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Nell’attuale dissoluzione dei principi morali, specialmente riguardo alla sessualità, che condiziona e distrugge gran parte delle nuove generazioni, delle famiglie e di conseguenza delle società, con responsabilità che vengono dal mondo culturale, ampliate dai mezzi di comunicazione sociale, e con conseguenze ormai anche sul piano giuridico, pare che il motto del 1968 “vietato vietare” (cioè tutto è permesso) si sia più cha mai attuato. Non a caso si dice che di quelle “rivoluzioni” sognate appunto oltre 50 anni fa, l’unica che si sia veramente attuata, con conseguenze catastrofiche, sia appunto quella “sessuale”.
Se vogliamo però parlare di “foglia di fico” (di adamitica memoria) per coprire questa dissoluzione chiamata libertà, la cultura dominante sembra ancora scandalizzarsi e persino inveire contro qualche comportamento sessuale.
C’è ad esempio il limite del fatidico 18° compleanno, inizio convenzionale della “maggiore età”: fino al giorno prima un rapporto sessuale con un adulto può essere considerato per questi un atto di pedofilia e quindi reato; dopo quel giorno sembra proprio che ogni comportamento sessuale sia davvero permesso e diventi persino un diritto.
Difesa dei minori? A parte la tragica ipocrisia di chi parla poi di un diritto a proposito della soppressione dei figli durante la gravidanza … Ma allora perché si lascia che persino nelle scuole (ormai anche dagli asili) passi ogni incitamento a qualsiasi tipo di comportamento sessuale, come libera scelta della persona (educazione secondo l’ideologia ”gender”, addirittura al di là della responsabilità della famiglia, la cui priorità educativa è principio solenne stabilito pure dalla Costituzione)? 
Certo si continua ovviamente e giustamente a parlare di reato quando non c’è consenso nel rapporto sessuale o addirittura c’è violenza; ma chi difende un bambino dalla “violenza psicologica e morale”, ora più forte che mai, che passa appunto persino attraverso le scuole, per non parlare di internet? (con la possibilità di accedere alla pornografia più distruttiva,  che dissolve la dignità della persona e lascia specie nel minore effetti dirompenti, i cui danni sarà difficile riparare anche in seguito).
C’è certo la grande e giusta condanna della “pedofilia”. E in merito sembra talvolta che si attui una “caccia alle streghe”, dove pare persino sparita la “presunzione di innocenza”, cardine di ogni diritto: basta che qualche ragazzo o ex ragazzo, magari spinto a farlo da qualche adulto per altri motivi o da qualche psicologo condizionato persino da preconcetti ideologici fatti passare come scientifici, sporga una denuncia, persino senza alcuna prova e dopo decenni, per gridare alla pedofilia e far diventare qualcuno immediatamente, prima ancora di qualsiasi prova attendibile e processo, un “mostro” da prima pagina. Talora si rasenta in questo senso l’isteria sociale (v. News del 8.01.2015).
Il reato di “pedofilia” è giustamente ancora più raccapricciante quando lo si identifica con la “pederastia” (cioè “l’orco” contro i bambini), mentre assai spesso di tratta di “efebofilia” (sugli adolescenti, sempre grave perché hanno certo una loro fragilità, ma oggi spesso sono più smaliziati che mai, anche nella loro pratica di vita sessuale).
Invece talora il problema, per non dire il dramma, si nasconde o non fa quasi mai notizia se si tratta di questioni di famiglia, di scuole, di centri sportivi, ecc.; mentre tutto esplode con inaudita virulenza, in genere prima appunto ancora di qualsiasi indagine o processo, se si tratta della Chiesa Cattolica, di preti o religiosi coinvolti (v. in proposito questo documento nel sito). Certo è ancora più grave e raccapricciante se e quando il reo è proprio colui che dovrebbe essere il segno di Dio per la salvezza umana ed eterna di questi ragazzi (Gesù parla con orrore di questi scandali sui piccoli – v. Mt 18,6 e Mc 9,42 – ma, come ricorda anche Benedetto XVI, si riferisce principalmente a chi pone ostacoli alla loro fede, che è il tesoro più grande!). Occorre però che la Chiesa faccia estrema attenzione, sia nel discernimento iniziale che nella formazione nei Seminari (v. il recente richiamo del Papa “emerito”), ma anche che non si faccia condizionare dalle false accuse o dagli applausi del mondo per un’intransigenza che scavalca persino la giustizia, come appunto vorrebbe il mondo, per non cadere in logiche che non le appartengono – v. News del 2.07.2018 e del 21.10.2019).
Intanto si nasconde il presupposto culturale e persino teologico di tali terribili scandali (v. appunto l’autorevole e documentata sottolineatura di Benedetto XVI negli Appunti del 2019 sulla questione!), che risale appunto alla cultura del ’68.
Si nasconde poi che in genere (l’82%) questi casi detti di “pedofilia” sono in realtà di “efebofilia” (non “pederastia”), cioè con adolescenti e non con bambini, come viene lasciato intendere, e soprattutto che nell’80% dei casi si tratta di rapporti omosessuali; ma oggi la cultura dominante impedisce anche solo di nominare la questione omosessuale, considerata infatti un diritto assoluto e diventata un potere mondiale!

Ma è poi proprio vero che la società e la cultura dominante siano così concordi nel condannare la pedofilia? Altrove abbiamo già riportato qualche notizia (v. al termine alcune News in merito), che smentisce l’impressione di questa riprovazione unanime.
È di questi giorni il caso dello scrittore francese Gabriel Matzneff, riportato alla luce dalla recente pubblicazione di un libro-denuncia di Vanessa Springora (“Il consenso”, dicembre 2019), direttrice di Éditions Julliard, uno dei più importanti gruppi editoriali in Francia.
Matzneff è uno scrittore che appunto l’élite culturale francese del ’68 aveva sempre incensato, pur conoscendo i suoi comportamenti sessuali pedofili. Egli raccontava infatti impunemente nei suoi libri e qualche volta persino in televisione le sue esperienze sessuali con ragazzi tra i 10 e i 15 anni. Il critico letterario francese più famoso e influente degli ultimi decenni, Bernard Pivot, lo aveva infatti intervistato durante il programma televisivo «Apostrofi», invitandolo a raccontare allegramente le sue «arti della seduzione» con ragazzi e ragazze! Eppure Matzneff ha ricevuto molteplici premi letterari (dall’Accademia di Francia i premi Mottart nel 1987 e Amic nel 2009, il premio Renaudot nel 2013 e il premio Cazes nel 2015), ha collaborato con i principali quotidiani (Le MondeLe Figaro) ed ha goduto di importanti appoggi politici (soprattutto a sinistra; il presidente François Mitterrand lo considerava suo amico e lo invitava ai grandi ricevimenti con l’élite politica e culturale della sinistra socialista dell’epoca; il presidente Jacques Chirac concesse a Matzneff il premio di Ufficiale onorario delle Arti e delle Lettere).
Fu ancora Matzneff a scrivere la Petizione del 1977, che di fatto chiedeva la “depenalizzazione della pedofilia”, firmata da una marea di intellettuali, politici e pensatori illustri già protagonisti del movimento rivoluzionario del maggio parigino del ’68, come Simone de Beauvoir, Roland Barthes, Gilles Deleuze, Michel Foucault, André Glucksmann, Felix Guattari, Jack Lang, Bernard Kouchner, Jean-Paul Sartre, Philippe Sollers; insomma “il Gotha dell’intelligencija francese di quegli anni”, come ricorda la Springora; personaggi divenuti anche illustri ministri della Repubblica francese e leader politici europei. La stessa autrice del libro racconta che lei pure all’età di 14 anni fu una “preda” culturale e sessuale di Matzneff.
Il filosofo Michel Onfray, ricordando i dibattiti preparatori per il numero della rivista L’Infini del 1997 sulla “questione pedofilia” e sulla “sessualità infantile”, ha dichiarato che tra le decine di intellettuali noti che collaborarono a quel numero, la “stragrande maggioranza era chiaramente favorevole alla pedofilia”. Lo scrittore ed editore Denis Tillinac ricorda e denuncia invece l’ostracismo subito dal mondo culturale parigino per la sua scelta di non voler pubblicare le opere di Matzneff. La scrittrice Christine Angot ha mostrato il proprio profondo disappunto per come un predatore pedofilo fosse stato osannato dagli intellettuali e dalla créme di Francia per molti decenni; ugualmente hanno fatto Christian Lehmann e molti altri.  [fonte: NBQ (L. Volontè), 11.01.2020]

Ipocrisia … (notizie già riportate)

Nel mondo della cultura, dello spettacolo, della politica …

Del resto, avevamo già sottolineato nella News del 2.07.2018, che la pedofilia-efebofilia sia stata non solo applaudita ma persino praticata da celebri uomini di cultura, con approvazione pressoché unanime del pubblico intellettuale che conta.

Già nel 1947 si diede addirittura il premio Nobel per la letteratura ad André Gide (celebre scrittore francese, noto per il suo libertinismo sessuale, che non solo esaltava l’omosessualità, ma si diceva lui stesso “appartenere a quella vasta porzione di omosessuali che sente attrazione per i ragazzini, persino impuberi”, e giunge a descrivere senza mezzi termini i suoi rapporti sessuali in tal senso vissuti a Tangeri e Casablanca). Nel 1958 stava per ricevere lo stesso premio Nobel Vladimir Nabokov per il suo romanzo “Lolita”, in questo caso un rapporto pedofilo ma non omosessuale. In Italia racconta i suoi rapporti sessuali coi ragazzini il celebrato romanziere Sandro Penna. C’è poi il caso del celebre pensatore e regista Pier Paolo Pasolini, le cui molteplici pratiche omosessuali erano abbastanza note (fino ad essere ucciso in circostanze ancora misteriose ma certo legate agli ambienti omosessuali delle borgate della periferia romana, forse in risposta alla violenze sessuali subite da un giovane ricattato dal noto regista), ma forse è meno noto che in giro per il mondo Pasolini era assai spesso a caccia di ragazzini con cui avere rapporti sessuali (come ricorda di lui nientemeno che il grande scrittore ed amico Alberto Moravia). Ebbene, nonostante ciò, oltre ad essere celebrato come maestro della cultura italiana, a Pier Paolo Pasolini sono dedicate persino vie e piazze del nostro Paese. Altro celebre caso in tal senso fu quello dello scrittore svedese Axel Munthe, che venne in Italia ed abitò nella celebre sua villa di Capri, attirato, disse, più dai ragazzini del posto, che voleva nella sua villa, che dalle bellezze dell’isola. Così il celebrato pittore franco-polacco Balthus, di cui un quadro pedofilo-osceno rappresenta il vanto del museo Lingotto della famiglia Agnelli. (Dati riportati da: Vittorio Messori, Emporio Cattolico, Sugarco Ed. 2006, pp. 66-72).

Del resto il ’68, nel suo delirante “vietato vietare”, non solo è stato il propugnatore di quella “rivoluzione sessuale” propagata ed eseguita soprattutto per superare ogni tabù e remora, specie contro la tradizione e morale cattolica considerata spregiativamente “sessuofoba”, ma esaltava senza mezzi termini anche le esperienze sessuali dei bambini e coi bambini.


Recentemente è emerso che la pedofilia sia presente anche negli ambienti “hollywoodiani” (vedi), ma anche nelle Ong (vedi) e persino nella stessa Unicef (vedi).

A proposito di cinema: nel 2017 è uscito il film italiano “Chiamami con il tuo nome”, diretto da Luca Guadagnino, tratto dall’omonimo romanzo di André Aciman. Ebbene, con abilità cinematografica viene presentata l’attrazione e il rapporto omosessuale tra un giovane ricercatore ed un adolescente, figlio di un collega, che non solo sembra consenziente ma persino egli stesso provocatore. Ebbene tale film, che tratta appunto del rapporto omosessuale con un minorenne, è stato acclamato come un capolavoro dai giornali e dalla critica cinematografica, è stato considerato uno dei 10 migliori film al mondo per il 2017, ha ottenuto 3 candidature al “Golden Globe 2018” come miglior film e addirittura 4 candidature Oscar 2018 (poi ne ha avuto solo una). In realtà molti critici hanno considerato il film assai noioso; ma, hanno confessato, era il tema che contava!
 

In fondo potremmo dire, senza mezzi termini, che anche l’attuale Presidente francese Emmanuel Macron, sposato dal 2008 con una donna di 24 anni più anziana di lui, Brigitte Trogneux (che lasciò per lui un marito e 3 figli), potrebbe essere considerato vittima di un caso di “efebofilia” (c’è persino uno psichiatra, Adriano Segatori, che solleva per questo dubbi sull’equilibrio psichico di Macron, per l’abuso sessuale da lui subito all’età di 15 anni dalla sua professoressa e attuale moglie); infatti la donna ha iniziato questo rapporto quando lui aveva 15 anni ed era suo allievo prediletto al laboratorio teatrale di un liceo di Amiens.
 

Che si stia affacciando in politica un presunto diritto anche alla pedofilia (!), con tanto di pubbliche associazioni che lo rivendicano e che aspirano addirittura ad essere “partiti” politici, lo si vede in molti Paesi occidentali, ad esempio in Olanda e Belgio, ma anche negli USA.

Del resto una volta che si parla di “diritti” per ogni capriccio o addirittura pulsione, come non arrivare anche a questo?

Ne è un segno anche un articolo (v. News del 14.07.2015) del prof. M. Kaplan, docente alla Rutgers School of Law di Philadelphia (USA), intitolato “Pedofilia: un disturbo e non un crimine” e apparso nientemeno che sul New York Times.

Il metodo è quello già visto per le legittimazioni precedenti. Per prima cosa si gonfia in modo inverosimile la quantità di persone che soffrirebbero di questo “disturbo”; poi, messa la questione solo su un pian psicologico, viene vietato ogni giudizio morale, secondo appunto l’assunto che la persona si troverebbe ad essere così per natura e senza colpa (presunta scientificità di un “determinismo” psichico, che eliminerebbe di fatto la libertà e quindi la responsabilità morale della persona), per giungere infine al diritto di vivere tranquillamente i propri desideri e pulsioni sessuali, tanto più se la persona non prova alcun disagio ad essere quello che è (in questo caso pedofilo, cioè una pedofilia “egosintonica”), tanto più se il partner è consenziente, anche se minorenne! Il passo successivo sarà quello, già visto, di dire che non è neppure un disturbo, ma una libera scelta dell’individuo (ritorna contraddittoriamente l’affermazione di una libertà, prima negata su presunte basi neurologiche). Infine per affermarlo come “diritto”; con tanto di accusa di “discriminazione” per chi dissentisse da tale comportamento od osasse presentare in merito un giudizio morale.
 

Persino nel mondo della scienza …

Che la pedofilia sia progressivamente scagionata da ogni giudizio morale, per essere considerata dapprima semplicemente come un “disturbo”, per poi assurgere ad un modo di vivere la sessualità e infine dunque anche un “diritto”, lo si nota addirittura nel mondo scientifico (non importa se talora con metodi poco scientifici ma ideologici).

Ad esempio (v. News del 24.01.2013) anche l’autorevole manuale diagnostico Diagnostic and Statistic Manual, dell’American Psychiatric Association, dopo aver derubricato l’omosessualità “egosintonica” (non indesiderata) come patologia (e ciò avvenne non senza forti pressioni ideologiche che poco hanno di scientifico, v. punto 26.1 della sezione Morale sessuale), da tempo ha cominciato a parlare di “disturbo pedofilo” ed ora propende per l’innalzamento anche della pedofilia a comportamento “normale”.
Ad esempio, alcuni noti professori di psicologia canadesi (Quinsey, Van Gijseghem) cominciano a parlare di pedofilia come di “un orientamento sessuale”, da intendersi cioè come uno dei tanti e non modificabile; e di conseguenza alcuni parlamentari canadesi hanno già proposto di cambiare le leggi contro la pedofilia.
 

Nel mondo della scuola

Com’è noto, in Occidente e ora anche in Italia l’ideologia omosessualista, LGBT e gender non solo è in grado di esercitare un grande potere culturale e mediatico, sostenuta da ingenti capitali e dalla grande finanza, ma ora penetra “violentemente” anche nelle scuole, anche dall’asilo e dalle Primarie, e persino contro il volere dei genitori (contro il diritto fondamentale – questo sì che è un diritto reale, fondamentale e “non negoziabile”, quello della “libertà di educazione” – e la stessa Costituzione Italiana).

È il caso ad esempio (v. News del 30.03.2017) di Siracusa: secondo il progetto “Educare alle differenze”, il Comune ha di fatto imposto alle amministrazioni dei nidi e delle scuole dell’infanzia (!) di dare spazio ad attività, finanziate dal Comune stesso, promosse da associazioni come Anddos, Arcigay, Cassero, Mario Mieli. Si dà il caso però che ad esempio il Circolo di cultura omosessuale intitolato a “Mario Mieli”, si riferisca nella sua stessa denominazione all’attivista gay e teorico degli studi di genere Mario Mieli, morto suicida nel 1983, nel cui saggio Elementi di critica omosessuale arrivò a inneggiare alla pedofilia, rappresentandola come “liberazione” del bambino, con queste parole: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”.
 

Nel mondo islamico, accarezzato dall’Occidente

Nei Paesi musulmani è prassi diffusa che ragazzine già di 12 anni o poco più siano costrette a sposarsi. Del resto Maometto stesso, tra le sue numerose mogli (12 o 15), ne aveva anche di minorenni e addirittura sposò anche una bambina di 6 anni! Ma chi ha avuto anche di recente il coraggio di affermare che tutto ciò potrebbe essere una forma di pedofilia (se non appunto di pederastia) s’è visto condannare, e non in un paese islamico ma in Austria, con la conferma della Corte Europea dei Diritti Umani, con la sconvolgente motivazione “di turbamento della pace sociale”! (v. News del 2.11.2018)