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Disoccupazione alle stelle? Centinaia di piccole aziende costrette a chiudere (a motivo della crisi economica, ma soprattutto di un’Europa a guida tedesca da togliere il respiro e di una pressione fiscale italiana da togliere anche il sangue)? Immigrazione clandestina di proporzioni tali da costituire quasi drammatiche trasmigrazioni di popoli (anche a motivo di scelte volute da qualche superpotenza o nazione europea – v. ad esempio per la situazione creatasi in Libia – dicendo poi all’Italia che sono affari suoi)?(cfr. News del 27.02.2017). Italiani, tra cui moltissimi giovani culturalmente e professionalmente preparati, di fatto costretti a cercare lavoro all’estero (quasi 5 milioni di Italiani sono andati ad abitare all’estero negli ultimi tempi, cfr. News del 7.10.2015)?
Ebbene, non è così quando si tratta di industria bellica e del commercio delle armi.
Nel corso del 2016 l’Italia ha avuto un’impennata del commercio di armi addirittura del 85%, con una vendita di armi all’estero per € 14,6 miliardi (Relazione annuale della Presidenza del Consiglio al Parlamento Italiano). I primi destinatari delle nostre cospicue vendite di armi sono stati: Arabia Saudita, Kuwait, Turchia, Pakistan (cioè di fatto regimi islamici).
Tra l’altro proprio quei Paesi arabi musulmani di tradizione sunnita (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar) – in genere sostenuti dall’Occidente, in particolare dagli USA, e pure occulti finanziatori dell’ISIS (cfr. News del 28.09.2016) – hanno accresciuto l’acquisto di armi del 400/600%!
Anche le importazioni italiane di armi dall’estero non scherzano: nel 2016 hanno conosciuto un incremento del 169% rispetto al 2015!
“Si vis pacem, para bellum” … o c’è dell’altro?!