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Donazione degli organi?

Tra le forme di solidarietà e d’amore, confusamente proposte e propagandate oggi, talora in modo superficiale o demagogico, c’è anche quella della “donazione dei propri organi”.
Se ne sente parlare spesso, anche in occasione di decessi che vanno alla ribalta dell’informazione; un atto che attira subito la nostra lodevole attenzione e il nostro plauso, così che appare sempre più come un esempio da imitare.
Sulle nostre volontà in merito, da qualche tempo si chiede anche all’anagrafe, così che la nostra risposta viene memorizzata nel microchip della nuova Carta d’Identità elettronica. [Non si sa invece con precisione quante e quali informazioni riservate si celino nella nostra Tessera Sanitaria … misteri dell’elettronica!].
Tale atto potrebbe anche assurgere a livello di forma di carità cristiana, quindi lodevole anche per lo spirito.
Per evitare però ingenue superficialità, occorre tener presente che la cultura dominante è purtroppo ormai intrisa di un materialismo, teorico o pratico, che riduce l’essere umano a “cosa”. Così, se da un lato il corpo umano viene assai spesso idolatrato (nell’ossessione della salute, dell’estetica, dello sport, della moda), dall’altro è ridotto invece ad “oggetto” (della pubblicità, nella pornografia); per cui, una volta esanime, pare che il corpo sia una sorta di “vuoto a perdere”, da ridurre in polvere (cremazione) , oppure appunto come somma di organi che è bene porre in vendita (anche gratuita).
Tutto ciò è però agli antipodi di un’autentica antropologia cristiana, di un umanesimo integrale e persino di un naturale senso religioso, che ha sempre condotto l’uomo, fin dalle origini e in ogni cultura e continente, a seppellire i morti e a costruire tombe (cosa peraltro che nessun animale ha mai fatto; ed è infatti un segno della presenza dello spirito nell’uomo).
Anzi, spesso la manifestazioni artistiche più solenni si esprimono proprio, oltre che negli altari, dove si rende culto a Dio, nelle tombe, dove vengono custodite le spoglie mortali di un proprio caro o di grandi personalità (basterebbe pensare cos’hanno fatto in merito ad esempio la civiltà egizia, ma anche la nostra civiltà etrusca).

Oggi, poi, dove tutto pare abbia una prezzo e sia oggetto di commercio, occorre persino fare attenzione che attorno all’espianto e donazione degli organi non girino pure enormi interessi economici, addirittura a livello planetario.

Soffermiamoci allora in qualche rapida ma necessaria considerazione in merito.

 

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Una premessa importante

Quale antropologia?

Il significato del corpo umano

Possono verificarsi, oggi più che mai, due gravi “riduzioni” del significato del corpo umano, peraltro tra loro contrapposte: o una visione “materialista”, che riduce l’uomo solo a corpo, o una visione “spiritualista”, che sembra valorizzare lo spirito ma riduce comunque il corpo ad oggetto. In entrambi i casi, viene meno l’unità profonda che ci costituisce, sia pur nella distinzione di corpo e spirito e con la doverosa priorità dello spirito.

Tra tutte le culture, filosofie e religioni del passato (ma in fondo anche del presente) solo quelle che hanno un loro fondamento nella Bibbia (quindi la religione ebraica, il cristianesimo e in modo più recondito l’islam – vedi nel sito la questione 3 di “Un aiuto per < per capire la fede”) mantengono un’antropologia più rispettosa di questa unità/distinzione di corpo e spirito. Nel cristianesimo poi, nato con l’Incarnazione di Dio stesso e con la Risurrezione di Cristo con il suo vero corpo e che vede la conclusione della storia con la risurrezione di tutti i morti di ogni tempo e luogo, trova piena valorizzazione sia l’unità/distinzione di corpo e spirito dell’uomo, sia la dignità piena del corpo umano.

In fondo, nonostante alcune filosofie materialiste, non c’è mai stata nella storia dell’umanità una civiltà che non abbia creduto all’esistenza dell’anima (spirito) e alla sua sopravvivenza dopo la morte del corpo (le stesse tombe e la venerazione dei morti ne sono appunto una testimonianza eloquente). Questo consenso universale è sorprendente, visto che ovviamente l’anima (spirito) non si vede!

Le differenze sono ovviamente su cosa sia l’anima, come si rapporti al corpo e che destino abbia dopo la morte del corpo (l’Aldilàvedi nel sito, anche audio-catechesi, ascolta).

[Sul corpo umano come “segno” dello spirito, cfr. Dossier (parte 4) e documento (domande 25-26) sull’evoluzionismo]

Già l’antropologia che emerge nella classicità greca riconosce nell’essere umano tre livelli, uno più profondo dell’altro: il corpo (soma), la mente (psiché) e lo spirito (pneuma). La filosofia platonica, però, fa protendere questo dualismo corpo/spirito in modo in fondo unilaterale sullo spirito (essendo una filosofia che, nonostante la sua genialità, fa ancora fatica a comprendere l’origine e l’importanza della “materia”, ridotta solo a “ombra” della vera realtà). In senso aristotelico l’anima è il principio di vita ed è “forma” del corpo. Un corpo infatti è vivo perché è “animato” (espressione che usiamo ancor oggi, persino per dei disegni/cartoni che sembrano vivi!), cioè abitato da un anima; e muore quando diventa esanime (ex-animae; espressione usata ancor oggi per i cadaveri), cioè quando l’anima si distacca da esso. Sul destino eterno delle anima, sicuro, il buio è invece pressoché ancora totale.

Le filosofie e le religioni orientali, hanno in genere un orientamento solo “spiritualista”, dove l’ideale sarebbe infatti un progressivo distacco (anche con pratiche di concentrazione e meditazione) dal corpo. Il corpo è ridotto in fondo a semplice abito; così che con la sua morte l’anima potrebbe persino re-incarnarsi (e ciò è visto in genere come una punizione) in altri corpi, persino inferiori a quello umano. Tutto ciò, fin quando l’anima purificata non avrà più bisogno di reincarnarsi ma si fonderà nel Tutto/Nulla (Nirvana).

L’Ebraismo (cioè la Rivelazione di Dio nell’Antico Testamento), sin dalle primissime parole della Bibbia (Genesi 12), pur sottolineando la priorità dello spirito (ruah) che caratterizza l’essere umano, ha invece una visione positiva del corpo, creato da Dio! Nella creazione, per singolare grazia, Dio aveva fatto anche il corpo umano per un destino eterno (l’albero della vita era donato all’uomo); ma col “peccato originale” (l’albero della conoscenza del bene e del male, cioè dell’autonomia da Dio) la morte è entrata nell’essere umano. Sul destino eterno dell’anima dopo la morte del corpo, l’Antico Testamento (e quindi la religione ebraica) annaspa però ancora nel buio (lo Sheol).

L’Islam, l’unica grande religione nata dopo il cristianesimo (sec. VII) e che risente comunque di radici bibliche (nonostante il nuovo testo sacro: il Corano), mantiene quindi l’idea di creazione (anche dei corpi) da parte di Dio, ritiene invece assolutamente impossibile (e blasfemo) l’Incarnazione di Dio (che è puro Spirito; per cui Gesù è solo un profeta), ma crede anche nel Giudizio finale di Dio, con un premio o castigo eterno (dove però tutto è ancora molto oscuro, visto ad esempio che l’idea di paradiso, non potendo l’uomo approdare in Dio che è di una trascendenza inaccessibile, è ancora pensato in chiave grezzamente antropomorfa e persino maschilista: una sorta di isola felice dove sono disponibili molte vergini)!

Il significato cristiano del corpo umano
Ciò che era già stato intuito da ogni civiltà, filosofia e religione (che cioè nell’uomo esiste un’anima immortale, che sopravvive quindi alla morte del corpo), acquista una chiarezza, una purificazione, un approfondimento e completamento incommensurabile con Gesù Cristo (Dio-fatto-uomo, Verità assoluta e definitiva, Giudice universale) e quindi col cristianesimo. Solo nella fede cristiana (appunto non per particolare intelligenza dei cristiani ma per Rivelazione stessa di Dio, che trova la sua pienezza in Cristo Signore) si manifesta in tutto il suo splendore anche un’antropologia (visione dell’uomo) completa e rispettosa di tutte le dimensioni che caratterizzano l’essere umano!

Se viene confermato che l’uomo è corpo e spirito e che la priorità (la guida della persona) è dello spirito, e che tutto dell’uomo, anche il corpo, è creato da Dio ed è quindi “cosa buona” (anzi, solo per la creazione dell’essere umano Genesi parla di “cosa molto buona”, fatto ad “immagine e somiglianza di Dio”), nel cristianesimo il corpo umano acquista una dignità altissima, in quanto opera di Dio, redento da Cristo (Verbo fatto carne), abitato dallo Spirito Santo in virtù del Battesimo, reso partecipe del Corpo mistico di Cristo (con l’Eucaristia, Corpo e Sangue di Cristo risorto!) e destinato alla risurrezione finale, cioè al termine della storia, quando anche il corpo, riunificandosi con la propria anima, parteciperà anch’esso, in una nuova dimensione extra spazio-temporale, alla beatitudine o dannazione eterne.

Il fatto che Dio (rivelatosi come SS. Ma Trinità), pur essendo puro spirito, nella Seconda Persona (Logos/Verbo/Figlio) abbia preso una natura ed una vera carne umana (sarcos), ha dato allo stesso corpo (carne) umano una dignità immensa, da sottomettere però allo spirito e nell’obbedienza a Dio (legge morale).

Il centro della fede cristiana è infatti l’Incarnazione di Dio, la Sua Passione e la Sua Risurrezione (nel suo vero corpo, entrato nella dimensione dell’eternità e quindi nella vita stessa della SS.ma Trinità).
Per questo Dio ha voluto che pure Maria Santissima, chiamata a divenire la Madre di Cristo (senza concorso d’uomo) e quindi Madre stessa di Dio (Theotokos), ed in vista di ciò nata senza peccato originale (Immacolata), fosse pure l’unica creatura ad entrare nella pienezza della vita di Dio anche con il suo corpo (Assunzione), senza passare attraverso la corruzione della morte e senza aspettare la fine del mondo.

Che il corpo umano, tanto più se abitato dallo Spirito Santo (in virtù del Battesimo), abbia un’immensa dignità sta anche all’origine della dignità e bellezza della stessa “sessualità” umana, ben diversa da quella animale, che si esprime nella non facile (in conseguenza del peccato originale) ma stupenda “morale sessuale” cristiana (vedi nel sito).
Non si tratta quindi, come molti pensano, di un disprezzo della corporeità e della stessa sessualità, ma della scoperta della dignità e bellezza che Dio le ha conferito creandola e purificandola e innalzandola a maggiore bellezza nella Redenzione [per questo rendendo persino possibile la “castità”, cioè il vivere questo alto significato; secondo tre stati di vita: prematrimoniale (come allenamento nella purezza al vero dono di sé), matrimoniale (come espressione di vero amore e come apertura al dono di una nuova vita) o nella consacrazione totale (senza una dimensione carnale ma come totale appartenenza a Cristo e alla Sua missione)].

Si potrebbe obiettare che le “penitenze corporali” (oggi tanto dimenticate) contraddicano questa visione positiva del corpo; in realtà si tratta di un allenamento per far sì che il corpo stesso non scada a livelli inferiori e non sia di ostacolo alla vita dello spirito (in tal modo si può invece meglio ritrovare quell’armonia interiore, perduta col peccato originale ma ritrovata in Cristo). Del resto, anche solo per la salute, l’estetica e lo sport, viene richiesta una serie di rinunce e fatiche corporali.

Quando l’anima si separa dal corpo e il corpo muore (appunto ex-anime, diventa cadavere) – cosa che appunto non era prevista da Dio per l’essere umano nella creazione ma frattura entrata col peccato originale (per questo ne sentiamo la drammaticità e persino una certa qual nostalgia del paradiso perduto) – si disarticola provvisoriamente anche l’unità del nostro essere: l’anima compare subito di fronte al giudizio di Dio (“giudizio particolare”, da cui l’ingresso in Paradiso o in Purgatorio o all’Inferno – vedi) e il corpo inizia di conseguenza la sua putrefazione o corruzione. È una situazione anomala per il nostro “essere”, perché la nostra anima è creata per essere unita al nostro corpo (e viceversa).

Infatti, alla fine del mondo e della storia, cioè al ritorno glorioso di Cristo come Giudice universale e Signore del Cielo e della Terra, Dio recupererà l’unità del nostro essere, facendo risorgere con la Sua potenza il nostro corpo (anche se non vi fosse neppure più una cellula) e riunendolo alla nostra anima in quell’unità che era andata perduta al momento della morte. Il tutto ovviamente in una dimensione nuova, al di là delle attuali leggi fisiche e dimensione spazio-temporale (del resto sappiamo anche dalla fisica contemporanea che questa attuale dimensione spazio-temporale è solo una delle tante possibili dimensioni della realtà). Così tutto il nostro essere (anima e corpo risorto) parteciperà della gloria di Dio (Paradiso) o dell’assenza di Dio (Inferno) (da quel momento cesserà anche il Purgatorio).

 

La salma
Da quanto abbiamo sinteticamente esposto circa la dignità umana e cristiana del corpo umano, possiamo meglio comprendere anche quale dignità abbia anche un corpo umano defunto (esanime, cadavere, specie mortali, salma) alla luce della fede in Cristo Signore, morto e risorto.

La riduzione “materialistica” dell’essere umano, oggi purtroppo imperante, come abbiamo già ricordato fa spesso scadere in due opposti estremismi: il corpo viene o idolatrato o ridotto ad oggetto. Così, una volta defunto, sembra sia considerato semplicemente un “vuoto a perdere”, magari appunto un insieme di organi che possono essere espiantati e trapiantati, oppure più sbrigativamente ridotto in polvere mediante la cremazione. Oppure riemergono persino certe antiche forme “pagane” di culto dei morti, con un eccessivo attaccamento alle salme o alle tombe, che, contrariamente alle apparenze, nulla ha di cristiano (e che, al di là della convinzioni soggettive dei viventi, non fa alcun bene alle anime dei loro cari defunti).

Una salma mantiene invece una grande dignità, non solo perché è un corpo che era abitato da un’anima spirituale e se appartenente ad un Battezzato era tempio dello Spirito Santo e partecipe di Cristo (di cui s’è nutrito nell’Eucaristia), ma perché destinato alla risurrezione finale e, se degno, ad entrare nella vita stessa di Dio (Paradiso)!

Ecco perché il cristiano-cattolico ha diritto (a meno che non sia morto in uno stato di pubblica apostasia, sia per una fede pubblicamente abbandonata sia per uno stile di vita scelto in antitesi alla vita cristiana) alle Esequie cristiane, cioè ad un funerale in chiesa, dove si prega per la purificazione della sua anima (suffragio) ma si incensa (gesto che indica sacralità) la stessa salma (bara); allo stesso modo è obbligatoria una sepoltura cristiana (persino laddove è oggi eccezionalmente permessa la cremazione, come vedremo nella prossima News).

E’ desolante vedere come spesso oggi si siano ridotti pure i funerali cristiani: senza alcuna fede o riferimento al mistero di Cristo, morto per la nostra Redenzione e risorto per vincere anche la nostra morte e renderci partecipi di Sé; spesso ridotti ad una sorta di pagano elogio funebre, dove tutti sono già santi (andati in Paradiso), senza alcun riferimento alla possibilità (la più diffusa) del Purgatorio (quando invece tutte le preghiere e SS. Messe di suffragio sono solo per le anime del Purgatorio, per accorciarne la terribile pena; perché le anime del Paradiso, già nella pienezza della gioia, o dell’Inferno, per sempre dannate, non hanno bisogno delle nostre preghiere!). Guai poi parlare dell’Inferno, quando Gesù ne parla continuamente, scomparso pure dalla predicazione e dalla catechesi. In realtà la “dannazione eterna” è una possibilità concreta e oggi più che mai frequente, visto l’usuale lontananza da Dio e dalla Sua grazia da parte dei più; è un destino eterno riservato non solo ai delinquenti, ma per chiunque muoia lontano dalla grazia di Dio e nel peccato mortale. La Chiesa non ha però alcuna certezza sui singoli possibili dannati, così come non ha alcuna certezza dei Santi, cioè di chi è già in Paradiso, a meno che non siano quelli canonizzati, dopo severa indagine e con solenne atto pontificio. 

Ricordiamo poi che “seppellire i morti” è “opera di misericordia corporale”, così come “pregare Dio per i morti” è “opera di misericordia spirituale” (vedi formule al termine del Compendio del CCC).

È significativo che, nella tradizione cristiana, il cimitero (che alla lettera significa “dormitorio”, ma viene popolarmente e significativamente detto anche “campo santo”) sia stato adiacente alla chiesa stessa, come per esprimere meglio la “comunione dei Santi” [cioè l’unità in Dio tra coloro che sono in Paradiso (Chiesa trionfante) o in Purgatorio (Chiesa purgante), con coloro che sono ancora “pellegrini” sulla terra (Chiesa militante)]. In fondo già le “Catacombe”, al di là del doversi nascondere perché il cristianesimo era ancora clandestino, in realtà erano insieme cimiteri e luoghi di culto, cioè per celebrare l’Eucaristia dove c’erano i morti (che si chiamano nella fede cristiana i “fedeli defunti”, cioè fedeli a Cristo!). 
Sotto gli altari, ancor oggi, è bene che siano conservate le reliquie di Santi e specialmente di Martiri.
Significativo poi che un Vescovo, un Abate o un Santo siano sepolti all’interno stesso della chiesa.

L’idea di trasferire il cimitero fuori dei centri abitati (con l’irrazionale scusa dei motivi igienici) deriva da Napoleone; ma in molti luoghi d’Europa (e del nord-Italia, vedi in Trentino-Alto Adige) l’ubicazione dei cimiteri ancora attigua alla chiesa, con questo profondo significato cristiano.

In alcuni luoghi si compie anche la sepoltura dei feti. Indegno infatti gettarli nei rifiuti organici o destinarli pure alla ricerca scientifica (v. cellule staminali pluripotenti) e all’industria farmaceutica o cosmetica (come accade, persino all’insaputa dei genitori). È una sepoltura significativa (essendo esseri umani a tutti gli effetti, e quindi corpi destinati comunque alla risurrezione finale e alla vita eterna!), ma non obbligatoria.

Nei tempi passati, anche in caso di amputazione di un arto, si provvedeva alla regolare sepoltura dello stesso, in considerazione appunto della risurrezione finale dei corpi [si veda in tal senso il caso del “miracolo di Calanda”, vedi dossier Miracoli al n. 14].

È poi significativo che i resti mortali (tombe) dei Santi siano nelle chiese, come segno appunto della Comunione dei Santi e per la devozione dei cristiani (a Roma ad esempio quelle di quasi tutti gli Apostoli, a tal punto che il pellegrinaggio a Roma è anche detto “ad limina Apostolorum”, cioè alle tombe degli Apostoli, Pietro e Paolo in primis, vedi).

Si consideri poi che le spoglie mortali (salme) di molti Santi sono addirittura rimaste incorrotte, cioè senza putrefazione (il che è un segno di Dio, anche se non indice di una più grande santità).

Non stupisca poi che la fede cristiana cattolica, proprio per esprimere la Comunione dei Santi e la particolare devozione ai Santi canonizzati dalla Chiesa, conservi e veneri non solo le loro salme integrali, ma abbia anche suddiviso i loro corpi per ricavarne numerose reliquie; ciò non va a discapito dell’integralità del corpo di tal Santo, ma anzi ad onore della sua santità e intercessione per noi ancora pellegrini e bisognosi di aiuto.

Tutto questo sta a significare la grandezza della fede cristiana e pure la dignità e sacralità del corpo umano, anche esanime (defunto).

 

Come si vede, questa antropologia cristiana cattolica è agli antipodi sia della attuale idolatria del corpo [esaltazione esagerata della bellezza fisica, cura esagerata del corpo (attività fisiche, sport, cosmesi, …)] sia del disprezzo o della riduzione del corpo ad oggetto [non rispetto della propria e altrui salute fisica e psichica; discriminazione di chi è brutto o porta difetti fisici (in modo persino ossessivo che provoca anche gravi disturbi psicologici, specie nell’adolescenza); spericolatezze e tutto ciò che può danneggiare il corpo (droga, alcool, fumo, alimentazione disordinata, sport estremi)].
E ciò lo si vede appunto anche nel modo di considerare i cadaveri (salme): siamo di fronte o ad un’esaltazione pagana (culto esagerato delle tombe, che non è certo utile alle anime di quei defunti) o un disprezzo o riduzione materialista o panteista (solo organi da trapiantare o corpo da cremare, cioè ridurre in ceneri, magari da tenere in casa o disperdere nella terra, nell’aria, nell’acqua).

 

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Fatte queste osservazioni sulla dignità umana e cristiana del corpo umano (antropologia integrale), facciamo qualche considerazione appunto sulla “donazione degli organi”. Nelle prossima News ci soffermeremo invece sulla questione della “cremazione”, passata dall’essere proibita dalla Chiesa ad essere persino una moda pagana in forte crescita.
 

Donazione degli organi?

Tra carità e vigilanza… senza scadere in riduzioni materialiste e anticristiane

Come abbiamo osservato, il corpo umano ha una grande dignità, umana e cristiana. Ed anche la sua “integrità” ha una grande importanza.

Ovviamente, anche sul proprio corpo, in caso di assoluta necessità, si può ricorrere a delle amputazioni (ad esempio di un membro non vitale infetto o ammalato, al fine di salvare tutto il corpo).
Non lo si può fare però per altri scopi (ad esempio per ottenere una sterilizzazione a scopo contraccettivo; tano meno a scopo di lucro).

 

Espianto da un vivo

In certi casi estremi, qualora fosse assolutamente necessario per salvare una vita umana (ad esempio di un proprio congiunto o familiare) è possibile che uno si privi di un proprio organo non vitale (un polmone, un rene), anche da vivo, per donarlo. Può essere un atto eroico d’amore.

Non è invece lecito che ciò si compia per fini economici, neppure in caso di estrema necessità, cioè per fame (non ci si meravigli, ma nel mondo, specie nei Paesi più poveri, è un caso frequente)!

Non è neppure lecito che si faccia a fini della ricerca o sperimentazione scientifica.

Ovviamente, se ciò è moralmente illecito su se stessi, è assolutamente proibito che si faccia sul corpo altrui.
 

Non nascondiamoci che esiste nel mondo un turpe mercato (e persino un business) di organi da trapiantare, in cui l’espianto è stato fatto con violenza, addirittura uccidendo. Esistono purtroppo nel mondo migliaia di persone (e di bambini!) che sono uccisi a questo scopo!

[Sappiamo pure che si procurano su scala industriale aborti (e possibilmente in fase molto avanzata, prossima alla nascita) allo scopo di espianto degli organi, non tanto per un trapianto, ancora impossibile, ma per l’utilizzo di tessuti e cellule da parte non solo della Medicina ma persino dell’industria farmaceutica (anche per produrre vaccini) e addirittura di quella cosmetica]

Espianto da una persona appena deceduta

Precisata la dignità del corpo umano (anche deceduto) e il valore dell’integrità corporea anche in vista della “risurrezione della carne” (dei morti) alla fine del mondo, occorre fare alcune precisazioni anche in merito alla donazione degli organi una volta deceduti.

Può essere un lodevole caso di generosità e persino di carità cristiana, ma nessuno può esservi obbligato. Nessuno cioè deve essere obbligato a dichiarare la propria disponibilità alla “donazione” (non sarebbe donazione) dei propri organi e neppure di quelli di un parente; così come di ricevere pressioni per dichiarare questa disponibilità.

Tale disponibilità non può essere neppure presunta o dedotta da un silenzio-assenso.

Data l’ormai diffusa mentalità materialista e persino efficientista (per non dire commerciale), così che anche in Paesi che si definiscono particolarmente “civili” e progrediti (vedi Olanda, Inghilterra, Canada) si parla ormai con disinvoltura luciferina di “vite non più degne di essere vissute” e di dovere di infliggere clinicamente la morte “nel migliore interesse” del paziente (vedi News scorsa del 21.09.2021 sull’eutanasia), è assolutamente necessario vigilare perché il decesso non sia procurato per ottenere l’espianto di organi, magari da offrire a pazienti che si considerano (per età o prospettiva di guarigione o di vita) più degni di vivere di altri! [appunto già nella News precedente abbiamo rilevato la presenza e persino la crescita della cosiddetta “eutanasia del buon samaritano” (!), già praticata in Belgio, Olanda e Canada]. (leggi) (leggi)

Per non parlare poi del rischio di un “commercio” (e business) di organi, che (a motivo del costo degli organi e dell’attuale possibilità di trasporto rapido) ha già livelli altissimi di interesse economico nazionale e persino internazionale (vedi quanto appena detto su adulti o bambini uccisi nei Paesi poveri a questo scopo)! E ovviamente di ciò non si parla …

[su questo rischio cfr. ad es. News del 2.06.2020 e del 1.09.2020]

 

Accertamento di morte
Esiste poi un altro grave problema, dato dal fatto che l’espianto degli organi (vitali) deve essere operato a decesso appena avvenuto: è infatti ovvio che un organo, per essere utile per un trapianto, deve essere estratto dal corpo del donatore a decesso appena avvenuto, in quanto l’organo sarebbe ovviamente inutilizzabile se fosse iniziato il suo deterioramento o addirittura la putrefazione del cadavere (da cui anche la rapidità del trasporto, che anche in sede locale viene eseguito con speciale trasporto auto in genere scortato o ancor meglio con l’elicottero, specie per gli ospedali dotati di eliporto).
Non sembri un argomento vago o macabro, ma l’attestazione del decesso avvenuto non è poi cosa così semplice e scontata.
Anche gli specialisti (medici) sanno che l’accertamento di morte ha un aspetto che è sì scientifico o semplicemente empirico, ma in fondo ancora “convenzionale”: un tempo si pensava bastasse l’assenza di respiro (si dice infatti ancora “è spirato”), poi s’è considerato più probante l’arresto cardiaco; ma visto che anche questo è insufficiente (per possibili riprese) allora oggi la morte si considera clinicamente accertata e sicura col termine dell’attività elettrica del cervello (elettroencefalogramma piatto). In realtà anche questo non è assolutamente sicuro, come dimostrano certi dati scientificamente rilevati (vedi sotto).Diciamolo francamente, come seri e autorevoli scienziati ammettono: la scienza non sa davvero cosa sia in sé la vita e di conseguenza neppure la morte!

[Ricordiamo invece al riguardo la consapevolezza filosofica, metafisica: il vivente è tale per la presenza dell’anima (si parla di anima, cioè “principio di vita”: “vegetativa” nei vegetali, “sensibile” negli animali e “razionale/ spirituale/immortale” nell’essere umano) e il morto è ex-anime; tanto è vero che le componenti “chimiche” di una cellula non sono ancora “vita” (biologia) così come nei primi istanti dopo la morte tutte le cellule sono ancora le stesse ma non c’è più la vita].

Quindi, anche laddove non è cinicamente procurato a fini eutanasici, esiste, anche per l’espianto degli organi vitali, il serio pericolo di considerare in modo frettoloso un decesso (accertamento di morte), visto che l’espianto di organi in vista di una trapianto deve avvenire in tempi rapidissimi e non si possono sempre aspettare migliori riscontri o prevedere possibili “risvegli”! Se però il decesso non fosse effettivamente avvenuto, con l’espianto di organi vitali lo si procurerebbe (omicidio)!

Nell’ottobre 2020, negli USA, la situazione clinica di una donna di 49 anni (Lisa Martin), madre di 4 figli, in coma da parecchio tempo, era considerata ormai senza speranza e si decise di interrompere la ventilazione (respirazione) assistita; ma pochi istanti prima ci fu un suo improvviso risveglio! Con l’aiuto pure della fede cristiana, sua e dei suoi familiari, la paziente si riprese rapidamente e a fine dicembre uscì dall’ospedale con le proprie gambe; ed i suoi miglioramenti sono stati continui. (leggi)

A parte l’immoralità della decisione eutanasica (staccare il respiratore), che ne sarebbe stato di quella donna se dopo qualche istante si fosse pure proceduto all’espianto degli organi?

Abbiamo ricordato nella News scorsa come l’Inghilterra, pur non ammettendo ufficialmente l’eutanasia, l’abbia di fatto praticata (“nel miglior loro interesse”, in quanto vite considerate “non degne di essere vissute” e contro il parere fortemente contrario dei loro stessi genitori!) anche su poveri fanciulli (ricordiamo il caso dei piccoli Charlie Gard ed Alfie Evans).

Recentemente è stata portata alla ribalta (ad esempio dallo stesso Daily Mail) anche la questione dei non pochi “risvegli” considerati impossibili (persino dell’accertata “morte cerebrale”) e invece avvenuti. (leggi)

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Ecco in proposito alcuni autorevoli insegnamenti ufficiali della Chiesa Cattolica

Documenti del Magistero

Catechismo della Chiesa Cattolica (vedi)

CCC, 2296: “Il trapianto di organi è conforme alla legge morale se i danni e i rischi fisici e psichici in cui incorre il donatore sono proporzionati al bene che si cerca per il destinatario. La donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà.

Non è moralmente accettabile se il donatore o i suoi aventi diritto non vi hanno dato il loro esplicito consenso. È inoltre moralmente inammissibile provocare direttamente la mutilazione invalidante o la morte di un essere umano, sia pure per ritardare il decesso di altre persone.

CCC, 229-2301: Il rispetto dei morti.

2301 … Il dono gratuito di organi dopo la morte è legittimo e può essere meritorio…
 

Compendio del CCC (vedi)

CCCC, 476: Sono consentiti il trapianto e la donazione di organi, prima e dopo la morte?

“Il trapianto di organi è moralmente accettabile col consenso del donatore e senza rischi eccessivi per lui. Per il nobile atto della donazione degli organi dopo la morte deve essere pienamente accertata la morte reale del donatore”.
 

Esempi di interventi del Magistero:

Giovanni Paolo II – Discorso ai partecipanti ad un Congresso sui “Trapianti di organi”, 20.06.1991 (leggi)

Giovanni Paolo II – Discorso al 18° Congresso internazionale della Società dei Trapianti, 29.08.2000 (leggi)

Giovanni Paolo II – Messaggio ai Relatori dell’Incontro preliminare “I segni della morte” promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze, 1.02.2005 (leggi)

Benedetto XVI – Discorso ai Partecipanti al Congresso internazionale sul tema: “Un dono per la vita. Considerazioni sulla donazione di organi”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, 7.11.2008 (leggi)

 

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Sulla questione della cremazione vedi brevemente in altro documento. Si tratta di una questione nient’affatto superficiale, ma di chiara valenza antropologica, legata cioè ad una certa visione della vita e del corpo umano (non cristiana).
Un tempo era appannaggio di ristretti anche se potenti circoli anticristiani (in genere massonici) e come tale costituiva una scelta di chiara impronta anticristica (in opposizione dichiarata alle fede nella “risurrezione della carne”); come tale era (ed è) condannata e proibita dalla Chiesa (con tanto di privazione delle esequie in chiesa).
Oggi possono esserci altre motivazioni, che potrebbero renderla lecita. Così la Chiesa ha recentemente deciso; indicando però la preferenza della sepoltura della salma e comunque obbligando moralmente a seppellire (in genere al cimitero) anche le “ceneri” del defunto.