Un aiuto per capire la fede: le religioni
Questione 3.8
Domanda:
Come Dio si è rivelato agli uomini? Dove? Quando? Perché?
Risposta:
Dio si è rivelato nella storia dell’umanità. Lo ha fatto in due tempi: nel primo tempo ha parlato particolarmente al popolo ebraico, sin dal suo capostipite nell’albero genealogico (Abramo, circa nel 1800 a.C.) e fino a quello che chiamiamo l’anno “0” (Gesù Cristo). Nel secondo tempo è avvenuto il più grande fatto di tutti i tempi, che supera ogni cultura e religione, perché Dio stesso si è fatto uomo (Gesù Cristo). Il primo tempo non è stata che una lenta progressiva preparazione alla Sua venuta. Per questo è avvenuta in modo provvisorio (per 1800 anni) e ad un popolo solo (Ebrei), quindi nella terra della Palestina, in Israele. Da quel popolo e in quella terra sarebbe nato infatti Gesù. La Sua venuta – in quello che chiamiamo significativamente anno 0, contando gli anni prima e dopo quell’evento – è stata la piena, suprema, definitiva, insuperabile Rivelazione di Dio agli uomini; non ce ne sarà un’altra né ovviamente una più grande, perché in Gesù Cristo c’è tutto; attraverso di Lui ogni uomo, di ogni tempo e luogo, può entrare nella piena ed eterna comunione con Dio e salvarsi dalla dannazione eterna.
Questa storia del rivelarsi soprannaturale e inaudito di Dio è contenuta in un libro (chiamato significativamente “Il libro” o I libri, composto infatti di 73 libri), che è la Bibbia. Non è un libro sacro qualsiasi, ma una storia, la lunga storia della rivelazione di Dio all’uomo (si chiama infatti “storia della salvezza”).
Essa comprendente appunto due tempi, che chiamiamo Antico Testamento e Nuovo Testamento. L’Antico Testamento (che va appunto dal 1800 a.C. all’anno 0, con una preistoria che riguarda la creazione ed alcuni avvenimenti universali e primordiali dell’umanità) è la iniziale e progressiva Rivelazione di Dio agli Ebrei. Che ci sia stata questa rivelazione non è creduto solo dagli Ebrei ma anche dai Cristiani (basti pensare che la proclamiamo ancor oggi come Parola di Dio, anche nella S. Messa) e dai Musulmani, quindi ancor oggi dalla maggioranza assoluta della popolazione mondiale!
Il Nuovo Testamento è invece per sé un fatto solo, Gesù Cristo (“il” fatto per eccellenza, “la” notizia unica: in greco di chiama infatti Vangelo), verso cui l’A.T. tendeva e che invece è rivolto a tutti i popoli di tutti i tempi, chiamati a coinvolgersi con questo fatto per essere salvi. Gli altri libri del N.T. sono rivelati in quanto ci aiutano ancora a comprendere Cristo; ma possiamo dire che la Rivelazione si conclude nel secolo I, con la morte dell’ultimo apostolo di Cristo.
Come dunque si è rivelato Dio al popolo ebraico (A.T.)? Fondamentalmente attraverso la sua storia, quindi attraverso dei fatti accaduti che facevano capire che era Lui l’artefice.
Gli Ebrei infatti capirono che Dio si rivelava attraverso i fatti storici, cioè nella storia. Infatti il senso vero della “storia”, come lineare e non circolare (non come eterno ritorno dello stesso, destino, fato), emerge esclusivamente nel popolo ebraico; e da esso passa poi nella cultura mondiale. Capirono cioè che eventi apparentemente casuali o solo naturali, in realtà erano il “segno” dell’intervento di Dio e del Suo manifestarsi nella storia (pensiamo ad esempio all’esperienza dell’Esodo). Capirono per questo che a guidare la storia non c’è un Destino cieco (Fato), ma la libertà di Dio che chiama (ed è fedele) e dalla libertà dell’uomo (che può essere fedele o infedele); così quanto succede (il bene o il male) non dipende allora dalla fortuna o sfortuna, ma anche e soprattutto dall’uso che l’uomo fa della propria libertà: tutto andrà bene o male in base alla fedeltà (obbedienza) o infedeltà (disobbedienza) a Dio ed alla Sua legge.
Dio si rivela anche attraverso alcune persone, chiamati “profeti”, e le loro parole. Essi furono particolarmente illuminati da Dio nella loro intelligenza (si dice “ispirati”) perché mostrassero al popolo il Suo pensiero, il Suo giudizio di verità e leggessero negli stessi fatti che accadevano la volontà di Dio ed il Suo manifestarsi agli uomini.
Profeta non indica per sé uno che predice il futuro, come una sorta di indovino o di mago, ma il “portavoce” (in questo caso: di Dio). Poiché Dio conosce anche il futuro (che per Lui è presente), il profeta molte volte predice, quasi senza accorgersene, anche il futuro; ma il suo compito (ricevuto gratuitamente da Dio, come una chiamata) è quello di annunciare, ad ogni costo (anche a costo della vita), ciò che Dio gli dice di annunciare.
Che non ci siano più profeti da 2000 anni è riconosciuto anche dagli ebrei, che però non ne comprendono il senso; è invece chiaro nel cristianesimo, poiché dopo Cristo, Dio fatto uomo, Parola di Dio fatta carne, non c’è più alcun bisogno di altre rivelazioni o di altri portavoce.
Tutto questo possiamo conoscere attraverso l’Antico Testamento della Bibbia. Anche se in preparazione di Cristo e pur trovando in cristo la pienezza della Rivelazione di Dio, è importante conoscere anche l’Antico Testamento (che pur è Parola di Dio anche per l’uomo d’oggi), specie per capire meglio Cristo stesso.