Eucaristia


L’Eucaristia è il dono più grande che Gesù ci ha lasciato, perché è la Sua stessa presenza.
Gesù è certo presente in tanti modi nella nostra vita: continuamente (v. Mt 28,20), quando ci riuniamo per Lui (cfr. Mt 18,20), nella carità (cfr. Mt 25,34-46), nella preghiera, nella Sua Parola (Vangelo), in una Sua immagine (o icona), ma specialmente nella Liturgia della Chiesa. 
Se Gesù è vivo e operante in tutti i sette Sacramenti, la Sua presenza più forte, potremmo dire fisica (si dice però “reale”), è nella santa Eucaristia (cfr. Mt 26,26-28).
Per questo non si può essere cristiani senza un fortissimo attaccamento all’Eucaristia, celebrata ogni domenica, il più spesso possibile ricevuta (se si è in grazia di Dio, altrimenti occorre prima confessarsi), e adorata nelle chiese (nel tabernacolo che la contiene o quando è solennemente esposta sull’altare).
 

L’Eucaristia è il dono più grande che Gesù ci ha lasciato, perché è la Sua stessa presenza

Per partecipare bene alla S. Messa

Occorre anzitutto desiderare e preparare la Santa Messa domenicale, non anteporvi nulla e prepararvisi, perché è il più grande incontro con Gesù!

Molti desiderano lodevolmente parteciparvi anche nei giorni feriali. Occorre comunque pregare e adorare il più spesso possibile Gesù presente nell’Eucaristia.

Già il suono delle campane, che chiamano alla Messa, sono il segno acustico di un richiamo di Dio, di un vero invito di Cristo. La stessa parola Chiesa (la comunità cristiana) significa “assemblea” ed indica l’assemblea dei “chiamati”, perché è Gesù che ci chiama (cfr. Gv 15,16), che ci convoca. 
Per questo anche il luogo dove la Chiesa è convocata e si riunisce per incontrare Gesù si chiama “chiesa”: per questo essa non è un semplice locale, ma è un luogo sacro.
Occorre essere molto puntuali, anzi, giungere in chiesa almeno 10 minuti prima che la S. Messa cominci, così che il nostro spirito possa meglio concentrarsi e prepararsi. 
Entrando in chiesa facciamo il Segno della Croce con l’acqua benedetta, in ricordo del nostro Battesimo (e contro le insidie del demonio), poi facciamo la genuflessione (portando il ginocchio destro fino a terra e rialzandoci) davanti al tabernacolo dove c’è l’Eucaristia. Giunti al nostro posto è bene non sedersi subito, ma pregare un poco in ginocchio.
In chiesa ci deve essere sempre silenzioPrima della Messa ci deve essere un clima spirituale che aiuti il raccoglimento, nonostante i preparativi da fare, perché la cosa più importante da preparare è la propria anima. Se dobbiamo confessarci, è meglio pensarci il giorno prima o, se c’è disponibilità, anche molto prima dell’inizio della Messa; meglio non farlo durante la Messa, altrimenti non vi partecipiamo integralmente.
Dobbiamo seguire tutta la S. Messa con la massima concentrazione, devozione e con interiore partecipazione. La Messa è la più grande e importante preghiera, non un Rito esteriore. Essa porta oggettivamente dei frutti nel nostro spirito, ma saranno tanto più abbondanti e capaci di trasformare la vita, donandoci la vera pace di Cristo (cfr. Gv 20,19.26) e la gioia dello Spirito Santo (cfr. At 8,8), quanto più soggettivamente vi aderiamo e partecipiamo con amore, con tutto noi stessi.
Anche il corpo – visto che siamo uno spirito in un corpo – è chiamato a partecipare alla preghiera: per questo abbiamo momenti in cui siamo seduti, altri in cui siamo chiamati ad essere in piedi, ed altri in cui possibilmente dobbiamo stare in ginocchio (che è l’atteggiamento di umiltà e di supplica più consono alla preghiera). Anche la S. Messa, come in ogni nostra preghiera, inizia e termina col Segno della Croce sul nostro corpo, nominando la SS. Trinità. All’annuncio del Vangelo facciamo poi significativamente un piccolo Segno della croce sulla fronte, sulle labbra e sul cuore, come segno che vogliamo che esso entri nella nostra mente, sia nel nostro cuore e sulle nostre labbra (cioè che diveniamo anche capaci di annunciarlo). 
Dobbiamo recitare con voce forte le preghiere che spettano a tutta l’assemblea, senza timidezza, facendo attenzione a non sorpassare gli altri nell’andamento della preghiera stessa, che deve essere infatti corale e non un accostamento estrinseco di preghiere individuali. Facciamo così anche per il canto, se siamo in grado di farlo. 
Durante la S. Messa nessuno può ovviamente parlare con altri o camminare lungo la chiesa. Non dobbiamo mai distrarci, voltarci, essere scomposti. 
Osserviamo scrupolosamente anche i tempi di silenzio prescritti (ad esempio dopo aver ascoltato la Parola di Dio e l’omelia, e specialmente dopo la Comunione). Il silenzio è clima fisico quanto mai favorevole per concentrarsi e sentire la presenza di Dio!
Ascoltiamo con viva attenzione la Parola di Dio che viene proclamata: è Dio che ci parla!
Aumenti ancor di più la nostra concentrazione e preghiera nella Liturgia Eucaristica, durante la quale Gesù si rende fisicamente presente, rinnovando per noi sull’altare il Sacrificio della Sua Croce, la Sua morte e Risurrezione, e si offre per noi e con noi al Padre. Questo è il momento centrale della S. Messa. Alle parole della consacrazione, quelle dette da Gesù stesso nell’ultima cena, quando istituisce l’Eucaristia e ci dice di fare questo “in memoria di Lui” – pronunciate dal sacerdote in persona Christi (cioè in quel momento è proprio Cristo che agisce e parla in lui!) – Gesù si rende presente; e quel pane e quel vino non sono più tali, ma diventano Lui!
Durante la recita o il canto del Padre nostro (detto Preghiera del Signore, che Egli stesso ci ha insegnato), non è previsto che ci si dia la mano, come molti fanno, specie giovani e bambini; non è questo il segno che richiede la preghiera liturgica; semmai è previsto che si possano elevare in alto, come quelle del sacerdote.
Lo scambio della pace – se il sacerdote o il diacono ne danno l’invito (ma è facoltativo) – è previsto solo con i più prossimi (cioè solo con chi è alla nostra destra e nostra sinistra), senza prolungarlo e soprattutto senza distrarsi o rompere il raccoglimento, tanto più che stiamo per arrivare al momento della Comunione! è proibito anche al sacerdote di abbandonare l’altare, dove c’è già fisicamente Gesù, per compiere tale gesto di pace (non si evidenzierebbe così che il centro è proprio Gesù)!
Al momento della Comunione, che per la nostra singola anima è il più importante della Messa, se siamo pronti (in grazia di Dio, digiuni da almeno un’ora e se ci sentiamo interiormente disposti) ci mettiamo per tempo e con ordine nella processione di comunione, non recandovisi all’ultimo momento o facendo confusione.
Sul come ricevere la Comunione ci si attenga scrupolosamente a quanto prescritto:

Quando siamo davanti al sacerdote (o altro ministro della Comunione) che sta per darci Gesù e ce Lo mostra dicendo “Il Corpo di Cristo”, dobbiamo fare un piccolo atto di adorazione (la genuflessione o almeno un profondo inchino del capo), dire <Amen> e poi ricevere l’Ostia consacrata che è Gesù stesso. è previsto che si riceva la Santa Comunione in ginocchio e direttamente in bocca (sulla lingua); è però possibile riceverla anche in piedi e in mano. In tal caso è obbligatorio che le mani siano pulite e sgombre, una sotto l’altra e poste in alto con atteggiamento di accoglienza di Gesù; appena ricevuta, l’Ostia va subito portata alla bocca con la mano prima posta sotto l’altra e subito assunta davanti al sacerdote o appena di fianco; occorre inoltre fare molta attenzione che non ne siano rimasti frammenti (ci sarebbe interamente Gesù) nel palmo della mano. Tornando al posto possibilmente ci si metta in ginocchio e si preghi con la massima devozione, consapevoli che abbiamo Gesù addirittura fisicamente presente in noi. La nostra personale e interiore preghiera di ringraziamento si conclude infine con quella liturgica recitata dal sacerdote (detta appunto ”post Communio”).


La Messa non è uno spettacolo. Quando termina – tra l’altro subito dopo i Riti di Comunione! – occorre mantenere un clima di silenzio, di raccoglimento e di preghiera, per ringraziare e adorare ancora il Signore Gesù, appena venuto ed anche ricevuto in noi stessi. Non si chiacchiera, non si parla, e tanto meno si fanno applausi (sempre proibiti nella liturgia!) anche se vi fossero particolari festeggiati.
Abbiamo ricevuto la grazia più grande della nostra vita, la Comunione con Cristo, vero anticipo del Paradiso (comunione eterna con Lui); il diavolo è invece astuto e subito pronto a derubarci la grazia immensa che Dio ci ha dato, quasi vanificandola.
Ricordiamoci che la chiesa è comunque sempre un luogo sacro per eccellenza e che nel tabernacolo c’è Dio stesso, Gesù vivo!

Condizioni per ricevere bene la S. Comunione

Padre Pio e l'Eucaristia

Per ricevere la S. Comunione è necessario

1) essere in grazia di Dio;

Si è in grazia di Dio quando non si hanno nell’anima peccati mortali. Chi è in peccato mortale non può fare la Comunione senza prima aver ottenuto il perdono di Gesù con la Confessione sacramentale, altrimenti commetterebbe un grave sacrilegio. Chi ha invece solo peccati veniali, può chiederne direttamente perdono a Dio e può fare la Comunione anche senza essersi confessato, perché già si trova in grazia di Dio (anche se è utile presentare in Confessione anche i peccati veniali).

2) sapere e pensare Chi si va a ricevere

Quando si va a fare la Comunione bisogna essere davvero concentrati, raccolti in preghiera, sapendo e pensando che si sta per ricevere in sé Gesù Cristo in persona col suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

3) essere a digiuno da almeno un’ora

Il digiuno è non solo elemento penitenziale ma indica anche attesa e preparazione spirituale ed avvalora la preghiera. Il digiuno eucaristico sottolinea anche l’attesa dell’incontro fisico con Gesù Eucaristia che sta per venire nel nostro stesso corpo. La Chiesa ne stabilisce le modalità, cui attenersi [molti anni fa era dall’inizio della giornata (da mezzanotte, ma le SS. Messe era celebrate solo al mattino), poi fu portato a 3 ore e quindi ad un’ora]. L’acqua naturale e le medicine non rompono il digiuno.  

Conviene fare la Comunione durante la Messa, ma chi fosse impedito (come gli ammalati) può farla anche fuori della Messa. 

Gesù disse a Santa Faustina: “Desidero unirmi con le anime umane, la mia delizia è unirmi con le anime … Quando nella santa Comunione vengo in un cuore umano, ho le mani piene di grazie di ogni genere e desidero donarle all’anima, ma le anime non mi prestano nemmeno attenzione. Mi lasciano solo e si occupano d’altro. Oh, quanto è triste per me che le anime non conoscano l’Amore! Quanto Mi addolora che le anime si uniscano così poco a me nella santa Comunione! Attendo le anime ed esse sono indifferenti per me. Le amo con tanta tenerezza e sincerità ed esse non si fidano di Me. Voglio colmarle di grazie, ma esse non vogliono riceverle. Trattano Me come con una cosa inerte eppure ho un cuore pieno d’amore e di misericordia”.  

Benedetto XVI e l'Eucaristia

Comunione spirituale

Quando non è possibile ricevere sacramentalmente Gesù nella Comunione (perché non si è “in grazia di Dio” o per altri seri motivi, come il non essersi seriamente preparati), possiamo almeno esprimere il nostro desiderio di Lui compiendo la cosiddetta Comunione spirituale, formulando ad esempio la seguente preghiera:

Gesù mio, credo che sei presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti nella Santa Comunione, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.
Come già venuto Ti abbraccio e mi unisco a Te; non permettere che io sia separato da Te.
 

Eterno Padre, io ti offro
il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo
in sconto dei miei peccati,
in suffragio delle anime del purgatorio
e per i bisogni della Santa Chiesa.
Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro
e ti offro il pentimento del mio cuore contrito
che si inabissa nel suo nulla
e nella Tua santa presenza.
Ti adoro nel Sacramento del Tuo amore,
desidero riceverti nella povera dimora
che ti offre il mio cuore.
In attesa della felicità
della comunione sacramentale,
voglio possederti in spirito.
Vieni a me, o mio Gesù,
che io venga da Te.
Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere,
per la vita e per la morte.
Credo in Te, spero in Te, Ti amo.
Così sia

Ringraziamento dopo la S. Comunione

Tornando al posto, con la massima devozione e consapevoli che in quei primi minuti (finché l’apparente pane dell’ostia non si dissolve) abbiamo Gesù addirittura fisicamente presente in noi, continuiamo con grande devozione la nostra preghiera, possibilmente in ginocchio. Possiamo pregare spontaneamente (preghiera di ringraziamento); ma possiamo farci aiutare anche dalla preghiera cantata (il canto di Comunione, se è di vero aiuto) o da qualche altra preghiera, come le seguenti:

Io credo, o Gesù buono, che tu sei venuto nell’anima mia. Ti adoro dal profondo del mio spirito e ti ringrazio con tutto il cuore di questo insigne beneficio che mi hai fatto col venire in me. Rimani sempre in me con la tua santa grazia e non permettere che mi separi più da te. Tu ti sei dato tutto a me, ed io ti do tutto me stesso con le mie azioni, pensieri, affetti, pene. Io mi consacro tutto a te e intendo accettare dalla tua mano tutte le prove che incontrerò nella mia vita in espiazione dei miei peccati e per la salvezza dei poveri fratelli peccatori. Quante cose avrei da domandarti, o Gesù buono! Ma sono tanto miserabile che non conosco neppure le grazie che mi sono necessarie. Tu però che conosci i miei bisogni, concedimi tutto quello che è necessario per la salvezza dell’anima mia. Fa che io sia sempre rassegnato alla tua santa volontà, che fugga il peccato e che sia fedele nel l’adempimento dei miei doveri.  Padre nostro, Ave Maria e Gloria 
 

Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che alla Santissima vostra presenza prostrato vi prego con il fervore più vivo a stampare nel mio cuore sentimenti di fede, speranza, carità, di dolore dei miei peccati e di fermo proponimento di non più offendervi; mentre io con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le vostre cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di Voi il santo profeta Davide: “Hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa.

 

Adorazione Eucaristica

Adorazione Eucaristica

Sulla parola di Gesù e per l’avvenimento della Sua risurrezione, noi crediamo – secondo la fede bimillenaria della Chiesa Cattolica – che durante la S. Messa, per le parole consacratorie del Vescovo o del sacerdote celebrante (che agisce in persona Christi, secondo il potere ricevuto nel sacramento dell’Ordine e nell’ininterrotta Successione Apostolica), il pane e il vino diventano (transustanziazione) il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. Gesù si rende cioè “realmente” presente con il Suo corpo, sangue, anima e divinità.
Dopo la consacrazione, cioè, là dove c’è l’ostia apparentemente di pane (di qualsiasi dimensione e in qualsiasi sua parte, anche una briciola; per questo occorre fare molta attenzione a non smarrirne neppure una!) in realtà c’è fisicamente (tutto) Gesù.
Tale presenza “reale” non termina con la S. Messa, ma permane finché rimane l’apparenza del pane. Nel nostro corpo quindi per pochi minuti. Nell’ostia conservata nel tabernacolo permane fino a quando resiste il pane apparente (per questo non va fatto ammuffire, ma ogni tanto va rinnovata).
Gesù rimane quindi realmente nel tabernacolo dove è riposta l’Eucaristia, anche dopo la fine della S. Messa. 
Può essere adorato, sia personalmente che con Adorazione Eucaristica comunitaria. 
Può essere eccezionalmente ricevuto anche fuori della S. Messa e soprattutto recato agli ammalati per la loro Comunione.

Ostensorio

Il tabernacolo (parola che significa “tenda”, la tenda di Dio tra quelle degli uomini, come era prefigurato già nell’Antico Testamento) dove è conservata l’Eucaristia (cioè Gesù vivo) deve essere segnalato da una lampada viva, cioè non elettrica, e possibilmente da una tendina (detta “conopeo”) e deve essere chiaramente visibile nella chiesa, con idoneo spazio per l’adorazione e la preghiera individuale (ad esempio con panche dotate di inginocchiatoio).  
Per questo la Chiesa è il luogo più sacro che c’è e in essa occorre sempre avere un grande senso della presenza di Gesù, mantenendo il silenzio ed un clima di preghiera. Se ne tenga conto sempre, anche poco prima o dopo la celebrazione della S. Messa!

La visita personale a Gesù nel Santissimo sacramento

E’ bene ed assai utile per la vita spirituale che si facciano possibilmente anche durante la settimana dei piccoli incontri con Gesù, sostando in ginocchio davanti al tabernacolo e compiendo piccoli momenti di adorazione eucaristica. Si chiama “la Visita” al Santissimo Sacramento. Può in fondo essere possibile compierli almeno una volta al giorno; si pensi a questo, quando ci capita di passare davanti ad una Chiesa …

L’Adorazione Eucaristica comunitaria fuori della S. Messa

Benedetto XVI con l'ostensorio

E’ importante che di frequente nelle chiese e parrocchie ci siano anche momenti di Adorazione Eucaristica comunitaria e possibilmente solenne, con i segni dovuti (altare con almeno sei candele e fiori, esponendo l’Ostia consacrata nell’ostensorio e incensandola come segno di adorazione a Dio), e abbastanza prolungate. Esse terminano con la solenne Benedizione Eucaristica. 
La domenica (giorno della Risurrezione) è un giorno particolarmente idoneo per questo, come pure il giovedì (giorno dell’istituzione dell’Eucaristia). In talune chiese si tengono perfino lodevoli “adorazioni notturne” e in qualche caso anche “adorazioni perpetue”. Almeno una volta all’anno è prescritto che ci siano le cosiddette “Quarantore” di solenne Adorazione Eucaristica.
 


Canti  Eucaristici (storici)

Adoro Te devote
[attribuito a S. Tommaso d’Aquino]


Adóro te devóte, latens Déitas,
quae sub his figúris vere látitas: 
tibi se cor meum totum súbicit,
quia te contémplans totum déficit.
 

Visus, tactus, gustus in te fállitur,
sed audítu solo tuto créditur.
Credo quidquid dixit Dei Fílius;
nil hoc verbo veritátis vérius.
 

In cruce latébat sola déitas;
at hic latet simul et humánitas.
Ambo tamen credens atque cónfitens
peto quod petívit latro poénitens.
 

Plagas sicut Thomas non intúeor;
Deum tamen meum te confíteor.
Fac me tibi semper magis crédere,
in te spem habére, te dilígere.
 

O memoriále mortis Dómini,
Panis vivus vitam praestans hómini,
praesta meae menti de te vívere,
et te illi semper dulce sápere.
 

Pie Pellicánae, Jesu Dómine,
me immúndum munda tuo sánguine,
cujus una stilla salvum fácere
totum mundum quit ab omni scélere.
 

Jesu quem velátum nunc auspício,
oro fiat illud quod tam sítio:
ut, te reveláta cernens fácie,
visu sim beátus tuae glóriae.
Amen.


[in canto greogoriano: ascolta ; con spartito ma incompleto ascolta ; singolo, con spartito: ascolta]


[trad. italiana]

Ti adoro devotamente, o Dio nascosto, davvero presente sotto questi segni: il mio cuore a te tutto si affida perché, contemplandoti, tutto viene meno. La vista, il tatto, il gusto, non ti percepiscono, ma solo per l’ascolto si crede con certezza. Credo tutto ciò che detto il Figlio di Dio; nulla è più vero di questa parola di verità. Sulla croce solo la divinità era celata, qui anche l’umanità non appare, ma credendo e confessando entrambe chiedo ciò che chiese il ladrone pentito. Non tocco le ferite come Tommaso, ma pur ti professo, mio Dio. Fa’ che io creda sempre più in te, in te speri, ami te. Come l’amorevole pellicano, o Gesù Signore, purifica me, immondo, col tuo sangue, di cui una goccia può purificare tutti i peccati. Oh Gesù, che velato ora osservo, che tu possa dissetare la mia sete di te: affinché, scoperto il tuo volto, possa essere beato contemplando la tua gloria. Amen.


Pange lingua

Pange língua gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinísque pretiósi,
Quem in mundi prétium
fructus ventris generósi
Rex effúdit géntium. 

Nobis datus, nobis natus
ex intácta Vírgine,
et in mundo conversátus,
sparso verbi sémine,
sui moras incolátus
miro cláusit órdine.

In suprémae nocte cenae
recúmbens cum frátribus,
observáta lege plene
cibis in legálibus,
cibum turbae duodénae
se dat suis mánibus. 

Verbum caro panem verum
verbo carnem éfficit:
fitque sanguis Christi merum. 
Et si sensus déficit,
ad firmándum cor sincérum
sola fides súfficit.

[questa ultima parte la si canta in genere prima di ricevere la Benedizione Eucaristica]

Tantum ergo Sacraméntum
venerémur cérnui:
et antícuum documéntum
novo cedat rítui:
praestet fides suppleméntum
sénsuum deféctui. 

Genitóri, Genitóque
laus et jubilátio,
salus, hónor, virtus quoque 
sit et benedíctio:
procedénti ad utróque
cómpar sit laudátio. 
Amen.

[in canto gregoriano: ascolta]

(trad. italiana)

Il mistero dell’amore ogni lingua celebri, canti il corpo glorioso e il sangue prezioso per noi sparso dal Signore. A noi dato, per noi nato dalla Vergine e vissuto nel mondo, gettato il seme della Parola, concluse la sua dimora con un rito mirabile. Nella notte dell’ultima cena, a tavola con i fratelli, dopo aver osservato appieno la legge sul pasto pasquale, si dà con le sue mani in cibo ai Dodici. La Parola incarnata trasforma con una parola il pane in carne, il vino diventa Sangue di Cristo, e se i sensi non colgono questa realtà, la sola fede basta a confermare un cuore sincero. Così gran Sacramento dunque adoriamo consapevolmente, ceda la vecchia Legge al nuovo sacrificio, supplisca la fede al difetto dei sensi. Al Padre e al Figlio lode e giubilo, salute, potenza, benedizione; a Colui che procede da ambedue, sia pari onore e gloria. Amen. 


Anima Christi

Anima Christi, sanctifica me.
Corpus Christi, salva me.
Sanguis Christi, inebria me.
Aqua lateris Christi, lava me.
Passio Christi, conforta me.
O bone Iesu, exaudi me.
Intra tua vulnera absconde me.
Ne permittas a Te me separari.
Ab hoste maligno defende me.
In hora mortis meae voca me.
Et jube me venire ad Te,
Ut cum Sanctis tuis laudem Te
in saecula saeculorum.
Amen.

[ascolta (Frisina)]

(trad. italiana)
Anima di Cristo, santificami! Corpo di Cristo, salvami!
Sangue di Cristo, inebriami! Acqua del costato di Cristo, lavami!
Passione di Cristo, confortami! O buon Gesù, esaudiscimi!
Dentro le tue ferite, nascondimi! Non permettere che io mi separi da te!
Dal nemico maligno, difendimi! Nell’ora della mia morte, chiamami!
Comanda che io venga a Te e ti lodi per sempre con i tuoi santi.
Amen.


Sequenza del Corpus Domini

[in canto gregoriano: ascolta]

Lauda Sion Salvatorem,
lauda ducem et pastorem,
in hymnis et canticis.

Quantum potes, tantum aude:
quia major omni laude,
nec laudare sufficis,

laudis thema specialis,
panis vivus et vitalis
hodie proponitur.

Quem in sacræ mensæ coenæ,
turbæ fractrum duodenæ
datum non ambigitur.

Sit laus plena, sit sonora,
sit jucunda, sit decora
mentis jubilatio.

Dies enim solemnis agitur,
in qua mensæ prima recolitur
Hujus institutio.

In hac mensa novi Regis,
novum Pascha novæ legis,
phase vetus terminat.

Vetustatem novitas,
umbram fugat veritas,
noctem lux eliminat.

Quod in coena Christus gessit,
faciendum hoc expressit
in sui memoriam.

Docti sacris institutis,
panem, vinum in salutis
consecramus hostiam.

Dogma datur christianis,
Quod in carnem transit panis,
Et vinum in sanguinem.

Quod non capis, quod non vides,
animosa firmat fides,
Præter rerum ordinem.

Sub diversis speciebus,
signis tantum, et non rebus,
latent res eximiæ.

Caro cibus, sanguis potus:
manet tamen Christus totus
sub utraque specie.

A sumente non concisus,
non confractus, non divisus:
integer accipitur.

Sumit unus, sumunt mille:
quantum isti, tantum ille:
Nec sumptus consumitur.

Sumunt boni, sumunt mali:
sorte tamen inæquali,
vitæ vel interitus.

Mors est malis, vita bonis:
Vide paris sumptionis
quam sit dispar exitus.
Fracto demum sacramento,
ne vacille, sed memento
tantum esse sub fragmento.

Quantum tot tegitur.
Nulla rei fit scissura:
Signi tantum fit fractura,
qua nec status, nec statura
signati minuitur.

Ecce Panis Angelorum,
factus cibus viatorum:
vere panis flliorum,
non mittendus canibus.

In figuris præsignatur,
cuni Isaac immolatur,
Agnus Paschæ deputatur,
datur manna patribus.

Bone pastor, panis vere,
Jesu, nostri miserere:
Tu nos pasce, nos tuere,
tu nos bona fac videre
in terra viventium.

Tu qui cuncta seis et vales,
qui nos pascis hic mortales:
Tuos ibi commensales,
coheredes et sodales
fac sanctorum civium.

Amen. (Alleluia).


[trad. italiana]

Sion, loda il Salvatore, la tua guida, il tuo pastore con inni e cantici. Impegna tutto il tuo fervore: egli supera ogni lode, non vi è canto che sia degno. Pane vivo, che dà vita: questo è tema del tuo canto, oggetto della lode. Veramente fu donato agli apostoli riuniti in fraterna e sacra cena. Lode piena e risonante, gioia nobile e serena sgorghi oggi dallo spirito.
Questa è la festa solenne nella quale celebriamo la prima sacra cena. E il banchetto del nuovo Re, nuova Pasqua, nuova legge; e l’antico è giunto a termine. Cede al nuovo il rito antico, la realtà disperde l’ombra: luce, non più tenebra. Cristo lascia in sua memoria ciò che ha fatto nella cena: noi lo rinnoviamo.

Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza. È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino. Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma, oltre la natura. È un segno ciò che appare: nasconde nel mistero realtà sublimi.
Mangi carne, bevi sangue; ma rimane Cristo intero in ciascuna specie. Chi ne mangia non lo spezza, né separa, né divide: intatto lo riceve. Siano uno, siano mille, ugualmente lo ricevono: mai è consumato. Vanno i buoni, vanno gli empi; ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca. Vita ai buoni, morte agli empi: nella stessa comunione ben diverso è l’esito!
Quando spezzi il sacramento non temere, ma ricorda: Cristo è tanto in ogni parte, quanto nell’intero. È diviso solo il segno non si tocca la sostanza; nulla è diminuito della sua persona.
Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli: non dev’essere gettato. Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici. Con i simboli è annunziato, in Isacco dato a morte, nell’agnello della Pasqua, nella manna data ai padri. Portaci ai beni eterni nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi.


Miracoli eucaristici

Il Signore Gesù, nella Sua infinita benevolenza e conoscendo la nostra sempre poca fede, fede certa anche nella Sua reale <presenza> nel sacramento dell’Eucaristia, innumerevoli volte ha voluto pure donarci dei segni straordinari di questo “mistero”, così che anche i nostri sensi (che non riescono ovviamente a coglierLo) fossero eccezionalmente colpiti e ci confermassero della Sua vera e fisica presenza nell’Eucaristia. Sono gli innumerevoli “miracoli eucaristici” accaduti nella storia, e di cui ci occupiamo brevemente anche nel Dossier Miracoli al n. 7.1.

Magistero

Tra i recenti documenti del Magistero che ci illuminano sul sacramento dell’Eucaristia (che riportiamo parzialmente anche in questa sezione del sito), ricordiamo:

Giovanni Paolo II – Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia (17.04.2003) – vedi;

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, – Documento Redemptionis sacramentum (Istruzione su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la santissima Eucaristia), 25.03.2004;

Benedetto XVI,– Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum caritatis, Sulla Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa (22.02.2007).