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Proprio in questa data (10 settembre) dal 2003 ogni anno si celebra la “Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio”, inventata non a caso a Stoccolma (città e nazione dove si registra un elevatissimo numero si suicidi, anche se per l’ONU è uno dei Paesi più civili e felici) e promossa dalla “Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio” (AISP), iniziativa subito riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Nel mondo si registrano ogni anno 800.000 suicidi (in pratica 1 ogni 43’’). In Italia sono 4.000.
Il dato ancora più allarmante è che il suicidio risulta nel mondo la prima causa di morte nei giovani tra i 15 e i 29 anni. Anche in Italia solo negli ultimi 8 anni c’è stato in questo senso un incremento di 20 volte (secondo l’ISTAT dei 4.000 suicidi registrati ogni anno in Italia oltre il 5% è compiuto da ragazzi e giovani sotto i 24 anni, rappresentando la seconda causa di morte dai 15 ai 24 anni). Una vera emergenza, che gravita attorno ad un terribile vuoto esistenziale e spirituale!

Inoltre, secondo l’analisi scientifica della rivista Jama Psichiatry, l’uso sempre più forte di cannabis tra gli adolescenti aumenta del 37% il rischio di depressione, del 50% la comparsa di pensieri suicidi e di fatto triplica il rischio di suicidio da adulti.

Che la fede sia invece di enorme aiuto anche per i giovani e possa colmare il vuoto esistenziale che sta alla base anche delle fughe nelle droghe, violenze, disimpegno e persino suicidi che crescono tra loro in modo esponenziale, viene evidenziato anche da un recente complesso studio (“The Connected Generation”) su un sondaggio effettuato tra il 2018 e il 2019 su 15.369 giovani di 25 paesi [sia tra i Millennials (nati tra 1982 e il 1996) che tra la Generazione Z (nati dal 1997 in poi)], a cura della società cristiana Barna Group e realizzato in collaborazione con l’agenzia World Vision.
Se il 40% dei giovani intervistati ammette di sentirsi spesso in ansia per decisioni importanti, incerto sul futuro o timoroso di fallire, il dato scende però al 21% nei giovani che si dichiarano religiosi e al 18% di quelli di fede cristiana.
Se il 28% ha affermato di sentirsi spesso triste e depresso, il dato sale però al 37% nei giovani che si dichiarano atei o agnostici, mentre scende al 26% tra i giovani di qualche religione e al 23% tra i giovani cristiani.
È altresì significativo che, nonostante tutto (e una sostanziale diffidenza nei confronti delle Chiese), il 57% dei giovani intervistati ritiene che la religione, soprattutto nella sua dimensione “sacrale” (!) faccia bene alla vita e che il 53% la consideri importante per la società.
[fonte: Il Timone News (G. Guzzo), 15.09.2019]