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Connessione-mania

Forse ci abbiamo fatto l’abitudine e certi modi di vivere diventano poi ovvii e sembrano naturali; ma in 10 anni, anche in Italia, l’uso dello smartphone è diventato talmente invasivo da raggiungere la paranoia.
Dal 2011 la loro diffusione massiccia ha letteralmente cambiato (e non sempre in meglio, anzi) ad esempio la vita di un’intera generazione di ragazzi.
A parte l’uso già abnorme della connessione domestica (e persino al lavoro) ad internet: pensiamo che il 95% dei ragazzi italiani tra i 14 e i 19 anni utilizza quotidianamente internet (dato Istat) e il 45% (tra 11 e 25 anni) sta attualmente su internet almeno 5-6 ore al giorno (dato Polizia di Stato), con l’insorgenza non solo di forma patologiche di dipendenza, di isolamento, di incapacità di relazioni reali, di concentrazione su un testo scritto, oltre alla perdita del sonno, per non dire ovviamente della piaga della facile pornografia (una “bomba atomica silenziosa” che distrugge la sessualità e le coscienze, i giovani, gli adulti e le famiglie stesse).
Lo smartphone è ormai letteralmente una ‘protesi’ umana, senza la quale moltissimi non saprebbero più vivere (nel senso proprio di cadere in crisi esistenziale): il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni controlla lo smartphone in media 75 volte al giorno; il 49% degli over-35 verifica l’arrivo dei messaggi almeno 43 volte al giorno; il 60% dei giovani pubblica almeno uno scatto a settimana (ma ormai per moltissimi si tratta di fare la telecronaca diretta della vita) sui vari social network. Si vedono anche ragazzi in una sorta di crisi di panico se in un punto (fosse anche un rifugio alpino ad alta quota) non c’è connessione.
Emerge tra gli adolescenti addirittura l’uso del cellulare anche a letto, lo mettono accanto al cuscino, per poter non solo navigare (e vedere cosa?) ma inviare messaggi (e foto!) anche mentre stanno per addormentarsi o nel cuore della notte (uno recente studio americano analizza già il fenomeno, in rapida diffusione tra i “Millenials”, di questa forma crescente di dipendenza anche serale e notturna chiamata ‘sleep texting’ – cfr. Repubblica.it, 11.12.2018).
È accaduto persino che alcuni (persino un noto sportivo, v. Corriere.it, 11.12.2018) siano morti ‘folgorati’ da una scarica elettrica a motivo dell’uso del telefono nella vasca da bagno mentre il dispositivo era in carica (ovviamente perché il dispositivo di ricarica era difettoso e in casa non c’era o non ha funzionato il salvavita, ma il rischio c’è e queste morti ci sono; e comunque indica che si usa il cellulare anche in quelle situazioni).
Sono aumentati vertiginosamente gli incedenti stradali, anche mortali, a motivo dell’uso (peraltro proibito senza vivavoce o auricolari) del cellulare. Ormai si nota che anche ai semafori le auto non ripartono al verde perché gli autisti sono impegnati col telefonino.
Maggiore socializzazione? Neanche per sogno. Nessuno si parla, ma tutti sono connessi. Ovunque; sempre. Ormai si vedono gruppi di amici, persino in auto, che non si parlano ma in cui ciascuno è virtualmente in contatto con altri. Ma ormai questo accade anche in casa, coi familiari, persino a tavola!
E ormai molti turisti non guardano più una piazza, un monumento, un’opera d’arte e neppure un panorama: fanno solo la foto; addirittura si vedono molti che voltano le spalle all’opera d’arte o al panorama per fare solo il selfie e vanno poi via senza guardarlo (quindi ci sono non per guardare, gustare, capire, contemplare – anzi proprio non lo guardano! – ma solo per fare la foto e soprattutto inviarla ad altri).
Si vede persino che anche il Papa, quando gira tra la folla, non incontra più dei volti ma solo dei telefoni (addirittura si è visto anche questo: il Papa si avvicina per abbracciare un bambino e questi continua a riprenderlo col telefonino, non accorgendosi neppure che aveva il Papa fisicamente presente e che voleva salutarlo; forse anche per lui la questione principale era fare la foto per farla vedere agli altri e non incontrare il Papa); fanno così anche gli adulti … e non solo i giapponesi…
In riferimento a questa connessione-mania c’è anche la piaga, come abbiamo già accennato, della pornografia, anche a disposizione dei più giovani, con terribili danni sulla loro psiche, morale, coscienza e vita futura.
Non solo i ragazzini vedono di tutto, e sono spinti ad imitare, ma producono essi stessi pornografia e persino ricattano in questo modo amici e lei/lui non più disposto ma ormai già fotografato e filmato in pose ed atti osceni, dunque a disposizione del web (sappiamo quanti suicidi, oltre a denuncie, sono avvenuti per questo). Oltre alle forma di bullismo, alle persecuzioni psicologiche, ora ci sono anche questi ricatti, di grande gravità ed impatto emotivo, psicologico, esistenziale e morale.
Anche l’infanzia più tenera è ormai abnormemente iper-sessualizzata, non solo dal web, purtroppo messo a loro totale disposizione dai genitori stessi, ma ormai persino dalle ideologie che dominano e plagiano anche da parte degli stessi insegnanti delle scuole. E iniziano pure le violenze sessuali dei bambini coi bambini!

L’ospedale Children’s Mercy di Kansas City l’anno scorso ha visitato 1.000 piccole vittime di abusi, di cui la metà erano state violentate da altri bambini. Quanto è emerso dalla stima fatta è che questi violentatori hanno un’età media che va dagli 11 ai 15 anni, mentre le loro vittime sono in maggioranza bambine tra i 4 e gli 8 anni. Si tratta, come emerge dai dati, di emulazioni di pornografia vista col telefonino, in cui vengono pure adescati e può generare mostri (v. NBQ 13.12.2018, B. Frigerio; e NBQ 18-12-2018: lettera di una mamma, riportata dalla rivista Lifesitenews, il cui figlio di 13 anni ha abusato della nipote dopo aver visionato porno online. La lettera implora i genitori, che spesso pensano sia una sorta di baby-setter, a no n lasciare i bambini soli con lo smartphone).