Un aiuto per capire la fede: Dio

Questione 2.9


Domanda:

Allora perché ci sono degli atei, anche tra i filosofi e gli scienziati?

Risposta:

Le due affermazioni “Dio esiste” e “Dio non esiste” non possono ovviamente essere vere entrambe, essendo tra loro contraddittorie; anzi, non essendoci una terza possibilità (tra essere e non essere, e quindi tra affermare e negare), in quanto una è la negazione dell’altra, se è vera una è falsa l’altra, e viceversa. Per cui, poiché c’è una dimostrazione dell’esistenza di Dio, già a priori sappiamo che non può esserci una dimostrazione dell’ateismo. 
Anche storicamente possiamo però constatare come l’ateismo – filosoficamente assai minoritario fino al XIX secolo – sia di fatto “postulatorio”, cioè senza dimostrazione, ma dato quasi per scontato. Per molti autori atei (v. ad esempio l’ateismo di Marx, Freud e Nietzsche, detti “i maestri del sospetto” ma anche i “padri dell’ateismo contemporaneo”) il problema non era infatti quello di contestare le dimostrazioni dell’esistenza di Dio o di dimostrare razionalmente l’ateismo (il che vorrebbe dire dimostrare l’autosufficienza del cosmo, cosa impossibile), ma era semplicemente quello di cercare di spiegare diversamente come possa essere nato e nascere nell’uomo la domanda religiosa, cioè come l’uomo possa essersi fatto l’idea di Dio (in fondo dando per scontato che fosse un’idea falsa).

Per Marx, ad esempio, l’idea di Dio s’è formata come alienazione, come sovrastruttura della società (capitalista); per Freud, da una patologia dell’inconscio (la figura del “Padre”); per Nietzsche, dalla debolezza dell’uomo che non sa accettare il non-senso della realtà. Essendo però l’umanità sempre stata universalmente religiosa, questa sarebbe in fondo la diagnosi di una patologia universale, quasi un determinismo da cui nessuno poteva sfuggire; ma allora non si capisce se questi tre uomini siano i primi veri uomini e come possano accorgersi di tale patologia universale.

Può tra l’altro accadere che anche in persone geniali si nascondano dei pregiudizi, cioè delle idee o ragionamenti di fatto non adeguatamente fondati né verificati, o perché non è il loro specifico campo di indagine o per una scelta di vita personale; e questo anche sulla grande questione di Dio.
Uno potrebbe essere ad esempio un grande genio della chimica e non avere neppure mai affrontato seriamente il problema razionale di Dio ed essere in ciò ignorante, per cui il suo essere credente o non credente non sarebbe onestamente un frutto dei propri studi, ma delle proprie scelte personali.
Se poi trovassimo un pensatore che neghi Dio proprio a causa di un suo ragionamento in proposito, potremmo verificare la validità o meno di tale ragionamento ed emergerà l’errore, vedendo che non esiste alcuna dimostrazione della non-esistenza di Dio (l’universo non è autosufficiente, non ha in sé la causa di sé), mentre c’è invece una dimostrazione della Sua esistenza (l’universo dipende necessariamente da un Essere trascendente, che è Dio).