Sessualità nella Bibbia


Per comprendere anche le attuali discussioni su convivenze, coppie di fatto, divorziati da un matrimonio cristiano e riaccompagnati o risposati civilmente – situazioni cioè stabili di peccato, per cui risulta particolarmente difficile il proposito di non rifare più il peccato (condizione necessaria per essere assolti di qualsiasi peccato in Confessione) – occorre comprendere che, secondo la legge di Dio (verità dell’uomo),  i rapporti sessuali sono leciti solo tra un uomo e una donna uniti dal sacramento del Matrimonio (l’unico che rende marito-moglie agli occhi di Dio perché è Dio che “fa dei due una carne sola” e per sempre – come dice Gesù stesso, cfr. Mt 19,5-6) e se sono segno di vero amore e non sono chiusi artificialmente alla vita.

Per l’approfondimento di queste tematiche v. nel sito la parte sulla morale sessuale


Cosa dice la Parola di Dio sui rapporti sessuali?

Nell’Antico Testamento

La bontà di tutta la creazione (compresa la materia e la corporeità), la superiorità dell’uomo sugli animali (dato per sé evidente, ma oggi incredibilmente sempre più oscurato), l’uguale dignità dell’uomo e della donna (rivoluzionaria rispetto a tutte le altre culture del tempo e perfino a molte culture e religioni contemporanee, come ad esempio nell’islam), la chiamata alla comunione personale (che si esprime anche sessualmente) tra il maschio e la femmina ed alla procreazione, la benedizione che sono i figli (ricevuti da Dio e che a Lui appartengono), sono valori già annunciati dalle prime pagine della Sacra Scrittura (Gn 12); così come la rovina recata dal peccato (Gn 3) che provoca la perdita dell’innocenza originaria, che divide l’uomo dalla donna, che fa degenerare l’amore e l’attrazione sessuale in istinto di possesso (specie maschile), che provoca dolore (anche nella bellezza del parto) e morte, sia materiale che spirituale (inferno); per cui si capisce che l’uomo ha bisogno di essere “redento”.

Gn 1,26-28.31: “Dio disse: <Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza …>. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio li creo: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: <Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela … Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”.

Nel secondo libro della Bibbia, nelle 10 parole (Decalogo) che indicano la legge morale fondamentale che Dio da all’uomo, a garanzia dell’autentico suo bene, troviamo ben 3 comandamenti a difesa della famiglia, del matrimonio e della verità della sessualità (IV: onora i padre e la madre; VI: non commettere adulterio; IX: non desiderare la donna d’altri) (cfr. Es 20,12.14.17). 

Nell’Antico Testamento non è però ancora ben chiara l’assoluta “monogamia” (per l’uomo): all’inizio si permette che l’uomo possa avere anche più mogli e persino concubine; rimane però chiaro che l’unione sessuale è in vista della procreazione (i figli, così come una famiglia numerosa, sono sempre considerati una benedizione di Dio). [Nell’A. T. non esiste invece ancora la vocazione alla verginità, anzi, il non avere figli viene considerata una maledizione di Dio].

Cosa dice Gesù?

Gesù, Dio-fatto-uomo e quindi pienezza della Rivelazione, porta a compimento e perfeziona la legge morale, anche riguardo all’amore uomo-donna e alla stessa sessualità, recuperandone l’autentico significato, così come era del disegno creatore di Dio. È Lui il Creatore e quindi nessuno meglio di Lui sa chi sia l’uomo e quale sia il senso delle cose della vita umana; ma è anche il Redentore dell’uomo e quindi nessuno più di Lui può rendere l’uomo di nuovo innocente e capace di vivere la vita nuova (cfr. 2Cor 5,17).

Gesù non abolisce ma perfeziona e porta a compimento la legge morale fondamentale già rivelata nell’Antico Testamento (Decalogo), anche riguardo all’amore uomo-donna e alla sessualità (Mt 5,17.27-31).

In questo senso, Gesù considera le rare eccezioni concesse dalla legge di Mosè alla indissolubilità del matrimonio (ed alla stessa monogamia) come segno della “durezza di cuore” dell’uomo che ha perso l’innocenza ed il significato originari della creazione. È significativo che sia l’unica volta che Gesù citi testualmente Genesi, cfr. Mc 10,6. Con ciò si coglie come tale indissolubilità sia anche un valore “naturale” e condivisibile da ogni uomo (anche se Gesù eleva poi il matrimonio alla dignità soprannaturale di “sacramento”), ma che Egli recupera con la Sua grazia, che permette all’uomo non solo una monogamia assoluta e per sempre (matrimonio tra un uomo e una donna, unico e indissolubile) ma anche di interiorizzare la norma, estirpando il peccato e l’impurità dal cuore stesso dell’uomo (cfr. Mt 5,8.27-31; 15, 17-20). Ecco alcune parole di Gesù:

“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8).

“Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,27).

“Fu pure detto: <Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio>. Ma io vi dico: chi ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio” (Mt 5,31).

“(Non è ciò che si mangia che può rendere impuro l’uomo ma ciò che esce dal cuore dell’uomo) “Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie” (Mt 15,19).

“Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: <Che cosa vi ha ordinato Mosè?>. Dissero: <Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla>. Gesù disse loro: < Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto>. A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: <Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio>” (Mc 10,2-12).

Tale novità evangelica, che riporta l’uomo all’autentico significato dell’amore uomo-donna (unico e indissolubile) e della stessa sessualità (diventare “una carne sola” significa diventare un essere solo, che Dio unisce e che “a nessuno è lecito separare”), è talmente forte che lascia esterrefatti gli stessi Apostoli (Mt 19,9-10). Con ciò Gesù non abbassa il livello ma anzi fa capire che oltre alla vocazione al matrimonio (che Egli eleverà appunto alla dignità di sacramento e quindi con una Sua specifica grazia che dura per tutta la vita) egli inventa anche quella alla totale consacrazione per il Regno di Dio, nella verginità o celibato, che trova in Gesù stesso, perfettamente casto e non sposato, il modello supremo (ed è anticipo di quel nuovo rapporto d’amore con Dio e con gli altri che sarà in pienezza nell’eternità). Ecco ancora le parole di Gesù, secondo l’evangelista Matteo:

“Gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: <È lecito a un marito ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?>. Egli rispose: <Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto>. Gli domandarono: <Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?>. Rispose loro: <Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria mogli, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio>. Gli dissero i suoi discepoli: <Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi>. Egli rispose loro: <Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca>” (Mt 19,3-12).

“Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come gli angeli nel cielo” (Mt 22,30).

Cosa insegna il resto del Nuovo Testamento (S. Paolo, ecc.)
e quindi la Chiesa?

Dobbiamo anzitutto ricordare (v. nel sito: La Chiesa), che la Chiesa non è un club di persone che si mettono a tavolino per formulare una dottrina, magari pensando di aggiornarla continuamente per andare incontro al sentire del tempo o per piacere agli uomini, ma lo “strumento” che Gesù stesso ha voluto e fondato per divulgare la Sua Parola nel mondo e nella storia, e per dare la Sua vita e quindi la salvezza eterna mediante i sacramenti (cfr. Mt 28,18-20). E poiché Gesù conosce la nostra debolezza, ha assicurato che nella Chiesa, sotto la guida di Pietro (cioè del Papa), lo Spirito Santo avrebbe garantito l’autentica trasmissione e interpretazione della Sua Parola – anzi avrebbe condotto la Chiesa a comprendere e trasmettere la Verità tutta intera (Gv 16,13) – cioè la sua indefettibilità (e in certi casi perfino l’infallibilità del Papa, cfr. Mt 16,18-19) nel comprendere ed annunciare quelle verità necessarie per la salvezza di ogni uomo (Lc 10,16; Gv 20,21). E infatti nella storia non c’è stata alcuna defezione su questo compito, neppure da parte di coloro che ne risultavano indegni.

Dunque, quando qualcuno domanda “cosa pensa la Chiesa di …?” o “cosa dice la Chiesa su …?” normalmente non sa cosa sia davvero la Chiesa. Ci si dimentica appunto che Dio ha parlato (anzi è addirittura venuto, portando a compimento la Rivelazione divina), e che Egli è la Verità suprema, senza possibilità d’errore, oltre ad essere il nostro Creatore, e quindi sa bene chi siamo e quale sia il significato della nostra vita e di tutte le cose! La domanda deve allora essere “cosa ci ha detto Dio?”, “cosa ci dice Dio attraverso la Chiesa?”, con la corrispondente consapevolezza che Dio non si sbaglia, che Dio mi ama più di me stesso e che sa ciò di cui ho davvero bisogno, e perfino con il corrispondente timore di chi sa che su questa parola ci giochiamo la vita e l’eternità (solo la Verità ci libera davvero e ci salva per l’eternità).

Intanto già nella Sacra Scrittura che segue ai Vangeli (cioè il resto del Nuovo Testamento) abbiamo infatti già un fondamentale sviluppo ed una maggiore comprensione – da parte degli Apostoli, di San Paolo e dell’intera Chiesa primitiva – della Verità che salva, anche riguardo alla vita sessuale, come al significato del vero amore tra uomo e donna e del matrimonio, e troviamo già espliciti elenchi dei peccati che vi si oppongono. Ad esempio …

Nella lettera di S. Paolo ai Romani:

“(I pagani, avendo adorato e servito le creature invece del Creatore) Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi … Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento … (Non avendo conosciuto Dio adeguatamente) Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni di invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa” (Rm 1,24-32).

“Quelli che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto al peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia” (Rm 8,5-10).

Nella prima lettera di S. Paolo ai Corinzi (dove risponde anche all’obiezione di coloro che credevano che, essendo ormai salvi gratuitamente in Cristo, potevano allora liberamente peccare, o che l’attività sessuale rispondesse in fondo ad un bisogno organico come il mangiare e il bere):

“Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio. <Tutto mi è lecito!>. Sì, ma non tutto mi giova. <Tutto mi è lecito!>. Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla. <I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!>. Dio però distruggerà questo e quelli. Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due – è detto – diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Stati lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!” (1Cor 6,9-20).

Sulla vita matrimoniale ed anche sulla verginità per il Regno dei cieli, cfr. anche 1Cor 7,1-11; 25-40.

Nella lettera di S. Paolo ai Galati:

“Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri” (Gal 5,16-26). 

Nella lettera di S. Paolo agli Efesini:

“Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore. Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di impurità” (Ef 4,17-19). “Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4,31-32). “Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere fra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappia telo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio” (Ef 5,3-5). “Non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef 5, 18-20).

Nella lettera di S. Paolo ai Colossesi:

“Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria; a motivo di queste cose l’ira di Dio viene su coloro che gli disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi. Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca. Non dite menzogne gli uni gli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o in circoncisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto in tutti. Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La Parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,5-17). “Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; voi padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino” (Col 3,18-21).

Nella prima lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi:

“Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione” (1Ts 4,3-7).

Nella prima lettera di S. Paolo a Timoteo:

“Noi sappiamo che la Legge è buona, purché se ne faccia un uso legittimo, nella convinzione che la Legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, i sodomiti, i mercanti di uomini, i bugiardi, gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, secondo il vangelo della gloria del beato Dio, che mi è stato affidato” (1Tm 1,8-11). “Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforma alla vera religiosità, è accecato dall’orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i confitti di uomini corrotti nella mente e privi di verità, che considerano la religione come frutto di un guadagno … l’avidità di denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza” (1Tm 6,3-5.10-11).

Nella seconda lettera di S. Paolo a Timoteo:

“Sta’ lontano dalle passioni della gioventù; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro. Evita inoltre le discussioni sciocche e da ignoranti, sapendo che provocano litigi” (2Tm 2,22-23). “Sappi che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, empi, senza amore, sleali, calunniatori, intemperanti, intrattabili, disumani, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, amanti del piacere più che di Dio, gente che ha una religiosità solo apparente, ma ne disprezza la forza interiore. Guardati bene da costoro!” (2Tm 3,1-5).

Nella lettera agli Ebrei:

“Vigiliate che nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti né cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne siano contagiati. Non vi sia nessun fornicatore o profanatore” (Eb 12,15-16). “Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia” (Eb 13,4-5). 

Nella lettera di S. Giacomo:

“Ognuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira. Infatti l’ira non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Perciò liberatevi da ogni impurità e da ogni eccesso di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata piantata in voi  e può portarvi alla salvezza” (Gc 1,19-21).

Nella prima lettera di S. Pietro:

“È’ finito il tempo trascorso nel soddisfare le passioni dei pagani, vivendo nei vizi, nelle cupidigie, nei bagordi, nelle orge, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli. Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione, e vi oltraggiano” (1Pt 4,3-4). 

Nella seconda lettera di S. Pietro:

“Il Signore sa liberare dalla prova chi gli è devoto, mentre riserva, per il castigo nel giorno del giudizio, gli iniqui, soprattutto coloro che vanno dietro la carne con empie passioni e disprezzano il Signore. Temerari, arroganti … irragionevoli e istintivi, nati per essere presi e uccisi, bestemmiando quello che ignorano, andranno in perdizione per la loro condotta immorale, subendo il castigo della loro iniquità. Essi stimano felicità darsi ai bagordi in pieno giorno; scandalosi e vergognosi, godono dei loro inganni mentre fanno festa con voi, hanno gli occhi pieni di desideri disonesti e, insaziabili di peccato, adescano le persone instabili, hanno il cuore assuefatto alla cupidigia, figli di maledizione! … Costoro sono come sorgenti senz’acqua e come nuvole agitate dalla tempesta, e a loro è riservata l’oscurità delle tenebre. Con discorsi arroganti e vuoti e mediante sfrenate passioni carnali adescano quelli che da poco si sono allontanati da chi vive nell’errore, promettono loro libertà, mentre sono essi stessi schiavi della corruzione. L’uomo infatti è schiavo di ciò che lo domina. Se infatti, dopo essere sfuggiti alla corruzione del mondo per mezzo della conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, rimangono di nuovo in esse invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima. Meglio sarebbe stato per loro non aver mai conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo comandamento che era stato loro trasmesso. Si è verificato per loro il proverbio: <Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango>” (2Pt 2,9-10.12-14.17-22).

Nella prima lettera di S. Giovanni:

“Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (1Gv 2,15-17).

Nell’Apocalisse Dio, parlando a certe prime comunità cristiane, condanna ad esempio coloro che pensavano di poter essere cristiani e nello stesso tempo nicolaiti (partecipazione a banchetti pagani cui seguivano gravi immoralità) o seguaci della dottrina di Balaam (dove a banchetti sacri seguivano unioni sessuali e prostituzione) (Ap 2,6.14-15).

Queste citazioni del Nuovo Testamento permettono di capire anche perché, nella traduzione catechistica del VI Comandamento dell’Antico Testamento (“Non commettere adulterio”, Es 20,14) si riassumano anche tutti gli altri peccati sessuali, sotto la comune denominazione diNon commettere atti impuri”, che però in Confessione vanno specificati (essendo appunto troppo generale e sintetico il termine “atti impuri”).

Questa Parola della Chiesa, che non a caso viene proclamata e creduta come “Parola di Dio” (anche nella liturgia), diventa il punto di riferimento fondamentale per capire cosa significhi la morale, cioè il bene e il male, anche in riferimento alla sessualità. Non possiamo certo pensare che, in quanto Parola di Dio, sia stata condizionata dalla mentalità del tempo e che possa quindi mutare col tempo!

Anche il Magistero della Chiesa (gli insegnamenti ufficiali del Papa – successore di San Pietro e Vicario di Cristo! – e dei Vescovi uniti con lui e sotto la sua guida – v. nel sito La Chiesa, 5.3) è Parola di Dio e va accolta ed obbedita come tale (questa è la fede <cattolica>, da cui si sono distaccate dal XVI secolo le chiese protestanti, che infatti si moltiplicano come si moltiplicano le diverse interpretazioni della Parola di Dio, e spesso adeguandosi alla mentalità dominante, come spesso vediamo anche oggi).

Anche di recente il Magistero ha infatti precisato di nuovo che i rapporti sessuali sono leciti, cioè sono autentici, solo all’interno del matrimonio cristiano tra un uomo e una donna (matrimonio unico e indissolubile, fondato sul Sacramento istituito per questo da Gesù Cristo) e se sono espressione di vera donazione d’amore delle persone e “naturalmente” aperto alla vita (pur essendo lecita – a certe condizioni – la regolazione delle nascite, mediante il ricorso all’astinenza nei giorni fecondi) 


———————————————————-

Documentazione del Magistero:

Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), n.n. 2331-2400

Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica (2005), n.n. 487-502


Paolo VI, Enciclica Humanae Vitae (25.07.1968)

Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona humana. Alcune questioni di etica sessuale (29.12.1975)

Giovanni Paolo II, Esortazione Ap. Familiaris consortio (22.11.1981).

Congregazione per l’Educazione Cattolica, Orientamenti educativi sull’amore umano. Lineamenti di educazione sessuale (1.11.1983)

Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi (Homosexualitatis problema) sulla Cura pastorale delle persone omosessuali (1.10.1986)

Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum vitae, sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione (22.02.1987)

Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Documento Pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione sociale: una risposta pastorale (7.5.1989)

Pontificio Consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia (8.12.1995)

Pontificio Consiglio per la famiglia, Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale (12.02.1997)

Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (3.06.2003)

Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi sulla Collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo (31.05.2004)


Il Papa San Giovanni Paolo II, che già da sacerdote, vescovo e cardinale – anche per il suo contatto coi giovani e le giovani coppie – aveva presentato una corposa e profonda “teologia del corpo”, della sessualità e dell’amore (raccolta nel testo, ancor oggi reperibile, Amore e responsabilità, Marietti 2007), dedicò per 5 anni (5.09.1979-28.11.1984) le sue catechesi alle udienze generali del mercoledì al tema dell’amore uomo-donna, della teologia del corpo e della sessualità (catechesi raccolte nel volume Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò. Catechesi sull’amore umano, Città Nuova/L.E. Vaticana).