[News del 22/1/2023]

Quale Chiesa? Prima Parte


Con tutta probabilità, oggi più che mai la “confusione” regna sempre più sovrana, anche nella Chiesa, e le risposte si allontanano sempre più come un miraggio, proprio già a motivo dell’incomprensione della parola stessa verità!
Per questo, pur negli ovvii limiti di un intervento come questo, vogliamo e dobbiamo partire proprio da un accenno a tale “questione di fondo”.


[Una premessa gnoseologica]

Domande false

Per sé sono le risposte che possono essere vere o false.
Però anche le domande possono esserlo, anzi potrebbero essere esse stesse improponibili, quando ad esempio presuppongono a loro volta qualcosa di falso, cioè premesse erronee [se ad esempio volessi parlare di “Chiesa” presupponendo però che Dio non c’è o non si è rivelato o ancora che Gesù Cristo non abbia voluto fondare alcuna Chiesa per raggiungere e salvare tutti gli uomini della storia]!

Addirittura c’è una questione che sta al fondo di tutte le altre; e se non si rispondesse a quella diventerebbe inutile e persino impossibile affrontare tutte le altre. Almeno se desideriamo, come la nostra stessa mente desidera quando pone domande, risposte “vere” e non solo punti di vista, “opinioni” solo soggettive e come tali sempre mutevoli, contestabili, accolte o negate a piacimento.
È la questione stessa della verità. Infatti, se giungessimo a negare che esista la verità o si dubitasse che possiamo scoprirla (come oggi spesso accade, essendo sprofondati in una cultura relativista e nichilista), evidentemente ogni questione e ragionamento sarebbero annientati nel loro stesso sorgere e svilupparsi, abbandonando ogni discussione in un inutile e logorroico dibattito fine e se stesso (come infatti succede assai spesso, a cominciare dal mondo dei media, ma anche in quello dei social).
È però intanto interessante constatare, senza ombra di dubbio, che tale sospetto sarebbe per ciò stesso improponibile. Infatti, nessuno può dire “la verità non esiste” senza intanto volerne già affermare una!

Già nel VI secolo a.C. un pensatore greco (Epimenide di Creta) propose questa antinomia insolubile: “Un Cretese mi ha detto che tutti i Cretesi sono falsi”! In qualsiasi modo si consideri questa affermazione essa risulta impronunciabile: se quel Cretese ha ragione allora dice il vero e non è allora più vero che tutti i Cretesi siano falsi, essendo anch’egli un Cretese; se invece non ha ragione, cioè è falso che tutti i Cretesi siano falsi, allora vuol dire che qualcuno che dice il vero c’è. Dunque, quella frase è impronunciabile in se stessa. [Interessante che persino S. Paolo pare vi faccia riferimento nella sua lettera a Tito (Tt 1,12)].

Allo stesso modo, è altrettanto evidente che la verità è “una” (come l’essere, di cui la verità è il riflesso mentale) e che non possono esistere due verità tra loro opposte.

In filosofia si chiama “principio di identità” (o di “non-contraddizione” o “terzo escluso”), senza del quale, persino se volessimo negarlo, il nostro pensare e parlare sarebbe un puro “bla-bla”, un flatus vocis dicevano i medievali, e noi non potremmo più parlare ma dovremmo solo “stare zitti come un tronco” (così sottolinea Aristotele nel libro IV della sua Metafisica).

Se ciò può sembrare difficile o questioni per filosofi, osserviamo allora come tale evidenza stia alla base stessa del buonsenso, del nostro pensare e della nostra vita, come indubitabile, così che anche un bambino di 4 anni ne ha già chiara l’evidenza assoluta e indubitabile (anche se ovviamente non sa che si chiama “principio di non-contraddizione”).

Facciamo un esempio. Tornando dall’asilo un bambino chiede a due fratellini più grandi: “la mamma è in casa?”. Uno di essi risponde: “Sì, ti sta preparando la merenda”; mentre l’altro dice: “no, è andata a fare la spesa al supermercato”. Il bambino ovviamente non sa chi dei due fratelli ha ragione e chi invece dice una bugia, ma è sicurissimo che quelle due affermazioni non possono essere entrambe “vere”, non possono cioè avere entrambi ragione (semmai possono essere entrambe frasi false, dire una bugia entrambi, perché ad esempio la mamma non è né in casa né al supermercato ma è andata in palestra). Se invece uno dicesse proprio l’opposto dell’altro, cioè se un fratello dice “la mamma è in casa” e l’altro dice invece “la mamma non è in casa”, sparisce addirittura la possibilità che abbiano torto tutti e due, perché se ha ragione uno ha torto l’altro e viceversa. Non sa che in filosofia si chiama appunto “principio del terzo escluso” (l’essere si oppone a non-essere e non c’è una terza possibilità) ma di fatto è evidente anche a quel bambino che la mamma o “c’è” o “non c’è” e quindi o è vero che la mamma è in casa (e allora è falso che è fuori casa) o è falso che la mamma è in casa (e allora è vero che è fuori casa)! Questo ovviamente se per “fuori casa” intendiamo non nel giardino di casa ma proprio fuori dall’abitazione (ecco, se è necessaria, l’esplicatio terminorum cui accennavamo); ovviamente se tale opposizione si riferisce allo stesso momento (non che era fuori casa prima ma ora è in casa, o viceversa).

La verità è dunque una, perché l’essere non può coincidere col nulla (come aveva già evidenziato Parmenide all’inizio della storia del pensiero classico).
Inoltre la verità non muta! Se in questo momento stai leggendo questa frase, sarà vero per tutta l’eternità che in questo preciso momento stavi leggendo questa frase!

Dobbiamo dunque uscire dal labirinto folle del “secondo me”, del semplice “mi piace, non mi piace”, del “sono o non sono d’accordo” (senza neppure portare alcuna prova del perché non sono d’accordo e magari limitandomi a silenziare o persino insultare l’interlocutore, anche laddove cerchi di “dimostrarmi” razionalmente che la sua affermazione è vera). Dobbiamo cercare cos’è vero, cioè come stanno le cose (essere), più che inseguire le opinioni, tanto meno il comodo (dico così perché mi sta bene così, mi è utile così).
Anche se talora non è facile capire cosa sia “vero” (ma neanche sempre impossibile, come abbiamo ricordato, altrimenti non potremmo porre neppure questo sospetto, perché sarebbe erroneo pure esso!), dobbiamo con tutto noi stessi ricercare la verità, sinceramente, onestamente, senza pregiudizi e timori; e ciò, ovviamente, quanto più le questioni sono decisive per la vita o addirittura per la vita eterna!​​​​​​
Dobbiamo però essere appunto sinceri e onesti con noi stessi, senza farci condizionare da fattori interni (stati d’animo, posizioni di comodo, passioni negative, come l’orgoglio, la superbia, l’egocentrismo, la pigrizia) o esterni (come “pensano o fanno tutti così!”), ma amando davvero la verità, anche se inizialmente potrebbe sembrare scomoda.
Non dimentichiamo inoltre che può sempre insinuarsi in tal senso il “padre della menzogna”, come Gesù stesso chiama il diavolo (cfr. Gv 8,44), mentre poi in realtà è sempre  “la verità che ci libera” e ci salva (cfr. Gv 8,32).

Possiamo certo compiere questa ricerca anche con l’apporto di altri (un maestro, un educatore, un libro), specie di chiunque conosce bene le questioni e ragiona bene (e così sa meglio spiegarcele, maieuticamente), cercando di trovare risposte vere e sciogliere seriamente dubbi e sospetti. Si tenga però presente che la verità è al di sopra di tutti e non dipende da nessuno, nemmeno dall’autorità o dalla maggioranza!

Come già ricordato, è talora necessario risalire alle sorgenti stesse delle questioni, perché magari le divergenze e opposizioni nascono proprio da errori, equivoci o ignoranza su tali sorgenti; in tal caso sarebbe appunto inutile discutere sulle conseguenze (come del resto si farebbe in un procedimento matematico, dove i passaggi potrebbero al limite anche essere corretti e persino geniali, ma il risultato sarebbe comunque erroneo se qualcuno si fosse addirittura sbagliato a scrivere il testo iniziale). Senza l’attenzione e la verifica di tali premesse di una questione, allora ogni discussione, magari logorroica, potrebbe risultare inutile e persino irritante.

Per esempio …
Come si potrebbe dialogare o discutere, se fossimo convinti che la verità non c’è o non si possa conoscere? Si pensi in tal senso all’inutile e persino ossessiva accentuazione del “dialogo”, vero e proprio ‘mantra’ della Chiesa contemporanea, che rimarrebbe un’ingannevole parola vuota se non ci fosse la “verità-una” e la possibilità di trovarla, anche attraverso un vero “dia-logos”!
Ancora; come potrebbe uno scienziato anche solo iniziare la propria ricerca se pensasse ad esempio che la Natura sia puro Caos o non si possano assolutamente conoscere le sue leggi? [Non a caso è stata proprio la concezione biblica della Natura come “Creato”, cioè opera intelligente di un Dio sommamente intelligente (Logos), a fornire le “premesse” (chiare nello stesso Galileo, vedi) per la nascita stessa della scienza moderna (vedi), le cui scoperte a loro volta confermano sempre più la struttura logica e razionale (persino matematica) della realtà].
Più banalmente, rimanendo nel quotidiano e addirittura nella circolazione stradale: se in un incidente stradale, ad esempio uno scontro tra due auto, si mettesse in discussione che esiste un Codice della strada (come pare in certe città, senza fare nomi!), con regole oggettive non interpretabili a piacimento, che tipo di discussione si potrebbe intrattenere? Chi potrebbe decidere chi ha avuto ragione e chi torto (con le conseguenze pure di riparazione dei danni causati, anche per l’assicurazione)?


Ricominciamo dal Credo

Veniamo quindi alle questioni di fede e alla domanda che ci siamo posti in questo documento (quale Chiesa?).
Anzitutto, come potrebbe uno ragionare e discutere su questioni religiose, di fede, che riguardano cioè trascendenza, la rivelazione divina, se avesse il pertinace pregiudizio che esse sono pure credenze irrazionali, semplici opinioni, sentimenti o gusti personali, cioè interpretabili di volta in volta, in modo soggettivo e secondo i tempi, o addirittura pensasse che si tratti di falsità, di pure costruzioni umane?
Come uno potrebbe discutere di cristianesimo, di fede, di Chiesa, di sacramenti, dell’aldilà, se si escludesse “a priori” che Dio si è rivelato all’uomo e ci ha donato Egli stesso anche queste risposte?

Ecco in proposito due aneddoti persino divertenti …
Una volta un penitente che si stava confessando da un sacerdote, al termine dell’accusa anche precisa dei propri peccati, aggiunse: “ho dimenticato di dire che io non credo in Dio!”    Cosa ci rimane di quella Confessione?
Una volta un anziano popolano si recò dal Parroco per far celebrare una Messa in suffragio dell’anima della propria moglie da poco defunta, ma giustificò la sua richiesta così: “non so se Dio c’è, ma i morti ci sono, per cui dica una Messa per mia moglie!”    Da dove cominciare per fargli capire?!


Se poi qualcuno pensasse che si tratti solo di astratte elucubrazioni filosofiche o di questioni di secondaria importanza per la Chiesa, e che non sia necessario e urgente risalire alle “questioni di fondo” (oggi per nulla scontate!) per la fede stessa, allora facciamo parlare lo stesso S. Paolo (ed è Parola di Dio perché testo biblico del Nuovo Testamento e come tale viene presentato anche alla S. Messa, cui rispondiamo con gioia “Rendiamo grazie a Dio”!). Rispondendo ad alcuni della comunità di Corinto che mettevano in dubbio la risurrezione dei morti (punto invece decisivo della fede), egli fa giustamente risalire questa certezza al “fatto” della Risurrezione di Cristo, fondamento stesso della fede cristiana, senza del quale il cristianesimo semplicemente non esisterebbe [perché se non fosse risorto Gesù sarebbe stato un falso e ingannatore, parlando della sua divinità (cfr. Gv 14,8-9) e di essere Egli stesso la “risurrezione e la vita” (cfr. Gv 11,25) mentre sarebbe un cadavere marcito in una tomba venti secoli fa)]: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1Cor 15,14). Come dire: se Gesù non è risorto, allora “chiudiamo baracca”, perché è tutto falso e la fede cristiana è una grande menzogna! E sarebbe inutile stare a parlare poi di tutte le altre questioni di fede (Chiesa, Sacramenti, Comandamenti, Inferno e Paradiso)!

In seguito faremo qualche accenno all’attuale tragica situazione di gran parte della Chiesa Cattolica nell’Europa centro-occidentale. La drammaticità della situazione ecclesiale è data, oltre che dal tracollo del numero dei Cattolici, anche dal fatto che tra la maggior parte degli stessi residuali Cattolici non si sappia praticamente più cosa sia la fede cattolica, nemmeno sulle questioni appunto fondamentali!
Ecco alcuni dati …
In Olanda, nonostante tutta l’enfasi (anche in Italia!) creata in quel tempo attorno al loro nuovo (ed eretico*) Catechismo della Chiesa Olandese, pubblicato nel 1966 immediatamente dopo il Concilio (assise dove peraltro l’episcopato olandese, insieme a quello belga e tedesco, ha avuto un ruolo da leadership), i Cattolici in pochi anni sono passati dal 41% al 23% della popolazione (e i Protestanti, che tanto inseguiamo nelle loro innovazioni, hanno avuto un calo ancora maggiore: dal 36% al 10%).
Se poi andiamo a vedere in che cosa credano veramente oggi i Cattolici olandesi riscontriamo ad esempio che la maggior parte crede solo in un Dio generico (solo il 10% crede in un Dio personale, ancor meno nella SS.ma Trinità!), solo il 33% crede che Gesù sia davvero risorto, il 60% crede in modo generico e vago nell’Aldilà, neppure il 10% va a Messa la domenica, i giovani sono quasi inesistenti, pochissimi sono coloro che si sposano in chiesa e ancor meno quelli che fanno battezzare i propri figli.
* Le ambiguità teologiche e dottrinali del Catechismo olandese furono tali da richiedere nel 1968 un intervento correttivo del Vaticano, intervento rifiutato dagli stessi Vescovi olandesi, che nello stesso anno si opposero ufficialmente pure all’Enciclica di Paolo VI Humanae vitae. Si tenga poi presente che solo in Olanda Giovanni Paolo II (nel suo viaggio del maggio 1985) ebbe contestazioni proprio da parte di alcune realtà cattoliche!
Nel Belgio, dove ancora nel 1968 i Cattolici erano il 99% della popolazione (con un sovrano fortemente cattolico, Baldovino, di cui è in corso persino la Causa di beatificazione), ora sono quasi spariti, specie tra i giovani. Solo il 4% della popolazione va a Messa, solo il 25% si sposa in chiesa e il 50% fa battezzare i figli (il che significa che non si sa nemmeno più la necessità dei Sacramenti, istituiti da Cristo per la nostra salvezza).
Sulla situazione della Chiesa in Germania e sul suo sedicente Sinodo che rasenta sempre più lo scisma, torneremo in seguito; ma intanto tra i Cattolici neppure il 10% va a Messa, solo il 33% crede nella risurrezione di Cristo e solo il 40% crede nella vita eterna. Inoltre pochissimi giovani si sposano in chiesa e ancor meno fanno battezzare i figli.
In Austria i Cattolici in pochi decenni sono passati dall’89% al 58% della popolazione, ma va a Messa solo il 12% e i giovani sono praticamente spariti. [I Musulmani sono invece già l’8% della popolazione e in continua crescita]. Oltre a questo drammatico calo, anche nella Chiesa cattolica austriaca è in atto uno “scisma” di fatto (v. movimento “Wir sind Kirche”, Noi siamo Chiesa), che potrebbe però presto drammaticamente formalizzarsi.
Tra i pochi Cattolici della Svizzera, oltre alla S. Messa disertata dai più, la maggioranza ha queste posizioni sul Sacramento del Matrimonio: non crede all’indissolubilità (stabilita invece da Gesù stesso!), vuole quindi le la Comunione ai divorziati riaccompagnati ed è favorevole persino ai matrimoni omosessuali in chiesa. Anche nella Chiesa cattolica elvetica è vivo da tempo un movimento potenzialmente scismatico che vuole staccarsi dal Papa (“Los von Rom”, cioè “Via da Roma”).

Come si può dunque osservare, persino tra i Cattolici, pur residuali e in via di estinzione (basti pensare ai giovani, lasciati in una totale ignoranza religiosa* e in un drammatico deserto spirituale, giovani ai quali peraltro non interessa assolutamente nulla di tutte le discussioni ecclesiali!), non possiamo assolutamente più dare per scontato le questioni fondamentali della stessa fede cristiana cattolica!
* Anche tra i giovani di Roma (centro della Cattolicità e che vede pure la presenza di migliaia di preti e di suore), persino in ambiti accademici cattolici, è allarmante la percentuale di chi non sa ad esempio cosa sia la Bibbia, quali siano i 4 Vangeli (difficile che sappiano citare anche una sola frase di Gesù o un suo miracolo), i 7 Sacramenti, i 10 comandamenti …!

Dobbiamo con molta decisione considerare questa assenza di conoscenza delle più fondamentali questioni di fede, anche negli ambienti ecclesiali! Altrimenti tutto questo gran parlare che si fa oggi nella Chiesa, perfino in modo logorroico, circa la Chiesa stessa e le sue scelte, prospettive, programmazioni pastorali, cammini sinodali, rischia di non rendersi conto che si sta costruendo sul vuoto, con gran pericolo non solo per il futuro della Chiesa (e di conseguenza del mondo, che ha bisogno più che mai di Cristo Signore e della Sua grazia!) ma per la stessa salvezza eterna delle anime!

Se si credesse poi che le questioni di fondo della fede siano tramontate solo ai margini della Chiesa, è invece urgente avere il coraggio di riconoscere, per lo stesso bene eterno delle anime, che esse sono minate fin dai suoi vertici!
Facciamo un esempio, citando tra i tanti proprio la guida suprema (il Preposito Generale, detto popolarmente anche “Papa nero”, per il colore dell’abito e perché eletto a vita) di quell’Ordine religioso, fondato nel sec. XVI da S. Ignazio di Loyola, che nella storia ha rappresentato una punta di diamante della missione della Chiesa e della stessa cultura cattolica, cioè la Compagnia di Gesù (Gesuiti). Intervistato il 18.02.2017, tale “Generale”, A. Sosa Abascal, forse per togliersi dall’imbarazzo di chi gli faceva osservare che l’Esortazione Amoris laetitia sembri contraddire (cfr. cap. 8) le parole stesse di Gesù sulla indissolubilità del Matrimonio e sul grave peccato di adulterio per chi si unisce coniugalmente con un’altra persona (cfr. Mt 5,32), egli così incredibilmente rispose: “Non sappiamo che cosa abbia detto davvero Gesù, perché allora non c’erano i registratori! Comunque bisogna contestualizzare le sue parole” (leggi). Cosa ci rimanga allora del cristianesimo dopo questa frase è difficile comprenderlo!

Non si scherza con Dio e con la Sua opera per la nostra salvezza (la Redenzione, ottenutaci a prezzo del Sangue di Cristo)!

Quando ad esempio non si parla più dello spirito, dello stato di grazia o di peccato delle anime, dell’eternità e della chiamata alla santità ma anche della terribile possibilità di dannarci, quando persino i Comandamenti sono sconosciuti o relativizzati, quando la Liturgia perde ogni dimensione sacrale, di culto e di adorazione di Dio, quando la virtù teologale della carità diventa sinonimo di volontariato, quando la “pastorale” si identifica con un attivismo per fare qualcosa per gli altri e la comunità cristiana con un gruppo (chiuso o “in uscita” non cambia!) dove il soprannaturale è sparito … in altre parole quando nella Chiesa non c’è più Cristo (o diventa un pretesto per fare qualcosa che con Lui non c’entra o semmai solo per vagamente “vederlo nel bisognoso”) e la legge suprema non è più quella della “salvezza eterna delle anime” … semplicemente è una Chiesa morta! E proprio per questo, al di là degli applausi apparenti di alcuni (specie dei media e di quei poteri forti che la vogliono proprio morta!) non interessa e non attrae più nessuno!

Si veda in proposito l’illuminante conferenza tenuta dal Cardinale Joseph Ratzinger (allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede) al Meeting di Rimini del 1990 (ascolta, spec. 33’/36’)
Ecco alcuni passaggi: “La Chiesa non è fine a se stessa …non può essere uno specchio che riflette solo se stesso o una finestra che invece di far passare la luce e permettere la visione le ostruisce … Ciò che conta nella Chiesa è la fede stessa … è questa la riforma di cui abbiamo bisogno! …
Oggi molti pensano (anche in ambiti abbastanza elevati della Chiesa), che una persona sia più cristiana quanto più impegnata in attività ecclesiali (fare qualcosa nella chiesa, darsi da fare, avere qualche impegno ecclesiale, o parlare della Chiesa). Può capitare che una persona sia ininterrottamente impegnata in attività ecclesiali e associazionistiche ma non sia affatto un cristiano! … mentre può capitare che uno non sia in alcuna attività pastorale, che non sia aggiornato sulle novità di politica ecclesiastica, che non prenda parte a Sinodi o voti in essi, ma segua la Parola di Dio e il Sacramento e viva con fede e con l’amore che deriva dalla fede e sia invece un vero cristiano!”


Se dunque ci chiediamo quale Chiesa dobbiamo costruire, evidentemente, come per ogni questione relativa alla fede cristiana cattolica, dobbiamo anzitutto chiederci, comprendere e desiderare solo questo: “Quale Chiesa ha fondato e voluto Gesù Cristo?”

Dato che la fede è anzitutto obbedienza a Dio che si è rivelato (cfr. ad es. S. Paolo: Rm 1,5; Rm 15,18; Rm 16,19; 2Cor 9,13;  2Cor 10,5-6; e S. Pietro: 1Pt 1,22), dobbiamo anzitutto chiederci ed approfondire, sulla linea del perenne fede della Chiesa Cattolica e del bimillenario insegnamento del Magistero, qual è la volontà di Dio! Essa è l’assoluta Verità (perché Dio non si sbaglia, non si contraddice, non ci inganna, non ha bisogno di aggiornarsi). E su questa Verità tutti (dal Papa all’ultimo cristiano, anzi ogni uomo) saremo un giorno giudicati!

Recuperiamo la vera fede. Ricominciamo dal Credo!

[vedi la I parte del Catechismo della Chiesa Cattolica]



Ecco in merito una significativa meditazione “patristica”*

* Patristica: i “Padri della Chiesa” sono gli autori sacri dei primi secoli (greci o latini) che attraverso i loro insegnamenti sono stati particolarmente importanti per l’approfondimento dell’autentica fede cattolica e che restano quindi un fondamentale punto di riferimento per la comprensione di essa.

Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme (vescovo del IV sec.)

(Catechesi. 5 sulla fede e il simbolo, 12-13; PG 33, 519-523)

Il simbolo della fede

“Nell’apprendere e professare la fede, abbraccia e ritieni soltanto quella che ora ti viene proposta dalla Chiesa ed è garantita da tutte le Scritture. Ma non tutti sono in grado di leggere le Scritture. Alcuni ne sono impediti da incapacità, altri da occupazioni varie. Ecco perché, ad impedire che l’anima riceva danno da questa ignoranza, tutto il dogma della nostra fede viene sintetizzato in poche frasi.
Io ti consiglio di portare questa fede con te come provvista da viaggio per tutti i giorni di tua vita e non prenderne mai altra fuori di essa, anche se noi stessi, cambiando idea, dovessimo insegnare il contrario di quel che insegniamo ora, oppure anche se un angelo del male, cambiandosi in angelo di luce, tentasse di indurti in errore. Così «se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che abbiamo predicato, sia anàtema!» (Gal 1, 8).
Cerca di ritenere bene a memoria il simbolo della fede. Esso non è stato fatto secondo capricci umani, ma è il risultato di una scelta dei punti più importanti di tutta la Scrittura. Essi compongono e formano l’unica dottrina della fede. E come un granellino di senapa, pur nella sua piccolezza, contiene in germe tutti i ramoscelli, così il simbolo della fede contiene, nelle sue brevi formule, tutta la somma di dottrina che si trova tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento.
Perciò, fratelli, conservate con ogni impegno la tradizione che vi viene trasmessa e scrivetene gli insegnamenti nel più profondo del cuore.
Vigilate attentamente perché il nemico non vi trovi indolenti e pigri e così vi derubi di questo tesoro. State in guardia perché nessun eretico stravolga le verità che vi sono state insegnate.
Ricordate che aver fede significa far fruttare la moneta che è stata posta nelle vostre mani. E non dimenticate che Dio vi chiederà conto di Ciò che vi è stato donato.
«Vi scongiuro», come dice l’Apostolo, «al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose, e di Cristo Gesù, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato» (1 Tm 6, 13), di conservare intatta fino al ritorno del Signore nostro Gesù Cristo questa fede che vi è stata insegnata.

Ti è stato affidato il tesoro della vita, e il Signore ti richiederà questo deposito nel giorno della sua venuta «che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato e unico sovrano, il re dei regnanti e Signore dei signori; il solo che possiede l’immortalità, che abita una luce inaccessibile, che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere» (1 Tm 6, 15-16). Al quale sia gloria, onore ed impero per i secoli eterni. Amen”