il Parlamento si appresta ad approvare il Decreto Immigrazione voluto dal governo.

C’è poi il progetto, con ampio risalto mediatico, ResQ per la nascita di una nuova Ong italiana che si occuperà di immigrati (People Saving People, che ha come presidente onorario l'ex magistrato di “Mani Pulite” Gherardo Colombo e presidente effettivo Luciano Scalettari) e pare sarà dotata di una nave propria (lunga m. 40 e dotata di due gommoni con 10 uomini di equipaggio e spazi per altri 9 tra medici e giornalisti), per un costo iniziale di € 2.100.000.

Al progetto aderiscono già 130 associazioni, ma si auspica che in pochi mesi diventino 1.000.

Tra i sostenitori: il presidente della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) Beppe Giulietti, seguito dai più celebrati giornalisti italiani, l’Associazione Articolo 21, i leader delle Sardine Mattia Santori e Giulia Trappoloni e l’Alto Commissario dell'UNHCR Filippo Grandi (che ha dichiarato: “Applaudo questa iniziativa e sono stupito che ancora si stia a discutere se sia giusto salvare persone che rischiano di annegare in mare. È semplicemente un obbligo”. Eppure l’UNHCR, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dovrebbe sapere bene la differenza tra immigrato, profugo e immigrato irregolare; ma sostiene pure che chi viene raccolto in mare deve essere comunque sbarcato in Italia). Insomma, tante belle firme di associazioni e giornalisti famosi, tutti accomunati dalla solita mobilitazione umanitaria “politically correct” … dimenticando peraltro come l’Italia sprofondi sempre più, dal punto di vista economico, industriale, sociale, anagrafico (per non dire anche culturale e religioso). [fonte: NBQ, 15.12.2020]

Tutto ciò determinerà un ulteriore incremento del turpe commercio di esseri umani (a rischio morte non remoto) da parte di gruppi e scafisti senza scrupoli, nel Mediterraneo e verso l’Italia (in genere poi lasciata sola dalla UE).

Ultime notizie [fonte: NBQ, 29.12.2020]

Sbarchi di clandestini a luglio: 7.063
Sbarchi di clandestini a novembre: 5.360
Sbarchi di clandestini a dicembre (limitati dalle condizioni del mare), fino a ieri (28.12.2020): 1.571 (cioè 3 volte quelli del dicembre 2019 e 5 volte quelli del dicembre 2018).

Negli ultimi giorni:
Mentre a Pozzallo (RG) ieri (28.12.2020) sono stati sbarcati dalla nave “Azzurra”, finita la quarantena, altri 272 clandestini (dopo i 223 già sbarcati dalla stessa nave il 24.11.2020, v. sopra), il 26 dicembre a Lampedusa sono sbarcati un altro centinaio di migranti irregolari.
In questi 
giorni sono sbarcati sulle coste ioniche calabresi (crotonese) 32 clandestini iraniani e iracheni, a bordo di una barca a vela guidata da un equipaggio di tre moldavi (spesso reclutati, insieme agli ucraini, dai trafficanti turchi che gestiscono questi traffici diretti verso la Calabria).
Il 23 dicembre sono sbarcati in Sardegna (coste di Sulcis) 25 immigrati clandestini algerini.

Sbarchi complessivi di clandestini nel 2020 (fino a ieri, 28.12.2020): 34.134 (dati ufficiali del Ministero dell’Interno), mentre nel 2019 furono 11.439 (di cui il 60% dopo il nuovo governo).

Tra i clandestini (quasi nessuno ‘profugo’), le nazioni d’origine sono: Tunisia (12.873, cioè il 38%), Bangladesh (4.141), Costa d'Avorio (1.950), Algeria (1.458), Pakistan (1.400), Egitto (1.263), Sudan (1.125), Marocco (1.030), Afghanistan (1.009), Iran (989) e Somalia (876).
Si noti che si tratta quasi totalmente di paesi islamici …









 

25.12.2020

Natale: un fatto storico, non un mito

Più che la precisione della data della nascita del Signore Gesù, è decisivo che sia un reale evento storico, cioè che Dio sia effettivamente entrato nella storia degli uomini, per salvarli e introdurli nell’eternità di Dio.
Però, specie l’evangelista Luca, medico e discepolo di Paolo (che scrive, ispirato da Dio, il 3° Vangelo e gli Atti degli Apostoli), ci tiene a sottolineare l’accuratezza della propria indagine e la collocazione storico-geografica della venuta e missione di Gesù (cfr. Lc 1 e 2).

Ora, anche le ricerche storiche più aggiornate ci indicano che Gesù sia effettivamente nato il 25 dicembre del 2 a.C. * (quindi con un leggero anticipo rispetto al conteggio ufficiale degli anni dalla sua nascita, secondo il calendario cristiano, divenuto poi universale). Ecco qualche esempio.

Il giorno della nascita di Gesù
Molti, specie in questi ultimi decenni, hanno pensato che i primi cristiani, per celebrare la data della nascita di Gesù (il 25 dicembre), vera luce del mondo, abbiano ‘cristianizzato’ la festa pagana della luce (il che avrebbe comunque un profondo significato teologico), quella cioè del Sol Invictus, celebrata dai Romani in prossimità del solstizio d’inverno, cioè proprio quando, nell’emisfero settentrionale, le giornate cominciano ad allungarsi (cioè dal 21 dicembre).
I dati storici sembrano invece testimoniare addirittura il contrario.
Mentre infatti è documentato che i cristiani festeggiassero la nascita di Gesù il 25 dicembre sicuramente già agli inizi del III secolo (cfr. la testimonianza di S. Ippolito di Roma), ad ufficializzare il culto pagano del Sol Invictus, importandolo dall’Oriente, fu Marco Aurelio Probo nel 274 d.C., facendolo festeggiare proprio il 25 dicembre, quindi non il giorno esatto del solstizio astronomico (il 21 dicembre) ma qualche giorno dopo, cioè proprio quando i cristiani festeggiavano il Natale del Signore!

Anche recenti scoperte ebraiche sui turni sacerdotali dell’A.T. per officiare nel tempio, attestano che per l’anno corrispondente al 3 a.C. il turno della classe di Abia, cui apparteneva Zaccaria (lo sposo di Elisabetta, cugina di Maria Santissima), fosse tra il 14 e il 21 del mese corrispondente a quello di settembre. Come sappiamo, proprio in quel frangente sacro, Zaccaria ebbe dall'arcangelo Gabriele l’annuncio che sarebbe diventato padre, nonostante l'età avanzata e la sterilità di Elisabetta, di colui che sarà Giovanni il Battista. Effettivamente, terminato il turno sacerdotale nel tempio di Gerusalemme e tornato a casa (ad Ein Kerem, tuttora esistente, a 9 km. di distanza, nella regione montuosa della Giudea) e unendosi a sua moglie Elisabetta, Zaccaria generò colui che sarebbe stato poi il Precursore del Signore. Potrebbe essere stato proprio il 24 o 25 settembre. La Chiesa tuttora celebra come solennità la nascita (ed è l’unico caso) del Battista il 24 giugno, cioè 9 mesi dopo (e l’anno sarebbe appunto il 2 a.C.). Quando Maria SS.ma riceve l’annuncio dall’arcangelo Gabriele che sarebbe diventata, se accettava, la Madre del Signore Gesù (Dio fatto uomo) per opera dello Spirito Santo, il messaggero celeste fa notare, come segno che “a Dio nulla è impossibile”, che la cugina Elisabetta era già al 6° mese di gravidanza. Siamo quindi attorno al 25 marzo (cioè 6 mesi dopo il 25 settembre sopra indicato), giorno in cui infatti la Chiesa celebra la solennità dell’Annunciazione, cioè dell’Incarnazione del Logos divino! E la nascita di Gesù avviene quindi, ovviamente 9 mei dopo, il 25 dicembre!

L’anno della nascita di Gesù
Tutto il mondo conta gli anni dalla nascita di Gesù (2020 l’attuale). Ma Gesù sarebbe invece nato 2 anni prima, cioè nel 2 a.C. *.
Com’è noto, ai tempi dell’impero romano gli anni si contavano dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita), corrispondente al 21 aprile del 753 a.C. (del calendario cristiano).
Oltre che dalla fondazione di Roma, si teneva pure il calcolo degli anni in base alle Olimpiadi, considerando che la prima Olimpiade si tenne nel 776 a.C. (e poiché, come ancor oggi, le Olimpiadi si tenevano ogni 4 anni, l’intero intervallo quadriennale veniva considerato come quell'‘anno olimpico’).
Un ordinamento più preciso e unificante del calendario ci fu con Giulio Cesare (appunto il “calendario giuliano”, molto attento ai documenti d’archivio dell’impero). [L’anno olimpico inizia però a luglio, mentre quello romano del calendario giuliano a gennaio, come ancor oggi].
Già nel III secolo d.C. Marco Terenzio Varrone, che coordinò i diversi calendari locali delle zone dell’impero, riferendoli sia alla Prima Olimpiade che alla fondazione di Roma (come aveva fatto già lo storico Giuseppe Flavio nelle sue Antichità giudaiche della fine del I sec. d.C.), stabilì che la fondazione di Roma corrispondeva appunto al 753 a.C. dell’era cristiana (diventata poi calendario universale, col nuovo conteggio degli anni dalla nascita di Gesù Cristo ed a ritroso per gli anni precedenti). Secondo questi calcoli, Roma sarebbe stata fondata il 3° anno della 6^ olimpiade (visto che la Prima Olimpiade fu nel 776 a. C., con cadenza quadriennale, la VI Olimpiade fu nel 756 e il 3° anno del quadriennio era appunto il 754-753; ma, trattandosi del mese di aprile, l’anno era dunque il 753). Ad esempio, l’anno del consolato di Pio e Ponziano (238 d.C.) fu il 991° ab Urbe condita e il 1014° anno delle Olimpiadi.
Quando nella prima metà del sec. VI gli studi di Dionigi il Piccolo permisero il computo preciso degli anni dalla nascita di Gesù Cristo, si fece coincidere l’anno “1” (non esistendo l’anno “0”) con il 754 ab Urbe condita (il 753 è l’1 a.C. e il 752 di Roma è l’anno 2 a.C.), in base al quadriennio della 194^ Olimpiade (che andava dal 4 a.C. al 1 d.C.; mentre non esiste appunto l’anno "0" ed i mesi successivi al luglio del 2 a.C. sarebbero già nel 3° anno della 194^ Olimpiade).
Esattamente come documenta il primo “Martirologio romano”, che indica che Gesù nacque a Betlemme nell’anno 752 dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita), nel 42° anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, all’epoca della 194^ Olimpiade.
Ottaviano Augusto, nipote di Giulio Cesare e appartenente pure alla sua milizia, fu imperatore dal 43 a.C. (designato dallo stesso Giulio Cesare già nel 44 a.C., suo ‘fatidico’ ultimo anno).
Così 
il già citato Padre-teologo S. Ippolito di Roma agli inizi del III secolo riferisce che Gesù è nato il 25 dicembre del 42° del regno di Augusto (cioè necessariamente a fine anno del 2 a.C.; altrimenti, se per esempio si fosse trattato di ottobre o inizio novembre, l’imperatore, che compiva gli anni di regno a fine novembre, l’anno di regno sarebbe stato ancora il 41°).
Anche S.Ireneo di Lione, il grande e vescovo-teologo del II secolo, parlava della nascita di Gesù nel 41° anno del regno di Augusto (Ireneo, alla maniera orientale, conta l’anno 1 con un ritardo di poco più di un mese, ma il “suo” 41° anno è ancora il 2 a.C.. A Roma si usava invece contare come anno 1 il momento dell’accesso al regno e così il 42° anno di Ippolito è certamente il 2 a.C.).
Anche l’altro grande “Padre della Chiesa” Tertulliano, nei primi anni del terzo secolo scrive che Gesù è nato nel 41° anno di Augusto, 15 anni prima della morte dell’imperatore (agosto del 14 d.C.) e 28 anni dopo la morte di Cleopatra (nel 30 a.C.): ulteriore conferma che Gesù sarebbe nato nel 2 a.C.* dell’era cristiana.

* Il conteggio del 2 a.C. (che si avvicina molto al conteggio degli anni, ancora attuale e universale, dalla nascita di Cristo nell'anno <0>) è dato dal problema (che si è ripresentato addirittura di recente nella celebrazione del 2000: se il 3° millennio cristiano fosse iniziato in occasione di quel Giubileo o il 1°.01.2001), questione appunto dell'anno <0>: esiste? Molti sostengono di no (si è passati dall'1 a.C. all'1 d.C.), perché il 1° anno di vita (anche di un bambino) sarebbe appunto quello immediatamente dopo la nascita. In realtà il 1° anno di vita risulta essere l'anno <0+mesi>, tanto è vero che facciamo il 1° compleanno dopo 1 anno e contiamo i nostri anni come quelli dopo il compleanno anagrafico (che in realtà è il successivo anno di vita: se ho 20 anni significa che ho compiuto 20 anni e ora sono nel 21° anno di vita).
Chi poi sostiene, ed è notizia che si è diffusa negli ultimi anni, che Gesù sarebbe nato addirittura nel 6 a.C., si basa sul fatto che lo storico Flavio Giuseppe parlerebbe della morte di Erode il Grande nell'anno corrispondente all'anno 4 a.C., in realtà dimentica che quell'anno è quello della prevista suddivisione del regno tra i suoi figli, non della sua morte. Altri dati storici, anche dello stesso Flavio Giuseppe, forniscono infatti il riferimento della sua morte nell'anno corrispondente all'anno 1 a.C.
Quando nella prima metà del sec. VI gli studi di Dionigi il Piccolo permisero il computo preciso degli anni dalla nascita di Cristo (e così si cominciarono a contare ufficialmente gli anni, cioè non più dalla fondazione di Roma o in base alle Olimpiadi, ma prima e dopo Cristo), non presentando appunto l'anno <0>, si calcolò (contando gli anni a ritroso prima di Cristo) che Roma venne fondata nel 753 a.C., facendo appunto coincidere l'anno <1> con quello 754 "ab Urbe condita" e di conseguenza tutti gli altri anni prima o dopo Cristo.
L'errore, dunque, non è così vistoso come quello che molti dicono (di 6 anni, con la nascita di Cristo che sarebbe avvenuta nel 6 a.C.), ma semmai di 2 anni (o di 1, o persino un conteggio esatto, se si elimina l'anno <0>, come è stato fatto).


 









22.12.2020

 Ancora su Ungheria e Polonia  baluardi

Abbiamo già sottolineato come l’Ungheria, pur costretta dal comunismo nel secolo scorso ad una fede cristiana clandestina e violentemente perseguitata, rappresenti oggi, nel panorama della UE, un baluardo a difesa dell’identità cristiana, della bellezza della famiglia e della intangibilità della vita umana (cfr. News del 4.05.2020 e del 23.11.2020).
Così, il 15.12.2020 il Parlamento ungherese ha approvato una legge che definisce la famiglia come quella composta da una donna come madre e un uomo come padre, vietando di fatto le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e complicando pure le adozioni da parte di persone single.
All’inizio di quest’anno, l’Ungheria ha pure approvato una legge che dichiara che il 'genere' di un persona è quello del sesso biologico alla nascita, bloccando i tentativi delle persone transessuali di cambiare la loro identità di genere legalmente.
Inoltre, oltre a custodire la propria identità cristiana, l’Ungheria vuol pure far fronte alla drammatica denatalità che sta conducendo la UE (e particolarmente l’Italia!) al suicidio demografico, anche se un poco tamponata dalla selvaggia immigrazione, in genere islamica.
Il Ministro per gli affari familiari Katalin Novák ha sottolineato, a proposito della denatalità, che, mentre alcuni Paesi europei sperano di far fronte al suicidio demografico con l’immigrazione, creando altri gravi problemi di integrazione, l’Ungheria sta cercando di invertire la tendenza con incentivi finanziari per le famiglie che hanno più figli. Infatti il governo ungherese ha iniziato ad offrire incentivi finanziari al matrimonio e alla procreazione, ad esempio con “prestiti agevolati” a coloro che si sposano senza aspettare età troppo avanzate (specie per la donna); tali prestiti sono poi ‘condonati’ per 1/3 se la coppia sposata ha due figli e addirittura totalmente se ha tre o più figli. Le donne con quattro o più figli sono poi esentate a vita dall’imposta sul reddito. Le famiglie con almeno tre figli hanno poi diritto ad una sovvenzione per l’acquisto di un’auto che possa ospitare famiglie numerose (con 7 o 9 posti).
Così il Paese ha già conosciuto, solo nel 2019, 
un aumento di matrimoni del 20% e si attende entro breve anche l’incremento della natalità!

Abbiamo appunto più volte osservato (cfr. News del 23.11.2020, 1.08.2020 e 4.05.2020) come Ungheria e Polonia rappresentino nella UE due baluardi non solo a difesa dell’identità cristiana dei loro popoli, contro il neocolonialismo culturale e ideologico dell’Occidente, ma anche a difesa della famiglia e della vita umana dal concepimento alla morte naturale.
Ma oggi, opporsi all’ideologia Lgbt+ (senza ovviamente nulla togliere al rispetto delle persone che si dichiarano tali, ma anche evitando una propaganda ideologica in tal senso, particolarmente nociva sui bambini), all’aborto indiscriminato e promuovere la vita e la famiglia vera, vuol dire essere “discriminati” e “scomunicati” dal pensiero unico dominante in Occidente (specie nella UE) e dalle pretese del New World Order, sempre più intollerante per chi non si adegua al nuovo potere mondiale, di stampo massonico se non addirittura satanico.

Così, nell’arco di sole due settimane, il Parlamento UE ha infatti prodotto due Risoluzioni (non vincolanti ma assai significative) contro questi due Paesi membri: la Risoluzione n. 2790 del 13/11/2020, che, addirittura con la scusa della pandemia (?!), obbliga a promuovere l’ideologia Lgbt, il diritto all’aborto (compreso quello “farmacologico precoce in forma domiciliare”) e l’accoglienza dei migranti; e il 26.11.2020 un’altra Risoluzione che si oppone nientemeno che alla Sentenza della Corte Costituzionale Polacca sull’aborto eugenetico! 
Significativo e preoccupante che in tali Risoluzioni ci si riferisca, a supporto, ad organismi peraltro solo consultivi (come l’ONU, in quanto strumento del potere unico mondiale, e il suo presunto “diritto all’aborto”) e ai cosiddetti nuovi ‘valori europei” (che coinciderebbero con i presunti diritti inventati dalle nuove ideologie dominanti), invece che al reale Stato di diritto, agli stessi Trattati europei e alle Convenzioni ONU, e soprattutto al rispetto del Diritto Costituzionale dei Paesi sovrani (come nel caso della Polonia, i cui parlamentari hanno persino denunciato tale Risoluzione come incredibile sostegno alla ribellione costituzionale, alle proteste violente e agli atti di vandalismo nel proprio Paese)!
Ma Polonia e Ungheria hanno dimostrato di non volersi sottomettere supinamente ai dettami del potere unico mondiale e ad una UE che tradisce la propria stessa Costituzione e non rispetta la volontà dei popoli degli stessi Stati che la compongono e la finanziano.
Così, al violento attacco anche del Parlamento UE per imporre i "diritti Lgbt" all'Ungheria e per contestare il divieto dell'aborto eugenetico in Polonia, contro lo stesso spirito dei Trattati in quanto tutte materie di competenza nazionale, questi due Paesi, oltre ad aver minacciato il veto sul bilancio UE (cfr. News del 23.11.2020), il 26.11.2020 si sono coalizzati nel “Patto di Budapest”, firmato dai premier Orban e Morawiecki, nel quale i due Paesi, per farsi rispettare da Bruxelles, sono stati costretti a ribadire i diritti inviolabili degli Stati membri, ma sempre più contraddetti da Parlamento ed Istituzioni europee, fino a minacciare il diritto di veto al bilancio europeo. Così, avvicinandosi il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo europei del 10-11 dicembre su Recovery Fund, Next Generation EU e Obiettivi Climatici, con la possibilità appunto che Polonia e Ungheria ponessero un “veto”, le menti di alcuni primi ministri sono giunte a più saggi consigli; e la ragionevolezza e il bisogno di soldi da parte di tutti i Paesi hanno avuto la meglio sulle folli impuntature e vendette ideologiche!
Particolarmente lungimirante, anche se sempre fa da padrona nella UE, è stato l’intervento e la mediazione del premier tedesco Angela Merkel.
Così la conclusione, che deve essere ratificata dal Parlamento europeo, ha chiaramente indicato che il bilancio e gli aiuti economici devono essere “nel pieno rispetto delle identità nazionali degli Stati membri, relative alle loro strutture politiche e costituzionali fondamentali”. Potremmo dire nel rispetto del fondamentale “principio di sussidiarietà” (cfr. nel sito il punto 15 della sezione sulla Dottrina sociale cristiana) e senza che sovranazionali poteri occulti o palesi possano tentare di imporre sanzioni o ideologie ad altri.

A proposito di bilancio deciso in quel Consiglio (che sono soldi non di benefattori disinteressati ma fondi raccolti con le nostre tasse), dei 192 miliardi di € ufficialmente accantonati e destinati soprattutto per l’emergenza pandemica, solo 9 sono di fatto destinati alla sanità (!), mentre 74,3 sono per la “transizione verde e rivoluzione ecologica”, 48,7 per la “digitalizzazione e innovazione” e addirittura 17,1 per la “parità di genere” (questo Polonia e Ungheria hanno dovuto ingoiarlo…).

Impressionante invece come, di fronte a questi più miti e ragionevoli consigli del Consiglio europeo, si sia infuriato uno dei grandi potenti che si credono (e un po' lo sono) “padroni del mondo” e che ormai non hanno neppure più bisogno di nascondersi troppo. 
Infatti Viktor Soros (che com’è noto paradossalmente è americano di origine ungherese), che è il grande suggeritore e finanziatore del nuovo potere mondiale e pensiero unico globale (anche della UE), patron del neo-colonialismo filantropico intollerante e totalitario, ha tuonato contro le decisione di questo Consiglio Europeo, vedendo un poco infranto, forse, qualcosa del suo grande progetto. A poche ore dalla conclusione del Consiglio ha pubblicato infatti un articolo pieno di livore contro Angela Merkel e l’accordo raggiunto con Polonia e Ungheria. 
Soros era infatti intervenuto il 18.11.2020 pretendendo addirittura che l’Europa estromettesse Polonia e Ungheria e che si sottoscrivessero bond perpetui (di cui lui era il principale beneficiario e i popoli trattati come perenni schiavi) per un piano alternativo tra soli 25 Paesi. Ha detto, evidentemente sconvolto: “Posso solo esprimere l’indignazione morale che devono provare le persone che hanno creduto nell’UE come protettrice dei valori europei e universali. Voglio anche avvertire che questo compromesso potrebbe intaccare gravemente la duramente conquistata fiducia che le istituzioni dell’Unione hanno acquisito con la creazione del fondo per la ripresa”. Ormai siamo alla pubblica minaccia di speculazioni internazionali, alla guerra dichiarata… 

A proposito dell’occasione offerta dalla pandemia al New World Order ….
Nel suo discorso alla Gran Loggia Massonica del Cile, Michelle Bachelet, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, ha dichiarato che la pandemia deve aprire una «nuova era fondata su un nuovo contratto sociale». Deve costituire un "Reset", come lo fu la Seconda Guerra Mondiale, dal quale ricostruire da capo. E questo sulla base dei valori massonici di "fratellanza universale"… Capito?





 

17.12.2020

Biden: subito per l’aborto e contro i pro-life

Come previsto, Joe Biden s’è subito mosso per rimettere al potere la lobby abortista statunitense (la Pro-Abortion Mafia, come la chiama il National Catholic Register). 
Ha infatti già annunciato di volere Ministro della Sanità Xavier Becerra, procuratore generale della California. Chi è Becerra? Pur dichiarandosi apertamente cattolico, come Biden, è noto però per le sue posizioni filoabortiste (quindi in contrasto con la Parola di Dio e l’insegnamento morale della Chiesa) e addirittura per le sue lotte contro il grande mondo “pro-life” americano. Sostenitore della Planned Parenthood (la grande multinazionale degli aborti che ha fortemente appoggiato Biden nella campagna elettorale presidenziale), Becerra in California tentò addirittura di obbligare per legge anche i servizi pro-life a pubblicizzare il “servizio sanitario” dell’aborto (legge poi abrogata dalla Corte Suprema nel 2018), costringendo i datori di lavoro a coprire le spese per gli aborti nei piani assicurativi sanitari, senza alcuna esenzione per i datori di lavoro religiosi (com’è forse noto, sotto l’amministrazione Obama, ci fu l’obbligo – abrogato poi da Trump – anche da parte degli istituti religiosi, di fornire la polizza sanitaria anche per gli aborti; fece infatti scalpore la sentenza sul caso delle “Piccole Sorelle dei Poveri”, secondo cui tali Suore furono costrette a violare le loro convinzioni cristiane e obbligate a prevedere contraccettivi, sterilizzazione e farmaci abortivi nei loro piani sanitari per i dipendenti).
Anche Kamala Harris, scelta da Biden come (prima donna) vice-Presidente USA, che fu procuratore generale della California prima di Becerra, è sulla sua stessa linea abortista.
Pure le designazioni di Antony Blinken come Segretario di Stato USA e Linda Thomas-Greenfield come Ambasciatrice degli Stati Uniti presso l’ONU, salutate con entusiasmo da Planned Parenthood, sono nella linea della “lotta per i diritti riproduttivi in tutto il mondo” (cioè: aborto da imporre al mondo), come ai tempi di Clinton e Obama.
Se questo fosse poco (per un futuro Presidente USA, peraltro non ancora entrato in carica e forse neppure ancora tale dal punto di vista legale!), c’è la nomina di Neera Tanden a direttrice dell’Ufficio Gestione e Bilancio, la quale è un’attivista pro-aborto da lunga data (era persino nello staff di Hillary Clinton quando era alla Casa Bianca come first lady, e quando, scrivendo a Bill Clinton, denominò come “misogini” i leader cattolici pro-life) ed ebbe un ruolo centrale nell’elaborazione della linea del Servizio sanitario nazionale durante l’amministrazione Obama.
Infine Joe Biden preme già per l’abrogazione dell’emendamento Hyde, approvato nel 1976 dalla Camera dei rappresentanti, che di fatto ancora vieta di finanziare con fondi federali gli aborti, tranne in caso di incesto, stupro o salvaguardia della vita della donna (“abrogare l’emendamento Hyde quale politica discriminatoria” è la tesi sostenuta anche in questi giorni dalla deputata del Connecticut alla Camera dei rappresentanti Rosa De Lauro, esponente del Partito Democratico). 
 






 

12.12.2020

La Madonna di Guadalupe

In questa data, la Chiesa celebra la Madonna di Guadalupe (Messico), patrona delle Americhe, nel giorno cioè della sua ultima apparizione (12 dicembre). Siamo nel 1531. Il continente americano (detto ancora “le Indie”) era cioè stato scoperto da neppure 40 anni e l’impero azteco era stato conquistato nel 1521 dagli spagnoli. I missionari cattolici, specie francescani, vi avevano subito portato l’annuncio del Vangelo e impiantato la Chiesa, “liberando” quei popoli indigeni dai loro culti sanguinari e terrificanti (con persino 20.000 sacrifici umani annui) e offrendo loro l’annuncio gioioso della Verità, dell’amore di Dio e il dono della salvezza eterna.
Tra i primi indigeni (indios) del Messico che abbracciarono il cristianesimo c’erano anche il contadino Cuauhtlatoatzin (nome azteco che significa “colui che grida come un’aquila”), nato attorno al 1474 e morto nel 1548, che ricevette il Battesimo nel 1524 assumendo il nome di Juan Diego, e la moglie Malintzin, battezzata nella stessa data del marito col nome di Maria Lucia e morta solo 4 anni dopo; Juan Diego vivrà la sua vita da vedovo tutto dedito a Dio.
Proprio a lui, nel dicembre 1531, apparve la Madonna (ovviamente è la prima apparizione mariana del continente americano), assumendo sembianze fisiche indigene (sarà sempre detta la “Virgen Morena” o “Morenita”, venerata come Madonna di Guadalupe; persino le mani della Sua immagine, di colore diverso, una bianca ed una più bruna, indicano la successiva unione della due razze, indios ed europea), quasi confermando e incoraggiando così l’evangelizzazione e la fede nelle Americhe, di cui sarà ed è la Patrona. Non a caso Ella stessa si presentò come «la sempre Vergine Maria, Madre del vero e unico Dio»!

Ecco una sintesi del racconto dell’apparizione, già testimoniata in un vecchio testo in lingua azteca (Nican Mopohua) attribuito all’indigeno Antonio Valeriano (1522-1605), e dell’immagine mariana, di cui di recente anche la scienza si è occupata, confermando diversi aspetti miracolosi di quella effigie [v. anche, nel sito, il punto 8.2 del dossier Miracoli]
La Madonna apparve a Juan Diego dal 9 al 12 dicembre 1531, sulla collina del Tepeyac (Guadalupe, Città del Messico). Il veggente indios aveva circa 57 anni e aveva ricevuto il Battesimo (dai francescani) 7 anni prima. Nella prima apparizione, il 9 dicembre, la bella “Signora”, presentandosi come sopra detto, gli chiese di andare dal vescovo per far erigere una cappella in quel luogo. Il vescovo era lo spagnolo Juan de Zumárraga. Juan Diego corse subito dal vescovo, che però non gli credette. Il giorno dopo, tornato sconsolato nello stesso luogo ed avendo di nuovo l’apparizione, suggerì umilmente alla Madonna di affidare ad un altro quel compito, poiché lui non era che «un povero indio»; ma la Vergine gli disse che doveva essere proprio lui a compiere la missione e gli chiese di tornare dal vescovo, senza nulla temere ma confidando solo nel suo amore di Madre. Il vescovo, dopo averlo meglio interrogato sulle circostanze dell’apparizione, gli domandò un segno da parte della Signora! La Madonna, apparsa di nuovo a Juan Diego, lo promise, per l’ultima apparizione del 12 dicembre. Un imprevisto però complicò le cose: infatti il veggente, preoccupato per la morte imminente di uno zio gravemente ammalato, e forse anche un poco impaurito dall’importanza della missione celeste ricevuta, non andò all’appuntamento con la Vergine Maria, ma andò a cercare un sacerdote che desse gli ultimi sacramenti allo zio ormai morente. La Vergine gli apparve ugualmente lungo la strada, gli disse di fidarsi del Suo amore di Madre, lo rassicurò sulla salute dello zio (che poi si constatò essere improvvisamente guarito proprio in quel momento!) e gli indicò quale “segno” avesse dovuto portare al vescovo come testimonianza certa della verità dell’apparizione. Gli disse che sulla cima del colle Tepeyac avrebbe trovato, nonostante la stagione fredda, molti fiori, che avrebbe dovuto raccogliere e portare da Lei. Juan Diego obbedì, nonostante l’apparente impossibilità di trovare dei fiori in quella stagione fredda; e sul colle trovò effettivamente degli splendidi “fiori di Castiglia” (una specie di rose), che raccolse nella sua tilma (una sorta di mantello, usato specialmente dai poveri, in quanto fatto di semplice e ruvido tessuto di fibre d’agave, che proprio per questo normalmente non durava più di una stagione). La Madonna gli disse: «Mio piccolo figliolo, questi fiori saranno il segno per il vescovo. Però solo alla sua presenza aprirai la tilma e mostrerai ciò che porti». Juan Diego si recò quindi subito dal vescovo per mostrargli i fiori, miracolosamente fioriti a dicembre; ma quando di fronte al vescovo e ad altre sette persone aprì il mantello, si manifestò un prodigio eccezionale, che tuttora costituisce forse la più importante immagine della cristianità dopo la Sindone! Sulla tilma di Juan Diego s’era impressa l’immagine della Madonna, esattamente come lui l’aveva vista! Di fronte a quel prodigio il vescovo cadde in ginocchio commosso e in venerazione di quell’immagine e riconobbe la verità di quanto raccontato da Juan Diego. Assai presto riconobbe ufficialmente l’apparizione e fece costruire la cappella richiesta dalla Vergine sul Tepeyac (con accanto una casetta dove Juan Diego visse il resto dei suoi giorni in preghiera e santità di vita).

Nel Santuario costruito nelle adiacente, detto N. S. de Guadalupe, in ricordo dell'apparizione della Madonna, da quasi 5 secoli è esposta, per la venerazione e la preghiera, la tilma di Juan Diego, che miracolosamente si conserva intatta (nonostante il tessuto vegetale assai deteriorabile di cui era fatta e che appunto in genere non durava più di una stagione), con l’immagine esatta della Madonna che lì vi apparve, venerata come patrona delle Americhe, pregata con immensa devozione non solo dal popolo messicano, ma dai cattolici dell’intero continente latino-americano (specie appunto dell'America centrale e meridionale).

Tale Santuario di Guadalupe, oggi inglobato nella megalopoli di Città del Messico, è tuttora la principale meta di pellegrinaggi del mondo, con punte anche di 20 milioni di pellegrini annui!
Accanto all’antico Santuario, nel 1976 è stato inaugurato il nuovo immenso santuario.
La festa liturgica della Beata Vergine di Guadalupe si celebra ogni anno appunto il 12 dicembre.
Il veggente Giovanni Diego (Cuahtlatoatzin) è stato proclamato Beato (nel 1990) e Santo (nel 2002) da Giovanni Paolo II. La sua memoria liturgica cade il 9 dicembre.

Come abbiamo accennato, e com’è brevemente sottolineato appunto anche nel Dossier “Miracoli” (v. 8.2), la venerata immagine di N.S. di Guadalupe, cioè dell’immagine che si è miracolosamente riprodotta sulla tilma di Juan Diego il 12.12.1531 e conservata nel Santuario, è stata di recente oggetto di particolari indagini scientifiche, che hanno maggiormente evidenziato l’eccezionalità e miracolosità della stessa.
Oltre all’inspiegabile stato di perfetta conservazione della tilma (che tra l’altro per secoli è stata esposta senza protezione all’aria e al fumo delle candele dei devoti), l’immagine della Madonna risulta effettivamente acheropita (cioè non fatta da mano umana), in quanto non risultano pigmenti di colore naturale (né minerali, né vegetali né animali, come conferma uno specialista che l’ha studiata), tra l’altro su un tessuto vegetale di intreccio molto rude e rado (si può vedere tra i filamenti) e in alcuni casi con colore irriproducibile (come quello attorno alla raggiera solare che circonda la Vergine).
In un piccolo incidente avvenuto nel 1791, in cui venne versato dell’acido muriatico su una parte del tessuto, l’immagine non si rovinò e il tessuto si ricompose miracolosamente in 30 giorni.
Una stupefacente scoperta che si è potuta compiere coi recenti sofisticati strumenti tecnologici, è che negli occhi della Vergine (tenendo presente che sono quasi socchiusi e di una figura umana che non supera i cm. 140 di altezza), esattamente nella retina delle sue pupille, risulta impressa (e capovolta, come avviene nell’occhio umano) la scena stessa del miracolo (avvenuto il 12.12.1531 davanti al vescovo), così come poteva vederla la Madonna stessa, cioè con davanti il vescovo, Juan Diego e le altre persone presenti!
Ecco perché molti fedeli del mondo, anche di grande fama, considerano questa immagine della Madonna una sorta di sua “fotografia” e tale reliquia la più importante della cristianità dopo la S. Sindone di Gesù conservata nel duomo di Torino.
Si nota poi che l’immagine della Madonna, indipendentemente dalla temperatura esterna e stagionale, ha una temperatura stabile di 36,6°, come un normale corpo umano!
Un’ulteriore scoperta, di tipo astronomico, è stata compiuta di recente: le stelle che corredano il manto della Madonna non vi sono messe casualmente, ma riproducono esattamente la posizione delle stelle nel cielo (a  livello messicano) il 12 dicembre, cioè quasi al solstizio d’inverno. 
Ancora più recente è la scoperta, sempre in riferimento alla disposizione delle stelle sul manto della Vergine, che unendole in modo matematico e mediante particolari algoritmi che ne emergono, si produce a livello sonoro una celestiale melodia (
ascolta).


 



 

9.12.2020

Il numero dei sacerdoti

Dal recente Annuario Statistico della Chiesa Cattolica (dati 2018) risulta che i sacerdoti cattolici (diocesani e religiosi) sono nel mondo 414.065. Visto che nel 2013 erano 415.348, in 5 anni sono diminuiti dello 0,3%, con un calo più vistoso (-2%) per i sacerdoti degli ordini religiosi.
Scendendo nello specifico dei 5 continenti, possiamo osservare che, nell’arco del quinquennio 2013-2018, i sacerdoti sono aumentati di numero in Asia (+14,3%) e in Africa (+11%), due continenti che insieme sono così passati in 5 anni dall’avere il 22,9% al 25,7% dei sacerdoti del mondo. Mentre è stazionaria la situazione nelle Americhe (con il 31,9% dei sacerdoti del mondo), è in picchiata la situazione in Europa (-7% in 5 anni! passando dal 44,3% al 41,3% del totale mondiale); infine l’Oceania registra un calo del -1,1% (con l’1,1% dei sacerdoti del mondo).
Sempre nel periodo 2013/2018, le Ordinazioni sacerdotali sono state nel mondo 43.000, con questa distribuzione continentale: il 28,3% in America, il 25,5% in Africa, il 25,2% in Asia, il 20,3 in Europa e lo 0,7 in Oceania.
Sempre nello stesso quinquennio 
sono deceduti 39.000 sacerdoti.
Particolarmente grave è il rapporto tra Ordinazioni e decessi in Europa: a fronte di 23.365 sacerdoti deceduti i nuovi sacerdoti sono stati solo 8.000, quindi il continente che è stato fino a pochi decenni orsono quello più cristiano e missionario del pianeta ha perso in 5 anni circa 15.000 sacerdoti!

Un ultimo dato, triste, sono poi gli abbandoni del sacerdozio, che nello stesso periodo sono stati 6.000, di cui l’81% in America e in Europa.

P
er quel che riguarda l’Italia, centro mondiale della Cattolicità (!), la situazione è drammatica: ogni anno il calo di sacerdoti è vertiginoso! In alcune diocesi, dato il numero dei decessi, per anzianità del clero, a fronte del numero talora nullo o quasi di nuove vocazioni e Ordinazioni, si assiste ad un calo addirittura del 25%! Già in molti casi la drammatica situazione è leggermente tamponata dalla presenza di preti stranieri.
Se statisticamente c’è ancora in Italia una media di 1 sacerdote ogni 1.900 abitanti, rimane però il dato che il 34% del clero ha oltre 70 anni, mentre solo il 10% di esso ha meno di 40 anni.
Dunque … come si farà tra non molto ad avere la presenza di Gesù nella Eucaristia e il Suo perdono in Confessione?!

E se qualcuno si ostinasse a pensare che il problema sia il celibato dei preti (come se nei 20 secoli precedenti la sessualità fosse stata inesistente), basterebbe pensare ai "pastori" protestanti, da 5 secoli sposati, e il cui calo attuale, specie in Europa, è ancora più vertiginoso di quello dei preti cattolici! Riconosciamolo: il problema è la perdita dell'autentica fede! 
Dopo decenni di "aggiornamento" ecclesiale e di "aperture" al mondo, al di là dei recenti inviti alla cosiddetta "Chiesa in uscita", dei radicali cambiamenti intervenuti o venturi, con sacerdoti ridotti sempre più a “simil-assistenti-sociali” e con una liturgia sempre più desacralizzata, questi sono i dati oggettivi degli ultimi anni (drammatici per l'Europa occidentale)!







 

1°.12.2020

Italia: 50 anni di divorzi

Vedi Documento apposito (in Archivio)








28.11.2020

Controllo elettronico globale: spinte cinesi

La nostra identità e persino le scelte personali sono sempre più tracciabili e archiviabili (v. nel sito il documento apposito). L’inarrestabile progresso tecnologico lo permette.
Non solo lo smartphone, ormai vera protesi umana, e le sue diverse app (v. Immuni) sono ormai una sorta di braccialetto elettronico per tenerci a bada, come abbiamo visto nel documento citato; anche la nuova Carta d’Identità Elettronica porta in sé non solo le nostre impronte digitali ma anche certe nostre scelte pure di notevole spessore morale (come la nostra decisione sulla donazione degli organi). Qualcuno sostiene da anni, non si sa se a ragione, che anche la Tessera Sanitaria, che contiene pure i nostri dati fiscali, nasconda persino informazioni personali assai rilevanti e riservate.

In Cina, dove sia il retaggio culturale (non caratterizzato certo dal 'personalismo' cristiano) che la ferrea ideologia comunista al potere (come sovrano assoluto) offrono un presupposto particolarmente idoneo per un’invasione indebita dello Stato nella vita privata del cittadino, l’uso della tecnologia sempre più avanzata e invasiva rende questa volontà di controllo di massa particolarmente perseguita e attuata. E, come e più che in tutto il mondo, la pandemia da Covid-19 offre un’occasione privilegiata e insperata (o voluta?!) per attuarla. 
Nella Repubblica Popolare Cinese tutto è già infatti controllato e giudicato, con relativi premi o punizioni, dal Partito Comunista Cinese (vedi sotto la Notizia del 2.03.2020). E appunto il Covid-19 (virus di fatto da loro prodotto e da cui pare solo loro sappiano efficacemente difendersi – v. sotto la Notizia del 27.10.2020) rappresenta un’occasione unica per esercitare questo controllo, per non dire dittatura, sociale.

Ecco infatti l’ultima proposta lanciata del Presidente cinese Xi Jinping addirittura a livello planetario (nel recente G20 tenuto in Arabia Saudita, seguito in modo virtuale, il 21-22 novembre): l’utilizzo dei codici a barre e sistema <Qr> per gestire i viaggi internazionali, il tutto sotto il controllo di una “comunità cyber condivisa” a livello globale.
I codici a barre (presenti anche nello smartphone) in Cina sono già utilizzati dal febbraio scorso per permettere o vietare i viaggi interni al Paese (un Qr verde significa che il titolare è sano e può viaggiare; uno arancione o rosso comporta l’obbligo di quarantena).

Contro questa proposta cinese, solo apparentemente spinta da intenti sanitari e per più agevoli comunicazioni internazionali, ha infatti sollevato obiezioni anche Human Rights Watch, temendo che questo metodo per la prevenzione sanitaria possa rivelarsi un “cavallo di Troia” per esercitare allo stesso tempo un “controllo ed esclusione” anche in politica! Quando il progetto viene da una dittatura comunista come quella … questo sospetto non è un congettura astratta!
Il timore del mondo è che Pechino voglia imporre in qualche modo i propri standard di controllo sociale, inclusi quelli sull’accesso al web. Infatti anche il 23 novembre scorso, in un messaggio letto alla cerimonia di apertura della Conferenza mondiale su internet, organizzata dalla Cina a Wuzhen (Zhejiang), il presidente Xi Jinping ha invitato ancora tutte le nazioni a lavorare insieme per la creazione appunto di una “comunità cyber condivisa” (invece nell'attuale linguaggio massonico internazionale avrebbe potuto dire "inclusiva").
Gli stessi USA (almeno fino all’amministrazione Trump) hanno sollevato obiezioni contro questo tentativo cinese di controllo totale, tra l'altro portando avanti pure una campagna internazionale (cfr. iniziativa Clean Network, cui aderiscono già decine di Paesi in Europa, Asia, America del nord e Sudamerica) per boicottare la tecnologia internet 5G del colosso cinese Huawei, accusato di spiare il mondo per conto della stessa intelligence di Pechino. [fonte: AsiaNews, 23.11.2020]





 



26.11.2020

Obbligatorio accogliere un immigrato clandestino ...
se si dichiara
gay?

Abbiamo già più volte sottolineato (cfr. sotto Notizia del 20.10.2020 e del 27.02.2020) come certe leggi per la protezione se non la propaganda del mondo Lgbt+ (come in Italia la “legge Zan”) creino di fatto una categoria di cittadini “privilegiati” di fonte alla legge (che non sarebbe quindi più, come si dice, “uguale per tutti”).
La riprova viene ora anche da un emendamento, approvato il 20 novembre scorso (pare proprio che su queste ideologie non si perda tempo!) dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, su proposta delle deputate PD L. Boldrini e B. Pollastrini, al “Testo unico sull'immigrazione”. Tale emendamento prevede che un “immigrato irregolare” che si dichiari omosessuale (tra l'altro la condizione non è empiricamente rilevabile e va registrata con autodichiarazione) non possa essere espulso. Cioè, dichiararsi gay vale quanto un passaporto!
Ufficialmente riguarderebbe solo la provenienza da Stati in cui tale orientamento sessuale sarebbe perseguitato. Il che potrebbe dare una parvenza di giustizia nell’accoglierli, come una sorta di condizione da “rifugiato politico”. In realtà l’emendamento riguarda il comma 1 dell’art. 19, che così già recita nella sua parte iniziale: «In nessun caso può disporsi l'espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali». Quindi anche in questo caso, come per ogni violenza (v. legge Zan), non c’è bisogno di ulteriori specificazioni LGBT.
L’ideologia, portata avanti dal PD, è però chiara e duplice: un’ulteriore esaltazione del mondo Lgbt e l’apertura totale dei confini italiani.
[fonte: NBQ, 23.11.2020]






 

23.11.2020

Ancora la Polonia … a difendere la verità dell’uomo

Abbiamo già sottolineato come Polonia e Ungheria siano rimaste nella UE dei baluardi di identità cattolica e di difesa dell’autentica dignità umana [cfr. News 1.08.2020 (Polonia) e 4.05.2020 (Ungheria)]; e non a caso sono particolarmente sotto attacco della stessa UE, che pur contribuiscono a formare (anche politicamente ed economicamente), e del “pensiero unico dominante” occidentale, che riesce anche a fomentare minoranze in furiosa ribellione a chiunque dissenta da esso.
Anche ultimamente la Polonia ha dato prova di questo. Oltre alla rielezione di Andrzej Duda alla Presidenza della Repubblica, che offre una bella testimonianza di impegno cattolico in politica (v. appunto News del 1°.08.2020; cfr. anche intervista esclusiva nel n. 200 di novembre de Il Timone), il 23.10.2020 la Corte costituzionale polacca ha dichiarato anticostituzionale l’aborto “eugenetico” (terapeutico), cioè quello che permette di abortire in caso di malattia incurabile o anomalie del feto (riguarda soprattutto i bambini con la sindrome di Down) [cioè viene annullato come incostituzionale il punto 2 dell’art. 4.a della legge del 7.01.1993; mentre rimangono in vigore il punto 1 (che consente l’aborto in caso di minaccia alla vita o alla salute della madre) e il punto 3 (che lo prevede in caso di violenza subita dalla madre); punti comunque immorali in quanto contemplano comunque l’uccisione del più innocente, cioè del bambino]. Solo nel 2019, in Polonia, gli aborti legali per anomalie del feto sono stati 1.074; e di questi 435 per sindrome di Down!

In tutto il Paese si erano tenute anche Novene e veglie notturne di preghiera per ottenere almeno questo risultato. L’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, che ne è stato un forte promotore, ha infatti subito espresso «grande apprezzamento per il coraggio» manifestato dai Giudici della Corte nella difesa della vita umana.

Tra l’altro, in questo periodo rappresentanti di USA, Brasile, Egitto, Ungheria, Indonesia e altri 28 Paesi hanno siglato nella sede ONU di Ginevra il "Patto per la vita" (The Geneva Consensus Declaration). Nel testo si afferma il comune impegno e il reciproco sostegno nei consessi internazionali e con iniziative bilaterali per “sostenere la dignità umana dal concepimento alla morte naturale, la lotta all’aborto, il ruolo della famiglia come cellula fondamentale della società e pure l’importanza dell’autorità ed autonomia degli Stati nazionali”.

Però, come sappiamo, quello dell’aborto “a tutti i costi” è un dogma indiscutibile per il laicismo nichilista e per il “pensiero unico dominante”.
Politici di estrazione progressista, cosiddetti pro choice e fautori della autodeterminazione della donna, si sono subito attivati con forti proteste, lamentando una limitazione della libertà di scelta e dei diritti delle donne.
Violenti proteste di abortisti (e attivisti Lgbt) si sono svolte davanti alla sede della Corte Costituzionale, alle sedi del PiS (il partito Prawo i Sprawiedliwość, Diritto e Giustizia) e persino all’abitazione privata del leader del PiS, Jarosław Kaczyński; alcuni manifestanti si sono anche recati presso l’abitazione di un giudice della Corte, professoressa Krystyna Pawłowicz, e l’hanno aggredita fisicamente; solo l’intervento della polizia ha potuto interrompere l’aggressione.
Sono seguite violente manifestazioni di piazza, addirittura assalti alle chiese, molte delle quali profanate, persino con l'interruzione delle Sante Messe!

Il Primo Ministro Mateusz Morawiecki ha condannato come «inaccettabili questi atti di violenza, aggressioni, attacchi, barbarie, avvenuti nello spazio pubblico»; e il Ministro dell’Interno Mariusz Kaminski ha confermato l’arresto di 76 persone per irruzione nelle chiese e che 101 sono i casi che saranno perseguiti legalmente.
I Vescovi polacchi hanno definito «inquietanti» queste forme di protesta, esprimendo il loro «grande dolore per l’escalation della tensione sociale, le aggressioni, il linguaggio volgare usato da alcuni dei manifestanti, la distruzione dei beni sociali, la devastazione delle chiese, la profanazione dei luoghi sacri e addirittura l’impedimento alla celebrazione delle SS. Messe»; ma la Chiesa, hanno aggiunto, non cesserà di sostenere, per il bene dell’uomo e di tutti, l’inviolabile “diritto alla vita”.
Nel mondo hanno subito protestato contro la libera e democratica decisione polacca anche Amnesty International, Human Rights Watch e Center for Reproductive Rights.
Particolarmente grave è stata la protesta giunta addirittura dal Commissario Europeo dei Diritti Umani (!), Signora Dunja Mijatovic, che ha giudicato la decisione della Corte Costituzionale polacca “una violazione dei diritti umani, una spinta agli aborti clandestini o all'estero per coloro che possono permetterselo e un calvario ancora maggiore per tutti gli altri”. Come l’Europa possa mantenere in carica un Commissario dei Diritti Umani (pagato dai 47 Paesi del Consiglio di Europa, compreso la Polonia, per difendere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto dei singoli Paesi), che non rispetta una decisione ufficiale di uno Stato membro (proprio sullo stato di diritto), rinnega i fondamenti stessi dei diritti umani internazionali (in primis il diritto alla vita) e giustifica gli aborti eugenetici, è inquietante!

A proposito della UE, che vive dei contributi di tutti i Paesi e poi li condiziona economicamente (per favorire poi tra l'altro solo pochi Paesi) e culturalmente (per promuovere il “pensiero unico dominante” e ricattare, anche economicamente, i Paesi membri che non si sottomettono), forse qualcuno comincia ad alzare il capo. In questi giorni, infatti, Polonia e Ungheria hanno minacciato di porre il proprio <veto> - proprio sullo stato di diritto - al bilancio UE (circa 1800 miliardi di €) in discussione il prossimo 18.12.2020.
Forse quando si va a toccare il portafoglio (e non a senso unico) qualcuno comincerà a ricordarsi delle identità e delle libere scelte dei popoli?!






 






20.11.2020

Scienza e fede (anche nella Stazione Spaziale)

Nella Notizia del 9.07.2020 (v. sotto) e nel relativo documento (vedi) avevamo accennato, con preoccupazione, all’emergere della conquista “privata” dello spazio (satelliti e nuova tecnologia) per un ormai possibile controllo totale dell'uomo!
All’interno di questo quadro fosco ed inquietante, emerge però anche una buona notizia. Eccola.
Il 16.11.2020 è partita da Cape Canaveral (Florida, USA) la capsula Crew Dragon, prodotta dal progetto SpaceX di proprietà di Elon Musk (cui accennavamo in quel documento), e in poco tempo ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che orbita da tempo a 400 km. sopra le nostre teste, con astronauti che vi lavorano a turno per mesi. A bordo della nuova capsula, sono andati in orbita 4 astronauti, tra i quali il comandante Michael Hopkins, già con una esperienza di sei mesi sull’ISS nel 2013.
Ebbene, l'astronauta Hopkins era di confessione religiosa “metodista” fino al 2012, quando si convertì al Cattolicesimo e divenne un fervente praticante, con la moglie (che era già cattolica) e i figli (che hanno educato nella piena fede cattolica). Da cattolico, aveva pure scoperto l’importanza dell’Eucaristia e di riceverla il più spesso possibile. Così, quando nel 2013 fu selezionato come astronauta per lavorare nello spazio, nella Stazione Spaziale, per 6 mesi, sentì nel suo animo che sarebbe stato doloroso per lui vivere così tanto tempo senza poter fare la S. Comunione! Così avanzò un’incredibile domanda, prima alla sua parrocchia di Mary Queen (e al Vescovo della sua diocesi) di Houston, poi ovviamente allo stesso ente spaziale americano che gestiva la spedizione (NASA): quella di poter portare l'Eucaristia nella Stazione Spaziale! Gli fu così incredibilmente concesso di portare nello spazio una pisside con 24 particole consacrate, per poter fare la S. Comunione almeno una volta alla settimana!
Già gli astronauti russi non avevano rinunciato a portare in orbita le loro preziose icone cristiane e ad appenderle, nonostante gli spazi ristretti e l’assenza di gravità, nelle Stazione, per poter meglio pregare. Ma il comandante Hopkins, al di là forse degli eccessi liturgici (nessuno, tranne il sacerdote, può somministrarsi l’Eucaristia da solo), però col permesso del suo Vescovo, è stato il primo, nella storia stessa dell’universo, a portare Gesù vivo nell’Eucaristia addirittura nello spazio!
Ha confessato al National Catholic Register di aver fatto la Comunione anche il giorno della sua “passeggiata spaziale” fuori della navicella (“È stato davvero importante per me sapere che Gesù era con me quando sono uscito dal portello nel vuoto dello spazio”) e l’ultimo giorno prima del rientro, quando dalla “Cupola” panoramica della stazione spaziale vedeva tutta la Terra!

Ecco tra l’altro un’ulteriore smentita di chi si ostina a credere che scienza e fede si oppongano!






 

16.11.2020

Aggiornamenti … sulla dittatura del pensiero unico dominante!

Mentre il 4 novembre scorso la Camera ha approvato il ddl Zan contro l’omotransfobia (cfr. sotto la Notizia del 20.10.2020), che ora passa al Senato, decretando pure che il 17 maggio di ogni anno sarà “Giornata nazionale contro l’omofobia” (cfr. quanto detto nel documento sui Calendari laici, vedi) e stabilendo che ogni anno lo Stato darà 4 milioni di € ai centri contro tali discriminazioni sessuali e che ancora le scuole di ogni ordine e grado dovranno inserire nella propria offerta formativa programmi di sensibilizzazione in merito (!), il 12 novembre scorso la UE (Commissione dell’Unione europea), in violazione degli stessi Trattati europei (ingiustificata invadenza di campo in settori di competenza nazionale), ha manifestato la propria volontà di stabilire che l’omofobia sia "reato europeo", che le nozze tra omosessuali e l’omo-genitorialità siano riconosciute in tutti gli Stati membri, che le scuole insegnino a superare gli “stereotipi di genere” (maschio/femmina), che si finanzino iniziative Lgbt e persino che una parte del cosiddetto Recovery Fund (istituito per far fronte all’attuale “emergenza sanitaria”) sia utilizzato per tali attività, con tanto di blocco dei finanziamenti agli Stati che non si adeguano.

Un tempo era la Chiesa che insegnava allo Stato quelli che sono i principi morali fondamentali (dati da Dio e riconoscibili anche dalla ragione) da garantire anche socialmente (vedi la Dottrina sociale della Chiesa). Poi s’è iniziato a dire, in una falsa idea di “laicità” (“laicismo”), che ogni giudizio cattolico, anche se razionalmente fondato e quindi riconoscibile da tutti, sulle leggi dello Stato sarebbe un'inammissibile “ingerenza”. Quest’anno siamo arrivati a vedere, anche in Italia, uno Stato che decide persino della “liturgia” della Chiesa (cosa si può o non si può fare coi Sacramenti)! 
Ora abbiamo infine l’ideologia Lgbt che non solo vuole zittire la Parola di Dio (proclamare ad es. S. Paolo in 
Rm 1,24-32 rischia di diventare reato!), ma vuole pure insegnare ai Parroci cosa debbano fare, addirittura nei Sacramenti (bisognerebbe cioè obbedire a loro e alle loro voglie invece che a Dio e al Codice di Diritto Canonico; sennò i giornali parlano sdegnati di "bufera")!

È successo infatti in questi giorni che organizzazioni Lgbt abbiano furiosamente protestato perché un Parroco (di Reggio Emilia) non ha permesso, secondo appunto la legge di Dio e della Chiesa, ad una donna “lesbica”, pubblicamente convivente con altra donna, di fare da “madrina” (compito che richiede una testimonianza di vita cristiana, per esserne garante di altri di cui ci si assume questa responsabilità) alla Cresima di una ragazza! Addirittura l’Arcigay locale, nella sua isterica reazione, offende il parroco (e tutto il clero cattolico!) con queste parole: «un uomo che ha rinunciato alla propria sessualità impone la sua visione calpestando le vite altrui»!
Cristianofobia acuta e abolizione della stessa libertà religiosa!







 

10.11.2020

Bambini … da comprare

Sembra che in Occidente ci sia tanta attenzione nei confronti dei bambini, da oscurare persino i loro volti nelle fotografie pubbliche e giustamente inorridire per ogni attentato alla loro vita, salute, moralità, purezza.
In realtà non è proprio così. Basti pensare cosa ormai si insegni loro nelle scuole, fin dalle più tenere età. Per non parlare di cosa possono vedere in TV o su internet.
Si è giunti persino al presunto “diritto al figlio” e alla sua produzione in laboratorio, quasi fosse un oggetto, fino a dimenticare i “diritti del figlio”!

Nella Notizia del 25.05.2020 (v. sotto) avevamo già parlato di “produzione di bambini”, anche per italiani, ad esempio in Ucraina, che in molti casi sono rimasti tra l’altro mesi in “deposito” a motivo del lockdown.
Ebbene, ogni anno si tiene nientemeno che a Bruxelles (quest'anno solo on-line, a motivo della pandemia, il 7-8 novembre), la “Fiera del Bimbo”! No, non si tratta di un parco giochi per bambini… ma proprio di un supermercato chiamato Men Having Babies, per ricchi maschi gay che programmano figli "surrogati" sfogliando cataloghi, anche di donne che forniscono uteri in affitto. I prezzi del "prodotto” (bambino!) variano tra i 90 e i 150.000 $ (a seconda del sesso, della qualità di sperma, se non fornito dagli interessati, e degli ovuli, salute e nazionalità della madre gestante o naturale) e comprendono servizi, oltre alla madre surrogata, quali fornitura di ovuli e di sperma (se non fornito), assistenza legale e perfino accompagnamento psicologico, laddove richiesto. Si tratta di una surreale (ma purtroppo realissima) mostra-mercato che si tiene ogni anno nella capitale belga, con grande partecipazione di uomini interessati.
Non è neppure un caso isolato. In estate c’è stata una “fiera” analoga a Taipei (Taiwan), frequentata da ricchi gay occidentali, mentre nell’ottobre scorso ce n’è stata una in Francia e il 2-3 dicembre ce ne sarà una a Tel Aviv (Israele). In tali “fiere” non solo si possono consultare cataloghi e fare acquisti, ma anche ascoltare conferenze di titolari di cliniche e medici specializzati, di esperti finanziari, psicologi, testimonials di ogni genere provenienti da ogni paese del mondo (specialmente USA e Canada).
 

… o da uccidere!

Abbiamo anche già visto (cfr. sotto News del 6.09.2020) come “nel migliore interesse”, cioè per il suo bene, si giunga con disinvoltura anche alla soppressione di un ragazzino, se le condizioni della sua vita non si reputano consoni ad un’idea di felicità o di dignità di vita propria dei giudici.
Come sappiamo, l’Olanda, da alcuni decenni all’avanguardia nella deriva nichilista, ha conosciuto in poco tempo una progressiva e dirompente “apertura” all’eutanasia.
All'inizio degli anni '80, l'eutanasia era considerata accettabile nella fase terminale di una malattia somatica. Più tardi anche prima della fase terminale. Negli anni '90 l'eutanasia è stata applicata anche in casi di disturbi psichiatrici o di demenza.
Circa i bambini …
P
rima della nascita, la soppressione (aborto) del feto può avvenire fino a 24 settimane dal concepimento (cioè fino a quando può vivere anche fuori dal grembo materno). Anche nel primo anno di vita il neonato può essere “accompagnato alla morte”(!), se gravemente disabile.
Finora il medico poteva “assecondare o produrre” il suicidio-omicidio dei minori, verificata l’assenza di prospettive di guarigione e la sofferenza dichiarata insopportabile (che però può invece essere trattata con cure palliative), solo dopo i 12 anni: dai 12 ai 16 anni col consenso dei genitori e dai 16 ai 18 anni solo “consultando” i genitori (ma arrivare alla decisione anche senza il loro consenso).
Ebbene, il 13 ottobre scorso la corsa della “cultura della morte” ha fatto in Olanda un ulteriore passo: l’eutanasia sarà possibile anche al di sotto dei 12 anni.
In merito a tale legge, grazie a Dio, c’è stato un pubblico e duro intervento contrario del Card. W. J. Eijk, Arcivescovo di Utrecht, tra l’altro laureato in Medicina e chirurgia, con titoli accademici anche in Bioetica e pure Referente per l'etica medica per la Conferenza Episcopale Olandese. 





 

5.11.2020

Inventare a piacimento il Diritto?

Due donne, unite civilmente, ricorrono alle fecondazione assistita (con seme maschile comprato), andando a farlo all’estero (perché in Italia è ancora proibito); poi chiedono al Tribunale (di Venezia) di essere riconosciute entrambe come “madri” (omo-genitorialità, inesistente in Italia; la donna che non ha partorito il bambino non accetta neppure di essere riconosciuta solo come madre “adottiva”, ma proprio come seconda madre effettiva!), cioè che il bambino sia nato da due “mamme”!
I Giudici, dopo aver constatato l’incostituzionalità della richiesta (ma non sarebbe sufficiente dire "irrazionalità"?), per togliersi dall’imbarazzo, si rivolgono alla Consulta (Corte Costituzionale); ma anche questa non si pronuncia chiaramente, nonostante le norme esistenti, e rimanda a sua volta la questione al Parlamento (!), addirittura affermando che le leggi costituzionali debbano essere superate e scavalcate da una nuova “fonte normativa”, che sarebbe il “il sentire diffuso”!

A parte che non è affatto diffuso - anzi nel popolo grazie a Dio c’è ancora molto orrore nel sentire queste notizie! - che un bambino nasca (cosa biologicamente falsa perché geneticamente impossibile) da due mamme e da nessun papà (!), ci si domanda dove possa approdare il Diritto se dovesse giustificare qualsiasi atto che sia ritenuto soggettivamente “bene” o persino un “diritto” inventato! Potrebbe ancora limitare il male nella società (che è suo compito, come quello di promuovere alcuni beni inalienabili)? A cosa servirebbe il potere giudiziario? Ma a cosa servirebbe pure un Parlamento e perfino la stessa Costituzione (che infatti non cambia ad ogni cambio di governo e neppure ad ogni Legislatura, nonostante le mutevoli maggioranze/minoranze, vista la presenza di beni inscritti nella "natura umana" e comunque da garantire)? Non si potrebbe far altro che assecondare di volta in volta desideri soggettivi e diritti inventati, cioè il potere assoluto del relativismo? (Ricordiamo le parole del card. J. Ratzinger nella celebre omelia tenuta la vigilia della sua elezione a Sommo Pontefice: "Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie")!

A cosa si riduce la democrazia, quando diventa sinonimo di “relativismo morale” (cfr. Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis splendor, n. 101), quando si perde l’oggettività del bene e del male, quando si perde il concetto stesso di verità?! (come del resto profetizzava acutamente Nietzsche già 150 anni fa, come epilogo tragico, ineluttabile e nichilistico del pensiero moderno).

 







1°.11.2020

Sarà presto proclamato beato e martire
un prete ucciso dai partigiani comunisti emiliani

Pochi giorni fa (27.10.2020) il Papa ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a procedere alla canonizzazione o beatificazione di alcuni nostri fratelli e sorelle nella fede (vedi). Tra questi, è stato riconosciuto il “martirio”, cioè l’uccisione in odium fidei (da parte di partigiani comunisti il 21.07.1945, quindi a guerra finita) di don Luigi Lentini, parroco di Crocette di Pavullo nel Frignano (Modena).
Siamo nel terribile “triangolo rosso” emiliano, dove negli ultimi mesi di guerra e nel primo periodo post-bellico (1944-1946), con ferocia inaudita e premeditata, i partigiani comunisti uccisero 22 (circa 100 in tutta Italia) sacerdoti o frati e persino il quattordicenne seminarista Rolando Rivi (già proclamato Beato, cfr. News 15.04.2018, 5.10.2013, 27.11.2013, 14.05.2011). Nel giugno 1946 venne ucciso anche don Umberto Pessina; e si è avviato il processo di beatificazione anche per don Tiso Galletti.
Don Luigi Lenzini (1881-1945) è il primo sacerdote che sarà beatificato, col titolo di martire, tra quelli uccisi dai comunisti in Emilia in quel periodo.
Con questo riconoscimento canonico, prezioso per la nostra fede, si getta finalmente nuova luce sui delitti che si perpetrarono, “in odio alla fede”, specie in quelle zone emiliane, da parte di molti partigiani comunisti, addirittura anche a guerra finita, e quasi sempre rimasti impuniti.
Nei primi decenni del dopoguerra, anche a motivo dell’egemonia (comunista) del PCI nella zona, e la stessa pressione contraria da parte dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) c’era ancora molto timore e reticenza nell’affrontare, anche da parte della Magistratura, questi casi, i reali mandanti e gli artefici di questi atroci delitti, pur conosciuti dalla popolazione locale.
Lo stesso documento vaticano in merito delinea il quadro storico e ideologico dentro cui si colloca l’uccisione “in odio alla fede” e quindi il martirio di don Luigi Lentini: «In Emilia-Romagna negli anni 1943-1945 gruppi della Resistenza, sostenuti dal Partito Comunista, cominciarono a progettare la liquidazione della Chiesa, considerata ostacolo all’ascesa del marxismo nel dopoguerra. Le brigate comuniste, non trovando l’appoggio della gente dell’appennino modenese legata ai valori cristiani, cominciarono a colpire i sacerdoti. Don Lenzini continuò a svolgere la propria missione sacerdotale assistendo chiunque ne avesse avuto bisogno, indipendentemente dall’appartenenza politica. Il clima persecutorio verso gli esponenti della Chiesa e la ferocia usata dai carnefici per indurlo a bestemmiare e ad inneggiare a Stalin, attestano che l’odium fidei fu il motivo di questa esecrabile uccisione». «Dopo la Liberazione aveva ricevuto minacce, eppure aveva continuato a svolgere il ministero con carità e franchezza. La fama di martirio si diffuse subito e permane fino ad oggi, unita ad una certa fama di segni».

Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1945, si presentarono alla porta della canonica dei giovani, con il pretesto dell'amministrazione dei sacramenti ad un moribondo. Resosi subito conto che si trattava di una trappola, perché aveva appena fatto visita all’ammalato indicato, il Parroco don Luigi Lentini scappò su per le scale, raggiunse il campanile e suonò le campane per attirare l’attenzione dei parrocchiani, ma senza risultato. I sequestratori iniziarono infatti a sparare sul piazzale della chiesa per intimorire chiunque avesse osato intervenire a difesa del Parroco. Raggiunto e sequestrato con incredibile violenza, don Luigi fu trascinato mezzo svestito in aperta campagna, e a circa un chilometro dalla canonica, lo obbligarono a scavarsi la fossa e, dopo averlo picchiato selvaggiamente, fu evirato, gli strapparono le unghie e lo finirono con un colpo alla testa. Fu ritrovato, sepolto a testa in giù, il 28 luglio successivo.

Le indagini compiute nell’immediatezza dei fatti dai Carabinieri furono ostacolate dalla reticenza dei testimoni, che continuarono per anni a mostrarsi impauriti e restii a qualsiasi testimonianza in merito (persino la perpetua che pur aprì la porta ai partigiani quella notte).
Significativo che don Luigi, in tempo di guerra, avesse fatto tanto bene anche a questi giovani partigiani (come ad altri giovani e parrocchiani) che lo sequestrarono e uccisero, nascondendoli anche durante i rastrellamenti tedeschi. Uno di loro inoltre aveva frequentato e conosceva bene la canonica.
A carico degli arrestati, che pur si contraddicevano e si accusavano l’un l’altro, c’erano molti indizi, ma non emersero prove decisive. Così, quando nel 1949 si fece il processo relativo a quel delitto presso la Corte d’Assise di Modena, nonostante i fortissimi dubbi manifestati dal pubblico ministero, si giunse all’assoluzione degli imputati “per insufficienza di prove”.

Ora don Luigi Lentini sale agli onori degli altari. Preghi per noi, perché resistiamo senza paura ai nuovi virulenti attacchi del Maligno e stiamo con coraggio dalla parte di Cristo e della Verità.









 

27.10.2020

Aggiornamenti sulla … Coronavirus-follia

Ancora dopo un anno (perché è inutile nascondere che in Cina il Covid-19 circolava e contagiava già nell’ottobre 2019) il mondo si trova sostanzialmente impotente di fronte a questo nemico invisibile e non riesce a vincere questa guerra che pur lo mette in ginocchio. Non a caso anche in questi giorni, in Italia, si sta usando di nuovo un linguaggio, per esprimere obbligatori comportamenti sociali, che non si sentiva dal 1945: “coprifuoco”!
La società è indotta, dallo stillicidio a senso unico non solo politico ma mediatico, ad una “fobia” (questa sì reale ed oppressiva, da patologia psichica) irrazionale.
La politica, al di là della tracotanza dei proclami, di fatto balbetta “a tambur battente” (con incredibili continui DPCM notturni) la propria incapacità e la mancanza di un progetto reale per il Paese (qualcuno, magari a Bruxelles, vuol davvero far crollare l’Italia?).
La scienza, con tutto il suo delirio di onnipotenza e il suo sostituirsi ad ogni altro potere (v. i Comitati scientifici), non ci ha dato ancora risposte significative sul Covid-19: com’è nato? quanti ceppi ha? come muta? come si propaga? come ci si contagia (pure col tatto)? quanto è già attivo e contagioso prima di manifestarsi? e, soprattutto, come si combatte?
Nulla. L’unica risposta, cavalcata dalla politica con toni imperiosi (e con i suoi segni, indiscutibili, di obbedienza al potere: la “mascherina”!), è “stare rintanati … possibilmente da soli”, ora soprattutto col calar del sole (perché forse il Covid-19 è più virulento di notte?)!
E, nonostante i danni (economici, sociali, psicologici) provocati, anche ora si ripete questo unico indiscusso metodo di arginamento, senza alcun ripensamento critico e senza alcuna prospettiva: lockdown!

Danni economici (schiavi, senza nulla, ma … immuni, forse!)
L’economia è al tracollo, senza prospettive e vie d’uscita dalla crisi. Confindustria stima un’ulteriore discesa del Pil: -11/-12% (l’ultima stima per il 2020 era del -10%), con un danno per l’economia di 216 miliardi di € (superiore quindi ai fondi del cosiddetto Recovery Fund).
Intere categorie di cittadini e lavoratori si trovano totalmente allo sbando. Migliaia e migliaia sono in attesa 
da maggio di avere almeno la cassa integrazione. 
Così ormai crescono inevitabilmente le proteste sociali, anche violente, per situazioni economiche ed umane effettivamente intollerabili.

Intanto l’ideologia Lgbt comunque galoppa (v. News precedente). E mentre va in vigore la chiusura di cinema, teatri, convegni e (per la sera) di bar e ristoranti, invece la “Quadriennale di Arte contemporanea” di Roma può permettersi di continuare la sua kermesse indisturbata. Chissà perché? Guarda caso, perché si tratta di una manifestazione gay-friendly, ispirata dal “FUORI”, il Fronte rivoluzionario omosessualista già attivo negli anni ’70, sostenuto dalla sinistra; e il governo (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo) ha dato un sostegno, cioè con soldi nostri, di addirittura 1 milione di € ! [fonte: NBQ, 26.10.2020]

È poi vero che non sappiamo come curare il Covid-19, tranne la prospettiva incerta e pericolosa (cfr. documento) di un vaccino venturo (quale? prodotto da chi? per quali scopi? per quali ceppi?), che sull’uomo dovrebbe comunque essere prima sperimentato per 5 anni? In realtà fonti autorevoli dicono che le terapie per il Coronavirus sarebbero già molte (ad esempio il British Medical Journal ha aggiornato le linee guida su come gestire le varie situazioni e terapie). Quello che manca è semmai chi le prenda sul serio e le attui.
Aggiungiamo l'autorevole intervento del dott. Luigi Cavanna (primario di oncoematologia a Piacenza) sulla cura domiciliare dell'infezione
(leggi).

Ideologia “lockdown”
Il lockdown (queste parole sempre in inglese, usate anche dalla politica, che fanno tanto effetto, ma che sono ridicole per un popolo che ha una lingua ed un vocabolario tra i più ricchi del pianeta, oltre a denotare un complesso di inferiorità nei confronti del mondo che conta), attuato o minacciato, ora magari in dosi minori, è un sistema di protezione, drastico quanto di dubbia efficacia, importato nella prima fase della pandemia dalla Cina, culla del Covid-19, che se in Italia è già stato catastrofico a marzo/maggio ora diventa persino stupido ripetere, un metodo ancestrale (di semplice chiusura in casa) che non tiene conto di tutti i gravi danni (economici, sociali, psicologici) che può provocare.
La politica "paternalistica" e da Stato assoluto, padre e padrone, vuole convincerci poi che se ci sono buoni risultati il merito sarebbe del lockdown (e quindi del governo); e se invece non ci sono la colpa è della ‘disobbedienza’ dei cittadini (considerati come bambini). E a questi dogmi i cittadini hanno già abbondantemente dimostrato di credere ciecamente.
Come tutte le ideologie, anche quella del presunto toccasana del lockdown ha però paura di confrontarsi con la realtà, per non essere smentito (altrimenti è la realtà che sbaglia), oppure la inventa.

Vediamo infatti in questi giorni, nella cosiddetta “seconda ondata”, peraltro prevedibile con l’autunno e che doveva comunque trovare il governo e lo Stato almeno questa volta più preparati, che la realtà effettiva è appunto occultata o inventata. Rispetto alla primavera, le infezioni da Covid-19 sono infatti non solo assai minori, ma con conseguenze di portata minima, raramente grave, quasi mai letale; comunque da non giustificare assolutamente questo allarmismo politico e mediatico, che provoca inutili fobie e persino gravi conseguenze psicologiche nel popolo. La situazione attuale (dati del 24.10.2020, fonte: NBQ, 25.10.2020 - leggi) è la seguente: il 95% di casi non presenta sintomi o ne presenta di lievissimi; su 19.644 casi diagnosticati, i malati effettivi ricoverati (e magari ricoveri non sempre necessari) sono appena 738, cioè il 3,7%; i casi seri sono poco più del 4%, quelli gravi lo 0,6%; i ricoverati in terapia intensiva sono 79, cioè lo 0,4% dei diagnosticati; le terapie intensive sono attive in media al 15%, (e comunque questa volta c’è stato tutto il tempo per accrescerle in caso di necessità). Inoltre, tra “positivi” e “contagiati” c’è un’enorme differenza (così il più autorevole virologo italiano, Giorgio Palù sul Corriere della Sera del 23.10.2020). I "tamponi" (altro mito della coronavirus-follia) oggi usati possono indicare addirittura un 90% di 'falsi' positivi (oltre ad essere inutili anche solo per una diagnosi che si riferisca al giorno successivo).
Semmai occorrerebbero interventi più mirati, ad esempio per i soggetti più fragili: infatti l'età media dei morti per Coronavirus (se non addirittura solo con Coronavirus) è attorno agli 82 anni (attualmente non esistono casi di pericolo di morte al di sotto dei 65 anni), che corrisponde peraltro all’aspettativa media di vita in Italia (ciò significa che di fatto i morti di Covid-19 coincidono con quelli di vecchiaia)!
Ma, per mantenere l’ideologia, si ripetono menzogne allarmistiche, quali “abbassare la curva dei contagi prima che sia troppo tardi”, “ospedali al collasso”, “prossima mancanza di posti in terapia intensiva”...!

Intanto in Cina, la culla responsabile del Covid-19 (v. News del 16.08.2020, 13.04.2020, 2.03.2020) - questione che quasi nessuno al mondo (tranne forse Trump) vuole analizzare - si è aperto ieri (26.10.2020) il trionfalistico 5° Plenum del Partito comunista cinese (vedi), chiamato ad approvare le linee guida del 14° Piano quinquennale (2021-2025) della Repubblica Popolare Cinese (che decide del destino di 1,4 miliardi di persone!) e quelle di una strategia di medio termine ribattezzata “Visione 2035”. Si parla anche che il Presidente Xi Jinping possa godere persino di una “presidenza a vita”!
(v. Asia News, 26.10.2020).

Covid-19: arma biologica prodotta dalla Cina per destabilizzare il mondo?
Anche se molti si sono subito precipitati a screditarla scientificamente, la virologa cinese Li-Meng Yan (che lo scorso aprile è stata costretta a lasciare Hong Kong, dopo le minacce ricevute da ambienti governativi cinesi, e rifugiarsi negli USA) ha sollevato questioni imbarazzanti e pericolose per la Cina (per possibili ritorsioni mondiali, specie USA). Le ha recentemente ripetute apertamente in un’intervista all’emittente televisiva spagnola Telecinco (affermando pure che per questo ha timore di essere eliminata anche fisicamente).
La convinzione fondamentale della virologa cinese è che il Covid-19 sia stato prodotto artificialmente nei laboratori di Wuhan come arma biologica, per destabilizzare il mondo intero!
Il Covid-19 è nato nel settembre 2019; ma per 4 mesi la sua diffusione è stata tenuta sotto silenzio, con l’approvazione o addirittura l’ordine del Partito Comunista Cinese e con la complicità dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Perché?
Anche il dott. Giorgio Palù, il più autorevole virologo italiano (professore emerito alla Università di Padova ed ex presidente della Società europea di virologia), in una recente intervista, ha confermato che il Covid-19 circola dal settembre 2019 (la Cina l’ha cioè silenziato per 4 mesi)!
La virologa cinese non crede poi al passaggio del virus da una specie animale (pipistrello) all’uomo. Anche il prof. Palù è convinto che “sia passato da uomo a uomo (100.000 genomi studiati lo fanno capire)”; semmai “il Covid-19 (che assomiglia all’80% a quello della Sars e al 96% a quello presente nel pipistrello) sarebbe stato prodotto artificialmente sul pipistrello e poi trasferito e adattato ancora artificialmente all’uomo; un ospite intermedio infatti non esiste. È la stessa tesi di Li-Meng Yan: una sequenza 'sintetica' del virus parte da quello prodotto nel pipistrello e arriva all’uomo attraverso una serie di manipolazioni effettuate in laboratorio; la virologa specifica che la struttura portante del nuovo Coronavirus sarebbe data dallo ZC45 e dallo ZXC21, proprio le strutture virali su cui lavoravano i centri militari specializzati di Chongqing e Nanjing [
ricordiamo che a Wuhan operano sia il Wuhan Chinese Center for Disease Control and Prevention (WHCDC) che il Wuhan Institute of Virology (WIV) - cfr. News 16.08.2020,  13.04.2020 e 2.03.2020]. La Li-Meng Yan non crede neppure che quella del Covid-19 sia stata una diffusione “accidentale”, ma voluta dal regime cinese al fine di destabilizzare a suo favore gli equilibri internazionali.
Cioè un’arma biologica, nuova e senza restrizioni, con tre caratteristiche fondamentali per assolvere alla sua funzione: il contagio diretto tra umani, la possibilità di trasmissione attraverso pazienti asintomatici e un’elevata capacità di adattarsi e resistere nelle più varie condizioni ambientali del pianeta. Ne sarebbe una riprova anche il fatto, clamoroso, che praticamente il Covid-19 di fatto è oggi sparito in Cina.
Il che fa pensare che con il veleno la Cina abbia creato anche l’antidoto, tenuto per sé.

Simili perplessità sono anche nel prof. Palù, che coinvolge pure l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), con queste domande: “perché l’Oms non ha mandato subito una Commissione in Cina? come mai ha detto poi che i cinesi sono stati bravi? come mai quando è stato chiesto di avere il virus iniziale esso non c’era più? perché sono sparite anche le sequenze del virus del pipistrello che si coltivavano a Wuhan? perché in Cina il virus è ora sparito? ha prodotto sia il virus che l’antidoto? a quale scopo?”
[fonte: Atlantico, 27.10.2020]

Inquietante ...













20.10.2020

Striscianti dittature crescono tra noi

Non bastava la rampante strisciante dittatura da "emergenza sanitaria"… (cfr. ad esempio l'ultimo libro del noto giornalista Aldo Maria Valli, ex-vaticanista TG1, "Virus e leviatano" - ascolta - vedi suo blog Duc in altum).
Ora anche quella Lgbt avanza sempre più speditamente.
E per entrambe è vietato dissentire!

Il progetto di legge “Zan”, che vorrebbe contrastare la presunta “omo-transfobia”, sta per arrivare alla Camera. Ce ne siamo già occupati (cfr. News del 16.06.2020 e del 27.02.2020; ma se ne parlò anche quando il Parlamento respinse il primo progetto di legge in tal senso, v. 31.07.2011).

Il Ddl "Zan" (cosi chiamato dal nome del Deputato PD che lo ha riproposto, dopo lo stallo subito dalla precedente proposta Scalfarotto, anch’egli deputato PD, e dalla deputata Boldrini) è già stato discusso e approvato in Commissione Giustizia della Camera nella notte 28/29 luglio scorso; il 18.02.2020 erano già iniziate le audizioni informali in Commissione Giustizia del Senato di 5 disegni di legge (C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi), in parte differenti tra loro, ma che hanno alla base il tema comune dell’omotransfobia.

Di cosa si tratta?
In pieno ossequio al nuovo pensiero unico dominante globale (almeno in Occidente), si vorrebbero estendere le discriminazioni, in riferimento alla legge Mancino del 25.06.1993 (che considera reati, per i quali il Codice penale prevede anche la pena del carcere, le discriminazioni «razziali, etniche e religiose»), anche quelle «sul genere e sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere», in particolare quelle definite come “omofobia” e “transfobia”.
Si tratta di una legge liberticida, che creerebbe anzitutto una specie di cittadini di "categoria superiore" (omosessuali, transessuali) e come tali particolarmente tutelati e persino avvantaggiati socialmente (una violenza nei loro confronti - tra l’altro assai rara in Italia, ma che con questo privilegio potrebbe invece crescere - avrebbe un’aggravante rispetto ad ogni cittadino, peraltro ovviamente già tutelato in tal senso) e soprattutto instaurerebbe un “reato di opinione”, in quanto, dietro la non precisata ampiezza giuridica del termine “fobia” (peraltro desunto illecitamente dalla psichiatria ed esteso a chiunque dissenta da tali comportamenti sessuali), vieterebbe come “reato” non solo ovviamente qualsiasi violenza contro tali persone (questo è appunto già tutelato per qualsiasi cittadino, ci mancherebbe!) ma addirittura qualsiasi giudizio morale negativo contro tali pratiche sessuali, anche in astratto, cioè appunto come pensiero! In altri termini: sarebbe obbligatorio essere d’accordo con l’ideologia Lgbt e perseguibile penalmente non esserlo.
Insomma, si tratterebbe di una gravissima restrizione della libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di educazione, che sono principi cardine del Diritto universale e valori “non negoziabili” che stanno a fondamento di qualsiasi società, democrazia
(v. art. 21 della Costituzione; c’è infatti chi – persino l’onorevole del PD Stefano Ceccanti, professore universitario di Diritto parlamentare e Diritto costituzionale - ha sottolineato l’incostituzionalità della legge e come tale da respingere anche da parte del Capo dello Stato!), oltre che della stessa Dottrina sociale della Chiesa (vedi).
Come possiamo notare si tratta della perenne contraddizione del relativismo ("dittatura del relativismo"), che si assolutizza e vieta qualsiasi dissenso da esso, anche se espresso su basi razionali. Ma in fondo la contraddizione è con la stessa legge Mancino, sopra citata e che la presente legge estenderebbe a tali comportamenti sessuali, perché creerebbe una nuova “discriminazione”, proprio in riferimento ad esempio all’appartenenza religiosa cristiana (gli unici non protetti ma condannati sarebbero i cristiani, una “cristianofobia” non solo non vietata ma promossa per legge!; sarebbe addirittura reato leggere ad esempio anche in chiesa il 1° capitolo della Lettera di S. Paolo ai Romani, vedi versetti 27-32! infatti è già accaduto in Svezia che un pastore sia stato arrestato per questo in base ad una legge simile).
In base poi a questo concetto labile di “fobia” e di “discriminazione”, che un magistrato potrebbe interpretare a piacimento o ideologicamente, potrebbero essere vietati i termini “padre” e “madre” (anche negli atti ufficiali, come quelli scolastici), persino “maschio” e “femmina”; non solo un sindaco non potrebbe rifiutarsi di celebrare nozze omosessuali, ma sarebbe condannato qualsiasi servizio non assolto in tal senso (fotografo, fiorista, pasticcere, locatore di un appartamento) e persino qualsiasi giudizio morale (ad esempio dire che si tratta di atti peccaminosi, come lo sono gravemente agli occhi di Dio!) o pensiero dissenziante (anche un articolo di giornale o il contenuto di una conferenza). Forse non potrebbe neppure essere più impedito che un omosessuale entri in Seminario e sia ordinato sacerdote.
Diventerebbe reato affermare che la famiglia è quella naturale (purtroppo bisogna oggi aggiungere “tradizionale” per indicare una realtà evidente), addirittura riconosciuta dall’articolo 29 della Costituzione; che un bambino ha diritto ad un padre e una madre, che i sessi sono due e non oltre 50 (come indicato dalle teorie gender, peraltro prive di qualsiasi fondamento scientifico); sarebbe pure impossibile condannare la pratica dell’utero in affitto (di fatto infatti ancora vietata in Italia) atta a creare una genitorialità omosessuale che la natura stessa rende impossibile.
Dove può portare questo delirio relativista e nichilista?
In alcuni Paesi d’Europa, per l’identificazione sessuale, s’è già proposta una sorta di “autocertificazione” per dichiarare la scelta del proprio sesso, che la teoria gender non vuole infatti far più coincidere con quello fisico (altrimenti la verifica sarebbe facile, no?!).
Inoltre, visto che da anni si fa un gran parlare di “quote rosa” (altro esempio di come, per respingere un’eventuale discriminazione, si crea una categoria addirittura particolarmente protetta e avvantaggiata sulle altre; infatti molte donne intelligenti non sono affatto contente ma si sentono perfino umiliate da questa “promozione a priori e comunque”!), cosa fare con quei maschi che si sentono donne (o quelle donne che si sentono maschi)? Basta dire che “mi sento donna” per avere dei vantaggi ed essere inseriti in graduatorie speciali, anche per il lavoro? Non è una battuta: è già accaduto in alcuni Paesi.

Ad esempio in Scozia, dove una legge sulle “quote rosa” (Public Boards Act), approvata nel 2018, nel giugno scorso (2020) ha dovuto essere meglio precisata con nuove Linee guida, specificando “chi sia una donna”, indicando che per essere tale non è sufficiente «vestirsi, sembrare o comportarsi da donna, ma occorre che la persona viva continuamente come donna, che risulti con un nome femminile sui documenti ufficiali, e usi sempre pronomi femminili a proprio riguardo».

Che non si tratti di pure possibilità o discussioni teoretiche è testimoniato dal fatto che tali nuovi “reati”, individuati dalla legge Zan, comportano pene che prevedono il carcere da 18 mesi a 6 anni!

Intanto il Governo, in piena catastrofe economica, acuita dalla pandemia e senza pensare a sostenere le famiglie, la maternità e la natalità a picco, ha già stanziato € 4 milioni per l’assistenza alle vittime dell’omotransfobia, in realtà a sostegno dei movimenti LGBT per un’azione di prevenzione, che prevede l’insegnamento della teoria “gender” nelle scuole.
Ricordiamo in proposito che i genitori, nonostante la Costituzione li riconosca come primi educatori della prole, in base a questa legge non potrebbero più opporsi a tale perverso indottrinamento sessuale dei loro figli attraverso la scuola stessa, sin dalle più tenere età!



A proposito di calendari e ideologie (vedi nostro Documento), il 17 maggio scorso abbiamo già celebrato la “Giornata Mondiale contro l’omofobia”, a testimonianza che la promozione dell’omosessualità sarebbe segno di civiltà e progresso.


Le posizioni politiche
La proposta di legge Zan è difesa dai dem Verini e Boldrini, così come da Sportiello e Bilotti (M5S). A favore della legge si sono dichiarati anche Annibali (Italia Viva) e Ceccanti (costituzionalista già presidente della FUCI ed eletto nel PD, che ha citato Amoris laetitia a supporto della legge!). Sono nettamente contrari la Lega (Pagano, Potenti e Paolini) e Fratelli d'Italia (Maschio). Forza Italia, dopo un primo tempo di incertezza, ha condannato tale proposta di legge (Calabria e Orsini, col presidente Berlusconi, v. comunicato del 24.07.2020).

Le manifestazioni pubbliche contrarie
In questi giorni ci sono state in proposito anche numerose manifestazioni popolari per denunciare e contrastare questo progetto di legge ingiusto e liberticida, con tanto di appello al Capo dello Stato perché lo blocchi, in quanto addirittura anticostituzionale.

Particolarmente partecipata, nonostante i limiti e il distanziamento sociale imposto dal governo per l’emergenza sanitaria, la manifestazione (#Restiamoliberi) tenuta sabato 17 ottobre in piazza del Popolo a Roma.

Sono convenute migliaia di persone, in rappresentanza di circa 60 associazioni pro family presenti su tutto il territorio nazionale; ad esempio Alleanza Cattolica, Difendiamo la Vita con Maria, Pro Vita & Famiglia, Articolo 26, Non si Tocca la Famiglia, Steadfast onlus, Centro Studi “Rosario Livatino”, CitizenGo; Family Day, coordinamento Polis pro persona (Movimento per la Vita, Associazione famiglie numerose, Movimento Cristiano dei lavoratori).

È stata sottolineato con fermezza (anche da parte di illustri giuristi presenti), riguardo alla proposta di legge in oggetto, che nel nostro ordinamento non esiste alcun vuoto normativo (dispone infatti già di tutti gli strumenti giuridici necessari per perseguire e condannare chi si rende colpevole di questi atti, come dimostrano severe sentenze già passate in giudicato). Inoltre la vaghezza del concetto di “atti di discriminazione” fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” di fatto conferisce poteri sconfinati alla Magistratura; “trasforma le opinioni in fobie e quindi in reati”; moltiplica i “diritti immaginari” e conduce al paradosso di un “relativismo assoluto che non ammette opposizioni”. La legge, oltre a negare l’evidenza della differenziazione e complementarietà sessuale, è condita pure da una sorta di “demonizzazione del maschio” (che in quanto tale sarebbe violento).

Molte famiglie, anche presenti alla manifestazione, hanno voluto riaffermare il diritto inalienabile, oltre alla libera espressione del pensiero, al primato educativo sui lori figli.

La CEI (Conferenza Episcopale Italiana) aveva già espresso, il 10 giugno scorso (con un Comunicato dal titolo “Non serve una legge”) “forte preoccupazione” per questo progetto di legge, considerandolo inutile (“non si riscontra alcun vuoto normativo” che “giustifichi l’urgenza di nuove disposizioni”) e dannoso, visto che porta a “derive liberticide” che finirebbero “col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni che hanno già introdotto norme simili”. I Vescovi paventano anche i possibili esiti nefasti del provvedimento: “Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma, e non la duplicazione della stessa figura; significherebbe introdurre un reato di opinione").


Indice
dei libri (scolastici) proibiti 
(perché non obbedienti all’ideologia Lgbt)

Come se non bastasse, mentre è in dirittura d’arrivo alla Camera il progetto di legge sopra esposto, già è stata presentata (in conseguenza, senza perdere tempo!), una nuova proposta di legge (da parte di PD, M5S, LEU e +Europa; se ne fa paladina ancora la Boldrini), che riguarda i libri di testo scolastici, che devono essere favorevoli all’ideologia gender, teoria che dovrà essere insegnata nelle scuole.

Si tratta a questo punto di porre in atto un rigido controllo (ma siamo in un regime?!), mediante un Osservatorio nazionale “pro-gender” sui libri di testo scolastici, per giudicare (approvare o disapprovare) se siano sufficientemente “inclusivi”, “diversi”, cioè aperti nei confronti degli omosessuali e transessuali e scevri da vecchi "stereotipi" su maschio femmina o sulla famiglia tradizionale.

Il progetto di legge, che dal 28 settembre scorso è già all’esame della Commissione Cultura della Camera, si chiama infatti «Disposizioni per la promozione della diversità e dell’inclusione nei libri scolastici nonché istituzione di un osservatorio nazionale».

Così recita l’Introduzione: «La presente proposta di legge ha come obiettivo quello di adeguare l’ordinamento italiano ai principali standard internazionali in materia di diversità e di inclusione nel settore dei libri di testo scolastici, attraverso un’efficace azione di prevenzione e di contrasto dei pregiudizi e degli stereotipi di genere, nonché di quelli relativi alla cultura, all’etnia e all’abilità, valorizzando la diversità. […] La presente proposta di legge vuole promuovere una maggiore attenzione ai temi della diversità e dell’inclusione all’interno dei percorsi scolastici, rendendo più rappresentativi e inclusivi i curricula delle varie discipline, in particolar modo con una prospettiva attenta al genere».

Ed ecco alcuni accenni alla proposta di legge. All’art. 1 si istituisce un «Osservatorio nazionale sulla diversità e sull’inclusione nei libri di testo scolastici». Quali i compiti di tale osservatorio? «L’osservatorio effettua una ricognizione dei libri di testo scolastici utilizzati nelle scuole di ogni ordine e grado. […] L’osservatorio esprime un parere articolato sui libri di testo scolastici che ha esaminato. […] Qualora il parere […] sia favorevole, al libro di testo scolastico è assegnato un riconoscimento positivo [una sorta di bollino] che l’editore può apporre sul libro di testo» (art. 2). Quando invece il parere è negativo l’editore può chiedere all’osservatorio quali modifiche apportare. Tale giudizio dell’osservatorio (sia positivo che negativo) «è inserito tempestivamente in appositi elenchi pubblici telematici».

L’art. 4 prevede in tal senso corsi di “formazione sull’inclusione” (cioè l’indottrinamento obbligatorio) per gli editori e persino per i docenti; l’art. 6 specifica poi che il governo sarà impegnato nell’elaborazione di programmi scolastici attenti al tema della diversità e dell’inclusione.

Qualsiasi testo scolastico non si adeguerà alla nuova dittatura “gender”, anche solo dando giudizi morali su certi modi di vivere la sessualità o si ostini a parlare di famiglia tradizionale (padre-madre-figli) sarà cioè privato del “bollino” dei testi virtuosi, andando così all’Indice dei libri proibiti e come tali sia messi alla gogna oltre che discriminati a livello economico (chi oserà ancora adottarli?). Anche gli insegnanti devono adeguarsi. [fonte: NBQ, 15.10.2020]

Viene così ulteriormente meno non solo la libertà di pensiero, di coscienza, di religione, ma anche la libertà di educazione: insomma i cardini stessi del diritto, i diritti umani fondamentali, i principi “non negoziabili” della società, del vivere civile e della democrazia!
In pratica, si tratta più o meno di un regime, una dittatura ... fondata peraltro sulla menzognaUn altro passo verso l’imminente (apparente e provvisorio) trionfo dell’Anticristo?









 

10.10.2020

Ella-One: ora per le minorenni senza ricetta

Nella News del 28.08.2020 (v. sotto) avevamo sottolineato la gravità delle nuove “Linee guida” diffuse dal Ministro della Salute R. Speranza circa l’aborto farmacologico, cioè mediante l’assunzione della pillola RU486, decisione ministeriale secondo cui non è più necessario un ricovero ospedaliero, ma solo un Day-Hospital, cioè una breve visita ambulatoriale per l’assunzione del farmaco, dopodiché la madre può abortire da sola il suo bambino a domicilio (fino alla 9^ settimana di gravidanza)!

Ora arriva in Italia una nuova decisione in favore dell’irresponsabilità sessuale dei giovani e persino della morte dei nascituri.

Infatti l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), con delibera 998/2020 del 8.10.2020, ha tolto l'obbligo della ricetta medica perché una minorenne possa acquistare in farmacia la “pillola dei cinque giorni dopo” (EllaOne: ulipristal acetato). Si tenga presente che tale pillola (ipocritamente detta “contraccettivo d’emergenza”), da assumersi entro 5 giorni dall’avvenuto rapporto sessuale, oltre ad essere contraccettiva (impedendo l’incontro tra uno spermatozoo e un eventuale ovulo pronto per essere fecondato) può pure essere già abortiva (impedendo ad un eventuale ovulo già fecondato – cioè un figlio, un essere umano! - di fare il suo percorso naturale per annidarsi nell’utero, ma viene invece espulso).
La menzogna è persino già sull’efficacia contraccettiva di questa pillola, che in realtà diminuisce proprio nei giorni fecondi. Lo è ancor più quando la sia chiama appunto, come fa anche l’Aifa e il foglio illustrativo (mai come in questo caso è così giusto chiamarlo “bugiardino”), “contraccettivo d’emergenza”, quando invece può essere appunto anche abortiva.
Nascondendo questa potenzialità abortiva, già la vendita del farmaco (si possono ancora chiamare tali queste pillole?!) sorpassava tutte le procedure previste per l’aborto (secondo la legge 194: colloquio presso un consultorio o un medico, anche per prendere coscienza dell’atto e per sé per scoraggiarlo, rilascio del certificato medico; per le minorenni occorre poi il parere dei genitori e se questi sono dissenzienti occorrerebbe una relazione da parte del consultorio da presentare al giudice tutelare).
Ora invece si potrà andare in farmacia, a qualsiasi età, e prendere EllaOne come fosse un’Aspirina!

Strano poi che invece per la cosiddetta “pillola del giorno dopo” (Norlevo) attualmente sia ancora necessaria per le minorenni la ricetta medica (delibera Aifa del 2016).
Si nasconde inoltre che tale pillola può spesso avere effetti collaterali, che necessiterebbero di un parere previo del medico: cefalea, nausea e vomito, noia e mal di stomaco, mal di schiena, dolori muscolari o rigidità, dolore pelvico, tensione mammaria, sensazione di vertigini, mestruazioni abbondanti o dolorose, sbalzi di umore, senso di forte stanchezza. Non a caso il Direttore dell’Aifa (Nicola Magrini) ha sottolineato, pur lodandola, che EllaOne non possa essere usata regolarmente come contraccettivo e che di ciò vanno informate le minorenni!

Tale semplificazione, è un ulteriore grave passo verso la banalizzazione della sessualità e la censura del suo fondamentale potere procreativo, incoraggiando rapporti sessuali facili, immorali e irresponsabili.
Si crea così sempre più una mentalità che, specie nei minorenni, aggrava l’incapacità di amare, di assumersi responsabilità, oltre a renderli sempre più psicologicamente aridi e spiritualmente vuoti e devastati.

Insomma, di fronte ad una adolescenza e ad una gioventù sempre più vuota e disorientata, anche se in realtà fortemente affamata di verità e di significato (sennò non aumenterebbero così tanto le fughe alienanti nelle droghe e nell’alcool, per non dire le depressioni), la società e la cosiddetta scienza (medicina) offre sempre più soluzioni “scacciapensieri” per vivere questo importante fattore della persona e della vita che è la sessualità con assoluta banalità e assenza di verità, potremmo dire semplicemente per “difendersi dalle conseguenze naturali dei propri stessi atti”: preservativi a valanga (presentati come panacea e falsamente come assolutamente sicuri contro malattie e gravidanze, quando invece non lo sono per le stesse case farmaceutiche produttrici, costrette a riconoscere un 5% di fallimento, che seri studi scientifici innalzano fino al 18%), contraccettivi meccanici e chimici, pillole abortive … e se proprio si è “distratti” c’è ora anche l’aborto a domicilio (RU486) fino alla 9^ settimana, per non parlare dell’aborto solito fino al 3° mese e oltre!
(cfr. anche News del 16.03.2017, 31.01.2015, 2.04.2012, 20.01.2012)







 

2.10.2020

Quando la Chiesa annuncia ancora la verità
… il mondo laico è ancora contro!

La Congregazione della Dottrina della fede, con la Lettera Samaritanus bonus (del 14.07.2020, approvata dal Papa il 25.06.2020), ha autorevolmente precisato che “mai” l’eutanasia possa essere moralmente approvata, tanto meno dai Cattolici!
La morale naturale, che la ragione umana può già riconoscere, e il comandamento evangelico dell’amore, non possono mai permettere che si possa porre fine alla vita di un uomo innocente, in nessuna condizione si trovi, neppure se lo stesso lo richiedesse.
Il che vale quindi anche per quelle leggi pseudo-eutanasiche sul “fine vita”, in vigore purtroppo anche in Italia
(cfr. News del 14.12.2017, giorno dell’approvazione parlamentare, e 27.02.2018).
È da escludere, per gli stessi principi, anche l’accanimento terapeutico (sproporzionato e inutile proseguo di procedure mediche per mantenere artificialmente in vita una persona di fatto clinicamente morta; in questo caso cioè "non si vuole procurare la morte, ma si accetta di non poterla impedire", cfr. Catechismo C.C. n. 2278).
Il documento giunge giustamente a vietare l’assoluzione sacramentale (Confessione) per chi si ostinasse in questo pensiero o pratica eutanasica, anche nei confronti del prossimo, o ne promuovesse leggi corrispondenti!

Interessante la precisazione dell’esclusione di possibili eccezioni. Il che sottolinea la permanenza, come da sempre nella dottrina della Chiesa, di atti che debbano essere considerati “intrinsecamente male” e come tali non possano conoscere eccezioni o condizioni che li rendano moralmente leciti. Si tratta di un’importante precisazione, in quanto l’Esortazione apostolica Amoris letizia (nel cap. VIII) sembrava aver illecitamente sorpassato questo principio (da cui i famosi Dubia di 4 cardinali, che doverosamente chiesero in proposito chiarimenti, visto che il principio di atti che sono “intrinsecamente male” e non possano conoscere eccezioni era stato pure di recente richiamato - dal Magistero perenne della Chiesa - nell'Enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II [n. 80], come poi fu sottolineato anche negli Appunti che nel 2019 il Papa emerito Benedetto XVI ha voluto rendere pubblici, dopo averli indirizzati a Vescovi di tutto il mondo riuniti in Vaticano).

L’autorevole documento ecclesiale, dopo aver richiamato i principi metafisici e teologici di fondo, passa, in modo deduttivo, ad analizzare e giudicare moralmente diversi temi in merito: le leggi, l’obiezione di coscienza, il ruolo dei medici, il dolore e quindi le cure palliative e gli hospice, la nutrizione e l’idratazione assistita, l’eutanasia in ambito neonatale, le pratiche sedative, etc.
Altro pregio del documento è la chiarezza espositiva, anche nel linguaggio, mai ambiguo o passibile di interpretazioni fuorvianti!
La chiarezza raggiunge, senza timore di opporsi al “politicamente corretto” o al pensiero dominante promosso dai “poteri forti”, questioni precise, quali: la condanna delle leggi che permettono l’eutanasia e forme analoghe, i discorsi ambigui e disumani sulla cosiddetta “qualità della vita”, con l’utilitarismo, il pietismo e l’individualismo che li sottendono; il divieto per i medici di cagionare volutamente la morte di un innocente o di prendere parte ad essa in modo formale o materiale immediato; il doppio divieto per il sacerdote di assolvere l’aspirante suicida che non ha dato segni di pentimento e, addirittura, di rimanere nella stanza ove si pratica l’eutanasia per evitare lo scandalo; l’obbligo di carattere generale di alimentare e idratare il moribondo.
Circa i nascituri e i neonati, il Documento richiama fortemente che tra aborto e infanticidio non c’è differenza; ed entra nel merito di "omicidi" di bambini che purtroppo sono già stati legalmente compiuti (v. i casi dei piccoli Charlie Gard, Alfie Evans, Isaiah Haastrup, con chiara condanna dei giudici inglesi che hanno permesso la loro uccisione, sottraendo loro alimentazione e idratazione).

Forse il grande circo mediatico, coi poteri forti che attraverso di esso promuove il pensiero unico e la nuova ideologizzazione di massa, non se l’aspettava. Forse pensava, e purtroppo non sempre senza ragione, che ora anche la Chiesa cattolica si fosse finalmente omologata, tra gli applausi del mondo.
Come ha reagito? Come prima, come sempre!
O con un’indignata reazione ...

Marco Cappato, il grande condottiero della battaglia per poter scegliere finalmente di suicidarsi, ha attaccato allarmato e incredulo il Documento vaticano in questi termini (cfr. “Il Riformista”, 24.09.2020): “fornisce, con l’approvazione del Papa, un contributo alla violazione delle leggi dello Stato italiano e alla negazione del diritto all’autodeterminazione dei malati”, "arrivando perfino a spaventare i malati terminali sostenendo che <una persona che sia registrata in un’associazione per ricevere l’eutanasia deve mostrare il proposito di annullare tale iscrizione prima di poter ricevere i sacramenti>”. Lo stesso giornale il giorno dopo bollava il Documento come “senza misericordia” (il che indica a quale livello di confusione sia giunta ora la diffusione e la percezione della parola “misericordia”!).

... o con un silenzio che ha tutto il sapore della “censura”!

Ma non era finalmente cambiata la Chiesa? E il suo “dialogo” col mondo?
Quando la Chiesa dice la verità di sempre … il laicismo dichiara ancora guerra. Come sempre!









 

28.09.2020

Cose … turche!

Ci sono espressioni, anche nel linguaggio popolare italiano, che evocano ancora qualcosa di riprovevole riguardo ai turchi, come una sorta di inconscio ricordo delle invasioni musulmane dei saraceni e degli ottomani: “bestemmiare come un turco”, “fumare come un turco”, "mamma li turchi!" ... “cose turche”.
Appunto, inconsci retaggi della storia.

Però la volontà di far rinascere lo spirito “ottomano”, con tanto di relative riconquiste musulmane (culturali, religiose, militari ed economiche, anche in Europa), manifestata sempre più vistosamente dal presidente turco Erdoğan, quasi nuovo sultano, riportano a galla anche questi retaggi se non addirittura pericoli storici.
Erdoğan, secondo quanto riferisce la stessa Al-Arabiyya, ha l’obiettivo di porsi a guida di un movimento politico-religioso pan-islamico, antitetico all’Occidente. [sulla pressione, anche economica, di Erdoğan per l’islamizzazione dell'Europa, cfr. News 5.03.2019 e 2.10.2018]

Abbiamo già parlato (cfr. News del 25.07.2020) della grave, oltre che di grande valore simbolico, riconquista al culto islamico di Santa Sofia, l’immensa ex-basilica cristiana di Istanbul (Costantinopoli), di enorme importanza storica ed artistica, avvenuta nell’estate di quest’anno.
Ebbene, il 1°.09.2020 Erdoğan ha deciso di trasformare in moschea anche lo splendido museo Kariye Cami, già monastero di Cristo Salvatore di Chora, sempre a Istanbul.
Il monastero di Chora, costruito nel 534, costituisce uno dei più rari esempi dell’arte bizantina in fatto di mosaici e affreschi, un punto di riferimento per il patrimonio culturale mondiale. Le mura interne, i pilastri e le cupole sono interamente coperte da mosaici e affreschi risalenti all’XI secolo. Come avvenne per Santa Sofia, dopo la conquista musulmana di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, il monastero fu trasformato in moschea (nel 1511) e i suoi splendidi mosaici cristiani furono coperti da intonaco. Nell’opera di laicizzazione moderna della Turchia, anche tale monastero nel 1945 diventò un museo e parte dei suoi splendidi affreschi e mosaici vennero riportati alla luce nel 1958, dopo un lavoro di recupero condotto da archeologi americani con il contributo di studiosi turchi. Ora è tornato ad essere una moschea attiva.

Circa le operazioni militari, è noto che la Turchia vuole annientare la presenza della popolazione kurda (che non gode di una nazione propria), non solo all’interno del proprio Paese, ma anche in Siria.
Nelle atroci azioni turche contro i kurdi e i siriani, quest’estate (proprio quando la temperatura toccava i 40° e la pandemia Covid-19 raggiungeva anche quelle poverissime regioni), le milizie turche, dopo aver occupato la zona siriana di Ras Al Ein, per impedire appunto l’autonomia della regione kurda (sostenuta dalla Nato), e impadronitesi esattamente un anno fa della centrale idrica di Alluk, decisiva per il rifornimento d’acqua potabile nell’intera zona, hanno prima diminuito e poi totalmente chiusa la fornitura d’acqua alla popolazione di Hassakeh, nel nord-est della Siria, condannando alla sete centinaia di migliaia di civili, oltre a produrre la morte degli animali e la siccità delle campagne. Un’atroce arma di pressione contro i kurdi e la Siria stessa, con gravi ripercussione anche nei rapporti coi russi, presenti in zona. Far morire di sete: un metodo “turco”, ricordano i kurdi, già usato nel terrificante genocidio degli Armeni. 
[fonte: Asia News, 25.08.2020]

Cosa dire poi della sempre più forte presenza militare turca nel Mediterraneo orientale ed ora anche in Libia?
Nella sua ricerca di gas sui fondali marittimi, la Turchia ha iniziato a rivendicare interessi esclusivi nel Mediterraneo orientale in acque che si sovrappongono con la zona economica esclusiva della Grecia. Erdogan ha avvertito il governo greco con queste parole: «La Turchia è determinata a fare tutto ciò che serve per ottenere il riconoscimento dei propri diritti nell'Egeo, il Mar Nero e il Mediterraneo»; «Non accettiamo compromessi su ciò che è nostro», per concludere «Se la Grecia dovesse rispondere, sarebbe la sua rovina».
Per sottolineare che non si tratta semplicemente di parole folli, la Francia ha inviato la portaerei Charles De Gaulle nel Mediterraneo orientale, mentre gli Emirati Arabi Uniti (a differenza del Qatar che è invece alleato della Turchia) hanno inviato i propri caccia F-16 a Creta, in difesa dello spazio aereo greco.
Tutto ciò potrebbe sollevare delle questioni di enorme importanza internazionale: la Turchia può ancora restare nella Nato? Addirittura se andasse in collisione con la Grecia, appartenente alla Nato? Se poi occupasse, come desidera, anche l’Armenia (alleata della Russia), cosa succederebbe? In che rapporto si pone poi la Turchia con Israele (c’è già stata una forte tensione nel 2010)?

Infine quest’estate la Turchia s’è imposta prepotentemente nella questione della Libia. Con l’apporto di truppe irregolari di "dubbia provenienza" (di fatto milizie “jihadiste”!), la Turchia ha infatti contribuito, con la Russia, a dare un minimo di stabilità al Paese, ottenendo però in cambio un protettorato sulla Tripolitania, con due basi militari di cui una a Misurata.
Inutile ricordare che siamo a poche miglia dalla Sicilia!

L’Italia, che all’inizio del 1° governo Conte si pavoneggiava come interlocutrice internazionale di prestigio per la soluzione del problema libico, si trova di fatto spiazzata (già con il governo Gentiloni, nel 2018, l’Italia decise di non reagire alle provocazioni turche, quando la nostra nave perforatrice Saipem 12000 era stata fermata presso Cipro da navi da guerra turche). Siamo pronti a trattare direttamente con Erdogan sul prossimo flusso di emigranti dall’Africa? Quanto siamo disposti a pagare?Ricordiamo che l'Europa (cioè anche noi), su particolare pressione della Germania, ha donato alla Turchia 6 miliardi di € per impedire l'invasione di immigrati in transito dalla Turchia e diretti al centro Europa e anzi riprendesse quelli già sbarcati in Grecia (cfr. News del 2.10.2018)
Siamo poi sicuri che i nostri diritti energetici in Libia (cioè gran parte del nostro metano e petrolio) siano effettivamente garantiti? [fonte: NBQ, 4.09.2020]

Ma ovviamente di tutto questo non si parla …
Siamo così impegnati a parlare di Coronavirus!


 






 

20.09.2020

Quel XX settembre …  di 150 anni fa

Vedi Documento in Archivio.

 





 

15.09.2020

Cristo no. Natura . Uomo no.

Avevamo sottolineato, in una nostra audio-catechesi riportata nella sezione video (Introduzione alla fede. 1C: L’inaudita crisi contemporanea - ascolta), come in questi ultimi 500 anni la grande "crisi" dell’uomo e della civiltà occidentale abbia conosciuto schematicamente queste tappe:
1: Cristo sì / Chiesa no (Riforma protestante).
2: Dio sì / Cristo no (illuminismo, massoneria).
3: uomo sì / Dio no (ateismo dell’800).
Per giungere all’attuale tappa n. 4: Natura sì / uomo no. 

Si tratta dell’attuale ritorno, che riporta indietro di millenni anche se sembra tanto moderno, ad un panteismo che adora la dea Natura (Madre Terra, Gaia) e sostanzialmente odia l’uomo (“cancro del pianeta”).
Non passerà poi molto, e chi ha occhi per vedere i segni sono già lampanti, per giungere all’esito finale, che il grande occulto regista sta da tempo e con calma preparando, cioè la tappa n. 5: Satana sì / tutto il resto no!
(cfr. 2Ts 2,3-4)

Avevamo osservato, anche nell’incredibile calendario (vedi al termine del documento) delle "giornate" promosse dall’ONU, come ad esempio il 22 aprile sia “Giornata Internazionale della Madre Terra”, istituita nel 1970 “per la salvaguardia dell’ambiente”.

Ed ecco un’ultima idea bizzarra, che proviene da questa vecchia Europa, apostata e ormai in disintegrazione. L’associazione svizzera “ID-Eau” ha proposto di dare “personalità giuridica”, come fosse una persona con diritti inalienabili, nientemeno che al fiume Rodano!

Evidentemente, dopo aver spodestato l’uomo dal centro dal cosmo (Nietzsche aveva intuito benissimo dove avrebbe portato la “rivoluzione copernicana”, leggi l'inizio del Dossier su “Darwin e l’evoluzionismo”), dopo che a sua volta si era tolto Cristo, il "Pantocratore" (come contempliamo nei meravigliosi mosaici delle solenni absidi di molte chiese medievali), il Redentore dell’uomo, il “Centro del cosmo e della storia” (vedi l'incipit della prima enciclica di Giovanni Paolo II, RH), ora tutto l'ordine ontologico gerarchico è andato in frantumi.

Ora ci sono persino i fiumi che acquistano personalità giuridica. Il che vuol dire, ad esempio, che potrebbero avere rappresentanti legali in un Tribunale o che ci potrebbero essere conseguenze penali gravi per chi non li rispettasse!

Peccato che non si riesca invece a far riconoscere “personalità giuridica” ad un essere umano, quando è ancora nel grembo della propria madre (perché, è stato ribadito a chi ha sollevato questa obiezione, “così si lederebbe il diritto all’aborto” e “verrebbe meno l'autodeterminazione della donna”).

Aspettiamo allora la tappa n. 5 …
Prima che tutto si capovolga, come la mattina di Pasqua!








 

12.09.2020

Cambogia e Khmer Rossi

Pochi giorni fa, all’età di 77 anni, è morto in carcere a Phnom Penh (Cambogia), dove stava scontando la pena dell’ergastolo, Kaing Guek Eav, più noto come il «compagno Duch», uno dei comandanti dei Khmer rossi, il gruppo che, sotto la guida di Pol Pot, pose in atto dal 1975 al 1979 in Cambogia una terrificante dittatura comunista, di stampo maoista, che provocò la morte di circa 3 milioni di persone*, cioè quasi 1/3 dell’intera popolazione cambogiana!

* È ancora discusso il numero totale delle vittime di questa brevissima dittatura comunista cambogiana, ma pare davvero che si possa raggiungere una cifra così terrificante e incredibile, che costituisce lo sterminio di 1/3 dell’intera popolazione cambogiana del tempo (l’ideologia dice ovviamente “per il loro bene”!)

Ancora nel decennio scorso sono state rinvenute in Cambogia circa 23.745 fosse comuni contenenti circa 1,3 milioni di persone uccise dai Khmer rossi. Essi rappresentano circa il 60% del bilancio totale delle vittime, mentre le rimanenti vittime morirono di stenti, fame o malattia e assenza di cure mediche.

I numeri di questo vero e proprio genocidio, perpetrato all’interno al Paese, variano ovviamente secondo le fonti: si va dagli 800.000 (ammessi dallo stesso Pol Pot, che li ha provocati) ai 3.300.000 (secondo i vietnamiti, peraltro anch’essi comunisti, che occuparono il paese e sconfissero i Khmer rossi nel 1979). Secondo studiosi esteri e indipendenti le vittime della dittatura comunista di Pol Pot, in neppure 5 anni, sono state comunque non meno di 2 milioni (circa 1/4 della popolazione). 

In quegli anni il "compagno Duch", capo della sicurezza di Pol Pot, era direttore della più terribile delle prigioni cambogiane (una delle 196 prigioni gestite dai khmer rossi), la Tuol Sleng di Phnom Penh (chiamata «campo S-21»), dove furono torturati e uccisi 16.000 cambogiani.

Ecco ad esempio la testimonianza di Vann Nath, un artista che fu colpito dalla violenza dei Khmer rossi e internato in quella prigione, ma che riuscì miracolosamente a salvarsi, perché un anno dopo il regime crollò.

La rivoluzione comunista-maoista dei Khmer rossi inseguiva un’utopia socialista fondata sulla produzione agricola. Migliaia fra intellettuali e professori sono stati massacrati perché considerati “improduttivi”.
Il pittore Vann Nath fu arrestato il 30.12.1977 con l’accusa di “attività controrivoluzionarie” e il 7.01.1978 venne incarcerato proprio nella prigione di Tuol Sleng (S-21), dove è rimasto per un anno, fino alla caduta del regime (1979).
Racconta: “Eravamo ammanettati a file di 20 o 30. Le condizioni erano disumane e il cibo scarso; veniva distribuita di fatto “una sola razione di cibo al giorno”, ma si trattava di circa tre cucchiaini di minestra. La fame era così forte da costringerci a mangiare insetti di nascosto dalle guardie. Si stava in mezzo ai cadaveri; eravamo come animali. Sono arrivato a pensare che mangiare carne umana sarebbe stato un buon pasto”.
 [fonte: AsiaNews, 29.06.2009]

Scoperto nel rifugio dove si era nascosto dopo la caduta dei Khmer rossi, il «compagno Duch» fu arrestato e incarcerato. Fu processato nel 2010 per “crimini contro l'umanità” da un tribunale cambogiano sotto l'egida dell’ONU e condannato nel 2010 a 35 anni di carcere (compreso quelli già scontati e 5 condonati per buona condotta), condanna però poi trasformata nel 2012 in ergastolo.
Al di là delle atrocità di cui fu responsabile, Kaing Guek Eav ebbe però delle particolarità, emerse negli anni seguenti il suo arresto, che in fondo gli fanno onore. Fu l’unico, tra i capi dei Khmer rossi, ad ammettere il male fatto, senza giustificazioni ideologiche, e a chiedere perdono ai familiari delle sue vittime. Inoltre, durante il processo, fornì informazioni dettagliate che contribuirono a far luce sui crimini commessi dai khmer rossi. Ciò è dovuto soprattutto al fatto, che ha del miracoloso, che nel 1996, pur vivendo nel carcere duro, si convertì al cristianesimo, cambiando radicalmente vita e mentalità, cosa riconosciuta dalla stessa giustizia cambogiana. [fonte: AsiaNews, Phnom Penh, 2.09.2020]


Ancora sulla breve ma terrificante dittatura comunista cambogiana...

Guidati (accecati) dall’ideologia marxista-maoista, importata dalla Cina, i Khmer rossi, ovviamente “per il bene del popolo” (che sarà invece massacrato, come hanno fatto del resto quasi tutte le rivoluzioni della modernità, a cominciare da quella francese del 1789 o quella bolscevica del 1917), volevano trasformare il paese in una repubblica socialista agraria, fondata sui principi del maoismo. Presero il potere nel 1975 e lo tennero con atroce violenza fino al 1979, quando la Cambogia fu occupata dal Vietnam.

A proposito di Vietnam
Come sappiamo, il Vietnam del nord (chiamato Repubblica Democratica del Vietnam), venne creato alla fine della II Guerra mondiale ed era un Paese fortemente comunista (guidato da Ho Chi Minh), sotto l’influenza della Cina e persino dell’Unione Sovietica. Il Vietnam del sud, invece, era alleato degli USA. La battaglia del Vietnam del nord per conquistare anche il sud ed unificare tutto il Paese sotto il suo regime comunista, portò ovviamente ad un duro e interminabile scontro con gli USA, presenti anche con ingenti forze militari nel sud del Paese, decisivo per la sua posizione strategica nel sud-est asiatico. Com’è noto, gli USA tentarono per quasi 20 anni (1955/1975) di mantenere le loro posizioni con una estenuante, tragica e infine vana guerra (“guerra del Vietnam” sta ancora oggi ad indicare, nella stessa popolazione americana, un'estenuante ed inutile prova bellica). Negli anni ’60 la stessa opinione pubblica occidentale, specie giovanile, si schierò contro la presenza americana nel Vietnam (lo si fece con una battaglia culturale e di informazione pilotata, ma persino con la musica: pensiamo ad esempio in Italia alla celeberrima canzone di Gianni Morandi “C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”). Anche la contestazione giovanile del ’68 portò avanti questa battaglia per la “liberazione” del Vietnam dagli americani. In Italia, poi, dove la contestazione passò rapidamente in mano all’egemonia culturale della “sinistra”, anche estrema, (sostenuta e lautamente finanziata dalla Russia), gli studenti facevano scioperi e manifestazioni per la “liberazione del Vietnam” dagli americani, a favore dei comunisti Viet Cong, e inneggiavano al Libretto rosso di Mao, libretto-guida della rivoluzione comunista cinese, ostentato e osannato nelle assemblee, scioperi, occupazioni e persino negli scontri con la polizia.
Peccato poi che quando anche il Vietnam del sud, lasciato dagli USA, divenne comunista, cadendo in mano ad un potere violento e dispotico, la “liberazione” ottenuta divenne così insopportabile che moltissimi vietnamiti fuggirono terrorizzati, cercando persino di scappare via mare con umili imbarcazioni (furono chiamati “boat people”): moltissimi morirono in mare, altri furono salvati da soccorsi internazionali (persino l’Italia intervenne con una delle nostre più grandi navi militari per salvare questi disperati)!

Per realizzare i loro obiettivi, i Khmer rossi svuotarono le città, “collettivizzarono” le terre, costrinsero i cambogiani a trasferirsi nei “campi di lavoro” nelle campagne, dove avvenne una gran quantità di morti per esecuzioni di massa, lavori forzati, abusi fisici, malnutrizione e malattie. Il popolo cambogiano fu cioè costretto a spostamenti coatti, a lavorare in gruppi di lavoro mobili, a turni estenuanti e condizioni di lavoro disumane, fino a innumerevoli morti per fame! Si arrivò persino al rapimento e indottrinamento di bambini e ragazzini, che, nella loro incoscienza e immaturità, quasi ignari di ciò che facevano, erano persuasi o costretti a commettere veri e propri atti di sadismo.
Gli oppositori venivano portati nei “Killing Fields”, dove venivano giustiziati (spesso con attrezzi contadini, picchetti o asce, per risparmiare proiettili) e sepolti in fosse comuni.
I rivoluzionari affermavano ovviamente che le uccisioni erano necessarie per la "purificazione della popolazione". Ne uccisero infatti quasi un terzo!
Nel 1976 i Khmer rossi cambiarono pure il nome del Paese: non più Cambogia ma “Kampuchea Democratica”.

Pare proprio un vizio satanico, cioè cinico e menzognero, che i comunisti amino l’appellativo “democratico” per instaurare i loro regimi e dittature, che sono esattamente l’opposto della democrazia. Basti pensare, oltre al Vietnam del nord appena citato, a quando in Europa c’erano nel 2° dopoguerra (fino al 1990) due Germanie, di cui quella denominata “Democratica” (DDR) era proprio quella comunista che non lo era e da cui la gente cercava infatti inutilmente di scappare, anche a rischio della vita, per raggiungere la parte occidentale "Federale" (pensiamo a Berlino e al muro che fu costruito in una notte per evitare, primo caso nella storia, che gli abitanti fuggissero dalla parte cosiddetta democratica a quella effettivamente libera occidentale). Come si può constatare ancor oggi, pure in Italia, persino nella denominazione del Partito, per gli ex-comunisti "democratico" è solo il loro potere; e chiunque osi contraddirli è antidemocratico e fascista.

Molti studiosi riconoscono che si trattò di "un esperimento sociale di mobilizzazione unico nelle rivoluzioni del XX secolo". Si fa osservare che, essendo giunti, per il bene del popolo, ad ucciderne quasi 1/3 (in neppure 5 anni), il genocidio operato dai Khmer rossi nel loro stesso popolo costituisca per certi versi “un caso unico e senza precedenti nella storia dell'umanità”
 

Non possiamo non pensare a ciò che profetizzò la Madonna a Fatima nel 1917, poche settimane prima della rivoluzione bolscevica russa: che se non ci fossimo convertiti e la Chiesa non avesse consacrata la Russia (che la piccola veggente Lucia non sapeva neppure cosa fosse) al Suo Cuore Immacolato, essa avrebbe provocato una terribile persecuzione e avrebbe divulgato i suoi errori (marxismo, comunismo) in tutto il mondo, con immensa sofferenza di popoli e di cristiani!







 

10.09.2020

Pakistan: un altro cristiano condannato a morte perché s’è rifiutato di convertirsi all’Islam

Abbiamo parlato altre volte della terribile legge contro la “blasfemia”, in vigore in Pakistan (musulmano) dal 2003, legge che permette anche a soli due testimoni (in fondo è facile, anche senza prove certe) di accusare chiunque di offesa all’Islam, il che può condurre a pene severissime, fino alla condanna a morte!
Tale legge è talora impugnata semplicemente per vendette personali; ma è soprattutto usata per condannare a morte i cristiani, spesso perché non vogliono convertirsi all’Islam. Divenne famosa la dolorosissima odissea, durata 10 anni, di Asia Bibi, giovane donna cristiana, condannata a morte per non aver voluto convertirsi alla religione musulmana; in quel caso, grazie anche ad una mobilitazione mondiale, dopo 10 anni di carcere duro il processo s’è concluso nel gennaio 2019 con la liberazione (v. News del 30.01.2019).

Anche in questi giorni (8.09.2020) un altro cristiano è stato condannato a morte per ‘blasfemia’. Si tratta di un uomo di 37 anni, Asif Pervaiz, padre di 4 figli, che nel 2013 giunse a licenziarsi dalla ditta di calze dove lavorava, a Lohore, perché il suo supervisore, Muhammad Saeed Khokhar, lo spingeva ad ogni costo a convertirsi all’islam, rendendogli la vita difficile. Di fronte alla sua resistenza, il 2.10.2013 Asif venne allora accusato dal suo datore di lavoro Saeed Ahmed Khokhar, musulmano, di avergli inviato tramite cellulare messaggi blasfemi sull’Islam, il Corano e Maometto. Nonostante la falsità dell’accusa, ma temendo il peggio, Asif ha cercato allora di fuggire e tenersi nascosto; ma 8 giorni dopo è stato trovato e arrestato. Per prenderlo, la polizia ha dapprima arrestato dei suoi familiari (la madre, Naseem Akhtar, e due cognati), poi ha picchiato un suo amico, Waseem Anwar, perché rivelasse il suo nascondiglio. Ora, dopo quasi 7 anni di carcere, il processo s’è concluso con la condanna a morte di Asif. [fonte: AsiaNews, 9.09.2020]





 

8.09.2020

Nigeria
: genocidio cristiano ad opera di musulmani

La Nigeria è il più popoloso paese africano e il 10° produttore di petrolio al mondo. Si prevede che fra due generazioni avrà 800 milioni di persone e potrebbe diventare persino la 9^ economia mondiale. 
Ma è sotto attacco musulmano; ed a subire il martirio sono i cristiani!
Secondo un rapporto dell’International Organization for Peace Building and Social Justice, dell’International Committee on Nigeria e dell’All-Party Parliamentary Group for International Freedom of Religion or Belief, in vent’anni in Nigeria sono stati uccisi 100.000 cristiani, in 21.000 attacchi, specie dei musulmani di Boko Haram e al Qaida (43.242 uccisi), pastori fulani (18.834) e altri gruppi estremisti (34.233).
Un vero “genocidio”, di cui quasi nessuno parla.

A parlare chiaramente di “genocidio cristiano” è invece il vescovo di Sokoto, Matthew Hassan Kukah. Anche per il vescovo anglicano di Jos, Benjamin Argak Kwashi, “questa violenza è sistematica, pianificata, calcolata. L’intenzione di queste bande armate musulmane è islamizzare la Nigeria”. E il pastore evangelico Stephen Baba Panya giunge tristemente a concludere che è “come se le vite dei cristiani non contassero più”. Di “rischio genocidio in stile ruandese” parla pure l’International Society for Civil Liberties and Rule.
Questi gruppi attaccano “in odium fidei” e in nome dell’islam radicale: al grido di “Allah akbar” attaccano casa dopo casa, sfondano porte, gridano, sparano agli anziani, stuprano, mutilano e uccidono donne e bambini; rapiscono ragazzi e ragazze; incendiano case, scuole e soprattutto chiese.

Solo negli ultimi mesi … In un raid il 10 luglio a Gora, pastori musulmani hanno massacrato 22 cristiani, “soprattutto donne e bambini”. “I Fulani hanno fatto irruzione e aperto il fuoco”, racconta Bilkisu James dal letto d’ospedale; “hanno ucciso due dei miei figli e mio marito”. Il giorno dopo, un villaggio vicino è stato saccheggiato: “Dieci donne, un bambino e un uomo anziano sono stati bruciati vivi in una casa in cui si erano rifugiati”. Il 19 luglio, 32 cristiani che partecipavano a una cerimonia nuziale sono stati massacrati. Dieci giorni dopo, i pastori Fulani hanno ammazzato altri 14 cristiani, 13 dei quali della stessa famiglia.

Il 20 agosto scorso rappresentanti di cristiani nigeriani e leader ecclesiastici sono riusciti a riunirsi a Londra, per manifestare contro questo massacro di cristiani; ed hanno pure inviato una lettera al primo ministro Boris Johnson, in cui accusano cancellerie e mass media di “cospirazione del silenzio”.







6.09.2020

Inghilterra: un ragazzo ucciso dai medici … “per il suo bene”

Ancora un caso in Inghilterra di decisione dei giudici di far morire un minore “per il suo bene”!
Si tratta questa volta di un povero ragazzo di 12 anni, che nell’aprile scorso ha cercato di impiccarsi nella sua camera da letto, ma è stato salvato. A causa della mancanza di ossigeno al cervello e dell’arresto cardiaco avvenuti in quel momento, ha riportato una grave lesione neurologica; poi nell’ospedale dove è stato ricoverato ha pure contratto il Covid-19. I medici del Birmingham Women’s and Children NHS Foundation Trust , propensi a sospendere le cure e farlo morire, hanno chiesto all’Alta Corte che decisione dovessero prendere per il “migliore interesse” del ragazzo.
I genitori, che sono cristiani devoti, hanno chiesto di continuare i trattamenti per dare al ragazzo una possibilità di riprendersi, opponendosi all’ipotesi di farlo morire. Ma il giudice dell’Alta Corte d’Inghilterra e del Galles Anthony Hayden (già noto per aver stabilito la morte per «best interest» di Alfie Evans Hayden – v. News del 30.04.2018 - e pure militante nel sostenere tutte le istanze LGBT) ha concordato con i medici che proseguire il trattamento non poteva salvarlo e prolungava solo le sue sofferenze; per cui continuare il trattamento non sarebbe “nel migliore interesse” del ragazzo; decretandone così la condanna a morte, contro il parere dei suoi stessi genitori. 








 

5.09.2020

Svezia: dal nichilismo all’Islam

Quando si crea il vuoto spirituale, prima o poi esso viene colmato da 'qualcuno'  (horror vacui).
Nel secolo XIV la Svezia era ancora fortemente cattolica, tanto da darci Santa Brigida, talmente grande da essere stata proclamata da Giovanni Paolo II “compatrona d’Europa”.
Con la Riforma protestante, i prìncipi costrinsero la popolazione ad abbandonare la Chiesa cattolica, incamerandone i beni, e ad aderire allo scisma ed eresia evangelico-luterana.

Scrive Vittorio Messori: “Il luteranesimo, in gran parte dei Paesi che lo accettarono, fu imposto con la forza dai principi e dai nobili, che concupivano i beni della Chiesa e non parve loro vero di poterli sequestrare. In Svezia violenza e cinismo regi raggiunsero il massimo. Il fondatore della nuova dinastia scandinava, Gustavo I Wasa, ben lontano da preoccupazioni religiose, per mero interesse economico e politico vide nel luteranesimo un modo per riempire le casse vuote dello Stato e per legare a sé la nobiltà, suddividendo tra loro il bottino costituito dalle proprietà della Chiesa. Il popolo ne fu indignato e più volte insorse, ma fu schiacciato dal re Gustavo. I suoi successori furono costretti, dal malcontento della gente nei confronti della nuova fede imposta manu militari, a tollerare almeno che restassero aperti alcuni santuari mariani. Proprio a Lund (dove Papa Francesco si è recato per celebrare coi luterani il V centenario della Riforma protestante) tutte le chiese furono rase al suolo, tranne la cattedrale (la chiesa principale di Svezia), pur ovviamente denudata di ogni decorazione, secondo l’uso riformato; e le pietre degli edifici cattolici abbattuti furono impiegate per la fortificazioni e la cinta muraria della città” (v. News del 31.10.2017).

Come in gran parte di questi Paesi protestanti del centro-nord Europa, anche in Svezia la fede si è però progressivamente dissolta nell'attuale nichilismo ed ateismo pratico. Ad esempio il 75% dei giovani non si riconosce in nessuna religione (si professa cattolico solo l’1%; ma in compenso i giovani che si professano musulmani sono già il 18%).
E per coprire questo vuoto di significato la Svezia, come del resto tutto l’Occidente, inneggia alle nuove ideologie panteiste, ecologiste: una vera esaltazione della dea Natura, che raggiunge spesso l’odio non solo per il progresso ma per l’uomo stesso; ne incensa i suoi simboli, profeti e sacerdotesse (v. l’esaltazione mediatica della povera diciasettenne svedese Greta Thunberg, divenuta simbolo mondiale della lotta ideologica per lo sviluppo ‘sostenibile’ e contro il cambiamento climatico). Dietro tutto ciò si nasconde però un vuoto esistenziale insostenibile!

Com’è noto, la Svezia passa per essere tra i paesi più civili, moderni, aperti e tolleranti del mondo; che gode anche di un altissimo reddito medio pro-capite. Apparentemente tutto “funziona”. Persino l’ONU l’ha esaltato come un Paese dove si può essere davvero “felici”. Peccato che il suo pauroso “vuoto spirituale” in questi ultimi decenni abbia fatto lievitare in modo esponenziale (anche questo da primato mondiale) il numero di suicidi, omicidi, stupri, e persino violenza tra minori. E la tanto sbandierata tolleranza (in realtà relativismo puro) conosce invece incredibili episodi di violenza “statale” contro i cristiani (cfr. News del 2.04.2018, circa il violento intervento dei “servizi sociali” Barnavernet, giunti a sottrarre i figli a dei genitori perché considerati cristiani troppo “credenti”!).
Così, le politiche di rinnegamento delle proprie radici cristiane e di apertura indiscriminata verso l’immigrazione, specie musulmana, ha portato in pochi anni la Svezia ad avere oltre 1 milione di musulmani (v. News del 2.10.2018), su una popolazione di 10 milioni di abitanti, e di riempirsi di moschee.
Non solo, ma cresce in modo esponenziale anche la violenza islamica. Solo nel 2020 si sono già avuti 200 gravi incidenti e 24 morti, causati da bande criminali islamiche. Certi quartieri di grandi città sono in una condizione esplosiva. Anche in questi giorni [fonte: NBQ, 4.09.2020]  emerge ad esempio che città come Göteborg e Malmö sono diventate ingovernabili. Interi quartieri sono off-limits, anche per lo Stato, e le forze dell’ordine non possono intervenirvi; e se lo fanno è battaglia (bombe, auto incendiate, quartieri messi a ferro e fuoco, incendi appiccati per impedire l'intervento delle autorità; anche una ragazzina di 12 anni è rimasta uccisa in questi attuali scontri). Si tratta di bande criminali, ma la loro identità e lotta è islamica; il grido di fondo è sempre 'Allah Akbar'. A Göteborg, nel sobborgo di Angered, c’è persino una famiglia-clan (Ali Khan: 120 persone; il capo è un imam) che controlla questo potere islamico parallelo e antitetico allo Stato in modo ‘mafioso’ (possesso illecito di armi, minacce, droga, omicidi); nell’area Hammarkullen (50.000 abitanti) controlla praticamente tutto.

Di fronte alla realtà, le vecchie o nuove ideologie prima o poi crollano.
Di vera società multietnica, multireligiosa, dove le diverse identità convivono perfettamente integrate, non rimane appunto che il sogno dell’ideologia globalista (massonica), imposta pure nei Parlamenti “civili” anche mediante l’immigrazione selvaggia.
Con l’Islam, poi, tale integrazione non si è quasi mai realizzata. Del resto non potrebbe esserlo, anche dal punto di vista teoretico. L’Islam ha infatti come principio, dal Corano stesso, che il mondo si divide in due parti: quello musulmano e quello che deve essere reso tale, con ogni mezzo!







 

1°.09.2020

Accertamento di morte

Sembra strano, ma la scienza, nonostante il suo progresso e nonostante conosca tutti gli elementi che costituiscono ad esempio una cellula vivente, non è in grado di spiegare cosa sia la vita!
Per questo non è in fondo neppure in grado di definire cosa sia la morte.

Secondo quanto è stato rivelato da Dio stesso ed è trasmesso fedelmente dalla Chiesa Cattolica (ma l'esistenza dell'anima è presente in ogni religione e le corrette filosofie già dell'antichità greca avevano scoperto l'anima come "principio di vita"), la morte è il definitivo e irreversibile distacco dell’anima (che continua a vivere ed è subito giudicata da Dio) dal corpo, in attesa della risurrezione finale, quando verranno ricongiunti nella nuova dimensione dell'eternità (beata o dannata).

Infatti scientificamente, per definire clinicamente la morte di una persona, si utilizzano dei parametri, che sono però di fatto convenzionali: prima si considerava la cessazione del respiro, poi del battito cardiaco, ora dell’attività elettrica del cervello (elettroencefalogramma piatto).
Esistono però casi eclatanti che mandano in crisi queste “convenzioni”. Qualcosa di sconvolgente in questo senso è successo anche in questi giorni a Detroit (Michigan, USA). 
Una giovane di 20 anni, Timesha Beauchamp, il 23 agosto scorso alle 7:30 è morta d’infarto. I genitori, accortisi della figlia caduta a terra senza segni di vita, hanno chiamato subito i soccorsi medici, immediatamente intervenuti; essi hanno tentato in tutti i modi di rianimare la ragazza, ma senza successo; dopo 30’ non hanno potuto che constatarne il decesso. Così, dopo l’accertamento della polizia, sono iniziate le procedure standard, anche dal punto di vista della pratica funebre.
Ma proprio quando, dopo molte ore, il personale dell’impresa di pompe funebri «James H. Cole» stava per sigillare la bara dove era stata deposta la salma della giovane donna, lei si è risvegliata!
La ragazza è tuttora viva, anche se in condizione critiche. È in terapia intensiva nel Detroit Medical Center; ma vive!
È stata aperta un’inchiesta sull’accertamento di morte, ma gli inquirenti hanno insistito sul fatto che sia i medici che la polizia abbiano seguito le procedure standard.

Certo, questa giovane ha rischiato seriamente di essere sepolta viva! Ma ci chiediamo pure: e se a suo tempo lei o in quel frangente i suoi genitori avessero deciso la donazione degli organi? L’espianto degli organi, come sappiamo, deve avvenire subito dopo il decesso, altrimenti inizierebbe la loro decomposizione e non potrebbero essere impiantati in altra persona.

[Sulla questione morale della donazione degli organi, su cui oggi si sta scadendo in un semplicismo materialista, anche se avvolto di buonismo, v. sotto News del 2.06.2020 – v. anche Dottrina sociale della Chiesa, al n. 32]








30.08.2020

Contraccettivi chimici e danni alla salute

Sempre più, oltre al danno morale e spirituale, emerge che la contraccezione provoca anche danni alla salute fisica e psichica delle donne (anche se il male morale e spirituale è ovviamente anche dell’uomo che vive in questo modo i rapporti sessuali). Non a caso la parola stessa “contraccezione” sta ad indicare appunto un porsi “contro” la logica stessa, persino naturale, della sessualità (v. Morale sessuale, spec. punto 32.1).
Tra i contraccettivi chimici esiste anche la cosiddetta “spirale”: un dispositivo che viene posto nelle tube di Falloppio (che collegano l'ovaio alla cavità uterina) per bloccare il passaggio degli spermatozoi; ma in realtà in certi casi può essere anche abortiva (quindi non solo contro il 6° Comandamento, ma anche, assai più grave, contro il 5°, v. schema esame di coscienza).

Che tale “contraccettivo” possa essere anche “abortivo” è dato dal fatto che, quando fallisce il blocco degli spermatozoi nelle tube, il concepimento avviene e il feto viene espulso (e anche quando riesce a raggiungere ed annidarsi nell’utero assai spesso viene poi espulso o partorito dopo pochi mesi).

Il suo uso, oltre ad essere immorale, risulta pure spesso dannoso anche per la salute della donna. Non a caso in questi giorni la Bayer, la multinazionale farmaceutica tedesca, a causa della sua “spirale” denominata Essure, è stata costretta a risarcire oltre 35.000 donne (il 90% di coloro che hanno fatto causa alla potente casa farmaceutica), per un totale di 1,6 miliardi di $, a causa dei danni causate alla loro salute da questo contraccettivo (che in Italia è totalmente a carico del Servizio sanitario nazionale)!
Molte donne che hanno usato Essure hanno pure riscontrato reazioni allergiche pesanti dovute ai metalli presenti nella spirale; in alcuni casi è stato necessario un intervento chirurgico d’urgenza (isterectomia); altre donne hanno subìto importanti danni mentali e in alcuni casi s’è giunti addirittura alla morte!

Non è l’unico caso di contraccettivi/abortivi dannosi anche se presenti sul mercato farmaceutico.
Anche le pillole contraccettive hanno mostrato assai spesso danni non lievi per la salute delle donne (v. Notizia dell’8.10.2019): emicranie croniche, depressione, infertilità e persino una notevole incidenza nella formazione di tumori.
Già nel 2012 sempre la Bayer fu costretta a risarcire 12.000 donne, per 142 milioni di $, per i danni provocati dalla pillola contraccettiva Yasmin. Anche le pillole Yasminelle e Melyane della Bayer hanno provocato gravi danni alla salute della donna, in certi casi anche ictus e morte.
Nel 2013 esisteva già una notevole letteratura scientifica in merito (un’abbondanza di dati, pubblicati tra gli altri dal British Medical Journal e divulgati dall’Ema, Agenzia Europea del Farmaco), che dimostrava che queste nuove pillole contraccettive presentavano un rischio di ictus e trombosi doppio rispetto a quelle precedenti: 4 casi su 10.000 per ogni anno di utilizzo (rispetto ai 2 casi delle precedenti pillole contraccettive).
La potenza di queste case farmaceutiche e le correnti di pensiero sempre più antinataliste (che hanno portato l’Europa, e in particolare l’Italia, ad un suicidio demografico) sono però molto forti.
Ancora, quando la pillola contraccettiva della Bayer Diane 35 causò in Francia 4 decessi e 125 trombosi, pur vedendo ridotta la vendita di 315.000 confezioni, fino ad essere vietata dal governo, si schierò a difesa della Bayer nientemeno che il Parlamento europeo, sostenendo che la pillola doveva rimanere accessibile come metodo di cura dell’acne femminile, imponendo ai medici il silenzio riguardo agli effetti di questi contraccettivi.

Persino dal mondo delle “femministe”, che già nel ’68 aveva tanto applaudito alla “pillola” come “liberazione della donna” (come credette persino gran parte dei teologi e dell’episcopato mondiale, a tal punto da combattere l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, uscita proprio nel 1968 e che ne dichiarava immorale l’uso! L'attacco contro il Papa fu così forte, anche all'interno della Chiesa, che nei restanti 10 anni di pontificato Paolo VI non scrisse più alcuna enciclica!), oggi si leva una forte critica e si giunge persino a riconoscere i “metodi naturali” di regolazione della natalità (v. ancora Morale sessuale, punto 32.1) come la sola forma di "tutela non solo contro l'irresponsabilità maschile e contro l'abuso del corpo femminile (cresciuti invece con la diffusione degli anticoncezionali), ma della salute fisica e mentale della donna". Una vera “ecologia umana”!
Ad esempio la femminista Holly Grigg-Spall, una delle più note, già nel 2013 scrisse un libro intitolato Sweetening the Pill (“Adolcire la pillola”), in cui si legge: “Depressione, ansia, paranoia, rabbia, attacchi di panico: solo alcuni degli effetti della pillola su quasi la metà delle donne che assumono queste compresse durante la loro vita”. Il libro parla delle pasticche e dei dispositivi che hanno ucciso o portato vicino alla morte centinaia di migliaia di donne, spiegando quanto il ‘business’ sia protetto dal fatto che i governi non pretendono dalle case farmaceutiche una trasparenza completa sugli effetti dei loro prodotti. Citando studi scientifici e statistiche documentate si parla di aumento di rischio di sclerosi multipla, di trombosi, di fratture ossee, di obesità, di disfunzioni sessuali e riproduttive o di depressioni durate anni e finite solo con lo stop alla contraccezione chimica.










28.08.2020

Aborto …domiciliare!

Tra le priorità di questo governo, nonostante la pandemia e la terribile situazione economica da essa aggravata, e persino al di là della spaventosa denatalità che porta il nostro Paese verso un vero e proprio suicidio demografico, sembra proprio ci siano invece le politiche contro la famiglia e la vita, valori (non negoziabili) cardine della società, come si evince anche dalle forti prese di posizione contro la cosiddetta omo-transfobia, cioè per l’ideologia omosessualista e gender (legge Zan-Scalfarotto), e a favore dell’aborto (Linee guida del Ministro della Salute sulla RU486).
Secondo infatti le nuove “Linee guida” diffuse dal Ministro della Salute Roberto Speranza circa l’aborto farmacologico, cioè mediante l’assunzione della pillola RU486, non sarà più necessario un ricovero ospedaliero, ma solo un Day-Hospital, cioè una breve (30’) visita ambulatoriale per l’assunzione del farmaco (ma non può chiamarsi “farmaco” ciò che serve non per la salute ma per l’uccisione di un essere umano!), dopodiché la donna può abortire da sola il suo bambino a domicilio! Inoltre tale pratica sarà possibile sino alla 9^ settimana di gravidanza. 
Finora tale pratica abortiva, già seguita dal 20% di chi decide di abortire, prevedeva un ricovero ospedaliero di 3 gg. (anche per il pericolo di gravi emorragie), anche se molte donne chiedevano prima le dimissioni ospedaliere, ed era praticabile fino alla 7^ settimana di gravidanza.
La legge 194 che da 42 anni regola in Italia la pratica dell’aborto (e che ha provocato l’uccisione legale di 6 milioni di bambini, v. Notizia del 22.05.2020), esclude ovviamente l’aborto domiciliare (ma nel 1978 non c’era ancora la RU486) e prevede comunque un’assistenza, che contempla anche l’aiuto di Consultori e Centri di aiuto alla Vita (sui CAV, che hanno aiutato migliaia e migliaia di donne in difficoltà e salvato altrettante vite umane!, vedi Notizie del 20.08.2019 e del 21.12.2018) per scoraggiare la donna a compiere una scelta così tragica ed aiutarla in tutti i modi ad accogliere la vita del figlio.
Comunque l’AIFA (Agenzia Italia del Farmaco), autorizzando l’immissione in commercio della pillola RU486 (Determinazione n. 1460 del 24.11.2009), aveva stabilito che «deve essere garantito il ricovero […] dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla verifica dell’espulsione del "prodotto del concepimento". Tutto il percorso abortivo deve avvenire sotto la sorveglianza di un medico del servizio ostetrico-ginecologico». Infatti, sulla questione delle indicazioni dell’AIFA, alcuni parlamentari dell'opposizione hanno annunciato ricorso. 
Ovviamente tutto ciò è escluso da queste nuove Linee guida, che rende il tragico evento dell’aborto ancor più “privato”, nascosto, persino banale, lasciando in realtà la donna in una tragica solitudine e angoscia, con gravi ripercussioni (psicologiche ma talora anche fisiche) sulla sua stessa vita.
Non sono poche le donne morte dopo aver assunto la RU486 (parliamo delle madri, perché il bambino ovviamente muore sempre). Nel mondo le morti per aborto farmacologico (RU486) sono 10 volte superiori a quelle per aborti chirurgici!

Sui pericoli della RU486, per la salute stessa della donna, avevamo già parlato in News precedenti (v. in Archivio News del 11.02.2016, 17.04.2014, 22.03.2012). Ad esempio, già nel 2010 una donna morì in Australia. Nel maggio 2011 una ragazza portoghese di 16 anni morì dopo 5 gg. dall’assunzione della RU486 (era già la 32^ morte “ufficiale” per RU486; già in quell’anno (2011) in Italia gli aborti farmacologici erano stati 7.432. Nel 2014 una donna morì d’infarto dopo aver assunto la RU486.

Il Ministro Speranza dice che ha avuto l’approvazione della Società Italiana Ginecologi e Ostetrici (SIGO); ma la questione si tinge di giallo. Infatti tale relazione favorevole della SIGO sulla RU 486 è stata “secretata” (ma non ci sono al governo quelli che parlavano tanto di trasparenza?). Così come il voto dei membri del Consiglio Superiore di Sanità.

Effettivamente il Presidente della SIGO, prof. Antonio Chiantera, afferma la sicurezza di questo uso della pillola abortiva; ma quando si entra nel merito, visto che comunque nella bibliografia fornita al Ministro emergono invece tutti i rischi dell’uso della RU486, si trincera in un «Non posso, fa parte degli atti secretati» (intervista a NBQ, 11.08.2020; ecco però la Bibliografia fornita al Ministero))

Altro mistero: l’organo consultivo del ministero della Salute è composto da 30 membri di diritto e 30 membri su nomina del ministro; ma su 60 tra primari, luminari, dirigenti del ministero e presidenti di associazioni della professione medica, solo uno però è specialista in Ostetricia e Ginecologia ed è il prof. Giovanni Scambia, direttore della Scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Policlinico Gemelli, Roma), notoriamente contrario alla RU486, ancor più se assunta in queste modalità.

Ma cos’è questo “aborto fai da te” praticato con la RU486?
Si tratta della somministrazione di 2 pillole (da assumersi a distanza di 48 ore l’una dall’altra): mifepristone (che uccide il nascituro!) + prostaglandina (che lo espelle).
Sembrerebbe, detto così, semplice come bere un bicchier d’acqua. La realtà è invece tragica … e talora assai pericolosa.

Il ginecologo e presidente della AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani, vedi) Filippo Boscia spiega bene gli effetti della RU486: “Il mifepristone si inserisce nel fine equilibrio ormonale della fisiologia femminile scombinandolo. Il mifepristone è un antiprogestinico, quindi inibisce l’azione del progesterone, l’ormone che garantisce la gravidanza agendo sulle strutture uterine, blocca l’azione progestinica sui recettori inibendo lo sviluppo embrionale e causando il distacco e l’eliminazione della mucosa uterina, con un processo simile a ciò che accade durante le mestruazioni. Ma non finisce qui. Per completare l’azione della RU486 è necessaria l’assunzione di un altro farmaco a base di prostaglandine, che favorisce le contrazioni e l’eliminazione della mucosa e dell’embrione in poche ore. Le contrazioni possono essere più dolorose di quelle del parto e l’emorragia può durare anche settimane. Peraltro “in base a uno studio del British Medical Journal, nel 56% dei casi è visibile alla donna l’espulsione del sacco amniotico con l’embrione”. Un’esperienza angosciante! Infatti il 43% delle donne che l’hanno fatto, se decidono di nuovo di abortire, vogliono la procedura chirurgica.

Oltre alla cosa più grave, cioè l’uccisione di un essere umano (su cosa eravamo tutti noi in queste prime settimane di gravidanza (1), v. Notizia del 22.05.2020), per il corpo stesso della donna (madre) si tratta di un colpo molto duro (costituisce una vera e propria “tempesta ormonale”, con successivi disordini endocrini, che in alcuni casi ha portato fino alla morte!). Ecco i possibili effetti collaterali: abbondanti e prolungate emorragie, svenimenti, aumento della pressione, nausea, vomito, dolori e crampi addominali, endometriosi, aborto incompleto (2).

(1): Alla nona settimana il feto (scientificamente a quell’età si passa dalla definizione di embrione a quella di feto) è quasi completamente formato e mostra, nonostante i suoi cm 2,5, tutte le caratteristiche proprie della specie (persino gli occhi hanno una loro pigmentazione)

(2): il 5% delle donne che hanno assunto la RU486 hanno avuto poi bisogno di ricovero ospedaliero per completare la procedura abortiva, cioè di un intervento chirurgico.

Non parliamo poi delle ripercussioni psicologiche (ricordiamo appunto che a questo livello di gravidanza il piccolo ha già fattezze umane ben precise; pensiamo quando la madre lo vede uscire e lo deve gettare!). Non a caso persino queste nuove Linee guida lo sconsigliano alle donne particolarmente “ansiose”!

Ecco la testimonianza di una donna (Natascia) che ha abortito con la RU486, sia pur in ospedale: «Mi avevano detto: “Sarà come una mestruazione, ma più abbondante”. Invece mi sono trovata a contorcermi dal dolore per i crampi e gli svenimenti. I denti battevano e dopo aver vomitato tutto ero disidrata. E quando ho espulso il mio bambino ero sul bidet e l'ho gettato nel water mentre le infermiere mi chiedevano se avevo finito. È stato atroce, ho avuto incubi per un anno e ora mi hanno trovato un fibroma». [fonte: NBQ, 12.08.2020]

Le nuove Linee guida permettono poi, come s’è detto, di usare questa pratica abortiva domiciliare fino alla 9^ settimana di gravidanza.
A parte il tenore un po’ ideologico e propagandistico, visto che di fatto la RU486 dopo 49-50 giorni diminuisce in modo importante la sua efficacia, si fa osservare che i pericolosi e talora drammatici effetti collaterali possono in tal caso aumentare.
Lo sottolinea ad esempio il prof. Pino Noia, ginecologo e presidente dell’AIGOC (Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici): «La letteratura scientifica ha sempre evidenziato rischi maggiori per la donna proprio con l’avanzare della gravidanza, fino anche al decesso. Lo attesta anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)».

Oltre la sua comprovata pericolosità, il permettere l’uso della RU486 fino alla 9^ settimana di gravidanza, ne aumenta i rischi per la salute stessa della donna. Lo afferma pure un report dell’American College Obstetricians Gynecologists (ACOG) già nel 2014: «Il rischio di perdite di sangue importanti e di trasfusioni è minore nelle donne che si sottopongono ad aborto medico in gravidanze fino a 49 giorni rispetto a quelle che si sottopongono ad aborto medico oltre 49 giorni di gestione (fino a 7 settimane)”. Cioè: spostare a 9 settimane il termine ultimo comporta un ulteriore maggiore rischio per la salute della donna, come riconosciuto da tutti i ginecologi. Anche una pubblicazione dell’inglese Royal College Obstetricians Gynecologists (RCOG) afferma: le prove complessive suggeriscono che le donne hanno maggiori probabilità di soffrire di forti emorragie a seguito di aborto farmacologico rispetto all’aborto chirurgico per un durata media delle perdite di sangue con crampi accertata per 10 giorni”.

Infine, anche nel report 2020 di Nice, un organismo britannico che stabilisce le buone pratiche di condotta clinica, si sottolinea che “il rischio di insuccesso del metodo farmacologico di aborto è più elevato e aumenta con la crescita dell’epoca di gestazione”. [fonte: NBQ, 11.08.2020]

Si sono opposti a queste nuove Linee guida sulla RU486 anche il MpV (Movimento per la vita), l’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) e l’AIGOC (Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici).

Oltre a rappresentare un nuovo tragico passo verso la dissoluzione “nichilista” dell’uomo e della società, non ci si nasconde inoltre che queste nuove Linee guida rappresentino per lo Stato (Ministero della Salute) anche un notevole risparmio.






 

25.08.2020

Droga … leggera?

Si continua a parlare di “droghe leggere”, della loro legalizzazione e vendita al pubblico!
Il paradosso è che da qualche anno, in seguito a disposizioni europee recepite dal Parlamento italiano, non è invece più possibile usare come un tempo la denominazione “light” per certi tipi di sigarette dette appunto “leggere”, a motivo che tale dicitura potrebbe ingannare sulla pericolosità del prodotto per la salute di chi ne fa uso.

Tra le droghe cosiddette leggere la cannabis o marijuana è la più usata.
Pare che il 3,8% della popolazione mondiale ne abbia fatto uso almeno una volta; in Europa (secondo l’Osservatorio europeo delle droghe Emcdda) la percentuale sale addirittura al 20%. La fascia d’età dei maggiori consumatori è quella 15-34 anni, soprattutto 15-24 anni (e statisticamente risulta che chi in questa fascia d’età ne fa uso abituale, continua a farlo anche dopo). Tra i giovanissimi l’uso di cannabis è più frequente nei maschi. Secondo lo studio Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children), realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per esaminare lo stato di salute e gli stili di vita dei giovani in età scolare, l’uso della cannabis è particolarmente presente nei ragazzi vulnerabili, specialmente tra i giovanissimi che commettono reati e che abbandonano la scuola.
Oggi, per far passare la mentalità “antiproibizionista”, cioè favorevole alla liberalizzazione di tali droghe, si sottolineano addirittura i presunti aspetti “medici” della cannabis, i suoi effetti rilassanti e analgesici. Tra gli adolescenti, dove è diffusissima e non ne conoscono la pericolosità, se ne esalta la capacità disinibente, di superamento della timidezza, di euforia; anche se in realtà sono tutti effetti momentanei, che si risolvono poi in direzione opposta, con abbassamento di umore, se non addirittura in vere forme di depressione, come del resto risulta dopo ogni sovraeccitazione mentale (come fa pure l’alcool e il sesso sregolato, per non parlare delle droghe più forti).
Si dice, come al solito, che la sua vendita ‘legalizzata’ la sottrarrebbe dal mondo della criminalità (il solito equivoco, più volte assunto in questi ultimi decenni, che rendere legale un’attività la sottrarrebbe dalla clandestinità o dalla criminalità), quando invece è comprovato, anche dai Paesi che da tempo hanno fatto questo, che crescono entrambe, oltre al condizionamento psicologico che induce a credere che ciò che è legale sia anche moralmente lecito (quando invece, anche in questo caso, è e rimane peccato – v. 5° comandamento nello schema d’esame di coscienza) e dunque con sempre maggiore diffusione sociale.
Rimane poi il problema delle cause: perché una persona, in particolare un ragazzo o un giovane, giunge a far uso di queste sostanze? Non è comunque indice di una “fuga” dalla realtà (alienazione)? Non è forse il segno di una vita vuota di significato? di una non accettazione di sé, di un sottrarsi agli impegni della vita? Con l’aggravante di rendere questa fuga e questo disimpegno sempre più cronici, anche dal punto di vista psicologico? E tra gli effetti, oltre a quelli medici che qui sottolineiamo, non c’è poi la frequente possibilità, ben nota a chi guadagna cifre astronomiche su questi commerci, che chi fa uso di queste droghe cosiddette “leggere” passi poi a dosi e droghe sempre più forti? (ad es. tra chi fa uso abituale di cocaina il 96% rivela di aver iniziato con la “cannabis”; anche chi è passato persino all’eroina ha cominciato così).

Rimaniamo però al livello delle conseguenze cliniche (psichiche e fisiche) di queste sostanze oggi così diffuse e credute così innocue. Conseguenze che possono essere anche molto gravi, tanto più quanto assunte in fase evolutiva (adolescenziale).
La cannabis, col suo principio attivo Thc (anche se ridotto in quella definita più leggera), colpisce comunque a livello neurologico (che come sappiamo non si riproduce!), con particolari danni, appunto irreversibili e apparsi anche dopo anni, nella fase di crescita e adolescenziale (e il danno è tanto maggiore quanto più se ne fa un uso precoce).
I “cannabinoidi sintetici” risultano in questo senso ancor più pericolosi.
Oltre a produrre, come e più di ogni fumo, danni respiratori talora anche gravi, è provato clinicamente che la cannabis provoca un notevole abbassamento di concentrazione e di risposta agli stimoli (essenziale ad esempio per la guida di un autoveicolo, infatti viene controllata dalla polizia stradale), oltre al crescente disimpegno esistenziale e pure all’apatia spirituale.

Abbiamo già più volte parlato di autorevoli studi scientifici sulla pericolosità neurologica e psichica di queste droghe cosiddette “leggere”, come la cannabis (marijuana) [cfr. News del 7.03.2018, 20.02.2014, 29.09.2012, 14.05.2011]. Eccone una sintesi:

Oltre all’ovvia “dipendenza” psicologica e fisica che tale sostanza induce, uno degli effetti ad esempio più devastanti che può emergere, specie in individui con predisposizioni in tal senso, è la “psicosi” (gravissimo disturbo psichico, caratterizzato da allucinazioni, episodi maniacali, gravi disturbi cognitivi) [cfr. gli studi in merito dell’autorevole rivista scientifica americana Jama Psychiatry, che rileva infatti l’esponenziale crescita di questi casi proprio nei Paesi dove la cannabis è legalizzata; così gli studi di Benedict Fischer ripotati dall’American Journal of Public Health, mensile dell’American Public Health Association, dopo aver esaminata la sterminata letteratura sul tema dai database di Medline, Embase, PsycInfo e Cochrane Library; anche secondo il British Medical Journal l’assunzione della cannabis raddoppia il rischio di malattie psicotiche; anche per le autorevoli riviste scientifiche Lancet (2007/7) e Nature (2010/11) la cannabis aumenta l’insorgenza di psicosi come la schizofrenia; per Schizophrenia Research (2009/2) in ragazzi che ne hanno fatto uso anche solo due volte al mese aumenta la possibilità di allucinazioni; per il Journal of Psychopharmacology (2010/2) la marijuana altera riflessi e memoria persino a distanza di giorni dall’assunzione]. Anche per la National Academy of Sciences (USA) sono scientificamente provati i danni cognitivi e psicologici provocati dal fumo di cannabis (disturbi della memoria, dell’attenzione, della concentrazione, mancanza di motivazione) e addirittura i danni cerebrali, con l’aggravante appunto della loro irreversibilità! Risulta infatti da un suo importante studio scientifico (del 2012) che chi inizia a fumare cannabis già nell’adolescenza e giunge poi a farlo anche 4 volte a settimana, il quoziente intellettivo diminuisce persino di 8 punti! Il fumo della cannabis “aumenta di 5 volte il rischio di sviluppare una depressione; addirittura raddoppia quello di manifestare una sindrome ansiosa; e aumentano persino i rischi di gravi patologie psichiche, come la schizofrenia”.

Per questo l’American Academy of Pediatrics (v. Pediatrics, 2004/6), paladina USA della salute dei minori, si schiera assolutamente contro la liberalizzazione, anche dopo aver esaminato gli effetti negativi laddove la liberalizzazione sia stata autorizzata.

Se poi qualcuno, specie tra i giovanissimi, pensasse che in questo modo si accresce l’inibizione e la potenzialità sessuale, una solenne smentita, quando si esaminano gli effetti a scadenza più prolungata, giunge ad esempio dall’European Urology (2007/8), che registra addirittura disfunzioni sessuali nel 26% dei consumatori di hashish e marijuana (mentre la cocaina col tempo agisce negativamente sulle capacità sessuali).

In questi giorni è intervenuto in merito alla cannabis e alla sua vendita libera, il dott. Giovanni Serpelloni, già capo del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e direttore dell’Anhpri (Addiction Neuroscience and Health Policy Research Institute). Ecco alcune sue indicazioni: [fonte: Aldo Maria Valli, 8.08.2020]
La cosiddetta cannabis light è un tipo di cannabis a basso contenuto di delta 9 THC (il principale principio attivo). È stata prodotta e commercializzata per aggirare la legge sugli stupefacenti dando origine a catene di negozi che però hanno come loro intento nascosto quello di passare poi alla commercializzazione della cannabis potenziata, una volta che la legalizzazione fosse stata approvata anche in Italia.
La cannabis light non è però affatto innocua perché circa 30 g possono contenere anche più di 15 mg di delta 9 THC (la dose “drogante” è già dai 2-4 mg). Quindi siamo di fronte sicuramente a una sostanza non attiva come la cannabis standard ma in grado di produrre comunque effetti psicoattivi, anche se minori. Lo compravano test tossicologici su urine (infatti se ne serve anche la polizia stradale, per verificarne l’uso, in riferimento al numero enorme di incidenti stradali dovuti all’uso di queste sostanza: si parla del 40% degli incidenti!).
La cannabis normale resta una droga, in grado di dare danni cerebrali anche permanenti, soprattutto nel cervello dei giovani, che è costantemente in sviluppo fino all’età di 25-30 anni e che risulta particolarmente sensibile agli stimoli chimici esogeni. I principali effetti negativi, ormai ben conosciuti, sono: alterazione del senso della realtà e della percezione del pericolo, alterazione del coordinamento psicomotorio (decisivo ad esempio nella guida), diminuzione della motivazione ad affrontare e risolvere i problemi nella vita, calo delle capacità di memorizzazione e quindi dell’apprendimento, disinibizione di comportamenti aggressivi (diminuisce l’effetto inibente del lobo prefrontale, area del controllo comportamentale). Se usata dai minori (-18 anni), può portare nel tempo persino alla diminuzione del quoziente intellettivo. La pericolosità principale però sta nel fatto che si possono instaurare sindromi ansiose importanti fino alle “crisi di panico” e, come osservato da tutte le società scientifiche al mondo, incentivazione dello sviluppo di psicosi giovanili che possono facilmente cronicizzare.
L’uso di cannabis è anche in forte relazione, oltre che agli incidenti stradali, anche a comportamenti antisociali. Il suo uso continuativo è in grado di modificare la struttura cerebrale con processi negativi di neuroplasticità e “down-regulation” dei recettori CB1.
Insomma, un ventaglio di conseguenze che non possono certamente farla ritenere una droga cosiddetta “leggera”.
La cannabis è la droga in assoluto più utilizzata dagli adolescenti, che la considerano molto poco pericolosa. Alcuni di loro (circa il 20%) hanno delle caratteristiche neuropsichiche strutturali che li rendono soggetti molto vulnerabili a sviluppare un consumo cronico e quindi a diventarne dipendenti. Per questi ragazzi spesso la strada non si ferma alla cannabis ma continua verso la ricerca e l’uso di droghe ancora più psicoattive (eroina, cocaina, amfetamine ecc.). In questi casi la cannabis rappresenta una “droga ponte” (si dice effetto gate way). Cosa ben documentata dalle neuroscienze e dagli studi epidemiologici sui soggetti vulnerabili.

Questa è la cosiddetta “droga leggera”!
Ma anche su questo tentativo di liberalizzarla, oltre a forze nichiliste per non dire diaboliche (di distruzione dell'umano, specie nei giovanissimi), ci sono enormi pressioni e interessi commerciali, a livello mondiale!







 

22.08.2020

Scienza e fede. Da fisico nucleare a ... monaco

A Praglia, tra i Colli Euganei nei pressi di Padova, c’è una storica abbazia benedettina, tuttora con circa 40 monaci. Da un anno vi è abate Stefano Visentin, di 61 anni.
Era uno scienziato ad alto livello: si occupava di acceleratori di particelle nell’ambito di un progetto dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Era infatti un fisico nucleare; e per anni ha viaggiato fra l’Italia e gli USA, passando da un laboratorio all’altro (Trieste, Padova, New York, Rochester). «Studiavo spettrometria di massa ad alta energia, cioè la presenza di elementi chimici molto rari, tipo quelli dei meteoriti», confessa l’abate. Ma poi un passaggio decisivo: «Mi domandavo però: cosa guida il mondo? Perché esistiamo? Qual è la realtà ultima? Mi accorsi così che la scienza è straordinaria per conoscere la natura, ma è anche impotente di fronte ai più profondi interrogativi».
Così ha scoperto Dio; e s’è inoltrato nella Teologia, conseguendo la laurea e il dottorato di ricerca; e poi è approdato alla spiritualità monastica.
Dopo essere stato docente di Teologia e addirittura Magnifico Rettore del Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo in Roma, retto dai Benedettini e specializzato nella Liturgia, dal 2019 è Abate della millenaria Abbazia di Praglia (che tra l’altro ospita, come in genere gli storici monasteri, una grande biblioteca: questa è addirittura Monumento nazionale).
Dunque un itinerario di ricerca, intellettuale ed esistenziale: da Einstein a San Benedetto (passando anche da Pascal, il grande matematico che visse in modo fecondo il rapporto tra fede e ragione, fino al paleontologo gesuita Teilhard de Chardin), dalla scienza sperimentale alla Teologia, dall’Istituto di Fisica nucleare all’Abbazia di Paglia.

Trovandosi Praglia a pochi km da Vo’ (tra i primi focolai e zone rosse d’Italia per Coronavirus), è venuto spontaneo chiedere all’abate anche la loro esperienza in merito. «Per noi è stato un momento di grazia: siamo tornati allo spirito più austero, più intenso della regola benedettina. L’ho considerato un momento di grazia particolare che ci ha consentito di vivere l’essenza della vita monastica. Nessun turista, nessun ospite, negozio chiuso. Meno distrazioni e questo ci aiutato a riflettere, ad approfondire, come se fosse stato un lungo periodo di esercizi spirituali». E una importante riflessione generale in merito: «La pandemia mette in discussione la fiducia smisurata che questa civiltà ripone nella scienza e nella tecnica. Ci ricorda che siamo tremendamente fragili, che tutto può finire, che la materia finisce. Il virus ci sta dicendo che forse siamo stati troppo arroganti». Poi continua: «la scienza non ci potrà mai salvare da ogni nostro male e la pandemia lo sta dimostrando. Basta un virus, un essere invisibile, e viene a galla tutta la debolezza della condizione umana. Pensavamo che le epidemie, Sars, ebola, riguardassero ormai solo altri paesi, dove non c’è una sufficiente cultura scientifica. Non è così. Non avremo mai in mano la natura, nonostante il progresso e la ricerca, che ci può aiutare, sia chiaro, ma non può salvare il mondo. L’uomo non sarà mai autonomo, autosufficiente. C’è qualcosa di molto più grande che sta sopra di noi e nulla potrà mai superarlo. Il peccato originale è sempre lo stesso: l’uomo che vuole farsi Dio. Magari è questo che Dio ha voluto dirci: bisogna essere più umili, spirituali». [fonte: Corriere della sera, 8.08.2020]







20.08.2020

Contagio Covid-19   ... selettivo?

Già ai tempi dell’incredibile cosiddetto lockdown, che ha obbligato gli italiani a stare in casa per 2 mesi, avevamo osservato un’irragionevole (o laicista?) discrepanza tra le restrizioni alla libertà di religione (fino all’impossibilità di accedere alle chiese per la S. Messa) rispetto a certe sia pur limitate possibilità di accesso ai luoghi pubblici (ad esempio al supermercato) o di spostamento (addirittura per andare a comprare le sigarette in tabaccheria), con illecite ingerenze del potere statale in decisioni che riguardano persino la liturgia (giunti addirittura a sacrileghi interventi delle forze dell’ordine in chiesa durante la S. Messa), ingerenze di fatto tuttora in atto (v. sotto Notizie del 8.06.2020, 3.05.2020, 22.04.2020 e soprattutto del 10.04.2020); avevamo poi osservato l’incredibile differenza di tolleranza riservata ad esempio per le ricorrenze civili (cfr. Notizia del 25 aprile) rispetto a quelle religiose, Pasqua compresa!

Così che ancor oggi ci capita, anche nelle grande città, di passare da vie, piazze, luoghi di incontro, negozi, supermercati, raduni vari, dove la libertà di movimento pare quasi tornata alla normalità, all’impressione da “campo di rieducazione sanitaria” quando si entra nelle chiese: direzioni per entrare ed uscire dal luogo sacro, indicazioni di cartelli e personale per obbedire alle norme anti-contagio, gel igienizzante, nauseante odore di disinfettante (al posto dell’incenso sacro di venerata memoria), posti assegnati o vietati nelle panche (laddove ancora ci sono), indicazioni persino sul modo di pregare, di partecipare alla S. Messa, di ricevere la Ss.ma Eucaristia, per poter o non poter restare nella chiesa a pregare … soprattutto un pauroso vuoto, cioè un evidente calo di presenze, che aggrava peraltro quanto già stava inesorabilmente avvenendo in questi ultimi anni! Dai primi dati (giunti ad esempio da una importante diocesi, che rappresentava in passato quasi il culmine della vitalità cattolica, quale quella “ambrosiana”, cioè di MI) risulta che, dopo la ripresa, solo il 30% dei fedeli è tornato a partecipare alla S. Messa (fonte: Aldo Maria Valli, 19.08.2020) (vuoi perché gli anziani, che sono ormai la maggioranza, hanno talora ancora paura, oppure perché qualcuno si è abituato alle liturgie virtuali in TV o in internet – che invece non valgono come partecipazione alla S. Messa – o perché i giovani e i ragazzi nelle chiese sono ormai quasi ovunque spariti)!
In questi giorni (14 agosto) siamo poi giunti ad un nuovo paradosso, che rasenta il ridicolo: il Governo, dopo 46 giorni di riflessione su un quesito posto dalla CEI, ha concesso (!) alla Chiesa Cattolica che prossimamente nelle chiese gli appartenenti ad uno stesso nucleo familiare potranno sedersi vicini (come fanno in casa)! (roba da romanzo di Kafka...)

Queste restrizioni valgono per tutti allo stesso modo? Le norme anti-contagio valgono anche per altre attività? Appunto: no! Alcuni esempi.
In questi giorni a Spino d'Adda (CR) un “rave party” con 1.500 partecipanti provenienti da tutta Europa è andato avanti indisturbato per tre giorni, senza alcun rispetto delle norme anti-contagio.
A Milano, un Centro Sociale ha tenuto nell'ex scuola di via Del Volga uno dei cosiddetti “collettivi” (siamo rimasti davvero pateticamente al ’68!), con uno sportello sulla "salute sessuale", organizzando incontri, pranzi ed eventi cosiddetti artistici. Lì, da quanto si apprende e si vede, il contagio era 'politicamente' escluso ... sotto la protezione del Comune.
[fonte: Il Giornale, 18.08.2020] 

Quest’ossessione anti-contagio Coronavirus, che troviamo nelle chiese cattoliche, è presente anche per altre attività religiose? No!

Un esempio eclatante, sempre per rimanere a Milano. Nel tendone-moschea di Lampugnano, gremito di musulmani (quasi 6000 uomini) per la "preghiera del venerdì" del 14 agosto - nonostante il protocollo firmato lo scorso 15 maggio dal Governo e da tutte le associazioni islamiche in Italia [«Anche per le moschee sono obbligatorie le mascherine ed è necessario mantenere le distanze, mentre il tappeto per preghiera deve essere personale. Inoltre bisogna individuare una persona che dovrà gestire il flusso delle persone»] - nessuna norma anti-Covid è rispettata (esistono foto e video che lo documentano): nessuno a gestire il flusso delle persone, nessun distanziamento tra le persone, nessun tappetino personale, mascherine quasi inesistenti, i contatti tra le persone di fatto normali... Il tutto alla presenza addirittura della Protezione Civile che, per conto del Comune, garantisce il funzionamento di un generatore di energia elettrica e la sistemazione del locale al termine della preghiera. [fonte: NBQ, 17.08.2020]

"La legge è uguale per tutti", si legge in ogni aula di Tribunale ...
Ma forse il Covid-19 nelle chiese cattoliche è più contagioso (?!)






 

18.08.2020

Dove porta l’eutanasia

In Canada l’eutanasia è legale dal 2016. La possono chiedere tutti i maggiorenni, in caso venga diagnosticata una “condizione medica grave e irrimediabile, una malattia o una disabilità grave e incurabile che si traduce in uno stato avanzato di declino irreversibile e in una causa di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, con la morte naturale ragionevolmente prevedibile”.
Secondo il recente rapporto del Ministero della Salute canadese, nel 2019 sono stati 5.631 i canadesi uccisi con iniezione letale (MAiD: Medical Assistance in Dying). Si tratta del 2% di tutti i decessi; e sono aumentati in un anno del 26,1%!
I motivi che hanno spinto a chiedere l’eutanasia sono stati: “perdita della capacità di impegnarsi in attività divertenti”, “perdita della capacità di svolgere attività nella vita quotidiana”, “controllo inadeguato del dolore (o preoccupazione al riguardo)”, “perdita di dignità”, per essere diventati “un peso per la famiglia, gli amici e gli assistenti che si occupano delle cure”, per “isolamento e solitudine” e per “sofferenza emotiva / ansia / paura / sofferenza esistenziale”.
Una percentuale rilevante di tali richieste proviene da persone depresse, abbandonate a se stesse, lasciate sole; e senza fede.

Il dato si tinge ulteriormente non solo di nichilismo ma di cinismo diabolico quando si ascolta poi la dott.sa Susan Woolhouse, co-presidente dell’Ontario College of Family Physicians Palliative/End of Live Care, proporre, sul sito della University of British Columbia, di far assistere i bambini all’eutanasia dei loro parenti: “sarebbe addirittura terapeutico – ha sottolineato la specialista! - anche per capire che in Canada, quando qualcuno ha una malattia che causerà la propria morte, può aspettare che ciò accada ... o può chiedere aiuto a un medico”.






 

16.08.2020

Il Covid-19 è stato creato nel laboratorio di Wuhan

A riportare la notizia non è un articolo complottista o allarmistico, ma nientemeno che il più autorevole e informato sito della Chiesa cattolica sulla realtà, specie ecclesiale ma non solo, in Asia: cioè AsiaNews (è anche tra i links del sito e spesso citato anche in queste News; è addirittura scritto anche in cinese); e a riportare la notizia in un articolo è addirittura il direttore padre Bernardo Cervellera, del P.I.M.E. (Pontificio Istituto Missioni Estere), una delle persone più informate sul lontano Oriente, con dati forniti da personale qualificato presente da anni sul territorio e libero da ogni indottrinamento politico.
L’articolo, apparso su AsiaNews il 4.08.2020, si riferisce ad un autorevole libro appena uscito dello scienziato di fama internazionale prof. Joseph Tritto: Cina. Covid 19. La Chimera che ha cambiato il Mondo (Edizioni Cantagalli, Siena, 2020).
Il prof. J. Tritto, 68 anni, è il Presidente del WABT (World Academy of Biomedical Sciences and Technologies), un’istituzione non governativa fondata nel 1997 sotto l’egida dell’Unesco e con sede a Parigi. Oltre ad essere medico specializzato in urologia, andrologia, microchirurgia dell’infertilità, è professore di microtecnologie e nanotecnologia nel Regno Unito e in India (direttore di nano-medicina, presso la Amity University di New Delhi).

Secondo il prof. Tritto il Covid-19 non è un virus presente in natura, ma è stato creato dal laboratorio di ingegneria genetica e biosicurezza P4 di Wuhan.
La ricerca si mosse per studiare vaccini contro la Sars; poi si sono inseriti negli organismi genomi tratti dall’Hiv, rendendoli così più aggressivi; infine si sono aggiunti elementi di Coronavirus scoperti in pipistrelli “a ferro di cavallo”, con un metodo chiamato “reverse genetics system 2”.
Il laboratorio di Wuhan, inizialmente guidato dalla prof.ssa Shi Zheng Li, è sorto ed è stato inizialmente aiutato dal governo francese e dall’istituto Pasteur (per l’uso dei genomi dell’Hiv). Vi hanno collaborato anche scienziati americani (fra cui il prof. Ralph S. Baric, dell’Università della Carolina del Nord), con fondi per lo sviluppo (Usaid) provenienti dagli USA. Gli scienziati americani erano interessati agli studi sui Coronavirus, proibiti negli USA fino al 2017 a causa della loro pericolosità.
Inizialmente la ricerca di questi laboratori di Wuhan era mossa dal tentativo di produrre un “vaccino” a valenza universale. Si trattava non tanto di salvare milioni di vite umane, ma di un brevetto in grado di avere una valenza commerciale di grandissimo spessore a livello planetario, cioè produrre un vaccino da vendere in tutto il mondo. Per questo, secondo il prof. Tritto, Pechino non ha messo a disposizione la struttura genetica originaria del coronavirus (virus madre), ma ha diffuso solo dati parziali. Perché solo con la struttura originale del virus si riesce a produrre un vaccino davvero universale, efficace su ogni punto del globo. Con l’andar del tempo, infatti, i virus mutano e un vaccino prodotto da un virus mutato ha efficacia solo in un certo periodo e in una certa zona.
Il prof. Tritto giunge persino ad accusare l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) di essere stata “un burattino” nella mani della leadership di Pechino, avendo assecondato a questo scopo i suoi iniziali silenzi sull’epidemia (“perché ha deciso di non inviare immediatamente una sua équipe per verificare le informazioni ricevute dal governo cinese?”).

Inoltre tali ricerche dei laboratori di Wuhan, inizialmente nate per combattere le malattie, oltre a diventare di enorme importanza commerciale per la produzione di vaccini, sono diventate di grande rilievo anche dal punto di vista militare, cioè trasformandosi in studi di bio-ingegneria per costruire armi biologiche letali. [In questo senso il prof. Tritto ritiene urgente obbligare la Cina ed altri Paesi a sottoscrivere la Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche].
Infatti negli ultimi 5 anni, quello di Wuhan, oltre ad aver ricevuto per la ricerca virologica i fondi più consistenti di tutta la Cina, è diventato un laboratorio di ricerca molto avanzata, che l’Accademia delle Scienze e lo stesso governo cinese hanno posto sotto il loro diretto controllo.
Oggi a capo dell’Istituto di virologia di Wuhan è stato infatti nominato il generale maggiore dell’Esercito popolare cinese Chen Wei, tra l’altro esperta di armi biochimiche e di bioterrorismo, alla quale è stata affiancata un’equipe ove spicca il nome di Zhong Nanshang, famoso pneumologo di lunga esperienza nelle malattie polmonari infettive.
L’Istituto di Virologia è stato dunque praticamente commissariato e messo sotto il controllo delle Forze armate cinesi (Esercito di liberazione del popolo); mentre della prof.ssa Shi Zheng-Li, la precedente direttrice, s’è persa ogni traccia!


 



14.08.2020

A proposito di Stato padrone

Abbia già osservato [cfr. Notizia del 9.07.2020, ma anche (per la Cina) quella del 2.03.2020] come non solo nel mondo ma anche in Italia l’emergenza da Coronavirus, al di là di dati scientifici peraltro discutibili, abbia rappresentato, costituisca e rappresenterà un’occasione speciale di esperimento sociale e persino politico, di intruppamento sociologico, con nuove, inaudite e neanche troppo nascoste forme di autoritarismo e statalismo, degne di regimi totalitari. Insomma: uno Stato “padrone” che non solo sequestra i cittadini in casa per molte settimane, ma giunge persino ad insegnare ai genitori ad organizzare la vita casalinga dei propri figli!
Lo si apprende anche dai primi verbali de-secretati del Cts (il famoso Comitato tecnico scientifico, cfr. sotto Notizia del 3.05.2020), in cui emerge infatti persino un “daily plan” (anche in questo frangente abbiamo visto che l’uso dell’inglese da parte dei politici italiani dà sempre un’autorità e un fascino aggiuntivi!) per i figli in casa al tempo del “lockdown”, appunto un modello di giornata proposto dagli ‘scienziati’ al governo (da far applicare, non si sa peraltro con quali misure coercitive e di verifica). Eccolo: (in ordine cronologico) sveglia, bagno, colazione (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti), igiene personale, attività domestiche, attività scolastiche, contatto telefonico e/o video con amici e parenti (nonni, cugini, zii), pranzo (compreso sparecchiare e mettere in ordine), attività libera (televisione, computer ecc…), attività scolastiche, merenda (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti), uscita nel cortile, attività ludico/ricreativa (hobby), cena (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti), igiene personale, a letto (lettura/o favola) [ovviamente: nessun riferimento alle attività religiose, come preghiere, ecc.!].
A parte l’ovvietà e l’assenza di indicazioni contro l’epidemia, ciò che contava era che «La popolazione dovesse recepire le misure preventive come norma sociale in cui ciascun individuo ha una responsabilità precisa» (così il verbale del 9 aprile). Insomma: “un esperimento sociologico di panico, difesa e intruppamento collettivo … sotto l'egida della mascherina di Stato”. [fonte: NBQ, 7.08.2020 ( v. anche Aldo Maria Valli, 7.08.2020)]

E cosa si prospetta per il rientro a scuola? È ancora e sarà caos totale; ma anche qui con punte di autoritarismo impressionanti. Abbiamo già sentito un dirigente scolastico (Lumezzane, BS) prospettare quanto segue: «In caso di febbre, per il bambino a scuola chiamare i carabinieri e affidarlo non ai genitori, ma all'autorità sanitaria». 
[fonte: NBQ, 14.08.2020; la notizia è stata negata come falsa dal ministro Azzolina, invece è attestata (circolare emessa il 6.08.2020 dal preside dell'Istituto Polo Ovest di Lumezzane e classificata con numero di protocollo 0004148/U - Normativa e disposizioni attuative, n. 7) ; in seguito alla notizia diffusa da NBQ, il Preside in oggetto ha poi cancellato questo punto 7 il giorno 16.08.2020, vedi]


Se ci fosse ancora bisogno di conferme che lo Stato si sente padrone anche dei figli e vuole sostituirsi alla famiglia…







13.08.2020

Ancora sulla cristianofobia

In Francia bruciano le cattedrali gotiche (l’ultima è quella di Nantes). Negli USA distruggono statue anche di santi, col pretesto dell’anti-razzismo. Ma anche in Italia operano veri e propri “satanisti”!
Oltra al caso della suora, presto “Beata”, trucidata anni fa da minorenni sataniste (v. sotto Notizia del 20.06.2020), anche in questi giorni abbiamo avuto il caso, in Sardegna (Porto S. Paolo, SS), della profanazione e semi-distruzione di una chiesetta ad opera di “satanisti”! Non si sono limitati a vandalizzare la piccola chiesa in riva al mare, ma hanno disegnato simboli di rituali satanici, orinato nelle acquasantiere e addirittura praticato sesso sull’altare. [fonte: NBQ, 5.08.2020]
E si tratta di un fenomeno purtroppo diffuso e in preoccupante aumento.
Ovviamente, di cristiano-fobia la politica non vuole nemmeno sentire parlare. C’è addirittura chi si spinge a sostenere che in fondo anche il satanismo è una religione e come tale va rispettata (in rif. all’art. 19 della nostra Costituzione sulla libertà di culto).
Sarebbe però possibile una religione che predicasse ad esempio il razzismo? No. E una che predicasse l’odio (come spesso fa l’islam)? Sì?
Ecco le eterne contraddizioni del relativismo, che porta infine qualcuno ad essere “più uguale degli altri” di fronte alla legge, al di là di quanto si scrive in ogni aula di tribunale!
Si risponde poi che per certi reati, come quelli sopra citati, esistono già le pene relative [ad es. quello di deturpamento e imbrattamento di cose altrui (art. 639 C.P.), di danneggiamento (art. 635 C.P), di offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone e di cose (art. 404 e 403 C.P.), di atti osceni (art. 527 C.P.), di violenza privata (art. 527 C.P.), di violazione di domicilio (art. 614 C.P.)]. Ma allora perché si è ad esempio recentemente inserito pure il reato di "omicidio stradale" (art. 589 bis C.P.)? E soprattutto perché si sta per inserire un particolare reato di “omotransfobia” (v. legge Zan-Scalfarotto-Boldrini), addirittura non solo per le azioni ma persino per i pensieri che si mostrassero contrari a queste pratiche sessuali, quindi scivolando in una terrificante abolizione della libertà di pensiero, di coscienza, di religione?
Di cristiano-fobia, invece, cioè quella discriminazione che è la più tragicamente diffusa nel mondo, non si vuole parlare.

A proposito di “cristianofobia” nel mondo: Open Doors, l’agenzia che analizza annualmente i cristiani perseguitati nel mondo, nel 2019 ha registrato ancora una crescita nel mondo del numero di cristiani violentati, oppressi e perfino uccisi: in un anno il numero di cristiani perseguitati in odium fidei sono saliti da 245 a 260 milioni, quelli uccisi sono stati 2.983 (una media di 8 al giorno) e 9.488 sono state le chiese cristiane o gli edifici annessi (anche scuole e ospedali) che hanno subito attacchi o sono stati costretti a chiudere (con una media di 26 al giorno).
Cosa accadrebbe se ci fossero invece in media ogni giorno 8 omosessuali o transessuali torturati, arrestati, violentati o uccisi solo perché omosessuali o transessuali? E cosa accadrebbe se 26 fosse la media giornaliera delle sedi di gruppi Lgbt bruciate o distrutte?







9.08.2020

Nagasaki 75 anni fa

Il 6.08.1945 (alle 8:16) gli USA sganciarono la prima bomba atomica (chiamata "Little Boy") su Hiroshima, provocando la morte immediata di 140.000 persone; il 9.08.1945 (alle 11:02) venne sganciata la seconda (chiamata "Fat Man") su Nagasaki, causando la morte immediata di 74.000 abitanti. Migliaia e migliaia di persone morirono poi in seguito per le ferite, ustioni e anche dopo anni a causa delle radiazioni. Pochi sanno, però, che proprio a Nagasaki viveva la più grande comunità cristiana, specie cattolica, del Giappone: 12.000 fedeli, dei quali 8.500 morirono nello scoppio della bomba! [fonte: AsiaNews, 10.08.2020]
Non c’era ovviamente alcun progetto in questo senso da parte degli USA; anzi, la scelta della zona specifica da colpire fu assunta all’ultimo momento per motivi persino metereologici.
Dentro la catastrofe nucleare, sperimentata per la prima volta nella storia, che porta certamente un’impronta diabolica, anche se pose fine alla Seconda Guerra Mondiale e forse trattenne poi il mondo dallo scoppio di un’altra, rimane certamente impressionante questo dato sui cattolici di Nagasaki, certo non ignoto a Satana.







 

5.08.2020

ISS e rapporti omosessuali maschili

Anche in Italia le malattie veneree sono in fortissimo aumento specie nel mondo Lgbt. Omofobia? No; è il dato scientifico che emerge nell’ultimo rapporto sulle “infezioni sessualmente trasmesse” (Ist) in Italia, per il periodo 2000/2018, dell’Istituto Superiore di Sanità (cfr. numero di luglio/agosto del Notiziario dell’Istituto), in cui si evidenzia che le infezioni sessualmente trasmesse siano assai cresciute nell’insieme della popolazione italiana, ma che il “mondo Lgbt” sia certamente quello più esposto, in particolare i «maschi che fanno sesso con maschi» (Msm, un acronimo “politicamente corretto”, visti i tempi dittatoriali che albeggiano e il “decreto Zan” in arrivo, che potrebbe per questo sbattere in prigione anche gli scienziati dell’ISS).
Nel periodo analizzato (quasi un ventennio), le infezioni sessuali sono aumentate del 32% nelle donne, del 27% nei maschi eterosessuali, ma si sono addirittura triplicate nei «maschi che fanno sesso con maschi» (Msm). La Sifilide si è raddoppiata nelle donne e nei maschi eterosessuali, ma ha avuto un incremento di ben 10 volte nei Msm [la Sifilide latente (quella riscontrata con prova sierologica, ancorché in assenza di sintomi) si è ridotta invece del 47% nei maschi eterosessuali, ma si è raddoppiata negli Msm]. L’infezione da Chlamydia trachomatis (Ct) è raddoppiata nei maschi eterosessuali ma è aumentata addirittura di 17 volte tra gli Msm. Anche la Gonorrea, mentre è rimasta stabile tra i maschi eterosessuali, si è triplicata negli Msm.
Circa poi l’infezione da Hiv (AIDS) il rapporto dell’ISS afferma (p. 15): «La percentuale di Msm con Ist testati per HIV è stata sempre più alta rispetto a quella degli eterosessuali, sia uomini che donne; in particolare, nel 2018 la percentuale di Msm con Ist testati per HIV è stata pari all’88,3%, mentre quella degli uomini eterosessuali è stata pari al 70,1% e quella delle donne è stata pari al 70,4%».
Insomma, a tutti gli effetti, i “maschi che fanno sesso coi maschi” (Msm) risultano una categoria a rischio, se non quella più esposta (in linguaggio politicamente corretto si dice: «un target primario»). [fonte: NBQ, 4.08.2020]
Per non contare, sempre tra i Msm, le frequentissime e assai dolorose malattie, emorragie e disfunzioni dell’ultima parte dell’intestino retto (anale), che anatomicamente e fisiologicamente ha infatti ovviamente ben altra funzione …
Una realtà dunque molto meno “gioiosa” (gay) di come viene continuamente presentata dall’ideologia Lgbt sempre più dominante.






4.08.2020

Il ponte di Genova. Considerazioni su strade e ferrovie

Vedi Documento, anche in Archivio





 

1.08.2020

La “resistenza” polacca

Resistere alle pressioni ideologiche dell’Occidente, fatte passare per diritti civili (aborto, divorzio, matrimoni omosessuali, eutanasia, ideologia Lgbt e gender, ecc.), e al suo laicismo anticristiano, è difficile, anche nei Paesi dell’Europa centro-orientale, usciti 30 anni fa dalla dittatura comunista; ma pare proprio che questi Paesi siano più ‘vaccinati’ di noi nel riconoscere e controbattere queste nuove forme di dittatura, fatte passare per libertà e diritti, ma che è la profetizzata “dittatura del relativismo”, che accetta tutto … ma poi si manifesta sempre più ostile al cristianesimo, che è invece la radice stessa della nostra civiltà.

Così il ballottaggio che si è tenuto il 12 luglio in Polonia ha siglato la vittoria, sia pur per uno scarto minimo (400.000 voti), del Presidente uscente Andrzej Duda, cattolico e appoggiato dai partiti conservatori, su Rafał Trzaskowski, sostenuto dalla sinistra.
Ha così vinto non solo l’identità cattolica della Polonia, ma anche la politica in favore dei veri diritti della persona, a cominciare dalla vita (in ogni suo stadio) e dalla famiglia naturale.

Il rieletto Presidente Duda si è recato subito, il 13 luglio sera, al Santuario di Częstochowa per ringraziare la Madonna Nera, Regina della Polonia, per il risultato ottenuto e soprattutto per affidarLe le questioni relative alla Nazione. 
Lo ha fatto durante l’Appello, che ogni sera alle 21 raccoglie davanti alla celebre effigie mariana i fedeli e le preghiere di moltissimi polacchi, anche ferventi giovani, specie quelli che si apprestano a compiere scelte importanti per la loro vita, come quella della propria vocazione (matrimoniale o da consacrati), l’inizio di un fidanzamento o del matrimonio, la ricerca o l’inizio del proprio lavoro, affidando cioè alla Madre e Regina il proprio futuro ed impegnandosi ad una vita da figli di Dio.
I fedeli e i sacerdoti presenti hanno pregato col e per il rieletto Presidente. «Grazie per la sua presenza qui a Jasna Góra, grazie per la sua testimonianza di fede», ha detto pubblicamente il padre Waldemar Pastusiak del Santuario, che ha proseguito con la seguente preghiera «All’inizio del secondo mandato, affidiamo nelle tue mani, o Maria, il Presidente e tutte le questioni della nostra patria, credendo che sarai sempre presente con lui». Anche il vescovo ausiliare di Częstochowa, mons. Andrzej Przybylski, ha impartito la sua benedizione al rieletto presidente: «Dio, benedici la nostra amata patria, la Polonia, tutti i polacchi. Benedici il Presidente per la nuova tappa del suo servizio nazionale».

Non si è fatto invece ovviamente attendere l’attacco laicista dei burocrati della UE.
L’occasione è stata offerta dalla Convenzione di Istanbul, nata in seno al Consiglio d’Europa (organizzazione peraltro distinta dall’UE). che di fatto è un ulteriore pretesto per l’introduzione dell’ideologia Lgbt nei Paesi europei (v. sotto Notizia del 4.05.2020). Il 26 luglio il ministro della Giustizia polacco Zbigniew Ziobro aveva proposto al Governo l’uscita dalla Convenzione di Istanbul. Il 28 luglio il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha incaricato la Corte costituzionale polacca di valutare se la Convenzione di Istanbul sia compatibile con la Costituzione polacca e i valori che essa promuove.
Mentre Marija Pejčinović Burić, nuovo segretario generale del Consiglio d’Europa, si è detta preoccupata ma anche disponibile a “chiarire ogni possibile fraintendimento o incomprensione” sul testo della Convenzione, dai banchi del Parlamento Europeo i Socialisti e i Liberali hanno sparato a zero contro la scelta del governo polacco.
Il 29 luglio la commissaria Helena Dalli, paladina dei privilegi Lgbt, ha annunciato di conseguenza che sei città polacche non riceveranno i finanziamenti richiesti a causa delle loro scelte “discriminatorie” nei confronti degli Lgbt, scelte che violerebbero i “valori europei” (?!). Il viceministro francese agli Affari Europei, Clément Beaune, ha minacciato gravi “conseguenze e possibili tagli di fondi del Bilancio dell’Ue” se la Polonia dovesse confermare la propria volontà di uscire dalla Convenzione. Il 30 luglio la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha fatto in proposito una dichiarazione in difesa dei “diritti Lgbt”, confermando così che la Convenzione di Istanbul è funzionale all’introduzione obbligatoria di tale ideologia nei Paesi europei.

Emerge così chiaramente che oggi, quando i burocrati della UE parlano di “valori europei”, intendono soprattutto l’ideologia Lgbt (anche se i trattati vincolanti per gli Stati membri non la nominano affatto). E chiunque vi si opponga è soggetto a sanzioni pecuniarie e tagli di finanziamenti.





 

30.07.2020

Il M5S propone l’ateismo di Stato?

Ben 27 senatori del Movimento 5 Stelle (tra i quali Barbara Lezzi, Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, ed Elio Lannutti) hanno firmato e depositato un disegno di legge costituzionale (n. 1828) per modificare l'articolo 1 della Costituzione in modo da introdurre il principio di laicità (aggiungendovi alla definizione "repubblica democratica" l’aggettivo "laica"). In realtà si tratta, cancellando la storia del nostro Paese e dell'intero Occidente, non di laicità ma di bieco laicismo, se non addirittura di “ateismo di Stato”!
Con la solita scusa di essere tolleranti verso qualsiasi religione e cultura, questa idea di “laicità”, cioè di presunta “neutralità”, dall’Illuminismo in poi, nasconde la precisa volontà di ridurre la religione, in particolare il cristianesimo (cardine della civiltà italiana ed europea), a fatto meramente di coscienza, privato, senza alcuna possibilità di incidenza sociale. Si tratta del solito tragico equivoco, od errore voluto, di considerare la laicità, la neutralità, il silenzio e l’equiparazione di qualsiasi esperienza religiosa, una sorta di “non scelta”, quando invece è una scelta ben precisa, cioè atea (cfr. nel sito il n. 6 del documento sulla Dottrina sociale della Chiesa).
Come quando un genitore – ed è stata ed è una moda educativa – dicesse che non insegna nulla di religioso al figlio, “così da grande sarà libero di scegliere lui”; come se il silenzio non nascondesse una scelta ben precisa, cioè il relativismo e persino l’ateismo, visto poi che le informazioni e l’educazione (anche nelle scuole) hanno comunque un indirizzo ben preciso (oggi poi, con l’obbligo di insegnare l’ideologia gender, così come tutte le menzogne sulla storia della Chiesa, il silenzio sulle sue bimillenarie opere culturali e di carità, sui suoi Santi, le menzogne sulla presunta opposizione scienza e fede, sui presunti “secoli bui” del Medioevo, e via dicendo). E che ci sia un disegno contrario all’educazione cattolica lo si evince anche dalla continua opposizione italiana alla libertà di educazione (sancita invece dalla Costituzione), cioè di poter formare (senza spese aggiuntive) i propri figli in scuole non statali, cioè secondo principi morali e culturali non proni all’ideologia di Stato.
Che cosa intendano per “laicità” i senatori grillini si capisce infatti già dalla relazione introduttiva del DDL, dove si legge che «nell’ottica dell’individuo, il supremo principio di laicità comporta la pari dignità e tutela degli orientamenti personali, ivi compresi quelli orientati all’ateismo».
Oltre a ridurre la religione, e il cristianesimo in particolare, a mero fatto privato, solo di coscienza, si cela dunque un velato tentativo di elevare l’ateismo (fatto passare per laicità) a religione di Stato (non si osò tanto neppure ai tempi dell’Unione Sovietica, quando tra i Paesi europei ad essa legati, solo l’Albania osò tanto, con la sua Costituzione del 1978).

Evidentemente non si vuole perdere l’occasione, con questo esecutivo che è il più “di sinistra” nella storia della Repubblica (pur non avendo più alcuna base effettiva nel Paese e con un Presidente per l’ennesima volta non votato da nessuno), di varare tutto ciò che è possibile … per distruggere l’Italia dei valori cristiani.
Ci sarà ancora qualche cattolico che voterà il M5S?





 

25.07.2020

Santa Sofia diventata moschea

La Santa Sofia, Hagia Sophia, cioè la divina Sapienza, è il Logos, il Verbum, cioè Gesù stesso, “incarnazione” della Seconda Persona della SS.ma Trinità. 
A Lui, Santa Sofia, era dedicata una delle più importanti, grandiose, bellissime basiliche della cristianità, a Costantinopoli (oggi Istanbul), inaugurata nel 537 sotto Giustiniano. Fino alla costruzione della nuova basilica di S. Pietro in Vaticano (1626) Santa Sofia era la più grande chiesa cristiana del mondo.
Con lo scisma d’Oriente (1054) è diventata basilica cristiana ortodossa, sede del fondamentale Patriarcato di Costantinopoli (“seconda Roma”).

Già nel 1453 l’occupazione ottomana (cioè islamica) di Costantinopoli aveva violentemente trasformato questa importantissima basilica della cristianità in una moschea.
Nel 1934, sotto una guida più “laica” (massonica) della Turchia ad opera di Kemal Atankur, Santa Sofia era diventata un museo; e tale è stata fino a pochi giorni fa.

Il 10 luglio scorso il capo di stato turco Recep Tayyip Erdoğan, che sempre più si propone come nuovo califfo, con mire espansionistiche in Europa (cfr. Notizia del 2.10.2018, per l’inaugurazione della grande moschea di Colonia in Germania) e nel Mediterraneo (basti pensare all’attuale presenza in Libia), ha decretato che la grande basilica di Santa Sofia di Istanbul, tra l’altro patrimonio culturale dell’umanità, torni ad essere luogo di culto islamico.

Così già venerdì 24 luglio (data peraltro di valore simbolico, poiché in questo giorno nel 1923, col trattato di Losanna, si decretò la fine all’Impero Ottomano), vi si è svolta, in quella che era appunto una delle più importanti chiese della cristianità, la preghiera musulmana del venerdì, alla presenza di migliaia di persone: un migliaio gli ammessi all’interno (c’era pure chi portava le bandiere dell’Impero ottomano e il fez, copricapo ottomano soppresso da Atankur) e altre migliaia gli ammassati e proni all’esterno (ovviamente qui nessuno si è sognato di pensare alle misure anti-contagio Coronavirus!); secondo Erdoğan erano addirittura presenti per l’occasione storica 350.000 musulmani! Lo stesso presidente Erdoğan, ovviamente presente in Santa Sofia, ha introdotto la preghiera del venerdì con la recita di due passi del Corano, scelti dalla Sura Al-Fatihah e dalla Sura Al-Baqarah (gli stessi, sembra, scelti da Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli); accanto a lui Erbas, capo della Diyanet (Direzione turca per gli affari religiosi) e Bahçeli, presidente dell’MHP (Partito del movimento nazionalista, braccio politico del movimento semi-terroristico dei Lupi Grigi; lo stesso gruppo cui apparteneva Ali Ağca, l’attentatore di Giovanni Paolo II il 13.05.1981). A garantire la sicurezza erano presenti almeno 7000 poliziotti.
La “riconquista” della moschea è stata celebrata con francobolli speciali e pure con un video ufficiale, che inneggiava: “Ayasofya, Tu ci appartieni e noi apparteniamo a te da sempre e per sempre”. All’ingresso della celeberrima basilica ora moschea è stata posta questa targa: “La Grande Moschea di Hagia Sophia”. Dal 24 luglio vi è risuonato l’adhan, l’invito musulmano alla preghiera; e dai quattro minareti, costruiti dopo la conquista di Costantinopoli del 1453, i muezzin hanno chiamato i fedeli. All’interno, i mosaici dei pavimenti sono stati coperti da tappeti blu e quelli delle pareti, ricchi di raffigurazioni cristiane, da tendaggi.

Molte sono state le proteste nel mondo, soprattutto da parte dei cristiani ortodossi, ma anche di istituzioni internazionali, di politici, e persino di alcuni musulmani. Anche Papa Francesco (che Erdogan aveva avuto l’ardire di invitare al rito!), all’Angelus del 12 luglio, s’è detto «molto addolorato» per questa decisione.
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha addirittura sottolineato come tale decisione possa creare nel mondo intero forti tensioni tra cristiani e musulmani. In tutto il mondo ortodosso questa data è stata considerata “giorno di lutto e di sofferenza”; e si sono tenute veglie, liturgie e preghiere di riparazione.
Il Primate della Chiesa greco-ortodossa e arcivescovo di Atene, Ieronymos II, ha infatti definito il 24 luglio «un giorno di lutto e sofferenza per tutta l’ortodossia, il cristianesimo e tutto l’ellenismo» e, in concomitanza con la prima nuova preghiera islamica in Santa Sofia, ha deciso di officiare ‘in riparazione’ una funzione nella cattedrale ortodossa di Atene.
Anche negli USA gli ortodossi (che sono circa 1,5 milioni) hanno espresso il loro dolore e la loro preoccupazione: l’arcivescovo ortodosso Elpidophoros Lambriniadis, della Chiesa greco-ortodossa statunitense, si è recato addirittura alla Casa Bianca per parlarne col Presidente Trump e il vicepresidente Pence.
Il Presidente Donald Trump ha condiviso con l’Arcivescovo «il profondo sgomento per la riconversione di Hagia Sophia in moschea, insieme alle preoccupazioni per la sicurezza del Patriarcato ecumenico e per la libertà religiosa”, assicurando «non solo la preghiera ma anche di portare la questione ai più alti livelli di governo».

Proprio della “libertà religiosa” (uno dei “valori non negoziabili” e cardine della dottrina sociale cristiana), il Presidente USA si è fatto anche di recente forte paladino a livello mondiale: lo scorso 2 giugno ha infatti firmato un decreto esecutivo atto a rendere la libertà religiosa una priorità della politica estera statunitense, con lo stanziamento di 50 milioni di dollari l’anno, a sostegno della «libertà di religione per tutti i Paesi del mondo … affermando che “è una priorità della politica estera statunitense, e che gli USA si impegnano a rispettare e promuovere con forza ovunque questa libertà».

La Conferenza Episcopale USA ha invitato i cattolici a vivere una giornata di lutto, a suonare le campane funebri, a mettere le bandiere a mezz’asta e a recitare l’Hymnos Akathistos, ossia l’inno mariano più famoso dell’Oriente cristiano, oppure il Santo Rosario.
Anche il Consiglio ecumenico delle Chiese ha avvertito che la decisione avrebbe seminato divisione.
Persino l'Unesco ha dichiarato di essersi rammaricato della decisione.

La decisione ha poi spaccato lo stesso mondo musulmano: Qatar, Libia e Iran si sono congratulate con Erdoğan per la “decisione coraggiosa”; mentre Emirati Arabi, Egitto e Arabia Saudita accusano il presidente turco di sfruttare l’Islam per recuperare il consenso dei cittadini.
[fonte: AsiaNews 24.07.2020]
Qualcuno ha ancora il coraggio di parlare di ingresso della Turchia nella UE?








15.07.2020

Black Lives Matter: solo contro il razzismo?

La cruda uccisione, ad opera di un poliziotto statunitense, dell’afro-americano Georg Floyd ha fatto da detonatore al riaccendersi furibondo delle lotte americane e financo mondiali contro il “razzismo”.
Ne è emerso persino un simbolo fisico, che è diventato rapidamente segno universale (lo abbiamo ovviamente visto subito eseguire anche da alcuni deputati di sinistra nel Parlamento italiano) di lotta contro il razzismo e persino contro ogni discriminazione: una sorta di “genuflessione” laica (quasi sparita invece nella Chiesa cattolica, anche ai 'massimi vertici', davanti all'Eucaristia, così che anche la folle Coronavirus-fobia è giunta persino a proibire di genuflettersi, segno di adorazione, e di inginocchiarsi per ricevere Gesù-Eucaristia, cioè Dio stesso!).

Ma si tratta proprio della sacrosanta lotta contro il razzismo nei confronti dei “neri”? 
In realtà pare essersi riaccesa in modo virulento una lotta contro i "bianchi", con anamnesi storiche peraltro “di parte” e persino false (dimenticando ad esempio quanto la tratta degli schiavi africani sia stata, e tuttora è, anche nel Mediterraneo, opera anche di “neri”), considerati persino in blocco come violenti e razzisti, addirittura una lotta contro i valori dell'Occidente, i suoi eroi, ideali e persino i valori religiosi che li hanno mossi nella storia e nel presente!
Da cui la violenza e persino la distruzione delle statue simbolo dell’Occidente (sarà certo risparmiata quella più celebre, che sta alla base invece anche di queste nuove ideologie, cioè quella “massonica” <della Libertà>, nella baia di New York).

Negli Usa non manca poi certo la valenza politica della protesta, cioè contro Trump, in vista delle prossime elezioni: tutto fa, in questa continua 'demonizzazione' del Presidente in carica, in quanto non allineato al "politicamente corretto"!

Dietro l’antirazzismo del movimento Black Lives Matter si nasconde dunque questo odio contro l’Occidente e i suoi valori, che si estende anche alla lotta contro la famiglia ‘tradizionale’, per l’aborto e per il gender. Nel loro manifesto, intitolato “What We Believe,” si può infatti leggere: <Noi distruggiamo il concetto di famiglia nucleare così come voluto dall’Occidente, sostenendoci a vicenda come famiglie allargate. Quando ci riuniamo, lo facciamo con l’intenzione di liberarci dalla stretta del pensiero etero-normativo, o meglio, dalla convinzione che tutto il mondo sia eterosessuale. Ci meritiamo e quindi chiediamo una giustizia riproduttiva [leggi: aborto] che ci dia autonomia sui nostri corpi e le nostre identità>”.
«Nel manifesto di Black Lives Matter c’è la promozione dell’ideologia gender e dell’agenda anti-famiglia» e sembra che la sua ideologia «voglia presentare tutti i bianchi come nemici dei neri e tutti i neri come nemici dei bianchi».
In questa divisione profonda sembra di vedere proprio l'impronta di "colui che divide" (alla lettera la parola "diavolo").
Non si nasconde infatti neppure l’odio anticristiano (in questo con l'appoggio ovvio dell'Islam), come colonna portante della civiltà occidentale, non mancando neppure i luoghi comuni, come la “leggenda nera”, cioè falsa, che farebbe della fede cristiana l’appoggio del colonialismo e del razzismo (quando invece proprio i Cattolici sono stati i difensori dei “neri”, sia in Africa che in America).

Insomma: altro che antirazzismo; qui si tratta ancora di lotta per la “dittatura del relativismo” e per le nuove ideologie “politicamente corrette” ... contro l’Occidente e la sua fede cristiana.








 

9.07.2020

Prove tecniche di dittatura globale

Pandemia, vaccini, app, nano-tecnologia ...
e i padroni del mondo

Vedi documento, anche in Archivio.




 


25.06.2020

Indicazioni autorevoli per un’Italia post-Coronavirus
Riflessione di mons. Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo di Trieste e Presidente dell’<Osservatorio internazionale cardinale van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa> (vedi).

Qualche settimana fa, in piena emergenza coronavirus, ho avuto modo di rendere note alcune mie riflessioni, condotte sia come vescovo sia come convinto promotore della Dottrina sociale della Chiesa, sulla nuova situazione sociale creata dall’epidemia. Come dissi, questa esperienza richiede di essere valutata prima di tutto in chiave spirituale e nella visione di una teologia della storia umana segnata dalla caduta e dalla redenzione. Scriveva infatti Leone XIII nella Rerum novarum che «le cose del tempo non è possibile intenderle e valutarle a dovere, se l’animo non si eleva ad un’altra vita» (n. 17). Così la Chiesa aiuta gli uomini ad affrontare anche la presente crisi: «La crisi ci obbliga a riprogettare il proprio cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno» (Caritas in veritate, n. 21). Tenendo conto di questa prospettiva, vorrei ora continuare quelle osservazioni interrogandomi più direttamente su alcune direttive di azione, che assieme ai principi di riflessione e ai criteri di giudizio, fanno parte della proposta della Dottrina sociale della Chiesa.

La vera libertà
Il prossimo futuro dovrà essere una fase della vera libertà, ricordando che «la libertà è pienamente valorizzata soltanto dall’accettazione della verità» (Centesimus annus, n. 46). Durante l’emergenza abbiamo vissuto alcune legittime limitazioni della libertà insieme ad altre meno legittime. I dati scientifici non sempre sono stati utilizzati secondo verità, le restrizioni e le sanzioni talvolta non sono state applicate con buon senso, sono emerse anche nuove forme di autoritarismo politico. Il prossimo futuro dovrà essere di vera libertà, non per rivendicare una libertà assoluta, ma per riappropriarsi della libertà da viversi nelle varie realtà naturali, dalla famiglia all’impresa, dal quartiere alla scuola. C’è una grande occasione per superare una libertà artificiale e costruire una libertà reale e naturale, espressione della vera essenza della persona umana e dei fini autentici della comunità politica.

Il ritorno dello statalismo
Per dare concretezza storica ad una vera libertà, bisognerà porre attenzione ad evitare un nuovo statalismo. Certamente lo Stato deve fare la propria parte per garantire la sicurezza nel settore dell’economia e per sorvegliare sulla giustizia. Bisogna però ricordare che un nuovo statalismo potrebbe forse distribuire risorse di tipo assistenzialistico ma difficilmente sarà in grado di promuovere una giusta ripresa economica e sociale (cfr. Centesimus annus, n. 48). Lo Stato dovrà intervenire sui grandi nodi infrastrutturali, ma le risorse dovranno essere messe a disposizione per investimenti e produttività, per la creazione di lavoro vero e non di lavoro assistito. Anche questo fa parte della verità della libertà, in questo caso della libertà economica. Da questo punto di vista ipotesi come il reddito di emergenza, la regolarizzazione in blocco degli immigrati irregolari, le massicce assunzioni nel pubblico impiego condotte senza reali motivi funzionali dovrebbero essere evitate.

Un sistema sanitario sussidiario
Da molte voci si chiede una riappropriazione del sistema sanitario da parte dello Stato centrale. La Dottrina sociale della Chiesa propone a questo riguardo il principio di sussidiarietà: «una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre» (Centesimus annus, n. 48). Credo quindi che la sanità dovrebbe essere ripensata non con il criterio del ri-accentramento ma in chiave sussidiaria, fondandola sul principio di responsabilità sia delle amministrazioni locali sia dei corpi intermedi. L’accentramento in quanto tale, infatti, può deresponsabilizzare. Serve una sussidiarietà responsabile e coordinata, con la partecipazione anche del privato, delle fondazioni, delle istituzioni religiose aventi una vocazione sanitaria e delle comunità locali.

La libertà di educare
Gli aspetti ora visti sono espressione di vera libertà, la libertà organica e non individualistica indicata da sempre dalla Dottrina sociale della Chiesa. Dello stesso tipo è la libertà della scuola, fortemente penalizzata durante la pandemia. Ancora una volta si è seguito l’uso di astratte disposizioni dall’alto incapaci di tenere conto delle diversità sociali e territoriali e dei protagonismi da valorizzare nel Paese. Le scuole paritarie sono state messe in seria difficoltà e questo nuovo statalismo laicista ha suscitato una positiva voglia di scuola parentale veramente libera dallo Stato, che produrrà nel prossimo futuro i suoi frutti. In Italia ci vuole una vera libertà di educazione a tutti i livelli, condizione necessaria per la stessa ripresa economica e civile. Anche in questo caso l’accentramento va superato, mentre occorre dare spazio alle famiglie naturali e alle famiglie spirituali della società civile.

Demolire la macchina del Leviatano
Nel nostro Paese il centralismo statalista si concretizza in un sistema burocratico molto rigido. Durante la pandemia si è fatta notare la differenza tra i lavoratori del settore privato, in apprensione per il loro futuro, e i lavoratori del settore pubblico. Nella macchina pubblica, così garantita, ancora una volta si sono dovuti registrare errori e lentezze. Infermieri e medici hanno dato il massimo di sé, ma ciò è avvenuto nonostante i difetti del sistema, anzi a loro compensazione. Da decenni la riforma della burocrazia è all’ordine del giorno e mai risolta. Per farlo serve una nuova visione sussidiaria e incentrata sul bene comune. La realtà non è fatta di singoli cittadini, di anonimi uffici pubblici e dallo Stato, come Grande Individuo. Nella società organica di oggi ci sono soggetti dotati di un grande know-how che non trovano spazio per agire, sia in campo economico che educativo che produttivo. La riduzione della burocrazia richiede una grande riforma capace di ripensare il servizio pubblico, distinguendo tra loro i concetti di pubblico e di statale.

La vera libertà fiscale
La vera libertà per cui bisogna combattere in questa fase di ripresa è anche quella fiscale. Non solo una patrimoniale è da evitare, ma anche il mantenimento di una fiscalità di Stato esosa e oppressiva. Il sistema fiscale va commisurato alle imprese e alle famiglie, non agli individui. Il fisco deve ritrovare i suoi criteri di moralità: deve essere usato per il bene comune e deve essere proporzionato. Già la Rerum novarum auspicava: «la proprietà privata non venga oppressa da imposte eccessive» (n. 35). Durante la pandemia le tasse sono state solo rinviate, bisogna che vengano radicalmente diminuite in concomitanza con la ristrutturazione dell’apparato burocratico e i suoi costi. Per aiutare le famiglie e le imprese non bisogna dare sussidi a pioggia, bisogna abbassare le tasse, riscoprendo il significato fiscale e sociale del diritto naturale della proprietà privata.

Meglio un prestito nazionale
È stato ormai deciso che la ripresa avverrà con un forte aiuto finanziario dall’Europa. Non si tratta di un aiuto gratuito e a fondo perduto, né finanziariamente né politicamente. Dal punto di vista del bene della nazione e del principio di sussidiarietà sarebbe stato da preferire l’idea caldeggiata da diversi economisti di un prestito nazionale. Ciò non sarebbe stato in contrasto con la critica all’accentramento statalista vista sopra, perché avrebbe riguardato il reperimento delle risorse e non il loro utilizzo. Sussidiariamente parlando, la prima scelta da attuare è di fare da sé e da questo punto di vista l’Italia avrebbe potuto fare da sé, stante la cospicua entità del risparmio privato. Se consideriamo l’ordine naturale delle cose, la famiglia e la nazione vengono prima dello Stato e delle istituzioni sovra-statali. Bisognerà evitare che dietro ai finanziamenti per il dopo-coronavirus si faccia valere nuovamente un europeismo ideologico che schiacci la nazione condizionandone la vita e la libertà.

Nuovi poteri all’orizzonte
Un altro pericolo per la nostra vera libertà e al quale porre molta attenzione nel prossimo futuro è la possibile emergenza di nuovi poteri sovranazionali motivati dalla necessità di fronteggiare le emergenze. Il coronavirus è stato un esperimento mondiale. È possibile che, sulla scorta di questa esperienza, si producano in futuro nuove emergenze, magari di tipo ecologico e ambientalistico, per motivare una stretta delle libertà e per instaurare forme di pianificazione centralizzata e di controllo uniformato. Le forze che spingono per un nuovo globalismo fondato su un “nuovo umanesimo” e anche durante la pandemia ne abbiamo avuto prova.

La libertà o è vera o non è libera
Infine sarà impossibile percorrere la strada della vera libertà senza la libertà di nascere una volta concepiti, di essere procreati e in modo umano, di nascere sotto il cuore di una mamma e di un papà, di non essere costretti a morire per volontà altrui facendoci credere di morire per volontà nostra, senza la libertà vera di poter educare i nostri figli. L’uscita dalla crisi della pandemia ci faccia riscoprire che «oggi il fattore decisivo è sempre l’uomo stesso» (Centesimus annus, n. 32) e non le strutture, e che «lontano da Dio l’uomo è inquieto e malato» (Caritas in veritate, n. 76).






 


20.06.2020

Presto Beata la suora uccisa “in odio alla fede”
in Lombardia nel 2000

Ieri il Papa ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare alcuni Decreti che porteranno presto alcuni nostri fratelli e sorelle nelle fede agli onori degli altari. Tra questi (oltre al riconoscimento di “miracoli” avvenuti per intercessione di un vescovo argentino del XIX secolo, di un sacerdote tedesco e di un laico venezuelano del XIX/XX secolo, e delle “virtù eroiche” di una suora messicana morta nel 1966), c’è pure il riconoscimento del “martirio” di Suor Maria Laura Mainetti, della Congregazione delle "Figlie della Croce" (Suore di Sant’Andrea), nata a Colico (provincia di Lecco) il 20.08.1939 e uccisa Chiavenna (provincia di Sondrio, diocesi di Como), in odio alla Fede, il 6.06.2000.

Forse molti ricorderanno, essendo passati solo 20 anni, questo terribile fatto di cronaca accaduto in Italia. Questa suora ed educatrice lombarda di 61 anni, fu infatti barbaramente uccisa a Chiavenna (SO) da tre giovani ragazze per compiere un rito satanico!
La sera del 6 giugno 2000, verso le 22, la suora uscì dal convento per aiutare una ragazza di 17 anni (Ambra Gianasso) che le aveva telefonato dicendole di essere rimasta incinta dopo aver subìto uno stupro e di volerla incontrare con urgenza. Era solo una scusa per portare la suora in un luogo isolato (il vicino parco delle Marmitte dei Giganti), dove, insieme a due amiche (Veronica Pietrobelli di 17 anni e Milena De Giambattista di 16), l'hanno uccisa, come “sacrificio a Satana”! La vittima, come emerse poi da una loro confessione, doveva essere il Parroco; ma questo progetto fu abbandonato per la difficoltà dovuta alla sua robusta corporatura.
Arrivata in un viottolo appartato, la suora fu infatti prima colpita con una mattonella e poi uccisa con 19 coltellate! Dissero poi che la suora, mentre moriva, pregava Dio che le perdonasse! Nel luogo dell’omicidio furono trovate anche scritte inneggianti a Satana.

Le tre ragazze, ree confesse e condannate, sono state prima in comunità di recupero, poi hanno potuto studiare in università, sposarsi ed avere figli e vivono, protette da nuove identità, a Torino, Roma e in una città veneta.
Non ci fu peraltro da parte delle tre ragazze omicide alcun pentimento per quanto compiuto; semmai si mostrarono addirittura dispiaciute per non aver osservato scrupolosamente il rituale satanico: 19 coltellate, una in più di quanto prevedeva il rito (18, cioè 6 da ciascuna, ossia il numero biblico della "Bestia" 666)!
Confessarono: “Siamo entrate in queste pratiche sataniche perché stanche della noia, del passare le serate a fare le solite cose”! “Abbiamo cominciato ad ascoltare con insistenza le canzoni di Marilyn Manson; poi abbiamo fatto un “giuramento di sangue” (cioè fatto proprio col sangue) per aderire a Satana e vincolarci fortemente anche tra noi; infine siamo giunte al proposito di offrirgli un sacrificio umano, possibilmente di un religioso, per poter essere davvero sue testimoni; in questo modo, al termine della vita, ci aveva garantito un trionfale ingresso nell’inferno”.
I genitori delle giovani ragazze non si erano accorti di nulla? Una di loro era peraltro palleggiata, come spesso accade, tra i due genitori divorziati. Nelle loro camerette, dove non volevano più che i genitori entrassero, c’erano effettivamente alcuni segni satanici, così come delle dichiarazioni in merito sui loro quaderni; ma, pensavano, “cosette” da adolescenti … Non si preoccuparono neppure dei numerosi tagli sulle loro braccia …
Non fu però mai chiaro chi “iniziò” le giovanissime ragazze a questi riti satanici. Si parlò di una specie di “santone”, un uomo sposato e con figli, e che era di fatto anche l’amante di una delle ragazze (quindi un caso anche di pedofilia, essendo la ragazza minorenne). Però nel processo non risultò nulla di questo: le ragazze non risultarono avere avuto alcun mandante, così almeno appare agli atti.

Ora però, con questo atto ufficiale e solenne della Chiesa e con la conseguente elevazione agli onori degli altari di Suor Maria Laura col titolo di “martire”, risulta la vera motivazione del sacrilego sacrificio umano, perpetrato nell’Italia di oggi da tre giovani ragazze del benestante nord: “in odium fidei” (in odio alla fede cristiana)!





 

19.06.2020

Nella solennità del Sacro Cuore di Gesù

Pur essendo rientrati nel tempo liturgico “ordinario” già dal lunedì dopo Pentecoste (v. sotto Notizia del 31.05.2020) la solennità che celebriamo oggi, cioè del Sacro Cuore di Gesù, varia la sua data ancora in riferimento alla Pasqua, cadendo sempre il venerdì della settimana dopo la solennità del Corpus Domini. Tutto il mese di giugno viene però segnato da questa devozione. Il giorno dopo, cioè il sabato seguente (appunto domani), la Chiesa fa poi memoria del Sacro Cuore di Maria (il cui “trionfo”, come Lei stessa predisse a Fatima nel 1917, segnerà i prossimi tempi dell’umanità, dopo lo scatenamento e l’apparente vittoria di Satana sul mondo intero).

Questa solennità del Sacro Cuore di Gesù e questa devozione dipendono nientemeno che da una apparizione di Gesù stesso, nel XVII secolo, ad una suora “visitandina” del monastero di Paray-le-Monial (in Borgogna, Francia): Santa Margherita Maria Alacoque.
Se non sono purtroppo molti coloro, anche tra i cattolici, che sentono l’importanza e la bellezza di questa solennità, che in fondo celebra tutto l’amore di Dio per noi, manifestatosi pienamente in Cristo, qualcuno di più forse conosce o ricorda quell’immagine del Sacro Cuore indicata e voluta da Gesù stesso, così come la pratica dei “primi nove venerdì del mese”, per non parlare delle numerose e persino importantissime chiese dedicate al S. Cuore nel mondo (prime fra tutte, forse, quella che domina Parigi).
In Italia abbiamo poi una delle più grandi Università Cattoliche del mondo, frequentata da oltre 40.000 studenti, che porta proprio il titolo del Sacro Cuore (secondo anche la particolare insistenza, sostenuta persino di fronte al Papa Benedetto XV, della venerabile Armida Barelli, cofondatrice insieme a p. Agostino Gemelli appunto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha la sua sede principale a Milano, ma la cui sede di Roma, con la Facoltà di Medicina e Chirurgia, comprende appunto anche il celebre Policlinico che porta il nome del fondatore); in questa Università l’immagine del S. Cuore voluta da Gesù campeggia in molti spazi e questa solennità vi è ovviamente particolarmente celebrata, anche se purtroppo forse senza l’adeguata consapevolezza e devozione.

Soffermiamo allora brevemente la nostra attenzione su quelle apparizioni di Gesù stesso, che stanno anche all’origine di tutto questo (v. anche nel sito, nel Dossier Miracoli, al n. 8.1).

Si tratta delle straordinarie apparizioni, durate addirittura 17 anni, di Gesù stesso ad una suora dell’Ordine delle “Visitandine” (Ordine della Visitazione di Santa Maria, fondato in Francia nel 1610 da san Francesco di Sales), S. Marguerite-Marie (Margherita Maria) Alacoque (1647- 1690), nel suo monastero di Paray-le-Monial, in Borgogna (F). Tali apparizioni di Gesù iniziarono il 27.12.1673 e durarono fino alla morte della suora, cioè appunto per ben 17 anni! Dapprima osteggiata, anche all’interno della sua stessa Comunità e Ordine religioso come pure in Diocesi, le apparizioni furono poi riconosciute dalla Chiesa e molti Pontefici le menzionarono (ad esempio Pio XI nell'enciclica Miserentissimus Redemptor del 1928; Giovanni Paolo II si recò poi di persona pellegrino a Paray-le-Monial il 5.10.1986). Decisivo fu l’aiuto del suo padre spirituale, il gesuita p. Claude de la Colombière (canonizzato nel 1992), sia per il riconoscimento delle apparizioni, sia per la diffusione della stessa devozione al Sacro Cuore (che fu poi anche un particolare impegno dei padri Gesuiti nel mondo intero).
Margherita Maria Alacoque fu canonizzata nel 1920 da Benedetto XV. Il suo corpo, riesumato già nel 1830, fu trovato incorrotto e tuttora lo rimane, visibile anche ai numerosissimi pellegrini che ancor oggi si recano al convento della Visitazione di Paray-le-Monial.

Gesù apparve a questa suora per aumentare e diffondere nel Chiesa e nel mondo interi la devozione al Suo Sacro Cuore, come segno del Suo infinito amore per noi (anche in risposta agli eccessivi rigorismi allora generati dall’eresia “giansenista”), ma anche in riparazione all’ingratitudine di tanti che si scordano quanto valgano agli occhi di Dio, quanto grave sia il peccato che divide da Lui, a quale prezzo furono salvati (la Croce di Gesù), e a quale destino di gloria siano chiamati.
Gesù volle dunque che questa devozione al Suo Sacratissimo Cuore si diffondesse nella Chiesa e nel mondo intero, come poi effettivamente avvenne. Associò persino a questa devozione, a chi la praticasse con viva partecipazione interiore e si impegnasse pure a divulgarla, delle particolari importantissime Promesse. Eccole: "darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato; metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie; li consolerò in tutte le loro pene; sarò loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte; spanderò copiose benedizioni su ogni loro impresa; i peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia; le anime tiepide si infervoreranno; le anime fervorose giungeranno in breve tempo a grande perfezione; le mia benedizione si poserà anche sulle case dove sarà esposta e venerata l’immagine del mio Sacro Cuore; ai sacerdoti io darò la grazia di commuovere i cuori più induriti; le persone che zelano questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio cuore e non ne sarà mai cancellato". Infine, la più nota e tuttora molto praticata: "a tutti quelli che per nove mesi consecutivi il primo venerdì di ogni mese si comunicheranno, io prometto la grazia della penitenza finale; essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i santi Sacramenti ed il mio Cuore sarà in quel momento estremo loro sicuro asilo"!
Quest'ultima importantissima pratica (di Confessarsi, per essere in grazia di Dio e ricevere degnamente la S. Comunione) per consecutivi (cioè senza interruzioni) primi venerdì di nove mesi (pratica detta appunto dei “primi venerdì del mese”) è ancora molto praticata nel mondo e porta moltissimi frutti spirituali. Sono poi moltissime le testimonianze, anche storiche, pure di coloro che, avendo fatto questa pratica anche una sola volta nella vita, persino essendosi poi purtroppo di nuovo allontanati da Dio o ricaduti per anni in una vita di peccato, sono infatti ritornati a Dio e hanno avuto la possibilità di confessarsi e comunicarsi almeno prima di morire, salvandosi così per l'eternità!
Anche l’immagine del Sacro Cuore voluta e indicata da Gesù stesso (effigie di un busto di un dolcissimo Gesù, con in mano il Suo stesso Cuore, sovrastato da una fiamma ardente, ferito, sanguinante e coronato di spine), è ancora assai nota e diffusa, anche se purtroppo non più come prima.
Gesù volle poi appunto che in tutta la Chiesa fosse istituita la solennità del Suo Sacro Cuore, da celebrarsi 9 giorni dopo il Corpus Domini (che dovrebbe cadere di giovedì, anche se in Italia trasferita alla domenica successiva, v. sotto Notizia del 14.06.2020).) cioè il venerdì della settimana successiva; richiesta che la Chiesa poi accolse e resa liturgicamente obbligatoria ovunque (e che proprio oggi appunto celebriamo).

Sempre attraverso S. Margherita Maria, Gesù il 17.06.1689 manifestò inoltre una richiesta molto ardita, addirittura rivolta al re di Francia Luigi XIV, cui chiese la "consacrazione della Francia al suo Sacro Cuore e la sua rappresentazione sugli stendardi del Regno"! Non è neppure chiaro se tale richiesta sia giunta effettivamente alle orecchie del re di Francia; ma comunque venne disattesa. Si fa però notare che, oltre alla morte repentina del sovrano nel 1715, il rifiuto anche dei suoi successori di consacrare la Francia al S. Cuore di Gesù portò poi al crollo totale della monarchia con Luigi XVI, deposto come ultimo re di Francia nel 1792 e ghigliottinato nel 1793. Era intanto avvenuta la prima grande rivoluzione anticristiana della modernità. (Non dovrebbero essere prese alla leggera o dilazionate certe richieste del Cielo ... v. pure la richiesta della Madonna nel 1917 di consacrare la Russia al Suo Cuore Immacolato, altrimenti avrebbe causato la grande persecuzione anticristiana e avrebbe diffuso nel mondo i suoi terribili errori ... come appunto avvenne!). Pare comunque significativo che dopo oltre un secolo, a motivo di un voto, si costruì sulla collina dei martiri (Montmartre), nel centro di Parigi, l’immensa basilica dedicata proprio al Sacro Cuore (Sacré-Cœur), completata nel 1914 ma consacrata nel 1919, che domina con la sua bianca mole la città ed è uno dei luoghi più visitati di Parigi; e dove peraltro si adora ininterrottamente, notte e giorno, Gesù nel Santissimo Sacramento.
Innumerevoli, solenni o umili, sono poi le chiese dedicate al Sacro Cuore nel mondo intero (celebre e imponente, ad es., anche quella di Bruxelles).

Nel sito (nella sezione “Un aiuto per < per pregare”) vedi pure, oltre a queste notizie, anche le preghiere al Sacro Cuore, comprese le Litanie del Sacro Cuore, che più che mai in questo mese possono sostituire anche quelle “lauretane”, pure al termine della recita del S. Rosario.







 

16.06.2020

Omo-trans dittatura

Oggi il termine "fobia", che indica per sé una particolare patologia psicologica e soprattutto psichiatrica, è abusato e sta a bollare qualsiasi pensiero che non si adegui a quello dominante. 
In questo modo si cerca di instaurare nel mondo una vera e propria "dittatura", da cui cioè non è più possibile dissentire, pena commettere 'reato'.
Quella più diffusa è legata all'ideologia Lgbt, nel senso che ci sarebbe una particolare "paura" per le persone omosessuali, ecc.
Si potrebbe semmai al contrario parlare dell'altra patologia che è la "mania". Non si parla d'altro ...!

In realtà, a ben vedere la realtà (persino in Italia), la vera "fobia", con conseguenti e fortissime discriminazioni, dai fanciulli agli adulti, per non parlare tra i giovani, e nei luoghi più disparati (comprese scuole, gruppi di amici, i luoghi più frequentati, fino ai "salotti in"), è quella contro chi professa apertamente la vera fede e morale "cristiana"! Cioè la vera "fobia", quella contro cui nessuno combatte (nemmeno purtroppo da parte dei cattolici, che ne sono vittima), ma che è la più diffusa, è infatti la "cristiano-fobia"!
Se nel mondo occidentale (specie in Europa occidentale) la cristianofobia assume in modo sempre più grave il livello culturale, ma anche quello nei rapporti sociali, e talora raggiunge persino lo scontro fisico (abbiamo riportato molte volte notizie in queste News), nella storia e nel presente il cristianesimo è nel mondo la religione più perseguitata e conta tuttora il maggior numero di "martiri" (cioè persone non solo discriminate, ma oltraggiate, derubate, ferite e persino appunto uccise "in odium fidei"). Anche di questi "martiri" parliamo spesso in queste pagine News; ma sono notizie quasi sempre censurate.

Torniamo alla presunta "omofobia", oggi allargata alla "omotransfobia", cioè al mondo dei transessuali.

Com’è noto (cfr. sotto Notizia del 27.02.2020) anche in Italia, in cieca obbedienza al “pensiero unico dominante” imposto in Occidente, si sta da tempo preparando, ed oggi è in accelerazione, nonostante ci siano nel Paese ben più gravi ed urgenti questioni da affrontare e risolvere (!), una legge che, con la solita scusa della non-discriminazione, obbligherebbe per legge a non poter dissentire dall’ideologia Lgbt, andando quindi contro la libertà di coscienza, di pensiero e di religione, che rappresentano i fondamenti stessi del “diritto” (libertà sancite anche dall’art. 21 della Costituzione)!
Ricordavamo appunto, nella Notizia citata, che poco prima dell’esplosione della pandemia Covid-19, in Commissione Giustizia del Senato il 18 febbraio scorso erano già iniziate le audizioni informali dei 5 disegni di legge (C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi), in parte differenti tra loro, ma che hanno alla base il tema comune dell’omo-transfobia. Si tratta infatti di progetti di modifica del Codice penale in materia di “violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”.
Insomma, in base a tali proposta di legge (oggi ripresentata dal deputato PD Alessandro Zan e nota col nome Zan-Scalfarotto-Boldrini), l’uso stesso delle parole “maschio/femmina” e persino “papà/mamma” potrebbero essere vietate in quanto discriminatorie rispetto agli omotransessuali. Non parliamo poi se si dovesse dare un giudizio morale su questi atti, come fa chiaramente la stessa Parola di Dio (basti pensare a Rm 1,24-32, la cui stessa proclamazione pure in chiesa sarebbe vietata e perseguibile).

Intanto diamo un'occhiata a cosa nel mondo stia producendo, o vorrebbe produrre, quest'imposizione per legge dell'ideologia Lgbt (riportiamo qui spesso notizie in questo senso). Ecco due notizie recenti.

In Canada un'organizzazione Lgbt chiede di utilizzare una sala parrocchiale per un proprio incontro. Di fronte al rifiuto della Parrocchia, è scattata una denuncia al Tribunale per i diritti umani, in quanto atteggiamento discriminatorio nei confronti degli omotransessuali.
[fonte: NBQ, 4.06.2020]

In Polonia, dove l’Occidente vorrebbe imporre questa nuova “dittatura” ma dove la forte identità cattolica grazie a Dio ancora lo impedisce, è successo che l’IKEA abbia licenziato un dipendente per essersi rifiutato di partecipare alla giornata Lgbt promossa dall’azienda, rifiuto giustificato dalla proprie convinzioni cattoliche (citò in proposito dei passi della Bibbia), licenziamento giustificato per «violazione delle norme interne dell’azienda e dei principi di convivenza sociale». Ma siamo appunto in Polonia e la Procura di Varsavia ha accusato l’azienda di “valutazioni e giudizi arbitrari” e di “discriminazioni religiose” in merito a tale licenziamento, rendendolo invalido. La Procura ricorda inoltre che la Costituzione polacca garantisce la libertà di coscienza, di espressione e di religione e che un datore di lavoro, «incluso un gruppo internazionale, è tenuto a rispettare la privacy dei dipendenti, evitando le azioni ideologiche al di fuori della sfera di competenza e a non discriminare i dipendenti a causa della loro visione del mondo». [fonte: Il Timone/News, 2.06.2020]

Cosa avverrebbe invece in Italia se passasse la legge Zan-Scalfarotto?







 

14.06.2020

Nella solennità del Corpus Domini

Nel nostro documento su Calendari, ideologie e apostasia, cui ha fatto già riferimento sotto la Notizia del 31.05.2020, in Italia, dopo che il governo nel 1977 abolì la sua festività anche civile, la solennità del Corpus Domini, che cade nel giovedì dopo la domenica della SS.ma Trinità (domenica dopo Pentecoste, e quindi variabile in base alla data della Pasqua), è stata liturgicamente trasferita dai Vescovi alla domenica successiva (cioè appunto oggi). In questo modo anche questa solennità ha perso gran parte della sua incidenza nella sensibilità dell’italiano medio, persino cattolico.

La celebrazione del Corpus Domini è rimasta invece al giovedì, oltre che nel Vetus ordo, nella Città del Vaticano, in Austria, Polonia, Croazia, Portogallo e nelle zone cattoliche della Germania e della Svizzera.

La solennità del Corpus Domini è caratterizzata anche dal culto pubblico (esterno) dell’Eucaristia e prevede per questo anche la solenne Processione eucaristica, la più importante dell’anno, in quanto si porta in processione non una statua o un’immagine, ma l’Eucaristia, cioè Gesù stesso, nel suo vivo corpo, sangue, anima e divinità.

Se ovunque il popolo manifestava (e talora comunque ancora manifesta) la propria adorazione del SS. Sacramento anche addobbando le case e le strade dove passava la Processione eucaristica, particolarmente celebri sono in alcuni luoghi le magnifiche “infiorate”, cioè la tradizione di ricoprire le strade dove transita Gesù nel SS.mo Sacramento con innumerevoli petali di fiori, disposti anche a formare artistiche immagini.
 

Giovanni Paolo II, reduce dall’eroica esperienza della Polonia rimasta fortemente cattolica anche sotto il governo comunista imposto dalla Russia dopo la II Guerra mondiale [che proibiva in Polonia tutte le manifestazioni pubbliche di fede, ma non era riuscito, a causa della fortissima fede popolare e di un episcopato mai prono al potere (a costo del carcere duro, che fece pure il cardinale di Varsavia Stefan Wyszyński), a sopprimere la processione del Corpus Domini (celebri per l’occasione le infuocate omelie del card. Wojtyla di Cracovia, che giungevano clandestinamente anche in Italia), come lo storico pellegrinaggio a piedi da Varsavia a Czestochowa (km. 250!) nella Novena dell’Assunta (6-14 agosto)], appena eletto Papa rimise subito a Roma e al giovedì, nonostante da 2 anni fosse stata abolita in Italia la festività del Corpus Domini e quel giorno fosse quindi diventato feriale, con traffico romano annesso, la celebrazione della S. Messa sul sagrato di S. Giovanni in Laterano (così vituperato, nonostante sia il sagrato della Cattedrale di Roma e quindi della chiesa “capo e madre di tutte le chiese del mondo” com’è scritto sull’artistica facciata, da manifestazioni politiche, sindacali e dal cosiddetto Concertone del 1° maggio), cui seguiva (e segue) l’imponente e solenne Processione eucaristica lungo via Merulana fino alla Basilica papale di S. Maria Maggiore. E santamente si ostinò, anche quando negli ultimi anni le sue condizioni di salute erano diventate proibitive, a presiedere personalmente non solo la S. Messa ma anche la processione (e voleva a tutti i costi rimanere inginocchiato sul mezzo che trasportava il SS.mo Sacramento!), fino all’ultimo anno (2004).

Papa Francesco, per questa importantissima occasione anche pubblica di fede cattolica e in particolare “eucaristica”, si è dapprima limitato alla S. Messa iniziale e Benedizione finale (senza cioè partecipare più alla Processione eucaristica in via Merulana), per poi abbandonare S. Messa e Processione eucaristica (e decretandone di fatto la morte), per condurla in altri luoghi “periferici”, addirittura fuori Roma.

Comunque quest’anno, a motivo ancora del Coronavirus, nonostante la ripresa di quasi tutte le attività e persino avendo ammesso manifestazioni (politiche, contro il razzismo, ecc.) con grande assembramento di persone, le processioni del Corpus Domini sono state proibite.


Cogliamo però qui questa occasione per ricordare almeno tre dei numerosissimi “miracoli eucaristici” avvenuti nella storia e talora studiati anche dalla scienza (miracoli di cui si parla più diffusamente nel Dossier Miracoli al n. 7).


Lanciano (750)
Si tratta del più antico “miracolo eucaristico”, visibile ancor oggi e persino studiato in modo rigoroso dalla scienza. Avvenne a Lanciano, oggi in Abruzzo (CH), nel 750.
Si trattò della trasformazione improvvisa dell’ostia in carne e del vino in sangue, avvenuta durante una S. Messa celebrata da un monaco, colto dal dubbio proprio al momento della Consacrazione. Quell’'Ostia diventata carne e quel vino diventato sangue (rappreso in 5 notevoli grumi, che pare addirittura che non mutino di peso se pesati individualmente o insieme, quasi miracolo nel miracolo), furono non solo immediatamente constatati dai presenti e dai contemporanei, ma sono tuttora visibili, nell’apposito reliquiario posto sopra l’altare della Chiesa di S. Francesco a Lanciano.
Su questa reliquia nel 1970 sono state compiute meticolosissime analisi mediche (istologiche), da cui è risultato che tal carne (in cui s’è improvvisamente trasformata l’ostia) è muscolo cardiaco umano (con tutte le caratteristiche morfologiche e istologiche che oggi la scienza conosce e che sono verificabili al microscopio) e che quel sangue (in cui s’è improvvisamente trasformato il vino) è sangue umano (del gruppo AB-, tra l’altro proprio come quello che è sulla Sindone di Torino e nel sudario di Gesù conservato a Oviedo in Spagna).
La analisi, richieste dall’arcivescovo, sono state compiute dal dott. E. Linoli (professore di anatomia, istologia, chimica e microscopia clinica dell’Università di Siena), coadiuvato dal prof. R. Bertelli. I risultati di dette analisi, comunicate il 4.03.1971, così concludono tra l’altro: “è stato accertato dalla diagnosi che la carne è umana e nello specifico si tratta di un cuore umano (miocardio ed endocardio). Inoltre la diagnosi istologica del miocardio rende poco accettabile l’ipotesi di un ‘falso’ effettuato a quel tempo: infatti, anche supponendo che fosse stato prelevato da un cadavere, si deve ritenere che solo una mano esperta di dissezione anatomica avrebbe potuto, e non senza serie difficoltà, ottenere da un viscere cavo una “fetta” così uniforme e continua come la constatiamo ancor oggi (e tutti possono vedere nella reliquia), tenendo conto che le prime dissezioni anatomiche si ebbero posteriormente al 1300”.
Il prof. Linoli afferma inoltre che tale frammento di cuore deve essere apparso allo stato vivente.
Tale relazione fece tanto scalpore che nel 1973 se ne occupò addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la quale, dopo lunghi esami, pubblicati nel 1976 a New York e Ginevra, confermò i risultati del prof. Linoli, aggiungendo che “non si poteva assimilare quel reperto a tessuti mummificati”, concludendo che “la conservazione di questo tessuto cardiaco dopo 12 secoli è scientificamente inspiegabile”.


Bolsena (1263)
Analogo e forse ancor più celebre è il miracolo eucaristico avvenuto a Bolsena (VT) nel 1263, e che sta persino all’origine della solennità del Corpus Domini, istituita dal papa Urbano IV, che in quei giorni si trovava nella vicina Orvieto, dove tuttora, nel celeberrimo duomo gotico (edificato anche per questo), si conserva la reliquia del “Corporale” macchiato di sangue di Gesù, gocciolato durante questo evento miracoloso.
Durante la S. Messa celebrata nella basilica di S. Cristina di Bolsena (sul lago laziale omonimo) da un sacerdote di Praga pellegrino verso Roma (qui infatti passava la medievale “Via Francigena”) e che venne preso dal dubbio sulla presenza “reale” di Gesù nell’Eucaristia, proprio al momento della Consacrazione l’ostia si trasformò e cominciò a sanguinare, così che ne restarono macchiati non solo il Corporale (il piccolo telo cerato che si mette durante la S. Messa sotto il calice e la patena), ma lo stesso altare e perfino il pavimento.
Tutti poterono constatare il miracolo; e quei segni dell'avvenuto miracolo furono subito ispezionati da Papa Urbano IV, che si trovava appunto al momento nella vicina Orvieto, e dal grande teologo e filosofo S. Tommaso d’Aquino (che fu incaricato poi dal Papa di scrivere anche le solenni preghiere eucaristiche della liturgia di questa solennità, celebri e cantate ancor oggi, v. al termine del documento del sito).
Nell’anno seguente (1264) il Papa, che aveva già avuto ispirazioni divine in questo senso, decise allora di istituire la festa del Corpus Domini, che fu poi estesa a tutta la Chiesa.

Le tracce del Preziosissimo Sangue di Gesù, oltre che sul Corporale (conservato appunto nel duomo di Orvieto ma raramente esposto), sono ancora visibili sui gradini dell’altare della chiesa di S. Cristina di Bolsena.


Siena (1730)
Uno specialissimo miracolo eucaristico, anche se purtroppo meno noto ai più, è quello avvenuto a Siena nel 1730, in quanto non solo è tuttora constatabile e studiato dalla scienza, ma è addirittura “permanente”, cioè prosegue nel tempo e tuttora in atto! Di cosa si tratta?
Il 14.08.1730 nella chiesa di S. Francesco di Siena dei ladri rubarono dal tabernacolo una pisside con 351 Ostie consacrate. In riparazione per l’atto sacrilego si sospese quell’anno perfino il celebre “Palio” dell’Assunta. Tre giorni dopo se ne ritrovarono 223 in una chiesa senese vicina (S. Maria in Provenzano), abbandonate dai ladri, presi forse dallo scrupolo (tanto più che erano evidentemente attirati più dall’oro e dall’argento del vaso sacro che mossi dall’intento sacrilego di distruggere le Ostie Sante). Le ostie furono fatte ritrovare in una cassetta delle elemosine, tra polvere e ragnatele, e furono riportate in processione in S. Francesco, tra una folla adorante e festante.
Il problema era però cosa farne. Non potevano essere date in Comunione (non si poteva essere assolutamente sicuri che si trattasse proprio delle ostie già consacrate rubate qualche giorno prima; inoltre pure per ragioni igieniche, non sapendo peraltro dove i ladri le avessero tenute in quei giorni, oltre che per quella sporca cassetta delle elemosine dove furono ritrovate). Evidentemente però non potevano neppure essere eliminate. In attesa di una decisione autorevole in merito e pure in “riparazione” all’atto sacrilego compiuto dai malviventi, furono non solo conservate, ma esposte comunque per l’adorazione dei fedeli.

Grande fu la sorpresa nel constatare che già dopo parecchi giorni esse rimanevano fisicamente intatte, pur essendo farinacei e quindi facilmente e rapidamente corruttibili (cioè atte a seccare o ancor più ad ammuffire ed essere covo di vermi, farfalline, ecc.). Conservate in quella stessa chiesa, furono rinvenute ancora fresche dopo 50 anni!
Ebbene, tali ostie rimangono intatte e fresche ancor oggi! E ciò non solo
ad un visione od esame superficiale, ma anche sotto le lenti delle più sofisticate ed attuali analisi scientifiche!
Apposite commissioni scientifiche hanno infatti più volte studiato questo persistente miracolo, avvalendosi di sempre più aggiornati strumenti, senza trovarvi una spiegazione e concludendo che tale fatto è contro ogni legge fisica e biologica.
Già nel 1914, a conclusione di accurati studi di eminenti professori di chimica, farmaceutica, igiene, bromatologia (guidati dall'illustre chimico prof. Siro Grimaldi) fu redatto un Verbale in cui tra l’altro si afferma: “Le Sante Particole di Siena, consacrate nell’anno 1730, sono in perfetta conservazione; costituiscono quindi un fenomeno singolare, che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica”. Fattane menzione, come fatto unico ed inspiegabile, negli annali scientifici, il prof. Grimaldi fece notare in proposito che in sé le ostie sono della sostanza più vulnerabile (pane azzimo), poiché “la farina di grano è il miglior terreno di coltura per microrganismi, parassiti animali e vegetali, e soggetto a fermentazione lattica e putrida”, mentre quelle 223 Ostie furono trovate perfettamente fresche, sia all’aspetto, che al tatto, al gusto e all’olfatto. “Le particole sono in perfetto stato di conservazione, contro ogni legge fisica e chimica e nonostante le condizioni del tutto sfavorevoli in cui si sono venute a trovare. Un fenomeno assolutamente anormale; le leggi della natura si sono invertite: il vetro della pisside in cui sono conservate manifesta al microscopio delle muffe, mentre l’assai deperibile farina si è rivelata fresca e intatta, quindi più resistente del cristallo”!
Giunsero alla stessa conclusione anche le analisi del 1922 e del 1950. Pure  il grande scienziato italiano Enrico Medi parlò di evidente miracolo.
Paolo VI volle fermamente che tale miracolo eucaristico fosse conosciuto da tutta la Chiesa; e Giovanni Paolo II vi si recò pellegrino in occasione del 250° anniversario (1980).

Ancora nel 2014 (!) sono state eseguite nuove accurate analisi scientifiche, da parte del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e da un gruppo di ricercatori dell’Istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali di FI, da cui risultò nuovamente “il buono stato di conservazione delle ostie e la totale assenza di contaminazione”.
In risposta pure a possibili anche se non certo scientifiche ipotesi circa presunte particolarissime condizioni che in quel luogo le manterrebbero intatte, s’è fatto comunque in proposito anche l’esperimento di mettere nello stesso luogo delle ostie della medesima fattezza e sostanza: si sono deteriorate dopo pochissimo tempo, come tutti i farinacei!






8.06.2020

Coronavirus … e riaperture delle chiese

La pandemia da Covit-19, che ha colpito dalla Cina tutto il mondo, ha visto quasi ovunque anche una fortissima riduzione della libertà religiosa. E anche la progressiva ripresa delle attività conosce ora in molti Paesi analoghe inammissibili ingerenze del potere statale non solo sulla vita religiosa delle persone, ma persino nella gestione della stessa liturgia!

Proprio per non parlare dell’Italia …!

La situazione in Cina è la seguente. L’obbligo della chiusura delle chiese (sempre controllate rigidamente dal Partito) era scattato il 23 gennaio. E se già a marzo hanno riaperto industrie, ristoranti, cinema e mercati ambulanti, per la riapertura delle chiese s’è dovuto attendere fino al 2 giugno. Ma per la riapertura esistono dei rigidi obblighi. Anzitutto i parroci devono ricevere i permessi dalle diverse autorità ad ogni livello (villaggio, città, provincia); e questo richiede viaggi ed un’enorme perdita di tempo. Le chiese devono prevedere percorsi precisi e disinfettati; i fedeli devono essere muniti di mascherine e devono essere controllati personalmente con termoscanner; ma soprattutto la riapertura è permessa a condizione che si predichi il “patriottismo”! Ma questa era in fondo già la condizione prevista dai nuovi “regolamenti per le attività religiose”, del febbraio 2018 e completati il 1°.02.2020 (il Coronavirus non li ha bloccati, ma anzi ha dato un’ulteriore spinta al controllo del potere comunista sulla Chiesa), che mirano di fatto ad un controllo totale del governo sulla Chiesa, fino a costituire una sorta di “chiesa nazionale”, anche se va sotto il nome di “sinicizzazione” della fede. In fondo ciò era pattuito già nell’accordo (provvisorio e segreto?) col Vaticano. Nell’art. 5 si afferma ad esempio che «le organizzazioni religiose devono aderire alla leadership del Partito comunista cinese, osservare la costituzione, le leggi, i regolamenti, gli ordinamenti e le politiche, aderire al principio di indipendenza e di auto-governo, aderire alle direttive sulle religioni in Cina”, fino ad “attuare i valori del socialismo…». [fonte: Il Timone/News, 8.06.2020]

A proposito di Cina …
Per la prima volta, a causa delle difficoltà conseguenti alla pandemia, il governo cinese non ha stabilito alcun obiettivo di crescita economica (solo nel 1° trimestre di quest’anno la Cina ha avuto una perdita del 6,8%). In compenso, il bilancio delle Forze armate crescerà del 6,6% (il più basso degli ultimi 20 anni, che però in totale ha conosciuto un incremento di spesa militare di ben 12 volte).


Per passare ad un altro grande Paese: l’India ...
Nello Stato sud-occidentale del Kerala, che secondo una solida tradizione è stato evangelizzato già dall’apostolo S. Tommaso (!) e tuttora possiede una percentuale di cristiani relativamente alta, il governo ha riaperto da oggi le chiese (chiuse il 25 marzo), ma a queste rigide condizioni: devono essere continuamente sanificate, rimangono vietate ai maggiori di 65 anni, viene vietata la Comunione, l’uso dell’acqua benedetta e persino degli olii santi. Alcune regioni hanno addirittura chiesto di registrare i nomi dei partecipanti, che non devono comunque superare il numero di 100.
Molte diocesi, di fronte a questi divieti, hanno allora deciso di proseguire piuttosto con la chiusura.
[fonte. Asia-News, 8.06.2020]

A proposito di India …
Nello stato occidentale dell’Orissa, dove si registra da tempo un incremento di odio anticristiano, nel distretto di Malkangiri in questi giorni è stato ucciso per la sua fede un giovane cristiano (Sombaru Madkami). Nella stessa zona, neppure un mese fa, un cristiano (Kama Sodi) è stato picchiato così brutalmente che è caduto in terra, privo di sensi e trasportato in ospedale; anche la sua casa è stata saccheggiata.
[fonte: Asia-News, 6.06.2020]


A proposito di pandemia: ecco i primi dati da Sindrome da lockdown
Secondo un’autorevole ricerca scientifica condotta da Open Evidence (Universitat Oberta di Catalunya, Barcellona), in collaborazione con atenei britannici, italiani e colombiani, il lockdown imposto per impedire la diffusione del Coronavirus ha causato in Italia, Spagna e Regno Unito, nuovi disagi mentali in oltre il 40% della popolazione! [fonte: NBQ, 23.05.2020]




 

4.06.2020

1989: piazza Tienanmen

In questo giorno, 31 anni fa, la dittatura comunista cinese, tuttora più che mai imperante, temendo di crollare come in Unione Sovietica, fermò con un massacro le proteste dei giovani e degli operai che chiedevano libertà e democrazia. Il culmine di questa repressione si ebbe con l’intervento militare (carri armati) in una delle principali ed enormi piazze centrali di Pechino, cioè piazza Tienanmen.
Il governo cinese parlò di 200 morti, la CIA di 800, la Croce Rossa di 2.600 morti e 30.000 feriti; alcune testimonianze straniere parlarono di 3.000 persone uccise; le stime più alte sono addirittura arrivate a contare 12.000 morti. I carri armati, nella notte tra il 3 e il 4 novembre, sono letteralmente passati sopra i corpi dei giovani impegnati nella protesta, che erano sdraiati a dormire nella piazza. Celebre e storica divenne la foto (e il filmato) che un giornalista straniero riuscì a riprendere dal 6° piano di un adiacente hotel, in cui si vede un giovane, rimasto sconosciuto, che il 5 giugno affronta da solo la fila dei carri armati, impedendone col suo corpo l'avanzata.
Amnesty International vi ha aggiunto poi più di 1000 persone (forse più di 1300) giustiziate in seguito come “rivoltosi”.

Tuttora in Cina parlare di quanto avvenne quel giorno è ancora un “tabù”, un tragico avvenimento di fatto ancora censurato. Anche in Occidente, il successo economico della Cina e gli interessi commerciali che offre, s’è steso progressivamente, salvo rare eccezioni, un velo di grave silenzio ed omertà sulla negazione dei più fondamentali diritti civili, a cominciare da quello della libertà (di coscienza, di pensiero e di religione), che opprime incredibilmente una popolazione di 1 miliardo e 400 milioni di cittadini.

Quest’anno l’anniversario è particolarmente caldo, non solo per le pandemia che dalla Cina ha colpito il mondo intero e le cui origini sono ancora misteriose, come le responsabilità del Partito/Governo comunista nel censurare nei primi mesi quanto stava avvenendo, ma in quanto analoghe proteste sono sorte in questi mesi ad Hong Kong, la cui annessione alla Cina, dopo il termine del periodo coloniale inglese (1997), pur godendo ufficialmente di essere ancora (fino al 2047) una regione amministrativa speciale, degenera sempre più in una totale mancanza di libertà, per la presenza sempre più forte del potere comunista cinese.




 

2.06.2020

Selezione umana?

Anche in occasione del picco dei contagiati da Coronavirus, quando drammaticamente, specie in Lombardia, venivano già a scarseggiare negli ospedali i posti nelle Terapie intensive, Rianimazioni e persino i respiratori, non pochi operatori sanitari si sono trovati di fronte al terribile dilemma di chi far vivere e di chi lasciar tragicamente morire.
A conclusione della fase acuta dell’epidemia è risultato che (dati dell’Istituto Superiore della Sanità del 22.05.2020) l’età media dei deceduti per/con Coronavirus è stata di 80 anni. Il tasso di letalità del virus Covid-19 è stato infatti dello 0,1 % per chi ha un’età inferiore ai 40 anni, del 25% per chi ha un’età tra i 70 e gli 80 anni, del 30% per gli ultra-ottantenni.
Si è trattata dunque di un’emergenza specialmente geriatrica.
Una particolarissima attenzione doveva essere dunque riservata proprio agli anziani. Invece risulta che il 60% dei contagiati ha contratto il virus proprio in una RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali: cioè, secondo la definizione data ad es. dalla Regione Lombardia, “strutture residenziali atte ad accogliere persone anziane non autosufficienti, in cui sono garantiti interventi destinati a migliorarne i livelli di autonomia, a promuoverne il benessere, a prevenire e curare le malattie”).
Pare invece che abbia prevalso, nonostante lodevoli eccezioni, il criterio che a quell’età fosse preferibile porre in atto “accompagnamenti compassionevoli”: cioè lasciarli morire!
 

Quando poi parliamo di “donazione” e “trapianti” d’organi, la mente corre quasi immediatamente a gesti di carità, da lodare ed imitare. E in certi casi possono esserlo.
Al di là dell’importante questione antropologica (filosofica e teologica) che l’essere umano non è semplicemente un insieme di organi e che il corpo umano (oggi apparentemente tanto esaltato ma in realtà disprezzato e ridotto a ‘cosa’), ma, secondo quanto Dio stesso ci ha rivelato, è destinato alla resurrezione finale e, riunito all’anima, alla vita eterna (beata o dannata), per cui anche da cadavere non può essere semplicemente una “cosa” da cui prelevare organi, a meno che appunto non lo richieda la carità, liberamente scelta, per un’urgenza a favore di altri esseri umani che così possono essere salvati. Rimane poi il gravissimo problema se il “donatore” sia non solo effettivamente morto, ma che non si giunga ad una compravendita di organi, che potrebbe essere assai pericolosa.
Inutile nascondersi che in Paesi meno sviluppati molte persone (persino bambini!) vengono uccise per prelevarvi organi da vendere per i trapianti; così come alcuni giungono, per fame, a privarsi di organi non vitali per averne un piccolo reddito. Per non parlare degli aborti, i cui “prodotti” (feti, cioè esseri umani!) vengono utilizzati per produrre materiale biologico, “vaccini” e persino prodotti cosmetici!
Sta inoltre crescendo, in riferimento appunto ai trapianti (è avvenuto in questi giorni in Inghilterra, ma ci sono già “linee guida” anche per l’Italia), un presunto silenzio-assenso, tranne cioè che in caso di esplicito rifiuto, che renderebbe chiunque (se maggiorenne) un potenziale “donatore”. Ciò sembra appunto una sorta di “obbligo alla carità”, ma le insidie che vi si nascondono sono invece terribili e molteplici, specie in un clima culturale, montante in Occidente, secondo cui ci sono vite “non degne di essere vissute” (feti con difetti, malati cronici o in fase terminale, fino a persone che non sopportano più di vivere o che vengono addirittura spinte a “lasciare il disturbo”, visti anche i costi per la Sanità), e sempre più incline a fare dell’eutanasia un “diritto” (in certi casi persino un “dovere”, già ad esempio in Olanda), addirittura per qualsiasi motivo. Si stabiliscono persino delle “priorità”, cioè qualcuno che è più o meno degno di vivere rispetto ad altri.
Dietro a questa perversa se non diabolica “compassione” potrebbe ora dunque nascondersi, a motivo della compra-vendita di organi, anche un imponente interesse commerciale!





 

31.05.2020

Calendari … ideologie e apostasia

In occasione della solennità di Pentecoste, che quest’anno coincide pure con la fine del mese di maggio (mese della Madonna) e quindi con la festa della “Visitazione” di Maria SS.ma a S. Elisabetta, pubblichiamo questo Documento (che rimane nella sezione "Archivio"), per sottolineare come anche attraverso la percezione delle feste si insinui, e si voglia insinuare, l'apostasia dal cristianesimo e l'introduzione di nuove ideologie.



 


 

25.05.2020

Bambini … prodotti e rimasti in deposito

Bambini prodotti come merce, con tanto di listino prezzi. Questo è l’utero in affitto.
Anche se in Italia la “maternità surrogata” è ufficialmente una pratica ancora illegale, nonostante la pressione di molti politici e organi di stampa per ottenere questo presunto diritto al figlio per tutti (all’insegna poi del noto “love is love” se si tratta di coppie omosessuali), esistono comunque agenzie estere specializzate per questo e che "servono" anche gli italiani.
È il caso ad esempio delle agenzie specializzate dell’Ucraina (BioTexCom, Feskov, …), che agiscono apertamente, con tanto di propri siti internet e profili Facebook e Instagram, con espliciti, particolareggiati e diversificati “pacchetti” di offerte (del figlio)!

Ecco ad esempio l'offerta di due "pacchetti" presentati esplicitamente dall
’agenzia ucraina BioTexCom:

- pacchetto “All Inclusive Standard”: € 39.900 (non si capisce quanto vada alla madre che presta l’utero: € 30.000?) – attesa prevista: circa 1 anno

Il pacchetto comprende: «Test medici e controlli per tutti i partecipanti al programma (genitori d’intenzione, surrogata e donatrice), illimitati cicli di fecondazione assistita, monitoraggio della gravidanza, esame per rilevare possibili anomalie genetiche, supporto legale e pratiche burocratiche che comprendono contratto di surrogazione, supporto nell’ottenimento del certificato di nascita per il bambino, documenti di viaggio per lasciare il Paese, trasporto, vitto, alloggio in una stanza di hotel, smartphone e carta Sim dedicata»

- pacchetto “All Inclusive Vip”: € 64.900 – attesa prevista: 4 mesi


La pandemia ha prodotto però anche qualche “problema” di consegna!
Infatti un sacco di bambini ordinati e prodotti in Ucraina, per coppie sterili od omosessuali straniere (tra cui moltissime italiane), sono già nati ma sono rimasti bloccati nel Paese (ad es. all’hotel “Venezia” di Kiev), perché i “committenti” non hanno potuto ritirarli a motivo della pandemia Coronavirus e delle frontiere bloccate.
Ecco in proposito il grido di una signora italiana di 55 anni (Angela), apparso sul Corriere della Sera del 15 maggio: «Lasciatemi andare a Kiev a prendere mia figlia (Stella)», nata (prodotta appunto per conto dell’agenzia BioTexCom) da madre surrogata, cioè dallo sperma del marito e dagli ovociti di una donna pagata per questo e di un’altra donna, sempre pagata attraverso l’agenzia, che ha portato avanti la gravidanza, fino a “prodotto” finito (ma rimasto appunto in sala d’attesa all’hotel Venezia di Kiev)! [fonte: Il Timone/News, 19.05.2020]


Ecco intanto un altro caso italiano, a proposito di utero in affitto … per coppie omosessuali.
Due maschi italiani si “sposano” in Canada, ottengono un figlio con l’utero in affitto (e ovviamente con ovocita comprato da altra donna) e chiedono di essere riconosciuti entrambi come genitori in Italia.
La documentazione arriva fino in Cassazione, che chiama in causa la Corte costituzionale, suggerendo, tra le righe dell’ordinanza, di legittimare la situazione di fatto anche se contro legge. Esiste ancora il diritto?
[fonte:NBQ, 3.05.2020]


Dio avrà ancora pazienza?   o ha cominciato a perderla?








 

22.05.2020

42 anni di … aborti

Esattamente 42 anni, il 22.05.1978, veniva approvata in Italia la legge 194, che ha permesso l’aborto di Stato, cioè praticamente liberalizzato (si sono posti dei limiti, poi però progressivamente ed impunemente scavalcati) e gratuito (cioè a spese dei contribuenti), denominata “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.
L’articolo 1 della legge 194 recita ipocritamente: «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite».
In altri articoli si specifica che lo Stato, i Consultori, ginecologi, psicologi, assistenti sociali, devo cercare di convincere la donna a non ricorrere all’aborto e devono far di tutto anche per rimuovere i problemi che inducono la donna ad abortire!
Un compito assolutamente disatteso, anzi spesso si spinge all’aborto persino quando nella madre c’è ancora una qualche titubanza. È invece la costante missione ed esperienza dei CAV (Centri di Aiuto alla Vita), che dimostrano come una adeguata informazione (ad esempio che il figlio può essere anche partorito in incognito e poi adottato da altri, piuttosto che essere ucciso), un sostegno psicologico, spirituale ed anche economico (il "Progetto Gemma" sostiene economicamente la madre e il bambino per i primi 18 mesi di vita), le madri sono in molti casi ben liete di rinunciare all’aborto (i CAV salvano anche 18.000 bambini all’anno da una morte per aborto già annunciata).

La legge 194 consente di ricorrere all’aborto entro i primi novanta giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Oltre questo termine, l’aborto volontario è ammesso quando la gravidanza o il parto comportano un grave pericolo per la vita della donna, o sono accertate malformazioni del nascituro che possano determinare un grave pericolo per la salute fisica o psichica della madre.
Il padre del bambino non ha alcuna voce in capitolo (né a favore né contro); eppure si tratta di suo figlio!
L’unico poi a non avere alcun diritto è il figlio, cioè il più piccolo, fragile e innocente (persino nel caso di violenze e stupri): eppure sarà lui il condannato a morte!
Come è possibile in proposito che moltissimi abortisti nel mondo siano poi contraddittoriamente acerrimi avversari della “pena di morte” (che riguarderebbe semmai non degli innocenti ma dei colpevoli dei più efferati delitti)!

Oltre che mezzo comune di regolazione delle nascite, l’aborto è diventato addirittura di fatto un diritto inviolabile della donna!

Chi ha poi deciso che prima dei 90 giorni (3 mesi) dal concepimento noi tutti non eravamo un essere umano, così da poter essere impunemente uccisi e gettati?
Già dal 2° mese il feto possiede tutto ciò che si trova nell’essere umano sviluppato; il cuore batte (dalla 5^ settimana!), i muscoli sono in funzione Al 3° mese di gravidanza l’embrione (quello che viene gettato con l’aborto!) è perfettamente riconoscibile ed ha fattezze umane ben precise. Il tessuto osseo si va formando rapidamente, le braccia e gambe sono già in continuo movimento, piedi e mani sono formati; le dita delle mani hanno addirittura già le proprie uniche e irripetibili impronte digitali! La testa si volta ripetutamente. Il volto è delineato: il naso è un po’ schiacciato, il mento piuttosto marcato, l’orecchio un capolavoro di anatomia in miniatura, gli occhi sono chiusi, ma oltre un sottile strato di epidermide traspare il pigmento della retina, le labbra si aprono e si chiudono.

La legge 194, in 42 anni ha permesso in Italia l’uccisione legale e gratuita di più di 6 milioni di bambini!

Che il diavolo sia “omicida fin da principio” e “padre della menzogna” lo dice Gesù stesso (cfr. Gv 8,44). La legge 194, con quel titolo e quell’art. 1 sopra menzionati, sembra uscita allora proprio dalla sua penna!






 

19.05.2020

Scuole paritarie ... distrutte dal governo

Abbiamo già abbondantemente parlato delle scuole paritarie e della loro storica discriminazione in Italia, ora aggravata anche dall’emergenza Coronavirus (v. sotto Notizia del 20.04.2020).
A settembre c’è il serio rischio che il 50% di esse non possano riaprire. E abbiamo pure osservato che, al di là della gravissima discriminazione delle famiglie stesse che le scelgono e dell’ulteriore colpo contro la “libertà di educazione” (uno dei principi della democrazia vera e dei “valori non negoziabili”), lo Stato italiano non sarebbe neppure in grado (né economicamente né strutturalmente) di assorbire tutti quegli studenti che sarebbero costretti a trasmigrare nelle scuole statali.

Il presidente dei superiori degli Istituti religiosi che gestiscono molte scuole paritarie denuncia: «Molte scuole stanno morendo, ma il ministro Azzolina non ci ha nemmeno risposto».
E per la prima volta è stato indetto per protesta un clamoroso sciopero delle scuole paritarie cattoliche.

La CEI, che in un primo momento è sembrata defilarsi (almeno da come appare nel giornale Avvenire), esce poi con una durissima nota: “Di un miliardo e mezzo destinato dal Decreto Rilancio alla scuola, solo 65 milioni sono stati destinati alle istituzioni scolastiche paritarie dell’infanzia e 40 milioni per le scuole primarie e secondarie. Cifre sicuramente non sufficienti, che rendono impossibile la sopravvivenza per le scuole paritarie”. [fonte: NBQ, 19.05.2020]

In questo, si può certamente osservare che il cosiddetto Decreto Rilancio, varato dal governo per cercare tardivamente di far fronte alla gravissima crisi economica generata soprattutto dalla radicale chiusura per due mesi di tutte le attività, dimentica completamente le famiglie, considerando tra l’altro le enormi difficoltà dei genitori nel dover far fronte alla chiusura delle scuole e alla conseguente presenza in casa dei bambini, per non parlare poi di chi deve far fronte, mancato il sostegno degli insegnanti addetti, ai figli con particolari disabilità (che è praticamente impossibile gestire scolasticameente “a distanza”).

Difficile dunque non scorgere, anche in questa emergenza, l’ostinazione di un chiaro disegno ideologico contro la famiglia e la libertà di educazione, specie contro l’educazione cattolica.






 

16.05.2020

Coronavirus … ritrovata la famiglia?
Sì, ma anche nuovi divorzi on-line!

La pandemia e la forzata “clausura” domiciliare in molti casi ha fatto ritrovare la bellezza della famiglia e persino il gusto della preghiera, anche familiare.
C’è già uno studio americano (della Monmouth University) che ha rilevato come pure in questo frangente storico dovuto alla pandemia si sia manifestata tutta l’importanza della famiglia unita, persino in ordine al superamento di paure ed ansie o all’inedita impossibilità di spostamenti e delle normali attività di svago.

Non ci si può nascondere però che, in molti altri casi, proprio queste restrizioni hanno invece fatto scoppiare le tensioni, magari latenti o prima esorcizzate dal continuo essere “fuori casa”.

Si potrebbe dire che, già in questa occasione, s’è rivelato quanto sia necessario essere interiormente e spiritualmente pronti e forti, per far fronte alle prove (anche venture...).

Infatti, proprio in questa “prova”, c’è stato non solo una recrudescenza delle divisioni, separazioni e richieste di divorzio, anche nella forma 'express' oggi permessa in molti Paesi (Italia compresa!), ma si è giunti persino, data l’impossibilità di svolgere in presenza le normali attività di Tribunale, all’inedito svolgimento di processi vie e-mail e sentenze on-line!
In Italia, come ha meritoriamente evidenziato un recente articolo del Corriere della Sera, se nel 2015 il Governo Renzi aveva incredibilmente permesso il “divorzio breve” (cioè senza dover più passare attraverso gli anni di separazione), ora si è passati di fatto ad un'ulteriore velocizzazione e banalizzazione: il divorzio istantaneo via email!

Così, per colpa della pandemia, “in qualche tribunale (come Vercelli, Torino, Monza, Verona) hanno preso corpo soluzioni che accelerano separazioni e divorzi via mail. In queste sedi è stato cioè ammesso che i difensori, in una sorta di home-working, potessero ‘convenire sulla scelta della cosiddetta trattazione scritta, facendo pervenire al Presidente in via telematica, almeno due giorni prima della cosiddetta udienza virtuale, una dichiarazione di piena consapevolezza ed esplicita volontà sottoscritta dalle parti’”. Si passa poi all'udienza «virtuale», alla quale le parti non devono partecipare né a distanza né in via cartolare; dopodiché, sentito il parere del Pubblico Ministero, si passa alla sentenza di separazione o divorzio".
In soli 5 anni si è dunque passati, complice il Coronavirus, dal “divorzio express” al “divorzio on-line”.

Anche nell’ex-cattolicissima Irlanda (fino a pochi anni fa con famiglie in genere salde e assai numerose), a neppure un anno dal Referendum che ha permesso il divorzio, senza più separazione di almeno 4 anni, il 9 maggio scorso si è celebrato il primo divorzio on-line (mediante la Circuit Court a seguito di audizioni ‘virtuali’ in aule di tribunale). Tutte le persone coinvolte sono apparse durante il procedimento tramite collegamento video. La nuova procedura probabilmente diventerà “la nuova normalità nei prossimi mesi e si prevede che audizioni remote di questo tipo saranno in atto fino alla fine del prossimo anno”.

Negli USA assistiamo invece al fenomeno inverso di una diminuzione dei divorzi; ma in realtà è perché cala progressivamente pure il numero dei matrimoni (nel 2018 il picco negativo di soli 6,5 nuovi matrimoni per 1.000 persone).
[fonte: NBQ, 16.05.2020]






 

13.05.2020

Chi è ricattato dalla paura della morte
e chi in Cristo è libero!

Non è solo questione di carattere o di propria struttura psicologica. Ciò che incide maggiormente nella vita è lo “spirito” (in relazione certo con la psiche ed il corpo), con le sue scoperte ed esperienze. La vera fede, cioè l’incontro con Cristo Signore, è ciò che di più liberante possa avvenire nella vita di un uomo.

Lo abbiamo visto anche in questi mesi, con l’emergenza Coronavirus.

Dopo che la cultura dominante ormai da secoli ha cercato di convincere l’uomo che non c’è l’anima, l’aldilà, Dio, ma siamo solo corpo e quindi, nonostante il cercare di non pensarci (questa è vera alienazione, non la religione, come diceva K. Marx), con l’eventualità sempre ricorrente di ammalarci (nonostante la “dea” scienza!) e di morire … è bastata questa pandemia (sia pur con una percentuale relativamente bassa di mortalità) per gettare milioni e milioni di persone nel terrore! E poiché non ci sarebbe che il corpo e “questa” vita, allora abbiamo visto che, pur di non ammalarsi e rischiare di morire, l’uomo è disposto a tutto (anche come cittadino!). Tutta le prosopopea (illuministica e post-illuministica) su “io posso fare quel che voglio”, “io sono mio”, “decido comunque io, su tutto: è un mio diritto!”, il terrore di ammalarsi e morire (magari con uno stillicidio mediatico fatto apposta per ingigantire questa vera e persino irrazionale “fobia”!) ha fatto cedere di colpo tutte le armi, ha consegnato tutta la vita alle decisioni di governi e “Comitati tecnico-scientifici”, a vere e proprie forme dittatoriali.

Insomma, convinto ormai che non ci sia che il corpo e questa vita, è possibile più che mai “ricattare” l’uomo contemporaneo: pur di non perdere la pelle (anche se fosse una possibilità remota) s’è visto che è disposto a perdere tutto: libertà, diritti costituzionali, lavoro, relazioni, denaro, comunicazioni, svago, sport, vacanze ….

Quale occasione più ghiotta per le nuove indolori e subdole dittature? Per lo stesso “Nuovo Ordine Mondiale”, che inoltre ora può elettronicamente e telematicamente controllare tutto di noi?!

In Cina (cfr. sotto Notizia del 2.03.2020) si è giunti persino a mettere delle telecamere, controllate dal Governo cioè Partito comunista, nelle case dei “positivi” al tampone, seguendo i cittadini anche coi droni per filmare i loro movimenti e per controllare se fossero armati di mascherina!
Ma anche in Italia si è arrivati da parte delle “Forze dell’ordine”, oltre ad invadere illegalmente le chiese e bloccare in modo sacrilego le celebrazioni in corso, a bloccare con la forza (anche con l'uso di mezzi speciali e persino con l'intervento di un elicottero!) e multare un uomo sdraiato solo in spiaggia (quale pericolo pubblico di contagio rappresentava? si è poi ammesso che è stato un intervento esagerato, irrazionale, ma si è esplicitamente giustificato questo ed altri analoghi interventi con un palese: “per dare una lezione”, “per far capire che lo Stato controlla tutto”, fino al noto slogan dittatoriale “colpire uno per dare lezione a tutti”!).
Così c’è chi ha proposto, oltre alla vaccinazione (quale? scientificamente verificata?) obbligatoria per tutti, le app (v. Immuni) ed i braccialetti elettronici e persino l'uso dei droni (persino a MIlano) per seguirci ovunque.
Tutto questo per poterci tutti controllare (e magari punire) in tempo reale!


Sia ringraziato N. S. Gesù Cristo, morto e risorto, che ci ha liberato!

Ricordiamo (e meditiamo) in proposito le celebri parole di S. Paolo nel capitolo 8 della Lettera ai Romani (che è Parola di Dio):

“Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.
 

Quanto è allora importante essere ben saldi e preparati, con una fede grande, per essere poi forti e in grado di affrontare le “prove”, che anche improvvisamente potrebbero riversarsi ancora sull’umanità.


Di fronte alla paura e persino al terrore (pure con gravi riverberi psicologici) che ha attanagliato molti, e che rende persino ricattabili dal potere, ascoltiamo ad esempio la fede di questo giovane spagnolo, che getta in questi giorni sul mondo una scheggia di luce divina, di forza e di consolazione.

Ricardo Pareja Álvarez è un giovane di 21 anni di Barcellona, con un tumore ai polmoni. La sua testimonianza sta facendo il giro del mondo (attraverso la sua famiglia e la sua ragazza Monica), convertendo molti, perché ricorda a tutti, anche in questo tempo di pandemia, quale forza può dare la fede, cioè la vita con Cristo Signore, significato vero della vita e vittoria sulla morte.
Ascoltiamo queste sue parole: «La preghiera mi dà grazia. Sono entrato in un'altra dimensione: vivere in intimità con Dio che mi può chiamare in ogni momento», così questa «Via Crucis mi dà felicità». «Un tumore vale la bellezza di quanto sto vivendo». «Non temo il tumore e la morte, Cristo è con me»! «Non cambierei questa condizione se serve a Dio per farmi Suo strumento».
Quinto di nove figli di una famiglia cattolica appartenente al movimento neocatecumenale, Ricardo è stato descritto come solare, bello, sportivo, pieno di vita; ma soprattutto è un giovane pieno di fede e pure fortemente attaccato alla Madonna (e al S. Rosario). “Lei mi guida”, si legge su una maglietta da lui indossata.
Dall’ospedale dov’è ricoverato ha parlato a Radio Maria Spagna così: «Questa Croce è un dono per entrare in intimità con il Signore».

Nel sito vedi l’analoga testimonianza di un altro giovane, gravemente malato e consapevole della morte vicina, e che ora ha già raggiunto l’incontro con Dio!



 

11.05.2020

Conversioni (forzate) dal cristianesimo all’islam: eroi?
Conversioni (libere) dall’islam al cristianesimo: uccisi!

Com’è noto, vista anche l’esposizione mediatica voluta dal governo per questo, la giovane milanese Silvia Romano (24 anni) è stata liberata l’8.05.2020 ed ha potuto tornare a casa, dopo un tremendo sequestro di 18 mesi in Kenia e Somalia ad opera del gruppo terrorista islamico Al Shabaab (un gruppo “jihadista” tra i più violenti).

Opera loro è ad esempio il peggiore attentato messo a segno a Mogadiscio, uno dei più gravi nel mondo, nell’ottobre 2017, quando una autobomba con centinaia di chilogrammi di esplosivo è stata fatta esplodere nel centro cittadino, provocando la morte di più di 500 persone. Già nel 2013 Al Shabaab ha compiuto una strage nel centro commerciale Westgate Mall di Nairobi: hanno ucciso solo chi non sapeva rispondere a domande sulla fede islamica dimostrando così di essere un “infedele”. Sono ancora loro che il 2.04.2015, sempre in Kenia, hanno attaccato l’università di Garissa: sono passati negli alloggi degli universitari di stanza in stanza, chiedendo agli studenti se erano cristiani o musulmani e chiunque rispondeva “cristiano” veniva ucciso (ne hanno uccisi 148!) [fonte: NBQ, 11.05.2020]

Pare che per la liberazione della Romano il governo italiano abbia pagato a questo gruppo terrorista, che anche così si finanzia, un riscatto di 4 milioni di dollari! Inoltre ha commesso pure l’errore di spettacolarizzare il suo rientro (è stata accolta al suo arrivo a Ciampino, sotto i riflettori dei giornalisti e delle televisioni, dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, insieme ai suoi familiari). Evidenziata, persino dall’abito, la sua conversione all’islam, così come il suo nuovo nome musulmano: Aisha.
Questo enorme riscatto e questa spettacolarizzazione dell’evento e della conversione all’Islam contribuiscono senza dubbio ad incoraggiare tali gruppi terroristici islamici a compiere questi rapimenti.

Silvia Romano ha dunque abiurato (in quanto battezzata) dalla fede cristiana cattolica e si è fatta (?!) musulmana, assumendo il nuovo nome di Aisha.
Abbiamo numerosissime testimonianze, in tutto il mondo islamico ma proprio anche in Somalia, delle forzate conversioni all’Islam, pena ogni tipo di violenza e la stessa condanna a morte, anche in questo tipo di rapimenti. Anche chi sposa un musulmano deve sempre diventare tale.

Quando invece dei musulmani si convertono liberamente al cristianesimo, devono subire (persino da parte della famiglia) ogni sorta di violenza, discriminazione, ricatto, e quasi sempre ne va a rischio la vita stessa.
E non si pensi che ciò avvenga solo nei paesi islamici più integralisti. È avvenuto anche in Italia!
È il caso ad esempio di Rachida Radi, 35 anni, musulmana di origine marocchina, che in Italia si è fatta cattolica: è stata uccisa a martellate dal marito musulmano, a Brescello (RE), il 25.11.2011.
L’omicida (uxoricida), arrestato, è stato condannato a 30 anni di reclusione; ma la Cassazione ha annullato la sentenza!







 

8.05.2020

Matteo Farina. Un altro ragazzo italiano presto “Beato”

Nella notizia del 23.02.2020 (v. News sotto) avevamo parlato della prossima beatificazione del ragazzo milanese contemporaneo Carlo Acutis.

Il 5 maggio scorso il Papa ha riconosciuto “le virtù eroiche” (quindi passo decisivo per la beatificazione) di un altro ragazzo contemporaneo: si tratta di Matteo Farina, nato ad Avellino il 19.09.1990 e morto a Brindisi il 24.04.2009 (a causa di un tumore al cervello), dopo un’esemplare sia pur breve vita di profonda fede cristiana.

Gli ultimi 6 anni della sua giovane vita sono stati, dal punto di vista fisico, un calvario (con diversi interventi chirurgici e altrettante recidive); ma il suo spirito è sempre stato forte, di quella forza e pace che solo Gesù può dare. Persino nelle sue degenze ospedaliere era di gioioso e cristiano conforto anche agli altri ricoverati.
Era già fidanzato con Serena, con un amore grande, cristiano e puro.
Era amante della verità e dell’unità armoniosa tra scienza e fede.
Ecco in proposito un suo pensiero. «Conoscere il creato vuol dire conoscere il Creatore. In quest’ottica quindi scienza e fede sono distinte ma mai opposte. Entrambe hanno un unico obiettivo, perseguibile anche insieme: la ricerca della VERITA’. Ed è per questo che desidero nella mia vita sforzarmi il più possibile nel conoscere la verità, sia con la mia ragione (appunto anche la scienza) che con i mezzi “soprannaturali”, persino attraverso quelle sensazioni che a volte proviamo e che molti definiscono solo come “suggestioni”».






 

6.05.2020

Il grande genetista Jérôme Lejeune

Oggi, alla veneranda età di 92 anni, è morta Birthe Bringsted, moglie del genetista Jérôme Lejeune (e a lui associata anche in molte battaglie in difesa della vita).

Jérôme Lejeune (1926-1994) è stato uno dei più grandi genetisti del secolo scorso, ma anche uomo di una profondissima fede cattolica, a tal punto che è già stato proclamato “servo di Dio” ed è in corso la sua Causa di beatificazione.
Francese, fu medico e scienziato di spicco presso dell’Institute de Progénèse dell’Università di Parigi. A lui si deve la scoperta del cromosoma responsabile della “sindrome di Down” (perché a Down si deve solo la descrizione dei caratteri morfologici delle persone affette da questa patologia), dunque della mutazione non solo qualitativa ma di ordine quantitativo di tale difetto cromosomico, cioè un 47° cromosoma morfologicamente identico agli elementi del 21° paio (da cui il nome “trisomia 21”).
Per questa scoperta fu autorevolmente proposto per il Nobel in Medicina, ma all’ultimo momento gli fu negato, a causa della sua posizione espressamente contro l’aborto!

Lejeune cercò per tutta la vita di scoprire, senza riuscirci, anche se e come fosse possibile far fronte e curare questa malformazione genetica. Non si limitò però a fare lo scienziato e lo studioso, ma dedicò la sua missione ai malati, soprattutto ai bambini affetti da tale sindrome, seguiti e amati con evangelica carità e competenza. Ricorda la moglie che era solito affermare «Un uomo è un uomo!», facendosi guidare dalla frase di Gesù: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me» (Mt 25,45).
Anche nel suo ricco epistolario con la sposa, appunto oggi deceduta e ritrovata da lui nell’Aldilà, Jérôme manifesta non solo un evangelico ed altissimo amore coniugale e familiare, ma una dedizione per la scienza, intesa come strumento per conoscere meglio la meraviglia del creato e di conseguenza l’onnipotenza del Creatore. E all’amore di Dio cercò di conformare ogni pensiero e azione, senza scendere in alcun caso a compromessi con le logiche del mondo.

Per questa sua testimonianza del fecondo rapporto tra scienza e fede, come pure per la difesa della vita in ogni sua età e condizione, fu eletto membro della Pontificia Accademia delle Scienze e Giovanni Paolo II lo nominò primo Presidente della Pontificia Accademia della Vita.

Il Signore Gesù lo chiamò a Sé proprio nella S. Pasqua del 1994.








5.05.2020

Morti e Coronavirus

L’anno scorso (2019) ci sono stati in Italia 647.000 decessi (dati Istat), cioè 1773 morti al giorno.

Attualmente (25.05.2020) i morti per/con Coronavirus in Italia sono stati 32.877 (di cui 15.876 nella sola Lombardia)


Dal 1° gennaio al 1° maggio 2020, le cause di morte nel mondo sono state:
(fonte: World Health Organization)

Coronavirus: 237.469
Malaria: 327.267
Suicidio: 357.785
Incidenti stradali: 450.388
Cancro: 2.740.193
Fame: 3.731.427
Altre malattie infettive: 4.331.251
Aborti volontari: 14.184.388

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4.05.2020

Ungheria contro il pensiero unico dominante

L’Ungheria prosegue coerentemente per la sua strada nella promozione e difesa di alcuni principi cristiani ‘non negoziabili’, senza farsi intimorire e dominare dal “pensiero unico dominante”, dalle nuove ideologie e dalle direttive in tal senso che provengono dalla UE o dall’ONU. E in questo il premier Orban ha una tenacia che non teme le pressioni, le ritorsioni e le calunnie (persino numerose fake-news) che da tali organismi provengono.

Il Parlamento ungherese ha deciso ad esempio, con una Risoluzione presentata dal partito dei Democratici Cristiani e approvata dalla maggioranza dei parlamentari (115 voti a favore e 35 contrari), di non ratificare la Convenzione di Istanbul, subdolamente pro-gender, che parla della sessualità come di una “costruzione sociale”, quindi sprezzante della stessa oggettività biologica e della “legge naturale”, continuamente irrise dal potere culturale, economico e politico di gran parte dell’Occidente.

Si tratta di una Convenzione del Consiglio di Europa del 2011 ed entrata in vigore nel 2014 dopo le prime 10 ratifiche. Dei 47 Paesi membri, tale Convenzione non è stata ratificata da gran parte dei paesi dell’Europa centro-orientale (Ungheria, Ucraina, Rep. Ceca, Slovacchia, Lituania, Lettonia, Moldova, Liechtenstein, Bulgaria, Armenia, e persino dal Regno Unito); altri Paesi non hanno nemmeno firmato il documento (Russia e Azerbaijan), altri hanno accompagnato la firma con importanti riserve (Romania, Polonia, Andorra, Malta, Slovenia).

Come al solito, anche le nuove potenti ideologie, come quella del gender, nascondono il loro vero intento (che stravolge la natura stessa dell’uomo) sotto il pretesto della difesa di veri o presunti diritti o comunque buone e accattivanti idee. In questo caso, la Convenzione parla ufficialmente di "difesa delle donne contro le violenze, anche domestiche"; ma ad un esame più attento del testo, si capisce che il vero intento è quello di diffondere e imporre l’ideologia gender. Si afferma ad esempio (articoli 3 e 4) che il "genere" è diverso dalla realtà biologica sessuale; si propone di sradicare qualsiasi «tradizione basata sul genere stereotipato dei ruoli» (articoli 12 e 13); si oppone al diritto dei genitori di essere gli educatori primari dei propri figli (articoli 12 e 14); presume che gli uomini siano sempre i colpevoli della violenza domestica (art. 12); e impone infine un imponente meccanismo di monitoraggio in tal senso dei Paesi, tale da scavalcare ed erodere le sovranità nazionali (art. 66).

La Risoluzione ungherese, che si oppone a tale Convenzione di Istanbul, riafferma con chiarezza e fermezza che tale ideologia in essa sottesa è contraria alla tradizione, all'ordinamento e ai valori del popolo ungherese.

In risposta, è ovviamente subito scattata di nuovo la guerra dei poteri forti internazionali (v. ad es. The Guardian) contro Orban e le sue politiche, accusandolo di omofobia e persino di misoginia.







 

3.05.2020

Scienza, Coronavirus … e religione

La vera scienza, al di là delle iniziali euforiche pretese peraltro di stampo ottocentesco (scientismo, positivismo), è in genere molto umile. Non solo perché più scopre e più si accorge che c’è da scoprire (e che la realtà è molto più complicata di come prima si potesse pensare), ma per il suo stesso metodo (induttivo e sperimentale, per cui procede per intuizioni, verifiche sperimentali e quindi per generalizzazioni comunque di casi particolari, anche quando fossero sufficientemente certi, per cui sempre ancora passibili di falsificabilità) e per la sua intrinseca incapacità di dare giudizi pur indispensabili per la vita dell’uomo, come quelli etici (bene e male non sono giudizi scientifici ma morali; eppure proprio una scienza usata per il male può oggi persino distruggere l’umanità e il pianeta, come può aiutarci invece a migliorare la vita se usata per il bene).

Anche di fronte a questa che è la più grande pandemia mondiale almeno degli ultimi decenni, la scienza, nonostante il suo immenso progresso, si trova di fatto, al di là dell'altezzosità di certi suoi cosiddetti esperti, a balbettare, non sapendo neppure rispondere alle domande più elementari: com’è nato il virus? ha uno o più ceppi? come si diffonde? quanto persiste al di fuori dell’uomo (decisivo per sapere ad esempio se un ambiente può essere contagioso anche dopo che è stato frequentato  e lasciato da persone eventualmente infette)? è vero che gli animali non lo trasmettono (visto che ormai non c’è quasi casa senza un cane e loro non hanno certo limiti di contatti, anzi, annusano di tutto e ovunque)? come avvengono i contagi? su quali superfici (anche attraverso le banconote o le monete, i pulsanti di campanelli, citofoni, ascensori)? a quali distanze si è sicuri (è vero che bastano 1-2 metri)? e soprattutto, una volta infettati: come si cura questa infezione virale?

Così i governanti, comunque più che mai proni ai “comitati scientifici”, si trovano ad annaspare, nonostante il piglio talora persino dittatoriale, in drammatiche e provvisorie soluzioni, talora persino irrazionali se non dannose, di fatto ancora medievali: tutti a casa, isolati, con mani bocca e naso coperti! (e non importa se ciò provoca nuovi danni alla salute, alla psiche, alla società e drammaticamente all’economia privata o di un intero Paese)!

Nonostante ciò, i cosiddetti “esperti”, come i “Comitati tecnico-scientifici” (da chi sono composti? chi li ha scelti?), non hanno mancato di pontificare ad ogni ora, con le loro statistiche e i loro nuovi dogmi, indiscutibili, da credere e da obbedire, sotto pena di reato. Ed hanno preteso entrare persino nel merito delle questioni … “divine” (se e come celebrare, quali sacramenti, ecc.)! [l’infettivologo Galli ha affermato: «Non si può consentire la libertà di culto. La Messa non è una priorità». Il virologo Burioni ha dichiarato: «Dio vuole che tutti preghino da casa… abbiamo chiuso quello che non è indispensabile, penso che la parrocchia possa non aprire»].

Non importa se all’inizio veniva spontaneo chiedersi perché si potesse celebrare un matrimonio civile in Comune e non uno religioso in Parrocchia (v. sotto Notizia del 10.04.2020), perché si potessero dire le preghiere funebri al cimitero e non in chiesa, perché fosse possibile prendere un autobus (sia pur adattato con riduzione di posti ma comunque al massimo di mq 40) ma fosse vietato celebrare anche distanziati in una vastissima cattedrale o con pochissime persone in una S. Messa feriale o nella chiesa di un paese di montagna; e soprattutto, come pareva soprattutto all’inizio delle prime liberalizzazioni, perché partecipare alla Santa Messa, anche nel rispetto di tutte le distanze e norme sanitarie, fosse stato considerato più contagioso che andare al supermercato, dal tabaccaio, in libreria e poi persino al bar, al ristorante o in un museo.

Inutile porsi domande. Basta dire “tecnico-scientifico” perché un non meglio precisato Comitato diventi subito un’entità dogmatica sovrana e le sue formulazioni verità indiscutibili cui dover obbedire ciecamente!






 

2.05.2020

Crotone. La Madonna in ospedale … e il Coronavirus si ferma
Ospedale S. Giovanni di Dio di Crotone. Il cappellano don Claudio Pirillo è prudente. Un’infermiera del reparto è più esplicita. Cos’è accaduto? Il 26 marzo l’effigie della “Madonna di Capocolonna”, Patrona della diocesi di Crotone, viene portata col permesso del vescovo nei reparti dell’ospedale. Da quel giorno i malati di Coronavirus ricoverati hanno cominciato a guarire, i contagi si sono fermati e oggi Crotone non conta più neppure un infetto da Coronavirus.

Coronavirus: il caso del Portogallo
Il Portogallo ha 1/4 della popolazione spagnola; ma ha registrato 1/10 di casi infetti da Coronavirus rispetto alla Spagna, con un tasso di mortalità intorno al 3% (il 10% in Spagna, l’11,8% totale in Italia [16,6% in Lombardia!], il 12% in GB, il 15% in Francia). E questo nonostante il Portogallo abbia una popolazione prevalentemente anziana, addirittura con il maggior numero di over-80 in Europa, dopo Italia e Grecia (ciò a motivo anche delle agevolazioni fiscali per anziani, che ha attirato pure molti anziani stranieri, anche italiani). Per di più le strutture sanitarie portoghesi contano solo 4 letti di terapia intensiva ogni 100.000 abitanti, il più basso della UE (la Spagna 9, la Germania 30).
Come è possibile allora che il Portogallo sia riuscito finora a tenere sotto controllo l’epidemia?
Persino qualche giornale laico ha fatto riferimento alla Madonna di Fatima; o addirittura al solenne “Atto Pubblico di consacrazione” del Portogallo al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, compiuto con questo scopo dal vescovo di Leiria-Fatima, card. Antonio Augusto dos Santos, a Fatima il 25 marzo scorso (v. News del 29.03.2020).





 

30.04.2020

Asteroide

Il 29 aprile l’asteroide OR2 1998 (di km. 1,8 di larghezza e km. 4,1 di lunghezza) è passato alla velocità di 8,7 km/sec. relativamente vicino alla Terra (a 6 milioni di km.). Sembra una distanza enorme, da lasciarci vivere sonni tranquilli; ma nello spazio questa distanza è invece molto piccola (il Sole dista ad esempio 150 milioni di km. da noi) e le forze gravitazionali capaci di deviare la rotta di un asteroide sono immense e innumerevoli. Cioè, sarebbe bastato un infinitesimale cambio di rotta, per far entrare OR2 1998 nel campo gravitazionale terrestre e precipitare sul nostro pianeta. Le sue dimensioni sono già tali che se si fosse diretto contro la terra, non sarebbe bastato l’attrito con i gas dell’atmosfera per bruciarlo (come le romantiche “stelle cadenti”, ad esempio frequenti nella prima decade di agosto, e che in realtà sono tremende sassate, da cui appunto ci difende l’atmosfera, altrimenti faremmo la fine della superficie lunare!), ma, a detta degli stessi astronomi che l'hanno individuato e studiato, sarebbe stata un’immane catastrofe: se fosse caduto sulla terra, anche se fosse stato in un deserto, avrebbe provocato un fortissimo terremoto e sollevato polvere da oscurare il cielo; se fosse caduto in mare avrebbe provocato uno tsunami con onde gigantesche; non parliamo poi se fosse caduto, così incandescente e a quella velocità, su una grande città!

Anche in questo caso, se già un Coronavirus ha mandato in crisi il mondo e ha lasciato impotente anche la scienza e tutte le potenze economiche e militari, nessuno avrebbe potuto opporre resistenza o difendersi.
Insomma: smettiamo di sentirci onnipotenti. La nostra vita è sempre appesa ad un filo … anche alla rotta di un sasso che vaga nello spazio!




 



 

25.04.2020

Restrizioni? Per la religione civile si fa eccezione

Un certo imbarazzo si respirava fin dall’inizio. La “religione civile” ha bisogno delle sue feste, dei suoi riti e persino dei suoi altari (della Patria). E il 25 aprile, anniversario della “Liberazione”, è certo una data sacra per questa religione civile. Non si poteva censurare; ma sarebbe stato altrettanto incomprensibile, anzi avrebbe sollevato aspre proteste, se per l’occasione, ancora in piena 'fase 1' di contenimento dell’epidemia (con tutte le incredibili restrizioni di libertà apportate, persino in spregio alla Costituzione), si fossero fatte eccezioni. Inizialmente vengono allora ufficialmente vietate le solite manifestazioni pubbliche del 25 aprile.
Quando però il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio R. Fraccaro vieta ai rappresentanti dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ogni celebrazione, per «evitare assembramenti», l’ANPI protesta duramente. E il governo fa immediatamente dietrofront: i vertici delle associazioni partigiane possano partecipare alle celebrazioni, rispettando però le norme di sicurezza; si parla ad esempio di incontri di non più di 15 persone (comunque già più che alle SS. Messe, in pratica vietate).
Di fatto il 25 aprile in molte piazze d’Italia compaiono decine e decine di persone, con canti e balli, bandiere e persino cortei. Senza alcuna autorizzazione; ma nessuno interviene ad impedirlo. Ci sono le fotografie!
Così alla sede bolognese dell’ANPI, in via del Pratello a Bologna (tra l’altro le celebrazioni ufficiali, col Sindaco, avvenivano altrove, al Monumento ai caduti accanto al Nettuno): sono immortalate nelle foto decine e decine di persone riunite. A Modena, davanti alla Ghirlandina in Piazza Grande, si contano almeno 40 persone. Le forze dell’ordine, si vede nei filmati, sono presenti, addirittura salutano … e non passa loro neppure per la mente di infliggere multe. È evidente che la tolleranza rispetto all’inosservanza della legge sia stata decisa per via politica.

Poveri parroci multati e SS. Messe sacrilegamente interrotte e violate!
Festa della Liberazione: ma si vede che, come al solito, qualcuno è più "libero" di altri! E le feste della religione civile sono più importanti di quelle cristiane.
L'anniversario della liberazione ad opera dei partigiani (quali? solo quelli comunisti? oppure da parte degli americani?!) si può celebrare. La celebrazione liturgica dell'avvenimento pasquale, cioè della liberazione dal peccato, dalla morte e dall’inferno, ad opera di N.S. Gesù Cristo, morto e risorto, per la nostra salvezza eterna, no!
S'è detto che si può pregare anche da casa (quando invece i Sacramenti non si possono ricevere in streaming e Gesù non può essere "realmente presente" in uno schermo come nell'Eucaristia!).
Mentre per la festa della liberazione è proprio necessario andare in piazza, o nella sede dell’ANPI?!






 

23.04.2020

Aborto, eutanasia, contraccezione, omo-trans-sessualità …
ai tempi del
Coronavirus

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si è precipitata a dichiarare che contraccezione e aborto vanno garantiti anche in tempi di pandemia. E l’ONU ha confermato ugualmente lo stanziamento di 2 miliardi di $ per garantire questo diritto.
Garantire l’eutanasia pare poi un’ottima soluzione, specie per gli anziani, che infatti anche in occasione della pandemia da Coronavirus sono stati il problema principale, in ordine alla percentuale di contagio, alle terapie intensive (sottratte ai più giovani?) e al numero dei decessi. In Italia si è addirittura parlato di relegare a casa gli anziani anche nella cosiddetta 'fase 2'.
Sempre in Italia, nonostante l’emergenza, si continua poi a premere per far passare la legge gravemente liberticida (contro la libertà di pensiero!) sulla omotransfobia (v. News del 27.02.2020).





 

22.04.2020

Parigi. Polizia irrompe in una chiesa. Ma l’Arcivescovo tuona!

Anche a Parigi, come avvenuto in alcuni paesi italiani, 3 agenti di polizia, regolarmente armati, hanno avuto il coraggio (peraltro illegale) di entrare in una chiesa, interdetta ai fedeli, e di interrompere una celebrazione della S. Messa, che veniva pure trasmessa in streaming per i parrocchiani.
È successo domenica 19 aprile nella parrocchia di Saint-André-de-l’Europe, a Parigi (VIII distretto), dove stava celebrando il parroco p. Philippe de Maistre, con 6 persone (un ministrante, un cantore, un organista e tre parrocchiani per leggere e rispondere). Gli agenti sono entrati per impedirlo.
In questo caso, però, sono arrivati i fulmini nientemeno che dello stesso Arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit, che ha denunciato con fermezza l’incidente con queste parole: «La polizia è entrata in chiesa con le armi, ma c’è un divieto formale per la polizia di portare le armi in una chiesa. Non c’erano terroristi! Dobbiamo mantenere la calma e fermare questo spettacolo indegno. Altrimenti parleremo … e parleremo molto forte!». Ecco come devono parlare ed agire i Vescovi nei confronti di questi sacrileghi abusi di potere!





 

21.04.2020

Pandemia … economica

Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), specie a motivo della pandemia Coronavirus e soprattutto del blocco delle attività, ha previsto quest’anno per l’Italia la catastrofica perdita del 9,1% della ricchezza nazionale!
Anche il centro studi di Confindustria ha calcolato che la perdita del Pil (Prodotto interno lordo) nella prima metà del 2020 dovrebbe aggirarsi addirittura attorno ai 10 punti percentuali, che potrebbero a fine anno scendere a 6 solo a condizione di uscire dalle restrizioni imposte dal governo a causa dell’emergenza entro fine maggio.
Una catastrofe, per un'Italia peraltro già abbondantemente e gravemente in crisi economica prima del Coronavirus!





 

20.04.2020

Scuole paritarie a rischio chiusura
(e ancora dimenticate dal Governo)

La storica assenza di “libertà di educazione” in Italia
Come dovrebbe essere noto (ci sono sul sito anche molte notizie su questo problema, ad esempio del 12.12.2019), l’Italia è uno dei pochi Paesi tra le democrazie occidentali in cui la “libertà di educazione” (uno dei diritti fondamentali dell’uomo, cioè la libertà di scegliere scuole e università che siano secondo le proprie identità culturali e religiose o comunque che si ritengono più idonee alla formazione) è garantito solo a parole, anche dalla Costituzione, ma non si è mai attuato.
È ancora un retaggio ideologico del Risorgimento, in opposizione alla Chiesa Cattolica e alle sue istituzioni educative (in genere molto ambite, persino dai non-cattolici) e secondo una visione “statalista” (lo Stato come unico supremo educatore delle nuove generazioni) che ha avuto anche nella tradizione marxista della “sinistra” un proprio perno.
Persino nello stesso lessico diffuso è presente un equivoco, indotto, per cui si parla di scuole “statali” e di scuole “private”, quando invece anche le scuole “non-statali” svolgono un fondamentale ruolo “pubblico”, tanto è vero che nella maggior parte dei casi i titoli di studio che rilasciano sono riconosciuti dallo Stato (non sono quindi scuole private, ma non-statali, pubbliche e paritarie).
L’incredibile storica discriminazione, che è una vera e propria ingiustizia sociale, è data soprattutto a livello economico: lo Stato, che prende le tasse da tutti i cittadini anche per garantire l’istruzione, spende (e spesso male) quei soldi solo per chi sceglie le scuole statali e non li spende invece per chi sceglie altre scuole, che pur riconosce come “paritarie” (cioè dello stesso valore educativo e, per le superiori e l'università, di idonea preparazione anche in ordine alla futura professione). Per cui per gestire queste scuole e avvalersi di questo diritto fondamentale (libertà di educazione) bisogna ripagare tutto da capo, cioè in pratica bisogna pagare due volte. Da cui poi l’idea che ci vogliano molti soldi per poter permettersi queste scuole e che siano quindi le scuole “per i ricchi”, o, peggio ancora, per comprare titoli di studio.
Tra l’altro lo Stato, oltre al dovere di sostenere queste scuole paritarie per principio (appunto per garantire un diritto fondamentale dei cittadini e per il quale i cittadini hanno già pagato le tasse), dovrebbe farlo anche per interesse, in quanto, se non ci fossero le scuole paritarie, lo Stato italiano non riuscirebbe neppure a sostenere tutte le spese per l’istruzione e quindi non sarebbe in grado di garantire il diritto allo studio per tutti.
Specie le scuole paritarie cattoliche, che sono la quasi totalità, sono scelte da molti genitori, nonostante l’ingiustizia da parte dello Stato di far ripagare da capo i costi, sia per la loro qualità (e in questo senso vengono scelte per i loro figli anche dai non-cattolici) che per l’identità cattolica della formazione che lì si garantisce (o almeno si dovrebbe garantire, perché purtroppo talora non è neanche più così).
Già il drastico calo, in questi ultimi 60 anni, delle vocazioni religiose - e parliamo di esperienze educative storiche, da parte ad esempio di Ordini religiosi nati con questo carisma e missione già nel XVI secolo, come ad esempio Gesuiti, Barnabiti, Orsoline, o, nel XIX secolo, come i Salesiani di S. Giovanni Bosco) - e quindi di coloro che svolgevano il compito di insegnanti ed educatori per missione e pure gratuitamente, ha creato la necessità di assumere insegnanti laici (da retribuire) ed ha di conseguenza obbligato, in mancanza di finanziamenti statali, a far pagare rette più alte o sono state costrette a chiudere.
La discriminazione e l’ingiustizia dello Stato Italiano (dal Risorgimento in poi) ha portato e porta infatti molte di queste scuole al fallimento, non per assenza di studenti, che sarebbero moltissimi, ma per assenza di fondi! [Nei primi decenni dell’unità d’Italia si giunse addirittura da parte dello Stato alla soppressione violenta di queste scuole e persino dei secolari Ordini religiosi che le avevano fondate e le gestivano (tragica e violenta operazione che il Piemonte subito attuava man mano che avanzava alla conquista dell'Italia - vedi 1 e 2)].

Nel grave momento attuale di crisi
Ora anche l’emergenza Coronavirus (con scuole chiuse e in molte scuole paritarie, specie dell'infanzia, con la perdita delle rette) darà a molte scuole paritarie il colpo di grazia. Col il prossimo anno scolastico (cioè dal settembre 2020), pare che la metà delle scuole paritarie dovrà chiudere! Ebbene, anche in questa emergenza sanitaria, economica e sociale, il Governo continua di fatto a non occuparsi delle famiglie e dell’educazione dei figli (ad esempio: a chi lasciarli se le scuole non riaprono?), ma anche a discriminare le scuole paritarie, totalmente dimenticate anche dai numerosi, incalzanti e spesso oscuri DPCM del Presidente del Consiglio. Ma se lo Stato non si occuperà subito di questo problema, non riuscirà più a garantire neppure il fondamentale diritto allo studio per tutti i suoi cittadini! Se invece lo Stato sostenesse le scuole paritarie addirittura ci guadagnerebbe, anche economicamente. 
Facciamo due conti.
In Italia ci sono 12 milioni di famiglie con 8,4 milioni di figli in età scolastica a carico.
Lo Stato italiano spende ogni anno per l'istruzione (con soldi assunti dalle tasse di tutti i cittadini) € 56 miliardi.
Nelle scuole paritarie ci sono 900.000 alunni (600.000 nelle scuole Materne e Primarie) e 180.000 lavoratori (docenti e personale).
Nelle scuole statali il costo medio annuo di uno studente è per lo Stato di € 10.000. Nelle scuole paritarie, che in genere offrono servizi e qualità migliori, è invece di € 5.500.
Se la spesa per l’Istruzione fosse spalmata su tutte le scuole pubbliche (statali e paritarie) lo Stato risparmierebbe fino a € 6 miliardi.
Se invece le scuole paritarie chiudessero, lo Stato non solo non avrebbe le strutture scolastiche per accogliere quei 900.000 studenti in più, ma non potrebbe sostenere quei € 6 miliardi di spesa in più per garantire a tutti l’istruzione nelle scuole statali. Avrebbe inoltre 180.000 disoccupati in più (i lavoratori appunto delle paritarie).
Se lo Stato continua in questa storica ingiustizia e discriminazione, già a settembre – oltre agli altri enormi problemi sociali ed economici che questa epidemia ci lascerà drammaticamente davanti – potrebbe quindi andare incontro anche al fallimento dell’intero sistema scolastico del Paese! E le paritarie che riuscirebbero ancora a sopravvivere sarebbero pian piano davvero solo quelle per i genitori che possono permettersi una retta annua di almeno € 8.000, quindi sarebbero davvero “scuole per i ricchi” (come è già appunto nell’immaginario collettivo, non sapendo che ciò è appunto causato da una grave ingiustizia statale).

Non è impossibile, anzi è addirittura facile ed economico trovare la soluzione al problema, se non ci si ostinasse ad essere ingabbiati nei pregiudizi ideologici (PD e M5S sono infatti ancora contrari).
Basterebbe pensare ad esempio, e sono proposte avanzate da tempo e tuttora ripresentate in Parlamento (e già attuate in molti Paesi), al “costo standard” per studente, cioè una quota unica di spesa per studente, fruibile poi in qualsiasi scuola pubblica (statale o non statale), cioè scegliendo davvero liberamente la scuola che si ritiene più idonea e formativa; oppure si potrebbe almeno pensare alla possibilità di detrarre la retta dalle imposte; o ancora a provvedere al pagamento degli stipendi dei docenti delle paritarie da parte dello Stato.
Chissà, se di fronte al dramma attuale, si metterà mano a togliere questa storica ingiustizia e si comincerà a garantire davvero questo fondamentale diritto (che tra l'altro per la Dottrina sociale della Chiesa [vedi] è uno dei cosiddetti "valori non negoziabili"!); oppure se si continuerà questa grave discrimazione, per pregiudizi ideologici se non per aperta opposizione alla Chiesa, anche a costo di far fallire l'intero sistema scolastico italiano?





 

15.04.2020

Pandemia … e pornografia

L’essere costretti in casa per mesi è certamente tra gli aspetti drammatici di questa pandemia, una strategia (medievale), imposta dal governo in modo particolarmente drastico in Italia, non certamente per curare una malattia ma semplicemente per cercare di non prenderla. Una misura estrema, e discutibile (ma non è stata discussa, neppure dal Parlamento), che, oltre ad impedire di recarsi negli ambienti di lavoro (con gravissimo danno economico) o di studio (per i bambini si tratta pure di non sapere a chi lasciarli), ha tolto il contatto vivo con la realtà, con gli altri, con la natura.
Una privazione che, oltre a danneggiare la salute e l’economia, può far emergere ferite nascoste, talora persino gravi problemi psicologici. Chi infatti presenta già qualche fragilità in questo senso o non ha scoperto la bellezza della vita interiore, dello spirito, può andare davvero in crisi.
Al di là dei diversi carismi e vocazioni, questa forzata “clausura” può però costituire pure una particolare opportunità per la vita dello spirito, perché nella solitudine e nel silenzio (cose incredibilmente mai sperimentate da parte di molti ragazzi e adulti di oggi!) può emergere con particolare intensità la coscienza e Dio può far sentire ancor di più la Sua voce.
Basti pensare all’esperienza degli eremi o dei monasteri di clausura, dove peraltro l’umanità delle persone viene esaltata, e in non pochi casi, magari ignoti ai più, sono pieni di giovani e pienamente equilibrati.
Non a caso il “deserto”, già nella Bibbia o all’inizio della missione stessa di Gesù, come pure nei primi monaci (si pensi ad esempio alla celebre figura dell’abate S. Antonio), è un luogo particolare di incontro con Dio. Ma, come sperimentavano appunto anche i cosiddetti “padri del deserto” (ad esempio appunto S. Antonio abate), e come indica la vicenda stessa della “quarantena” (Quaresima, cioè 40 giorni effettivi) fatta da Gesù all’inizio della Sua missione, il deserto può anche essere, se non lo si riempie poi di Dio, il luogo della tentazione, della presenza e della lotta col demonio (il famoso “maialetto” con cui è in genere raffigurato S. Antonio abate, per questo chiamato poi impropriamente patrono degli animali e assai caro alla pietà popolare rurale).

Dunque questo periodo di “clausura” forzata può essere anche un’opportunità spirituale (salvo poi il fatto della necessità di incontrare Gesù nella Chiesa, nei Sacramenti, nell’Eucaristia celebrata, adorata e vissuta); ma può essere anche una tentazione.
Oggi poi, specie le nuove generazioni “digitali”, già totalmente rapite, talora in modo persino compulsivo, dal mondo virtuale del computer e degli smartphone, il pericolo di divenire ancor più schiavi di un mondo virtuale - che può portarci in casa e davanti agli occhi e alle orecchie il mondo, ma il mondo reale è un’altra cosa … tanto è vero che i Sacramenti, come abbiamo già richiamato, non valgono in streaming! - può davvero diventare pericoloso, quasi un’altra oscura pandemia.

E qui si inserisce anche il discorso su quella “bomba nascosta” ma davvero distruttiva, che nel silenzio e nel nascondimento deturpa e poi condiziona e persino rovina moralmente e spiritualmente milioni e milioni di persone, specie poi se giovani o addirittura ragazzi: la pornografia su internet! Una vera e propria droga (lo si è scoperto persino clinicamente e a livello neurologico e psichico), che può rendere dipendenti, schiavi e sempre più psicologicamente ripiegati su di sè, moralmente distrutti e spiritualmente insensibili e vuoti.
Un esempio, che ha dell’incredibile, per capire le proporzioni di questo dramma nascosto, di questa ‘pandemia’ silenziosa ma non meno pericolosa, è dato da uno dei maggiori centri di produzione o raccordo di siti pornografici: Pornhub (che ha la sua centrale in Canada ma è visto ovviamente in tutto il mondo). Ebbene, solo nel 2019 Pornhub ha registrato l’incredibile numero di 42 miliardi di visite (pari a 115 milioni di accessi giornalieri)!

Se questi giorni di “arresti domiciliari” a causa del Coronavirus e dei Decreti governativi hanno portato più persone a chiedersi finalmente quale senso abbia davvero la vita, a scoprire o riscoprire meglio la bellezza della fede, della preghiera, della meditazione … per molti, più di quel che si creda, è stata anche l’occasione per farsi trascinare nell’oscuro e talora perverso mondo della pornografia, del sesso on-line.
Nel primo mese di domicilio coatto a causa del Coronavirus, gli accessi italiani ai siti pornografici hanno infatti avuto un incremento addirittura del 24% ! [fonte: NBQ, 8.04.2020]
Questi immensi poteri (commerciali, economici), che ruotano attorno al mondo della pornografia on-line, hanno infatti subito capito che la clausura forzata di decine di milioni di persone, specialmente in Italia, come pure l’impossibilità di praticare un sesso facile se non addirittura per le strade, era un’occasione ghiotta per incrementare le loro proposte e i loro commerci.
Così i
l 12 marzo Pornhub, oltre a promettere all'Italia aiuti finanziari, ha ‘donato’ agli italiani di poter sottoscrivere gratuitamente un account Premium; e in questo modo ha ottenuto un immediato aumento del 13,8% del traffico. Intanto chi cade nella trappola poi difficilmente ne esce, anche quando tornerà a pagamento o porterà a livelli sempre più estremi (e costosi).
Allo stesso modo il 25 febbraio anche il sito xHamster ha reso gratuito l’account Premium, con questo invredibile commento del vicepresidente della compagnia, Alex Hawkins: «Il modo più semplice per evitare che il virus si diffonda è evitare il contatto diretto con altre persone, e il porno può essere d’aiuto … per evitare contagi per via sessuale»!
Così pure il sito giapponese Soft on Demand, cogliendo l’occasione favorevole, ha messo a disposizione circa 200 film “per adulti”, ottenendo un incremento di accessi talmente forte da creare problemi di ingolfamento al sito stesso.
[fonte: Il Timone/News 4.04.2020]

Ecco perché bisogna essere sempre più spiritualmente pronti per affrontare le “prove” che ci aspettano (questa è solo la prima!) e attraverso cui si evidenzierà sempre più la lotta tra la Donna (Maria SS.ma) e il Drago, cioè il demonio, ora “sciolto dalle catene” e particolarmente infuriato perché gli resta poco tempo per catturare le anime, prima del trionfo del Cuore Immacolato di Maria e la liberazione di tutti coloro che attraverso di Lei appartengono a Gesù Cristo.




 

13.04.2020

Cina: dittatura comunista, economia … e Coronavirus

Abbiamo parlato più volte della dittatura comunista cinese, anche in riferimento al nuovo controllo elettronico totale delle persone (v. il “Sistema di Credito Sociale” – cfr. News del 2.03.2020).
Com’è noto, proprio da una regione (Hubei) di questo immenso Paese, dove esistono anche a scopo militare i più grandi laboratori batteriologici (forniti dalla Francia ed ora totalmente in mano al Governo cinese), è nato, per cause ancora ignote, il Coronavirus Covid-19, che si è diffuso in tutto il mondo e costituisce per l’umanità intera, per la salute ma anche per l’economia, la più grande ferita dopo il secondo conflitto mondiale.
Nella stessa News indicata avevamo fatta anche qualche sottolineatura sulle responsabilità da parte del Governo comunista, che guida in modo dittatoriale la Cina, circa l'iniziale diffusione dell'epidemia e pure sulle coraggiose proteste popolari che avevano cominciato a sorgere contro il regime, anche per questo.
Tra i leaders più in vista di tali proteste, molti sono coloro che risultano ora “scomparsi”! Tra questi anche la dottoressa Ai Fen, capo della terapia d’urgenza dell’ospedale di Wuhan, che fu tra i primi a denunciare la pericolosità del virus scoperto, insieme al dott. Li Wenliang, l’oftalmologo di 33 anni dell’ospedale centrale di Wuhan, che il 30.12.2020 aveva individuato in 7 pazienti il nuovo virus e la sua potenzialità distruttiva, ma venne arrestato il 3.01.2020 e poi morì il 7.02.2020 per aver contratto egli stesso il virus (v. ancora la News indicata). Anche la dottoressa Ai Fen, subito il 31.12.2019, aveva posto l’allarme sulla nuova infezione virale (secondo lei simile alla Sars) in un post su WeChat, ma i suoi superiori le ordinarono di tacere per non creare il panico e l’accusarono di essere una delatrice. Scrisse poi un articolo in merito il 10.03.2020 sul magazine “People” (Renwu), ma fu subito censurato. Ora la dottoressa, che criticò apertamente il governo per i ritardi nell’ammettere il pericolo, è misteriosamente scomparsa e si teme sia stata arrestata.
Il 12.03.2020 è sparito anche Ren Zhiqiang, il miliardario leader della importante impresa di costruzioni statale Huayuan Real Estate Group, già membro del Partito Comunista, che aveva osato criticare duramente il presidente Xi Jinping. La Commissione disciplinare del Partito comunista cinese ha annunciato che è indagato per aver violato in modo grave le leggi dello Stato e la disciplina del Partito. Pare sia ora detenuto a Taipingzhuang, sobborgo di Pechino.
Anche lo studente universitario di Shandong, Zhang Wenbin, che aveva chiesto in un video le dimissioni di Xi Jinping, è sparito. Secondo resoconti di stampa estera, lo studente è stato arrestato dalla polizia per aver creato “problemi di ordine pubblico”, tipica accusa rivolta a chi osa contestare anche in modo pacifico il regime comunista.
Anche molti intellettuali cinesi, che hanno osato criticare il governo per la gestione dell’epidemia, sono spariti misteriosamente; come nel caso di Xu Zhiyong, attivista per i diritti umani, arrestato il 15.02.2020 a Guangzhou (Guangdong) per “incitamento alla sovversione contro il potere dello Stato” e recluso in una prigione segreta. Sono spariti da febbraio anche Xu Zhangrun e He Weifang, intellettuali secondo i quali la propagazione del coronavirus è dovuta anche alle censure del governo ed è stata favorita pure dall’assenza in Cina della libertà di stampa.

Del resto quando ancora il Governo parlava di sole 2.500 vittime per Coronavirus, nella sola città di Wuhan, epicentro dell’epidemia, in un solo mese erano state cremate 28.000 persone (contro una media di 6.600) ed erano state distribuite già 50.000 urne cinerarie.

Il Partito Comunista Cinese cerca ora di farsi perdonare dal consesso mondiale, continuando con la sua propaganda e pure fornendo a 89 Paesi (tra cui l’Italia!) 26 milioni di mascherine (che tra l’altro non sembrano neppure di qualità o persino inutili), 2,3 milioni di tamponi ed altre forniture utili per le analisi del virus.

Il sogno poi di conquistare il potere economico mondiale entro il 2050, come disse orgogliosamente il Presidente cinese, pare sia stato già ridimensionato dal Coronavirus.
Sono precipitate sia le esportazioni (solo tra gennaio e febbraio erano già calate del 17%) che le importazioni. Anche i consumi interni sono crollati.
Così nei primi 3 mesi del 2020 hanno chiuso 460.000 imprese, con un calo del 29% di nuove aziende rispetto al 2019.
I profitti industriali sono crollati del 38,3%. Le grandi imprese di Stato hanno ridotto le vendite del 32,9%; quelle partecipate da fondi esteri del 53,6%.
Nel 2020 la crescita prevista dell’economia cinese si è così ridotta al 2,9%.
In totale s
ono stati persi 250 milioni di posti di lavoro (di cui 100 milioni solo nel settore del turismo)!
(fonte: Asia News)







 

10.04.2020

Fede e … Decreti

Quale idea di religione?

La religione, in ogni civiltà della storia, pur nascendo dal profondo dell’uomo e richiedendo che vi alberghi, non è mai stato un fatto solo di coscienza, privato, individuale e senza alcuna incidenza sociale. Lo testimonia ogni civiltà, di ogni tempo e di ogni luogo, da quando l’uomo è apparso sulla faccia della terra. Basti pensare che i luoghi comunitari di culto (cioè di preghiera comunitaria, di incontro speciale con la divinità) sono sempre stati, in ogni tempo e civiltà, quelli più importanti, persino pure dal punto di vista artistico. La storia, la fenomenologia e la sociologia delle religioni stanno lì a dimostrarlo.
La riduzione della religione a fatto solo di coscienza, privato, individuale, senza alcuna incidenza sociale, è propria di una visione innaturale, di stampo illuministico e massonico, dove in fondo ogni religione è ammessa purché non osi presentarsi come “vera” e non abbia un’incidenza sociale.
Il potere, in altri termini, deve rimanere a Lorsignori! Persino l’evangelico “Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mc 12,17), che fonda la “vera” laicità di uno Stato e la “relativa” autonomia della politica nei confronti della religione (cosa in fondo presente solo nel cristianesimo e fortemente assente ad esempio nell’islam), viene tradotto in questa logica di potere come un dare a Dio solo l’intimo della coscienza (Dio è invece il Signore di tutto!), mentre tutta la vita sociale e pubblica deve essere stabilita dallo Stato, persino nel decidere cosa è bene e cosa è male. Così il risorgimentale “libera Chiesa in libero Stato” di Cavour si è addirittura tradotto, nel progressivo avanzamento del Piemonte (e della massoneria) alla conquista dell’Italia, in un assoggettamento totale della Chiesa, fino al punto ad esempio di sopprimere gli ordini religiosi e di incamerarne tutti i beni! Insomma, appunto, la libertà di continuare a credere solo nel privato, nella coscienza; in attesa di espropriare anche quella (con le scuole, le università, la stampa, ecc.) (v. documento 1 e 2 ).
Il cristianesimo poi, che nasce come intervento di Dio stesso nella storia a tal punto da farsi uomo (cosa assente in ogni altra religione), ha avuto ed ha una capacità di trasformazione dell’uomo, della società e della storia talmente forte da essere non solo la religione più grande del mondo (con 2,4 miliardi di cristiani) ma ha creato in duemila anni la civiltà trainante del mondo stesso; oltre ovviamente a dare la salvezza eterna! L'Italia è poi il centro del cristianesimo (o almeno della Cattolicità).
Nella logica illuminista-massonica, invece, anche questo è e deve essere relativo e soggettivo.
 

Quale importanza della fede Cattolica per lo Stato italiano?
Ebbene, questo sottofondo culturale, questo pregiudizio, emerge, anche con una certa disinvoltura, pure negli attuali Decreti governativi, che vogliono far fronte all’emergenza sanitaria, così forte in un'Italia che, nonostante tutto, continua però ad essere in gran parte legata alla fede e persino alle devozioni cristiane (ne sono una riprova anche certi atti ufficiali di devozione di molti sindaci italiani in questo tempo, v. sotto News del 29.03.2020).
Proprio quando le coscienze dei cittadini italiani sono messe a dura prova, a motivo dell’epidemia ma anche delle fortissime restrizioni imposte alla vita personale, familiare, sociale ed economica, al limite del sopportabile (quanto si potrà resistere reclusi in casa, ad esempio per i bambini? quanto potranno essere bloccate le attività produttive senza dover arrivare alla fame o alle rivolte sociali? quanto la salute stessa sarà provata dall’assenza di movimento, di sole, di attività sportive? quanto persino la psiche stessa di molte persone potrà ancora resistere? quanto lo spirito, che è il motore vero di tutta la vita umana, potrà sopravvivere senza i propri alimenti soprannaturali?), ci si deve domandare quali siano le necessità che i Decreti ministeriali ritengono indispensabili per la vita dell’uomo e da autocertificare alle forze dell’ordine per poter uscire di casa.
A questo punto, sotto il pretesto dell’emergenza sanitaria, emerge, persino inevitabilmente (perché la neutralità è impossibile, anche per la politica: non ci si può occupare infatti del “bene comune” senza sapere e svelare quale sia il bene vero dell’uomo), quale sia la logica o il pregiudizio, per non dire l’ideologia, che sottende a certi provvedimenti. Provvedimenti tra l’altro assunti con “pieni poteri” (e pensare che molti, solo pochi mesi orsono, si sono stracciate le vesti per chi accennò all'utilità pubblica di questi pieni poteri – certo non di fronte a emergenze di tale gravità, ma comunque per una situazione economica italiana che era già al limite del tracollo – pieni poteri che sarebbero però stati chiesti al voto democratico dei cittadini e quindi secondo il loro volere e non per capi di governo non votati da nessuno e sostenuti da una maggioranza che di fatto non c’è più da tempo nel Paese), poteri davvero da far invidia alle dittature, fino a toccare quasi i diritti fondamentali dell’uomo (libertà di coscienza, di religione, di culto, di movimento libero, di lavoro, di studio, speriamo anche non della libertà di pensiero, visto che qualcuno l'ha intravisto sul prospettato controllo di notizie per evitare presunte fake-news), diritti sanciti dalla Costituzione stessa; un potere esecutivo che sembra persino oltrepassare quello legislativo (il Parlamento eletto democraticamente dai cittadini) e che si esprime perfino con modalità assai discutibili se non improprie (con eccessiva esposizione mediatica e con importanti comunicazioni notturne preannunciate addirittura sui social network!) per gravi decisioni immediatamente operative (dalla mezzanotte stessa; così da creare panico, come in chi si è gettato ad esempio nel cuore della notte nelle stazioni ferroviarie, nelle farmacie di turno o nei supermercati 24h/24).
Tutto ciò tra l’altro con decisioni che sembrano dogmaticamente certe dei criteri e dei risultati, quando invece altre nazioni (si pensi ad esempio alla Corea del sud) hanno risolto brillantemente il problema dell’epidemia con ben altri metodi (il che significa che certi metodi, sia pur urgenti, sono almeno discutibili e quindi, nonostante l’urgenza, da discutere almeno dal Parlamento). Si comprende certo l'urgenza e la gravità delle decisioni da prendere, come pure la difficoltà di trovarsi impreparati di fronte ad una tale emergenza (ricordando però anche una certa ingenuità o un eccessivo ottimismo manifestati dal Governo ancora a fine gennaio; basterebbe riascoltare certe interviste di allora). 

 

Confusione e pretese illecite dello Stato sulla vita di fede
Fatta questa fondamentale premessa, ci chiediamo quale senso abbiano certe decisioni del governo, in riferimento proprio alle questioni religiose, per rimanere ai casi più eclatanti, che tra l’altro hanno pure manifestato uno ‘stato confusionale’ da parte del Governo stesso.
Tra Decreti legge, numerosi e incalzanti DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), che si aggiornano continuamente e qualche volta si contraddicono o che hanno comunque bisogno di precisazioni e chiarimenti (cui hanno fatto talora seguito perfino Note del Ministero dell’Interno, che non è invece deputato a chiarire o cambiare un Decreto governativo - v. sotto); ebbene tutto questo crea confusione o abbandona i cittadini in una passività o remissività su propri fondamentali diritti che devono essere invece rispettati.
La stessa Conferenza Episcopale Italiana (CEI) - in genere abbastanza prona a seguire pedissequamente certe direttive governative su materie che peraltro sarebbero di sua competenza (trattandosi appunto della vita interna della Chiesa e questioni di fede o addirittura di liturgia; quindi questioni che toccano la “libertà di culto” sancita dalla Costituzione e sono oggetto pure di accordi internazionali, quali il Concordato tra la Repubblica Italiana e la Chiesa Cattolica Italiana) e che comunque sarebbero almeno discutibili, visto che ad esempio altre Conferenze Episcopali, di fronte alla stessa emergenza, hanno preso in merito decisioni diametralmente opposte (come quella polacca, che proprio per non creare assembramenti di fedeli, che in Polonia ci sono, ha addirittura aumentato il numero delle Sante Messe) – ha richiesto al Governo dei chiarimenti, attraverso il portavoce e sottosegretario mons. Maffeis.
A tale richiesta ha risposto a nome del Governo (poteva farlo? dal punto di vista della legge NO) il 27.03.2020 una Nota del “Dipartimento per le libertà civili” del Ministero dell’Interno.

Documento della Direzione Centrale degli Affari dei Culti del Ministero degli Interni avente ad oggetto: Quesiti in ordine alle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Esigenze determinate dall’esercizio del diritto alla libertà di culto.

Pure dopo questo chiarimento, che contraddice persino altre decisioni del governo, il sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri presenta una nuova risposta, entrando in ulteriore contraddizione.

Ecco qualche esempio, peraltro su questioni decisive per la vita di fede.

Si può uscire per andare in chiesa a pregare?
Tenuto presente che per la fede cattolica, che crede (come è) nella “presenza reale” di Gesù nell’Eucaristia, andare anche solo a pregare in una chiesa davanti al tabernacolo, cioè alla presenza del Santissimo Sacramento, è cosa ben diversa e più alta che pregare in casa da soli o in famiglia (sia pur lodevole e doveroso), ci si chiede se sia possibile uscire di casa per questo, visto tra l’altro che le chiese sono aperte.
Come sappiamo, per uscire di casa occorre un’autocertificazione che comprovi (ed è punibile con ammenda di € 400, all'inizio s'è detto addirittura con valenza penale, cioè come “reato”, non obbedire o dichiarare il falso!) il motivo di necessità che giustifichi tale spostamento. E nella confusione attuale si sono già visti spiacevoli e gravi interventi delle forze dell’ordine, non giustificabili se non come falsa interpretazione delle norme se non addirittura come “abuso di potere” (a sua volta impugnabile) (v. alcuni esempi sotto).
Ebbene, come sappiamo, tale autocertificazione contempla solo queste possibilità: per recarsi al lavoro (quando permesso) o in casi di stretta necessità, cioè per recarsi da persona anziana o disabile sola e che necessita di aiuto, o per andare dal medico (nei casi ristretti previsti) o ancora per recarsi in farmacia, al supermercato, all’edicola o in tabaccheria (negli gli esercizi più vicini a casa). Nei primi giorni dell’epidemia era pure permesso, fino alle ore 18, raggiungere bar e ristoranti (possibilità poi eliminata). In altri termini, comprare le sigarette, fare un “gratta vinci” o giocare al lotto, per lo Stato è una necessità (c’è chi in ciò ha visto, persino tra i tabaccai, un malcelato interesse dello Stato sulle accise!), mentre pregare, adorare, confessarsi, partecipare ad una Messa NO! (sia pur con poche persone e alle condizioni richieste).
Ebbene, alla domanda di chiarimento in proposito della CEI, il Ministero dell’Interno ha risposto (nella Nota citata) che se la chiesa si trova nel tragitto per raggiungere tali mete permesse, allora si può entrarvi per pregare.
Ora questo, oltre ad essere una novità, risulta gravemente offensivo, se non ridicolo, nei confronti dell’esperienza religiosa: cioè posso entrare in una chiesa per pregare, per adorare il Signore, persino per Confessarmi, solo se sto andando ad esempio a comprare le sigarette!! Altrimenti NO?

Tra l’altro, appunto, il Ministero non ha questo potere di aggiornare o interpretare i Decreti del Governo o del Presidente del Consiglio dei Ministri. A norma di legge è il Governo stesso che deve fornire chiarimenti sulle norme di cui è autore.

Anche le forze dell’ordine deputate a far rispettare le norme devono avere chiarezza, altrimenti si potrebbe scadere nei vergognosi e umilianti abusi visti già in questo periodo (v. sotto).

L’interpretazione che il Ministero dell’Interno fornisce è poi esatta? Di fatto può essere smentita dai Giudici (amministrativi, civili, penali) cui si rivolgono i destinatari delle norme: ad esempio, un TAR potrebbe annullare un provvedimento, oppure un giudice potrebbe farlo con le sanzioni (civili o penali) comminate per presunte violazioni, affermando che non si tratta affatto di violazione alla norma oppure che la norma è illegittima e deve essere disapplicata. In un sistema come il nostro, l’interpretazione esatta di una norma è quella data dai giudici, non quella del Governo.

Nei DPCM (8.03.2020 e successivi) non si dice che il Ministero dell’Interno può stabilire ulteriori regole; e il Ministero non può ad esempio stabilire che la chiesa deve essere necessariamente una “tappa” di un percorso più lungo o quante e quali persone possono trovarsi al suo interno durante una messa (gli accoliti sì, i fedeli no? v. poi).

Infine, per compiere l’opera, il sito della Presidenza del Consiglio (al 3.04.2020), nella rubrica delle “domande frequenti sulle misure adottate dal governo”, corregge ancora il Ministero dell’Interno.
Si aggiunge a quanto già previsto nella Nota citata, ovvero che ci si può recare in chiesa «in occasione degli spostamenti comunque consentiti, cioè quelli determinati da comprovate esigenze lavorative o da necessità, e che si trovino lungo il percorso già previsto, in modo che, in caso di controllo da parte delle forze dell'ordine, si possa esibire o rendere la prevista autodichiarazione», che «L’accesso ai luoghi di culto è consentito, purché si evitino assembramenti e si assicuri tra i frequentatori la distanza non inferiore a un metro. È possibile raggiungere il luogo di culto più vicino a casa, intendendo tale spostamento per quanto possibile nelle prossimità della propria abitazione». Si apre dunque al diritto di recarsi nella chiesa più vicina e non soltanto se sulla strada per il supermercato o il tabaccaio? Ma tale chiarificazione è stata comunicata anche ai Prefetti e alle forze di polizia? Resta infatti il problema dell'autocertificazione, che non lo contempla (e quindi con la possibilità che le forze dell’ordine sanzionino questa scelta, pur ammessa dal Governo).

È possibile andare a Confessarsi?
Sappiamo quanto ciò sia decisivo per le coscienze e talora persino necessario (in caso di stato di peccato mortale).
Il Governo ha in teoria contemplato la possibilità di confessarsi; anzi, andando ben oltre le sue possibilità e competenze (come ricordato sopra), ha deciso anche come confessarsi, cioè mantenendo tra il Confessore e il penitente la distanza di almeno un metro (tra l’altro, a meno che la chiesa non sia completamente vuota, ciò sarebbe già problematico in ordine alla dovuta discrezione se non addirittura al rispetto del gravissimo “segreto confessionale”).
Circa poi la possibilità o meno di raggiungere la Chiesa o il Confessore si veda sopra: solo se la chiesa è nel tragitto per andare alle altre mete permesse? oppure nella chiesa più vicina? oppure è possibile comunque? e in tal caso come giustificarlo in caso di controllo, visto che ciò non è contemplato nella autocertificazione e forse neppure i Prefetti e quindi le forze dell’ordine ne sono a conoscenza?

È davvero proibito partecipare alla S. Messa?
Com’è noto, o dovrebbe esserlo, la S. Messa è il Sacrificio (della Croce) di N.S. Gesù Cristo, che si rinnova sull’altare, e l’Eucaristia è la Sua presenza reale (in corpo, sangue, anima e divinità). Per la fede cattolica (cioè quella vera) la celebrazione della S. Messa non è semplicemente un rito di fede comunitario (come ad esempio nella deformazione protestante, ora penetrata non poco anche nella Chiesa Cattolica). Pertanto seguire una Santa Messa in modo virtuale (TV, radio, on-line) non è nemmeno paragonabile col parteciparvi di persona e non può sostituirla.
Ci si chiede perché, specie laddove c’è la concreta possibilità di avere spazi sufficienti (come nelle grandi cattedrali) o un numero ridotto di fedeli partecipanti (come in piccole comunità o nelle Messe feriali), e osservando pure le norme di sicurezza anti-contagio (distanza di almeno un metro tra le persone presenti, mascherine, guanti e persino eventuale disinfestazione degli ambienti e degli arredi, come ad esempio delle panche), non sia possibile la partecipazione dei fedeli alla S. Messa, comunque celebrata dai sacerdoti.
In questa proibizione da parte del Governo si manifesta tra l'altro una incredibile equiparazione delle celebrazioni religiose (persino la S. Messa!) ad altre cerimonie o attività sospese (“di carattere culturale, ludico, sportivo, religioso e fieristico”), come è stato specificato in riferimento ai DPCM 8.03.2020 e 9.03.2020.

I decreti governativi hanno sospeso tutte le attività “di carattere culturale, ludico, sportivo, religioso e fieristico”. La CEI ha accolto tali provvedimenti sospendendo le Messe con il concorso di fedeli.

Il governo ha di fatto equiparato le cerimonie religiose a tutti gli altri eventi che si svolgono in luoghi pubblici, come cinema, teatri, discoteche, stadi, fiere, sale scommesse e sale bingo. E la CEI, decidendo di non far celebrare le Messe in pubblico, ha aderito a tale equiparazione.

È dunque urgente riflettere persino sul rapporto tra lo Stato e la Chiesa!

Però la citata Nota del Ministero dell’Interno del 27.03.2020 afferma incredibilmente che “le celebrazioni (liturgiche) non sono in sé vietate”, che “non è prevista la chiusura delle chiese” e che “è evidente (!?) che l’apertura delle chiese non può precludere alla preghiera dei fedeli”.
Lo sanno il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Governo intero, i Prefetti e le forze dell’ordine?!

È possibile che le celebrazioni pasquali, sia pur senza popolo, abbiano una giusta solennità?
Nella richiesta di chiarimenti presentata dalla Cei al Governo, si chiedeva pure se nelle celebrazioni pasquali (e della Settimana Santa), sia pur senza concorso di fedeli ma per il giusto decoro di celebrazioni comunque così solenni, fosse possibile garantire un numero sia pur ristretto di servizi liturgici (accoliti all’altare, coro, organista, …).
La risposta del Ministero dell’Interno (ancora entrando impropriamente addirittura nel merito della liturgia!) è stata affermativa: è possibile che vi partecipino anche “il diacono, l’accolito, il lettore, l’organista e il cantore”, ma solo per la Settimana Santa e la Pasqua (cioè il Ministero decide persino quali siano i servizi liturgici necessari e quali siano le celebrazioni liturgiche più importanti! Questo è davvero inammissibile).
Tra l’altro la Nota del Ministero degli Interni è appunto del 27.03.2020 e in questo riferimento alla Settimana Santa (5-12 aprile), oltre come abbiamo visto a non poter correggere o interpretare un Decreto governativo né tanto meno entrare nel merito di competenze liturgiche, non tiene neppure conto che il DPCM in oggetto sarebbe per sé scaduto il 3.04.2020 (anche se poi prorogato), quindi prima della Settimana Santa.

È possibile celebrare Matrimoni in chiesa?
Era stato chiarito subito che la celebrazione dei Matrimoni in chiesa (cioè come Sacramento, che è l’unica unione permessa da Dio stesso, cfr. Mc 10,9) non fossero permessi. Incredibilmente venivano però permessi i Matrimoni civili in Comune (sia pur con la sola presenza degli sposi, dei testimoni e ovviamente del Sindaco)!
Qui la richiesta della CEI è stata stringente (“perché in Comune sì e in Chiesa no?”). La risposta data dal Ministero dell’Interno, dopo aver incredibilmente affermato che “i matrimoni non sono vietati in sé” (contraddicendo il decreto precedente), ha ammesso che si possano celebrare i matrimoni anche in chiesa, però con lo stesso numero di partecipanti, cioè sposi, testimoni e sacerdote (tra l’altro il sacerdote, avendo in genere i matrimoni religiosi, in virtù del Concordato, anche valore civile, è in questo frangente anche ufficiale di Stato).

A questo punto sorgono però nuove incongruenze: perché queste celebrazioni matrimoniali non possono avere ad esempio coro e organista (permessi invece a Pasqua, v. sopra)? E perché allora altre celebrazioni (Messe con sempre lo stesso numero ridotto di persone, oppure altri Sacramenti come Battesimi, Cresime, Ordinazioni e persino le Esequie cristiane) alle stesse condizioni non sono permesse? Il governo ha deciso allora quali siano le celebrazioni e persino i Sacramenti che contano e quelli che non contano?

Perché non è possibile celebrare i funerali in chiesa?
A questo punto, viste le eccezioni stabilite (inventate? possibili? efficaci?) dal Ministero dell’Interno, risulta ancor più incomprensibile - tra l’altro in questo drammatico frangente di dolore e di morte - perché siano leciti i riti (piccole preghiere, elogi funebri, ecc.) di commiato da un defunto al cimitero e non in chiesa, sia pur con il solo sacerdote e pochissime persone sufficientemente distanziate.
Su questa discrepanza se non discriminazione non c'è ancora risposta.

Tra l’altro, ci si potrebbe chiedere, se il governo abbia pure deciso che i morti per/con Coronavirus debbano essere cremati (pratica proibita dalla Chiesa se fatta ancora, come in passato, in opposizione alla fede nella risurrezione dei corpi; e comunque cristianamente le ceneri devono avere regolare sepoltura; qualcuno obietta perfino che in tal modo non siano neppure possibili autopsie, peraltro in questo frangente forse particolarmente necessarie).


Abusi delle forze dell’ordine?
Isteria da Coronavirus? Visione ideologica?
Alcuni esempi.

Domenica 15.03.2020, Marina di Cerveteri (RM).
La polizia municipale irrompe in una chiesa (Parrocchia S. Francesco), dove il sacerdote sta celebrando da solo la S. Messa (trasmessa in streaming ai parrocchiani), mentre pochissimi fedeli, distanziati tra loro secondo le norme, stanno assistendo fuori del portone della chiesa, lasciato aperto, con ingresso sbarrato da un leggio. Gli agenti entrano in chiesa, vanno all’altare, interrompono la S. Messa (!), prendono il microfono e dicono al Celebrante che non può celebrare e obbligano i pochissimi fedeli che sono all’esterno a tornare a casa.
Questo è illegale (tra l’altro secondo la Costituzione e lo stesso Concordato) e perseguibile: i due uomini della polizia municipale non hanno tenuto conto della sacralità del luogo e del momento e nemmeno del Codice Penale che punisce il turbamento di una funzione religiosa. Semmai gli agenti avrebbero potuto parlare con i pochi che seguivano devoti e distanziati all’esterno, invece di irrompere in chiesa, brandire il microfono e minacciare parroco e fedeli in piena celebrazione (tra l’altro trasmessa pure in diretta streaming).

25.03.2020, Giulianova (TE).
Il Sindaco Costantini, insieme ai 4 parroci di Giulianova, compie nel santuario cittadino della “Madonna dello Splendore” un Atto pubblico di affidamento della città alla Madonna (cfr. sotto News del 29.03.2020), rito trasmesso in streaming. Non sono presenti in totale più di 12 persone. Ma al termine della celebrazione sono raggiunti dai Carabinieri, che hanno poi trasmesso l’informativa in Procura, la quale è stata così costretta ad aprire un fascicolo: «Dovranno rispondere della violazione dei provvedimenti disposti dal decreto governativo del 9 marzo. Stando alle ultime disposizioni, le sanzioni saranno però di carattere amministrativo e non penale». Si tratta di un’interpretazione estrema alle norme peraltro incerte del governo o fastidio ideologico di alcuni per questa iniziativa civile e religiosa del sindaco?

2.04.2020, Rocca Imperiale (CS).
Il Parroco don Domenico Cirigliano (76 anni) è stato sanzionato con la multa di € 400 per aver fatto da solo (con un aiutante a distanza) una processione col Crocifisso, per benedire la città!

5.04.2020 (Domenica delle Palme), Frascati (RM).
Addirittura il vescovo diocesano, mons. Martinelli, è stato sanzionato per aver avuto un piccolo gruppo di fedeli, ben distanziati (qualcuno in più è entrato poi in chiesa per prendere l’ulivo benedetto), alla celebrazione privata nell’ampia cattedrale. Sono intervenute le forze dell’ordine, che avrebbero voluto addirittura interrompere la Messa e mandare via le persone (dicendo che doveva farlo il vescovo stesso).

5.04.2020 (Domenica delle Palme). San Vito di Fagagna (Friuli).
Il Parroco celebra con 3 persone (tra loro distanziate): multati tutti 4.


 

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29.03.2020

Affidamento di città e nazioni alla Madonna

Consacrazione di nazioni ai Sacri Cuori di Gesù e Maria

Il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore, presso il grande Santuario mariano di N.S. di Fatima (dove la Madonna apparve nel 1917, con un fortissimo e più che mai attuale richiamo al mondo – vedi e vedi), il vescovo di Leiria-Fatima, card. Antonio Augusto dos Santos, ha consacrato con un Solenne Atto Pubblico il Portogallo al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria.
Si sono uniti a questa consacrazione, oltre la Spagna, altre 22 nazioni: (in ordine alfabetico) Albania, Bolivia, Colombia, Costa Rica, Cuba, Guatemala, India, Kenya, Messico, Moldavia, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Polonia, Repubblica Dominicana, Romania, Slovacchia, Tanzania, Timor Est, Ungheria e Zimbabwe.
Come si vede, l’Italia manca all’appello …
Preghiamo perché si affretti pure il giorno in cui un Papa consacri al Cuore Immacolato di Maria la Russia, come da Lei chiesto con forza nel 1917, consacrazione che sarebbe foriera di pace e di benedizione per il mondo intero.

Città e paesi italiani affidati in questi giorni dai loro sindaci alla Madonna e ai Santi
Se i Vescovi italiani non hanno aderito a quella Consacrazione di nazioni avvenuta a Fatima il 25 marzo, è invece significativo che addirittura molti sindaci italiani - si potrebbe dire in modo autenticamente laico, cioè una vera laicità che comprende e non esclude la religione, ma anzi riconosce la priorità e la superiorità del soprannaturale anche in ordine al vero bene pubblico! - abbiano affidato i paesi e le città di cui sono i “primi cittadini” alla Madonna o ai Santi patroni, venerati nelle tradizioni locali, per ottenere la grazia di sconfiggere questa pandemia e poter vivere tempi sereni e sotto la loro protezione.
Tra questi spicca il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che il 13 marzo scorso si è recato ufficialmente, con la fascia tricolore, nella celebre basilica di N. S. della Salute, eretta dal popolo veneziano alla Vergine Santa per essere stato liberato dalla peste del 1630 (da cui il titolo) ed ha rivolto alla Madonna una fervida preghiera, composta per l’occasione dal Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia.
In questi giorni sono stati moltissimi i sindaci che hanno compiuto analoghi gesti così significativi e in fondo sentiti dall’intera popolazione da loro amministrata, persino da coloro che oggi purtroppo non vivono una vita di fede.
Così il sindaco di Città di Castello, Luciano Bacchetta, che si è recato in preghiera insieme al vescovo locale mons. Domenico Cancian, davanti alla venerata effigie della Madonna delle Grazie (del 1456), patrona della città e alla quale la comunità si è sempre rivolta nelle emergenze. Era un secolo che non accadeva un fatto del genere, nonostante le due guerre mondiali intercorse come pure gli eventi sismici registrati. Del resto Città di Castello già nel 1622 fu proclamata “Città di Maria” e la Madonna delle Grazie è Patrona della città dal 1783.
Ecco un elenco delle città o paesi italiani che in questi giorni, per essere liberati dalla pandemia in corso, sono stati ufficialmente affidati o riaffidati alla Madonna o ai Santi patroni dai loro stessi sindaci (in ordine cronologico dell’atto ufficialmente compiuto, oltre ai due sindaci già citati): Sassuolo (MO), Naro (AG), Galatone (LE), Verona, Rodì Milici (ME), Menfi (AG), Siena, Alcamo (TP), Sambuca di Sicilia (AG), Jerzu (CA), Rapallo (GE), Nuoro, Bivona (Ag), Palazzolo Acreide (SR), Chiusa Sclafani (PA), Gela (CL), Aversa (CE), Treviso, Avola (SR), Terni, Randazzo (CT), Partanna (TP), Furci Siculo (ME), Ascoli Piceno, Galati Mamertino (ME), Sora (FR), Ferla (SR), Modica (RG), Alvignano (CE), Pisa, Vanzaghello (MI), Ravanusa (AG), Pavullo (MO), Viterbo, San Cesario (LE), Scicli (RG), San Michele di Ganzaria (CT), Nettuno (RM), Vicenza, Cavallermaggiore (CN), Giulianova (TE), Tagliacozzo (AQ), Villabate (PA), Siracusa, Mistretta (ME), Novoli (LE), Giardini Naxos (ME), Cerea (VR), San Benedetto del Tronto (AP), Curtatone (MN), Ciminna (PA), San Severo (FG), Carignano (TO), Caronia (ME), Belmonte Mezzagno (PA), Acireale (CT), Este (PD), Cassina de’ Pecchi e Sant’Agata (MI), Monreale (PA), Citerna (PG), Fabriano (An), San Cono (CT), Mazzarino (CL), Capodimonte (VT), Galatina (LE), Morano sul Po (AL), Saronno (VA), Chieri (TO), Pavia, Borghetto Santo Spirito (SV), Isola del Liri (FR), Torre del Greco (NA), Balzola (AL), Viagrande (CT), Gorla Maggiore (VA), Catania, Ficarazzi (PA).
(fonte, anche con tutti i dati di tali eventi: Alleanza Cattolica)

… altro che chiese vuote o irraggiungibili (per Decreto)!
Forse molti di coloro che ci governano non conoscono, oltre la potenza dell’Altissimo e dell'intercessione della Sua e nostra Madre e dei Santi, anche la vera identità del popolo italiano, nonostante tutto. Altrimenti avrebbero pensato maggiormente, sia pur dentro i limiti imposti dalla grave situazione sanitaria, a non escludere il popolo dalla preghiera, devozione, Santa Messa (e Confessione), funerali, adorazione davanti al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia (Gesù vivo! che non può essere presente on-line), nelle innumerevoli chiese del nostro Paese, che è centro della cristianità, così come davanti alle statue o immagini tanto venerate e pregate nella storia e nel presente! E questo proprio in vista del vero bene dei singoli e dell’intera popolazione italiana, oltre che ovviamente della salvezza eterna!
Una necessità
(oltre quelle che permettono in questi giorni gli spostamenti) assai maggiore di quanto possiamo trovare in farmacia, al supermercato, per non dire nelle tabaccherie (dove è invece permesso andare)!


 


 

20.03.2020

Sulla questione dell’abolizione delle Sante Messe con il popolo in questo tempo di emergenza e sulla difficoltà di confessarsi
(e documento vaticano sull'Indulgenza plenaria concessa in questo tempo, in certi casi e a certe condizioni, e sul modo per potersi ora confessare)

Come sappiamo, la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha deciso, in conseguenza dei Decreti governativi, di abolire la celebrazione delle Sante Messe (feriali e festive) col popolo, cioè con la partecipazione dei fedeli (speriamo però che ogni sacerdote continui a celebrare quotidianamente in privato il Sacrificio eucaristico, che è ciò che di più importante c’è nell’universo, per la gloria di Dio e per la nostra stessa salvezza).
Sono inoltre vietate dal Governo le celebrazioni dei funerali (Esequie cattoliche in chiesa; sono invece ammesse le preghiere al Cimitero!) e dei Matrimoni (permessi però in Comune! dopo essere stata evidenziata la contraddizione, sono stati poi permessi anche in Chiesa, ma solo con gli sposi e i testimoni, oltre al sacerdote); s’è persino specificato che anche per le Confessioni si debba mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro (non quindi alla grata; anche se pare difficile confessare i propri peccati a questa distanza; potrebbe essere compromesso lo stesso “segreto confessionale”, oltre che la dovuta discrezione).
Le ulteriori restrizioni sulle possibilità di uscire di casa (solo per andare al lavoro, al supermercato, dal medico, in farmacia e in tabaccheria! ma non per andare in chiesa) rende poi di fatto vana l'apertura delle chiese e anche la possibilità di confessarsi. 

C’è chi, da competente giuridico e canonico, ha fatto osservare che un Decreto governativo non può disciplinare la vita interna delle chiese, essendo ciò oggetto della Costituzione (libertà di culto) e dello stesso Concordato tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica italiana.
Si potrebbe poi osservare con quali criteri un governo possa stabilire quali siano le principali “necessità” della persona, dando ad esempio la possibilità di spostarsi per andare al supermercato o in tabaccheria e non per le necessità spirituali, in realtà ancora più importanti, come partecipare alla Santa Messa, adorare l'Eucaristia e Confessarsi.
Non si capisce inoltre come si possa in questi termini provvedere alla assistenza spirituale dei fedeli (“salus animarum”: la salvezza delle anime, che è compito e legge suprema della Chiesa!), addirittura ai moribondi!
Quando era ancora possibile tenere aperti bar e ristoranti (sia pur fino alle 18), ci si chiedeva come mai non fosse possibile andare alla S. Messa - specie quelle feriali che in genere vedono la partecipazione di pochissime persone, che possono quindi essere comodamente distanziate tra loro – mentre era appunto possibile andare al supermercato, bar e ristorante.
Rimane infine la discrepanza tra le diverse comunità cristiane cattoliche: in Italia appunto i Vescovi sopprimono le celebrazioni della Sante Messe, mentre ad esempio in Polonia i Vescovi le moltiplicano, per dare modo a tutti (e in Polonia sono davvero tanti!) di parteciparvi senza creare ressa o assembramenti di fedeli.

Da parte della Diocesi di Roma (quella del Papa e centro della cattolicità) si era poi deciso (il 12.03.2020 sera; decisione che si sarebbe presumibilmente e immediatamente allargata a tutte le chiese d'Italia, di cui il Papa è il Primate) addirittura di chiudere tutte le chiese (come del resto risulta chiusa la stessa basilica di S. Pietro in Vaticano!), vietando quindi di fatto anche la preghiera di adorazione personale davanti al SS.mo Sacramento o la Confessione anche in una chiesa aperta ma vuota! Grazie a Dio, anche per l'immediato sconcerto manifestato da moltissimi fedeli e non pochi sacerdoti e vescovi, tale decisione è stata immediatamente ritirata (il 13.03.2020 mattina, dal cardinale Vicario di Roma De Donatis, il quale ha tenuto e precisare che entrambe le decisioni, di fatto contraddittorie, erano state prese in accordo col Papa).
 

A conforto delle anime
Chi comprende ed assapora un poco di più, per grazia e per impegno, la bellezza e la necessità (non discutibile dalla politica) di partecipare alla S. Messa anche nei giorni feriali (tanto più nell’obbligo morale di partecipare a quella festiva), così come di fare Adorazione Eucaristica (davanti al tabernacolo) e perfino la gioia o talora la necessità (per i peccati mortali, vedi) di ricevere il perdono dei peccati col sacramento della Confessione (Penitenza) prova in questa emergenza e con questi divieti un particolare e profondo dolore spirituale.

Ricordiamo che, nonostante il lodevole aumento in questo periodo delle SS. Messe in TV o on-line, vedere una Santa Messa o fare un'Adorazione eucaristica in modo virtuale (appunto in TV, sul pc o sul telefono) non è parteciparvi (Gesù non è realmente presente nello schermo!). Vederle o ascoltarle, se si aggiunge la propria partecipazione interiore, può servire solo come preghiera o meditazione. Possiamo invece partecipare anche on-line o in Tv alle preghiere anche a distanza (S. Rosario, ecc.), così come passano anche con questi mezzi le Benedizioni (essendo Sacramentali e non Sacramenti) e persino, alle solite condizioni richieste (v. poi), il poter lucrare le Indulgenze (che sono la remissione delle "pene", applicabile anche alle anime del Purgatorio, e non dei peccati).



Data la particolare situazione che il mondo sta vivendo e l'impossibilità (talora per divieto da parte dei Governi) di poter accedere all'Eucaristia e alla Confessione, a conforto delle anime e per avere comunque una serenità di coscienza ricordiamo quanto segue.

Nessuno può vietare l’obbedienza ai Comandamenti divini, da seguire anche a costo del martirio (ricordiamo ad esempio i 49 martiri di Abitene, nell’attuale Tunisia, che nel 304 si opposero al divieto dell’imperatore Diocleziano, che proibiva le Sante Messe domenicali, e preferirono morire piuttosto che rinunciare alla S. Messa; nota e stupenda la loro pubblica confessione “Sine Dominico non possumus!”).
Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, come disse già S. Pietro (arrestato perché annunciava la Risurrezione di Cristo, appena avvenuta) di fronte al Sinedrio (v. At 4,19-20).
 

Circa la S. Messa (vedi e vedi)
Il 3° Comandamento (“Ricordati di santificare le feste”) obbliga in coscienza a fare del “giorno del Signore” (che nell’Antico Testamento era il sabato, cioè il 7° e ultimo giorno della settimana, e che col Vangelo e il cristianesimo è diventato la domenica, cioè appunto “il giorno del Signore”, ex “giorno del sole” e primo giorno della settimana, quindi sbagliato dire “week end”!) e di tutte le altre feste infrasettimanali da celebrare, un giorno santo, cioè particolarmente dedito a Dio, alla preghiera, alla meditazione, come pure agli affetti, alla carità, oltre che al riposo (è infatti pure vietato lavorare, se non necessario) e allo svago. Ovviamente non c’è cosa più grande per santificarlo, che partecipare alla S. Messa, che è il Sacrificio stesso di Cristo a lode del Padre e per la nostra salvezza, e possibilmente (se si è in grazia di Dio, cioè senza peccati mortali) anche ricevendo in noi Gesù realmente presente nell’Eucaristia.
Che però sia grave obbligo morale partecipare alla Santa Messa, pena commettere un peccato mortale, tutte le domeniche (52 in un anno) e le altre feste “Comandate” [in Italia: 1° gennaio (Maria SS.ma Madre di Dio), 6 gennaio (Epifania di N.S.G.C.), 15 agosto (Assunzione in Cielo di Maria SS.ma), 1° novembre (Tutti i Santi), 8 dicembre (Immacolata Concezione di Maria SS.ma), 25 dicembre (Natale del Signore), mentre tutte le altre feste cadono già di domenica] è il 1° Precetto della Chiesa (che sono 5,  vedi nel file sull’esame di coscienza), che appunto obbliga gravemente in coscienza, pena commettere un peccato mortale se si disobbedisce. Ovviamente tale obbligo riguarda tutti coloro che possono fisicamente parteciparvi: non riguarda infatti gli infermi - che devono però godere della carità di ricevere almeno l’Eucaristia, da parte del sacerdote (così possono anche confessarsi), del diacono, dell’accolito, o in via eccezionale da parte del ministro “straordinario” della Comunione - chi si trovasse necessariamente in viaggio (senza poterlo differire ad altro giorno, in Paesi senza chiese cattoliche, in un volo che occupa l’intera giornata, in una navigazione che occupa l’intera giornata e in cui non è garantito il servizio religioso, ecc.) o non potesse spostarsi da casa per l’assistenza ad un infermo (senza la possibilità di essere sostituito), ecc.
Essendo comunque un “precetto” della Chiesa, essa può eccezionalmente anche disporre diversamente e persino esonerare dall’obbligo morale di partecipare alla S. Messa (rimanendo però l’obbligo di rendere comunque “santo” quel giorno, come appunto recita il 3° Comandamento).
È appunto il caso che si verifica in questi giorni, a motivo della grave epidemia in corso e delle conseguenti decisioni governative (tra l’altro si tratta di garantire la salute personale e pubblica, il che è anche obbligo morale oltre che civile).
In Italia è ad esempio successo, dal 1976 in poi, che, avendo il governo di allora abolito la festività civile ad alcune feste o solennità cristiane [e fino ad allora feste di precetto, come ad esempio il 19 marzo (S. Giuseppe), il 29 giugno (S.S. Pietro e Paolo, tranne che per Roma, poiché essendo patroni della città mantiene la festività civile e quindi rimane l’obbligo di partecipare alla S. Messa), il 4 ottobre (S. Francesco d’Assisi, compatrono d’Italia) e le solennità dell’Ascensione e del Corpus Domini (trasferite alle domeniche successive)], la Conferenza Episcopale Italiana ha esonerato i fedeli cattolici dall’obbligo morale di partecipare in quei giorni alla S. Messa, essendo quasi impossibile per chi ha obblighi di lavoro o di studio.


Quindi, sia pur rattristati dall’impossibilità, per discutibili decisioni governative ed ecclesiali, di partecipare alla S. Messa (nemmeno a Pasqua! ed è la prima volta che accade nella storia bimillenaria della Chiesa!), i fedeli non devono però avere alcuno scrupolo di coscienza per questo (in altre parole: non si fa peccato mortale, come invece sarebbe nelle normali condizioni), ricordando però di rendere comunque “santo” (quindi particolarmente “di Dio”, cioè con abbondanti preghiere, meditazioni, oltre all'ascolto o visione della S. Messa in TV o con altri mezzi) il "giorno del Signore" (domenica) e tutte le feste "di precetto" (non parliamo poi della S. Pasqua, centro di tutto l'anno liturgico).


Circa la S. Confessione  (vedi e vedi)
Circa poi il desiderio (per i peccati veniali) o la necessità (per i peccati mortali) di confessarsi, ma essendo in questi giorni di domicilio coatto di fatto molto difficile accostarvisi, il fedele si ricordi che, se rimane l’obbligo di confessare i peccati davanti al sacerdote (è falso dire che ci si può confessare direttamente con Dio!) e di essere da lui assolto (se ce ne sono le condizioni), per essere perdonato da Dio e tornare nella Sua “grazia”, Dio, che legge nei cuori, accoglie già un atto di “contrizione” perfetto (cioè con il dolore sincero non solo di “aver meritato i castighi a motivo dei peccati”, cioè di essersi rovinati spiritualmente, che sarebbe l’“attrizione”, ma di aver “offeso Dio”, cioè di essere venuti meno all’amore di Dio, come recitiamo appunto nell’Atto di dolore) e dona il Suo perdono. Cioè questo atto sincero di dolore per i propri peccati (ovviamente col proposito fermo, “col Suo santo aiuto, di non commetterli più”) e di vero amore per Dio ci ottiene già il perdono dei peccati (e quindi la pace del cuore); rimane però l’obbligo di confessare davanti al sacerdote quei peccati mortali commessi e non confessati non appena sarà di nuovo possibile farlo (come ha stabilito Gesù stesso, vedi Gv 20,23).
 

Sul Decreto della Penitenzeria Apostolica circa il dono dell'Indulgenza plenaria, concesso in questo periodo di calamità in certi casi e a certe condizioni, e la concomitante Nota sul Sacramento della Confessione in queste attuali condizioni, vedi (documenti del 19.03.2020).







 

16.03.2020

Coronavirus? possibile inizio della fine di un mondo
Vedi nostro documento  (anche in Archivio)






 


2.03.2020

Cina. Al posto di Dio … e il Coronavirus

Il Partito al posto di Dio
Molte volte abbiamo parlato della Cina, questo immenso Paese di oltre 1,4 miliardi di abitanti, governato in modo dittatoriale dal Partito Comunista e che pone in atto anche una terribile persecuzione antireligiosa (v. News, solo per rimanere al 2019: 20.09, 11.04, 29.03, 22.01, 14.01). Abbiamo pure sottolineato (v. News del 20.09.2019) come di recente il Presidente Xi Jinping - accolto l’anno scorso in Italia con i più alti e ossequiosi onori (v. News 29.03.2019; e con il M5S che plaudeva entusiasta alla nuova “via della seta”! indispettendo così anche gli alleati americani) - abbia non solo evidenziato il suo progetto di portare la Cina ad essere la più grande potenza del mondo, ma abbia perfino osato sostituirsi esplicitamente a Dio, chiedendo addirittura alle chiese di cambiare il 1° Comandamento in “Non avrai altro Dio all’infuori di Xi Jinping”! (e le chiese che si sono rifiutate di rimuovere il Decalogo sono state chiuse). I Cattolici sono invece obbligati a studiare il “socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era”, l’era di Xi Jinping! Sulle chiese vengono tolti i Crocifissi ma deve sventolare la bandiera rossa a cinque stelle. La Chiesa deve in tutto essere sottomessa al Partito (nonostante i recenti segreti accordi col Vaticano!). Telecamere sono installate in tutte le chiese per monitorare le attività che vi si svolgono. È inoltre “vietato ai minori di 18 anni” entrare in chiesa o partecipare al catechismo e alle attività parrocchiali; e nelle scuole viene continuamente ricordato agli alunni e ai genitori che credere in Dio è vietato; gli stessi funzionari offrono compensi in denaro per chi denuncia «attività religiose illegali».
Xi Jinping forse non sa che la costruzione della Torre di Babele, che vuole sfidare Dio, si conclude con una disfatta (Gen 11,1-9); che “se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (Sal 127,1) e che un gigante dai piedi d’argilla può essere abbattuto da un sasso (cfr. Dn 2,31-35).
Ebbene, anche al presidente Xi Jinping qualche giorno fa è già scappato di chiamare il Coronavirus (Covid-19) un “demone”!
Non sa che quando l’uomo vuol mettersi al posto di Dio alla fine va sotto il potere di Satana!
Si ricordi che alla fine solo il Dio vero (Cristo) conduce la storia; e tutti coloro che già nel secolo scorso avevano addirittura avuto la pretesa di contare gli anni della “nuova era” dal loro avvento, di anni ne hanno contato pochi (12 il potere di Hitler, 20 l’era fascista, 72 l’immenso potere del comunismo russo, come ricordava Giovanni Paolo II nel suo ultimo libro “Memoria e identità”)!

Il Partito come “Grande Fratello”
Oggi c’è la possibilità tecnologica che il “potere” controlli sempre più la vita (anche privata) delle persone. Si va dalle intercettazioni telefoniche alla localizzazione del cellulare (non a caso non si può più togliere la batteria, per cui anche da spento il cellulare dice dove siamo e può trasmettere cosa diciamo) e alla tracciabilità non solo di tutto quello che scegliamo con esso ma anche dei pagamenti che con esso possiamo ormai fare; dall’uso di internet (con le informazioni sulle nostre scelte, idee, comportamenti, acquisti) a quello dei social network, dai pagamenti elettronici (non a caso si vuole far sparire il contante), dall’essere praticamente sempre sotto l’occhio di una telecamera o webcam fino all’uso dei droni (in Cina in questi giorni sta avvenendo anche questo, per controllare dove vanno i cittadini e se portano la mascherina).
Tutto di noi può essere ormai sotto controllo e archiviato.
Il Governo cinese, che secondo la più ferrea ideologia e impostazione comunista vuole essere il padrone assoluto della vita dei suoi ‘sudditi’, utilizza sempre di più il progresso tecnologico per controllare tutta la vita dei cittadini. Ad esempio, oltre a prevedere l’istallazione di 500 milioni di telecamere, per localizzare in 7’ ogni postazione del cittadino nelle città, si serve anche degli immensi “big data” dei suoi colossi come Alibaba, Baidu e We Chat, per individuare e archiviare i dati sulle scelte, acquisti, gusti personali e altre caratteristiche dei cittadini. Siamo passati dal proverbiale “Dio ti vede” all’attuale “il Governo ti vede!”.

Il Sistema di Credito Sociale
In Cina entro quest’anno dovrebbe poi entrare in vigore a pieno regime (era in sperimentazione dal 2014) il nuovo “Sistema di Credito Sociale”. Si tratta di un capillare sistema di controllo (ranking) dei comportamenti personali di tutti i cittadini (1,4 miliardi di cinesi!), con relativa loro classificazione in base ad un “punteggio” che può aumentare o diminuire e che determina conseguenze (vantaggi o svantaggi) anche pesanti sulla vita (per rendere l’idea, qualcosa di analogo all’italiano sistema di punteggio sulla ‘patente di guida’, ma che riguarda però tutta la vita!). Il punteggio di un cittadino permette cioè una classificazione della sua reputazione (rating), un “credito sociale” che ha conseguenze nella propria vita personale, familiare, sociale, economica. Ecco alcuni esempi…
Il Governo premia azioni “buone” come ad esempio attraversare sulle strisce pedonali, fare della beneficenza, donare sangue, ecc. con avere permessi di viaggio, maggiore rapidità nelle prenotazioni, poter noleggiare un’auto senza caparra, persino avere più possibilità di incontri sui siti romantici, fino ad arrivare a godere di sconti sulle bollette, migliori tassi di interesse nelle banche e persino facilitazioni nell’assegnazione di alloggi o poter affittare case senza lasciare depositi.
Il Governo punisce invece azioni “non buone” come ad esempio pagare in ritardo le bollette, fumare in zone non fumatori, diffondere fake-news su importanti fatti sociali, comprare troppi videogiochi o passare troppo tempo con essi, spendere soldi in acquisti inutili, non avere il biglietto di trasporto o addirittura non essere veloci nei gates d’imbarco, ecc., con l’impossibilità di fare voli nazionali (è già successo a 9 milioni di cinesi), di salire su treni veloci o di accedere alla prima classe (è già successo a 3 milioni di cinesi), di prenotare hotel lussuosi, ma anche col rallentamento della propria connessione a internet, ecc. fino al rifiuto delle carte di credito, all’impossibilità di accedere a un lavoro migliore o a scuole migliori (per se o per i propri figli).
Non avere buona capacità di guida o non rispettare il rosso del semaforo, non fermarsi per far passare i pedoni sulle strisce, ecc. può anche essere punito col vedere il proprio nome e cognome come ‘punito’ su schermi giganti in città. I proprietari di cani perdono poi punti se il cane viene portato a passeggio senza guinzaglio o causa disordine pubblico; e se si perdono tutti i punti confiscano il cane e si deve sostenere un test sui regolamenti richiesti per la proprietà degli animali domestici.
I “puniti” possono essere pubblicamente nominati coi loro dati (nome, cognome e carta d’identità) come cattivo cittadino. Un avviso governativo del 2016 incoraggia le aziende a consultare la lista nera prima di assumere persone ed offrire loro contratti.
Si tratta dunque di un sistema di governo/padrone che può anche ottenere qualche miglioramento di comportamento sociale, ma che, proprio perché in mano ad un potere onnicomprensivo, può essere davvero inquietante (Human Rights Watch l’ha definito “agghiacciante”), un’apocalittica minaccia alla libertà personale (v. Ap 13,16-17), un vero orwelliano “Grande Fratello” (Botsman l’ha definito “una visione futuristica del Grande Fratello fuori controllo”).
E cosa succederebbe di questo controllo totale sui cittadini in caso di applicazione politica (niente di più facile in un potere totalitario come quello cinese)? Punti messi o tolti a seconda dell’obbedienza o meno al Partito comunista?

Il Partito … e il Coronavirus
Il Partito controlla ogni azione di ogni persona … ma intanto ha taciuto per oltre un mese sulla diffusione del Coronavirus (Covid-19)!
Nella diffusione del virus ci sono certamente responsabilità che derivano dal sistema stesso della politica cinese (dittatura comunista).
Nel colossale e totalizzante apparato burocratico del sistema dittatoriale comunista che governa il Paese, ora c’è tutto un palleggiamento di responsabilità dalla periferia al centro del potere. Ci sono stati certamente ritardi da parte delle periferie per “paura di disobbedire” al potere centrale. Il sindaco di Wuhan, Zhou Xianwang, ha detto di non aver reso note prima la gravità e l’entità dell’epidemia perché “aveva bisogno dell’autorizzazione dei piani alti del potere”. I funzionari di partito di Wuhan e di tutto il Paese hanno messo a tacere informazioni di importanza cruciale, hanno sminuito la portata del problema e hanno rimproverato i medici che cercavano di lanciare l’allarme, per non disturbare il Potere centrale. Cade così anche il tanto decantato mito della meritocrazia nella gestione del potere.
La Commissione sanitaria nazionale, il ministero incaricato di dichiarare un’emergenza epidemica, non ha diffuso alcun avviso riguardante lo scoppio dell’epidemia fino al 19 gennaio; e quando l’ha fatto in sostanza ha rifilato la responsabilità di nuovo alle autorità locali (che stanno mostrando di essere più bravi a fingere che a cercare e trovare soluzioni; cercare ad esempio di individuare i potenziali portatori del virus è di sicuro utile, ma punirli o perseguitarli rischia di indurli a nascondersi, rendendo ancora più difficile e complicato combattere l’epidemia).
I massimi vertici del Partito Comunista hanno ammesso che l’epidemia ha “messo a dura prova il sistema cinese e la sua capacità di governance”.
Dopo l’epidemia, si ammette, la leadership cinese dovrà punire alcuni funzionari, e farlo severamente, se vuole salvarsi la faccia e riconquistare un minimo di credibilità.
Il Partito Comunista, però, farà davvero molta fatica a riconquistare la fiducia dei cittadini, se mai l’ha avuta. Nel popolo cresce infatti lo scontento per il governo, incapace di gestire la crisi.
Sempre più persone mettono in discussione le decisioni del governo. Pochi osano porsi apertamente contro Xi Jinping, in quanto sarebbe troppo pericoloso; ma cresce nella popolazione la rabbia contro di lui per aver creato una cultura della paura e della sottomissione all’interno dello stesso governo cinese, che anche in questa situazione ha creato enormi danni. [fonte: la Repubblica, 7.02.2020]
Tutto ciò anche se la Cina cerca di diffondere a livello internazionale l’immagine dell’efficienza autoritaria con cui sta affrontando l’epidemia di coronavirus e non pochi media anche italiani rilanciano volentieri quel tipo di propaganda, esaltando come il governo cinese sia in grado di mettere in “quarantena” 50 milioni di persone e costruire un ospedale in 10 giorni (se è vero).

Anche la morte del medico-eroe smaschera il regime cinese
Il dottor Li Wenliang, oftalmologo di 33 anni dell’ospedale centrale di Wuhan, aveva individuato in 7 pazienti il nuovo virus e la sua potenzialità distruttiva già il 30 dicembre scorso; ma il 3 gennaio venne arrestato dalla polizia di Wuhan per diffusione di notizie false e costretto dal locale Ufficio per la sicurezza pubblica a firmare una dichiarazione di autocritica per aver diffuso notizie false allo scopo di “turbare gravemente l’ordine sociale”. Rilasciato, tornò ad operare tra i suoi pazienti infettati, contraendo poi egli stesso il virus, fino a morirne.
Nei primi giorni di gennaio il Partito aveva dato ordine di ignorare l’allarme, sia per non turbare il Capodanno cinese, sia (soprattutto) per non disturbare i lavori del Congresso del Popolo cittadino che si sarebbe tenuto a Wuhan proprio in quei giorni (le autorità locali hanno organizzato pure un banchetto con 40.000 famiglie ospiti).
Il dottor Li è morto il 7 febbraio (le autorità hanno provato a censurare pure la notizia della sua morte), lasciando un figlio e la moglie (anch’essa infettata dal coronavirus e incinta di 8 mesi del loro secondo figlio). Ha scritto un toccante testamento in cui cita la Bibbia (2 Tim 4,7-8) (da cui la notizia, non confermata, che fosse un medico cattolico).
È ora già considerato un eroe dal popolo cinese!

La contestazione al governo cinese
He Weifang, docente di diritto alla Beijing University, attacca senza mezzi termini il governo per la gestione dell’epidemia di coronavirus: “L’assenza in Cina di libertà di parola e di espressione ha favorito il diffondersi dell’infezione polmonare”. “Gli errori del governo, in particolare le limitazioni imposte alla circolazione delle informazioni, hanno amplificato la crisi epidemica: la dimostrazione che la Cina necessita di libertà di stampa per poter affrontare le emergenze”. “Spero che il pesante prezzo pagato per l’epidemia farà comprendere alle autorità che senza una stampa libera il popolo vivrà nella sofferenza e il governo nella menzogna”.
Il docente critica con forza il Presidente Xi Jinping, colpevole di aver annunciato con ritardo il diffondersi del virus di Wuhan. Infatti, un discorso di Xi del 3.02.2020, e riportato da diversi media di Stato, mostra come lui fosse a conoscenza dell’epidemia già dai primi di gennaio, quando ordinò un primo intervento per contrastarla.
In passato il professor He ha perso la sua cattedra universitaria per aver appoggiato il dissidente e premio Nobel per la pace Liu Xiaobo. Il docente fu tra coloro che aderirono a Carta 08, un documento redatto nel dicembre 2008 da alcuni intellettuali che chiedeva maggiore democrazia e rispetto dei diritti umani, e per questo fu censurato dalla leadership di Pechino. Suo fratello He Weitong, anch’egli un esperto di diritto, fu arrestato lo scorso novembre per aver pubblicato su WeChat un video di protesta per la visita a Pechino di alcuni esponenti talebani. “Libertà di stampa, indipendenza della magistratura, diritti umani, tutele sindacali e delle organizzazioni sociali sono al centro delle richieste di He per la creazione di uno Stato di diritto in Cina”.
He rimane una delle poche voci apertamente critiche del regime. Le sue parole riecheggiano quelle di altri due intellettuali. L’avvocato per i diritti umani Xu Zhiyong, anche lui in passato docente alla Beijing University, si è scagliato di recente contro Xi per la sua “incapacità” nel gestire la crisi del coronavirus, la guerra commerciale con gli Usa e le proteste pro-democrazia a Hong Kong. Xu è stato arrestato il 15.02.2020 a Guangzhou (Guandong) nel corso di un “controllo sanitario” per prevenire il diffondersi del coronavirus.
Un altro docente di diritto, Xu Zhangrun, dell’università Qinghua, ha rimproverato le autorità per i fallimenti nel contrastare la crisi epidemica. Secondo Xu, “l’azione repressiva e tirannica del governo ha provocato ritardi nella risposta, favorendo così l’espandersi del virus”.
[fonte: AsiaNews/Aldo Maria Valli, 23.02.2020]

La Chiesa cinese ai tempi del Coronavirus
Anche in Cina, per evitare il diffondersi del virus (come purtroppo ormai anche in alcune regioni italiane!) sono state proibite le SS. Messe (che sono comunque sempre vietate ai minorenni).
Però i Vescovi (meglio che in Italia…) - anche per ottenere la grazia della fine di questa epidemia - hanno invitato al digiuno, alla preghiera (del S. Rosario e altre preghiere) e alla meditazione della Parola di Dio, in casa, in piccoli gruppi, come pure il dovere di compiere sacrifici e fioretti. Così il vescovo di Pechino Giuseppe Li Shan. A questo invito il vescovo della Chiesa clandestina di Wenzhou (Zhejiang) mons. Pietro Shao Zhumin, ha aggiunto di pregare la Divina Misericordia e persino san Rocco, protettore degli appestati, e di digiunare un giorno a scelta della settimana per ottenere da Dio la grazia della guarigione per la Cina.
Dentro questa prova, si aprono però inaspettate nuove possibilità! Nonostante sia vietato avere “luoghi di attività religiose non registrate”, ora le case sono diventate luoghi di preghiera; e possono parteciparvi anche i minori di 18 anni, cui invece è vietato andare in chiesa e in parrocchia (normalmente la domenica davanti alle chiese vi sono membri della polizia che respingono bambini e giovani minorenni).
Nonostante tutto, in occasione del Capodanno cinese, i rappresentanti dell’Ufficio affari religiosi sono andati casa per casa a verificare che i cattolici non esponessero alle loro porte distici augurali con riferimenti a Dio o a Gesù, ma piuttosto “qualcosa per celebrare il Partito o la nazione”.
[fonte: Asia News, 4.02.2020]

Crollo di un “idolo”?
Come sempre, quando l’uomo vuol farsi Dio, prima o poi crolla; e diventa persino schiavo di Satana, che si fa beffe di lui.
Se già le previsioni per il 2020 stimavano in Cina, seconda potenza economica del mondo, la crescita economica più bassa da 30 anni, ora il Coronavirus può provocare una catastrofe, specie in certe zone (soprattutto proprio nella regione industriale dello Hubei): fabbriche e uffici chiusi, produzione in calo, crescita del debito, oltre al crollo del turismo da e per la Cina.
Il presidente Xi Jinping ha affermato ottimisticamente che “l’impatto negativo del virus sarà solo su breve termine e non intaccherà lo sviluppo economico cinese sul lungo termine”, ma ha pure evidenziato che “occorre evitare licenziamenti di massa e ulteriori misure restrittive, perché ciò potrebbe causare danni irreversibili all’economia cinese”.
Però proprio l’area di Hubei ha una produzione di elementi (ad esempio nel settore auto) da cui dipendono intere nazioni (ad es. la Malesia e la Thailandia, ma anche il Giappone e la Corea del sud) che saranno costrette a delocalizzare altrove la produzione o gli acquisti (cioè non sarà più conveniente il “made in China”, come lo è stato fino ad oggi).
Per ora le conseguenze sono sull’economia reale; e Pechino prova a contenere le perdite (ad esempio la Banca centrale cinese ha ordinato agli istituti di credito di sospendere le richieste di pagamento delle rate di rimborso alle società che sono state colpite dall’emergenza e di abbassare i tassi di interesse per chi avesse bisogno di prestiti, mettendo a disposizione delle banche dello Hubei 43 miliardi di dollari); il Consiglio di stato ha poi abolito tasse e interessi per le compagnie che lavorano nella produzione delle forniture mediche. C’è però ora da rassicurare i mercati finanziari, per scongiurare il crollo delle borse.

Che il crollo degli “idoli” e della pretesa di farsi “dio” del potere comunista aiuti questo immenso popolo d’Oriente e la sua martoriata Chiesa cattolica, come pure il mondo intero (contagiato da questo virus), a credere e vedere poi la vittoria di Cristo Signore!


 



 

27.02.2020

Omotransfobia?
In gioco, anche in Italia, c’è la libertà di pensiero, di parola, di coscienza e di religione (cioè i diritti fondamentali dell’uomo)

In Commissione Giustizia del Senato (Italia) il 18 febbraio scorso sono iniziate le audizioni informali dei 5 disegni di legge (C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi), in parte differenti tra loro, ma che hanno alla base il tema comune dell’omotransfobia. Si tratta infatti di progetti di modifica del Codice penale in materia di “violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”.
«Si vuole in questo modo estendere alla cosiddetta omofobia e transfobia il reato già previsto dalla legge Reale, nonché l’aggravante di cui alla legge Mancino, che puniscono gli atti di discriminazione, odio e violenza causati da motivi etnici, nazionali, religiosi o razziali». La questione in gioco è gravissima, afferma Jacopo Coghe, vicepresidente dell’associazione “Pro Vita & Famiglia”, che con molti altri solleverà obiezione in Parlamento.
In questo modo, infatti, non viene più tutelata la libertà di pensiero, di opinione e di espressione, sancita dall’articolo 21 della Costituzione! Si tratta di vere e proprie “leggi bavaglio”, che hanno l’intento ultimo di tappare la bocca a chi ha opinioni contrarie alla pratica omosessuale, all’utero in affitto, ecc. ; inoltre creano persino una categoria protetta e privilegiata di queste persone.
In base a tali leggi, ci si potrebbe spingere a vietare, anche nelle scuole, di parlare di mamma e papà, perché questo discriminerebbe i bambini che hanno “due papà” o “due mamme”. Sui moduli scolastici, o della burocrazia comunale o statale, scomparirebbero i termini “Madre” e “Padre” per venire sostituiti da “Genitore 1” e “Genitore 2”; fino a non poter più dire che si è maschi o femmine, perché si discriminerebbero le persone omosessuali o transessuali. Non solo un sindaco non potrebbe rifiutarsi di celebrare nozze omosessuali, ma sarebbe condannato chiunque si rifiutasse - in base al propria coscienza, convinzione, pensiero, credo religioso - di offrire un “servizio” alle persone omosessuali (come il caso della condanna, poi revocata, di un pasticcere statunitense che si rifiutò di preparare la torta per un matrimonio gay); ma anche chi si rifiutasse di affittare la propria casa ad una coppia Lgbt.
Sarebbe perfino proibito affermare che tali comportamenti sono “contro natura” e condannati da Dio come gravi peccati … fino a vietare la stessa Parola di Dio (ad es. Rm 1,24-32); perché ciò potrebbe essere indicato e condannato come “incitamento all’odio”!
Tra l’altro in Italia non si riscontra alcuna necessità di combattere una presunta omofobia o transfobia: nel 2019, ad esempio, secondo i dati Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), su 969 reati di tal genere solo 29 sono stati i casi di aggressioni fisiche legate all’orientamento sessuale o di genere; non si può quindi parlare certo di una “emergenza sociale”. Semmai, la continua propaganda sul mondo LGBT e la volontà di rendere tali persone persino una categoria protetta se non privilegiata (anche dal punto di vista sociale e penale) non fa che aumentare, specie in chi non ha magari solide basi culturali e morali, una sorta di reazione contraria, spingendo alla fine a tale intolleranza.
Molte associazioni, oltre a comuni cittadini, sono intenzionate a scendere in piazza contro l’approvazione di tali leggi (era già avvenuto anni fa, peraltro in modo vincente, con il tentativo di introdurre il ddl “Scalfarotto”, che ora viene ripresentato nel pacchetto di ddl in oggetto).
In gioco c’è addirittura la libertà di coscienza, di pensiero, di parola e di religione!
[fonte: Il Timone/News, 22.02.2020]






 

23.02.2020

Il ragazzo italiano Carlo Acutis presto Beato

È proprio vero che i ragazzini di oggi non capirebbero più la fede? Che anche in parrocchia e persino al catechismo potremmo solo intrattenerli con qualcosa di divertente? Che non solo non conoscono più Gesù (per colpa dei loro genitori, ma anche della scuole e persino di certi ambienti ecclesiali) ma che neppure potrebbero conoscerlo e seguirlo?

Carlo Acutis era un ragazzino di oggi, della Milano di oggi; moderno, bello, intelligente, simpatico, con tanti amici, vivace, dinamico, sportivo e appassionatissimo di computer.
È morto a 15 anni il 12.10.2006, colpito da una leucemia fulminante. Il 21 febbraio scorso la Chiesa ha autorevolmente (dal Papa) riconosciuto un miracolo compiuto per sua intercessione dal Cielo; e per questo tra poco sarà proclamato Beato!
Carlo era nato il 3.05.1991 a Londra (dove i genitori, rappresentanti dell’alta borghesia milanese, si trovavano temporaneamente per motivi di lavoro), ma ha vissuto a Milano, dove frequentò la scuola elementare e media presso le suore Marcelline e iniziò il liceo classico presso i Gesuiti dell’istituto Leone XIII.
Essendo molto legato a S. Francesco, fu sepolto nel cimitero di Assisi; ma il 6.04.2019, terminata la fase diocesana del processo di beatificazione e riconosciute le sue “virtù eroiche cristiane” (da cui già il titolo di “venerabile”), le sue giovani spoglie (trovate ancora intatte dopo quasi 13 anni!) sono state traslate sempre in Assisi al Santuario della Spogliazione di S. Francesco, dove già affluiscono pellegrini migliaia di giovani da tutto il mondo.

Carlo mostrò fin da bambino una forte spiritualità, specie eucaristica e mariana; così che, con un particolare permesso del vescovo, poté fare la Prima Comunione già all’età di 7 anni. Da quel giorno volle andare a Messa e ricevere Gesù nella Comunione tutti i giorni (!), si confessava tutte le settimane, sostava volentieri in preghiera davanti al tabernacolo e partecipava con gioia all’Adorazione Eucaristica parrocchiale. Questa fortissima attrazione per l’Eucaristia portò il ragazzino a definirla in modo simpatico ma profondo “la mia autostrada per il Cielo”.
Racconta la sua mamma: «Carlo si era reso conto della situazione d’ignoranza in materia di fede in cui versavano tantissime persone. Lui diceva che si fanno file chilometriche per assistere a una partita di calcio o perché c’è l’ultimo modello di telefonino, e poi non c’è nessuno che fa la fila davanti a Gesù Eucaristia, con i Tabernacoli che sono disertati. E spiegava che se la gente si rendesse conto che cos’è l’Eucaristia, ci sarebbe così tanta fila che non si riuscirebbe più a entrare in chiesa». «Carlo era così convinto della Presenza viva e reale di Gesù nell’Eucaristia da vivere costantemente alla presenza di Dio, e questo era per lui motivo di felicità, di gioia, di pace, che trasmetteva proprio nella sua persona, da testimone di Cristo. Lui diceva: “Io voglio essere ciò che nella mente di Dio già sono, cioè realizzare quel progetto che Dio ha per ognuno di noi, di santità”».
Carlo nutriva poi un particolare amore per la Madonna, tanto da chiamarla già allora “l’unica donna della mia vita”; per questi non passava giorno che non recitasse con amore il S. Rosario.
Pur essendo sportivo, i suoi modelli di riferimento non erano star e calciatori ma i santi giovani come Francesco e Giacinta Marto, Domenico Savio, Luigi Gonzaga.
«Non io ma Dio» era uno dei suoi motti preferiti.
La sua passione per il computer, con una genialità informatica che stupisce anche studiosi ed esperti (tanto che potrebbe essere proclamato non solo “l’apostolo del web” ma addirittura “patrono di internet”) spaziava dalla programmazione dei computer al montaggio di film, dalla creazione di siti web a giornalini di cui curava redazione e impaginazione; ma anche questo era messo da Carlo al servizio della fede e dell’Eucaristia. Ad esempio, la sua capacità di destreggiarsi tra siti e algoritmi lo ha portato a reperire una grande quantità di materiale sul tema dei “Miracoli eucaristici” (v. nel nostro sito il punto 7 del dossier Miracoli) e riuscì a catalogare tutti i luoghi al mondo dove questi erano avvenuti (e nutriva pure il desiderio di visitarli tutti); da questa sua ricerca è nata persino una “mostra” che ancora oggi (grazie all’Associazione che porta il suo nome) gira nelle parrocchie (10.000 solo negli USA) e nei santuari più famosi dei cinque continenti. Quindi anche il pc, internet e l’informatica era per Carlo un modo per evangelizzare e portare anche i suoi coetanei all’incontro con Gesù Cristo (il «tesoro più prezioso», come diceva). Il postulatore della sua causa di beatificazione, Nicola Gori, che ha scritto su Carlo diversi libri, ne ha infatti uno intitolato “Un genio dell’informatica in cielo. Biografia di Carlo Acutis”.
Carlo era molto socievole; fin da ragazzino era amato ed ammirato da tutti. Giocava anche al pallone; ma trovava il tempo, oltre che per la preghiera, anche per la carità. Andava a trovare i poveri e i bisognosi, portava loro dei pasti caldi, talora offriva loro i soldi della propria ‘paghetta settimanale’, si fermava a parlare amabilmente con loro, parlando pure di Gesù anche con quelli di altre religioni (addirittura convertì al cattolicesimo un importante induista mauriziano della casta sacerdotale bramina!).
Quando apparve la sua lacerante malattia, una leucemia fuminante che lo portò alla morte in 3 giorni, Carlo ha offerto con amore tutte le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa. Lo diceva espressamente, aggiungendo che in questo modo «non avrebbe fatto il Purgatorio e sarebbe andato diritto in Paradiso»; e alla mamma ripeteva sempre: «Diverrò quello che nel pensiero di Dio già sono».
Riesce persino a filmarsi, lasciando un video sul web, in cui dice, sereno: “sono destinato a morire”. Quando gli hanno diagnosticato la leucemia fulminante disse alla mamma: “Mamma, io da qui non ne esco vivo, ma non ti preoccupare, poi mi farò sentire, perché vi aiuterò dal Cielo”».
La sua fama di santità crebbe rapidamente. Giovani di tutto il mondo già lo pregano e sono a lui devoti. Ci sono oltre 200 siti e blog in diverse lingue a lui dedicati (questo è il sito ufficiale). Ci sono innumerevoli conversioni di giovani colpiti dalla sua testimonianza e ottenute per sua intercessione. I suoi genitori ricevono da tutto il mondo innumerevoli lettere di testimonianze e di richiesta di preghiere; e riconoscono: «La sua fama di santità è esplosa a livello mondiale, in modo misterioso come se qualcuno volesse farlo conoscere». Qualcuno lo definisce «un Frassati milanese», in riferimento all’altro giovane santo di Torino Piergiorgio Frassati.

Il 15.02.2013 venne avviata la fase diocesana del processo di beatificazione, che si è conclusa nel novembre 2016; ed il 5.07.2018 Papa Francesco lo ha dichiarato “venerabile”, riconoscendone le “virtù eroiche”, dando il via quindi alla causa di beatificazione. Oggi, con il riconoscimento del miracolo ottenuto per sua intercessione, Carlo sarà proclamato “Beato” tra non molte settimane.

Il miracolo riconosciuto
Il miracolo avvenuto per sua intercessione, riconosciuto ora ufficialmente dalla Chiesa e che porterà Carlo Acutis agli onori degli altari, è avvenuto in Brasile. Padre Marcelo Tenorio, parroco di San Sebastiano in Brasile, dove è avvenuto il miracolo, e devotissimo di Carlo Acutis (tanto da venire molte volte in Italia sulla sua tomba anche con molti giovani), racconta: “Il 12 ottobre 2010, nella nostra parrocchia, al momento della benedizione con la reliquia di Carlo Acutis nella cappella di Nostra Signora Aparecida, si avvicinò un bambino, accompagnato da suo nonno, che soffriva di pancreas anulare, una grave malattia congenita e mortale. Questa malattia faceva vomitare in continuazione il bambino, che diventava così sempre più debole e abbattuto: tutto quello che mangiava, veniva rigettato, compresi i liquidi. Infatti, si presentò in chiesa con una salvietta, perché la sua condizione era evidentemente molto grave. Sempre più indebolito dal male, il piccolo sarebbe sicuramente morto dopo poco”. Accade allora che, giunto in fila per ricevere la benedizione, il bambino chiese al nonno quale tipo di grazia avrebbe dovuto domandare. "Chiedi di smettere di vomitare", gli rispose subito il nonno. E così fece. Quando arrivò il suo turno il ragazzino toccò la reliquia di Carlo e disse con voce decisa: "Per smettere di vomitare!". Ebbene, da quel momento non vomitò mai più. Successivamente, nel febbraio del 2011, la famiglia fece fare al bambino nuovi esami, che ne attestarono la piena guarigione.

Dalla già nutritissima bibliografia su Carlo Acutis, in una delle nostre News già del gennaio 2013, avevamo già segnalato: Nicola Gori, Eucarestia. La mia autostrada per il Cielo. Biografia di Carlo Acutis, Ed. S. Paolo, 2011. La storia di Carlo Acutis è raccontata anche nel libro della NBQ: "Il chicco di grano. Storie di Santi giovani in mezzo a noi" (vedi).




 


 

18.02.2020

Chiese … allo sbando

Si fa un gran parlare di Chiese dell’America latina, come pure della Chiesa tedesca. Tra l’altro anche dietro certe ambigue e ritornanti prese di posizione ecclesiali dell’America latina c’è ancora la Chiesa tedesca (teologicamente … ed economicamente).
Ebbene. Vediamo semplicemente due dati statistici.

Brasile: nel 2000 i cattolici erano il 73,6% della popolazione e gli evangelici (protestanti) erano il 15,4%. Nel 2010 i cattolici erano il 64,6% e gli evangelici il 22,2%. Oggi i cattolici sono il 50%, mentre gli evangelici sono saliti al 31% della popolazione.
Il famoso “popolo” (che tanto viene ideologicamente e teologicamente incensato) di fatto, per trovare qualcosa di autenticamente religioso e di sacro, scappa da una Chiesa cattolica tutta incentrata sul sociale, sulle lotte politiche e ora anche ecologiste (nuova versione della “Teologia della liberazione”, da 60 anni tanto condizionata non solo dalla teologia tedesca ma e soprattutto dall’ideologia marxista), per approdare là dove trova un po’ più di spiritualità.

Germania (solo ad esempio nello Stato del Reno-Nord Westfalia): nel 2018 hanno abbandonato la fede cristiana (Chiesa cattolica e protestanti) più di 88.000 persone; nel 2019 oltre 120.000!
La Chiesa cattolica tedesca, praticamente svuotata e allo sbando (anche se da decenni tanto condiziona la Chiesa universale!), è però molto ricca, a motivo del sistema fiscale che prevede tasse a suo sostegno per chi si dichiara cattolico (e l’episcopato “scomunica” e priva dei sacramenti chi non le paga!), e sostiene certo lodevolmente anche altre Chiese povere del mondo (condizionandole); è inoltre ricchissima di “impiegati”, cioè di persone “pagate” per esercitare le loro funzioni negli uffici di curia o pastorali, tanto da essere in Germania il 2° datore di lavoro!




 



13.02.2020

Scienza e fede

È morto due giorni fa all’età di 87 anni padre George V. Coyne, gesuita e astronomo statunitense, che fu per moltissimi anni (1978-2006) Direttore della Specola Vaticana, l’importante osservatorio astronomico del Vaticano, fondato nel 1583 (quindi tra i primi della storia e ancor prima di Galileo Galilei, il che dimostra che la Chiesa Cattolica era già allora all’avanguardia negli studi astronomici!) e da allora sempre affidato agli astronomi gesuiti, e che ha ora sede, per sfuggire all’inquinamento luminoso, nel deserto dell’Arizona (USA) (v. nel sito dossier Galileo punto 3.4 e in Fede e culturaIl caso Galileo” punto 5).
Nato il 19.01.1933 a Baltimora (Maryland, USA), Coyne entrò a far parte della Compagnia di Gesù a 18 anni e fu ordinato sacerdote nel 1965. Dopo gli studi teologici al Woodstock College, si laureò in matematica nel 1958 alla Fordham University di New York e nel 1962 ottenne il dottorato in astronomia alla Georgetown University di Washington. Tra il 1963 e il 1976 ha lavorato come astronomo al Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona, dove nei quattro anni successivi è stato ricercatore e professore al Dipartimento di Astronomia, di cui fra il 1979 e il 1980 è stato direttore.
Il suo principale campo di ricerca è stato lo studio sulla polarimetria di vari oggetti astronomici. Tra di essi le superfici della Luna e di Mercurio; il mezzo interstellare; stelle con atmosfere estese; le Galassie di Seyfert, che sono un gruppo di galassie spirali con stelle centrali molto piccole e brillanti. I suoi ultimi studi si sono incentrati sulla polarizzazione prodotta nelle variabili cataclismiche e sull'interazione tra sistemi stellari binari che emettono improvvisi lampi di intensa energia.
Scienziato di fiducia di Giovanni Paolo II lungo tutto il suo pontificato, Coyne ha promosso il dialogo tra scienza e teologia al massimo livello. La lettera indirizzatagli da Giovanni Paolo II in occasione del 300° anniversario dei ‘Principia di Newton’ è stata ad esempio una significativa e dettagliata dichiarazione sulla relazione esistente tra scienza e fede cattolica. Coyne fu anche artefice principale degli studi scientifici e storici che esperti di tutto il mondo hanno effettuato dal 1979 al 1992 sul “caso Galileo” e i cui risultati sono stati presentati dalla cultura dominante (giornali e tv) in modo falsificante come tardiva “rivalutazione” di Galileo da parte della Chiesa (v. Il caso Galileo, punto 20).
Inoltre padre Coyne organizzò negli anni Novanta una serie di conferenze sull’azione di Dio nell'Universo presso il centro storico della Specola Vaticana a Castel Gandolfo (sui Colli Albani, dove la Specola Vaticana si trasferì dopo la sua prima sede, che era inizialmente nei giardini vaticani, per sfuggire all’inquinamento luminoso di Roma e il cui osservatorio è tuttora visibile con le sue calotte semisferiche nel profilo del Palazzo Apostolico di Castelgandolfo e dove oggi rimane come museo, talmente importante da conservare persino reperti della Luna e meteroriti di Marte), in collaborazione con il Center for Theology and the Natural Sciences di Berkerley, in California. Gli atti sono stati pubblicati dall'«University of Notre Dame Press».
Fino a pochi mesi fa padre Coyne è stato pure a capo di un team di ricercatori astronomici della stessa Università dell’Arizona. Sotto la sua direzione presso questa università statunitense è stato istituito il Gruppo di Ricerca della Specola Vaticana e in collaborazione con quell'università è stato possibile costruire il Telescopio vaticano a Tecnologia Avanzata, con il primo specchio spin-cast al mondo, sul monte Graham in Arizona.
[fonte: Avvenire, 13.02.2020]
Un ulteriore grande segno di come sia un falso mito anticattolico (ottocentesco) quello dell’opposizione tra scienza e fede!





 

11.02.2020

Italia … in estinzione

La popolazione italiana continua a diminuire dal 1983.
“Siamo il Paese più vecchio del mondo, dopo il Giappone”, come sottolinea l’Istat stesso. Già nel 2018 l’Italia aveva una percentuale di 173,1 anziani (dai 65 anni in su) ogni 100 ragazzi (dai 15 anni in giù). Ma la situazione continua da anni a peggiorare.

Ecco i dati Istat riferentesi al 2019:

Abitanti: 60.317.000.
116.000 in meno rispetto al 2018 (nonostante l’arrivo degli immigrati)


Nascite: 435.000 (2016: 443.000; 2008: 576.000)

1,29 figli per donna (tra i più bassi del mondo; percentuale stabile, ma perché diminuiscono le donne in età fertile, in un anno ridotte di 180.000) (età media di chi partorisce per la prima volta: 32,1)

Decessi: 647.000 (2018: 633.133; 2014: 598.000)

Saldo nati/morti: - 212.000.
Il che significa
67 nascite per 100 morti (2009: 96 nati per 100 morti). Sottolinea l’Istat: “si tratta del più basso livello di ricambio naturale dal 1918”!

Secondo questo trend l’Italia nel 2050 avrebbe un popolazione ridotta del 17%, con oltre il 35% dei cittadini con più di 65 anni (un dato che rende assolutamente impossibile l’assistenza sanitaria e il pagamento delle pensioni).

Età media della popolazione: 45,7 anni

[speranza di vita: 85,3 anni per le donne, 81 per gli uomini (incremento di 1 mese all’anno)]

Stranieri presenti regolarmente in Italia: 5.400.000 [8,9% della popolazione; in alcune regioni (ad es. Emilia R., Lombardia, Lazio) superano l’11%]
Nel 2019 sono venuti ad abitare in Italia 307.000 stranieri (220.000 non europei) (25.000 in meno rispetto al 2018; 34.000 in meno rispetto al 2017).
L’anno scorso hanno ottenuto la cittadinanza italiana 109.000 stranieri.
Delle 435.000 nascite del 2019, 85.000 (quasi 1/5 del totale) hanno uno o entrambi i genitori stranieri (63.000 entrambi i genitori; 22.000 mamma straniera e papà italiano)

Italiani andati ad abitare all’estero: 164.000 (120.000 si sono cancellati dall’anagrafe italiana)

Questa volta si sono finalmente allarmati anche i grandi giornali (Corriere della sera, Repubblica); e pure il Presidente della Repubblica Mattarella ha alzato la sua voce: "Occorre fare di tutto per contrastare la denatalità … È un problema per l'esistenza stessa del Paese … Chi è anziano come me ha ben presente l'abbassamento di scala della natalità nelle generazioni. Due generazioni prima della mia, i figli erano numerosi; poi si sono ridotti ancora. E questo è un problema che riguarda l'esistenza del nostro Paese. Le famiglie non sono il tessuto connettivo dell'Italia, le famiglie sono l'Italia. Perché l'Italia non è fatta dalle Istituzioni ma dai suoi cittadini, dalle persone che vi vivono".

Ci sono persino delle Parrocchie dove si suonano le campane a festa quando nasce un bambino, ad esempio: Cupramontana (AN), Castellammare del Golfo (TP), Cogliate (MB), Taviano (LE), San Martino Valle Caudina (AV), Pescasseroli (AQ), Vittorio Veneto (TV), Bisignano (CS), Verderio (LC), Levico Terme (TN), Lenno (CO) …

Grandi economisti (come Ettore Gotti Tedeschi) sottolineano come proprio la denatalità faccia crollare l’economia, al di là dei luoghi comuni in voga fino a poco tempo fa secondo cui sarebbe la crescita della popolazione a provocarlo. Infatti, al di là dei problemi politici italiani e pure della sfavorevole congiuntura economica internazionale [la questione dei prevalenti interessi franco-tedeschi nella conduzione della UE (ma ora con un abbassamento della produzione perfino in Germania), la ritorsione dei dazi (specie tra superpotenze), il boom dell’economia cinese (ora però minacciata dalle conseguenze del Coronavirus)], la denatalità crea un circolo vizioso che distrugge l’economia. Infatti, oltre al dramma di non poter in futuro sostenere il pagamento delle pensioni e l’assistenza sanitaria degli anziani in continua crescita rispetto alla diminuzione dei giovani e di chi lavora, l’economia, per poter far fronte alla diminuzione della popolazione (e quindi dei consumatori), deve incrementare artificialmente i consumi (iper-consumismo: ci sono meno persone ma devono allora consumare di più), ma ciò richiede di contenere i prezzi (ad esempio con la delocalizzazione delle industrie in altre nazioni a basso costo di mano d’opera e quindi incrementando pure la disoccupazione interna), provoca l’incremento del debito, la difficoltà a formare nuove famiglie, la necessità di lavorare in due e quindi un’ulteriore difficoltà a generare figli.

Crollo dell’economia
La produzione industriale italiana è calata nel 2019 dell’1,3% (dato peggiore da 6 anni). Solo nel mese di dicembre è calata del 2,7% rispetto a novembre, dell’1,4% rispetto al trimestre precedente, del 4,3% rispetto al dicembre 2018 (il settore “auto” è addirittura calato del 13,9% in un anno: il peggiore dal 2012). L’ Ufficio parlamentare di Bilancio stima per il 2020 una crescita del Pil solo dello 0,2%; ma si potrebbe persino cadere nella recessione.
Questo dato allarmante ha anche cause politiche e interne al Paese: si pensi che delle 120 crisi industriali di cui si è occupato il Ministero dello Sviluppo economico nel 2019 (v. Whirlpool, Alitalia, Ilva, Air Italy) non ne è stata risolta neppure una. Oltre ad altre gravi inadempienze, ci sono poi incredibili ritardi delle Regioni, soprattutto del Sud, nell’utilizzare i fondi dell’UE (miliardi di euro che devono tornare alla UE per essere impiegati in altri Paesi).





 

8.02.2020

Sanremo … e Benigni

Un Festival di Sanremo che inizia con Fiorello in talare (ma quanti preti la portano ancora? Infatti rassicura che è quella “di scena” del don Matteo televisivo), che si rivolge al pubblico dicendo “fratelli e sorelle”, invitando concretamente a darsi lo “scambio della pace”, quindi facendo chiamare Amadeus sulle note del millenario “Alleluia” gregoriano …
Un giovane cantante (Achille Lauro) che si esibisce praticamente in un costosissimo striptease, e ciò alluderebbe a S. Francesco (!?) …
Poi ovviamente, da quel celebre altare dello spettacolo, attorno al quale si sono accomodati fino a 11 milioni di telespettatori (in fondo paganti, visto che tutti abbiamo pagato il "canone" anche per questo), non può non mancare il trionfo del "politicamente corretto", con tanto di accenni all’omosessualità (Fiorello ricorda che Tiziano Ferro ha «un marito» che si chiama Viktor) e baci di ogni tipo, con ogni altra amenità, che oggi comunque servono per ricevere applausi … e soldi.
Pare dunque che ogni tanto ci voglia poi qualche riferimento a Dio, alla religione, al cattolico … per irriderlo; tanto questo applaude (e paga) anche se viene preso in giro e vengono prese in giro le cose che per lui dovrebbero essere le più sacre e importanti della vita.

Il clou di tutto questo è però il solito Roberto Benigni, che da anni passa ormai per oracolo e profeta della cultura nazionale (ricordiamo i commenti a Dante e alla Costituzione), che viene accolto all’Ariston processionalmente e con la banda. Così, come ha già fatto altre volte, si butta a fare da ignorante l’esegeta biblico (intanto anche la maggior parte dei cattolici è sulla Bibbia più ignorante di lui … e applaude): ha infatti commentato da ignorante e violentato da blasfemo un testo biblico, dell’Antico Testamento (il libro del Cantico dei Cantici), A. T. che peraltro da millenni è testo sacro ispirato da Dio e tuttora considerato tale dalla maggioranza assoluta della popolazione mondiale (ebrei, cristiani e per certi versi anche dai musulmani, che insieme contano quasi 4 miliardi di persone).
Così, senza sapere o nascondendosi e nascondendoci ciò che centinaia di autorevolissimi esegeti ebrei e cristiani hanno investigato e detto su quel testo, lo fa diventare un inno erotico, spinto e crudo, forse sfuggito di mano alla solita Chiesa ‘sessuofoba’, addirittura un’esaltazione del sesso vissuto in ogni maniera (etero, omo, orgiastico … invita pure l’orchestra a farlo così), senza alcun senso e dignità (dignità della sessualità che invece è proprio quello che la Bibbia insegna e Gesù approfondisce e interiorizza, cfr. Mt 5,27-28).
“Non potremmo permetterglielo neppure se commentasse e stravolgesse in questo modo un qualsiasi testo di letteratura”, ha detto su un giornale una professoressa di Lettere.
Oppure, cosa si direbbe ad uno che non ha mai studiato chimica, se osasse dire che l’acqua non ha l’idrogeno e che sono stati ignoranti (e interessati a negare l’idrogeno) tutti coloro che sono venuti prima di lui, anche i più grandi chimici della storia?
Di questa osceno stravolgimento del Cantico dei Cantici, davanti ad un pubblico di milioni e milioni di persone, si sono indignati gli stessi ebrei. Ad esempio Vittorio Robiati Bendaud, coordinatore del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia, che tra l’altro proprio in questo periodo ha girato l’Italia per spiegare il Cantico e lo ha fatto sulla scorta di approfondite letture e anni di studio sul testo biblico, guidato da un grande rabbino italiano (Giuseppe Laras, scomparso nel 2017). Bendaud ha definito Benigni «irritante e nauseante» (vedi). “Abbiamo assistito ad un uso aggressivo e strumentale del testo biblico contro il testo biblico”; “nel testo non si parla d’amore in modo generico, ma del rapporto monogamico eterosessuale, immagine del rapporto tra l’uomo e il Mistero”; “Benigni ne ha fatto un poemetto erotico”; “la sua è stata una ricostruzione ideologica, falsante, trita ed esausta”. Tra l’altro, anche in riferimento al celebratissimo film di Benigni “La vita è bella” (1997, 3 Premi Oscar), Bendaud ha voluto ripetere quel che disse a suo tempo l'ebrea Liliana Segre: «Un filmetto senza pretese nella prima parte e terribilmente falso nella seconda». Ha infine aggiunto: “anche per quanto riguarda Dante, ho l’impressione che Benigni sia molto scaltro. Ha capito che la tradizione ebraica e cristiana, anche se spesso negata e avversata, è ricca di capolavori, che ebrei e cristiani se ne rendano conto o meno. A fronte di una cultura laica ormai in crisi, che cerca di appropriarsi dei tesori di quelle tradizioni, spogliandoli però dell’aspetto religioso”.
Anche un giovane e acuto filosofo italiano, Diego Fusaro, ateo e marxista, si è espresso in questi termini: Benigni a Sanremo: 300.000 euro per trasformare il cristianesimo in un gay pride” (ascolta).
E i cattolici? In silenzio, applaudenti e … paganti!
C’è chi ha detto che stravolgere e deturpare così la fede cattolica, è ormai come “rubare in una casa senza più serrature” (S. Magister, 10.02.2020).
La maggior parte dei cattolici è oggi non solo ignorante sulla Bibbia, nonostante i numerosi ed autorevolissimi biblisti ed esegeti cattolici, e non conosce le ragioni della fede e della morale, ma è imbevuto anche inconsciamente della stessa cultura laicista, e quindi, pur credendo vagamente in alcuni principi, non riesce non solo a difendere la fede, ma addirittura applaude e paga per distruggerla.

Benigni, da ignorante della Bibbia, da tempo vuol passare per il vero esegeta ed interprete del testo sacro. Ed ha pure il “chiodo fisso” della sessualità (non solo la sessualità libera, ma ora anche Lgbt), con i soliti luoghi comuni e falsi sulla Chiesa “sessuofoba”.
Lo aveva già fatto anni fa (15-16.12.2014) in TV (Rai1, con 10 milioni di telespettatori) sui Dieci Comandamenti. Anche in quel caso lo scivolone più grosso e da ignorante è stato proprio sul VI Comandamento, irridendo sul fatto che la Chiesa lo chiama “Non commettere atti impuri” mentre era soltanto “Non commettere adulterio”. Anche allora aveva dimostrato, ingannando milioni di persone su un punto così delicato delle coscienze, di essere profondamente ignorante della Bibbia, perché non solo già nell’Antico Testamento c’è il riferimento a molti altri peccati sessuali (si pensi ad esempio al tremendo castigo su Sodoma, proprio per i peccati di omosessualità che prendono nome da quella città dove trionfavano), ma perché Gesù interiorizza e “porta a compimento” quel comandamento (v. Mt 5,8: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” e Mt 5,27-28: “Avete inteso che fu detto: <Non commettere adulterio>; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”) e tutto il Nuovo Testamento, specie S. Paolo, declina dal comandamento di Gesù anche tutta la morale sessuale e i relativi peccati, che si raggruppano appunto nell’espressione “atti impuri” (ad es.: Rm 1,24-27; Rm 6,19; 1Cor 6,9-20; Gal 5,16-26; Ef 4,19; Ef 5,3-5; Col 3,5; 1Ts 4,3-8; Gc 1,21. [v. nel sito Morale sessuale, punto 14 e citazioni bibliche]
Anche in quel caso nessuno protestò o puntualizzò, tanto meno i Cattolici (compreso i Vescovi). Anzi Papa Francesco, che aveva già chiamato per telefono il comico per ringraziarlo (vedi1) (vedi2), qualche giorno dopo gli fece un riferimento elogiativo e lo citò implicitamente nientemeno che nell’omelia della S. Messa del Te Deum in S. Pietro (31.12.2014).
Poi Benigni il 12.01.2016 fu chiamato addirittura in Vaticano a presentare, col card. Parolin, Segretario di Stato (!), il libro del Papa “Il nome di Dio è misericordia” (video), cui seguì un cordiale incontro col Pontefice stesso (vedi).

Insomma, da Sanremo, dove è d’obbligo applaudire ogni volta che si sente una banalità, a patto che sia politicamente corretta, la religione cristiana ne esce svilita, vilipesa, strumentalizzata, falsificata e derisa … "un furto dei gioielli di famiglia in una casa lasciata vuota". Intanto i cattolici sono gli unici contro cui puoi sparare senza avere ritorsioni ma applausi.
Nessuno osa certo farlo con altre religioni o altre categorie di persone (omosessuali, immigrati, politici di sinistra, donne, ...).

Una proposta a Benigni, che si sente uno spirito tanto libero: la prossima volta vada di fronte a milioni di musulmani, possibilmente alla Mecca, prenda una pagina del Corano, la deturpi in modo osceno e blasfemo, e si faccia pure pagare $ 325.000 dall’Arabia Saudita (visto che in Italia, patria della Cattolicità, ha ricevuto per le sue scempiaggini, oscenità e blasfemie sulla Bibbia gli equivalenti € 300.000, col canone pagato dagli italiani, di cui comunque anagraficamente il 94% è cattolico, dissacrando la cosa più sacra e importante della loro vita)... E guardiamo cosa succede!





 

5.02.2020

Francia. “Fare” figli … senza un padre!?

La legge
Con 153 voti favorevoli, 143 contrari e 45 astenuti, il Senato francese ha ieri (4.02.2020) approvato la revisione della cosiddetta ‘legge sulla bioetica’, che estende la fecondazione artificiale (procreazione medicalmente assistita) a donne single e a coppie lesbiche.
La legge, fortemente voluta da Macron e dal suo Partito (La République En Marche), era già stata votata dalla Camera e vi tornerà ora, con la certezza di passare, avendo tale partito del Presidente la maggioranza.
Sono almeno stati eliminati gli articoli che avrebbero permesso la creazione di “embrioni transgenici” e di quelli “chimera” (cioè embrioni ibridi, composti di materiale umano e animale) e quello che permetteva di estendere la diagnosi preimpianto ai casi di aneuploidia (all’interno dei quali i più frequenti riguardano la Trisomia 21, la Sindrome di Down).
Rimane invece l’abominio del “bébé médicament” (bambino medicinale): si tratta della creazione di un bambino in laboratorio allo scopo di guarirne un altro! Nel caso cioè in cui una coppia abbia già un figlio affetto da grave malattia genetica, può permettere la fecondazione in vitro di un embrione (un figlio) che dovrà essere sottoposto ad una duplice diagnosi preimpianto: si dovrà cioè verificare l’assenza della malattia genetica di cui soffre il fratello e l’immunocompatibilità; in altri termini, lo scopo è quello di prelevare del sangue dal cordone ombelicale da questo nuovo embrione per poter guarire l’altro figlio, cioè il fratello più grande.
La legge prevede poi l’estensione della conservazione degli embrioni fino a 21 giorni, al fine di effettuare ricerche sulla gastrulazione, la creazione di modelli embrionali, la fabbricazione di gameti artificiali.
Il Senato ha respinto la proposta del governo di poter parlare di bambini nati da due donne (?!), cioè la donna che l’ha portato in grembo e la compagna, ma tale compagna potrà essere riconosciuta come “madre” mediante adozione. Quindi il bambino risulterà comunque, anche anagraficamente, con due madri e senza un padre!
Il padre (cioè il donatore degli spermatozoi) dovrà fornire i propri dati identificativi, che verranno conservati al Consiglio nazionale per l’accesso alle origini personali (Cnaop); ma il figlio potrà sapere chi è il padre solo quando sarà maggiorenne e solo se il padre lo consentirà.
Per il momento in Francia non è ancora permessa la “maternità surrogata” (Gestation pour autrui, cioè l’utero in affitto) e rimane pure ufficialmente proibita la trascrizione all’anagrafe dei bambini nati all’estero da queste gestanti, però è comunque autorizzata la trascrizione delle sentenze d’adozione.

Il popolo in piazza contro la legge
Contro questa legge, il 19.01.2020 erano già scese in piazza a Parigi decine di migliaia di persone! Tale enorme manifestazione contro la «provetta per tutte» ha visto anche la partecipazione di 22 associazioni, riunite nel collettivo «Marchons Enfants!», tra cui Manif pour tous, il movimento che portò in piazza milioni di persone contro il matrimonio per tutti, cioè la legge che permette i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Anche in questo caso, però, il popolo è stato silenziato dalla stampa e non ascoltato dalla politica.

Il Presidente
Emmanuel Macron, il 25° Presidente della Repubblica francese, emerso nel 2017 in pochi giorni dal cilindro delle banche (e lui stesso banchiere), con un partito inventato ‘ad personam’ in pochi giorni (En Marche), e il cui consenso popolare è ormai sceso al 25%, ha fortemente voluto questa legge, giungendo ad affermare in proposito che «un padre non è necessariamente un uomo»!!
Con questi ‘salti mortali’ del linguaggio si vuol dire che secondo questa legge un bambino, nato dalla Pma e dato a una o due donne, non sarà senza un padre, ma che «suo padre sarà una donna»!
Mamma e papà, nel senso di maschio e femmina, sono insomma “categorie” superate: infatti oggi «i modelli familiari sono cambiati» e tali bambini «non hanno problemi rispetto ai quelli cresciuti in situazioni familiari più tradizionali», ha dichiarato il Ministro della Salute francese Agnès Buzyn.
Non importa se persino la scienza dice invece il contrario (v. News del 26.01.2020, appena sotto).

I Vescovi
Fa onore, anche se evangelicamente doveroso, che i Vescovi francesi abbiamo preso chiara e dura posizione contro questa legge. A cominciare dall’arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit, peraltro grande esperto di bioetica e lui stesso medico. Mosso da una rovente citazione evangelica («Se restiamo in silenzio, grideranno le pietre», Lc 19, 40), con una dichiarazione ufficiale (17.01.2020) in chiara opposizione al Presidente Macron, l’Arcivescovo di Parigi ha affermato anzitutto che «il bambino è un dono da ricevere e non un dono da fabbricare» e che «nessun essere umano è un oggetto, nessun figlio è una cosa». Sottolinea poi come incomprensibile e paradossale che la tanto sbandierata attenzione ecologica rispetto al pianeta diventi così cieca quando si tratta dell’uomo!
Interessante poi che mons. Aupetit, in una sua pubblicazione appena uscita (Salvator, 2020) si rifaccia addirittura alla tanto contestata enciclica di Paolo VI Humanae Vitae (1968), sottolineando come tale documento fosse stato profetico nel prefigurare dove avrebbe progressivamente portato la mentalità contraccettiva del “fare” un figlio a piacimento. Oggi possiamo dire: fino a tale fabbricazione innaturale del figlio, come un diritto per tutti, a piacimento! Si può dire fino a questa legge della “provetta per tutti”.
Questo è il motivo, ricorda Aupetit, per cui «anche nella scienza usiamo la parola “riproduzione” per gli animali ma “procreazione” nell’uomo, vale a dire la partecipazione a un atto che la precede. L’uomo e la donna entrano volontariamente in un progetto di accoglienza della vita che è dono di Dio». E, citando san Giovanni Paolo II: «Non sono gli [esseri] umani che si uniscono tra loro, è Dio che li dà reciprocamente».

Il vescovo di Bayonne Marc Aillet qualche mese fa aveva sottolineato come la Francia, «sotto la pressione di lobby minoritarie, è stata posta su un piano inclinato: la procreazione medicalmente assistita per tutti (PMA), che possiamo chiamare la “PMA senza padre”, farà passare anche alla legalizzazione gestazione per altri (GPA), così come si è passati dai PCAS al matrimonio per tutti, e dal matrimonio per tutti alla PMA, nonostante molte dichiarazioni di principio ingannevoli».

Il 13.01.2020 anche l’intera Conferenza Episcopale Francese ha preso una posizione comune contro questa legge. Oltre alle problematiche legate alla PMA «senza padre» e i diritti del bambino, c’è anche il dramma dell’estensione delle indagini prenatali, fino a giungere ad una sorta di eugenetica.
Questa legge, muovendosi da un principio già moralmente illecito (la procreazione assistita), estende poi il desiderio (che diventa diritto) di genitorialità a chiunque, ad una singola donna come ad una coppia lesbica. Basta poi una semplice dichiarazione davanti ad un notaio, per dichiararsi madri, anche senza aver vissuto la gestazione e neppure aver donato gli ovuli. Insomma, uno stravolgimento non solo della natura ma dell’istituto familiare tramite l’abbattimento della figura paterna. Inoltre l’estensione della diagnosi pre-impianto permessa dalla legge apre la strada a una tale selezione di bambini in gestazione da costituire una vera e propria «eugenetica liberale».







 

26.01.2020

I danni della “Procreazione Medicalmente Assistita”

I bambini nati da “fecondazione artificiale” presentano maggiori rischi di prematurità e di disturbi del comportamento, del linguaggio, dell’attenzione, ecc.; ed anche i genitori sviluppano una serie di problemi psicologici.
È quanto è emerso nientemeno che dal Convegno della “Società italiana di pediatria” (Sip) e del “Sindacato italiano degli specialisti pediatri” (Sispe), istituti che peraltro non condannano questa tecnica di “procreazione assistita”, intitolato “Procreazione medicalmente assistita: il bambino al centro”, e tenuto a Roma il 18 gennaio scorso.
Il bambino concepito con fecondazione artificiale presenta cioè percentuali molto più alte non solo di nascita prematura, ma di disturbi psicologici, che emergeranno anche in età scolare. Si parla cioè di «outcome tardivi che riguardano prevalentemente lo sviluppo neurocognitivo: disturbi del comportamento, del linguaggio, deficit di attenzione, iperattività e disturbi dello spettro autistico». Inoltre, «ci sono anche dati sui giovani adulti nati da Pma che hanno dimostrato, ad esempio, maggiori problemi relativi all’ansia e all’assunzione di bevande alcoliche rispetto ai nati naturalmente».
Questi pediatri dunque, pur non condannando la fecondazione in vitro, non possono evitare di denunciarne i danni. Tra l’altro indicano comunque alle donne di non attendere ad avere figli dopo i 35 anni.
I disturbi psichici dovuti alla “Procreazione medicalmente assistita” riguardano anche i genitori, specialmente la donna. Le madri sviluppano infatti problemi psicologici perché «la maternità non viene declinata nella dimensione affettivo-corporea», è stato ricordato, ed «è molto probabile che alla quarta stimolazione ovarica, ad esempio, ci sia una risposta emotiva molto forte da parte delle donne». Di fronte poi alla necessità di soppressione di uno degli embrioni in utero, perché ritenuti eccessivi per la donna, nasce poi la «“sindrome del sopravvissuto”, che vede la madre considerare l’embrione sacrificato (in pratica ucciso) come l’eroe che si è appunto sacrificato per gli altri, che vivranno nella sua ombra; e tale dinamica si ripercuoterà nella relazione, con il rischio di una difficoltà nell’attaccamento ai bambini nati». Nel caso poi «della donazione di ovocita riscontriamo una grande difficoltà delle mamme a dire di averlo ricevuto».

Il Registro nazionale sulla “Procreazione medicalmente assistita” dell’Istituto Superiore della Sanità indica che ormai (dati 2017) circa il 3% dei bambini nasce così. Gli stessi pediatri hanno pertanto sottolineato che bisognerebbe limitarla «ai casi in cui c’è veramente necessità».

C’è poi il dramma degli embrioni (cioè esseri umani) morti o soppressi!
È stato autorevolmente ricordato al Convegno che «su 100.000 embrioni prodotti (con fecondazione artificiale, cioè senza un rapporto sessuale del padre e della madre, ma in laboratorio) solo 9.000 nascono», per cui «si assiste ad uno spreco (linguaggio macabro che tratta i bambini come fossero beni industriali) del 91% di embrioni che muoiono; e il passaggio più delicato va dallo scongelamento all’inserimento in utero: il 40% degli embrioni muore, infatti, in fase di scongelamento».

[fonte: NBQ, 26.01.2020]

Ricordiamo inoltre che la “procreazione medicalmente assistita” è contraria alla morale cristiana (cfr. Morale sessuale, punto 32.2).
Sulla legge 40 che in Italia l’ha permessa, sul fallito Referendum che voleva sopprimerne i limiti (nonostante anni di discussione parlamentare) e le successive modifiche portate dal potere giudiziario (che in Italia si sostituisce assai spesso a quello legislativo), v. News del 30.07.2018, 15.07.2015, 19.03.2013, 24.04.2013, (4.10.2012), 29.08.2012, 4.04.2012, (3.11.2011).





 

25.01.2020

Trump: primo Presidente USA alla “Marcia per la vita”

Ogni anno, nell’anniversario della sentenza della Corte suprema USA che il 22.01.1973 liberalizzò l’aborto negli USA (provocando così in neppure 50 anni la morte di quasi 70 milioni di bambini nel grembo materno), si tiene a Washington un’imponente “Marcia per la vita” (March for Life), la più grande marcia per i diritti civili tenuta negli USA, con la partecipazione di oltre 500.000 persone, di cui la maggior parte giovani.
Sotto la presidenza Obama tale annuale manifestazione pro-life, contraria alle sue politiche abortiste, veniva ovviamente snobbata dal Presidente e dalle istituzioni democratiche e censurata dalla grande stampa. Ricordiamo che nella propaganda elettorale, la Hillary Clinton disse addirittura di voler promuovere l’aborto, garantito dallo Stato, fino alla nascita del bambino!
Da quando è stato eletto Presidente degli USA, Donald Trump ha invece subito sostenuto questa e altre iniziative “pro-life”, inviando già nel 2017 il vicepresidente USA Mike Pence a presenziare a suo nome la Marcia (v. News del 27.01.2017), così come ha tagliato i fondi pubblici alle grandi organizzazioni abortiste (v. International Planned Parenthood Federation, che promuove l’aborto a livello internazionale), dirigendo invece tali risorse a favore dell’assistenza mondiale alla maternità e all’infanzia.
Nel 2018 Trump aveva voluto rendersi ancor più presente alla manifestazione, mediante un video-messaggio di incoraggiamento e di partecipazione (cfr. News del 19.01.2018); ed era la prima volta, in 45 anni, che un Presidente USA compiva un tale passo.
Anche lo scorso anno (v. News del 18.01.2019) il Presidente USA, oltre ad essere rappresentato alla Marcia dal vicepresidente Mike Pence, aveva voluto far sentire tutto il suo sostegno con un video-messaggio, in cui ribadiva che come Presidente avrebbe «sempre difeso il primo diritto della nostra Dichiarazione d’Indipendenza, cioè il diritto alla vita», così come l’obiezione di coscienza (messa invece sotto attacco da Obama) «per proteggere la libertà religiosa di medici, infermieri ed enti benefici (come le Piccole Sorelle dei Poveri», le suore costrette a una lunghissima battaglia giudiziaria per sottrarsi al cosiddetto «mandato contraccettivo» dell’Obamacare); ed aggiunse di voler sostenere anche «l’amorevole scelta dell’adozione e dell’affido, anche attraverso il supporto dei servizi di adozione basati sulla fede». Nello stesso giorno il Presidente USA aveva indirizzato una lettera alla speaker della Camera, l’abortista Nancy Pelosi, in cui affermava che avrebbe usato il suo potere di veto nei confronti di ogni disegno di legge che tentasse di indebolire la protezione per i nascituri (in riferimento alle politiche abortiste dei “democratici”).

Ebbene, quest’anno il Presidente Trump ha voluto compiere un passo ancora più deciso e “storico” a sostegno della “Marcia per la vita” (tenuta il 24.01.2020), partecipandovi di persona! È infatti il primo Presidente USA a compiere un tale gesto.
Di fronte alle 700.000 persone presenti alla Marcia, di cui la maggior parte giovani sotto i 25 anni (numero ogni anno in crescita, segno di un cambiamento in favore alla vita delle nuove generazioni americane), Trump ha infatti sottolineato: “È per me un grande onore essere il primo Presidente della storia che partecipa alla Marcia per la Vita!”
Non solo, ma il Presidente ha voluto addirittura unire la difesa della vita del nascituro a Dio: “Tutti noi comprendiamo una verità eterna: ogni bambino è un dono prezioso e sacro di Dio. Assieme, noi dobbiamo proteggere, amare e difendere la dignità e la santità di ogni vita umana … Quando vediamo l’immagine di un bambino nel grembo materno, vediamo la maestosità della creazione di Dio ... ogni vita umana, nata e non nata, è fatta a immagine santa di Dio Onnipotente. Insieme, difenderemo questa verità in tutta la nostra magnifica terra”.
E non sono solo parole. Fin dall’inizio del suo mandato Trump ha infatti varato una lunga serie di provvedimenti per limitare l’aborto, de-finanziare i programmi abortisti, nominare giudici potenzialmente pro-life, agire anche a livello internazionale contro la cosiddetta pianificazione familiare. Per questo viene considerato il Presidente più pro-life della storia americana.
Trump ha contrapposto le sue politiche a quelle dei Democratici, mai così abortisti come in questi ultimi tre anni. “Quando si tratta di aborto – ha sottolineato – i Democratici hanno abbracciato le posizioni più radicali ed estreme. Quasi tutti i principali Democratici del Congresso ora supportano l’aborto finanziato dai contribuenti fino al momento della nascita. L’anno scorso, i legislatori di New York hanno applaudito con gioia il passaggio della legislazione che avrebbe permesso a un bambino di essere strappato dal grembo materno fino al parto. Quindi, abbiamo avuto il caso del governatore democratico nello Stato della Virginia, che ha dichiarato che avrebbe ucciso un bambino anche dopo la nascita!”

Il Presidente degli Stati Uniti alla marcia per la vita! Un fatto che nella “laicissima” Europa, e persino in Italia (centro della Cattolicità), risuonerebbe scandaloso, anacronistico, incomprensibile, perfino clericale o addirittura antidemocratico. Infatti nessun Presidente o Capo di governo europeo lo ha mai fatto; neppure in Italia, dove sembrerebbe assurdo vedere un Presidente del Consiglio o addirittura della Repubblica, pur sedicenti “cattolici”, ad un Marcia per la Vita … dove ultimamente si fa fatica a trovare persino il volto e l’appoggio di un Vescovo!





 

23.01.2020

Spagna: dittatura del “pensiero unico”

Il Ministro dell’Istruzione del nuovo governo spagnolo (a guida socialista Sánchez), Isabel Celaá, ha detto che i figli non appartengono ai genitori ma allo Stato! Lo ha dichiarato in una conferenza stampa, per criticare il cosiddetto «Pin parentale» progettato dalla regione di Murcia, per iniziativa del partito Vox, che è come una sorta di consenso informato che permette alle famiglie di esercitare il primato educativo e dunque fornire o meno l’autorizzazione rispetto alle attività scolastiche complementari.
Per capire meglio l’obiettivo che si vuole raggiungere, le viene in aiuto il Ministro per l’Uguaglianza Irene Montero, specificando che «i figli di genitori omofobi hanno il diritto di essere educati al rispetto» e hanno la «possibilità di amare chi vogliono», mentre quel «Pin parentale» «comporta la rottura del patto contro la violenza di genere».
In altre parole in Spagna non puoi pensare diversamente dal Governo (che sposa l’ideologia gender) e i figli non appartengono ai genitori bensì allo Stato.

L’arcivescovo di Valencia, Cardinale Antonio Cañizares Llovera (che era stato chiamato a Roma da Benedetto XVI per guidare la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ma ha scelto poi di ritornare nella sua Spagna) ha ricordato che «solo le dittature affermano che i figli appartengono allo Stato»!

«I genitori hanno dunque il diritto di educare la prole, ma nel contempo ne hanno anche il dovere», prosegue l’Arcivescovo citando la Dichiarazione sull’Educazione Cristiana del Concilio Vaticano II Gravissimum Educationis e l’Esortazione apostolica post-sinodale sulla famiglia di Giovanni Paolo II Familiaris consortio, laddove si legge: «Il dovere educativo dei genitori è descritto come essenziale, correlato come è con la trasmissione della vita umana; come originale e primario, rispetto al dovere educativo degli altri; per l’unicità della relazione d’amore che esiste tra genitori e figli; in quanto insostituibili e inalienabili e, pertanto, non possono essere completamente delegati o usurpati da altri. Al di sopra di queste caratteristiche, non si può dimenticare che l’elemento più radicale, che determina il dovere e il diritto educativo primario e originale dei genitori, è l’amore paterno e materno, che trova la sua realizzazione nell’azione educativa, rendendolo pieno e perfetto».
«La famiglia - aggiunge il Cardinale - è e deve rimanere la grande scuola della società. Costituisce il luogo naturale e lo strumento più efficace per l’apprendimento e la realizzazione dell’essere uomo, nonché per la personalizzazione della società. Non può essere soppiantata da niente o da nessuno. Ciò è rivendicato non solo dal bene privato di ogni persona umana, ma dal bene comune, il bene della società, sempre inseparabile dal bene della persona. La società è, dovrebbe essere, al servizio della famiglia e della persona, anche nel campo dell’educazione; deve rispettarla e promuoverla, anche in questo campo; non può sostituirla in alcun modo, né invadere la sua missione inalienabile».




 

20.01.2020

Francia ... allo sbando

Mentre al Senato sta passando una legge che pretende cancellare ufficialmente “il padre” nella generazione di un figlio, nonostante le decine di migliaia di persone che per questo protestano in piazza, la Francia continua a registrare una crescita di atti vandalici contro le espressioni della fede cattolica (cfr. già le News del 16.12.2019, 5.12.2019, 1.05.2019 e 11.03.2019).
Il 9 gennaio scorso, ad esempio, otto statue della Madonna sono state distrutte in più città del sud-ovest del Paese (Pau, Artix, Lons e Mourenx), con un evidente coordinamento di tali atti vandalici anticattolici.
Il vescovo locale (di Bayonne, Lescar e Oloron), mons. Marc Aillet, ha perfino parlato in proposito di una sorta di «pèlerinage à l’envers» («pellegrinaggio al contrario»), facendo particolarmente impressione l’odio contro Maria Santissima … e siamo non lontano da Lourdes!

In Francia è quindi in atto una crescita di atti violenti o vandalici, che possono anche essere definiti di “laicismo estremo” (anche se prevalgono quegli islamici); infatti, se si rivolgono specialmente contro la fede cristiana cattolica (1.063 episodi), si contano anche atti antisemiti (541; tanto da spingere molti ebrei a lasciare il Paese, magari emigrando in Israele) e persino anti-musulmani (100 casi) (dati del Ministero degli Interni francese riferiti ancora al 2018).

Intanto, a proposito di abusi sessuali e false accuse contro la Chiesa …
(v. News sotto)
In questi giorni l’arcivescovo di Lione, il Cardinale Philippe Barbarin, è stato assolto in Appello. Era stato accusato di aver deliberatamente ostacolato la giustizia astenendosi dal denunciare le azioni di abuso del sacerdote Bernard Preynat per fatti che risalgono a 30 anni fa. L’anno scorso, con una sentenza di primo grado, i giudici avevano emesso una condanna a sei mesi con pena sospesa.
Dunque, dopo un calvario giudiziario di anni e soprattutto un linciaggio mediatico infinito nei confronti del Cardinale, la quarta sezione della Corte d’Appello di Lione, presieduta da Éric Seguy, ha infine deciso per l’assoluzione. Con il loro giudizio, i magistrati hanno ritenuto che il reato di omissione di denuncia di abuso contro minori non sia stato commesso.
Intanto, prima ancora di conoscere l’esito del processo, il Cardinale di Lione aveva deciso di presentare le sue dimissioni al Papa, che le aveva rifiutate in attesa del processo di appello, ma il 24.06.2019 ha comunque nominato un Amministratore Apostolico (l'arcivescovo Michel Dubost) per governare la diocesi di Lione, una delle più prestigiose di Francia. Anche dopo la sentenza, il Cardinale Barbarin ha comunque deciso di confermare la sua decisione di rimettere il suo mandato; ma il Papa non ha ancora deciso il da farsi (la rinuncia sarà accettata dal Papa il 6.03.2020).

Islam in Francia
L’enorme presenza di musulmani in territorio francese (cfr. già le News del 5.03.2019 e 2.10.2018) conta anche un numero rilevante di islamici schedati dalla Polizia nazionale come particolarmente violenti (ad esempio tra i 40.000/60.000 musulmani salafiti, 12.000/15.000 sono segnalati come particolarmente violenti).
È poi particolarmente impressionante che secondo lo stesso Ministero dell'Interno ormai ci sono in Francia 150 zone a predominio islamico, dove non solo lo Stato è assente, ma è addirittura interdetto! Si tratta di vere e proprie aree fuori controllo, dove regna la shari'a!
A dirlo, dopo un’autorevole indagine (condotta dal DGSI: Direction générale de la sécurité intérieure), è lo stesso Ministro dell'Interno francese, Cristophe Castaner, in una comunicazione ufficiale ai Prefetti.
Si tratta di vere e proprie enclave, zone abitate da immigrati provenienti soprattutto dal Nord Africa e dall'Africa sub-sahariana, molti dei quali anche di terza generazione, dove addirittura la polizia cerca ormai di non entrare, cioè lo Stato è assente!
Persino l'azienda di trasporti pubblici parigina (Ratp), per poter raggiungere coi mezzi pubblici certe zone della periferia, ha dovuto assumere autisti musulmani, perché gli altri si rifiutavano ormai di guidare in quelle zone, nel terrore di essere colpiti. Si tratta anche di zone dove la disoccupazione giovanile raggiunge il 60%; ma dove c’è traffico di droga, prostituzione, ricettazione e continui scontri tra bande.

Non si tratta più solo di certi sobborghi di Parigi, Lione e Marsiglia, ma anche di diverse città del dipartimento del Nord [ad esempio Maubeuge (dove il UDMF - Unione dei Democratici Musulmani Francesi ha ottenuto il 40% dei voti), Denain, Roubaix], ma anche dell'Alta Savoia (Annemasse, Bourg-en-Bresse, Oyonnax, Bourgoin-Jallieu).


 

 

16.01.2020

La persecuzione contro i cristiani. Dati

Come ogni anno (cfr. anche News del 17.01.2019), l’organizzazione Open Doors (USA) ha pubblicato anche quest’anno (15.01.2020) l’elenco dei 50 Stati in cui i cristiani sono più duramente perseguitati (World Watch List 2020), con dati che si riferiscono al periodo 1.11.2018 / 31.10.2019.
La persecuzione anticristiana è risultata “alta” in 5 Stati, “molto alta” in 34, “estrema” in 11.
Anche se al 1° posto rimane da anni la persecuzione comunista della Corea del Nord, n
umericamente parlando la maggiore persecuzione è data dall’Islam (in 4 dei 5 Stati in cui la persecuzione è “alta”; in 23 dei 34 Stati in cui la persecuzione è “molto alta”; in 8 sugli 11 in cui la persecuzione è “estrema”).

Classifica dei Paesi con persecuzione anticristiana (dalla più violenta):
Al posto in questa triste classifica rimane da 18 anni (!) la Corea del Nord (dittatura comunista), dove ad esempio da 50.000 a 70.000 cristiani scontano nei “campi di lavoro” (dove si vive in spaventose condizioni di vita) il reato di aver pregato in casa, denunciati da qualcuno, o di essersi fatti trovare con materiale religioso proibito.
Al posto c’è l’Eritrea, dove c'è una dittatura al potere da 26 anni.
Al 10° posto c’è l’India, dove sono i radicali indù a infierire sui cristiani (tanto più impunemente dal 2014, da quando cioè il partito nazionalista indù, il Bharatiya Janata Party, è al governo).
Negli altri 8 Stati a infliggere una persecuzione anticristiana estrema è l’islam: nella classifica risultano in ordine di persecuzione, dal maggior al minore, questi Paesi, in cui i cristiani sono una minoranza: Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan, Sudan, Yemen, Iran e Siria.
La persecuzione anticristiana da parte dell’islam è presente persino in 4 Stati dove i cristiani sono invece una parte consistente della popolazione:

12° posto: Nigeria (cristiani: 46%; musulmani: 53%) (v. anche News del 25.12.2019)

28° posto: Burkina Faso (cristiani: 30%; musulmani: 61%)

o addirittura la maggioranza della popolazione:

  44° posto: Kenya (con l’83% di cristiani)
  48° posto: Camerun (con il 70% di cristiani)

L’Africa ha registrato nel 2019 un netto aumento della violenza jihadista contro i cristiani. L’Asia resta tuttavia il continente più ostile ai fedeli: 1 cristiano asiatico ogni 2,5 patisce un livello di persecuzione alto. Particolarmente dolorosi proprio nel periodo considerato sono stati gli effetti della politica di “sinicizzazione” attuata dal regime cinese, per le nuove regole introdotte per limitare la libertà religiosa a partire del febbraio del 2018, nonostante gli accordi segreti col Vaticano!

I cristiani che subiscono persecuzione nel mondo sono 260 milioni, (15 milioni in più in un anno), cioè 1 cristiano su 8 (erano 1 cristiano su 9 nel 2018, 1 su 12 nel 2017). Non si conta in questa cifra la persecuzuione culturale o di irrisione sociale, presente anche in gran parte dell'Occidente che pur è stato plasmato dalla civiltà cristiana. Unica nota positiva è la diminuzione dei cristiani uccisi: 2.983 (8 al giorno!), contro i 4.136 del 2018. Le chiese, le strutture e gli edifici religiosi, attaccati, danneggiati o chiusi sono stati 9.488, un aumento enorme rispetto ai 1.847 del 2018.



 

15.01.2020

Eutanasia? Per l’uomo , per gli animali no

La California (USA), tra le tante aberrazioni, ha da alcuni anni anche una legge che permette l’eutanasia, il suicidio assistito e che ha tolto ogni punibilità a chi incoraggia il suicidio ai malati terminali (Assembly Bill n. 282).
Ebbene, l’attuale Governatore, il democratico Gavin Newsom, dichiara di voler porre invece fine all’eutanasia praticata nei rifugi per animali!! (lo ha dichiarato in una conferenza stampa nei giorni scorsi, ripresa dalla testata Sacramento Bee).
Basta eutanasia per gli animali, è una vergogna, dice il Governatore!
La California deve diventare uno Stato “no-kill” verso gli animali, ha dichiarato esplicitamente Newsom; che nell’occasione ha pure annunciato uno stanziamento di 50 milioni di dollari a supporto di un programma per “rifugi” per animali.
In questa linea, già nell’ottobre scorso (2019) il Governatore aveva firmato la AB44, una delle leggi più stringenti a difesa dei “diritti degli animali”, vantandosi così di aver fatto della California il primo Stato in cui, a partire dal 2023, sarà vietata la produzione e la vendita di pelliccia animale.



 


11.01.2020

Quando i pedofili … sono celebrati dalla cultura che conta

Nell’attuale dissoluzione dei principi morali, specialmente riguardo alla sessualità, che condiziona e distrugge gran parte delle nuove generazioni, delle famiglie e di conseguenza delle società, con responsabilità che vengono dal mondo culturale, ampliate dai mezzi di comunicazione sociale, e con conseguenze ormai anche sul piano giuridico, pare che il motto del 1968 “vietato vietare” (cioè tutto è permesso) si sia più cha mai attuato. Non a caso si dice che di quelle “rivoluzioni” sognate appunto oltre 50 anni fa, l’unica che si sia veramente attuata, con conseguenze catastrofiche, sia appunto quella “sessuale”.
Se vogliamo però parlare di “foglia di fico” (di adamitica memoria) per coprire questa dissoluzione chiamata libertà, la cultura dominante sembra ancora scandalizzarsi e persino inveire contro qualche comportamento sessuale.
C’è ad esempio il limite del fatidico 18° compleanno, inizio convenzionale della “maggiore età”: fino al giorno prima un rapporto sessuale con un adulto può essere considerato per questi un atto di pedofilia e quindi reato; dopo quel giorno sembra proprio che ogni comportamento sessuale sia davvero permesso e diventi persino un diritto.

Difesa dei minori? A parte la tragica ipocrisia di chi parla poi di un diritto a proposito della soppressione dei figli durante la gravidanza … Ma allora perché si lascia che persino nelle scuole (ormai anche dagli asili) passi ogni incitamento a qualsiasi tipo di comportamento sessuale, come libera scelta della persona (educazione secondo l’ideologia ”gender”, addirittura al di là della responsabilità della famiglia, la cui priorità educativa è principio solenne stabilito pure dalla Costituzione)? 
Certo si continua ovviamente e giustamente a parlare di reato quando non c’è consenso nel rapporto sessuale o addirittura c’è violenza; ma chi difende un bambino dalla “violenza psicologica e morale”, ora più forte che mai, che passa appunto persino attraverso le scuole, per non parlare di internet? (con la possibilità di accedere alla pornografia più distruttiva,  che dissolve la dignità della persona e lascia specie nel minore effetti dirompenti, i cui danni sarà difficile riparare anche in seguito).
C’è certo la grande e giusta condanna della “pedofilia”. E in merito sembra talvolta che si attui una “caccia alle streghe”, dove pare persino sparita la “presunzione di innocenza”, cardine di ogni diritto: basta che qualche ragazzo o ex ragazzo, magari spinto a farlo da qualche adulto per altri motivi o da qualche psicologo condizionato persino da preconcetti ideologici fatti passare come scientifici, sporga una denuncia, persino senza alcuna prova e dopo decenni, per gridare alla pedofilia e far diventare qualcuno immediatamente, prima ancora di qualsiasi prova attendibile e processo, un “mostro” da prima pagina. Talora si rasenta in questo senso l’isteria sociale (v. News del 8.01.2015).
Il reato di “pedofilia” è giustamente ancora più raccapricciante quando lo si identifica con la “pederastia” (cioè “l’orco” contro i bambini), mentre assai spesso di tratta di “efebofilia” (sugli adolescenti, sempre grave perché hanno certo una loro fragilità, ma oggi spesso sono più smaliziati che mai, anche nella loro pratica di vita sessuale).
Invece talora il problema, per non dire il dramma, si nasconde o non fa quasi mai notizia se si tratta di questioni di famiglia, di scuole, di centri sportivi, ecc.; mentre tutto esplode con inaudita virulenza, in genere prima appunto ancora di qualsiasi indagine o processo, se si tratta della Chiesa Cattolica, di preti o religiosi coinvolti (v. in proposito questo documento nel sito). Certo è ancora più grave e raccapricciante se e quando il reo è proprio colui che dovrebbe essere il segno di Dio per la salvezza umana ed eterna di questi ragazzi (Gesù parla con orrore di questi scandali sui piccoli – v. Mt 18,6 e Mc 9,42 – ma, come ricorda anche Benedetto XVI, si riferisce principalmente a chi pone ostacoli alla loro fede, che è il tesoro più grande!). Occorre però che la Chiesa faccia estrema attenzione, sia nel discernimento iniziale che nella formazione nei Seminari (v. il recente richiamo del Papa “emerito”), ma anche che non si faccia condizionare dalle false accuse o dagli applausi del mondo per un’intransigenza che scavalca persino la giustizia, come appunto vorrebbe il mondo, per non cadere in logiche che non le appartengono – v. News del 2.07.2018 e del 21.10.2019).
Intanto si nasconde il presupposto culturale e persino teologico di tali terribili scandali (v. appunto l'autorevole e documentata sottolineatura di Benedetto XVI negli Appunti del 2019 sulla questione!), che risale appunto alla cultura del ’68.
Si nasconde poi che in genere (l'82%) questi casi detti di "pedofilia" sono in realtà di “efebofilia” (non "pederastia"), cioè con adolescenti e non con bambini, come viene lasciato intendere, e soprattutto che nell’80% dei casi si tratta di rapporti omosessuali; ma oggi la cultura dominante impedisce anche solo di nominare la questione omosessuale, considerata infatti un diritto assoluto e diventata un potere mondiale!

Ma è poi proprio vero che la società e la cultura dominante siano così concordi nel condannare la pedofilia? Altrove abbiamo già riportato qualche notizia (v. al termine alcune News in merito), che smentisce l’impressione di questa riprovazione unanime.
È di questi giorni il caso dello scrittore francese Gabriel Matzneff, riportato alla luce dalla recente pubblicazione di un libro-denuncia di Vanessa Springora (“Il consenso”, dicembre 2019), direttrice di Éditions Julliard, uno dei più importanti gruppi editoriali in Francia.
Matzneff è uno scrittore che appunto l’élite culturale francese del ’68 aveva sempre incensato, pur conoscendo i suoi comportamenti sessuali pedofili. Egli raccontava infatti impunemente nei suoi libri e qualche volta persino in televisione le sue esperienze sessuali con ragazzi tra i 10 e i 15 anni. Il critico letterario francese più famoso e influente degli ultimi decenni, Bernard Pivot, lo aveva infatti intervistato durante il programma televisivo «Apostrofi», invitandolo a raccontare allegramente le sue «arti della seduzione» con ragazzi e ragazze! Eppure Matzneff ha ricevuto molteplici premi letterari (dall’Accademia di Francia i premi Mottart nel 1987 e Amic nel 2009, il premio Renaudot nel 2013 e il premio Cazes nel 2015), ha collaborato con i principali quotidiani (Le Monde, Le Figaro) ed ha goduto di importanti appoggi politici (soprattutto a sinistra; il presidente François Mitterrand lo considerava suo amico e lo invitava ai grandi ricevimenti con l’élite politica e culturale della sinistra socialista dell’epoca; il presidente Jacques Chirac concesse a Matzneff il premio di Ufficiale onorario delle Arti e delle Lettere).
Fu ancora Matzneff a scrivere la Petizione del 1977, che di fatto chiedeva la "depenalizzazione della pedofilia", firmata da una marea di intellettuali, politici e pensatori illustri già protagonisti del movimento rivoluzionario del maggio parigino del '68, come Simone de Beauvoir, Roland Barthes, Gilles Deleuze, Michel Foucault, André Glucksmann, Felix Guattari, Jack Lang, Bernard Kouchner, Jean-Paul Sartre, Philippe Sollers; insomma “il Gotha dell’intelligencija francese di quegli anni”, come ricorda la Springora; personaggi divenuti anche illustri ministri della Repubblica francese e leader politici europei. La stessa autrice del libro racconta che lei pure all’età di 14 anni fu una “preda” culturale e sessuale di Matzneff.
Il filosofo Michel Onfray, ricordando i dibattiti preparatori per il numero della rivista L’Infini del 1997 sulla “questione pedofilia” e sulla “sessualità infantile”, ha dichiarato che tra le decine di intellettuali noti che collaborarono a quel numero, la “stragrande maggioranza era chiaramente favorevole alla pedofilia”. Lo scrittore ed editore Denis Tillinac ricorda e denuncia invece l’ostracismo subito dal mondo culturale parigino per la sua scelta di non voler pubblicare le opere di Matzneff. La scrittrice Christine Angot ha mostrato il proprio profondo disappunto per come un predatore pedofilo fosse stato osannato dagli intellettuali e dalla créme di Francia per molti decenni; ugualmente hanno fatto Christian Lehmann e molti altri.  [fonte: NBQ (L. Volontè), 11.01.2020]

Ipocrisia (notizie già riportate)

  Nel mondo della cultura, dello spettacolo, della politica …

Del resto, avevamo già sottolineato nella News del 2.07.2018, che la pedofilia-efebofilia sia stata non solo applaudita ma persino praticata da celebri uomini di cultura, con approvazione pressoché unanime del pubblico intellettuale che conta.

Già nel 1947 si diede addirittura il premio Nobel per la letteratura ad André Gide (celebre scrittore francese, noto per il suo libertinismo sessuale, che non solo esaltava l’omosessualità, ma si diceva lui stesso "appartenere a quella vasta porzione di omosessuali che sente attrazione per i ragazzini, persino impuberi", e giunge a descrivere senza mezzi termini i suoi rapporti sessuali in tal senso vissuti a Tangeri e Casablanca). Nel 1958 stava per ricevere lo stesso premio Nobel Vladimir Nabokov per il suo romanzo “Lolita”, in questo caso un rapporto pedofilo ma non omosessuale. In Italia racconta i suoi rapporti sessuali coi ragazzini il celebrato romanziere Sandro Penna. C'è poi il caso del celebre pensatore e regista Pier Paolo Pasolini, le cui molteplici pratiche omosessuali erano abbastanza note (fino ad essere ucciso in circostanze ancora misteriose ma certo legate agli ambienti omosessuali delle borgate della periferia romana, forse in risposta alla violenze sessuali subite da un giovane ricattato dal noto regista), ma forse è meno noto che in giro per il mondo Pasolini era assai spesso a caccia di ragazzini con cui avere rapporti sessuali (come ricorda di lui nientemeno che il grande scrittore ed amico Alberto Moravia). Ebbene, nonostante ciò, oltre ad essere celebrato come maestro della cultura italiana, a Pier Paolo Pasolini sono dedicate persino vie e piazze del nostro Paese. Altro celebre caso in tal senso fu quello dello scrittore svedese Axel Munthe, che venne in Italia ed abitò nella celebre sua villa di Capri, attirato, disse, più dai ragazzini del posto, che voleva nella sua villa, che dalle bellezze dell’isola. Così il celebrato pittore franco-polacco Balthus, di cui un quadro pedofilo-osceno rappresenta il vanto del museo Lingotto della famiglia Agnelli. (Dati riportati da: Vittorio Messori, Emporio Cattolico, Sugarco Ed. 2006, pp. 66-72).

Del resto il ’68, nel suo delirante “vietato vietare”, non solo è stato il propugnatore di quella “rivoluzione sessuale” propagata ed eseguita soprattutto per superare ogni tabù e remora, specie contro la tradizione e morale cattolica considerata spregiativamente "sessuofoba", ma esaltava senza mezzi termini anche le esperienze sessuali dei bambini e coi bambini.


Recentemente è emerso che la pedofilia sia presente anche negli ambienti “hollywoodiani”
(vedi), ma anche nelle Ong (vedi) e persino nella stessa Unicef (vedi).

A proposito di cinema: nel 2017 è uscito il film italiano “Chiamami con il tuo nome”, diretto da Luca Guadagnino, tratto dall’omonimo romanzo di André Aciman. Ebbene, con abilità cinematografica viene presentata l’attrazione e il rapporto omosessuale tra un giovane ricercatore ed un adolescente, figlio di un collega, che non solo sembra consenziente ma persino egli stesso provocatore. Ebbene tale film, che tratta appunto del rapporto omosessuale con un minorenne, è stato acclamato come un capolavoro dai giornali e dalla critica cinematografica, è stato considerato uno dei 10 migliori film al mondo per il 2017, ha ottenuto 3 candidature al “Golden Globe 2018” come miglior film e addirittura 4 candidature Oscar 2018 (poi ne ha avuto solo una). In realtà molti critici hanno considerato il film assai noioso; ma, hanno confessato, era il tema che contava!
 

In fondo potremmo dire, senza mezzi termini, che anche l’attuale Presidente francese Emmanuel Macron, sposato dal 2008 con una donna di 24 anni più anziana di lui, Brigitte Trogneux (che lasciò per lui un marito e 3 figli), potrebbe essere considerato vittima di un caso di “efebofilia” (c’è persino uno psichiatra, Adriano Segatori, che solleva per questo dubbi sull’equilibrio psichico di Macron, per l’abuso sessuale da lui subito all’età di 15 anni dalla sua professoressa e attuale moglie); infatti la donna ha iniziato questo rapporto quando lui aveva 15 anni ed era suo allievo prediletto al laboratorio teatrale di un liceo di Amiens.
 

Che si stia affacciando in politica un presunto diritto anche alla pedofilia (!), con tanto di pubbliche associazioni che lo rivendicano e che aspirano addirittura ad essere “partiti” politici, lo si vede in molti Paesi occidentali, ad esempio in Olanda e Belgio, ma anche negli USA.

Del resto una volta che si parla di “diritti” per ogni capriccio o addirittura pulsione, come non arrivare anche a questo?

Ne è un segno anche un articolo (v. News del 14.07.2015) del prof. M. Kaplan, docente alla Rutgers School of Law di Philadelphia (USA), intitolato “Pedofilia: un disturbo e non un crimine” e apparso nientemeno che sul New York Times.

Il metodo è quello già visto per le legittimazioni precedenti. Per prima cosa si gonfia in modo inverosimile la quantità di persone che soffrirebbero di questo “disturbo”; poi, messa la questione solo su un pian psicologico, viene vietato ogni giudizio morale, secondo appunto l’assunto che la persona si troverebbe ad essere così per natura e senza colpa (presunta scientificità di un "determinismo" psichico, che eliminerebbe di fatto la libertà e quindi la responsabilità morale della persona), per giungere infine al diritto di vivere tranquillamente i propri desideri e pulsioni sessuali, tanto più se la persona non prova alcun disagio ad essere quello che è (in questo caso pedofilo, cioè una pedofilia “egosintonica”), tanto più se il partner è consenziente, anche se minorenne! Il passo successivo sarà quello, già visto, di dire che non è neppure un disturbo, ma una libera scelta dell’individuo (ritorna contraddittoriamente l’affermazione di una libertà, prima negata su presunte basi neurologiche). Infine per affermarlo come “diritto”; con tanto di accusa di “discriminazione” per chi dissentisse da tale comportamento od osasse presentare in merito un giudizio morale.
 

Persino nel mondo della scienza …

Che la pedofilia sia progressivamente scagionata da ogni giudizio morale, per essere considerata dapprima semplicemente come un “disturbo”, per poi assurgere ad un modo di vivere la sessualità e infine dunque anche un “diritto”, lo si nota addirittura nel mondo scientifico (non importa se talora con metodi poco scientifici ma ideologici).

Ad esempio (v. News del 24.01.2013) anche l’autorevole manuale diagnostico Diagnostic and Statistic Manual, dell’American Psychiatric Association, dopo aver derubricato l’omosessualità “egosintonica” (non indesiderata) come patologia (e ciò avvenne non senza forti pressioni ideologiche che poco hanno di scientifico, v. punto 26.1 della sezione Morale sessuale), da tempo ha cominciato a parlare di “disturbo pedofilo” ed ora propende per l’innalzamento anche della pedofilia a comportamento “normale”.
Ad esempio, alcuni noti professori di psicologia canadesi (Quinsey, Van Gijseghem) cominciano a parlare di pedofilia come di “un orientamento sessuale”, da intendersi cioè come uno dei tanti e non modificabile; e di conseguenza alcuni parlamentari canadesi hanno già proposto di cambiare le leggi contro la pedofilia.

 

Nel mondo della scuola

Com’è noto, in Occidente e ora anche in Italia l’ideologia omosessualista, LGBT e gender non solo è in grado di esercitare un grande potere culturale e mediatico, sostenuta da ingenti capitali e dalla grande finanza, ma ora penetra “violentemente” anche nelle scuole, anche dall’asilo e dalle Primarie, e persino contro il volere dei genitori (contro il diritto fondamentale - questo sì che è un diritto reale, fondamentale e “non negoziabile”, quello della “libertà di educazione” - e la stessa Costituzione Italiana).

È il caso ad esempio (v. News del 30.03.2017) di Siracusa: secondo il progetto “Educare alle differenze”, il Comune ha di fatto imposto alle amministrazioni dei nidi e delle scuole dell’infanzia (!) di dare spazio ad attività, finanziate dal Comune stesso, promosse da associazioni come Anddos, Arcigay, Cassero, Mario Mieli. Si dà il caso però che ad esempio il Circolo di cultura omosessuale intitolato a “Mario Mieli”, si riferisca nella sua stessa denominazione all’attivista gay e teorico degli studi di genere Mario Mieli, morto suicida nel 1983, nel cui saggio Elementi di critica omosessuale arrivò a inneggiare alla pedofilia, rappresentandola come “liberazione” del bambino, con queste parole: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”.
 

Nel mondo islamico, accarezzato dall’Occidente

Nei Paesi musulmani è prassi diffusa che ragazzine già di 12 anni o poco più siano costrette a sposarsi. Del resto Maometto stesso, tra le sue numerose mogli (12 o 15), ne aveva anche di minorenni e addirittura sposò anche una bambina di 6 anni! Ma chi ha avuto anche di recente il coraggio di affermare che tutto ciò potrebbe essere una forma di pedofilia (se non appunto di pederastia) s’è visto condannare, e non in un paese islamico ma in Austria, con la conferma della Corte Europea dei Diritti Umani, con la sconvolgente motivazione “di turbamento della pace sociale”! (v. News del 2.11.2018)




 

5.01.2020

Prima causa di decessi nel mondo? Ancora l’aborto volontario

Anche per il 2019, come per gli ultimi anni precedenti, la prima causa di morte nel mondo non sono state le malattie, gli incidenti stradali, le guerre, ma l’aborto volontario, cioè l’uccisione volontaria dei figli nel grembo delle loro madri: 42,4 milioni (su un totale di 58,6 milioni di morti), senza contare quelli provocati dalle pillole (“del giorno dopo”, “del 5° giorno”) in modo chimico nei primi giorni di vita. Un cifra che supera addirittura quella dei morti nella Seconda Guerra Mondiale!
Nel 2018 (v. News del 5.01.2019) gli aborti volontari erano stati 41,9 milioni.
Sono dati resi noti in questi giorni dalla Worldometers («la calcolatrice più potente del pianeta», come viene definito questo ente di ricerca statistico, non cattolico, e della cui affidabilità si fa garante anche l’American Library Association, e a cui collabora anche la BBC) e forniti nientemeno che dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che a sua volta riceve documentazione dall’Istituto Guttmacher (peraltro un ente abortista; quindi verosimilmente con dati perfino inferiori al reale).
La classifica delle cause di decessi nel mondo nel 2019 vede poi al 2° posto (con notevole distacco dal 1°) i tumori (8,2 milioni); ci sono stati poi 1,7 milioni di decessi causati dall’HIV e 13 milioni di morti causate da altre malattie.

Eppure la cultura dominante (e relativi giornali e televisioni), anche in Italia, non ne parla; ostinandosi a non considerare “morti”, e per di più “uccisioni”, quelle dei bambini non ancora nati (aborti), quando che siano persone umane già dall’istante del concepimento è un dato addirittura biologico (altrimenti dovremmo considerare l’uomo in base all’esercizio di facoltà, e allora non li sarebbero neppure tutti gli adulti, o addirittura in base a convenzioni giuridiche, cioè a decisioni dei Parlamenti)!


 

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