Un aiuto per capire la fede: la vita cristiana

Questione 6.5


Domanda:

E’ necessario “confessarsi” spesso e andare alla Messa tutte le domeniche?

Risposta:

Sì; appunto perché la vita cristiana non è semplicemente un credere o un comportarsi in un certo modo, ma l’essere in comunione con Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo), tale comunione è un dono Suo, da ricevere e vivere continuamente.
L’andare alla Messa (celebrare l’Eucaristia) non è certamente l’unico aspetto della vita cristiana, ma è il più importante e necessario. Gesù ha “inventato” nell’ultima cena, alla vigilia della Sua passione e morte (Mt 26,17-30, Mc 14,22-26; Lc 22,8-39; 1Cor 11,23-29), questo modo supremo di rendersi presente (potremmo dire “fisicamente”, col Suo Corpo risorto) e di renderci partecipi di Sé, della Sua morte e risurrezione, della Sua offerta al Padre per la nostra salvezza; ci ha detto di farlo (“fate questo in memoria di me”, Lc 22,19) e che è necessario per la nostra salvezza eterna (“chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui … colui che mangia di me vivrà per me … chi mangi questo pane vivrà in eterno” – cfr. Gv 6,26-58). Il celebrare l’Eucaristia (e possibilmente il riceverla) nel giorno della risurrezione, non solo una volta all’anno ma in questo giorno di ogni settimana, cioè la domenica (non più il 7° giorno, il sabato, come era nell’Antico Testamento, ma nel 1° giorno della settimana – per questo è sbagliato definire la domenica “week-end” – quello che era il giorno del sole e che si chiamerà in molte lingue secondo la radice latina Domini dies, “giorno del Signore”, in italiano: domenica) è stata una caratteristica della comunità cristiana sempre, in duemila anni, fin di primissimi giorni; anzi, nelle apparizioni del Risorto è Gesù stesso che inaugura questo ritmo settimanale di incontro con Lui (cfr. Gv 20,1.19.26) e talora perfino la stessa struttura della Messa (Liturgia della Parola + Liturgia Eucaristica) sembra indicata da Lui (cfr. Lc 24,13-32).
Se scopro che alla Messa c’è proprio Gesù (che mi parla nel Vangelo, che si rende presente nel pane e nel vino dal momento della consacrazione – secondo le parole stesse di Gesù nell’ultima cena – e che si fa addirittura mio cibo, così da riceverlo fisicamente in me al momento della Comunione), allora comincio a capire che non c’è niente di più bello e di più importante nella settimana.
La partecipazione alla S. Messa alla ogni domenica (e nelle altre sei feste di precetto) è dunque moralmente obbligatoria, come attuazione del 3° comandamento (“ricordati di santificare le feste”). Una partecipazione piena richiede di fare anche la S. Comunione, cioè non solo di ascoltare, pregare e adorare Gesù che è presente nell’Eucaristia, ma di riceverlo; è però possibile ricevere la Comunione solo se si è “in grazia di Dio” , cioè senza peccati gravi sulla coscienza. [Per preparare e vivere bene la Messa, v. nel sito Per partecipare bene alla S. Messa].
E’ decisivo per la nostra vita cristiana – ed anche come passo fondamentale per cominciare o ricominciare – il momento in cui andiamo da Gesù e gli confessiamo, attraverso il sacerdote, i nostri peccati, venendo oggettivamente perdonati da Lui col Sacramento della Confessione (o Penitenza o Riconciliazione). Gesù vede la nostra anima, a Lui non è sconosciuto nulla di noi (cfr. ad es. Gv 1,45-50; Gv 20,24-29) e vede anche se siamo pentiti dei nostri peccati, anche appena dopo che li abbiamo commessi; ma ha deciso di darci il Suo perdono – ottenuto con la Sua morte in Croce! – attraverso la mediazione della Chiesa, in particolare degli apostoli e dei loro successori (vescovi e sacerdoti); lo ha detto Lui stesso (cfr. Gv 20,21-23). Questo può sembrare una fatica supplementare, ma in realtà è perfino sperimentabile che la “certezza oggettiva” del suo perdono (quando siamo assolti dai peccati che abbiamo sinceramente confessato al sacerdote) ci dona una gioia ed una pace indicibili! 
Questo sacramento è moralmente obbligatorio almeno una volta all’anno e necessario per essere assolti dai peccati mortali, da togliere comunque quanto prima dall’anima che è altrimenti in serio pericolo per l’eternità; è invece consigliato anche per i peccati veniali; è comunque fondamentale per la vita spirituale confessarsi spesso, ad esempio una volta al mese.
Se è moltissimo tempo che non mi confesso, questo sarà il momento decisivo della mia conversione, del mio sincero ritorno a Dio. Se invece già ricevo spesso questo sacramento, riceverò ogni volta non solo il perdono dei peccati commessi ma anche una fondamentale spinta in avanti nel mio cammino con Dio e verso Dio. 
Dobbiamo sempre preparare e vivere bene questo sacramento, tanto più se è passato troppo tempo dall’ultima confessione, imparando a fare bene l’esame di coscienza (v.), per individuare bene tutti i peccati gravi commessi e da confessare.

E’ utile, anche se non indispensabile, avere un padre spirituale (detto anche guida o direttore spirituale), cioè un sacerdote che oltre ad essere il proprio Confessore abituale (ma si possono anche distinguere i compiti) ci conosce meglio e può meglio aiutarci nel cammino spirituale; con lui è bene confrontarsi di frequente, non solo in riferimento ai peccati o alle questioni morali, ma anche per il progresso spirituale e per avere delle indicazioni o dei consigli, specie in riferimento a importanti decisioni da prendere o ai passi spirituali da intraprendere.