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Surrexit Dominus Vere!

Surrexit Dominus vere!


Cristo è risorto! È veramente risorto!

Questa è l’incontenibile esultanza della S. Pasqua, nel suo giorno (prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera), nella sua Ottava (settimana “in Albis”) e per tutto il tempo pasquale (7 settimane, fino alla solennità di Pentecoste appunto nel 50° giorno); ma in fondo è l’esultanza dell’intera vita cristiana e anticipo della gioia eterna del paradiso!

Cristo è risorto! È veramente risorto!

In greco risuona così: Christòs anésti! Alithòs anésti!  [Χριστός Ανέστη! Αληθώς Ανέστη!]

In Grecia il giorno di Pasqua così addirittura ci si saluta (al posto del Buongiorno): Christòs anésti! cui si risponde appunto: Alithòs anésti! 

Il fondamento della fede cristiana

Questo è il centro della fede cristiana, il fondamento essenziale, cioè il kerigma.

Non si tratta di una teoria, su cui si potrebbe anche discutere e magari da paragonare con altre teorie e persino religioni, specie riguardo all’Aldilà, ma un avvenimento, il fatto unico e irripetibile della vittoria definitiva di Cristo sulla morte, anche col suo stesso corpo; l’evento cioè che ne attesta inequivocabilmente l’unicità e divinità, come la necessità per ogni uomo di aderire a Lui per ottenere la propria salvezza eterna!

Nel sito ne parliamo molteplici volte, dalla Catechesi n. 4 (vedi; vedi in particolare la domanda 4.4 e ciò che ne segue), come anche nella recente News “Novissimi … sepolti” (vedi).

Perché questo avvenimento è il fondamento di tutto?

Se questo è vero, cioè se questo avvenimento è veramente accaduto, allora tutto il cristianesimo è vero! Se invece non è accaduto, se tutto finì con la Croce e il corpo di Cristo è marcito in una tomba come tutti, allora il cristianesimo è falso, perché sarebbe stato falso Gesù stesso e tutta la sua predicazione e missione, centrata sul fatto che Egli è Dio, l’unico Dio e l’unico Salvatore.

Lo rimarca splendidamente lo stesso S. Paolo (ed è parola ispirata da Dio, cioè Parola di Dio, e come tale accolta, come tutte le sue 13 Lettere, nel Canone del Nuovo Testamento, cioè nella Bibbia) in 1Cor 15,1-20:

“Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l’ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!

Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che Egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”.

Se Gesù è risorto, cioè se ha vinto definitivamente la morte, allora è vivo e presente tra noi (e il culmine di questa “presenza” è l’Eucaristia), allora è davvero Dio, l’unico vero Dio. Ma se è Dio allora non può sbagliarsi, è la Verità assoluta; per cui tutto quello che dice è vero! Non posso non essere d’accordo, o essere parzialmente d’accordo con Lui (se Dio si sbagliasse, anche solo in parte, non sarebbe Dio, perché sarebbe imperfetto); per questo non posso credere in Gesù in modo parziale, “a modo mio” o ad intermittenza!

Se Gesù è Dio allora è il significato vero e pieno della nostra vita, è Colui che solo può darci la felicità eterna (paradiso); è cioè l’unico Salvatore!

È talmente la Verità assoluta che un istante dopo la nostra morte Lo incontreremo (è sarà il “giudizio particolare” sulla nostra vita), così come, alla fine del mondo e della storia, quando “tornerà nella gloria”, visibile per tutti, e farà risorgere tutti i morti della storia umana, tutti saranno sottoposti al Suo giudizio (detto per questo “universale”)! [vedi la catechesi 7 sull’Aldilà (ascolta alla fine anche la relativa audio-catechesi, indicata anche in homepage), come la News sui Novissimi (vedi)].

Per questo l’annuncio pasquale è il più fondamentale ma anche il più sconvolgente della vita. Non può lasciarci come prima. Illumina totalmente il senso dell’esistenza, ne fa superare pure ogni difficoltà o prova. Ma scuote anche da ogni possibile torpore dello spirito, da ogni peccaminosa “accidia” (che è uno dei 7 vizi capitali, vedi nell’Esame di coscienza).


Ancora sulla questione della verità

Dello sconvolgente “annuncio pasquale” vogliamo però qui mettere in evidenza proprio l’avverbio “vere”: Gesù è veramente risorto!

Come forse ci siamo accorti, il presente sito desidera essere un aiuto soprattutto in questo senso, cioè come ricerca della verità: della verità della fede cristiana, soprattutto, ma anche di alcune questioni storiche o scientifiche (vedi nel Menu) su cui il pensiero anticristiano ha intessuto e divulga tuttora i propri “miti”, al fine soprattutto di minare, in modo magari occulto e fin dalle più tenere età, la fede stessa (mentre i fatti stessi, documenti alla mano, dimostrano invece il contrario).

Per questo, già nella homepage (vedi), si sottolinea come il sito sia stato “pensato per aiutare… chi non ha ancora la fede, per capire che il cristianesimo è vero”, dove l’accento è messo appunto sull’aggettivo “vero”.

Così, nelle catechesi iniziali e fondamentali, che vanno sotto il nome di “Un aiuto per < per capire la fede” (vedi), iniziamo proprio dalla questione della verità (vedi catechesi n. 1). Anche nelle audio-catechesi (vedi nella sezione video, ora anche in mp3 e richiamate anche in fondo alla homepage), partiamo proprio da questa questione: “Il cristianesimo è vero”!

La questione della verità è infatti quella decisiva per la vita. Nessuno ha potere sulla verità, ma tutti sono sottomessi ad essa. Essa ci precede e ci sovrasta; ed è indipendente da quanti la riconoscono, da chi la dice, dal consenso ottenuto, come dal tempo in cui è stata detta o scoperta.

La stessa parola ebraica Amen (‘āmēn) – che è stata mantenuta in originale ebraico (come la parola Alleluja) anche nell’attuale liturgia cristiana, anche in lingua italiana, come al termine delle preghiere (prima tradotta con “così sia”) – deriva dalla radice semitica ‘mn e significa proprio “esser sicuro, essere certo”! Non dunque un’opinione o un vago “credo che, però…”, ma una certezza assoluta, come del resto è nell’esatta accezione dell’espressione “Credo”!

Tale decisiva parola è passata anche in altre lingue semitiche (siriaco, etiopico) e la troviamo anche nelle versioni greche e latine della Bibbia (Antico e Nuovo Testamento).

Lo stesso Gesù, per sottolineare l’assoluta verità di ciò che sta per dire, vi antepone spesso l’espressione “Amen, amen”, in genere tradotta in italiano con “in verità in verità vi dico”!

Il primo attacco contro la fede, ed è davvero una tragica e velenosa tentazione diabolica (Satana è il “padre della menzogna”, come lo definisce Gesù stesso! cfr. Gv 8,44), che può portarci persino alla negazione di Dio, di Cristo, della fede e quindi alla dannazione eterna, è proprio porre il dubbio sulla verità di ciò che Dio stesso ci rivela, con quel tarlo che può insinuarsi nella nostra mente o che vi sonnecchia in modo apparentemente innocuo, quando invece è fatale e letale: “chissà se è proprio vero”?

Se ci facciamo caso questo dubbio, questo veleno, è infatti inoculato da Satana nella mente fin dai progenitori (Adamo ed Eva), cioè fin dall’inizio della storia umana, appunto col “peccato originale” (cfr. Gn 3,1-5; lo abbiamo sottolineato anche nell’ultima News “Paenitemini”, vedi).

Attenzione: non si tratta di quel sano “dubbio” che porta, come vediamo nella vera razionalità e nell’autentica filosofia, a cercare ancora più in profondità, per capire meglio, per vedere meglio se sia vero o no, se ci siano o no le “prove” convincenti per approdare ad una affermazione ancora più sicura; ma proprio di quel sospetto fine a se stesso, che non muove però un passo verso una ricerca del vero ancora più attenta e sicura, ma vi ci si addormenta come in un sonno stesso della ragione!

Questa ricerca del vero dovrebbe invece essere la dinamica interiore e persino intellettuale di ogni uomo autentico, già in un buon adolescente, specie se intelligente: desiderare di passare dalle convinzioni ricevute magari dall’infanzia non ad uno opposto quanto stupido “così fan tutti”, per non dire ad un ambiguo “a modo mio” o ad un semplice e spesso ingannevole “cosa mi piace”, ma proprio un voler “verificare” (veder se è vero), cercando anche le spiegazioni e le prove (anche della fede), per giungere appunto a comprendere meglio cosa sia vero o falso e di conseguenza cosa sia il bene e il male!

Invece l’atteggiamento di “dubbio permanente”, di sospetto fine a se stesso, di sonno della ragione, pur sembrando meno pericoloso di un’esplicita negazione, in realtà, proprio perché alberga come in un pericoloso letargo al fondo della coscienza e perfino della stessa intelligenza, può essere altrettanto nocivo che una negazione netta; perché in fondo non ci fa mai decidere davvero per la verità, come se appunto tutto fosse anestetizzato in un sonno, apparentemente tranquillo in realtà letale, in quel perenne “sì, però… ma forse… ma anche… chissà?”, che non fa smuovere mai di un passo verso una sincera ricerca e lascia addormentati in una perenne e pericolosissima “accidia”!

Tutto il pensiero moderno, progressivamente da Cartesio in poi e fino al nichilismo contemporaneo, è in fondo un grande sospetto sulla “verità”, rendendola sempre più soggettiva, fino a rendere totalmente vana e inutile la questione stessa e la stessa parola verità. In Nietzsche, come caso estremo ma coerente di questo percorso della modernità, è infatti la parola stessa “verità” (quindi non solo “Dio”) ad annichilirsi, a non avere più alcun senso! Ma tale sospetto, che si ritorce contro se stesso, costringe ultimamente al silenzio (come ricordavano già Platone e Aristotele e come splendidamente viene ulteriormente delucidato da S. Tommaso d’Aquino), perché dovrei porre il sospetto sulla mia stessa capacità di sospettare; ed è pure sostanzialmente invivibile, perché comunque qualche cosa devo fare, qualche pensiero devo avere e qualche decisione devo prendere (e anche non decidere niente è già una “scelta”, ed una delle peggiori, perché appunto spegne la vita e spesso la distrugge).

Per questo, anche nella storia del pensiero moderno e nelle terribili ripercussioni sociali a cui esso ha spesso condotto, il sonno della ragione (che si dice in un noto adagio che “crea dei mostri”!), ma anche la pretesa di inventare a tavolino sempre nuove verità, ha fatto e fa nascere sempre nuove “ideologie”, da imporre pian piano a tutti, nonostante tutti i proclami di “tolleranza”, di “diritti” per tutti e di “non discriminazione” (vedi dossier sulla “Modernità”). Per usare una ormai nota e geniale espressione di J. Ratzinger, si tratta di un relativismo che diventa paradossalmente “dittatura del relativismo”, cioè senza possibilità di dissenso (e quindi assai poco relativista)!

È peraltro assai significativo che proprio i “padri dell’ateismo” contemporaneo (Marx, Nietzsche, Freud) siano stati chiamati anche “maestri del sospetto”. Sospetto su Dio; ma anche sull’uomo. Fino al punto che la tanto declamata “libertà” viene poi sostanzialmente a dissolversi nei determinismi sociali (Marx) o psichici (Freud), fino a ridurre l’uomo stesso a “cosa” [in Nietzsche l’uomo è sostanzialmente una “presunzione” (di conoscere il vero), mentre invece è solo un “cavo teso tra la scimmia e l’oltre-uomo” e perfino “un granellino di sabbia nell’eterna clessidra del tempo” – vedi la News “Dio è morto!”].

Proprio la Massoneria ha fatto di questo “relativismo” un dogma (insieme a quello, più recondito, dei propri profitti economici e del proprio potere), ora diventato non solo caratteristica di una ristretta oligarchia intellettuale e di potere, ma “pensiero unico dominante”! E non si tratta tanto di negare (il massone non nega nemmeno Dio), ma di rendere proibita proprio l’espressione “è vero” (e se è verità, lo è per tutti). Tutto deve essere ridotto ad “opinione”. E proprio questa sarebbe la garanzia della vera libertà per tutti e dell’autentica democrazia.

Persino ogni dibattito (di cui è stracolma la televisione, come anche le assemblee di ogni tipo), ma in fondo le stesse democrazie moderne, poggiano appunto su questo micidiale equivoco di fondo, che sembra talmente ovvio quanto indiscutibile ed invece è un terribile veleno in grado di distruggere l’uomo e la società: tutto è “opinione”, niente è “vero”! E questa sarebbe la base stessa della libertà e del diritto (così che oggi persino ogni pulsione o capriccio viene appunto chiamato “diritto”). Però appunto come sempre il “relativismo” deve giungere a contraddirsi, a negare se stesso, diventando pensiero-ideologia che deve imporsi a tutti, senza possibilità di dissenso!

Basterebbe pensare come Gesù sottolinei, con una luminosità astrale, che invece è proprio la verità a farci liberi davvero (cfr. Gv 8,32)!

Tutto è ridotto a “come la penso”! Così la stessa democrazia, e gli innumerevoli dibattiti che ammette, sembra sempre più un dialogo tra sordi, che possono dire semplicemente “come la pensano”; dove è proibito usare la parola “verità” e persino tentare di portare “le ragioni” e le “prove” di quel che si dice, perché questo sarebbe già sinonimo di intolleranza!

Oggi questa forma mentale, questo indiscutibile dogma “modernista” e relativista, è penetrato talmente nelle menti, nella cultura e nella società, da albergare ormai abbondantemente perfino dentro la stessa Chiesa Cattolica!

Il massimo del rispetto reciproco sembra appunto quello di limitarsi a dire “tu come la pensi?”, sottintendendo ovviamente che la verità non esiste o semmai nessuno la può conoscere. L’ideale proposto è allora quello di “camminare insieme”, di essere il più possibile d’accordo, non quello di camminare nella verità, dell’avere obiettivi veri. Nemmeno a Dio è più concesso dircelo!

Non avendo però il coraggio di chiedere esplicitamente a Dio stesso “Tu come la pensi?” – farlo sarebbe infatti gettare la maschera ed ammettere apertamente che Dio non c’è (perché Dio non ha un’opinione ma è ovviamente la Verità) o semmai non sappiamo niente di Lui e tanto meno che si sia rivelato e ci abbia indicato la Verità e il senso vero della vita (e questa negazione è un altro dogma della Massoneria, che vuole rimanere infatti in un vago “deismo”) – o pensare che anche Lui dovrebbe adattarsi ai tempi (è infatti evidente che questa pretesa di relegare Dio in un angolo o nel vasto campo delle più svariate opinioni sarebbe assurda oltre che blasfema!), allora in genere, ormai anche nella gente comune, si chiede “cosa dice la Chiesa?”, sottintendendo appunto quale sarebbe la sua opinione! Tra l’altro il potere culturale e mediatico vuole così convincere, e ci è quasi pienamente riuscito, che la Chiesa sia ormai un gruppo residuale (magari di anziani o di piccoli gruppi di esaltati integralisti e fondamentalisti), superato dai tempi; specie se si ostina ad annunciare certe “verità” (come facevano con forza gli ultimi Pontefici)! Il plauso, anche mediatico e del potere (specie dell’Occidente), è invece riservato a chi si adatta (Chiesa compresa) ai tempi moderni e ai suoi nuovi dogmi e ideologie (stabiliti da “lor signori” e pian piano creduti anche dalle masse, adeguatamente indottrinate – vedi la News “Idola theatri”).

Per questo, sempre più (persino nella Chiesa cattolica!) il punto di riferimento non è più “cosa Dio ha detto”, ma “cosa diciamo noi”, “cosa si fa oggi”, sprofondando in modo logorroico in continue assemblee e votazioni, scimmiottando le moderne democrazie (che peraltro stanno sempre più rivelando il loro vuoto e la propria ormai cronica incapacità di costruire e sempre più con fatica riescono a nascondere che le grandi decisioni sono invece comunque prese da ristrette oligarchie)! Dentro poi il gran teatro (perché tutto è spettacolo!) delle infinite e logorroiche discussioni, mentre le grandi “questioni di fondo” sono sempre censurate, è per il potere mediatico persino un sollazzo mettere un gruppo cristiano contro un altro (ad esempio progressisti o tradizionalisti), un prete contro un altro (applaudendo ovviamente chi le spara più grosse nella corsa delle avanguardie), un vescovo o cardinale contro un altro, persino un Papa contro tutti gli altri! 

Tutto si dissolve in un “sei d’accordo o no?” E più l’opinione è stravagante più è applaudita!

La grande domanda proibita è ormai, in ogni ambito (persino nelle università, che pur dovrebbero essere “luoghi di ricerca” e per questo sono nate dalla Chiesa nel Medioevo vedi!): “cosa è vero?”, “qual è la verità?”.

Invece la verità, pur indipendente e al di sopra di tutti, non è però irraggiungibile! La ragione può indagarla sempre meglio e rende pure possibile, nella comune ricerca e umile sottomissione ad essa, un vero dialogo, nel senso vero e perfino già platonico del termine (come appunto esprimono i Dialoghi di Platone o le Quaestiones disputatae della scolastica medievale vedi)

Davvero il rapporto fecondo tra un’onesta ragione e un’autentica fede cristiana permette di salire sempre più verso la contemplazione della Verità (vedi già l’incipit della straordinaria enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio)!


La verità della Risurrezione

Torniamo però alla Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo e al decisivo avverbio “vere” (“è veramente risorto”) dell’annuncio pasquale e del “kerigma” cristiano.

Oltre a quanto sopra ricordato circa la questione decisiva della “verità”, dobbiamo in questo caso inoltre sottolineare che stiamo trattando non di un pensiero ma di un “evento”, cioè di un fatto; e di fronte ad un evento, tanto più se esso ha lasciato, come in questo caso, indizi, prove, testimoni oculari credibili ed enormi conseguenze sia immediate che storiche, è ancora più chiaro che non si tratta di crederci o no, se si sia d’accordo o no, se piaccia o no, se si senta o meno, ma semmai di indagare accuratamente e senza pregiudizi l’attendibilità o meno di quei dati che lo certificano!

In questa News non possiamo ovviamente addentrarci in questa indagine. Rimandiamo semmai, per rimanere solo ai contributi presenti nel sito, alla catechesi n. 4 (vedi) e in particolare alla domanda 4.5 (vedi) e seguenti.

Se volessimo invece navigare nel vasto oceano degli studi in merito, potremmo trovare appunto innumerevoli ed autorevoli contributi, sia a livello specialistico (biblico, esegetico e teologico) come a quello più divulgativo e alla portata di un più vasto pubblico [in questo settore più divulgativo, si ricordi ad esempio uno dei contributi più celebri, a livello non solo italiano ma mondiale, rappresentato da Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori (vedi) e, dello stesso Autore, Dicono che è risorto]

Ricordiamo, oltre al dato inequivocabile (attestato anche dagli Ebrei e dai Romani) della morte reale di Gesù e della Sua sepoltura, come pure del sepolcro trovato inspiegabilmente vuoto il 3° giorno (nonostante i sigilli e le guardie), l’attendibilità delle apparizioni del Risorto (cfr. Mt 28, Mc 16, Lc 24 e Gv 20 e 21) e la credibilità di tale annuncio da parte degli Apostoli, ‘in primis’ di S. Pietro (cfr. la sua prima predica, il giorno di Pentecoste: At 2); ma assai eloquente è la testimonianza di S. Paolo (inizialmente fiero avversario di tale annuncio), del suo incontro col Risorto (cfr. At 9,1-22; At 22,3-16) e appunto la sottolineatura della centralità di tale evento pasquale nella sua predicazione e per l’intera fede e vita cristiana [si riveda in proposito il brano della Prima Lettera ai Corinti riportato all’inizio di questa News (1Cor 15,6), dove peraltro si ricorda anche un’apparizione del Risorto a più di 500 persone insieme che non viene invece menzionata nei Vangeli].

Non si potrebbe poi spiegare altrimenti, se non Lo avessero davvero visto risorto e vivo, tutto ciò che ne è seguito: il repentino passaggio degli Apostoli da una triste e smarrita delusione (ed è significativo che gli Apostoli non facciano assolutamente una bella figura nei Vangeli!) ad un incontenibile coraggio (parresia), che nessuno riuscì più a fermare e far tacere, fino a morire tutti martiri (tranne Giovanni) pur di non negare l’evento e la propria fedeltà a Cristo Signore e alla verità rivelata. Quindi la crescita immediata del cristianesimo, nonostante le terribili persecuzioni subite, in tutto il mondo allora conosciuto; fino a plasmare poi l’intera civiltà occidentale (quella trainante il mondo intero) ed ancora oggi con 2,5 miliardi di seguaci in tutto il mondo!

Trattandosi appunto di un fatto (come dice il noto adagio: “contra factum non valet argumentum”), nessuno può negarlo o non essere d’accordo. Semmai si tratta appunto, se si sollevano ragionevoli dubbi, di indagare meglio, di chiedere e trovare le prove, di raccogliere anche ogni dubbio o indizio contrario (se ci fossero).

La bellezza e la forza inossidabile e insuperabile che emerge da questo “evento”, che è appunto un fatto e non una teoria e neppure semplicemente una religione (ricordiamo: il cristianesimo non è solo una religione, vedi News “Incarnazione”), è che appunto esso permane, al di là di ogni consenso o meno, di ogni anche nostro “sentirlo” o meno (anche se poi Dio stesso ce ne dà talora prova anche sensibile nel nostro animo!), di ogni “averne voglia” o no! Se è accaduto è accaduto!

Appunto: Surrexit Dominus vere!

Tale evento ha conseguenze enormi, per ogni singolo uomo e per il suo destino eterno, come per l’umanità e la storia intera (vedi la domanda n. 4.7).

Se infatti Gesù è risorto, allora è davvero Dio, l’unico vero Dio (perché ovviamente non ci possono essere più divinità; il politeismo è infatti contraddittorio anche sul piano della ragione), è vivo e presente (sempre e ovunque), è la Verità assoluta (Dio non può sbagliarsi perché è l’Intelligenza suprema e non può ingannarci perché è l’Amore infinito), indubitabile ed eterna (cioè non muta), su cui nessuno ha potere (nemmeno un Papa). Allora è anche vero che Gesù “ritornerà nella gloria a giudicare i vivi e i morti”; e sarà la distinzione eterna di paradiso (salvezza, partecipazione alla vita stessa di Dio, felicità perfetta e senza fine) o inferno (privazione eterna di Dio e di ogni bene, felicità, amore, speranza). Perché per questo Cristo è venuto sulla terra: per liberarci dal potere di Satana e dal destino eterno della dannazione, per riportarci ed elevarci nella vita stessa di Dio e nella felicità eterna del paradiso, che è ciò per cui siamo stati creati ed è il senso vero dell’esistenza [vedi appunto la News su “Novissimi”].

Il “modernismo” (“madre di tutte le eresie”, come lo definì S. Pio X, vedi), che tende ad “anestetizzare” e censurare tutta la dimensione soprannaturale dalla fede e dalla vita della Chiesa, ma anche a negarne ogni fondamento oggettivo e storico, ha tentato e tenta tutt’oggi di ridurre anche l’evento fondamentale della Risurrezione di Cristo alla sola dimensione della fede, persino soggettiva. In altri termini, non sarebbe la constatazione della Risurrezione di Cristo, mediante le Sue apparizioni da risorto, ad aver fondato la fede degli Apostoli (e conseguentemente della Chiesa, che è infatti “apostolica”), ma al contrario sarebbe stata proprio la fede degli Apostoli (e perfino della Chiesa nascente) a portarli a credere che Gesù fosse risorto. Il che è ipotesi incomprensibile e contraddittoria, anche dal punto di vista di una realistica indagine razionale sugli eventi pasquali, visto che, come abbiamo appena ricordato, l’assenza degli Apostoli (tranne Giovanni) sotto la Croce e la loro fuga già al momento dell’arresto di Gesù nell’Orto degli Ulivi, per non dire della loro incredulità persino al primo annuncio dell’apparizione del Risorto portato loro dalla Maddalena (cfr. Mc 16,9-11), la loro fede era stata seriamente minacciata se non evaporata al momento della morte di Gesù in Croce! E nessuna invenzione o menzogna, come neppure alcuna evanescente esperienza interiore o psichica, avrebbe potuto mutare radicalmente e improvvisamente il loro stesso stato d’animo, passando repentinamente e drasticamente da una paura e delusione appunto ad un’incontenibile “parresia”, cioè coraggio e forza, contro cui nessuno, neanche le più alte autorità religiose e politiche costituite, riuscirà più a porre ostacoli!  

Questa deformazione, prima protestante e poi liberale e modernista, riduce ormai anche la fede cattolica di molti ad una sorta di semplice percezione interiore se non addirittura a vago sentimento (“lo sento”), tendenzialmente soggettiva e non “fondata” sulla testimonianza vera degli Apostoli (come è invece la fede e la Chiesa, appunto “apostolica”) e quindi ultimamente sull’evidenza dei fatti, sia pur mediata, come peraltro ogni fatto della storia, dalla testimonianza credibile di altri e da una seria documentazione fornita.

Una fede tuttora fondata su una sorta di “senso religioso”, magari vago ed ondivago, e per questo anche fragile e dipendente dalle circostanze e dagli umori, e non appunto sull’evidenza di un fatto, di un evento come quello della Risurrezione di Cristo Signore, che come tale non può essere sottomesso ai nostri “stati d’animo” né tanto meno alle nostre voglie, pareri od opinioni, peraltro sempre mutevoli!


Raccogliamo ancora due domande sulla fede …

La fede è ragionevole o è un dono di Dio?

Questa stessa domanda è già presente nella catechesi 2 su Gesù Cristo (vedi questione 2.13).

Essa coinvolge tutto il rapporto tra fede e ragione (vedi ancora la fondamentale enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio, come del resto la precedente enciclica Veritatis splendor vedi), per non dire quello tra natura e soprannatura. Questioni enormi che qui ovviamente non possiamo sviluppare.

Possiamo e dobbiamo anzitutto precisare che comunque Dio dona a tutti il dono della fede, specie a coloro che gliela chiedono e non pongono ostacoli interiori o morali ad essa.

Se così non fosse, dovremmo allora scadere nella terrificante eresia protestante, specie calvinista, della “predestinazione”. Poiché infatti la fede, secondo le parole stesse del Risorto (v. Mc 16,15-16),  è necessaria per la salvezza eterna delle nostre anime, se essa fosse solo un dono per alcuni e negato invece ad altri, ciò significherebbe appunto che alcuni nascerebbero per essere salvi ed altri invece per essere dannati! Una terribile ingiustizia divina!

Che poi la fede sia un dono di Dio, ciò non significa affatto che essa sia una “fede cieca” e senza “prove” ragionevoli e sicure a suo favore. Anche questa sarebbe una errata convinzione propria dell’eresia protestante, presente chiaramente in Lutero (“sola fede”, “sola grazia”, “sola Bibbia”) ed oggi ampiamente penetrata anche in non pochi ambienti cattolici e nella mentalità di molti, pastori compresi!

Questa falsa concezione della fede sta anche alla base di quelle affermazioni, ammesso che siano davvero sincere (questo lo sa Dio ma si può capire anche dai fatti, specialmente se c’è o meno una vera ricerca della verità, anche qualora fosse scomoda e obbligasse moralmente a dei cambiamenti di vita!), secondo cui alcuni dicono persino che “desidererebbero avere fede, ma a loro non è dato di averla”! Per non parlare di quelli che allora se la fanno “a modo proprio”, come se fosse qualcosa di inventabile a piacimento!

La fede cristiana è invece un “assenso ragionevole” a ciò che Dio stesso ha rivelato (in pienezza e in modo definitivo e insuperabile in Cristo, Dio fatto uomo) e che la Chiesa Cattolica ci propone e ci aiuta ad accogliere e a vivere.

Può esserci certo anche una fede per ragionevole “fiducia”, specie e soprattutto per chi non ha le capacità intellettuali o realmente le possibilità di conoscerne anche razionalmente i contenuti, ma la vive comunque come “obbedienza” (perché in fondo la fede è “obbedienza” a Dio!) agli insegnamenti ricevuti, dai genitori come dai sacerdoti o catechisti, comunque da ciò che Dio ci ha rivelato e la Chiesa ci propone a credere, in modo immutabile nella storia! Ma in sé tale assenso (di fede) è ragionevole, cioè ha i motivi sufficienti e razionalmente fondati per essere dato (non si tratta quindi di un’ingenuità o di una vaga “credenza”, persino “superstiziosa”, come vorrebbe appunto il pensiero illuminista, massonico e modernista).

Tale assenso a ciò che Dio ha rivelato è ragionevole anche laddove la fede supera la ragione (ma non la contraddice!) e dove comunque la ragione può ancora non smettere di cercare e capire sempre meglio. Tale è anche il compito dell’autentica Teologia, come la storia di questi duemila anni dimostra, anche con eccelsi e santi autori (basti pensare ad esempio a S. Agostino o a S. Tommaso d’Aquino; anche la Fides et ratio di Giovanni Paolo II ne elenca molti, del passato e del presente, vedi ad esempio al n. 74).

Ci sono poi dei contenuti della fede che anche un’autentica e sincera ragione umana può autonomamente già raggiungere, come ad esempio l’esistenza stessa di Dio [lo dice la stessa Parola di Dio (cfr. Sap 13 e Rm 1,20-32) e lo ha riaffermato in modo dogmatico anche l’insegnamento della Chiesa nel Concilio Vaticano I (vedi Costituzione Dei Filius)]. E la storia dell’autentica Filosofia sta lì a dimostrarlo, addirittura già da Platone e Aristotele, sia pur perfezionati dal pensiero cristiano.

Ci sono poi dei contenuti della fede che la ragione potrebbe conoscere anche autonomamente, ma che storicamente non erano stati ancora raggiunti prima dell’avvento del pensiero cristiano (o comunque biblico), come nel caso della “creazione” in quanto “ex nihilo facere” (Dio, Essere supremo, trae liberamente e amorevolmente le cose dal Nulla), anticamente presente solo nella Bibbia e oggi persino evidenziantesi nella stessa astrofisica (cfr. la questione del Big Bang, vedi domanda 2.3 delle catechesi iniziali e il documento su “Fede, filosofia e astronomia” vedi).

L’aggettivo “ragionevole” indica appunto che la fede cristiana ha delle base oggettive ed indagabili, anche sul piano della ragione; quanto meno la mente umana può osservarne la non-contraddizione dei suoi asserti e dei suoi contenuti autentici.

Questo “ragionevole” assenso, nel senso di conoscere anche le prove razionali della fede cristiana, può appunto non essere moralmente obbligatorio per coloro che non ne hanno le capacità e le possibilità; ma obbliga invece in coscienza (e sarebbe dunque gravemente immorale non farlo, come ci ricorda appunto anche S. Paolo in Rm 1,18-25) coloro che ne hanno le possibilità intellettuali e culturali; e se non è chiesto certo a tutti di essere filosofi o teologi, è chiesto invece a coloro che possono di conoscere almeno bene ad esempio il Catechismo della Chiesa Cattolica (vedi) e di non smettere di conoscere sempre meglio la fede e la morale cattolica, nei suoi molteplici aspetti (vedi ad esempio nel sito la sezione “Fede e morale”), anche la sua ragionevolezza e verità; così da esserne non solo sempre più convinti ma da essere anche in grado di convincere altri (la ragione, se è retta e sincera, è comune a tutti) e di svolgere così l’imprescindibile compito della “missione”, che lo Spirito Santo affida non solo ai sacerdoti ma anche ad ogni battezzato e cresimato! E ciò utilizzando anche tutti quegli strumenti idonei per aumentarne la conoscenza vera, secondo il proprio stato (ci permettiamo di dire: anche attraverso il presente sito).

Abbiamo dunque delle “prove”, dei motivi ragionevoli sia per capire che Dio esiste (vedi catechesi 2) sia per capire che Gesù è l’unico vero Dio e che è risorto e vivo (vedi catechesi n. 4), come di tutto ciò che ne consegue per la vita (vedi catechesi successive).

Ovviamente questo “conoscere” non basta per essere salvi (altrimenti anche il demonio lo sarebbe!), ma occorre anche impegnare la propria volontà (libera), oltre che per cercare onestamente la verità, anche e soprattutto per “obbedire” ad essa, per obbedire a Dio, per entrare in comunione con Cristo, pregarlo, seguirlo, amarlo e soprattutto appunto obbedirgli (cfr. ad esempio Gv 14,21). Per compiere anche questo doveroso passo, necessario per la nostra salvezza eterna, occorre certo un dono di Dio, che appunto Egli non nega ad alcuno, così come pure per avvertire (talora persino sensibilmente) la Sua presenza e il Suo amore.

Quando invece si parla del “dono della fede” in senso particolare, cioè come dono dello Spirito Santo fatto ad alcuni (cfr. 1Cor 12,9), si intende quel particolare carisma secondo cui una persona, aperta nel suo animo al dono di Dio, manifesta una particolare forza, capacità, persino entusiasmo nel vivere e proclamare a tutti la fede in Cristo. Molte volte però questo dono dello Spirito, come tanti altri, rimane per così dire nascosto ed inefficace o perché non nutrito da una particolare catechesi in proposito o perché coperto da una vita di peccato che può giungere persino ad accecare la mente e indebolire la volontà fino quasi a paralizzarla, specie nel cammino dietro (sequela) a Cristo Signore.

La fede è vera perché è consolante o è consolante perché è vera?

La fede (anche nella Risurrezione) è certamente consolante, anzi è l’unica autentica risposta e consolazione di fronte alle prove della vita e persino alla drammaticità della morte, destino sicuro di ogni uomo.  Ma è consolante perché è vera; non è vera perché è consolante!

Cosa ce ne faremmo infatti di una consolazione falsa, menzognera? Sarebbe un’illusione che si scontrerebbe prima o poi con la verità, capovolgendosi in delusione (e in questo caso col pericolo della dannazione eterna)!

Come si vede la questione decisiva è sempre e ancora quella della verità!

Le attuali menzogne su una fede solo consolante

Già in questa vita una “falsità”, fosse anche bella e consolante, si traduce prima o poi in una cocente delusione: ci condannerebbe infatti inesorabilmente al fallimento totale. La realtà stessa provvede poi infatti a dimostrarne la falsità, cioè appunto la non corrispondenza al reale. Ricordiamo infatti che la verità è corrispondenza all’essere (“adequatio rei et intellectus”, vedi questione 1.1 della catechesi 1 sulla “verità”), mentre alla “falsità” non corrisponde “nulla”.

Per questo, circa la verità sulla Risurrezione di Cristo e del nostro destino eterno, come abbiamo ricordato, già un istante dopo la nostra morte corporale, sulla nostra singola anima si manifesta il giudizio di Dio (“giudizio particolare”) e alla fine del mondo e risurrezione dei corpi si manifesterà inesorabilmente il “giudizio universale” di Dio, per tutti, anche per quelli che non ci credono (vedi News “Novissimi”).

Se ci pensiamo bene, il termine “giudizio” indica appunto il riferimento alla verità, cioè la corrispondenza o meno alla realtà: in tutte le cose infatti diamo un giudizio “vero” se corrisponde alla realtà (essere) e diamo invece un giudizio falso se non  vi corrisponde (nulla). Questo anche nelle cose più banali di ogni giorno: se penso e dico che questo è un tavolo, penso e dico il vero se effettivamente “è” un tavolo, mentre penso e dico il falso se “non è” un tavolo. Quando ad esempio diciamo (e ce lo dice anche il Signore) che noi possiamo e dobbiamo giudicare i fatti (ad esempio se una tale azione sia secondo la legge di Dio o sia peccato, e ciò proprio in base a ciò che Dio dice ma talora anche in base a ciò che già la retta ragione può comprendere), ma non possiamo giudicare le persone, ciò significa che l’interno profondo delle persone lo può davvero conoscere solo Dio e quindi solo Lui può giudicarlo, cioè sa perfettamente quale “è”. 

Il Giudizio di Dio su ciascuno di noi (quello particolare subito dopo la morte e quello universale alla fine del mondo) indica appunto l’evidenziarsi pieno della Verità (che è Cristo stesso, Dio fatto uomo), cioè la corrispondenza o meno all’essere (e significato) stesso delle cose, della vita e di ogni uomo.

Per questo non contano le nostre belle parole, anche per descrivere Dio (pure nella predicazione) e l’Aldilà (come nei funerali), se poi non corrispondono alla verità, cioè a ciò che Cristo stesso ci ha rivelato.

Farsi una religione o una fede “a modo proprio” non corrisponde alla realtà e ci condurrebbe inesorabilmente alla delusione, al fallimento totale, alla stessa dannazione eterna (appunto non corrispondenza alla Verità che è Dio). Cercare, come oggi purtroppo ormai si sente anche nella Chiesa, di presentare un Dio in fondo “inventato”, perché magari più accattivante e comodo (lasciandoci persino nei nostri peccati), con il continuo e falso accento sulla “misericordia per tutti e per tutto”, sulla “tenerezza” e persino “debolezza” di Dio, che perdonerebbe tutto e comunque, non corrisponde affatto al Vangelo (basta leggerlo!), cioè alla Verità, e ci condurrebbe inesorabilmente alla condanna, cioè al vero giudizio di Dio. Altro che bravo prete, vescovo o Papa perché ci dice delle belle parole consolanti: ci ingannerebbe e ci condannerebbe alla dannazione eterna! Non conta nulla un Vangelo inventato, ma solo quello “vero”, cioè quello che Dio stesso ci ha rivelato (e Dio è Amore infinito ma anche Verità infinita, misericordia infinita ma anche giustizia infinita) e la Santa Chiesa in duemila anni ci ha fedelmente trasmesso e che dobbiamo credere e seguire!

Lo vediamo in fondo già in questa vita e persino nelle questioni solo umane: al di là dell’apparenza o delle prime illusioni, la menzogna stanca e delude, mentre la Verità attira ed edifica.

Cristo Signore è attraente in sé e se è annunciato per quello che è e per quello che fa e che dice. Non ha bisogno di essere edulcorato per essere più attraente, anzi! Né ha bisogno di essere aggiornato!

[Si veda in tal senso, ad esempio, la paradigmatica situazione in Francia: vedi i video in fondo al documento apposito o vedi le immagini dell’ultimo pellegrinaggio dei giovani da Parigi a Chartres]

Così dice il Signore Gesù: “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.  Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 31-32).

Dobbiamo dunque essere desiderosi, per il nostro stesso bene temporale ed eterno, come per quello altrui e di tutti, della Verità, del Vangelo vero, non di uno inventato per renderlo magari più piacevole o secondo i tempi! Nessuno, neanche la più grande autorità, ha il potere di cambiarlo (tra l’altro nessuno ha il potere di cambiare alcun attimo passato!); tanto più che qui si tratta della presenza e Verità rivelata che è Gesù Cristo, Dio stesso fatto uomo!

Quell’attuale cercare di mutare o censurare parti del Vangelo e della Parola di Dio (Sacra Scrittura, Tradizione e perenne Magistero) è, al di là dell’apparenza, farsi e fare del male!

Ogni “eresia”, la cui parola significa “scelta”, cioè appunto un prendere dalla fede autentica quello che pare e piace e scartare quello che non va o non sarebbe secondo i tempi, è appunto falsificazione della vera fede e quindi impedimento alla nostra salvezza!

Per questo nella cristianità (specie medievale) si era più preoccupati per le eresie, che potevano portare masse intere all’eterna dannazione, che per i singoli peccati degli uomini (vedi dossier sull’Inquisizione, e relativi documenti sintetici 1 e 2).

Questa falsificazione o riduzione della vera fede (eresie) si è visto molte volte nella storia; e la Chiesa ha sempre provveduto a condannarle, per il bene delle anime e della stessa società! Ma con la Riforma protestante (Lutero, Calvino, Melantone, ecc.), tale deformazione è diventata per così dire “sistemica”, avendo appunto smarrito, come sarà poi in tutto il pensiero moderno, l’oggettività della verità (della vera fede, che Gesù ha affidato alla Chiesa Cattolica e in particolare alla missione di Pietro e dei suoi successori); così fin dall’inizio gli stessi Riformatori (Protestanti) non sono più stati neppure in accordo tra loro (vedi), suddividendosi in sempre nuovi e innumerevoli rivoli e sette, moltiplicatisi continuamente in questi 500 anni, fino persino ad uscire dal cristianesimo stesso, cioè dalla fede nella “divinità” di Cristo (come avvenuto ad esempio a fine ‘800 coi “Testimoni di Geova”).

Purtroppo però questa mentalità oggi s’è imposta con forza perfino all’interno stesso della Chiesa Cattolica, fino a raggiungere non solo certe teologie, esegesi ed ermeneutiche fantasiose e stravaganti (dove il “soprannaturale” è peraltro in genere sparito!), ma a fa dire addirittura a certi pastori parole ingannevoli e false, che ingannano il gregge di Dio, persino censurando o silenziando continuamente brani della Parola di Dio (addirittura del Vangelo!), specie se essi smentiscono le loro teorie “pastorali”, come le “ideologie dominanti” (penetrate sempre più con abbondanza anche nella Chiesa) [c’è tra loro chi recentemente ha apertamente proposto di censurare come superato ad es. il 1° capitolo della Lettera di S. Paolo apostolo ai Romani leggi … e si capisce bene perché)!


Ancora un’ultima considerazione sulla drammaticità dell’attuale situazione …

La bimillenaria storia del cristianesimo e l’attuale apostasia dell’Occidente

Come abbiamo anche sopra ricordato, la fede cristiana, a partire dalla notizia della Risurrezione di Cristo Signore (una notizia unica, “la straordinaria notizia”, alla lettera appunto il “Vangelo”), ha percorso subito tutto il mondo allora conosciuto e, nonostante i primi due secoli di ferocissima persecuzione, è stata poi riconosciuta da interi popoli come vera religione, non solo dell’Impero Romano ma anche al di fuori di esso. Ha creato quindi una civiltà tra le più luminose e feconde della storia (vedi il dossier sul Medioevo), dove ha trionfato, certo con tutti i limiti e i peccati degli uomini, non solo uno straordinario rapporto di fede e ragione, di filosofia e teologia, ma una fecondità artistica unica al mondo (basti pensare che soprattutto per questo l’Italia, centro mondiale del cristianesimo e della cattolicità, possiede l’80% del patrimonio culturale del mondo!), così come una nuova e più ampia base del diritto [lo si può vedere anche nella Inquisizione, tanto vituperata dal pensiero anticattolico moderno – vedi (spec. 2.8, 4.6, 5.1, 5.4), vedi vedi], per non dire della nascita (dalla Chiesa) delle università, degli ospedali e persino fornendo le basi stesse della scienza (vedi). Tuttora la Chiesa è pure la più grande organizzazione caritativa del mondo, per far fronte a qualsiasi necessità, anche se ovviamente non deve essere ridotta a questo.  L’Europa stessa trova nella fede cristiana la propria radice più profonda e l’elemento fondante della sua stessa identità, che ha fatto di innumerevoli popoli ed etnie (i barbari) un’unica civiltà ed un continente sostanzialmente coeso, dall’Atlantico agli Urali (come amava spesso richiamare Giovanni Paolo II, tra l’altro primo papa slavo della storia).

Tale notizia, in grado di cambiare la vita di ogni uomo e di ogni tempo e di fornirgli addirittura la salvezza eterna, non ha cessato in duemila anni la sua corsa, raggiungendo di volte in volta tutte le terre, anche quelle scoperte negli ultimi secoli (vedi). Così che ancor oggi il cristianesimo non solo è la più grande (anche numericamente) religione della Terra (con 2,5 miliardi di seguaci), ma è in continua crescita, anche a costo di migliaia e migliaia di martiri cristiani, pure nel presente (vedi).

Con tutto ciò, dopo che il continente europeo aveva conosciuto già nel 1054 una grave scissione, conseguenza anche di quella dell’Impero Romano (si tratta per la cristianità dello “scisma d’Oriente”, cioè della separazione e nascita della Chiesa Ortodossa, che pur perdendo l’unità col Vescovo di Roma cioè il Papa, come invece Cristo stesso ha voluto la “sua” Chiesa, ha però sostanzialmente tenuto la vera “successione apostolica” e la vera fede – vedi la catechesi n. 5 sulla Chiesa Cattolica, l’unica voluta da Cristo Signore), l’Europa occidentale (e di conseguenza la cristianità sparsa anche nelle nuove terre poi scoperte) 500 anni fa è andata incontro alla drammatica spaccatura, con conseguenze gravissime per le anime ma anche per la società, causata dalla Riforma protestante (vedi) e anglicana (vedi). Quindi, da 300 anni, con l’Illuminismo, la Modernità e le Rivoluzioni (vedi), s’è imposto un attacco al cristianesimo e in particolare alla Chiesa cattolica senza precedenti, che, se ha conosciuto anche feroci violenze fisiche, persecuzioni e milioni di martiri cristiani, ha soprattutto preso progressivamente in mano il potere “culturale” (poi anche mediatico), così che la mentalità e i pregiudizi (anche storici) anticristiani e anticattolici, pur voluti all’inizio da ristrette oligarchie (soprattutto legate alla Massoneria), ha progressivamente permeato la stessa mentalità comune, come oggi ampiamente osserviamo nell’Europa occidentale. E se tale progetto anticristico ha avuto più difficoltà ad insediarsi in Italia, centro della Cattolicità e sede del Papato, questo attacco lo si è però fortemente e violentemente ottenuto già col Risorgimento (vedi e vedi), prendendo poi in mano le scuole, la stampa e pian piano tutte le leve culturali e dell’informazione.

Oggi il potere dominante nella UE è fin troppo evidente (ormai non deve neppure più nasconderlo) che è “anticristico”, a tal punto da promuovere i suoi cosiddetti valori e diritti, antitetici a quelli evangelici, come obbligatori, senza possibilità di dissenso e persino espandendosi e imponendoli altrove, addirittura con le armi (anche ciò che sta succedendo tra USA/NATO/UE e Russia è da leggersi pure in questo senso)!

Così non solo in Europa occidentale, ma persino ormai in Italia, il pensiero dominante è ormai di fatto sostanzialmente anticristiano, specie anticattolico.

Dopo aver ridotto il cristianesimo (e l’annuncio stesso di Cristo Signore e Risorto) ad opinione, e persino meno rispettabile di altre (vedi News “Cristianofobia”), ora il rifiuto e l’attacco sono espliciti. Una vera “apostasia”, cioè un abbandono apocalittico e di un’intera civiltà della fede che ha avuta per due millenni e che l’ha appunto plasmata nel profondo!

Anche un “non credente”, e per motivi anche solo culturali, dovrebbe essere preoccupato (e infatti non pochi di questi saggiamente lo sono vedi) di questo tracollo di un’intera civiltà, che nega le sue stesse radici (cfr. la sedicente attuale “cancel culture”, non solo negli USA), peraltro senza essere in grado di proporre reali alternative, se non quella di capricci e pulsioni diventati “diritti” o fugaci lotte sociali per il clima o altre amenità, secondo appunto le nuove ideologie (vedi, vedi e vedi).

Così si è giunti al paradosso storico che persino un ragazzino, addirittura a Roma (centro mondiale della cristianità), per non parlare di un giovane, anche universitario, come di una persona persino di cultura, così come ormai molta gente comune, si sente autorizzato a dirsi improvvisamente ateo, o almeno non cristiano (oppure moltissimi, anche sedicenti “credenti”, a precisare immediatamente “a modo proprio”! per non parlare di cosa troviamo ancora di cattolico, praticamente nulla, nelle loro idee e scelte – vedi il documento “La fede in Italia”); e lo si fa abbastanza tranquillamente, senza accorgersi del tracollo di un’intera civiltà, mentre si stanno tagliando spavaldamente le radici e il ramo di quell’albero su cui si è comunque seduti (si veda in proposito la drammatica profezia di Nietzsche “L’uomo folle”).

L’ignoranza totale sulla storia della Chiesa, sulla vita dei Santi e sugli enormi benefici anche sociali che la fede cristiana e la Chiesa Cattolica hanno prodotto per due millenni nella nostra civiltà (vedi ancora il dossier sul quel “luminoso” millennio cristiano, chiamato poi dall’Illuminismo dispregiativamente “Medioevo”, “secoli bui” e “oscurantismo”!) e il persistere dei miti anticattolici, trasmessi dalla scuola stessa oltre che dai mezzi di comunicazione sociale, permette questo suicidio, anche sul piano culturale, di un’intera civiltà, oltre che sul piano della salvezza eterna delle anime!  

Sul terreno di questa ignoranza – persino sul piano culturale, storico, artistico, sociale – tutto diventa appunto opinione, compreso il cristianesimo e Cristo stesso (!), e come tale facilmente scartabile, persino secondo le proprie voglie!

Infine ora, col pretesto del rispetto (l’illuministica “tolleranza” vedi) delle altre culture e religioni, si è ormai giunti a censurare la propria civiltà e ad oscurare sempre più la stessa fede cristiana.

Ecco appunto perché, come sopra abbiamo osservato, anche un ragazzino si sente autorizzato a cancellare improvvisamente, come opinione falsa o comunque noiosa, tutta un’intera bimillenaria civiltà, che se non altro – al di là della questione principale, che è quella della salvezza eterna della sua anima! – ha plasmato più di ogni altro la cultura, l’arte, gli usi e i costumi della civiltà in cui è nato e che più ha contribuito al progresso dell’umanità, persino alla nascita della stessa scienza moderna (vedi).

Tutto è improvvisamente annullato, rifiutato, gettato nel cestino … per poi rimanere pian piano col nulla (nichilismo) (vedi News “Dio è morto!”)

Questa immane tragedia, questa “apostasia” dal sapore apocalittico (cfr. Ap 12 e 13), che coinvolge ormai anche gran parte della stessa Chiesa Cattolica (vedi n. 675 del CCC – vedi qui il drammatico documento “Quale Chiesa?”), può costituire però, nei misteriosi piani divini, una sorta di purificazione (e con tutta probabilità è proprio per questo che Dio la permette!), da cui la fede risorgerà e la Chiesa potrà rinascere e per certi versi già rinasce (persino tra i giovani), sia pur inizialmente come un “piccolo resto”…

Surrexit Dominus vere!

Nonostante tutto, nessuno riuscirà infatti più a sigillare quel sepolcro!