Un aiuto per capire la fede: la vita cristiana

Questione 6.6


Domanda:

Perché è così importante la preghiera? Quanto devo pregare? Come devo pregare?

Risposta:

La grande svolta della vita non è costituita semplicemente dal sapere che Dio c’è e che Gesù è Dio, è risorto e vivo, ma dall’essere concretamente in relazione, in comunione con Lui. Allora il parlargli, l’ascoltarlo, l’adorarlo nell’Eucaristia, il riceverlo facendo la Comunione, è in noi una sorgente inesauribile di novità, è la vera compagnia, è la vera pace. Per questo non si vive la fede e non si sperimenta la pace di Gesù senza un continuo rapporto con Lui, senza la preghiera. Si capisce perché molti desiderano andare a Messa anche tutti i giorni ed è bello soffermarsi spesso almeno un poco con Lui davanti a quel tabernacolo delle chiese dov’è custodita l’Eucaristia che è Lui. [Cfr. nel sito per vivere bene l’Eucaristia].
La preghiera, più è frequente e abbondante e più è fatta col cuore, più trasforma la vita. Per sfuggire alla distrazione che sempre può riprenderci, vivendo come se Dio non ci fosse e come se Gesù non fosse venuto e fosse vivo, dobbiamo anche darci un vero impegno di preghiera, perfino una piccola regola, cominciando magari con poco e poi via via aumentando, al di là della voglia o meno del momento. Spesso infatti nei nostri doveri spirituali dobbiamo fare inizialmente anche uno sforzo, ma poi siamo tanto contenti di averlo fatto.
Come pregare? La preghiera è essenzialmente un rapporto d’amore, un dialogo da cuore a cuore. Può perfino essere fatta di silenzi amorosi, come avviene talora anche in un rapporto d’amore. Oppure può sgorgare con parole spontanee. Può essere di adorazione, di lode, di ringraziamento, di domanda (spirituali e poi anche materiali), per sé e per gli altri. Può essere di contemplazione della Sua parola o di quello che ha compiuto e compie nella storia dell’umanità e nelle nostre vicende personali. Assai spesso possiamo sperimentare la gioia e la pace della presenza di Gesù. Ma se in alcuni giorni o periodi non sentiamo niente o facciamo fatica, non dobbiamo preoccuparci e dobbiamo continuare ugualmente (verifichiamo però se questo “non sentire” è dovuto al poco tempo o alla fetta con cui preghiamo, oppure se l’anima è appesantita da troppo tempo dai peccati); anzi, la nostra fedeltà proprio in quei momenti aumenta il nostro merito e può portare ancora più frutti spirituali, per noi e per gli altri.
Non abbandoniamo però l’immenso patrimonio di preghiere che sono scaturite in duemila anni dalla fede del popolo di Dio e spesso dal cuore dei santi; normalmente è proprio con l’aiuto di quelle parole, se dette col cuore, che scaturisce poi anche la nostra vera preghiera. Talora è giusto perfino impararle a memoria [v. in questo sito tutto il settore Un aiuto … Per pregare].