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Nonostante la drammatica crisi economica – che distrugge non solo centinaia di aziende e spinge ad espatriare persino giovani laureati, ma contribuisce pure gravemente all’incredibile diminuzione delle nascite – in Italia cresce in modo esponenziale la spesa per … i cani!
Non solo per acquistarli (l’Italia ha 35 milioni di proprietari di cani), ma per mantenerli. Si tratta infatti non solo di dar loro da mangiare (basti pensare l’aumento vertiginoso non solo della quantità ma pure della qualità – fino ad una raffinatezza da far invidia a molti poveri! – dei prodotti alimentari per loro); ma aumentano notevolmente anche i costi per mantenerli e per curarli. In alcune città c’è persino il numero di emergenza, anche notturno, per contattare una clinica veterinaria; ma esistono ormai persino gli “psicologi” per cani (perché in effetti negli appartamenti possono sentirsi un po’ depressi, non essendo il loro ambiente naturale, specie se lasciati soli tutto il giorno!). Ci sono poi pure “coccolatori professionisti” e scuole per loro, con percorsi educativi “personalizzati”(!?) (in Italia ce ne sono 2000, 400 solo in Lombardia). Esistono persino “vacanze” pensate appositamente per loro. E la vendita di “dog-toys” per farli divertire cresce in modo esponenziale e con guadagni incredibili delle ditte produttrici. Ovviamente, essendo diventati anche uno status-symbol (“dimmi che cane hai e ti dirò chi sei”),  c’è chi pensa per loro anche regali tipo “cappotti di cachemire” o collarini con “cristalli di Swarovski”. Anche le assicurazioni per i cani sono poi passate in poco tempo dai € 50 ai € 150 annui per polizza. Sono poi apparse le “pompe funebri” per i cani, con tanto di “cremazione” e consegna delle ceneri da portare a casa, così (recita la pubblicità) “non ci separa più da loro anche dopo la loro morte” (il dramma è che si pensa la medesima cosa anche per la ‘cremazione’ dei defunti, che tra l’altro, se fatte ancora in opposizione alla fede nella risurrezione dei morti, rimane moralmente vietata per le fede cattolica).
Insomma, il mercato mondiale che ruota attorno al cane ha raggiunto i 160 miliardi di € annui!
In Italia, nonostante appunto la crisi, parliamo già € 3,5 miliardi di spesa annua per i cani (praticamente come il mercato che riguarda l’infanzia!), cioè una media di almeno circa € 100 per proprietario. Il 50% è per il loro nutrimento (in crescita annua del 4%) e l’altro 50% per gli accessori e le cure.
Non si tratta solo dell’amore per gli animali o della loro eventuale bellezza e simpatia. Si tratta di una drammatica riduzione del senso della vita dell’uomo e della perdita dell’universale e storica consapevolezza, notevolmente accresciuta dalla fede cristiana, della superiorità dell’uomo sugli animali, cioè della “gradualità ontologica” degli esseri, che va da Dio (Essere supremo, trascendente e perfettissimo), agli angeli (puri spiriti creati), all’uomo (spirito in un corpo), fino agli animali (solo corpi), ai vegetali (vita vegetativa) e alla materia (realtà fisico-chimica inanimata).
Sono diventati “gli amici a 4 zampe” (è proibito chiamarsi ancora loro “padroni”; che tristezza parlare di amicizia in questi termini, quasi che la differenza sia data dal numero delle gambe!), “animali da compagnia” (quanto deve sentirsi terribilmente “solo” l’uomo contemporaneo, se magari rifiuta la preghiera e la comunione con Dio per sentirsi poi in compagnia solo di un cane), “amori” (c’è chi dice che non si può capire l’amore se non si ha un cane!), “figli” (c’è chi dice “vieni dalla mamma”!) e la loro “dipartita” una tragedia (vorrebbero i funerali e le tombe! c’è chi è arrivato a dire che capisce il lutto di un amico che ha perso la mamma perché anche lui ha perso il cane!). Per il 90% dei proprietari, i cani fanno parte della loro “famiglia”! E il 60% ammette di portarselo anche a letto!
Come si vede, per non offendere il proprietario (amico a due zampe) si deve far festa e si devono fare le coccole al suo cane. E magari si guarda invece storto a dei genitori passeggiano con un bambino che hanno osato far nascere, anche se non è proprio sano e normale.
Forse S. Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars (patrono di tutti i parroci del mondo), non pensava di essere così profetico quando diceva: “lasciate una parrocchia senza prete (cioè: lasciate l’uomo senza Gesù) per vent’anni … e adoreranno le bestie”!