Un aiuto per fare un buon

Esame di coscienza


Come abbiamo ricordato parlando del Sacramento della Confessione, Dio, che legge benissimo (assai più di noi!) nelle nostre anime, vede tutti i nostri peccati ma anche se c’è in noi un vero pentimento, appena esso sgorga dalla nostra coscienza (fosse anche dopo qualche istante dal peccato compiuto); e questo, se è una vera “contrizione” (cioè un vero dolore per aver disobbedito a Dio e tradito il Suo Amore), già ci riconcilia con Lui! Perché i nostri peccati siano però realmente tolti dalla nostra anima ed essa torni “oggettivamente” nella piena comunione con Lui, occorre che essi siano “assolti” (sciolti) nel Sacramento della Confessione (Penitenza), dove possiamo attingere il perdono che ci è stato meritato dalla morte in Croce di Gesù (questo è stato l’atroce e amorevolissimo “prezzo” del nostro perdono!) e che ci raggiunge, secondo il volere stesso di Cristo (Gv 20,21-23), attraverso gli Apostoli, cioè oggi attraverso i Vescovi e (in modo ad essi subordinato) i Sacerdoti.
Questo è il modo stabilito da Cristo stesso affinché le nostre anime siano assolte e liberate dai peccati gravi (mortali) commessi. Occorre per questo conoscere bene quali siano i peccati mortali e, se commessi, essi vanno esplicitamente confessati al sacerdote (che agisce qui “in persona Christi”, cioè è Gesù in persona che agisce in lui!), dicendo quindi sinceramente e senza vergogna quali essi siano e, se è possibile, anche quante volte li abbiamo commessi.
Ecco perché qui ci aiutiamo a conoscere quali siano i peccati oggettivamente mortali, al fine di fare appunto bene un “esame di coscienza” e una Confessione che non sia superficiale o addirittura “sacrilega” (cioè falsa o volutamente incompleta); tanto più che se anche mentissimo o nascondessimo qualcosa al Confessore, non potremmo certo farlo con Dio; e i nostri peccati, se non confessati, rimarrebbero in noi – anche per anni, anche fino alla morte e quindi fino al Giudizio di Dio! – e ci impedirebbero pure di fare degnamente la S. Comunione (altrimenti sarebbe sacrilega anch’essa, cfr. 1Cor 11,28-29).


Indice

Peccati mortali (vedi Catechismo C. C. – III Parte)

              Secondo i 10 Comandamenti (perfezionati da Gesù e insegnati dalla Chiesa)

Sintetico (un elenco di peccati mortali, per un giovane che si confessa dopo tanto tempo!)


Punti fondamentali della fede e della morale cristiana (vedi Compendio CCC)

Sui 7 vizi capitali (da una Liturgia penitenziale di Benedetto XVI coi giovani)


Esame di coscienza più esteso

              Amare Dio

              Amare il prossimo

                            Famiglia

                            Comunità cristiana

                            Rapporto sentimentale

                            Amici

                            Lavoro (o studio)

                            Società

                            Denaro

              Amare se stessi

                            Anima

                            Mente

                            Corpo

                            Tempo libero


I peccati mortali

I peccati mortali sono quelli che oggettivamente ci tolgono la grazia di Dio, ci impediscono di fare la Comunione e (se non confessati) ci portano alla dannazione eterna. Per questo si chiamano appunto “mortali”.
E’ difficile fare un elenco di tutti i peccati mortali, visto la vastità e complessità della vita umana e delle questioni morali. E’ ancor più difficile stabilire se soggettivamente ci sia sempre questa gravità, visto che, perché un peccato sia davvero mortale, non basta che lo sia oggettivamente, ma deve anche esserci nel soggetto la piena consapevolezza (“piena avvertenza”) e la decisione libera (“deliberato consenso”) di commetterlo.
Nonostante questa difficoltà, dobbiamo però sapere quali siano oggettivamente i peccati mortali!
Ricordiamo inoltre che l’impegno di non commetterli non rappresenta il massimo della vita morale (che è invece quello di “essere come Dio”, cfr. Mt 5,48; quindi non c’è un limite superiore, perché l’amore non ha limiti!), ma il limite inferiore, cioè appunto il limite oltre il quale non siamo più nella grazia di Dio.

Presentiamo allora qui un elenco dei peccati mortali, in riferimento al Decalogo e aiutati autorevolmente dal Catechismo della Chiesa Cattolica (vedi – parte III, sez. 2). 

Si tenga pure presente quanto viene spiegato nella sezione Fede e morale del sito. 


I 10 Comandamenti 

(Decalogo)

La legge morale fondamentale può essere tuttora sintetizzata dai 10 comandamenti (Decalogo), che, pur appartenendo ancora all’Antico Testamento (Es 20 e Dt 56), Gesù conferma e perfeziona (cfr. Mt 5). Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (III parte, sez. 2) spiega la legge morale cristiana sulla traccia del Decalogo.

Io sono il Signore Dio tuo:
I. Non avrai altro Dio fuori che me;
II. Non nominare il nome di Dio invano;
III. Ricordati di santificare le feste;
IV. Onora il padre e la madre;
V. Non uccidere; 
VI. Non commettere atti impuri; 
VII. Non rubare; 
VIII. Non dire falsa testimonianza; 
IX. Non desiderare la donna d’altri; 
X. Non desiderare la roba d’altri. 

Vediamo allora l’elenco dei peccati mortali presentati autorevolmente dal Catechismo CC, secondo i singoli Comandamenti.

E’ ovvio che i peccati oggettivamente mortali qui di seguito elencati non siano tutti dello stesso livello di gravità.


Peccati mortali contro il 1° comandamento:

ateismo (negazione di Dio) – odio nei confronti di Dio e rifiuto della Sua Parola – agnosticismo (ignoranza colpevole dell’esistenza di Dio, che si può invece conoscere anche con la sola ragione, e della Sua piena Rivelazione in Cristo) – ateismo pratico (vivere come si Dio non ci fosse e senza rapporto con Lui, o come se Dio non si fosse incarnato e pienamente rivelato in Cristo) – dubbio volontario, senza far nulla per cercare e capire la verità – ignoranza colpevole delle verità della fede e della morale (Bibbia e insegnamento della Chiesa) – adesione ad altre religioni, confessioni, gruppi o sette religiose (se si era nella possibilità di conoscere Cristo e la Chiesa Cattolica) – farsi una fede “a modo proprio” (che non salva!) – eresia (rifiuto di qualche contenuto dell’autentica fede cristiana) – apostasia (abbandono totale della fede cristiana) – scisma (separazione ufficiale dalla Chiesa Cattolica autentica) – presunzione (di essere senza peccato o, al contrario, di salvarsi con le proprie forze) – disperazione (pensare di non poter più essere perdonato e salvato da Dio) – indifferenza – ingratitudine (di fronte a Gesù che è morto in Croce per me) – tiepidezza, indolenza, accidia (nei confronti di Dio e dei doveri cristiani) – tentare Dio (pregare solo perché Dio faccia quel che vogliamo noi) – sacrilegio (atti o parole contro persone o cose sacre) – simonia (utilizzo di cose sacre a solo scopo di lucro) – idolatria (quando qualcuno o qualcosa prende il posto di Dio, cioè come valore assoluto, nella propria vita – v. punti 8, 22 e 23 de La Dottrina sociale della Chiesa) – satanismo (culto a Satana) – divinazione, evocazione dei morti, sedute spiritiche (cioè tentativo volontario di manipolare il rapporto col soprannaturale, con l’Aldilà, al di fuori di ciò che la vera fede permette; il che può essere tra l’altro molto pericoloso, in quanto spesso veicolo per un intervento e persino una permanenza di Satana nelle persone o nei luoghi dove vengono compiute tali azioni) – superstizione, astrologia, magia, stregoneria (se creduti come reali “poteri” sulla propria o altrui vita, al di fuori di Dio o addirittura contro Dio o contro il bene delle persone) – non fare le penitenze prescritte (*).

(*): Le penitenze prescritte sono:

– quella data dal sacerdote in Confessione;

– il digiuno prescritto obbligatoriamente il Mercoledì delle Ceneri (inizio della Quaresima) e il Venerdì Santo (venerdì prima di Pasqua, cioè il giorno della morte del Signore Gesù). Tale digiuno [cui sono esonerati i giovanissimi (<18), gli anziani (>60) e gli ammalati)] è una vera riduzione dell’alimentazione, ad esempio vivendo quel giorno “a pane e acqua”, oppure saltando o riducendo notevolmente almeno un pasto;

– l’astinenza dalle carni (cioè il non mangiare carne, compreso gli affettati) è prescritta obbligatoriamente il Mercoledì delle Ceneri e ogni venerdì di Quaresima (compreso ovviamente il Venerdì Santo, che è appunto anche digiuno). Anche tutti i venerdì dell’anno (giorno “penitenziale” della settimana, in cui si ricorda la morte di Gesù in Croce per i nostri peccati!) è prescritta l’astinenza dalle carni, ma tale penitenza può essere eventualmente sostituita con un’altra penitenza. Sono tenuti a tale penitenza tutti i cristiani dai 14 ai 60 anni, tranne gli infermi; se nel venerdì capita una festa o solennità religiosa allora tutte le penitenze sono sospese;

– è prescritto il digiuno di un’ora (è permessa solo l’acqua) prima di fare la S. Comunione

Non è tanto peccato mortale saltare la penitenza una singola volta, ma il non tener presente a lungo questo elemento penitenziale della vita cristiana. E’ inoltre lodevole fare delle penitenze volontarie. Oltre ad essere piccolo segno della partecipazione alla “Sacrificio” di Gesù in Croce, che ci ha meritato la salvezza eterna, la penitenza rafforza il nostro animo all’obbedienza a Dio, stimolando tutte le virtù, e può ottenere grazie speciali, per sè e per le anime di altri, anche defunti.


Peccati mortali contro il 2° comandamento:

bestemmia – imprecazioni (e anche assenza del dovuto rispetto) contro Dio, la Madonna, i Santi e le cose sacre (v. anche i punti 8 e 24 de La Dottrina sociale della Chiesa) – “giuramento” falso o anche solo inutile (in cui si è preso per testimone Dio) – “promesse” e specialmente “voti”(*) fatti a Dio o in nome di  Dio e non mantenuti – prolungati periodi senza preghiera.

(*): i voti fatti solennemente a Dio, anche se solo nel proprio animo, possono essere sciolti solo dal sacerdote.


Peccati mortali contro il 3° comandamento:

non partecipare alla S. Messa ogni domenica e nelle altre 6 feste di precetto (*) – lavorare (o far lavorare) alla domenica, se non strettamente necessario (v. il punto 25 de La Dottrina sociale della Chiesa) – uso solo banale e vuoto del tempo libero. Essere causa di divisione nella comunità cristiana (se non per garantire la verità e la fedeltà a Cristo)

(*): Le feste di precetto, in cui è moralmente obbligatorio andare alla Messa, oltre alle 52 domeniche annue, sono (così attualmente in Italia, in quanto sono pure civilmente giornate festive): 1° gennaio (Maria SS.ma Madre di Dio), 6 gennaio (Epifania di Gesù), 15 agosto (Assunzione di Maria SS.ma), 1° novembre (Tutti i Santi), 8 dicembre (Immacolata Concezione di Maria), 25 dicembre (Natale di Gesù). Se la festa del Santo Patrono della propria città è solennità (ad esempio S. Giuseppe il 19 marzo o i SS. Pietro e Paolo il 29 giugno) e nella propria città è anche giornata festiva (non lavorativa), allora è d’obbligo partecipare alla S. Messa anche in quel giorno (come del resto lo è stato anche in Italia, fino al 1977, quando tali festività sono state soppresse dallo Stato vedi).


Peccati mortali contro il 4° comandamento:

assenza di amore, rispetto, riconoscenza, giusta obbedienza e aiuto ai genitori – assenza di impegno e giusta collaborazione nella vita familiare e nei doveri domestici – omissioni nell’educazione umana e cristiana dei figli. Disobbedienza all’autorità legittimamente costituita (a meno che non obblighi contro la morale, in tal caso “si obbedisce a Dio piuttosto che agli uomini”, At 4,19) – autoritarismo e abuso di potere. [Cfr. anche nel sito i punti 8, 26, 27 e 28 de La Dottrina sociale della Chiesa]


Peccati mortali contro il 5° comandamento

omicidio – aborto (1) – eutanasia – suicidio – uso di armi e guerre (se non per legittima difesa e a determinate condizioni) – violenze fisiche o morali – essere di scandalo – istigare o cooperare al male – odio – ira – smodato attaccamento ai piaceri del gusto (gola) oppure diete inutili o eccessive – eccesso di fumo o di alcool (anche ubriacature estemporanee e tutto ciò che porti alla perdita del controllo di sé) – uso di droghe (e loro commercio) – spericolatezze (nella guida ma anche in certi sport estremi) – cura eccessiva del corpo, dell’estetica; vanità – omissione di soccorso – omissione di aiuto spirituale, specie ai moribondi (2) – non sepoltura dei morti (3). [Cfr. anche nel sito i punti 8, 29-36 de La Dottrina sociale della Chiesa].

(1): Fare un aborto (o anche solo cooperarvi) è di una tale gravità (omicidio del figlio, indifeso e innocente) che oltre ad essere peccato mortale provoca anche la scomunica; per questo la sua assoluzione (se il penitente ne era consapevole) è normalmente riservata al Vescovo (o suoi delegati) o in particolari luoghi e circostanze indicate.

(2): il cristiano sa che questo è il momento più decisivo della vita, da cui può dipendere la vita eterna beata o dannata: sia pur con la dovuta delicatezza, non è bene nasconderlo al moribondo, ma anzi aiutarlo a preparare l’anima all’incontro con Gesù (“giudizio particolare” che avviene immediatamente dopo la morte), con la preghiera e i sacramenti (Confessione, Unzione degli infermi, ultima Comunione detta “Viatico”).

(3): La cremazione è peccato se fatta in avversione alla fede nella risurrezione della carne. La donazione degli organi è lecita se fatta su un corpo realmente morto, se non se ne fa commercio e se fatta per amore, non per disprezzo del corpo defunto (come se fosse una “cosa”, un insieme di organi, quando invece è destinato anch’esso alla risurrezione).


Peccati mortali contro il 6° comandamento:

Il 6° Comandamento riguarda tutta la sfera sessuale, che è dono di Dio, legato però al valore intero della persona e al mistero della trasmissione della vita e come segno dell’amore totale per una persona (di altro sesso). In tale ambito, assai importante per la vita e con notevoli influssi (negativi o positivi) sulla vita e sullo spirito, si riflette però particolarmente anche la ferita (debolezza morale) causata dal “peccato originale”. Nell’Antico Testamento tale Comandamento divino condannava particolarmente l’adulterio (“Non commettere adulterio”), anche se la legge di Dio vietava anche altri peccati sessuali. Gesù, che proprio in questo ambito fa particolare riferimento alla Creazione (“In principio”), richiama e garantisce (con l’aiuto della Sua grazia) l’autentico significato della sessualità, come del vero amore uomo-donna; quindi perfeziona fortemente anche questo Comandamento (v. Mt 5,27-32 e Mt 19,4-6). In riferimento a questo, gli Apostoli e specialmente S. Paolo (nelle sue lettere, che sono Parola di Dio, Nuovo Testamento) esplicitano la morale sessuale cristiana e quindi anche tutti i peccati relativi alla sessualità (e così sono rimasti nell’insegnamento autentico e perenne della Chiesa).

Circa la sessualità nella Bibbia (citazioni): vedi

Circa la morale sessuale cristiana e il suo significato, vedi nel sito l’ampio documento

[Sulla morale sessuale e i relativi peccati, v. Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 2331-2400)]

Gesù dice che il diventare una “carne sola” vuol dire essere una cosa sola; ma è solo Dio che fa di un maschio e una femmina una cosa sola, e lo fa per sempre, con il sacramento del Matrimonio, così che non si può separare ciò che Egli ha unito (Mt 19,4-6). L’unione sessuale è dunque legata all’amore totale (sponsale) e alla vita (procreazione), che sono i due valori più grandi, dopo Dio e che trovano in Dio la loro sorgente e la loro infinitezza. Quanto più manca uno o l’altro (o entrambi) di questi valori tanto più è grave l’atto sessuale.

L’uso fisico (genitale) della sessualità, pur essendo un grande dono, diventa “peccato mortale” quando è svincolato dal suo autentico significato (unitivo e procreativo), sia a livello individuale (autoerotismo), che omosessuale, ma anche eterosessuale, al di fuori del matrimonio cristiano (sacramento: “Ciò che Dio unisce”) e anche in esso, quando manca l’amore vero e l’apertura alla vita (che è “creazione” di Dio, mentre i genitori “procreano”).

L’elenco dei peccati mortali qui indicato, secondo l’autentica e perenne dottrina della Chiesa, non significa che essi siano tutti dello stesso grado di gravità, ma oggettivamente essi comunque tolgono la grazia di Dio e vanno esplicitamente confessati (anche per poter accedere alla S. Comunione), con dolore di averli commessi e proposito di non commetterli più (col Suo aiuto e sfuggendo anche tutto ciò che può spingerci a commetterli di nuovo).

Si chiama lussuria la ricerca del piacere sessuale fine a se stesso e non più legato al suo più profondo significato [se è un orientamento abituale è un “vizio capitale” (v. sotto) e un grave peccato da confessare]. Sono peccato tutti i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio cristiano. Si chiamano fornicazione e si distinguono (da specificare in Confessione) in: rapporti pre-matrimoniali (tra fidanzati), rapporti senza uno stabile rapporto affettivo o addirittura occasionali o persino usando della prostituzione; se uno dei due o entrambi sono già legati affettivamente con altri si parla anche di tradimento o, se si tratta di uno o entrambi già sposati, di adulterio. I rapporti sessuali tra familiari o parenti stretti si chiamano incesto; se con persone consacrate sono anche sacrilegi; se tali rapporti sono ottenuti con violenza si parla di stupro; se si tratta di minori si parla di pederastia o pedofilia (se con bambini) o efebofilia (se con adolescenti). Se si parla di rapporti sessuali tra più persone si tratta di orgia; e se addirittura con animali si definiscono bestialità. Le unioni sessuali (di qualsiasi tipo) tra persone dello stesso sesso si definiscono atti omosessuali e sono sempre una gravissimo peccato (mancando la complementarietà tra uomo e donna voluta dal Creatore e ovviamente la procreazione – sulla questione dell’omosessualità, v. Morale sessuale, domande 26 e 26.1). Anche l’uso della pornografia (che può diventare anche una vera e propria forma di schiavitù psichica) è peccato grave. Pure l’autoerotismo (masturbazione) è peccato mortale*. Sono poi peccato anche tutti quegli atti impuri (masturbazione reciproca, rapporti orali, anali, coito interrotto) compiuti con altri, anche se con persona amata e pure tra i coniugi.

(*): Circa la masturbazione, oggettivamente peccato mortale, il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 2352) contempla la possibilità che soggettivamente non sia sempre grave (è però sempre meglio confessarlo, anche in questi casi). Non è però vero che sia una necessità psicologica (ad esempio come se fosse un passaggio obbligato nella pubertà-adolescenza) o fisica (nella natura maschile, ad esempio, quando non ci sono rapporti sessuali, l’emissione di sperma può avvenire spontaneamente mediante le “polluzioni notturne”, che non sono ovviamente peccato e sono anche fisicamente più giuste).


Gesù ha fondato l’unione (anche fisica) dell’uomo e della donna su uno specifico Sacramento (dove Egli stesso interviene e opera), cioè sul Sacramento del Matrimonio, che ha voluto unico (con una sola persona, di sesso diverso) e per sempre (indissolubile) (v. Mt 19,3-12).

Sono quindi peccato mortale tutti quei peccati che rompono tale unione voluta e creata da Dio col Sacramento. Se si tratta di un tradimento o adulterio solo occasionale, può essere assolto (se esiste il proposito di non commetterlo più; non certo se uno ha l’amante!). Se poi sono vissuti stabilmente, senza pentimento e proposito di non più commetterlo, non sono assolvibili (come tutti i peccati che si confessano senza queste due condizioni, perché sarebbe come riconoscere, contro la Parola e la stessa volontà di Dio, che non lo sono, gettando cioè il sospetto che Dio non voglia il nostro bene ma il nostro male!). Sono quindi situazioni stabili di peccato grave le convivenze, ma anche il matrimonio solo civile . Se ci sono le condizioni morali per poterlo fare (non ci sono cioè matrimoni precedenti) c’è l’obbligo morale di preparare interiormente e celebrare sacramentalmente il matrimonio cristiano (è esplicita volontà di Cristo Signore: è Dio che “unisce”!). Nel caso invece di una convivenza, di un’unione di fatto o di un matrimonio civile, in cui uno dei due o entrambi sono reduci da un matrimonio-sacramento (e quindi indissolubile agli occhi di Dio!) si crea appunto una situazione stabile di peccato, che non può essere assolta in Confessione e quindi impedisce di conseguenza l’accesso alla Comunione sacramentale (Eucaristia)!

Sono poi ovviamente peccato grave un matrimonio ottenuto con violenza (sarebbe tra l’altro invalido come sacramento), la poligamia (ammessa dall’Islam per i maschi, ma contraria alla volontà di Dio) e le unioni o matrimoni civili tra persone dello stesso sesso.

E’ infine ovviamente peccato mortale ogni atto contro l’amore coniugale e dei figli: ogni violenza familiare, ogni grave litigio, ogni divisione, ma soprattutto la separazione (1) o addirittura il divorzio (2).

(1) La “separazione” è possibile solo in casi estremi, quando la coabitazione diventasse insopportabile e persino pericolosa (anche per il bene dei figli): essa deve essere però vissuta nella speranza e nell’impegno che, con la grazia di Dio accolta da entrambi, sia sempre possibile riunificare la famiglia nel vero amore e appunto nella grazia di Dio. [Si ricordi in proposito che il “fidanzamento” è un periodo per verificare bene se esistano le condizioni per formare una vera famiglia cristiana!] La separazione non è peccato per chi l’ha subìta; ma anche in questo caso non rende liberi, agli occhi di Dio, di formare un’altra famiglia e vivere un nuovo rapporto matrimoniale o di convivenza.

(2) Con ciò si comprende come sia ovviamente ancora più grave il divorzio, cioè la rottura definitiva della famiglia. Si ricordi che è invece impossibile, agli occhi di Dio, rompere il sacramento del Matrimonio, voluto appunto da Cristo come indissolubile; solo la morte lo scioglie e rende possibile un altro matrimonio.

Ogni unione sessuale al di fuori del matrimonio cristiano (sacramento) è peccato mortale, anche se seguente ad un divorzio o in un nuovo matrimonio (che peraltro può essere solo “civile” e quindi non valido e peccato grave agli occhi di Dio per i Battezzati).

Laddove non fosse effettivamente più possibile, neanche con la grazia di Dio, ricostituire la famiglia fondata sul sacramento (indissolubile) e neppure dividersi dalla nuova unione (tanto più se vi sono nati nuovi figli), allora tali coniugi (e ricordiamo che lo sono eventualmente solo per lo Stato e non per Dio) o conviventi possono confessarsi solo se (come del resto per tutti i peccati, non ci può essere assoluzione senza pentimento e proposito di non più commetterli) fanno il proposito di vivere, con l’aiuto di Dio, in piena castità, cioè senza rapporti sessuali (propri solo degli sposi uniti da Cristo). Ciò ovviamente vale anche per la persona che, pur non essendo mai stata sposata, vive coniugalmente con un partner che è reduce da un matrimonio cristiano (anche se l’avesse sposato civilmente o solo convivente).

Quando si parla di riconoscimento di nullità (da parte della Chiesa) di un matrimonio cristiano [attenzione: “riconoscimento di nullità”, non “annullamento” (come spesso si sente erroneamente dire), perché neppure un Papa potrebbe sciogliere un sacramento, che è opera di Cristo stesso!], si intende il riconoscimento canonico (mediante cioè un Processo che lo certifichi autorevolmente da parte della Chiesa) che tale Matrimonio cristiano in realtà non è mai stato celebrato validamente (e quindi non sussiste), perché ne mancavano le condizioni canoniche previste al momento stesso della sua celebrazione. Ciò permette un nuovo Matrimonio cristiano, che sarebbe il primo agli occhi di Dio, perché appunto il precedente di fatto di fronte a Dio non c’è mai stato (persino se vi fossero nati dei figli).

[cfr. Morale sessuale, domande 31 e 31.1]

Regolazione della procreazione?

Anche all’interno del Matrimonio cristiano i rapporti sessuali sono peccato quando sono privi di vero amore, ma anche quando viene censurata la loro potenza procreativa, cioè ogni atto contro la “naturale” apertura al dono (divino) della vita. E’ dunque peccato ogni pratica contraccettiva: dal coito interrotto all’uso di contraccettivi di ogni tipo [meccanici (preservativo) o chimici (pillole, “spirale”, ecc.; tra l’altro alcuni di essi mimetizzano la loro funzione che potrebbe essere persino “abortiva”, quindi immensamente più gravi e contro il 5° Comandamento “non uccidere”)] e la sterilizzazione. 

E’ invece moralmente lecita una “paternità-maternità responsabile“, cioè una regolazione delle nascite in base alla volontà e alla legge di Dio (non al proprio comodo o egoismo), cioè nell’amore di Dio e del figlio stesso che potrebbe nascere e che ha i propri inalienabili diritti, come quello di essere degnamente accolto. Rimane però vero che una famiglia numerosa, là dove è possibile, è un grande dono di Dio e quindi una caratteristica della vera famiglia cristiana.

Dunque all’interno del matrimonio, nella consapevolezza dell’immenso dono della vita – di cui gli sposi/genitori non sono padroni, perché la vita umana viene da Dio creatore, mentre i genitori pro-creano – e nell’obbedienza a Dio e abbandono alla Sua Provvidenza (non quindi con una mentalità contraccettiva), è lecito regolare le nascite, ricorrendo però ai cosiddetti “metodi naturali“, cioè regolando i rapporti sessuali secondo i giorni fecondi o non fecondi della donna (oggi più facilmente riconoscibili mediante metodi scientifici, come il Billings, il sintotermico o altri – cfr. Morale sessuale, domanda 32.1). Questo comportamento, che richiede qualche giorno al mese di astinenza dai rapporti sessuali, in una consapevolezza che è anche vera attenzione d’amore per l’altro, ha pure un grande valore educativo alla padronanza dei propri impulsi e al sincero dono di sé tra i coniugi.

(In riferimento a questi valori anche sociali legati al 6° comandamento v. il punto 37 de La Dottrina sociale della Chiesa)


Peccati mortali contro il 7°comandamento:

furto (*) – usura – corruzione (tangenti, concussioni, speculazioni) – frode fiscale – appropriazione e uso privato dei beni sociali di un’impresa – promesse e contratti non mantenuti o lavori eseguiti volontariamente male – danni a cose altrui o pubbliche – mancate o ingiuste retribuzioni ai dipendenti – contraffazione di assegni, fatture, assicurazioni – raccomandazioni (se senza merito e a danno altrui) – gravi pigrizie nel lavoro, nello studio o comunque nei propri doveri personali, familiari e sociali – assenteismo (ripetute assenze ingiustificate dal lavoro) – abuso di sciopero e di altre forme di protesta – giochi d’azzardo, scommesse, videogiochi (se diventano schiavitù o sperpero di denaro; in certi casi diventano addirittura patologici) – spese o lussi eccessivi – gravi omissioni di carità (mancando abitualmente nelle opere di misericordia spirituali e corporali – v. sotto). [Cfr. anche i punti 38-39-40 de La Dottrina sociale della Chiesa]

(*) La gravità del furto è ovviamente relativa al valore economico di ciò che si è rubato (si faccia però attenzione anche alle piccole disonestà, cfr. Lc 16,10). Tale peccato, per essere assolto, comporta ovviamente anche l’obbligo della restituzione, se possibile. È in peccato anche chi coopera in qualche modo ai furti, compreso chi è consapevole di comprare cose rubate.


Peccati mortali contro l’’8°comandamento:

Gravi peccati nel parlare (oltre ovviamente a quanto detto circa il 2° Comandamento): grave menzogna – abituale insincerità – falso giuramento – danno all’altrui fama (ancor più grave ovviamente se falsa) – calunnia – grave pettegolezzo o maldicenza (inutile divulgazione del male altrui) – rivelazione di un segreto o anche di una confidenza importante – omertà (passare sotto silenzio qualcosa di grave che andrebbe invece denunciato) – giudizio temerario (giudizio negativo a priori e non fondato) – lusinga (inganno con falsa lode o promessa) – adulazione (lode eccessiva, non sincera e utilitarista) – millanteria (esagerata fiducia e propaganda delle proprie qualità) – ironia (dissimulazione del proprio pensiero in questioni gravi o che possono recare danno) – orgoglio e vanità nell’ostentare le proprie capacità. Uso abituale di parole oscene e scurrilità. Tradimento di un’amicizia vera e buona. Uso eccessivo o scorretto dei mass-media (TV, radio, cinema, internet, ecc.), recando danno alla propria o altrui formazione umana e cristiana (doverosa). Partecipazione ad associazioni, movimenti, partiti, sindacati e altre realtà sociali che si oppongono alle fondamentali verità di fede o di morale (v. punto 41 de La Dottrina sociale della Chiesa).


Peccati mortali contro il 9°comandamento:

Tale Comandamento divino riprende in fondo il 6° Comandamento, ponendo l’accento già sull’interiorità e l’intenzione (pensieri).

Pensieri, sguardi, visioni (stampa, internet, mass-media, cellulare, foto, film), letture, intenzioni (anche non attuate), parole e discorsi (anche tra amici), che rivelano un eccessivo attaccamento alla sessualità e ai piaceri carnali (lussuria). Assenza di pudore (non rispetto della propria e altrui intimità sessuale) (v. Morale sessuale, domanda 38).


Peccati mortali contro il 10°comandamento:

Tale Comandamento divino riprende in fondo il 7° Comandamento, ponendo l’accento già sull’interiorità e l’intenzione (pensieri).

Eccessivo attaccamento (talora spinto fino all’idolatria) al denaro e alla ricchezza, ma anche al lavoro (sacrificando per esso valori più alti, come la propria anima o la propria famiglia) – avarizia, avidità, cupidigia – assenza di generosità – prodigalità (sperpero di denaro e di beni) – invidia dei beni altrui – desiderio o godimento del male altrui – esagerata dipendenza dalle mode o anche dal giudizio altrui.


Un aiuto per un sintetico
esame di coscienza

di un giovane che si confessa dopo molto tempo

Alcuni dei peccati mortali (e come dirli):

Ho abbandonato per un certo periodo la fede in Dio, in Cristo e la vita della Chiesa. Sono stato (uno o più) anni senza confessarmi e fare la Comunione. Non sono mai (o quasi mai) andato alla Messa oppure non ho santificato qualche domenica o festa di precetto (1°/1, 6/1, 15/8, 1°/11, 8/12 e 25/12). In una o più Confessioni passate non avevo detto tutti i peccati mortali compiuti; ho fatto delle Comunioni senza averli confessati. Non ho pregato mai oppure pochissimo. Ho detto delle bestemmie. Non ho mantenuto voti o premesse fatte a Dio; ho giurato il falso. Ho mancato di rispetto e amore ai miei genitori; ho dato loro dei dispiaceri; ho vissuto casa mia come un albergo. Non ho compiuto il mio dovere di studio o di lavoro, sprecando tempo ed energie. Ho provato odio, vendetta, gelosia, invidia. Sono stato orgoglioso, superbo, molto vanitoso, avaro, violento. Ho ucciso [compreso: ho fatto un aborto (lei), l’ho voluto o indotto o consentito (lui), l’ho consigliato (anche ad altri), vi ho collaborato (medici/paramedici)]. Ho calunniato. Ho detto gravi menzogne (specialmente se hanno danneggiato altri o rovinato un rapporto). Ho rubato (dire cosa); ho provocato gravi danni a qualcuno o alle cose pubbliche. Sono stato gravemente disonesto. Sono stato molto egoista, non ho amato, ho omesso di recare aiuto se potevo. Ho fatto grandi spese inutili, senza pensare ai bisognosi. Mi sono ubriacato. Mi sono drogato (anche se fossero fumo o pastiglie). Ho messo a rischio la mia o altrui vita con gravi spericolatezze (con l’auto, moto, o con sport estremi). Sono stato troppo malizioso e libidinoso (anche con gli occhi o nei pensieri). Ho visto pornografia e mi sono masturbato. Ho avuto rapporti sessuali (specificare: con la mia ragazza, con la mia fidanzata, oppure se rapporti occasionali, con prostitute, con persone sposate o comunque legate ad altri, se sono stati rapporti omosessuali, oppure con minori, tra più persone oppure se violenti). Ho tradito la mia ragazza. Ho iniziato o terminato un rapporto d’amore in modo affrettato, superficiale ed egoistico.

Preghiera con cui chiedere perdono dei peccati commessi (Atto di dolore)
Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo, con il tuo santo aiuto, di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime del peccato. Signore, misericordia, perdonami!


Dal “Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica” (Appendice B)

I due comandamenti di carità (cfr. Mt 22, 37-40):

  1. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente;
  2. Amerai il prossimo tuo come te stesso.

La regola d’oro (Mt 7,12):

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.

Le Beatitudini (Mt 5, 3-12):

Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei cieli;

Beati gli afflitti, perché saranno consolati;

Beati i miti, perché possederanno la terra;

Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati;

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia;

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio;

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio;

Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli;

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi, per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Le 3 virtù teologali:

Fede

Speranza

Carità

Le 4 virtù cardinali:

Prudenza

Giustizia

Fortezza

Temperanza

I 7 doni dello Spirito Santo:

1) Sapienza

2) Intelletto

3) Consiglio

4) Fortezza

5) Scienza

6) Pietà

7) Timor di Dio 

I 12 frutti dello Spirito Santo

1) Amore

2) Gioia

3) Pace

4) Pazienza

5) Longanimità

6) Bontà

7) Benevolenza

8) Mitezza

9) Fedeltà

10) Modestia

11) Continenza

12) Castità

I 5 precetti della Chiesa

1) Partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimanere liberi da lavori e da attività che potrebbero impedire la santificazione di tali giorni;

2) Confessare i propri peccati almeno una volta all’anno;

3) Ricevere il sacramento dell’Eucaristia almeno a Pasqua;

4) Astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa;

5) Sovvenire alle necessità materiali della Chiesa stessa, secondo le proprie possibilità.

Le 7 opere di misericordia corporale:

1) Dar da mangiare agli affamati;

2) Dar da bere agli assetati;

3) Vestire gli ignudi;

4) Alloggiare i pellegrini;

5) Visitare gl’infermi;

6) Visitare i carcerati;

7) Seppellire i morti.

Le 7 opere di misericordia spirituale:

1) Consigliare i dubbiosi;

2) Insegnare agli ignoranti;

3) Ammonire i peccatori;

4) Consolare gli afflitti;

5) Perdonare le offese;

6) Sopportare pazientemente le persone moleste;

7) Pregare Dio per i vivi e per i morti.

I 7 vizi capitali:

Superbia

Avarizia 

Lussuria 

Ira

Gola

Invidia

Accidia  

I 6 peccati contro lo Spirito Santo:

1) Disperazione della salvezza;

2) Presunzione di salvarsi senza merito;

3) Impugnare la verità conosciuta;

4) Invidia della grazia altrui;

5) Ostinazione nei peccati;

6) Impenitenza finale.

I 4 peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio:

1) Omicidio volontario;

2) Peccato impuro contro natura;

3) Oppressione dei poveri;

4) Frode nella mercede agli operai.

Il peccato che non può essere mai assolto e porta alla dannazione eterna:

la bestemmia contro lo Spirito Santo (cfr. Mt 12,31)

Questa “bestemmia” non sta ad indicare un brutto titolo rivolto contro lo Spirito Santo, ma il rifiuto di Dio e della Sua opera, della Sua grazia, del Suo amore, della Sua infinita misericordia. Non può essere assolto perché è l’uomo stesso che non vuole essere assolto. Per questo, se permane, porta alla dannazione.


Esame di coscienza

(sul tema dei 7 vizi capitali)

proposto in una

Liturgia penitenziale coi giovani

presieduta dal Papa Benedetto XVI

(il 29.03.2007, nella basilica di S. Pietro in Vaticano)

[Orgoglio]

Perdona Signore i nostri peccati di superbia: le azioni che cercano solo la lode e l’approvazione della gente, l’ambizione, la ricerca potere e di notorietà. Perdonaci per quando parliamo, diamo consigli, studiamo, lavoriamo, facciamo il bene solo in funzione di ciò che ne penseranno gli altri e per catturare la stima altrui. Perdonaci per quando esibiamo con vanità la bellezza fisica e le qualità dateci da Dio. Perdonaci per l’arroganza che nasce dalla superbia, per il desiderio di non dipendere da nessuno, e nemmeno da Dio, per il vittimismo con cui sappiamo dare sempre una giustificazione. Rendici umili. L’umiltà è la virtù che elimina tutte le passioni perché in essa noi ci rendiamo disponibili a essere aiutati da Dio.

Miserére mei, Domine. Misérere mei, Domine.

2 [Invidia]

Perdona Signore i nostri peccati di invidia: l’ostilità, l’odio, l’idea che il male altrui possa essere bene per noi. Perdona l’egocentrismo che ci impedisce di desiderare il bene per gli altri e ci rende incapaci di amare, il malcontento e i contrasti gene­rati dall’invidia. Liberaci dal rancore, dal tormento interiore, dall’insoddisfazione. Perdonaci quando vediamo tutto in funzione di noi stessi, quando non sappiamo mettere un freno ai desideri, quando chiamiamo l’invidia «sana competitività». Perdona i cedimenti a una società che alimenta continuamente l’ambizione, l’avidità e la vuota curiosità. Perdonaci quando desideriamo la roba d’altri e ci condanniamo all’infelicità. Aiutaci a contrastare l’invidia con il dono quotidiano di noi stessi per i fratelli.

Miserére mei, Domine. Misérere mei, Domine.

3 [Ira]

Perdona Signore i nostri peccati d’ira: i turbamenti del cuore, i sentimenti di avversione verso i fratelli quando sentiamo colpito il nostro io, l’animosità eccitata, l’aggressività del corpo, la sete di vendetta. Perdonaci quando l’ira soffoca la libertà, ci rende schiavi di noi stessi, toglie la pace interiore ed esteriore. Perdonaci la tentazione di «farla pagare» a chi ci ha umiliato, il piacere perverso del «fare del male a qualcuno», i giudizi taglienti e la gratuita durezza verso gli altri, le mille giustificazioni dell’ira. Aiutaci a seguire la via suggerita dai Padri: «il silenzio delle labbra pur nel turbamento del cuore» dato che «La medicina perfetta … sarà quella di essere prima di tutto ben persuasi che non ci è consentito adirarci mai e in nessun modo».

Miserére mei, Domine. Misérere mei, Domine.

4 [Accidia]

Perdona Signore i nostri peccati di accidia: il torpore, la pigrizia, l’abbattimento, la tristezza, la dipendenza e le crisi di astinenza da stimoli e piaceri esteriori che ci lasciano sempre tristi e vuoti. Perdonaci per la noia che a volte proviamo nel pregare e che ci spin­ge a cercare distrazioni, o ci lascia soli a parlare con noi stessi. Perdonaci quando l’accidia genera disgusto e noia per ogni attività sana e spirituale, per quando la stessa vita quotidiana si tinge di tristezza, svogliatezza, vittimismo e lagnanza. Perdonaci per la vita senza scopo, il tempo perso e la fuga dall’im­pegno quotidiano. Donaci il desiderio di reagire. Facci trovare una guida spirituale e fa’ che accettiamo la disciplina dell’obbedienza, unica via per non essere sballottati come un corpo inerte in balia delle passioni.

Miserére mei, Domine. Misérere mei, Domine.

[Avarizia]

Perdonaci Signore per i peccati di avarizia: l’avidità, la brama di possedere, la fiducia smodata riposta nel denaro. Perdonaci se per avarizia lavoriamo di domenica, siamo disonesti, non diamo in elemosina, ci circondiamo di cose superflue. Perdona le conseguenze terribili della fame di soldi: liti familiari, ansie e falsi timori, tradimenti, frodi, inganni, spergiuri, violenza e indurimento del cuore. Perdonaci l’abitudine a essere insoddisfatti per ciò che abbiamo e bramosi di ciò che non ci è dato. Liberaci da lussi inutili, comodità e abitudini dispendiose. Perdona le ingiustizie della società, le drammatiche disuguaglianze tra paesi ricchi e poveri, le guerre, i disumani sfruttamenti e l’in­ganno delle coscienze prodotto da un sistema di accumulo e con­sumo che fa di tutto per eccitare la brama del possesso. Aiutaci a sottrarci all’influenza dei media e a fidarci di te, che rivesti i gigli del campo e non abbandoni gli uccelli del cielo.

Miserére mei, Domine. Misérere mei, Domine.

6 [Gola]

Perdonaci Signore per i peccati di gola: il rapporto irrazionale con il cibo, i vizi del fumo, dell’alcool, delle droghe, la dipendenza che ci fa schiavi. Perdonaci se scambiamo per libera scelta ciò che è solo condi­zionamento dell’abitudine, delle mode, della pubblicità. Perdonaci per la mente ottenebrata che si allontana anche dalla preghiera e dalle sane letture, per gli eccessi che ci rendono meno padroni di noi stessi e affievoliscono la capacità di autocontrollo. Insegnaci la capacità dell’astinenza, che disintossica il corpo e la mente. Aiutaci a scoprire i piaceri sani della vita, per essere capaci di amare i fratelli con la libertà e la gioia con cui tu hai amato noi.

Miserére mei, Domine. Misérere mei, Domine.

7 [Lussuria]

Perdonaci Signore per i peccati di lussuria, che ci fanno schiavi del sesso, e per il disordine morale che mette a rischio persone, famiglie e società. Perdona il cedimento a immagini proposte ad arte, a voci allusive, alla pornografia in video e in rete. Perdonaci la debolezza di fronte a piaceri tanto intensi quanto effimeri. Perdona la mentalità diffusa che spaccia il disordine sessuale per conquista e fa credere che ogni istinto debba trovare immediata soddisfazione. Facci comprendere che non è libero chi non ha il controllo di se stesso, chi si riduce al doppio gioco e alla menzogna, chi perde l’integrità morale e la pace, chi si chiude in se stesso. Perdona i danni gravi nella società: per il sesso si litiga, si minaccia, si uccide; la libidine alimenta uno stile di vita fatuo, degenera spesso nella prostituzione, nel ricatto, nella pedofilia … Aiutaci a custodire la castità nel cuore e nella mente, a non avere rapporti sessuali prima o fuori del matrimonio, a evitare deviazioni e stravaganze. Insegnaci modestia e dignità nel vestire, custodisci sguardi e fantasie. Aiutaci a riscoprire la meraviglia della sessualità secondo Dio, nella cornice dell’amore coniugale, nell’atmosfera di famiglia e di tene­rezza dove il sesso non è profanato e svenduto ma è sacra par­tecipazione al dono della vita.

Miserére mei, Domine. Misérere mei, Domine.


Un aiuto per un più esteso
esame di coscienza

“Dio è amore. Chi non ama non ha conosciuto Dio” (cfr. 1 Gv 4,8)

Gesù rispose, a chi gli chiedeva quale fosse il comandamento più importante: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente – questo è il primo e più grande comandamento – e il secondo è simile al primo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22,37-40).
Gesù porta però a compimento questa legge dell’amore già emersa nell’Antico Testamento (cfr. Mt, 5); e ciò diventa possibile perché viene Lui in noi col Suo amore e la Sua grazia (cfr. 1 Gv 4,7-21). Dice infatti Gesù: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12).

Dunque potremmo sinteticamente dire che la legge morale nuova (cristiana), sui cui saremo giudicati, è la legge dell’amore! Per non rimanere però in un vago pressapochismo o addirittura in una ondivago sentimentalismo, già nell’Antico Testamento, confermato e perfezionato appunto da Gesù, è ben precisato che si tratta di due aspetti dell’amore, che trovano la loro priorità e fondamento nell’amore totale per Dio e che si riflette poi nell’amore per il prossimo come a se stessi. Del resto, lo stesso Decalogo (10 Comandamenti) è tradizionalmente persino suddiviso in due tavole, di cui la prima comprende i primi 3 Comandamenti, che riguardano cosa comporti concretamente l’amore di Dio, e la seconda gli altri 7 Comandamenti, che riguardano invece cosa comporti concretamente l’amore per il prossimo!

Sui 10 Comandamenti, perfezionati da Gesù, e quali siano i peccati che li contraddicono (dunque “mortali”) ci siamo già soffermati sopra, per compiere un più oculato esame di coscienza, secondo gli insegnamenti perenni della Chiesa (cfr. il Catechismo della C. C.).

Ora cerchiamo di ulteriormente esplicitare cosa comporti la legge dell’amore cristiano, in riferimento appunto soprattutto a Dio e conseguentemente al prossimo e a se stessi, secondo i diversi ambiti della nostra vita concreta. Per aiutarci ulteriormente ci poniamo delle domande in merito.


Amare Dio

(cfr. I-III comandamento)

Ho un’autentica fede cristiana cattolica? credo davvero in Dio, alla divinità di Cristo, allo Spirito Santo, che parla e santifica attraverso la Chiesa Cattolica? corro il rischio di farmi una religione e una morale “a modo mio”? credo davvero all’esistenza dell’anima spirituale dell’uomo, alla sua immortalità, alla resurrezione finale (anche dei corpi), al giudizio universale di Dio, alla vita eterna (inferno/paradiso) ed alla priorità dei valori spirituali su quelli materiali (per la felicità di questa vita e per l’eternità beata)? penso spesso alla vita eterna e a ciò che è necessario credere e fare per meritare il paradiso, oppure cedo all’indifferenza, alla noia, alla pigrizia spirituale? ho mormorato contro Dio e la Provvidenza? accetto ed offro a Dio le prove e le sofferenze della vita? cosa faccio per crescere spiritualmente? leggo e medito spesso la Bibbia o almeno il Vangelo? cerco di conoscere l’insegnamento della Chiesa? Mi sono impegnato a fare qualche lettura (meditazione) che alimenti la vita del mio spirito e, se ne ho le possibilità, pure un poco di studio per aumentare la conoscenza della dimensione anche culturale della fede? amo davvero Dio con tutto me stesso? Lo adoro? desidero davvero seguire Cristo in tutto o mi tengo qualche cosa da vivere a  modo  mio? desidero crescere sempre più nella fede, nell’amore di Dio e nel servizio a Lui ed ai fratelli? chiedo a Dio che mi illumini perché io capisca ciò che devo pensare, decidere e fare nella vita e sono disposto a fare davvero la Sua volontà? il mio criterio di giudizio (cioè il criterio con cui vivere tutte le cose, il cosa pensare e le decisioni da prendere) è davvero fondato sulla fede o cedo alle mode, alla mentalità dominante, al giudizio degli altri, persino quando sono contrari ai giudizi di Dio? penso di essere sempre già “a posto” o di saper fare senza l’aiuto di Dio (peccando cioè di presunzione) oppure, al contrario, ho dubitato della misericordia di Dio, scoraggiandomi troppo per i miei peccati (peccando contro la virtù teologale della speranza)? ricevo spesso e bene i Sacramenti della Confessione e della Comunione? faccio spesso un serio esame di coscienza? ho dedicato ogni giorno un congruo spazio di tempo per la preghiera? l’ho fatto con attenzione e non limitandomi a chiedere (e solo cose materiali)? mi distraggo spesso quando prego? ho giurato il falso o anche solo inutilmente? ho bestemmiato? ho nominato il nome di Dio, di Maria o dei Santi con poca riverenza o per gioco? parlo sinceramente di me al mio “padre spirituale” (è consigliabile avere un sacerdote come guida o “padre spirituale”, con cui parlare e possibilmente anche confessarsi, ad esempio una volta al mese), confrontandomi con lui prima di fare scelte importanti e ne seguo le indicazioni? ho mantenuto le promesse e specialmente i voti fatti a Dio? credo a magie e poteri occulti? ho praticato la superstizione, credendo ad oroscopi, tarocchi, lettura della mano, oppure ho consultato maghi o indovini? ho santificato tutte le domeniche e le feste di precetto (1/1, 6/1, 15/8, 1/11, 8/12 e 25/12), partecipando alla S. Messa? vi partecipo con puntualità, attenzione e col cuore? ho lavorato alla domenica, se potevo evitarlo? ho fatto le penitenze prescritte? faccio qualche rinuncia volontaria (mortificazione), come segno di conversione, di dominio di me e di offerta a Dio?

Amare il prossimo

(cfr. IV-X comandamento)

Sono passato davvero nella logica della carità, cioè dell’amore di Dio, che investe e trasforma anche i rapporti con gli altri, cominciando dai più vicini, specialmente dalla famiglia (primo prossimo)? sono mite, umile, operatore di pace? mi sono abbandonato all’ira? ho perso la pazienza? sono collerico, impaziente, rissoso? so perdonare? so compatire? sono stato egoista, chiuso ed indifferente nei confronti degli altri e delle loro necessità? sono stato onesto e giusto nei confronti del prossimo? cerco di essere imparziale eni giudizi e nelle azioni? c’è qualcuno per il quale nutro volontariamente sentimenti di odio, vendetta, gelosia, invidia? se ho ricevuto dei torti nutro rancori? ho avuto persino desideri di vendetta e coltivato sentimenti di odio? sono capace di perdonare e di chiedere perdono? amo tutti, anche i nemici? giudico con troppa facilità non solo gli atti (questo può essere persino doveroso, se si tratta di immoralità) ma le stesse persone? ho desiderato il male del mio prossimo? l’ho ingiuriato? sono stato violento (anche solo col desiderio)? ho dato cattivi consigli? sono stato di scandalo con le mie azioni e le mie parole? ho omesso di fare quanto potevo fare per aiutare (materialmente e spiritualmente) qualcuno che aveva bisogno? ho avuto cura dei poveri e dei malati? ho disprezzato, detestato, deriso il prossimo? ho disprezzato i piccoli, i bisognosi e gli indifesi? ho contribuito ad emarginare qualcuno? sono razzista? ho fatto del male a qualcuno, anche solo a parole? ho offeso con le mie parole? ho fatto o diffuso sospetti ingiusti? ho mormorato contro qualcuno? ho inutilmente divulgato il male altrui? ho calunniato? mi sono soffermato a parlar male degli assenti? ho violato la riservatezza altrui? ho riparato il danno morale arrecato? ho offeso la memoria di persone persino defunte? sono stato sincero? ho svelato segreti? ho invece fatto omertà (non denunciando il male che potevo denunciare e impedire)? ho mantenuto le promesse? ho edificato con la mia parola? ho usato un linguaggio scurrile e volgare? manifesto anche esternamente la mia fede oppure mi sono vergognato di dimostrarmi cristiano? la mia testimonianza di fede è coraggiosa e coerente? ho fatto qualcosa per aiutare gli altri a trovare la fede o a crescere in essa (o almeno l’ho desiderato, ho pregato per questo)? ho invece parlato addirittura contro la fede o la morale cristiana, contro la Chiesa? ho cooperato al male fatto da altri o non l’ho impedito quando potevo?

In famiglia (primo prossimo) 

(cfr. 4°, 6° e 9° comandamento)

Ho vissuto con intensità il rapporto d’amore con mia moglie/marito e i miei  figli, cercando di superare ogni egoismo, individualismo, orgoglio, presunzione di aver sempre ragione? ho dedicato del tempo alla mia famiglia, favorendo il dialogo e la comprensione reciproca, oppure mi sono lasciato prendere dalla pigrizia, magari pensando solo alla mia fatica? sono stato paziente e premuroso? permetto che il lavoro sottragga troppo tempo alla famiglia o renda tesi i rapporti per eccessiva stanchezza? faccio tutto ciò che devo e posso fare per il buon andamento della famiglia? sono servizievole anche per le cose materiali della casa (spese, lavori domestici)? parliamo molto in casa delle cose della fede e si cerca di giudicare insieme tutte le cose della vita secondo Cristo e gli insegnamenti della Chiesa? preghiamo insieme? partecipiamo tutti (possibilmente insieme) alla S. Messa domenicale?

Rapporti tra gli sposi: amo davvero mia moglie/marito? ho a cuore il suo bene, materiale e spirituale? abbiamo litigato? l’ho criticata/o, addirittura coi figli? ci siamo bisticciati, addirittura in loro presenza? Condividiamo e ci confrontiamo spesso sulle scelte educative nei confronti dei figli, in base ai loro personali caratteri e sensibilità e dei diversi momenti esistenziali che essi vivono? sono stato egoista, troppo geloso e possessivo? ho vissuto i rapporti sessuali con mia moglie/marito come espressione di vero amore, di donazione di sé, oppure ho/abbiamo ridotto il sesso ad un semplice gioco erotico, magari in modo poco attento alla  persona dell’altro? mi sono invece rifiutato ad avere rapporti intimi per egoismo, pensando solo a me stesso? considero i figli un dono immenso di Dio (che non “facciamo” noi, ma sono creati da Dio e pro-creati da noi)? abbiamo rinunciato alla procreazione per motivi egoistici, banali, secondo una logica mondana? se di fronte a Dio abbiamo capito che è bene rinunciare ad un altro figlio (in modo definitivo o per un certo periodo), abbiamo avuto rapporti sessuali nei giorni infecondi e vivendo con amore l’astinenza negli altri giorni, oppure abbiamo fatto ricorso alla contraccezione (preservativo, spirale, pillola) o al coito interrotto? abbiamo commesso il grave crimine dell’aborto (anche se fosse con certe pillole dei primi giorni)? sono stato fedele a mia moglie/marito oppure l’ho tradito/a? l’ho fatto anche solo col pensiero, col desiderio?

Rapporto genitori/figli: amo profondamente i miei figli? dedico loro molto tempo? creo con loro un clima di serenità, dialogo e amore? sono nervoso, impaziente e autoritario? oppure al contrario non ho la giusta autorevolezza che come genitore devo avere e che è necessario per svolgere bene il compito educativo che Dio stesso mi ha affidato? come genitori, siamo perfettamente d’accordo nell’educazione umana e cristiana dei figli e ce ne occupiamo entrambi, sia pur con le differenti sensibilità e modalità di padre e di madre? educo i figli tenendo conto del loro autentico bene (fisico, intellettuale, morale e soprattutto religioso)? faccio mancare loro qualcosa di importante o al contrario dono loro troppe cose, viziandoli e non educandoli alla rinuncia del superfluo, alla sobrietà, alla generosità e carità, con attenzione ai più bisognosi? mi preoccupo della loro integrale formazione umana (fisica, intellettuale, spirituale)? ho possibilmente scelto per loro scuole cattoliche oppure comunque vigilo sulla loro formazione (diritto/dovere della famiglia), così che non vengano insegnate loro menzogne contrarie alla verità e alla fede cristiana? curo molto la loro formazione cristiana, insegnando bene (i genitori sono i primi catechisti dei figli) le cose di Dio, della vita cristiana, aiutandoli a crescere sempre più nella fede e nella grazia di Dio? sento che Dio stesso ci domanda questa responsabilità (è condizione espressamente evidenziata nel Matrimonio cristiano e nel Battesimo dei figli)? ho delegato troppo questo compito ad altri (ai sacerdoti, catechisti, o anche al proprio coniuge)? mi preoccupo che si preparino bene ai Sacramenti, che vadano (vengano) tutte le domeniche alla Messa e ricevano frequentemente Confessione e Comunione? sono di esempio in questo (altrimenti sarebbe quasi vano insegnarlo ai figli)? oppure sono addirittura di scandalo, di impedimento alla loro fede (Gesù ha parole terribili per questo, cfr. Mt 18,6)? prego con loro? li aiuto a scoprire la loro vocazione? sarei contento se Gesù chiamasse un mio figlio o figlia a consacrarsi a Lui?

Rapporto figli/genitori: amo i miei genitori? ho loro obbedito? non parlo mai con loro? ho loro gravemente mentito (dicendo ad esempio che ero in un posto invece ero in un altro, che ero con degli amici invece ero con altri, magari poco raccomandabili)? ho causato loro dei dispiaceri? anche se è giusto che pian piano abbia le mie idee e faccia le mie scelte, sono poco umile, pensando che loro abbiamo sempre torto? litigo, alzo la voce? li ho aiutati quando potevo oppure ho trattato la casa come un albergo senza curarmi di essere corresponsabile della costruzione della mia famiglia? ho avuto pretese ingiustificate? ho sottratto soldi o qualcosa in casa? sono sempre fuori casa e dedico poco tempo ai miei genitori e fratelli?

Rapporto tra fratelli: amo i miei fratelli o sorelle? litigo? so condividere le cose? so ascoltarli, aiutarli, gioendo o soffrendo con loro? sono di esempio, specie se sono più grande di loro?

Rapporto con altri familiari: amo i miei genitori e i miei suoceri, facendomi carico delle loro necessità, specie se molto anziani o ammalati? li aiuto spiritualmente? nell’avvicinarsi della morte li aiuto a fare una morte santa (con la preghiera e i sacramenti)? gravo troppo su di loro per la cura dei figli/nipoti? oppure permetto che l’eccessiva presenza o intervento dei genitori/suoceri/nonni disturbi la giusta intimità della famiglia o conduca ad una non buona educazione dei figli/nipoti? conservo buoni rapporti con tutti gli altri familiari?

Nella comunità cristiana (esperienza di Chiesa) 

(cfr. ad es. Mt 18, spec. 18,19-20; At 2,42-47; At 4,32-35)

E’ bene che il cristiano viva l’esperienza ecclesiale non solo interiormente o partecipando esclusivamente ai momenti liturgici (S. Messa) ma sia concretamente inserito in una comunità cristiana, vivendo in comunione anche concreta e visibile con altri cristiani che vivono nel suo stesso territorio (parrocchia) o nel suo stesso ambiente di studio (scuola, università) o di lavoro. Può essergli di grande giovamento (specialmente da giovane), per la propria formazione e crescita spirituale, appartenere a qualche associazione o movimento o anche in una piccola ma reale comunità cristiana di coetanei. Si può poi appartenere a qualche ambito operativo cristiano, in base a particolari impegni o attività (caritativa, culturale, sociale, politica, sindacale, professionale, ricreativa, sportiva).

Gesù ha pregato (cfr. Gv 17,20-21) perché i suoi discepoli siano in Lui “una cosa sola” e così “il mondo creda”: ho desiderato questa profonda comunione con i fratelli e sorelle in Cristo? sento la Chiesa come mio corpo, come mia famiglia, anche se in Paesi lontani, condividendo il più possibile le gioie e sofferenze di tutti i fratelli cristiani? prego per la Chiesa? la sostengo, anche economicamente? ho cercato di vivere questa comunione con tutti i cristiani che abitano nel mio paese o quartiere (comunità parrocchiale) o nel mio ambiente di studio o di lavoro (comunità di ambiente)? se ne ho l’opportunità e se capisco che sono di aiuto per la mia formazione cristiana e per la comune testimonianza di fede, vivo qualche esperienza di associazione o movimento cristiano? aderisco a qualche associazione cristiana di categoria, ad esempio professionale (esistono per ogni professione)? ho vissuto nella consapevolezza di essere “un solo corpo in Cristo” oppure ho fatto troppo prevalere le mie opinioni, stati d’animo, gusti, sentimenti? sono stato fautore di unità o di divisione? ho seguito le indicazioni datemi per la mia formazione cristiana? ho partecipato agli incontri ed alle attività? ho frequentato con costanza i momenti formativi (di catechesi e di preghiera) propostimi? mi impegno nell’apostolato e missione della Chiesa? ho dato il mio apporto, in base alla mia vocazione, stato di vita, ministero, carisma, capacità, competenza, possibilità? sostengo la Chiesa anche economicamente?

In un rapporto sentimentale 

(ragazzo/ragazza, fidanzati)

Sono stato troppo impulsivo nell’iniziare questo rapporto? L’ho fatto per vanità, per divertirmi? ho fatto attenzione che lei/lui non fosse già impegnata/o sentimentalmente con altri ragazzi/e? ho fatto prevalere troppo questo sentimento sugli altri impegni della vita (famiglia, studio, comunità, amici)? le/gli voglio davvero bene (cioè voglio il suo vero bene)? Amo solo il suo corpo o tutta la sua persona, compresa la sua anima? Desidero condividere anche la vita cristiana, la preghiera, la Messa? Sono egoista, possessivo, troppo geloso? sono stato falso, troppo precoce o esagerato nelle manifestazioni fisiche di affetto? ho compiuto atti impuri con lei? ho avuto rapporti sessuali? l’ho tradita? ho concluso un rapporto affettivo in modo affrettato, egoistico, non tenendo conto del male che ho potuto procurare?

Con gli amici

Ho buoni amici, che non mi condizionino negativamente e mi siano di ostacolo ma anzi mi siano di aiuto nella fede cristiana e nel buon comportamento cristiano? sono sincero e leale con loro oppure li uso per i miei comodi? faccio per loro quello che vorrei che facessero per me? li ho aiutati a fare il bene ed a fuggire il male? sono stato per loro testimone coraggioso di Cristo e li ho aiutati a trovare la fede vera e a crescere in essa? prego per loro (e se possibile con loro)? mantengo legami o amicizie pericolose e che possono farmi cadere prima o poi in peccato?

Nel lavoro 

(cfr. ad es. 2 Ts 3,6-15)

Lavoro con impegno, vera dedizione, passione (non solo se sono controllato e non solo per il denaro)? oppure sono pigro e non compio bene il mio dovere? ho sempre lavorato il tempo dovuto, oppure sono stato assenteista? ho al contrario ecceduto nel tempo di lavoro, a scapito del tempo da dare alla famiglia e agli altri impegni della vita? offro a Dio anche la fatica  che esso comporta (nel mistero della Croce)? sono stato onesto? ho rubato, anche piccole cose, appropriandomi di ciò che non è mio o abusando dei miei poteri? ho vissuto cordialmente i rapporti coi colleghi? sono stato testimone di Cristo? ho vissuto la comunione cristiana con gli altri cristiani (fratelli nella fede), offrendo anche comunitariamente una coerente testimonianza ed una capacità di giudicare le diverse situazioni alla luce della fede? sono stato indifferente e individualista nel mio ambiente di lavoro? ho abusato di forme di protesta (v. scioperi), non tenendo conto anche del bene comune?

Nei confronti dei superiori (cfr. IV, VII e X comandamento): ho mancato di rispetto nei confronti dei miei capi, responsabili, dirigenti? ho fato quanto mi è stato ordinato? ho abusato della loro fiducia? ho criticato ingiustamente? merito il mio stipendio? sono entrato nella logica (marxista, anticristiana) della ‘lotta di classe’, vedendo sempre nel padrone il nemico da combattere?

Nei confronti dei dipendenti o subalterni (cfr. IV, VII e X comandamento): ho sempre trattato i dipendenti con cordialità ed equità, come persone e non semplicemente come strumenti di produzione? ho tenuto conto dei loro doveri familiari, morali, religiosi? ho dato loro la giusta retribuzione? ho provveduto a previdenze e assicurazioni? ho rimproverato senza motivo? ho licenziato ingiustamente? ho danneggiato qualcuno? ho riparato i danni arrecati? ho pagato i debiti? ho mantenuto gli impegni presi in un contratto? ho commesso abusi nelle vendite o nei contratti? sono stato onesto negli impegni economici e fiscali? ho ingannato? ho rubato? ho commesso o aiutato a commettere ingiustizie e frodi? ho restituito le cose o il denaro prestatimi? merito la mia retribuzione? è giusta o eccessiva? amo essere servito e oltremodo ossequiato? ho ostentato un lusso eccessivo? ho desiderato di appropriarmi di beni altrui (o anche solo l’ho desiderato)?

Nello studio:

Studiare è un dono, un compito e un privilegio (che costa alla famiglia e allo Stato) e che deve contribuire alla mia formazione e preparazione professionale; è quindi importante preparazione del proprio futuro, della propria futura famiglia e del futuro compito da assumere nella società e datomi da Dio. Tutto ciò va vissuto con impegno, non sprecando tempo, risorse e opportunità.

Ho compiuto sempre il mio dovere? sono stato pigro e negligente nello svolgimento dei miei compiti? ho dato invece troppa importanza allo studio e ai risultati (voti), così da farne quasi un idolo, un’occasione di vanto e di orgoglio? sono stato onesto nel presentare il lavoro effettivamente svolto, senza voler essere valutato di più di quello che merito? ho avuto rispetto per i professori? ho rispettato l’ambiente scolastico/universitario? ho abusato di forme di protesta (scioperi, occupazioni)? ho vissuto con rispetto e carità tutti rapporti umani (compagni, professori, personale)? sono stato chiaro testimone di Cristo? ho vissuto in comunione con gli altri cristiani? abbiamo cercato di dare un giudizio di fede e di operare anche insieme come cristiani nelle diverse situazioni?

Nella società 

(cfr. 4°, 5°, 7°, 8° comandamento)

Secondo l’antropologia cristiana, ogni uomo è persona (in qualsiasi condizione sia) ed è unico e irripetibile; ha quindi una dignità che non permette di ridurlo ad una semplice “parte” della società o dei processi produttivi. Nello stesso tempo proprio il suo essere “persona” lo rende un essere-in-relazione e quindi un essere “sociale”. Per cui la società non è semplicemente un insieme di individui (con la propria libertà e i propri interessi) ma una comunità. Per cui il bene dei singoli e il bene comune devono essere in armonia. Da questa visione dell’uomo e della società scaturiscono i principi di sussidiarietà e di solidarietà, cardini della dottrina sociale cristiana (vedi Documento sulla Dottrina sociale della Chiesa).

Sono individualista e mi occupo solo delle mie cose e dei miei interessi oppure anche degli altri, specie dei più bisognosi? Sostengo (con la mia disponibilità di tempo e di azione, o quanto meno a livello economico) una o qualcuna delle attività caritative cattoliche? mi impegno, secondo il mio stato, anche e soprattutto per la missione che Cristo ha affidato alla Chiesa, cioè per la salvezza eterna di ogni uomo e la crescita nel mondo del Regno di Dio? come “laico cristiano” mi impegno a far sì che negli ambienti sociali e professionali dove opero cresca il Regno di Dio, cioè che il mondo si trasformi secondo la volontà di Dio (Vangelo), dandone anche le ragioni (cfr. 1 Pt 3,15)? mi occupo anche del bene comune (dai livelli più piccoli alle più grandi società)? conosco, studio, promuovo e mi impegno socialmente secondo la “Dottrina sociale della Chiesa” (vedi documento apposito)? Mi impegno affinché a livello sociale (anche culturale, politico, legislativo, economico) siano promossi quei fondamentali valori – detti “non negoziabili” perché così decisivi da non potersi barattare o ridurre per alcun motivo di opportunità sociale o politica (pena l’autodistruzione stessa della società) – che sono il rispetto assoluto della vita (dal concepimento alla morte naturale), l’importanza della famiglia (fondata sul matrimonio uomo/donna, cardine della società e prioritario anche sullo Stato), la libertà religiosa (non solo di culto) e di educazione (garantita anche economicamente)? anche a livello di votazioni (politiche, amministrative), ho sempre scelto persone, liste e partiti che promuovano anzitutto questi valori?

Le forme associative (sociali, culturali, sindacali, economiche, politiche, partitiche) cui il cristiano può e in certi casi deve partecipare sono ovviamente molteplici. Un lecito pluralismo di forme e di metodi non deve però cedere su questi valori fondamentali; altrimenti il cristiano – pur nel rispetto di altrui posizioni – non vi parteciperà o non  promuoverà tali realtà (associazioni, partiti, sindacati). Aderire o promuovere realtà radicalmente ostili a questi principi, o addirittura alla fede e alla Chiesa, è peccato (oltre che autolesionista!). In certi casi, come per la “massoneria”, si può incorrere anche nella “scomunica”.

Se non sono contrarie alla morale, ho rispettato le leggi dello Stato? ho pagato le tasse (se sono ingiuste si lavora politicamente perché vengano mutate o soppresse, ma fin quando ci sono si rispettano, senza pensare di rispondere con disonestà a eventuali ingiustizie)? sono onesto nei confronti della cosa pubblica? ho fruito o fatto raccomandazioni immeritate? ho dato o ricevuto tangenti, regali, per ottenere appalti, gonfiare finanziamenti, scegliere lavori con spese pubbliche maggiori e magari minor qualità? ho svelato segreti? ho promosso l’omertà per non denunciare il male? ho denunciato il falso (per malattie, invalidità, incidenti, assicurazioni)? ho rubato? ho detto il falso in un processo? ho provocato violenze fisiche (tortura, amputazioni, mutilazioni, sterilizzazioni, ferimenti, percosse) o morali (scandalo, seduzione, istigazione o cooperazione al male)? ho compiuto omissione di soccorso? ho sciupato, danneggiato, sottratto qualcosa di pubblica utilità? ho rispettato l’ambiente (il creato)? Ho maltrattato gli animali? Ho invece dato loro troppa importanza?

Come è male maltrattare gli animali, così è immorale spendere per gli animali somme eccessive che andrebbero destinate a salvare prima di tutto gli uomini dalla miseria. Si possono amare gli animali, ma non si devono fare oggetto di quell’affetto che è dovuto solo alle persone. L’uomo è ad un livello ontologico (di essere) immensamente superiore agli altri animali: solo l’uomo ha un’anima spirituale ed eterna, è stato creato da Dio come valore in se stesso ed è chiamato a partecipare alla vita stessa di Dio, in Cristo.

Nei confronti del denaro 

(cfr. 7 e 10° comandamento)

Secondo il vangelo e la dottrina sociale cristiana il denaro non deve diventare un idolo, un assoluto (cfr. Lc 16,13). L’uomo ha però diritto alla proprietà (contrariamente alla logica comunista) anche se tale diritto deve essere garantito per tutti, ha cioè una destinazione universale (contrariamente alla logica liberal-capitalista)

(Oltre a quanto già detto) Ho fatto del denaro un idolo, un assoluto? l’ho guadagnato onestamente? sono avaro, tirchio? oppure sono prodigo (spendo troppo) o faccio spese inutili? mi sono lasciato andare a spese eccessive o a lussi che sono uno scandalo per la povertà? lo uso invece con intelligenza, sobrietà, ma anche generosità e carità? sono troppo condizionato dal mercato, dalle mode? invidio chi ha molto denaro? ho restituito denaro prestatomi? saldo i debiti, pago le rate, i mutui? sono troppo attaccato alle speculazioni, ai giochi di borsa, alla continua ricerca di possibilità di maggior guadagno? 

Amare se stessi

Nell’anima 

(cfr. 1°, 2° e 3° comandamento)

Abbiamo già visto che il rapporto con Dio è la questione più decisiva della vita: da questo dipende l’andamento di tutta la nostra vita e soprattutto il suo esito eterno (beatitudine o dannazione). Per cui il primo dovere morale, che supera e deve prevalere su tutti gli altri, è quello di curare la propria anima. Non è egoismo, ma doveroso e vero amore di sé [l’egoista in senso materiale fa invece male proprio perché in questo modo rovina la sua anima (oltre a fare del male o non fare del bene agli altri); fa male perché in fondo si fa del male, non si ama davvero]. Inoltre non è lecito, per compiacenza nei confronti degli altri – fossero anche i familiari o gli amici o per imposizione dei superiori o dello Stato – disobbedire a Dio e rovinare la propria anima. L’esempio di tutti i martiri cristiani sta lì ad indicarlo (meglio morire che tradire Dio, che peccare; meglio cioè perdere ogni cosa, anche la vita fisica, piuttosto che l’anima! cfr. Mt 10,21-22.26.28.32-33; Mc 8,35-37).

Oltre a quanto già detto circa l’amore di Dio, ma in fondo anche circa l’amore del prossimo (perché tutto questo ridonda in fondo ancora sulla nostra vera crescita spirituale, cioè come nostro vero bene, come ve) ro amore di noi stessi] …

Dobbiamo imparare e mettere in pratica uno stile di vita sempre più conforme alla volontà di Dio, che assai spesso è diametralmente opposto alla logica dominante (che è in fondo la logica del demonio, “principe di questo mondo”, cfr. Gv 12,31; 14,30; 16,11), anche se corrisponde alla nostra vera natura umana. Pensiamo a quanto è già stato sopra ricordato, circa i comandamenti dell’amore (amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; amerai il prossimo tuo come te stesso), la regola d’oro (tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro), le Beatitudini evangeliche [beati i poveri di spirito, gli afflitti, i miti, coloro che hanno fame e sete della giustizia (la giustizia è la volontà di Dio), i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati a causa della giustizia; beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi, per causa mia), le virtù teologali (fede, speranza, carità), le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), i doni dello Spirito Santo [sapienza, intelletto, consiglio, fortezza (quella spirituale e della volontà), scienza, pietà, timor di Dio], i frutti dello Spirito Santo, segno della Sua presenza in noi (amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità). E pensiamo invece i vizi capitali, segno dell’opera del demonio in noi e invece così esaltati dalla mentalità dominante (superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia).
Nella mia persona deve comandare il mio “io”, nell’obbedienza a Dio (verità di noi stessi), in un sempre maggiore dominio di sé (padronanza delle proprie passioni, desideri, pulsioni), altrimenti quel che sembra libertà in realtà assai presto diventa schiavitù (comandano loro). Ma in fondo è proprio questo (la presenza di un “io” spirituale – o anima spirituale – superiore al corpo, al cervello e alla psiche stessa) che ci distingue dagli animali (che infatti non hanno una coscienza morale e non esiste per loro il problema del bene e del male, mancando di pensiero e di libera volontà) e ci fa ad essi immensamente superiori e addirittura “capaci” di Dio (con la possibilità di realizzarci eternamente, nella beatitudine di Dio, o di rimanere incompiuti per sempre, contro Dio, nella disperazione della dannazione dell’inferno).

Cerco di dominare me stesso e controllare le mie passioni? sono orgoglioso, superbo, vanitoso, ambizioso, irascibile, suscettibile, arrogante? sono schiavo del giudizio della gente e delle mode? cerco solo la stima, la lode e l’approvazione degli altri? trovo sempre una giustificazione ai miei peccati, do sempre la colpa agli altri o alla società, penso di aver sempre ragione? non so riconoscere i miei sbagli? mi credo migliore degli altri? mi lamento sempre? sono poco umile? sono invidioso? geloso? mi sono compiaciuto del male o rattristato del bene altrui? sono egoista, egocentrico? non sono mai soddisfatto di quello che ho e di quello che faccio? sono troppo competitivo, desidero sempre superare gli altri? ho cercato di essere semplice, limpido, non doppio? sono eccessivamente curioso sulla vita degli altri? so stare in silenzio o parlare al momento opportuno? sono pigro e svogliato (nell’alzarmi la mattina? nello studio o lavoro? nel compiere i miei doveri religiosi, familiari, professionali,civili)? volontariamente mi abbandono alla tristezza e alla noia? perdo troppo tempo in cose vane? rimando sempre la preghiera e la meditazione, così che poi non c’è più tempo o sono troppo stanco?

Nella mente  

(cfr. 8°, 9° e 10° comandamento)

Curo la mia formazione culturale, non tanto per erudizione o per vanità, ma per raggiungere una visione più profonda, più vera e più bella della vita? faccio quanto devo fare per la mia formazione cristiana, documentandomi e leggendo testi adatti? leggo acriticamente libri o pubblicazioni contrarie alla fede, alla morale o alla Chiesa, senza poi cercare di capire davvero come stanno le cose (tenendo presente che troppo spesso la cultura dominante è ostile alla fede, anche quando non lo fa palesemente)? ho fatto letture, assistito a spettacoli, visto cose che mi sono stati di ostacolo o di turbamento nella ricerca della verità e per la mia autentica maturità umana e cristiana? il criterio con cui scelgo le mie letture, i libri, i siti internet, vedo filmati e foto, è sempre moralmente buono? amo e coltivo la purezza di cuore? ho cercato eccitazione sessuale in foto, film, spettacoli, letture, fantasie e discorsi? Li ho scelti o non li ho sfuggiti quando potevo? faccio uso di  pornografia? vivo con responsabilità il rapporto con i mass-media (giornali, TV, internet), senza diventarne dipendente, senza subirne passivamente l’influsso?

Nel corpo  

(cfr. 5° e 6° comandamento)

Ho fatto tutto quello che dovevo fare per mantenere sano il mio corpo? ho avuto, al contrario, una cura eccessiva del mio corpo, peccando in vanità, esagerando nel praticare sport, nella cura dell’estetica, nelle diete, nei medicinali? Sono goloso, lasciandomi trascinare oltre misura dal piacere di cibi o bevande? esagero nel mangiare, nel bere, nel fumare? mi sono ubriacato? ho fatto uso di droghe (anche cosiddette leggere)? ho indotto altri a farlo? le ho anche vendute? sono casto (secondo il mio stato: prematrimoniale, matrimoniale o di consacrato)? ho indossato abiti maliziosi e provocanti? sono stato occasione di scandalo o di peccato col mio modo di agire, di parlare, di vestire? cerco di essere padrone della mia istintività ed anche della mia libido o ne sono diventato schiavo? mi sono lasciato prendere dalla pura ricerca del piacere, anche a livello sessuale? mi sono masturbato? ho avuto rapporti sessuali occasionali, con prostitute, addirittura perversi? sono spericolato in auto o moto, senza osservare le norme del codice della strada? eccedo nello sport o faccio sport troppo pericolosi?

Nel tempo libero

Il tempo cosiddetto “libero” (in realtà: al di fuori delle normali occupazioni, perché persone liberi dovremmo esserlo sempre) non è un tempo banale, anzi spesso è proprio nell’uso di questo tempo – più lasciato all’iniziativa personale – che emergono con più evidenza gli ideali o il vuoto della nostra vita, qual è il significato che le diamo, in cosa cerchiamo la felicità, cosa ci sta a cuore. Non a caso questo tempo può diventare un’enorme occasione di crescita, umana e cristiana, o una terribile occasione di svuotamento, perfino di peccato, addirittura di abbandono alle trappole del demonio (che si serve di questo tempo per prendere ancor di più la nostra anima e trascinarla nel peccato, sperando di farcene prendere l’abitudine, cioè il vizio, così da non poterne fare a meno, da diventarne schiavo, da rendere insensibile la nostra anima e di condurla infine all’indifferenza o al rifiuto di Dio, alla perdita del senso del peccato e della sua misericordia, fino alla dannazione eterna). Sembra un tempo indifferente e invece è appunto un tempo preziosissimo per la nostra anima!

Vivo il tempo libero in modo intelligente e cristiano, organizzandolo in modo tale che sia utile (sia riposandomi che compiendo varie attività) per la mia vita, per l’anima, la mente e il corpo? lo utilizzo anche per leggere, vedere, imparare qualcosa, che sia davvero costruttivo per la mia vita, sia culturale e soprattutto spirituale? oppure è in genere un tempo vuoto? sono stato in ozio, pigro, buttando via il tempo praticamente senza far nulla, così da svuotarmi interiormente? ho fatto o visto cose che mi hanno svuotato interiormente o addirittura mi hanno allontanato da Dio e indotto al peccato? ho fatto della domenica un giorno particolarmente importante per lo spirito, per la mente e per il corpo, oltre a santificarlo con la Messa? ho sciupato questo tempo? vivo il mio tempo libero anche per vivere bene e rinsaldare i rapporti con gli altri, con la famiglia, la persona amata, gli amici? uso questo tempo anche per la carità, per aiutare chi ha più bisogno (ammalati, persone sole)? coltivo degli hobbies stupidi o troppo costosi, se non addirittura peccaminosi? spendo troppo in stupidaggini? penso mai a programmare le vacanze in modo tale che, oltre al necessario riposo e divertimento, siano anche occasione di crescita spirituale? ho mai pensato di fare un ritiro spirituale, gli esercizi spirituali e anche  un’esperienza di vacanza cristiana (assai spesso – specie per un giovane – risultano decisive per la vita e per la fede!) con gruppi, associazioni, movimenti, partecipando magari a importanti avvenimenti o incontri ecclesiali (pellegrinaggi, viaggi e visite culturali e turistiche a sfondo religioso)?