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Da anni si registra talora in Italia lo scavalcamento del potere giudiziario (non eletto dai cittadini e spesso ideologicamente impostato) su quello legislativo (quello del Parlamento votato dai cittadini). Così Tribunali, TAR, giudici, sentenze varie, pongono di fatto in atto leggi che il Parlamento non ha votato oppure le trasformano, riducono, ampliano. Pure la potente ideologia Lgbt, come quella pro-eutanasia, ha imboccato anche questa strada, per imporsi sulla vita del Paese e sull’opinioni dei cittadini, con l’apporto ovviamente dei grandi mezzi di comunicazione di massa che ne fanno da grancassa.
Talora è la prassi stessa delle Amministrazioni comunali a travalicare non solo il potere legislativo ma anche quello giudiziario.
Interessante in proposito quanto avvenuto in questi giorni nel Comune di Roma e in quello di Torino; guarda caso proprio laddove ricoprono il ruolo di Sindaco due donne del “Movimento 5 Stelle”; e proprio sulla linea dell’ideologia “omosessualista” che si vuole impone, con l’apporto economico di grandi lobby economiche, specie americane, come “pensiero unico mondiale”.
A Roma, dove appunto il Campidoglio è retto da Virginia Raggi del Movimento Cinque Stelle, viene registrata all’anagrafe (27.04.2018), come “trascrizione completa e spontanea” (cioè senza l’intervento di un Tribunale, come afferma il legale che ha curato il caso, avv. Alexander Schuster), una bambina che risulta figlia di due uomini. Ovviamente, visto che la natura non è uno stereotipo ma la realtà, la bambina, nata in Canada, ha avuto bisogno per essere concepita della compravendita di un ovulo (madre) e di un utero (in affitto).
È la prima volta che succede a Roma. E per sottolineare che non si tratta di un caso isolato ma dell’inizio di un radicale cambiamento, così commenta ancora il legale: «Si aprono nuovi scenari e nuove prassi» ed è importante in questo senso il ruolo apripista «della Capitale». I due “papà”, soci dell’associazione «Famiglie arcobaleno», infatti auspicano felici: «Speriamo che il Comune di Roma sia di esempio». Si aggiunge ovviamente il plauso entusiasta del portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo: «Bene il Campidoglio che trascrive nei registri dell’anagrafe il figlio di una coppia gay. Sia modello anche per le altre città italiane; ci auguriamo che questa decisione possa essere anche uno dei punti del contratto che le forze politiche stanno discutendo a livello nazionale per la formazione del nuovo Governo»! Il centro-destra protesta aspramente, sottolineando che la pratica dell’utero in affitto è comunque illegale in Italia, e chiede al candidato premier Di Maio se “il Movimento Cinque Stelle è a favore di questa pratica disumana”; la deputata della Lega Barbara Saltamartini sottolinea allarmata: «Qualcuno al Viminale si è accorto della gravità di quanto accaduto a Torino e Roma? Sindaci che calpestano leggi del Parlamento e circolari ministeriali, che commettono falso in atto pubblico, uomini che ricorrono all’utero in affitto, vietato in Italia e quindi reato; senza che nessuno batta ciglio». Indignato anche il Forum delle associazioni familiari, che sottolinea come «nessun sindaco ha deroghe particolari e può decidere di non ottemperare a quanto previsto dall’articolo 250 del Codice Civile, secondo cui è diritto di ogni bambino crescere con una madre e un padre».
Ma guarda caso, solo 5 giorni prima un caso analogo si è avuto al Comune di Torino, retto dalla “pentastellata” Chiara Appendino, la quale aveva intanto annunciato nei giorni precedenti l’intenzione di riconoscere questi (presunti) pari diritti, anche “forzando la mano” (queste le sue parole). Lì è stato registrato all’anagrafe un maschietto, che risulterebbe nato da due donne (però ovviamente con qualche spermatozoo comprato da qualcuno!), che tra l’altro sono proprio la consigliera comunale Chiara Foglietta (vice-capogruppo del Pd in consiglio comunale) e la “compagna” Micaela Ghisleni. Tale consigliera ha addirittura dichiarato entusiasta che “si è così scritta una pagina importante della storia d’Italia”!
E quando un Comune si rifiutasse di compiere un tale atto anagrafico, peraltro appunto vietato dalla legge italiana, può essere allora appunto un Tribunale (come è successo il 28.03.2018 a Perugia), che ordina la trascrizione dell’atto di nascita di un bambino, nato ufficialmente da due mamme. Pure nelle Marche, a Gabicce (PU), di recente due gemelli sono stati registrati all’anagrafe come ufficialmente figli di due padri.
L’ideologia disumana, che distrugge la famiglia e la vita, serpeggia in questi centri di potere, anche politici oltre che economici e culturali; ma ormai si sente autorizzata a venire allo scoperto, a dettar legge e a non voler sentire ragioni contrarie.
 
A proposito del Comune di Roma, retto appunto dal Movimento 5 Stelle, al di là delle incompetenze, scandali e persino dell’incapacità di aggiustare le strade, ecco un significativo caso di “abolizione della libertà di pensiero”, persino su un’evidenza biologica, un affronto contro le basi stesse della democrazia!
In via Gregorio VII, a due passi da S. Pietro, la Onlus Pro Vita aveva fatto affiggere, ovviamente a sue spese compreso gli oneri fiscali, un maxi manifesto che non aveva nulla di offensivo o aggressivo: si trattava solo della fotografia di un essere umano all’undicesima settimana di gestazione, sotto il quale si annotava semplicemente un’evidenza addirittura biologica: “Tu eri così a 11 settimane, e ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito”. Il riferimento era, senza dirlo, al 40° anniversario, che cade proprio in questi giorni, della legge 194, che ha provocato in Italia la soppressione legale di oltre 6 milioni di esseri umani!
Ma la verità non si può dire; e i “dogmi laicisti”, che negano la realtà, si impongono senza possibilità di discussione e con la dittatoriale impossibilità di dissentire.
Esponenti locali del PD si sono indignati e ribellati. Le femministe redivive (che non dicono nulla, tranne lodevoli eccezioni, sulla pratica disumana delle donne ridotte a “uteri in affitto”) si sono mobilitate. Si sono mosse le consigliere comunali Michela Di Biase, Valeria Baglio, Ilaria Piccolo e Giulia Tempesta del PD e Svetlana Celli della Lista Civica #RomaTornaRoma, annunciando una mozione “per chiedere al Campidoglio la rimozione immediata di questo manifesto”. È entrata in campo persino la solita Monica Cirinnà, la madre della legge sulle unioni di fatto e omosessuali strenuamente voluta e prodotta sotto il governo Renzi, cercando di  mobilitare la popolazione contro questo attacco ad una legge dello Stato (in questo caso appunto la 194)!
Tale manifesto doveva rimanere affisso fino al 15 aprile, e avevano pagato saporitamente per questo. Ma alla fine, il 7 aprile, il Sindaco (sindachessa/sindaca) “pentastellato” Virginia Raggi ha ordinato che venisse rimosso. E così è stato fatto.
La legge, la libertà di pensiero e di espressione, non è più uguale per tutti?
È questa la novità del “Movimento Cinque Stelle” e quello che vuole per il futuro dell’Italia? (un’Italia che tra l’altro è senza futuro e sulla via del fallimento anche e soprattutto per la mostruosa denatalità da primato mondiale che la contraddistingue da qualche decennio).
Se uno ci avesse stoltamente creduto, anche fra i cattolici, ora anche questi fatti dovrebbero far aprire gli occhi.