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In Italia assistiamo sempre più alla demolizione e superamento delle leggi dello Stato da parte del “potere giudiziario” (non eletto dai cittadini), che scavalca così quello “legislativo” (eletto).

Un esempio eclatante è quello che si riferisce alla legge 40 (sulla “procreazione assistita”): dopo lunghi anni di discussione parlamentare, si è giunti ad una legge (peraltro già di compromesso e contraria ai principi cristiani), che assicura questa possibilità medica (contraria alla natura stessa), limitandone però i danni (i genitori biologici dovevano essere gli effettivi genitori e non si dovevano moltiplicare e di conseguenza uccidere molti embrioni, che sono “biologicamente” già esseri umani). Dopo aver tentato di distruggere tale legge 40, approvata appunto da un Parlamento eletto dagli italiani, mediante un Referendum abrogativo, fallito dunque per volontà popolare anche  esplicitamente espressa, ci hanno pensato i Giudici a smantellarla progressivamente, introducendo l’eterologa (patrimonio genetico esterno alla coppia) e aumentando inverosimilmente la produzione e la selezione degli embrioni.

Nella progressiva e violenta opera di distruzione della famiglia, si tenta ora di scardinare per via giudiziaria gli stessi principi fondamentali della stessa Costituzione, mediante l’uso antidemocratico di accogliere in Italia semplicemente quanto registrato in altri Paesi e legislazioni (quindi da parte di altri Parlamenti, votati da altri cittadini). Si cerca di farlo con i “matrimoni omosessuali” contratti all’estero e poi reimportati in Italia (ma la nostra Costituzione non lo prevede). Ora s’è fatto anche con la pratica disumana dell’utero in affitto (“gravidanza pagata” a una donna, che non è la madre del bambino, ma che funge da “incubatrice” per un figlio nato geneticamente da altri, e persino con patrimonio genetico “acquistato”, così da garantire questo “diritto” anche agli omosessuali). I giudici del Tribunale di Milano hanno infatti incredibilmente sentenziato essere “legale” che una coppia italiana abbia pagato una donna perché in Ucraina portasse avanti questa maternità “surrogata” (utero in affitto), per poi “reimportare” in Italia il loro figlio dopo il parto così ottenuto.

Insomma, oltre alla disumanità di tali procedure mediche, passa così il gravissimo principio che ciò è compiuto legalmente all’estero lo diventa automaticamente anche in Italia, quando viene re-importato nel nostro Paese. Non si capisce allora a chi spetti realmente il potere legislativo e se i Parlamentari eletti democraticamente dai cittadini italiani possano essere scavalcati da altri Parlamenti esteri. Di questo passo, potrebbe risultare allora difficile non ammettere ad esempio anche la “poligamia”, visto che è ammessa (per i maschi) in molti Paesi musulmani, una volta che  tali matrimoni “esteri” siano importati in Italia.

L’ipocrisia di importare la disumana legge altrui (fondo di Avvenire, 15.07.2015 p. 9):

Dai giudici del Tribunale di Milano che hanno legalizzato per sentenza la maternità surrogata apprendiamo due nuovi princìpi. Anzitutto ci viene spiegato da un organo giudiziario dello Stato che una pratica vietata e perseguita in Italia ma lecita all’estero lo diventa per ciò stesso anche da noi, basta sia conforme alla «lex loci», ucraina, indiana o nepalese poco importa. Apprendiamo poi che il «principio della responsabilità procreativa» vale per dimostrare che la registrazione dei bambini nell’anagrafe italiana come figli della coppia committente e acquirente è un atto dovuto, a prescindere dal fatto che siano il frutto di una umiliante compravendita di maternità. Per sentenza sembra dunque possibile dimostrare e ottenere il riconoscimento di qualunque scelta, persino se sanzionata (fino a quando?) dalla nostra legge, ottenendo che una procedura sulla quale a parole si registra una generale repulsione etica venga poi tollerata nelle aule giudiziarie, e anzi riconosciuta come opportuna. Ora basta con l’ipocrisia: ‘comprare’ il grembo di una donna è ovunque un gesto che ripugna alla coscienza umana, e in Italia è anche proibito dalla legge. O no?