Le basi medievali e cristiane della

scienza


La base della scienza

Perché storicamente la scienza ha avuto proprio in Europa, e particolarmente in Italia, la sua culla e il suo primigenio sviluppo?
Che ruolo ha avuto la fede cattolica in questo? La Chiesa Cattolica ha promosso od ostacolato il sorgere e lo sviluppo della scienza?
La scienza ha avuto il suo inizio con Galileo o ha avuto le sue basi e mosso i suoi primi passi già nel Medioevo?



Si veda quanto già evidenziato nell’intero Dossier sul Medioevo (di cui questo documento costituisce la Parte n. 5).


In questo documento ci si riferisce particolarmente ai seguenti testi:

T. E. Woods Jr., How the Catholic Church built western civilization, Washington D.C., 2001 (trad. it., Cantagalli SI, 2007: Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale).

Edward Grant (docente di “Storia e filosofia delle scienze” all’Indiana University, Bloomington, USA), in trad. it.: Le origini medievali della scienza moderna, Einaudi 2001.

Francesco Agnoli, Scienziati, dunque credenti (come la Bibbia e la Chiesa hanno creato la scienza sperimentale), Cantagalli (SI), 2012.

Francesco Agnoli – Andrea Bartelloni, Scienziati in tonaca (da Copernico, padre dell’eliocentrismo, a Lemaitre, padre del Big Bang), La Fontana di Siloe (TO)2013.


Cosa si intende per “scienza”?

Dobbiamo anzitutto chiarire cosa si intenda correttamente per “scienza”, senza ridurla immediatamente a quella “sperimentale” (moderna, galileiana), come normalmente si intende.

Il termine “scienza” deriva da “scire”, cioè sapere, capire, comprendere.
C’è dunque una scienza che deriva da un’evidenza (immediata o mediata da ragionamenti), dal buonsenso (o senso comune), dall’esperienza (propria o altrui), dagli studi, dalla fede cristiana (ciò che Dio stesso ci ha rivelato) e talora persino “infusa” (per cause o intuizioni naturali, paranormali o soprannaturali).
In questo senso può esserci una vera sapienza e scienza anche in una persona che non ha studiato.

In senso più proprio, più approfondito, “scienza” è la “conoscenza delle cause” (come sottolinea già Platone): conosce di più e meglio chi sa “il perché” (causa e fine) di una cosa.

Infatti l’essere umano, fin dal suo apparire ed ancor oggi in un bambino che cresce, a differenza di tutti gli animali (in quanto dotato di spirito e quindi di intelligenza), chiede sempre il “perché”!
E poiché “sapienza”, etimologicamente da sàpere, si riferisce ad un “gustare” il senso delle cose, il vero sapiente è colui che conosce il significato vero della vita.

In questo senso, come abbiamo visto nella parte precedente, nella “gerarchia” dei saperi, la “scienza” più importante è la metafisica (in quanto “studio dell’essere in quanto essere” e dei suoi primi assoluti e universali principi, come sottolinea bene Aristotele), che trova il suo culmine nella teologia (filosofica), in quanto studio di Dio (Theos-logia), cioè della Causa prima e Fine ultimo di tutte le cose ed Essere stesso sussistente (Esse Ipsum Subsistens).

È specialmente a questo livello di conoscenza, abbiamo sottolineato, che avviene il più fecondo incontro con la Teologia soprannaturale, cioè quella “scienza” che riflette su ciò che Dio stesso ha rivelato (Bibbia) e che trova il suo culmine in Cristo (Logos fatto carne, pienezza della Verità).

Non era quindi semplicemente un ossequio al cristianesimo o alla Chiesa, come qualcuno vorrebbe, che la Teologia nel Medioevo fosse la “regina” del sapere, ma è così proprio a motivo della gerarchia dei saperi, in quanto appunto culmine della “scienza”.
 

Normalmente invece, per “scienza” si intende oggi quella moderna, sperimentale, galileiana (che tra l’altro, come qui vedremo, c’era anche prima di Galileo): essa si occupa solo (anche se è ovviamente decisivo per il progresso, specie tecnico, dell’umanità) delle “cause seconde”, cercando cioè di scoprire, in base a ipotesi poi avvalorate appunto da esperimentiquali cause specifiche (leggi, forze) provochino certi singoli fenomeni.

Il successo ottenuto in questi ultimi secoli da tale scienza e l’enorme progresso (materiale) che le sue applicazioni (la tecnica) hanno permesso all’umanità hanno portato a considerarla l’unica vera “scienza”; e così è ancora nella mentalità dominante.

Già in Immanuel Kant (XVIII sec.) si scorge invece una sorta di “complesso di inferiorità” della metafisica nei confronti della scienza. È infatti paradossale che, fin dall’inizio della sua Critica della ragion pura, Kant si proponga di vedere se si possa costituire (senza riuscirci, in base però alle sue erronee premesse, dovute, come da Cartesio e in tutta la modernità, alla priorità data al pensiero sull’essere, cioè sulla realtà) una metafisica con lo stesso grado di certezza della fisica, quando la metafisica è assai più certa e assoluta della fisica! Da allora in poi, si crederà che la metafisica sia fondamentalmente inutile e tramontata (al massimo tenuta solo come logica); ed ancor oggi è così nella mentalità dominante (addirittura ora persino nella Chiesa, con la conseguente avversione per tutto ciò che è “dottrina”, a favore della prassi, cioè della “pastorale”)!

A proposito di Kant, si dovrebbe persino osservare come tale sua erronea impostazione, fondamentalmente soggettivistica (cioè tutta centrata sull'<io penso>, come da Cartesio in poi), sia paradossalmente smentita proprio dalla scienza moderna. Secondo lui, infatti, la nostra conoscenza muoverebbe i suoi passi da degli “a priori” (forme) dei sensi e persino della mente. In realtà il suo ragionamento, poi geniale, si muove da queste premesse erronee; e appunto con esse crolla. Non c’è infatti alcuna “forma a priori”, perché l’astrazione non è una costruzione mentale: è certo vero, ad esempio, che nella realtà non c’è il “numero” (come concetto astratto) o un “rettangolo” (realtà a sole 2 dimensioni), ma il numero (aritmetica) o la figura geometrica del rettangolo (con tutte le sue proprietà) non sono “costruiti” ma “astratti” dalla mente, cioè a partire dalla realtà (1-2-3… cose o una realtà la cui superficie è effettivamente rettangolare)! È vero che non esiste lo “spazio” e il “tempo” in sé (lo diceva già S. Agostino), ma è altrettanto vero che esistono però “esseri” spazio-temporali reali, da cui la nostra mente astrae (cioè trae) il concetto di spazio e di tempo. Così Kant pensa quindi che anche l’ordine che noi osserviamo nei fenomeni naturali e nell’universo (le leggi naturali, che sono persino esprimibili matematicamente, con equazioni, come fa appunto la scienza moderna) non sia “reale” ma solo “ideale”, cioè sarebbe solo il modo (soggettivo) con cui la nostra mente legge la realtà (oggettiva, ma inconoscibile in sé).
A parte che Kant, e dietro a lui gran parte del pensiero moderno e contemporaneo, si getta così in un “labirinto” da cui non potrà più uscire, come gli fa sarcasticamente osservare persino Nietzsche. Non sarebbe soggettiva e in base a degli ‘a priori’ anche la stessa critica kantiana? Come potremmo accorgerci di sbagliare se ci sbagliassimo sempre e dunque anche in questa analisi? Già Platone e Aristotele si erano accorti che non si possono discutere le prime evidenze (ad esempio “il principio di non contraddizione”, conseguenza della legge assoluta dell’essere, che si oppone al nulla). Paradossalmente la critica (kantiana) al modo di pensare dell’essere umano dovrebbe allora essere fatta, per essere oggettiva, da una mente non-umana, altrimenti si ritorcerebbe contro di essa e costringerebbe al silenzio. [Peraltro ad indicarci le verità supreme è venuto non un semplice extra-terrestre, ma Dio stesso (massima infallibile garanzia)!]
La scienza stessa smentisce questa erronea posizione di Kant. Infatti, se l’ipotesi fatta da uno scienziato fosse solo soggettiva (cioè un prodotto della sua mente) non avrebbe poi alcun riscontro oggettivo in un “esperimento” (cardine appunto della scienza “sperimentale”); oppure, volendo spingere all’estremo il pensiero di Kant quasi una fede cieca nei suoi principi, l’esperimento confermerebbe sempre le ipotesi (perché sarebbe appunto solo una coerenza del pensiero con se stesso!). Invece un “esperimento” conferma o smentisce un’ipotesi (in genere addirittura matematica: un’equazione per esprimere una legge), a seconda che questa si mostri vera (oggettiva, cioè presente nel fenomeno stesso) o falsa (solo appunto una costruzione mentale non corrispondente alla realtà).
In altri termini, proprio la riuscita o meno di un esperimento scientifico dimostra che la “legge” e persino la “matematica” pensata da una mente umana per spiegare il fenomeno è vera (è cioè presente nella realtà) o è falsa (era solo una falsa ipotesi mentale).
Dunque l’ordine che la mente umana e la scienza moderna scoprono nella natura non è prodotto ma solo “scoperto” dalla ragione (si chiama infatti una “scoperta” scientifica) ed è quindi reale (è nella realtà e non solo nella mente)!
Tra l’altro, la Natura (che è la somma e non la causa dei fenomeni) è ordinata ma non è intelligente essa stessa (tanto meno il “caso”!) e non è quindi in grado di darsi l’ordine (come deve invece ciecamente credere il materialismo ateo) e rimanda per questo ad una Mente trascendente (oltre l’universo stesso) e creatrice, cioè a Dio (Logos)!

Nello “scientismo” e “positivismo”, ottocentesco (v.. ad es. A. Comte) ma purtroppo talmente divulgato ancor oggi dalla cultura dominante da essere considerato dai più, anche nelle scuole, come attuale e certo, si crede addirittura che la scienza moderna sia l’unica conoscenza vera; e che metafisica, teologia e religione devono tramontare come i miti e le superstizioni del passato.
 

In realtà anche la stessa scienza moderna, magari senza saperlo, si basa sulla metafisica, in quanto si muove ed applica nella propria ricerca (quale causa ha questo fenomeno, cioè questo effetto?), il principio metafisico di “causalità” (ogni effetto ha una causa adeguata, perché “nulla viene dal nulla”, che è un principio di assoluta evidenza). Se la metafisica cioè non fosse vera, l’intera scienza cadrebbe in blocco; e certo nessuno scienziato inizierebbe neppure il proprio lavoro di ricerca se ipotizzasse che un fenomeno potrebbe non avere una causa, venisse cioè dal nulla!

Inoltre è evidente che per l’utilizzo stesso della scienza occorrono dei principi morali (che non sono scientifici ma filosofici e teologici), altrimenti le stesse scoperte scientifiche potrebbero (e già l’hanno fatto più volte) ritorcersi contro l’uomo e perfino contro l’umanità intera (come anche le bombe nucleari stanno lì a dimostrare).

La scienza non scopre poi il significato esistenziale dei fenomeni (che senso ha quanto mi accade? come devo viverlo?), che è invece essenziale per la vita umana e per lo stesso destino eterno dell’uomo (è evidente che non basta la spiegazione scientifica per capire il significato del dolore, del male, della morte, come pure dell’amore, dell’amicizia, della sessualità, dell’amicizia, della vita affettiva, sociale, dell’arte e della stessa vita umana)! È evidente che occorra ancora la filosofia, la religione e più ancora la fede cristiana (solo in Cristo si svela pienamente il senso di tutte le cose).

Anche da un punto di vista esclusivamente epistemologico (fondamento della scienza, che è ancora un ramo della filosofia!) dovrebbe essere evidente che proprio l’esperimento, se è condizione del successo della scienza moderna, ne è anche il limite. Perché? Perché anche se ripetuto innumerevoli volte (metodo necessario per convalidare un’ipotesi scientifica) esso non permette mai conclusioni assolute ma solo altissimamente probabili (nella migliore delle ipotesi).
Quello della scienza sperimentale è infatti un ragionamento induttivo, cioè una generalizzazione di casi comunque particolari, che, anche se osservati e ripetuti innumerevoli volte non diventano mai “assoluti”. La scienza sperimentale non può avere infatti in senso assoluto la categoria del “sempre”, del “mai” e persino dell’impossibile. Al massimo infatti può dire “fino ad oggi osserviamo questo, conosciamo questo”, nelle “normali condizioni avviene così e non può avvenire diversamente”. Tant’è vero che normalmente il ragionamento scientifico si conclude con un “fino a prova contraria”. Infatti, proprio in quanto “sperimentale”, la scienza moderna non può essere assoluta, cioè non può essere “assolutamente” certa che non possa accadere un fenomeno finora ignoto o esserci cause prima persino inimmaginabili! Nessuno, tranne Dio, può conoscere tutte le cause possibili! Tra l’altro, lo stesso progresso scientifico ci mostra che ciò che fino a pochi anni prima non era magari neppure ipotizzabile invece esiste ed è la causa vera di un fenomeno. Il livello di “certezza fisica” (questo fenomeno ha questa causa), anche se sembra più concreto, non è infatti mai assoluto, come lo è invece quello di “certezza metafisica” (una causa comunque c’è, perché è assolutamente evidente che “il nulla non fa nulla”; senza questa certezza metafisica iniziale, la scienza non inizierebbe neppure la propria ricerca)!
La scienza si trova talora persino di fronte a fenomeni che esulano dalle sue stesse competenze: non può negarli (gli effetti sono infatti osservabili), ma non solo mancano di una spiegazione ma sembrano contraddire le leggi stesse della natura. Quale ne è allora la causa (visto che una causa comunque deve esserci)? Ancora solo ignota? o paranormale? o soprannaturale, divina? La scienza sperimentale, anche se esula dalla proprie competenze, non può escludere a priori un intervento stesso di Dio (che per definizione è onnipotente e libero, e quindi può tutto e può intervenire come e quando vuole).
Se poi uno credesse, come si sente dire spesso, che “la scienza non spiega oggi certi fenomeni ma li spiegherà un domani” (ipotesi magari probabile, visto appunto il progresso scientifico), dovrebbe intanto riconoscere che sta compiendo un puro “atto di fede” nella scienza (che può realizzarsi come no). Esistono però dei fenomeni che esulano dagli stessi principi della scienza (ad esempio “un apparire dal nulla”) e che richiedono (visto appunto che è assoluto che “il nulla non produce nulla”) un intervento divino: si tratta del miracolo, fenomeno che la scienza non deve rifiutarsi di osservare (non è atteggiamento scientifico il rifiuto dell’osservazione, che è appunto il punto di partenza della scienza stessa), che può certo cercare di spigare in termini naturali, ma in molti casi deve poi anche arrendersi a riconoscere almeno la possibilità di un intervento anche divino (che non può appunto escludere a priori, in quanto non sarebbe razionale, visto appunto che la scienza non ha in assoluto la categoria dell’impossibile, e di cui constata comunque gli effetti).

Circa la possibilità del miracolo, che è comunque un eccezionale intervento fisico diretto di Dio (anche sospinto dalla fede e preghiera di un fedele e pure per intercessione di Maria SS.ma o di un Santo), si veda nel sito il dossier Miracoli [specie l’Introduzione (punti 1-2).

Un particolare esempio di miracolo come un “apparire dal nulla” [cosa che può fare solo Dio, che è l’Essere stesso infinito e può, se vuole, donare essere a ciò che ancora non è (come del resto ha fatto creando gli angeli, l’universo stesso ed ogni nostra singola anima, che non deriva certo dai genitori)] è dato dallo straordinario e documentatissimo “miracolo di Calanda” (“El milagro”, come lo chiamano in Spagna, dove è avvenuto ed è notissimo). Se ne è occupato a lungo anche Vittorio Messori, Il Miracolo, Rizzoli 1998 (cfr. nel dossier, cfr. punto 14).

In senso lato tutto è un “miracolo”, perché tutto è stato creato da Dio in modo stupefacente (come la scienza stessa progressivamente mostra) (cfr. nel dossier al punto 1).
Però normalmente Dio stesso, pur potendolo fare, non muta le leggi naturali che Egli stesso ha creato e immesso in tutte le cose; così come rispetta la libertà che ha creato negli esseri spirituali (gli angeli e gli uomini), da cui la conseguente possibilità del male (dossier punto 1.4; cfr. anche il documento su Dio al punto 2.14).
Nei tre anni della vita pubblica Gesù, che è Dio stesso fatto uomo, ha compiuto anche numerosi e straordinari miracoli (dossier punto 5), in genere legati alla fede.
È dunque lecito (dossier, punto 1.6), per chi vuole seguire Gesù e vivere con fede (non invece utilizzando Dio come un “portafortuna”), chiedere, anche per intercessione di Maria SS.ma o di un Santo, un miracoloso intervento “fisico” di Dio (per una guarigione, per scampare un pericolo, in riferimento ad una particolare necessità, come del resto per tutte le cose della vita, anche per il “pane quotidiano”, come ci ha insegnato Gesù, v. Mt 6,11). Normalmente però non si sostituisce a noi, ma sostiene, se vogliamo, la nostra intelligenza e volontà nel trovare da noi stessi le risposte. Rimane invece garantito, per chi vuole, che Gesù ci insegna e lo Spirito Santo ci dona di vivere ogni cosa della vita, perfino gli eventi avversi (conseguenza peraltro del “peccato originale” e talora persino di molti nostri o altrui peccati), secondo il loro vero significato (la santa volontà del Padre); e in questo modo tutto, prima o poi, si volge verso il nostro autentico “bene”, sia nella vita terrena e soprattutto per la vita eterna (cioè tutto può contribuire alla nostra santificazione e quindi alla felicità eterna); e può perfino influire positivamente anche sulla vita degli altri e addirittura  sulle anime dei defunti (se ancora bisognose di purificazione).
Se Dio facesse invece sempre interventi fisici miracolosi, cambiasse cioè continuamente le leggi della natura, persino ogni scienza sarebbe impossibile, perché mancherebbe appunto quella regolarità, quella costanza nei rapporti causa-effetto che permette appunto di studiarli e capirli (ed anche per intervenire a risolvere pian piano molti problemi).
Così, se Dio, per impedire il male morale, abolisse la libertà, toglierebbe all’essere umano anche la possibilità di un “merito” nel fare il bene.


Sul rapporto tra Metafisica e Fisica (anche in Aristotele)

in riferimento alla Teologia, Filosofia e Fisica medievale

Come abbiamo osservato, la Metafisica si occupa dell’essere “in quanto” essere, dei suoi principi assoluti (di identità, di causalità) e culmina con lo studio dell’Essere supremo (Dio) cioè con la Teologia (filosofica, naturale, razionale o Teodicea, come talora si chiama).
La Fisica (la scienza) si occupa invece della “cause seconde” dei fenomeni; risente quindi del progresso delle conoscenze, delle visioni del tempo, oltre ad essere passibile di aggiornamenti e correzioni.

Anche nella riscoperta, specie nella Scolastica medievale, del pensiero aristotelico, si doveva quindi prestare molta attenzione a non far coincidere la Fisica di Aristotele, certamente superata in moltissimi suoi aspetti, con la sua Metafisica, che, specialmente quando è stata purificata, innalzata e perfezionata dal pensiero cristiano (v. ad es. in S. Tommaso d’Aquino), aveva un valore perenne.

Se c’è stato qualcuno, anche tra i teologi, che non comprese questa decisiva distinzione, col timore che il superamento della Fisica aristotelica trascinasse con sé quello della Metafisica e persino della Teologia, è però vero che proprio il trionfo della scienza moderna ha condizionato poi non poco anche il pensiero filosofico moderno ed ha fatto credere a molti (fino ad oggi) che esso coincidesse non solo col tramonto della metafisica ma pure della teologia e della fede stessa!

In realtà questa “distinzione” (non “separazione”) tra Fisica e Metafisica durante il Medioevo era invece promossa con attenzione, specie nelle sfere più alte della cultura. Infatti, abbiamo sottolineato quanto nelle Scholae cathedrales come nelle Quaestiones disputatae e nelle Summae e soprattutto nelle Università, si prestasse particolare attenzione a garantire sia l’unità e organicità del sapere sia l’autonomia delle singole discipline o rami del sapere stesso. Si garantiva infatti allo studio delle realtà fisica e del cosmo la propria autonomia e il proprio metodo.

Questo è chiaramente rimarcato, ad esempio, da S. Alberto Magno, sia in qualità di docente, di teologo, filosofo, scienziato (e “Dottore della Chiesa”), che come vescovo santo (vedi).

In merito, è interessante notare come nel 1277 il vescovo di Parigi Etienne Tempier condanni alcune proposizioni (rinascenti) della Fisica aristotelica!

Non si doveva quindi cercare né nella Metafisica né nella Bibbia la risposta alle questioni prettamente scientifiche (cioè l’indagine sulle “cause seconde”); allo stesso modo non si doveva pensare (come invece farà appunto la modernità, specie lo scientismo ottocentesco) che il progresso scientifico demolisse e superasse le verità fondamentali della Metafisica e della Bibbia!

Si tenga presente che Galileo stesso (cfr. Dossier e documento) parlerà di due libri scritti da Dio (la Natura e la Bibbia), e che quindi non ci poteva essere contraddizione tra lo studio scientifico della Natura e la Parola di Dio rivelata (l’autentica fede).
Però, se è vero che qualcuno tra coloro che sostenevano il sistema aristotelico-tolemaico (geocentrico) temeva (falsamente) che il crollo di questo sistema avesse posto in dubbio la Bibbia e la centralità stessa dell’uomo nel cosmo, è altrettanto vero che anche Galileo (gli è stato rimproverato anche nel Processo del 1633 ma oggi lo rimprovererebbe qualsiasi scienziato) citava la Bibbia a vantaggio dell’ipotesi copernicana (eliocentrica), senza portare prove sperimentali (quelle che presentò, come le maree, erano false) e ritenendo già certezza scientifica quella che invece era ancora solo un’ipotesi (sia pur la più plausibile e già insegnata nelle Università, oltre ad essere Copernico stesso un ecclesiastico di Cracovia) e lo resterà per altri più di 2 secoli, cioè fino a quando, nel 1851, la prova sperimentale sarà fornita solo col “pendolo” di Foucault (un altro errore o pretesa che oggi gli rimprovererebbe qualsiasi scienziato) (vedi dossier, spec. punto 7).

Che l’ipotesi geocentrica (aristotelico-tolemaica) fosse ancora più che legittima è dimostrato ad esempio dal fatto che illustri astronomi del tempo, come il danese Tycho Brahe (1546-1601), fossero ancora assertori di tale visione cosmologica.

A proposito di “rivoluzione copernicana” …

Non ci occupiamo qui della questione copernicana (eliocentrismo), in quanto Copernico per molti non appartiene più al Medioevo ma viene posto già all’inizio dell’era moderna, insieme a Galileo. Ce ne siamo occupati molte volte, specie nel dossier e nel documento su Galileo (v. domanda 6).
Ricordiamo solo che …

Nicolò Copernico (1473-1543) era un ecclesiastico polacco (Canonico, con tutta probabilità sacerdote, persino candidato all’episcopato). Studiò in Italia nelle prestigiose università (della Chiesa) di Bologna, Padova, Ferrara e nella stessa Roma, dove conobbe molti, anche tra illustri ecclesiastici, che simpatizzavano per il sistema eliocentrico.
In realtà più matematico che astronomo, Copernico, proprio a motivo della sua profonda fede cattolica, era certo che Dio (che chiamava anche “Divino Artefice” e “Sublime Architetto”) avesse creato l’universo con un ordine “geometrico”.
Era un convinto assertore del sistema eliocentrico (che prenderà addirittura da lui il nome). Fu incoraggiato a compiere le proprie ricerche in questo senso da sacerdoti (come Celio Calcagnini, docente all’università di Ferrara, dove appunto Copernico studiò), vescovi [come Tiedemann Giese (1480 – 1550), principe-vescovo polacco, teologo e cultore di matematica e astronomia] e cardinali [come Nikolaus von Schönberg (1472-1537), di origine tedesca e detto anche “il Capuano”].
Pare che Copernico abbia insegnato il sistema eliocentrico anche a Roma, nel 1500, e che tra i suoi alunni ci fosse nientemeno che Alessandro Farnese (il futuro Papa Paolo III, 1534-1549). Anche per questo, quando nel 1543 pubblicò, con l’Imprimatur, il suo celebre De revolutionbus orbium coelestium, lo volle significativamente dedicare proprio al Papa Paolo III, suo ex-alunno.
Fu consultato durante il V Concilio Lateranense (1512-1517) a proposito della riforma del calendario. Anche il Papa Clemente VII (1523-1534) si mostrò molto interessato e favorevole alla sua ipotesi eliocentrica del sistema solare.
Già questo dimostra come da parte della Chiesa Cattolica, e persino nella stessa Roma papale, non ci fosse alcuna difficoltà o chiusura nei confronti della teoria copernicana, intesa come ipotesi astronomica plausibile e persino da incoraggiare.

Tale ipotesi eliocentrica fu invece subito criticata e condannata dalla Riforma protestante (appena iniziata, nel 1517). Lutero diede a Copernico il titolo di “astrologo improvvisato”, qualificando l’idea stessa del sistema eliocentrico una vera “follia”, oltre che eretica in quanto non fedele alla Sacra Scrittura (intesa in senso letterale, secondo appunto i principi luterani)! Melantone giunse a riconoscere che “simili fantasie da loro (Protestanti) non sarebbero state tollerate”. E si opporranno anche a Galileo. Paradossale quindi che poi proprio i Protestanti cavalcarono il “caso Galileo” (vedi), creato in chiave anticattolica due secoli dopo (nel XIX sec.) dai pensatori atei (solo per questo livore anticattolico i Protestanti potevano essere d’accordo!) e ancor oggi creduto dai più (v. pure il dossier).

Interessante, in proposito, anche il sintomatico caso dello scienziato tedesco Giovanni Keplero (Johannes Kepler, 1571-1630), che mostra, contrariamente alle infamanti leggende sulla Chiesa Cattolica continuamente divulgate, quanta apertura mentale e sincera ricerca della verità fossero presenti negli ambienti culturali cattolici, a differenza appunto di quelli protestanti (cfr. dossier al n. 4.3).
Praticamente contemporaneo di Galileo, Keplero conobbe infatti le tesi di Copernico studiando Teologia presso la celebre università cattolica tedesca di Tubinga (il che dimostra appunto che nelle università cattoliche la visione copernicana non era affatto censurata o avversata). Quando tale università fu conquistata dalla Riforma protestante, anch’egli si fece protestante, ma lasciò gli studi teologici per quelli matematici e di astronomiaQuando pubblicò la sua opera De revolutionibus, favorevole alla visione copernicana, fu però subito avversato dai Protestanti ed espulso dall’università! Fu invece accolto come docente proprio nella università di Bologna (del Papa): e ciò dimostra appunto come nelle università nate e gestite dalla Chiesa Cattolica ci fosse una vera apertura della ragione a ogni sincera ricerca della verità, anche qualora fosse diretta a nuove ipotesi astronomiche e queste fossero insegnate perfino da professori, come nel caso appunto di Keplero, che alla stessa Chiesa Cattolica si erano ufficialmente ribellati (facendosi Protestanti).
Keplero, che chiamava Dio “Supremo Geometra” dell’universo, può essere considerato un padre della moderna astronomia. A lui si deve infatti la scoperta (1596) delle orbite ellittiche dei pianeti, cui Galileo si oppose, con atteggiamento peraltro assai poco scientifico. Galileo si oppose a questa scoperta perché pensava che l’orbita circolare fosse più perfetta di quella ellittica (cosa vera nel piano ma non nello spazio) e Dio aveva invece creato l’universo in modo perfetto.
Per Keplero era chiaro come l’ipotesi copernicana non fosse ancora sicura, cioè scientificamente provata, e lo scrisse personalmente a Galileo (in una lettera del 3.01.1611), facendogli pure osservare che sbagliava nel considerare le maree come prova del sistema copernicano (Galileo ne parlò invece ancora nel Processo del 1633), mentre secondo lui erano causate dalla luna (come infatti sono e come dicevano allora anche i Gesuiti).

A proposito di Chiesa e astronomia …

[vedi Dossier Galileo Galilei, punto 3: la Chiesa cattolica e in particolare la città papale di Roma, all’avanguardia in astronomia, assai prima di Galileo – vedi la Specola vaticana (primo osservatorio astronomico della storia, tuttora in funzione), il Calendario gregoriano (quello che ora tutto il mondo usa), il Collegio Romano dei Gesuiti (una vera fucina di scienziati e astronomi), …)]
[vedi documento su “Il caso Galileo”, specie domanda 4]

[cfr. anche il documento sullo “Spazio (astronomia e fede)” e le News del 20.11.2020 e 16.04.2021]

Così afferma ad es. il prof. J. I. Heilbron, dell’University of California (USA):
la Chiesa Cattolica romana, più di ogni altra istituzione – probabilmente più di tutte le altre insieme – ha protetto e sostenuto economicamente lo studio dell’astronomia per oltre 6 secoli (dal tardo medioevo all’Illuminismo)”. 
 

Le cattedrali come osservatori astronomici

La Chiesa Cattolica ha avuto sempre una particolare attenzione per l’astronomia, non solo perché “i cieli narrano la gloria di Dio” (Salmo 18) ma addirittura per motivi liturgici (si pensi ad esempio alla questione della data della Pasqua, che non è fissa ma cade la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera e varia quindi ogni anno in base al movimento della Luna attorno alla Terra e della Terra attorno al Sole).
Le chiese antiche erano poi in genere rivolte con l’abside verso oriente (e conseguentemente con la facciata ad occidente), cioè verso la luce che sorge, simbolo del ritorno di Cristo (luce del mondo); in tal modo, visto che gli altari erano rivolti verso l’abside, il sacerdote stesso celebrava rivolto verso oriente (verso Dio stesso, non “coram populi” come in questi ultimi anni).
Una particolare attenzione veniva in genere riservata anche ai giochi di luce solare, che dalle vetrate (pensiamo alle incantevoli e policrome vetrate gotiche, ma anche al “rosone” della facciata e dei transetti) raggiungendo le pareti o il pavimento, durante i diversi periodi dell’anno potevano anche indicare bene il flusso del tempo e dei movimenti astronomici.

Persino quando Michelangelo progettò la cupola della rinascimentale basilica di S. Pietro in Vaticano (tuttora la più grande e alta del mondo) fece attenzione pure ad un particolare gioco di luce dovuto ad un motivo astronomico. Essendo la basilica (poi attuata a croce latina) volta invece con la facciata ad oriente e l’abside ad occidente – perché all’altare della Confessione il Papa celebrava, sia pur col diaframma dei candelieri, volto verso la navata, la facciata e quindi verso oriente – il genio michelangiolesco pensò persino i finestroni della cupola in modo tale che esattamente negli equinozi di primavera e di autunno (21 marzo e 21 settembre) al tramonto i raggi solari attraversassero esattamente da parte a parte la cupola e raggiungessero addirittura la piazza S. Pietro (cosa che si può ovviamente verificare tuttora in quelle due date astronomiche dell’anno)!

L’uso frequente, anche nelle cattedrali, delle meridiane permetteva poi di compiere precisi calcoli astronomici, in base a tali giochi di luce nei diversi giorni e periodi dell’anno.
Fino al 1750 furono poi ancora le cattedrali a fungere persino da primi osservatori astronomici.
Importante fu in tal senso il caso della basilica di S. Petronio a Bologna. In riferimento anche alla famosa prima università della storia, sorta appunto a Bologna (città sotto la giurisdizione papale!), S. Petronio fu sede pure del primo osservatorio astronomico della storia – dopo la Specola vaticana (inaugurata già nel 1583 nei giardini vaticani, poi trasferita nel palazzo papale di Castel Gandolfo e tuttora operante tra le montagne di Tucson, in Arizona, USA – vedi dossier punto 3.4) – promosso e finanziato dal Papa stesso. Si pensi che solo tra il 1655 e il 1736 furono compiute in S. Petronio 4.500 osservazioni astronomiche (se ne avvalse anche l’astronomo Giovanni Cassini).
Anche la cattedrale di Firenze, come alcune basiliche romane e perfino la cattedrale di Notre Dame a Parigi, con le loro meridiane e i giochi dei raggi solari al loro interno, funsero come osservatori astronomici persino ancora nel XVIII e XIX secolo. 

 

Tornando alla questione copernicana, dobbiamo sottolineare che Copernico non fu il primo ad avere questa intuizione dell’eliocentrismo del sistema solare; così come né lui né Galileo riuscirono a portarne alcuna prova scientifica (che arriverà solo nel 1851).

Nella storia l’ipotesi della rotazione terrestre, in opposizione a quella geocentrica di Tolomeo (sec. II d.C.), era stata già più volte avanzata, ad esempio da Aristarco di Samo (sec. III a.C.) e perfino da alcuni pitagorici (sec. V a.C.).
Nel Medioevo convivevano le due prospettive (geocentrica ed eliocentrica), non essendoci appunto prova sicura né dell’una né dell’altra.
Che fosse la Terra a ruotare su se stessa, e non il cielo a ruotare attorno alla terra, fu convinzione già di Giovanni Scoto Eriugena (810-877, monaco, teologo, filosofo irlandese), di S. Alberto Magno (1205-1280, v . poi) e dello stesso S. Tommaso d’Aquino (1225-1274, v. poi), il quale nonostante la sua enorme stima per la filosofia aristotelica, riteneva invece provvisoria la teoria aristotelico-tolemaica.
Furono favorevoli all’ipotesi eliocentrica, ad esempio, Guglielmo di Conches [1080-1154; filosofo e teologo della Scolastica francese, nonché studioso della natura, appartenente alla celebre “Scuola di Chartres” (v. poi); già studioso dei classici latini e greci, sostenne il principio dell’autonomia di ricerca della scienza empirica]; Nicola di Oresme (1320-1382; teologo, scienziato e vescovo di Lisieux – v. poi), Campano da Novara (?-1296; matematico, astronomo e medico) ed il celebre cardinale tedesco Nicola Cusano [in tedesco Nikolaus Krebs von Kues (o Nikolaus Chrypffs), Niccolò da Cusa (1401-1464), teologo, filosofo, umanista, giurista, matematico e astronomo!], che insegnava proprio a Roma l’ipotesi eliocentrica!
Come possiamo notare, quasi tutti gli scienziati sopra menzionati erano pure degli ecclesiastici. 

[Cfr. in proposito: Francesco Agnoli e Andrea Bartelloni, Scienziati in tonaca (da Copernico, padre dell’eliocentrismo, a Lemaitre, padre del Big Bang), La Fontana di Siloe (TO)2013]

L’ipotesi copernicana godrà poi della simpatia e incoraggiamento, oltre a quanti appena sopra ricordati, ad esempio di Diego di Zuniga (1536-1589; frate agostiniano di Salamanca che nel 1584 pubblicò a Toledo un’opera di esegesi favorevole al sistema copernicano), Paolo Antonio Moscerini (1565-1616; scienziato carmelitano).

La centralità dell’uomo nella creazione dell’universo – ben chiara nella Bibbia (cfr. Gn 1,26-31) ma persino nella scienza contemporanea (l’homo sapiens sapiens è il culmine dell’evoluzione e molti scienziati e astrofisici sostengono addirittura il “principio antropico” secondo cui l’universo sembra fatto e si è evoluto apposta in vista dell’uomo, come dice ad esempio il premio Nobel per la Fisica 1977 Sir Nevill Mott) – è per sé slegata dalla questione della centralità o meno della Terra nel sistema solare.
Lo affermava addirittura Bacone nel XIII sec. (v. poi) ma perfino già S. Ambrogio nel IV sec. [nel suo Esamerone riconosce apertamente che la questione della centralità della terra è secondaria, perché la centralità (nella creazione divina del cosmo) è dell’uomo, non del pianeta].
La discussione tra sistema geocentrico (tolemaico) ed eliocentrico (copernicano) – anche quest’ultimo insegnato in quasi tutte le Università della Chiesa – non ha quindi una valenza teologica e neppure metafisica ma solo scientifica [nel Processo del 1633 a Galileo si potrebbe dire addirittura solo disciplinare, non essendosi attenuto ad una promessa formale fatta anni prima (vedi dossier punto 5.2 e documento domande 11-12-14-15-18)].
Rimane però vero che, specie dal punto di vista psicologico, la questione dell’eliocentrismo copernicano poteva acquisire, e così fu, una valenza “rivoluzionaria” persino dal punto di vista antropologico e addirittura sociale!
Fino all’inizio del pensiero moderno, infatti, “rivoluzione” era un termine essenzialmente astronomico (ancor oggi così chiamiamo l’orbita terrestre attorno al Sole).
Kant, a proposito della sua Critica della ragione pura, parla già di “rivoluzione copernicana”, per esprimere come ormai ci si debba concentrare sul soggetto della conoscenza e sulle sua condizioni di possibilità invece che sull’oggetto, cioè l’essere (già smarrito con Cartesio) … e da questo labirinto il pensiero moderno non riuscirà più a trovare la via d’uscita, come sopra ricordato!
Non a caso, quindi, proprio il termine “rivoluzione” designerà, com’è noto, i grandi sconvolgimenti sociali dal XVIII al XX secolo (vedi), da quella americana del 1776 a quella francese del 1789, per arrivare a quella bolscevica del 1917 e persino a quella del 1968 (persino “sessuale”, vedi).

Infatti, scienza, filosofia e teologia, pur se distinte e autonome, influiscono comunque non poco tra loro e soprattutto sulla stessa vita dell’uomo e delle società.
Se, come ora osserveremo meglio, la scienza moderna non poteva che nascere dalla visione cristiana della Natura come “Creato” (opera di un Dio unico, trascendente e intelligente), così l’abbandono della fede cristiana, anche in Europa, sta provocando preoccupanti ritorni a visioni cosmologiche del passato, sia pure fatte passare come modernità (vedi).

È in questo senso significativo che, proprio al termine del Medioevo (Rinascimento), si assista già ad una rinascita (fatta passare ovviamente per “modernità” e “libero pensiero” vedi) di cosmologie incentrate di nuovo su visioni non solo panteistiche (la “dea Natura”) e persino antropomorfiche (la “Madre Terra”*), ma addirittura magiche, superstiziose, esoteriche e perfino diaboliche. Il caso Giordano Bruno (vedi dossier sull’Inquisizione, n. 6.3) è in questo senso paradigmatico: questo ex-frate domenicano (non era neppure più chiaro se lo fosse ancora!) non a caso pensa che l’eliocentrismo copernicano possa offrire una preziosa occasione, da lui auspicata e predicata, per un imminente ritorno della religione magica degli antichi Egizi, come per rinnovate pratiche esoteriche! E questo viene tuttora celebrato dai laicisti (specie dalla massoneria: da loro venne innalzato il monumento a Campo de’ Fiori) come “libero pensiero”, cioè finalmente staccato dalla fede cattolica!

* È incredibile che, sotto il falso pretesto di rispetto per le culture locali, persino nella Chiesa (addirittura in Vaticano, 4-7.10.2019) si tenti di valorizzare e persino ripetere certi inquietanti riti dell’antichità magica, esoterica, panteistica e persino diabolica [come quello alla Pacha Mama, cioè alla Madre Terra, una divinità pagana della fertilità (un’inquietante donna incinta), a cui peraltro le popolazioni indigene amazzoniche e andine offrivano innumerevoli vittime umane, compreso cuori ancora pulsanti estratti da bambini per questo sacrificati!]

È peraltro eloquente come proprio in questi anni l’Occidente, mentre è scosso silenziosamente da una sostanziale apostasia dalla fede in Cristo, vada incontro a nuove forme non solo ideologiche ma panteistiche (Madre Natura, da venerare, persino a scapito dell’uomo) fatte passare per “rispetto della Natura“ (ecologismo – cfr. documento).

Che il pensiero filosofico influisca anche nella modernità sul pensiero scientifico (o sedicente tale), lo si vede non solo nelle ideologie politiche [ad es. il marxismo, attuato nel socialismo-comunismo, si autodefiniva una visione “scientifica” della realtà, un materialismo dialettico “scientifico” che risentiva ovviamente dell’assurda dialettica storica di Hegel; persino Nietzsche (che più coerentemente riporta ad una visione pagana e circolare della storia: l’eterno ritorno dello stesso) si accorge che tutto ciò è ancora una falsa “teologia camuffata”, perché se Dio non c’è e non c’è uno sbocco metastorico, la storia non può andare da nessuna parte, tanto meno se affidata al caso: perché dovrebbe andare verso il meglio? Non a caso anche il comunismo è un “messianismo” che tradisce pure le origini ebraiche di Marx], ma nelle stesse impostazioni scientifiche. Non è ad esempio difficile cogliere dietro le idee, persino “a priori” ed assai poco “scientifiche” dell’evoluzionismo di Darwin, la radicale impostazione idealistica e storicistica ancora del pensiero hegeliano [vedi dossier (punto 1.2) e documento (domanda 6)].

Per concludere… Che si possa parlare di “rivoluzione copernicana” anche per descrivere il cammino filosofico, culturale, sociale e persino politico della modernità (vedi), ci viene suggerito, col il solito tragico sarcasmo ma anche lucidità profetica, non priva peraltro pure di valenze poetiche, ancora da Nietzsche. Ascoltiamo in proposito questo suo lucido brano, che ci fa vedere in modo chiaro come “da Copernico in poi” (cioè dalla nascita del pensiero moderno) l’uomo non abbia più avuto un centro e precipiti sempre più nel nichilismo:

“Da Copernico in poi l’uomo scivola dal centro verso una x” (Frammenti postumi 1885-1887). Infatti, “non è forse, da Copernico in poi, in un inarrestabile progresso l’auto-diminuirsi dell’uomo, la sua volontà di farsi piccolo? La fede, ahimè, nella sua dignità, unicità, insostituibilità nella scala gerarchica degli esseri è scomparsa – è divenuto animale, animale, senza metafora, detrazione o riserva, lui che nella sua fede di una volta era quasi Dio (figlio d’Iddio, Uomo-Dio) […] Da Copernico in poi, si direbbe che l’uomo sia su un piano inclinato – ormai va rotolando, sempre più rapidamente, lontano dal punto centrale – dove? nel nulla? nel trivellante sentimento del proprio nulla […] Ogni scienza si propone oggi di dissuadere l’uomo dal rispetto sinora avuto per se stesso, come se questo altro non fosse stato che una stravagante presunzione […] autodisprezzo per l’uomo […] la vittoria di Kant sulla teologia dogmatica concettuale (Dio, anima, libertà, immortalità) […] Similmente chi potrebbe ormai biasimare gli agnostici se costoro, in quanto veneratori dell’ignoto e del misterioso in sé, adorano ora come Dio lo stesso punto interrogativo?” (Genealogia della morale).


 

Un’ultima osservazione su fisica, metafisica e teologia … 
in riferimento al tema del Big Bang (anche se si tratta di una questione recente)

Come abbiamo sopra ricordato, se la metafisica e la teologia devono astenersi da dare risposte scientifiche (che questo effetto abbia questa causa è compito della ricerca scientifica e non della metafisica, così come la Bibbia, cioè Dio, non vuole rispondere a questi quesiti, lasciati alla ricerca della nostra intelligenza), così pure la scienza deve astenersi da dare risposte metafisiche o teologiche [quando ad esempio uno scienziato dicesse che è “ateo” – cosa rara, perché, contrariamente a quanto si crede, la maggior parte dei più grandi scienziati della storia e del presente sono credenti (vedi qui di seguito, cfr. pure il documento, domanda 3) – non lo direbbe in quanto scienziato, ma per motivi personali o perché vuole fare il filosofo, che non è suo compito].
Anzi, la scienza, progredendo sempre più nella scoperta dell’incredibile ordine che è inscritto (persino matematicamente!) nella Natura, ci offre non solo sempre maggiori conferme dell’intuizione di Platone (l’ordine del kosmos dipende da un pensiero, cioè da un Logos trascendente. che l’ha tratto dal Kaos), ma dell’ancor più alto pensiero che scaturisce dalla Bibbia e si è sviluppato nelle teologia e filosofia cristiana (cfr. ad es. la 5^ “via” di S. Tommaso d’Aquino, che proprio dall’ordine risale a Dio come Intelligenza suprema trascendente e creatrice), secondo cui il Logos creatore e trascendente ha creato “dal nulla” tutte le cose (vedi, specie domande 2.3 e 2.4)! 
Significativa in tal senso la celebre frase di Louis Pasteur, uno dei grandi scienziati del XIX sec. (uno dei padri della microbiologia, che smentì tra l’altro definitivamente l’idea di “generazione spontanea” della vita) e fervente cattolico (partecipava quotidianamente alla S. Messa!): “Un po’ di scienza potrebbe allontanare da Dio, ma molta scienza riconduce invece a Lui”!

Ci sono però degli ambiti, nella scienza contemporanea, che davvero più che mai fanno toccare (senza confonderle) scienza, metafisica e teologia. Uno di questi è la questione del cosiddetto Big Bang, trattandosi appunto dell’inizio dell’universo intero (circa 13,4 miliardi di anni fa) e tenendo presente che il concetto stesso di “inizio assoluto” è in sé contraddittorio, in quanto presupporrebbe che il Nulla assoluto possa generare qualcosa, il che farebbe cadere in blocco tutta la scienza (basata sul principio di causalità) (vedi catechesi su Dio, punto 2.3).
È quantomai significativo che lo scienziato che ebbe per primo l’intuizione di questo punto iniziale dell’universo fu il fisico e sacerdote gesuita belga Georges Lemaître (1894-1966). Proprio a partire dalla velocità di fuga delle galassie le une dalla altre giunse a ipotizzare a ritroso il punto iniziale dell’universo (compreso quindi l’inizio del tempo come dello spazio, che sono dimensioni dell’universo stesso fisico), che chiamò “atomo primordiale” (poi, quasi per deriderlo, da parte dei suoi detrattori fu chiamato “grande scoppio”, appunto Big Bang). Molti, compreso lo stesso Einstein (erano contemporanei, colleghi e in ottimi rapporti), pensavano che tale idea del Big Bang fosse stata in lui condizionata dal fatto di essere anche sacerdote, in quanto troppo simile al racconto biblico [Gn 1,1, oltre ad indicare che tutto (cielo e terra) viene da Dio, parla esplicitamente (ed è la prima parola della Bibbia, come non a caso la prima parola del Vangelo di Giovanni) di un “in principio”, per indicare che c’è un ‘inizio e dunque un’età dell’universo, creato dunque da Dio “ex-nihilo” (cioè dal nulla); tra l’altro è pure significativo che Gn 1,2 ponga la “luce” come prima cosa creata; in effetti il Big Bang sta appunto ad indicare un “inizio” di tutte le cose (l’universo dunque non è eterno neppure per l’astrofisica contemporanea) e il primo avvenimento da cui tutto si evolverà è proprio un lampo di “luce”].
Strano che molti pensino (lo insegnano persino ai bambini!) che il Big Bang contraddica la Creazione biblica (e dunque l’esistenza di Dio Creatore), quando invece la conferma! In realtà è diventata l’ipotesi più accreditata (e persino confermata sperimentalmente, ad esempio con la scoperta della cosiddetta “radiazione di fondo”, che è una sorta di eco elettromagnetica di quello scoppio iniziale); lo stesso Einstein se ne convinse, visto tra altro che confermava addirittura la sua “teoria della relatività”.
Quello del Big Bang è davvero un punto limite di incontro tra fisica, metafisica e teologia (fede). Qualcuno dice che la scienza conduce qui fin “sulla porta del mistero”, senza poterla certo valicare (non essendoci oltre neppure lo spazio-tempo e quindi più nulla da poter sperimentare direttamente); ma è invece non solo la fede ma la stessa ragione a poter e persino dover valicare quella porta, in base appunto al principio assoluto che “il nulla non fa nulla”: al di là non c’è il Nulla (tutto sarebbe ancora nulla, cioè non ci sarebbe l’universo), ma Dio, l’Essere supremo, Causa prima e Creatore di tutte le cose (che in Cristo ci si è pienamente rivelato coma Amore infinito e ci ha chiamato a partecipare eternamente alla Sua stessa Vita)!
Ad esempio il fisico italiano prof. Carlo Rubbia (1934-vivente), premio Nobel per la Fisica 1984, cattolico, appartenente pure alla Pontificia Accademia delle Scienze, afferma in proposito: “Che la scienza oggi ci dica che l’universo ha 13,4 miliardi di anni … non fa che confermare l’idea della creazione dell’universo, un’idea quantomai precisa ed obiettiva”!


 


Solo la fede cattolica ha permesso e generato la scienza

Questa espressione potrebbe sembrare un pregiudizio, un giudizio “di parte”, visto nell’ottica di un’esaltazione del Cattolicesimo (oggi peraltro assai raro). In realtà, come ora vedremo brevemente, si tratta di una dato storico obiettivo ed inequivocabile.

La scienza, anche quella moderna sperimentale, ha trovato in Europa, e specialmente in Italia, la propria culla e il proprio molteplice sviluppo. E ciò a motivo proprio della fede cristiana, specie cattolica.
Si potrebbe dire, come vedremo tra poco, che la scienza nasca da quella visione della realtà che emerge proprio dalla Bibbia (fin dalle sue prime parole di Genesi, cioè dall’Antico Testamento; quindi dall’Ebraismo; ma in realtà la cultura ebraica non aveva avuto quella diffusione e incidenza mondiale che ha invece avuto il cristianesimo, che ne rappresenta pure il culmine, il compimento e il superamento).

Nel dossier sul Medioevo abbiamo osservato quale fecondità culturale abbia permesso e promosso la fede cattolica durante il Medioevo, dai monasteri alle Università, tanto da costituire il fondamento ed il motore stesso della civiltà occidentale. E se nei monasteri, veri centri propulsori non solo della fede cristiana ma della civiltà europea, questa promozione culturale aveva investito particolarmente il ramo umanistico (Filosofia, Teologia, Lettere, Diritto), come doveroso, non aveva trascurato ma anzi favorito anche il progresso scientifico (medicina, farmacia) e persino la tecnica (abbiamo osservato nei monasteri stessi: idraulica, meccanica, agricoltura e allevamenti).

Come osserva ancora lo studioso americano T. Woods (op. cit., p. 12 e p. 75 e segg.), la maggior parte degli storici della scienza oggi sa come non sia casuale che la scienza moderna sia nata e si si sia sviluppata in ambiente cattolico, che ci sia quindi un nesso profondo tra la scienza e la fede cattolica e che la scienza debba infatti molto alla Chiesa CattolicaE ciò proprio a motivo della concezione di Dio come Logos trascendente e Creatore; mentre tutta la realtà, proprio in quanto “creata”, non viene più intesa come se fosse dipendente da spiriti irrazionali, capricciosi e addirittura malefici (come è nella maggior parte delle religioni pagane o extra-bibliche); allo stesso modo proprio la fede cristiana ha fortemente sottolineato il valore della ragione (che ci fa ad immagine di Dio) e della sua capacità (che doveva essere rigorosa ma lasciata libera di indagare) di scoprire la logica stessa del mondo. Tutto ciò è sostanzialmente sconosciuto nelle altre civiltà.

 

Perché?

Soprattutto per 2 motivi …

1) Anzitutto per la fiducia nella capacità della ragione. Secondo la fede cattolica, la ragione, dopo la vita, è il più grande dono “naturale” di Dio, che rende l’uomo “a Sua immagine e somiglianza”. La Chiesa Cattolica ha per questo sempre valorizzato la ragione, come pure le ha sempre  garantito quella libertà e persino autonomia di ricerca, così da rendere possibili indagini non solo filosofiche ma anche scientifiche pienamente autonome e indipendenti, sia pur raccordate giustamente con ciò che Dio stesso ha rivelato e la teologia ha elaborato, in accordo pure con le più profonde filosofie.
Certamente la ragione è stata indebolita (ma non distrutta) dal “peccato originale”, come talora è offuscata dalle passioni e dai peccati personali, ma viene invece vivificata, purificata e innalzata dalla “grazia” di Dio. Mentre il sostanziale “pessimismo” antropologico dell’eresia protestante ritiene la natura e ragione umana definitivamente corrotte dal peccato originale.
Non poteva quindi esserci alcuna reale opposizione tra vera scienza e vera fede, perché – oltre al fatto che la Verità è “una” e possono esserci verità tra loro complementari ma non opposte (vedi) – Dio è uno ed è sia il Creatore della Natura che l’autore (ispiratore) della Bibbia. 
Dice lo stesso Galileo: Dio ha scritto due libri, la Bibbia e la Natura; l’autore è il medesimo; non può quindi esserci contraddizione tra ciò che Dio rivela nella Bibbia e ciò che la scienza scopre indagando sulla Natura.
Però Dio ci rivela soprattutto quelle verità che sono “via al Cielo”, cioè per la nostra salvezza; mentre lascia alla nostra ragione la scoperta di quelle verità che riguardano ad esempio “come funziona il cielo” (espressione attribuita a Galileo ed è invece del cardinal Baronio diretta proprio a Galileo – cfr. dossier, 5.2)

È evidente che la nascita della mentalità razionale cristiana sconfigge la superstizione pagana del mondo e crea il presupposto della mentalità scientifica (F. Agnoli, op. cit., p. 23).

Sulla bellezza, fecondità e necessità del rapporto tra autentica fede e vera ragione, si ricordi ancora l’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio (1998).

Nel dossier sul Medioevo abbiamo già sottolineato come questa fiducia nella ragione emerga soprattutto dall’autentica fede cristiana, cioè “cattolica”, e sia invece sostanzialmente assente nell’eresia protestante, specie nei primi tempi della Riforma. 
[cfr. anche il dossier su Galileo, spec. 2.1.1, 4.1, 4.2, 4.3, 5.3.2, 5.4]
Infatti il Protestantesimo, specie all’inizio, ha profondamente avversato l’apporto della ragione, pensando così di rendere la fede ancora più pura, in realtà rendendola razionalmente “cieca” e quindi fragile. La dottrina luterana del peccato e della “grazia” (intesa non più come una medicina che risana ma una coperta che nasconde il peccato) – che con Calvino diventa addirittura la terrificante dottrina della doppia “predestinazione” (all’inferno o al paradiso) – la dottrina della “sola grazia”, della “sola Bibbia”, della fede ridotta in modo soggettivo, sentimentale (un solo “sentire”) o volontaristico (moralismo), ha infatti svalutato e persino condannato l’apporto della ragione. Ragionare sarebbe per Lutero un “adulterare” la fede, considerata tanto più pura quanto più cieca.
Non a caso, specie all’inizio, la Riforma protestante si oppose sia al rapporto della fede con la filosofia come al sorgere e svilupparsi della scienza sperimentale. 

Purtroppo questa grave ed eretica visione della fede cristiana negli ultimi decenni si è infiltrata anche all’interno della Chiesa Cattolica, deformando e mettendo in pericolo la fede cattolica (e la salvezza eterna delle anime). Non a caso già il Concilio Ec. Vaticano I (1870) condannò questo “fideismo” e chi negava la possibilità anche razionale di conoscere Dio. Giovanni Paolo II intervenne autorevolmente in merito, con una della sue più importanti Encicliche (Fides et ratio, 1998), in cui tra l’altro condanna non solo quella visione sentimentale e irrazionale della fede oggi sempre più diffusa (però di fatto “non cattolica”!), ma anche quel certo “biblicismo autoreferenziale” (cfr. n. 55), cioè quel “basta la Bibbia”, divenuto persino di moda in molte comunità cattoliche ma che tradisce appunto un’impostazione fideistica protestante.


2) Fu soprattutto fondamentale, per la nascita della scienza, la concezione della Natura, della realtà, del cosmo, come Creato, cioè come opera libera e intelligente del Creatore (Logos), che ha dato alle cose e al cosmo intero delle leggi, addirittura esprimibili in termini “matematici” e che anche la ragione umana può progressivamente conoscere (“leggi naturali” che Dio ha creato ma che in genere Egli stesso mantiene e rispetta, tranne in quelle eccezioni che chiamiamo “miracoli”).

Soffermiamo ancora un poco la nostra attenzione su questo tema, per sottolineare come proprio tale visione della realtà già nel tardo Medioevo abbia creato quella “cultura” (e talora già persino interessanti scoperte) idonea per il sorgere stesso della scienza sperimentale.

“Per questo la scienza nasce in Europa, perfino già dal Medioevo” (F. Agnoli, op. cit., p. 11]

Che Dio sia il Creatore di tutto, “del cielo e della terra” (cioè delle cose “visibili” e di quelle “invisibili”, degli esseri corporei e di quelli spirituali), è talmente un contenuto fondamentale della fede cristiana (e prima ancora di quella ebraica), che emerge già dalle primissime parole della Bibbia (Gn 1,1: “In principio Dio creò il cielo e la terra”), e sta all’inizio anche di quelle prime, solenni, fondamentali e perenni formulazioni sintetiche della fede (il Credo vedi) che sono sia il “Simbolo apostolico” (“Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”) che quello “niceno-costantinopolitano” del IV sec. (“Credo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”). Bello che venga ricordato anche nella Benedizione del Vescovo [“Sit Nomen Domini benedictum (Sia benedetto il Nome del Signore); R: ex hoc nunc et usque in saeculum (ora e sempre). Adiutorium nostrum in Nomine Domini (il nostro aiuto è nel Nome del Signore); R: qui fecit coelum et terram (Egli ha fatto cielo e terra). Benedicat vos Omnipotens Deus +Pater et +Filius et +Spiritus Sanctus (Vi benedica Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo)”].

Ciò rappresenta già un’enorme ed inedito passo avanti rispetto a tutte le religioni e persino rispetto alla filosofia classica greca. Infatti, se già in Platone e Aristotele si riconosceva una “dipendenza” del cosmo da un Dio unico, trascendente e intelligente, manca in loro, pur ai vertici della storia del pensiero antico, l’idea della “creazione”, cioè che proprio tutto abbia avuto un inizio e sia stato fatto esistere dal nulla dalla potenza creatrice di Dio.

Il cosmo inteso come Creato, come emerge dalla fede cristiana, detronizza così la Natura da ogni pretesa divina, religiosa, magica, superstiziosa, persino capricciosa se non malvagia.

Queste credenze erano comuni a tutti i popoli dell’antichità, compresi quelli barbari europei prima dell’evangelizzazione del continente, come quelli indigeni americani, africani, asiatici e australiani. Tali popoli, culture, religioni – contrariamente a quanto la visione illuminista, purtroppo riemergente ora in Occidente, esalti  “il buon selvaggio” e la bellezza delle culture indigene primitive – avevano certo le loro divinità (non è mai esistita una civiltà atea!), ma si sentivano oppressi dai loro Dèi, cui si sentivano costretti ad offrire persino innumerevoli sacrifici umani per poter renderseli propizi! Per questo per loro l’’incontro con il Vangelo, con la novità e bellezza della fede cristiana (Dio ci ama infinitamente e ci salva eternamente in Cristo!) fu ed è una grande “liberazione” e persino l’inizio del loro sostanziale e continuo progresso.

Questa idea della Natura, mentre veniva detronizzata da ogni pretesa divina ma elevata alla dignità di opera creata da Dio secondo la Sua sapienza, cioè secondo “leggi” stabilite da Dio (Logos), che Egli stesso normalmente mantiene e rispetta e che la mente umana può investigare e scoprire, costituisce la base teologica e filosofica che ha permesso il sorgere della scienza moderna sperimentale, cioè la possibilità di studiare razionalmente la natura, cosa appunto assente in tutte le altre civiltà, filosofie e religioni dell’umanità!
 

Ecco dunque ancora alcune sottolineature che testimoniano il dato e il motivo della nascita della scienza in area cristiana, specie cattolica, nel continente europeo (‘in primis’ in Italia), e le proprie basi culturali addirittura già nel Medioevo, quindi nei secoli precedenti allo stesso Galileo e allo sviluppo massiccio del moderno metodo sperimentale.

Abbiamo già osservato che per sé alcuni concetti fondamentali, come quello di “creazione”, siano ovviamente già ebraici, giudaici [della creazione di tutte le cose “in principio” si parla appunto già nel primo versetto del primo libro biblico dell’Antico Testamento (Genesi, che in ebraico è intitolato appunto BeReshit, cioè In principio). Però la religione e cultura ebraica, nonostante le presenza di Ebrei in molti Paesi, già nell’antichità, non riusciva o non voleva uscire dalla ristretta cerchia etnica del popolo eletto d’Israele (un’identità precisa, segnata nei maschi addirittura dal rito della “circoncisione”; e tutti gli altri popoli erano “non circoncisi” ed esclusi dall’alleanza divina). Con Gesù Cristo (vedi), culmine e pienezza della Rivelazione divina, Logos stesso fatto carne, e la conseguente nascita del nuovo popolo di Dio (vedi), la Chiesa Cattolica (aperta a tutti popoli: “cattolico” significa infatti “universale”), ha permesso non solo una rapida e costante diffusione del cristianesimo (e della salvezza eterna a tutti offerta) in tutto il mondo, ma appunto la stessa diffusione universale dei contenuti fondamentali e originali dell’ebraismo, che trovano in Cristo e nella fede cristiana il proprio completamento e perfezionamento (cfr. Mt 5,17).



Nel citato testo di Woods (p. 83 e segg.) troviamo ad esempio questa testimonianza dell’importante storico della scienza, il padre benedettino ungherese (poi USA) Stanley Jaki (1924-2009; filosofo, teologo, fisico, saggista e docente universitario alla Seton Hall University nel New Jersey):

Le idee cristiane, soprattutto il concetto di “creazione” (ad opera di Dio ed “ex nihilo”), furono la base culturale che permise il sorgere della scienza in Europa, già nel Medioevo. 
Questa cosmologia biblica (un universo razionale e creato, cioè distinto dal Dio Creatore e trascendente) è pressoché assente nelle altre civiltà; per cui in esse, al di là delle capacità anche di osservazione del cielo (come ad esempio nella civiltà babilonese, nonostante la raccolta di significativi dati astronomici e lo sviluppo persino dell’algebra), non ha permesso il sorgere e lo sviluppo della scienza come invece è storicamente avvenuto nel cristianesimo (potremmo dire che anche quando altrove pare nascere la scienza, essa nasce “morta”).
Non troviamo infatti la nascita e lo sviluppo della scienza nelle civiltà araba, babilonese, cinese, egiziana, greca, hindu, maya, …
Esse pensavano ancora il divino come “Immanente” (e quindi operante continuamente senza leggi da lui fissate e mantenute) e la Natura come un essere vivente, cioè una concezione animista e comunque panteista [presente peraltro persino nell’ateismo (che è poi costretto a “credere” che la pura casualità possa creare l’ordine cosmico) e nel moderno culto ecologista della Natura (intesa come Madre natura, Madre Terra).
Evidentemente queste visioni cosmologiche impediscono la scienza, che non può sussistere senza un ordine stabile del cosmo e studiabile dalla ragione.
Mancando loro l’idea di creazione, i fenomeni naturali non sono ancora intesi come frutti di “leggi naturali” pensate da un Dio trascendente e creatore (che normalmente Egli stesso rispetta*) e quindi immutabili, studiabili e prevedibili.

* Come abbiamo già sopra osservato, nella autentica fede cattolica, il “miracolo”, in senso fisico, è invece un intervento straordinario di Dio, possibile ma eccezionale; altrimenti non sarebbe neppure possibile la scienza, che studia invece la regolarità dei fenomeni e delle loro cause.

In quelle civiltà extrabibliche si crede invece che i fenomeni abbiano una volontà propria (siano quindi spiriti o addirittura divinità) e quindi non siano regolari e studiabili con la scienza.

Persino Platone, che pur fa dipendere l’ordine cosmico da Dio (Logos), considera l’universo come eterno (Dio avrebbe solo messo in ordine un Kaos, rendendolo Kosmos) e non sa spiegare né la materia né il divenire e ricorre ad un mitico intermediario operativo (Demiurgo). Anche Aristotele, che pur fa dipendere il divenire cosmico da Dio (Primo Motore Immobile), l’universo è considerato ancora eterno e quindi non si capisce ultimamente da dove derivi il suo essere.

Persino Platone e Aristotele credono ancora ad un’anima del mondo (pur riferendolo a Dio) (cfr. F. Agnoli, op. cit., p. 18)

Strano che non nasca e si sviluppi la scienza neppure nell’Islamcioè nella civiltà musulmana, che pure è l’unica grande religione nata dopo il cristianesimo (VII sec.), che risente persino molto dell’Antico Testamento biblico (monoteismo assoluto, Dio trascendente, Creatore, ecc.). Una religione che si è subito diffusa (soprattutto militarmente) in tutto il mondo allora conosciuto e tuttora con 1,5 miliardi di seguaci ormai nei 5 continenti. Nonostante che la culla dell’Islam sia stata (e ancora è prevalente) la civiltà e cultura araba (Maometto pensa una religione particolarmente adatta proprio al mondo arabo, anche se da portare a tutti, e lo si coglie infatti anche da molti suoi precetti, persino alimentari) – una cultura che ha avuto una notevole importanza per la matematica (i numeri sono tuttora universalmente quelli arabi e l’algebra nasce nel mondo arabo fra l’VIII e il IX sec.) e che ha pure conosciuto nell’XI-XII sec. una provvisoria apertura alla filosofia aristotelica (1) – eppure l’Islam non ha conosciuto il sorgere della scienza come quella moderna nata dalla civiltà cristiana europea e diffusasi nel mondo intero.

(1) cfr. i commentatori arabi di Aristotele Avicenna e Averroè, di cui tiene conto persino S. Tommaso d’Aquino, tanto la filosofia cristiana medievale era capace, come abbiamo osservato, di vero “dialogo”!
Avicenna [(980-1037), fu un filosofo persiano (i persiani non sono arabi, ma furono occupati dagli arabi musulmani nel 637, ed hanno fondamentalmente abbandonato lo Zoroastrismo per aderire all’Islam). Si è occupato anche di matematica, fisica e persino di medicina (però si limitò ad ordinare sistematicamente le dottrine mediche di Ippocrate e Galeno e quelle biologiche di Aristotele, senza contribuire ad un sostanziale progresso di tali scienze].
Averroè [1126 Cordoba (Spagna, allora resa califfato dall’invasione musulmana) – 1198 Marrakech (Marocco)] è considerato il più influente filosofo musulmano del Medioevo; fu anche medico e matematico, oltre che esperto nel diritto.

Però l’Islam, nella sua assolutizzazione della trascendenza divina (a scapito dell’immanenza) e della (presunta) rivelazione a Maometto (proibito discuterne, ragionarvi sopra e all’inizio s’è persino ritenuto che il Corano non dovesse essere tradotto dall’arabo in altre lingue, perché ciò avrebbe rappresentato già una contaminazione e perfino un tradimento all’assoluta fedeltà ad Allah,) ha sostanzialmente rifiutato ogni elaborazione razionale e quindi anche ogni possibilità di vero dialogo – come vediamo purtroppo ancor oggi (checché l’Occidente relativista pensi ad una possibile loro integrazione sociale) – ed ogni possibilità stessa di fare scienza [il Mutakallimum islamico dirà espressamente che è un affronto ad Allah enunciare una legge fisica (le leggi naturali sono considerate come semplici nostre abitudini).

Si veda in proposito la celebre (anche se immediatamente strumentalizzata dai media occidentali, con pericolose possibili reazioni nel mondo da parte di gruppi islamici) “lectio magistralis” tenuta da Benedetto XVI il 12.09.2006 all’università di Regensburg/Ratisbona, dove da giovane professore insegnò, dal titolo “Fede, ragione e università – Ricordi e riflessioni”].

Se qualcuno obiettasse che anche la Bibbia (in quanto Parola di Dio, certo infallibile) e soprattutto il Vangelo (addirittura il Logos incarnato, Gesù “Via, verità e vita”, Gv 14,6) pretendono l’assolutezza della verità e quindi l’obbedienza totale dell’uomo, si consideri invece che:
1) ci sono motivi ragionevoli per riconoscere che Dio si è già effettivamente rivelato agli Ebrei nell’A. T. (vedi, domande 3.7/3.12) (progressivamente e secondo categorie anche umane che gli esegeti e l’ermeneutica possono studiare e decifrare, come infatti accadde e accade in Teologia) e soprattutto che Gesù di Nazaret ci offre motivi ragionevoli (la sua vita, la sua predicazione, i suoi miracoli strepitosi e soprattutto la sua Risurrezione, seriamente documentati) per credere alla Sua divinità (vedi catechesi n. 4);
2) al di là di una fede semplice che aderisce con totale obbedienza alla Parola di Dio (fedelmente annunciata e interpretata dalla Chiesa Cattolica, secondo l’autentica e bimillenaria Tradizione) – fede semplice che può essere già molto meritoria ed ottenere la salvezza eterna (se uno non ha dubbi e non ha soprattutto la possibilità di approfondire; perché altrimenti sarebbe grave “peccato di omissione” non farlo se uno ne avesse le possibilità) – proprio la storia bimillenaria della Chiesa Cattolica dimostra, come vediamo anche in questo documento, che l’autentica fede cristiana cattolica permette un approfondimento razionale (teologico, filosofico, culturale) di dimensioni immense e in grado quindi di alimentare, sostenere, purificare, innalzare il lavoro della ragione, in tutti i campi del sapere e appunto persino in quello scientifico, che appunto non a caso nasce e si sviluppa nella civiltà cristiana!



Ascoltiamo ancora una considerazione di F. Agnoli (cfr. op. cit., p. 51):

La concezione cosmologica ebraico-cristiana (universo inteso come “il creato”) supera non solo quella dei presocratici, di Parmenide, di Democrito, degli stoici, e persino di Platone e Aristotele, ma anche dell’induismo, del buddismo, del manicheismo, dell’Islam, come quelle riemerse addirittura nella modernità (Giordano Bruno*, Spinoza, Hegel, Marx e persino in ancora molte parti del pensiero di Einstein)!

* Come abbiamo già osservato, col Rinascimento (v. il caso Giordano Bruno, vero cultore della magia e dell’esoterismo, pur essendo un frate! – cfr. dossier sull’Inquisizione, punto 6.3) si assiste invece ad una tragica rinascita della divinizzazione della Natura, dell’esoterismo, della magia (Giordano Bruno pensa pure all’eliocentrismo come imminente ritorno della religione magica degli antichi Egizi, che auspicava).
 

Nelle religioni non cristiane, antiche e moderne, dietro ogni evento naturale c’è invece sempre un’anima, uno spirito (da scongiurare e a cui sacrificare per propiziarseli).

Nell’Europa precristiana …
“La religione germanica (e scandinava) era infestata di streghe, gnomi, folletti, elfi, nani, lupi mannari ed altre creature spaventose che rendevano minacciosa la natura e la storia”. “Anche i Sassoni avevano queste divinità naturali a cui sacrificare animali e uomini”.
[Non a caso Carlo Magno proibì tutte queste credenze superstiziose dei primitivi popoli europei].
“Le regioni baltiche erano infestate di credenze del genere”; così gli i popoli slavi.

Nell’America precristiana …
Anche i popoli indigeni delle Americhe (Maya, Aztechi, Incas) erano oppressi da queste credenze religiose (divinità, spiriti, diavoli), compresa la Pacha Mama (Madre Terra), cui offrivano persino migliaia e migliaia di sacrifici umani, addirittura cuori ancora pulsanti estratti dal corpo anche di bambini ancora vivi!

Evidentemente una natura così intesa, divinizzata, magica, caotica, capricciosa, una religione animista, panteista, politeista e persino crudele … non avrebbe mai permesso la nascita della scienza! Infatti queste civiltà non cristiane mai la generarono!



Ancora qualche testimonianza in merito, da scienziati contemporanei:

Melvin Calvin (1911-1997 – Premio Nobel per la Chimica 1961): “Il monoteismo della Bibbia (già l’A. T.), con una cosmologia che considera l’universo regolato da un unico Dio e non dal capriccio di molti dèi, è il fondamento storico della scienza moderna”.

Robert Andrews Millikan (1868-1953, premio Nobel per la Fisica 1923 e sostenitore dell’accordo tra scienza e fede): “la causa del sorgere della scienza sperimentale è la Bibbia, cioè la Rivelazione del Dio vero, non un Dio o dèi stravaganti e capricciosi, ma un’Intelligenza che opera secondo delle leggi”.

Sul perché la scienza moderna sia nata esclusivamente all’interno della civiltà cristiana e specialmente cattolica (non a caso in Italia e in Europa), ecco la testimonianza del famoso scienziato italiano prof. Antonino Zichichi *:

* (1929-vivente) siciliano – dottore in Fisica, ha lavorato presso il Fermilab di Chicago e il CERN di Ginevra (dove nel 1965 ha diretto il gruppo di ricerca che osservò per la prima volta l’antideutone, in contemporanea con l’analoga scoperta di un team americano), ha guidato il gruppo di fisici dell’Università di Bologna durante i primi esperimenti sulle collisioni materia-antimateria presso i laboratori nazionali di Frascati. È stato presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare dal 1977 al 1982 e nel 1978 è stato presidente anche della Società Europea di Fisica. Per poco nel 1979 non è riuscito a diventare direttore del CERN di Ginevra – nel 1980 incomincia la costruzione dei Laboratori nazionali del Gran Sasso, dei quali è stato uno dei principali fautori e ideatori – di dichiarata fede cattolica. è stato anche in ottime relazioni con Giovanni Paolo II]

“Mai una legge scientifica è stata infatti scoperta al di fuori della civiltà cristiana”. “La scienza è nata in casa cattolica con Galileo Galilei, per un atto di fede in Dio Creatore e nel Creato. E Galileo fu il primo a cercare le impronte del Creatore studiando anche gli oggetti <volgari>, cominciando perfino dalle pietre e dal loro moto di caduta, sapendo che la Sapienza infinita di Dio aveva scritto il libro della Natura con una logica (la Logica del Creato), anzi con caratteri matematici, e la scienza ha come obiettivo di capire ciò che Dio ha scritto, usando proprio il rigore della matematica. Per questo con Galileo nasce la scienza moderna, proprio comprendendo che le leggi fondamentali della natura sono espresse da precise equazioni matematiche. Galilei voleva semplicemente leggere il Libro della Natura, scritto con caratteri matematici. Dire nel XVII secolo che bisognava seguire questa strada per scoprire le leggi fondamentali della natura, non era il risultato di un discorso logico ma un atto di fede in Dio Creatore. La scienza nasce da questo atto di umiltà intellettuale, dalla consapevolezza che nasce dalla fede cristiana: in ciascun oggetto doveva esserci l’impronta della sapienza del Creatore, che è un <Intelletto Matematico>”. “Per questo stesso motivo fede e scienza non potevano per Galileo contraddirsi, perché Bibbia e Natura sono due libri scritti dallo stesso Autore, che è il Creatore”. “Fede e scienza non si contraddicono. Se vivessimo davvero nell’era della scienza queste verità sarebbero patrimonio culturale di tutti. I persistenti e propagandati pregiudizi contrari nulla hanno a che vedere con la scienza” [A. Zichichi, Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo, Il Saggiatore (MI) 1999].


Del resto, per concludere, così scriveva lo stesso Galileo (che, nonostante il suo caratteraccio che lo portò a litigare quasi con tutti e le sue debolezze morali, che lo portarono ad avere a Padova una relazione con una donna, da cui ebbe 3 figli, per poi presto abbandonare tutti 4, era comunque un uomo di fede e così volle anche morire, tanto da essere sepolto in S. Croce a Firenze) (cfr. documento, domanda 2):“Procedono di pari dal Verbo divino la Scrittura Santa e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo e questa come osservantissima esecutrice degli ordini di Dio”; “il mondo sono le opere di Dio e la Scrittura sono le parole del medesimo Dio”.

Galileo ne era talmente convinto, da esagerare perfino. Come quando si oppose alla scoperta delle orbite ellittiche di Keplero, dicendo (sbagliando) che le orbite dovevano essere circolari, in quanto il cerchio è più perfetto dell’ellisse e Dio fa le cose in modo perfetto (oggi sappiamo tra l’altro che in astronomia l’orbita ellittica è infatti più perfetta di quella circolare, tant’è vero che facciamo fare questo tipo di orbite anche ai nostri satelliti e stazioni spaziali).


La storia della scienza è tra l’altro piena di scienziati non solo credenti, cattolici praticanti e particolarmente devoti, anche di Beati e Santi, ma di religiosi (frati, monaci) ed ecclesiastici (sacerdoti, vescovi, cardinali e persino Papi). 
Si osserva invece che “a parte qualche pastore protestante, non troviamo tra gli scienziati ministri di altre religioni: nessun rabbino, imam, sciamano, bramino indù, monaco buddhista, ecc.” (cfr. Agnoli – Bartelloni, op. cit., p.7).

 

Una Nota … sull’origine della vita

Non vogliamo né possiamo entrare qui nel merito della questione. Si veda in proposito il dossier su Darwin (e l’evoluzionismo) al punto 3.
F. Agnoli, nel testo citato (p. 73 e segg.) sottolinea …
Mentre per Aristotele non solo l’universo ma anche la vita esistono da sempre, per la Bibbia sia l’universo che la vita hanno avuto un inizio (creati da Dio). Oggi la scienza dice che Aristotele si sbagliava.
Se poi ci chiediamo: da dove ha origine la vita?
Per generazione spontanea?
Già Francesco Redi (1626-1697, uno dei più grandi biologi di tutti i tempi, cattolico e allievo dei Gesuiti) e Niccolò Stenone (1638-1686, vescovo cattolico danese, padre della geologia e stratigrafia) avevano sottolineato la sostanziale differenza tra materia inorganica e materia organica. Negarono la generazione spontanea Lazzaro Spallanzani (1729-1799, sacerdote, monaco; grande scienziato ucciso dai seguaci della rivoluzione francese), Thodor Schawann (1810-1882 – cattolico allievo dei Gesuiti e docente all’università di Lovanio in Belgio) e soprattutto Louis Pasteur (1822-1895; uno dei padri della microbiologia e fervente cattolico).
In realtà, nessuno è in grado di spiegare come si possa passare dalla chimica inorganica a quella organica e alla biologia; nonostante si conosca praticamente tutto di una cellula vivente (componenti) e come “funzioni” (fisiologia), nessuno sa davvero spiegare davvero cosa sia la vita (e di conseguenza la morte) e come possa essere sorta. [Non parliamo poi di quel particolarissimo essere vivente e pensante, culmine dell’evoluzione cosmica e biologica) che è l’uomo! vedi, parte 4]
Chi si ostina a negare la creazione divina (un nuovo intervento diretto di Dio, come per la nascita dell’universo e poi per la nascita di ogni singolo essere umano, cioè di ogni singola anima spirituale) assai spesso si arrampica sugli specchi e persino sulle ipotesi “fantascientifiche” (da un altro pianeta, da alieni?).
Già il tentativo di spiegazione del sorgere della vita “per caso” (“caso” è poi una semplice parola, da credere ciecamente e senza alcuna prova, per nascondere in fondo la propria ignoranza o la propria ostinazione aprioristica nel negare Dio) – come Jaques Monod [(1910-1976), biologo e filosofo francese, premio Nobel per la Medicina 1965; ma il suo Caso e necessità, presentato dalla cultura specie di stampo comunista come “la Bibbia degli atei” (!), ebbe ad esempio l’immediata risposta del grande biologo Vittorio Marcozzi, con Caso e finalità] o Clinton Richard Dawkins [(1941 – vivente) etologo, biologo, divulgatore scientifico, saggista e attivista britannico, considerato uno dei maggiori esponenti contemporanei della corrente del neodarwinismo nonché del “nuovo ateismo” – si scontra poi sempre più con serie difficoltà, offerte persino dal calcolo delle probabilità [cfr. John C. Eccles (1903-1997), Nobel per la Medicina 1963: “solo per fare a caso un aminoacido ci vorrebbe un tempo superiore all’età dell’universo!”; così C. Wickramsinghe (“l’età dell’universo sarebbe ridicolmente insufficiente!”) e persino l’ateo F. Hoyle.
Ancora … Francis Crick (con J. Watson scoprì la struttura elicoidale del DNA; premio Nobel 1962): “la nascita della vita non è giustificabile senza l’intervento di un’intelligenza”. Erwin Chargaff (uno dei padri della biologia molecolare): “parlare del caso per il sorgere della vita è un’idiozia”. Francis Collins (direttore della ricerca sul “genoma umano”, che parla del DNA come del “linguaggio di Dio”): “oggi nessuno scienziato serio oserebbe affermare di essere prossimi ad una spiegazione naturalistica dell’origine della vita”. “Se l’universo era improbabile, la nascita della vita ancor più, quella dell’uomo il massimo dell’improbabilità. Parlare di pura casualità è ridicolo”!



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Fin dall’inizio del cristianesimo …

Fin dai primi pensatori cristiani e Padri della Chiesa emerge chiaramente la nuova visione della Natura, assai diversa e superiore, rispetto a tutte le cosmologie precedenti.

È ormai evidente che non solo la Natura non è ovviamente Dio – visto che ovviamente c’è un solo Dio (Santissima Trinità), trascendente e creatore, che ha in mano il governo del mondo (sia pur in genere rispettando le leggi che Egli stesso vi ha immesso e che quindi noi possiamo studiare con la nostra intelligenza – ma non è neppure un vivente (la Madre Natura) né è abitata da spiriti (come le civiltà antiche credevano).

Se per la fede cristiana esistono gli spiriti, buoni (angeli) o cattivi (demoni, cioè angeli decaduti) e anime dei defunti, essi non influiscono sugli eventi e sulla natura al di fuori o al di sopra del volere divino (semmai l’uomo, nell’obbedienza a Dio e con il potere che viene da Lui, deve evitare possibili influssi malefici e soprattutto il peccato).

È dunque possibile fare scienza, cioè scoperte razionali sui fenomeni naturali e sulle loro cause.
 

Si potrebbero citare in questo senso …

Atenagora (Apologeta del II sec.: “la materia non è Dio ma obbedisce a Dio”)
Origene (II sec.: “il Sole obbedisce alle leggi di Dio”)
S. Giustino [(100-165), primo filosofo cristiano e martire (vedi)]
Lattanzio [(240-320), Apologeta cristiano: “gli astri non possono uscire dalle loro orbite prestabilite perché non sono dèi”]
S. Ambrogio [(334-397) (vedi); aveva già nettamente superato la visione cosmologica di Platone e Aristotele (dualismo cieli-terra) e aveva già sottolineato, come abbiamo osservato, che fosse di poca importanza per la fede la posizione della Terra, perché la centralità, nella creazione del cosmo, è dell’uomo, non del pianeta]
S. Agostino [(354-430) (vedi); aveva già lucidamente indicato come il tempo sia cominciato col cosmo (con la creazione), perché lo spazio e il tempo non sono recipienti dentro cui ci sono le cose (concezione quantomai concorde con l’astrofisica contemporanea!); Dio è in un eterno presente. Agostino fu anche uno strenuo oppositore della astrologia*, magia e superstizione; fu anche uno dei primi ad usare l’espressine “legge della Natura” o naturale].

* L’opposizione della Chiesa Cattolica all’astrologia fu chiara anche in S. Alberto Magno, S. Tommaso d’Aquino, come nello stesso S. Francesco d’Assisi); e si evidenzia anche nei Penitenziali medievali, dove sono indicate le “penitenze” da comminare a coloro, pentiti, che l’anno praticata o fruita.

La negazione dell’eternità del mondo è poi già affermata da pensatori medievali quali: Roberto Grossatesta, Ruggero Bacone, John Peckham (Vescovo filosofo teologo inglese della seconda metà del XIII sec.), Tommaso di York (XI sec., arcivescovo di York , francescano, metafisico aristotelico della scuola di Oxford), Matteo d’Acquasparta (1240-1302, cardinale, teologo, filosofo), Pietro Olivi (Pèire de Joan-Oliu, 1248-1298, teologo francescano francese), san Bonaventura (1221-1274).



 

Scienziati medievali

Si tratta di un titolo che è già una provocazione!

La “scienza” non è nata nel XVII sec. con Galileo?
Sono esistiti scienziati prima di Galileo?
Esisteva la scienza nel Medioevo?

Cade un altro mito illuminista (creduto ancora da tutti)?

Se certamente l’interesse prioritario della cultura europea medievale, come poi delle università che nella seconda metà del medioevo sono nate, a motivo della entusiasta e generale adesione a Cristo e alla fede cattolica che ovunque regnava, era certamente quello della teologia e della filosofia, come pure del diritto (canonico e civile), in realtà, come abbiamo sopra sottolineato, tutto il campo del sapere era razionalmente investigato; e le diverse discipline si sviluppavano anche con una propria autonomia e libertà di ricerca.

I numerosissimi monasteri medievali, oltre ad essere oasi di spiritualità e centri culturali di altissimo livello (basti pensare alle loro fornitissime e fondamentali Biblioteche, ma anche alla Scuole che nascevano nei loro ambiti), erano anche genialmente innovatori nella bonifica dei territori, nella canalizzazione delle acque, nell’agricoltura, negli allevamenti, come pure per un insieme di conquiste tecniche e meccaniche (cfr. dossier sul Medioevo, parte 2). La loro passione per il lavoro (secondo la tradizione benedettina dell’ora et labora), abbracciò anche la medicina, non solo per trasmettere (secondo il prezioso lavoro “amanuense” dei monaci, senza il quale avremmo in gran parte perduto tutta la cultura greca e latina)  ma perché furono anche ottimi farmacisti (celebre ad es. quella del monastero di Camaldoli), abilissimi nello studiare le virtù terapeutiche delle piante e delle erbe medicinali, nel produrre efficaci unguenti, pomate…

Ricordiamo ancora i progressi tecnici attuati nel Medioevo, specie appunto a partire dai monasteri, nell’agricoltura (persino un nuovo tipo di aratro o la rotazione triennale delle coltivazioni) e nelle tecniche idrauliche (per l’irrigazione, nei mulini, nei nuovi macchinari utilizzati all’interno stesso dei monasteri), nella tessitura, nell’artigianato, nell’edilizia, nelle strade, persino nelle miniere e nella metallurgia.


 

Possiamo dunque parlare di antesignani della scienza moderna (persino in senso di scienza sperimentale) anche riguardo a molti studiosi medievali, quindi nel millennio che precede Galileo!

Alcuni esempi, in ordine cronologico …

Il monaco Dugal (IX secolo), maestro nella Schola di Pavia, aveva studiato la regolarità delle eclissi solari.

Questo fu chiaro già a S. Anselmo [1034-1109 (vedi)] come e ancor più a S. Tommaso d’Aquino. La base della scienza era fornita: Dio trascendente ha creato tutte le cose, ma ha dato alle creature leggi proprie (che normalmente sono fisse e quindi studiabili).

La scuola della cattedrale di Chartres (XI-XII sec.)
La natura è intesa come autonoma, cioè che opera in base a leggi fisse date da Dio e che la ragione può scoprire; ovviamente senza escludere la possibilità del soprannaturale e del miracolo.
Così Guglielmo di Conches (1080-1154; filosofo della Scolastica francese, studiò le opere dei classici latini e greci e sostenne il principio di scienza empirica) e Teodorico di Chartres (Teodorico il Bretone, in latino Theodericus Brito, in francese Thierry de Chartres; ? – 1156?; filosofo, teologo e scrittore francese, uno dei più importanti maestri della scuola di Chartres (forse fratello minore di Bernardo); lo storico della scienza Thomas Goldstein dice che “può essere riconosciuto come uno dei fondatori della scienza occidentale”!).

S. Alberto Magno [1205-1280 (vedi)], domenicano, professore a Parigi (ebbe tra gli alunni S. Tommaso), è considerato giustamente uno dei precursori della scienza moderna (non a caso è il “patrono degli scienziati”), in quanto insisteva sull’importanza di iniziare le ricerche anzitutto dall’osservazione sistematica dei fenomeni. Dominava tutte le branche del sapere: nei suoi studi di fisica, biologia, psicologia e geologia, associa all’osservazione diretta dei fenomeni lo studio critico delle loro cause.

S. Tommaso d’Aquino [1225-1274 (vedi), uno dei più grandi se non il più grande genio della teologia cristiana di tutti i tempi ma anche dell’autentica filosofia (detta “perenne” non perché non passibile di sviluppi ma perché, essendo una filosofia dell’essere, fornisce le basi sicure del sapere stesso – come la certezza metafisica che non ci possano essere verità contraddittorie ma semmai complementari).

Peter Peregrinus (XIII sec.), frate, (che Bacone considerava un maestro): il suo De magnete fu il primo trattato di magnetismo di tipo sperimentale (in cui si riconosceva l’esistenza dei due poli magnetici, inseparabili) e rimarrà un testo fondamentale fino al 1600.

Ruggero Bacone [Roger Bacon (1220-1292), frate francescano* inglese docente ad Oxford), chiamato significativamente “Doctor mirabilis”. Ammirato anche nei secoli seguenti per i suoi studi di matematica e ottica, viene considerato uno dei precursori del metodo scientifico moderno, perché sottolineò fortemente l’importanza della “sperimentazione” nelle conoscenze scientifiche. Con lui si superò chiaramente, in Fisica, il dualismo Cieli-Terra, diffuso nell’antichità (alla luce proprio del biblico “Dio creò il cielo e la terra”). Anche la questione della centralità della terra è da lui giustamente considerata non rilevante dal  punto di vista teologico, in quanto la centralità nella creazione è dell’uomo, non della Terra (come appunto già precisato da S. Ambrogio).

* E’ impressionante che questo “luminare” francescano sia nato quando S. Francesco era ancora vivo! Eppure nello stesso secolo XIII esistevano in tutta Europa già innumerevoli conventi francescani (si dice 30.000 frati!), appunto anche in Inghilterra! Altrettanto significativo è che, nonostante l’iniziale ritrosia di S. Francesco per i grandi studi (non per disprezzo della ragione ma per timore della superbia), la sapienza francescana abbia immediatamente generato anche questi luminari del pensiero teologico, filosofico e persino delle diverse scienze. Non a caso già S. Bonaventura (leggi), uno dei più grandi teologi medievali, coetaneo del confratello inglese Bacon, aveva studiato all’università di Parigi, poi fu dottore e maestro, quindi fu alla guida dell’Ordine (Ministro Generale) ed eletto persino vescovo e fatto cardinale. 

“I grandi Scolastici hanno fornito le basi stesse non solo del pensiero moderno ma della stessa scienza sperimentale. Già nei monasteri si associava alla osservazione diretta dei fenomeni lo studio critico delle loro cause. Studiosi come Ruggero Bacone e Raimondo Lullo precorsero persino Leonardo da Vinci coi loro progetti di complesse macchine e sistemi mnemotecnici” [F. Cardini, Processi alla Chiesa, pp. 225/228 (anche contro le falsità de “Il nome della rosa” di Umberto Eco, anche in riferimento a Bacone ed altri)]

Roberto Grossatesta [Robert Grosseteste (1175-1253) – davvero nomen omen! – fu cancelliere dell’università di Oxford e poi vescovo di Lincoln (allora la più grande diocesi dell’isola britannica)].
Considerato uno degli uomini più eruditi del Medioevo, oltre che illustre teologo, lo si considera pure precursore del metodo scientifico, in quanto fu tra l’altro il primo “ad aver messo per iscritto una serie completa di passi necessari alla realizzazione di un esperimento scientifico”.
Per Grossatesta l’universo è da intendersi come “mundi machina”, con una causa puramente materiale, di cui Dio è la Causa prima. Non è quindi da intendersi come se fosse un grande organismo vivente, ma appunto come una grande macchina, regolata da precise leggi intrinseche. Si supera così decisamente la concezione platonica (forze intese come enti divini) e aristotelica e persino la cosmologia araba (cfr. Averroè), come del resto la visione anche di Dante, che ritenevano che i cieli fossero mossi da intelligenze motrici.
Sottolinea inoltre come Dio abbia creato l’universo “secondo numero e misura”; da cui la possibilità di esprimere le leggi della natura in termini matematici! Sarà infatti il metodo vincente della nuova scienza galileiana!
A lui si deve anche la prima intuizione che l’universo sia sorto da un puntino di luce (interessante che sottolinei la “luce” come primo atto creativo!), anticipando per così dire l’intuizione del Big Bang (scoperto dal fisico e sacerdote gesuita Lemaître nel 1927; tuttora ad Oxford, che si gloriano di aver avuto tale maestro agli esordi della loro università, peraltro allora cattolica, Grossatesta viene considerato “precursore del Big Bang”). Si evidenzia così meglio come l’universo sia sorto, per potenza creatrice divina), dal nulla (creatio ex nihilo), al di là dello spazio-tempo.  Dio invece è in un eterno presente (come disse già S. Agostino). Negò per questo l’idea aristotelica di un universo eterno (temporalmente infinito) o quella platonica di una materia preesistente e caotica che Dio avrebbe solo messo in ordine. Per Grossatesta, infine, lo sviluppo dell’universo e le leggi che lo regolano, non richiedono un ulteriore intervento “diretto” del Creatore; ed anche questa regolarità, stabilita da Dio (come appunto una “macchina”) ma da Dio stesso rispettata (tranne la possibilità certo del miracolo) pone appunto le basi della scienza moderna.

Mondino de’ Liuzzi (1275-1326), medico anatomista, devoto credente, fu il primo, all’università (papale) di Bologna, a sezionare cadaveri per la ricerca anatomica (si veda il suo Anathomia del 1316).

A proposito dell’Anatomia …
Nonostante i contributi del pensiero greco (Galeno) l’anatomia moderna nasce con lui Mondino de’ Liuzzi (preceduto da un testo di chirurgia del chierico Guglielmo da Saliceto del 1270). Al testo del de’ Liuzzi, che fa scuola per anni, segue quello di Girolamo Manfredi e quello di Gabriele Zerbi, docente di Anatomia a Roma (sotto Innocenzo VIII) , che getta e basi dell’anatomia comparata. Importante anche il testo di Alessandro Benedetti, fondatore della scuola anatomica di Padova. Opera poi fondamentale sarà quella Andra Vesalius (1543).
Nonostante il rispetto cattolico dei cadaveri, solo in Italia ci fu la possibilità così vasta per gli studiosi di sezionare cadaveri, permettendo un grande avanzamento dell’anatomia (specialmente a Padova, seguita da Roma). Si tratta di un’altra delle possibilità scientifiche (studiare un cadavere) assente nelle altre culture e religioni.

Giovanni Buridano [(1290-1358) pensatore appartenente alla tarda Scolastica, fu professore all’università di Parigi]
Come già in Grossatesta e superando lo stesso pensiero aristotelico, per Buridano l’universo non è assolutamente da intendersi come un vivente, uno spirito, ma come una “macchina” omogenea (orologio) creata da Dio e regolata da una “meccanica celeste”, perfino matematica. Dio è il Creatore dell’universo e, senza nulla togliere al Suo potere sul cosmo, egli l’ha dotato di “leggi meccaniche autonome”. E’ così chiaro che noi possiamo studiare tali leggi (regolari) e quindi fare scienza! 
Con Buridano si ha persino una prima anche se imperfetta formulazione della prima legge di Newton (moto inerziale): “una volta che Dio ha creato il mondo non ha più bisogno di muoverlo, se non come influsso generale” (non c’è più bisogno di motori angelici, cosa creduta ancora persino da Dante).
Purtroppo sia Cartesio che Newton cercarono il più possibile di censurare questo loro “padre” medievale (impossibile parlare bene del Medioevo) (cfr. F. Agnoli, op. cit., p. 30).

Tra i grandi precursori della scienza potremmo citare anche il vescovo Alberto di Sassonia (Alberto di Rickmersdorf, 1316-1390), filosofo tedesco della tarda Scolastica, che fu anche il primo Rettore dell’Università di Vienna.

Nicola d’Oresme [(1323-1382), teologo, filosofo, matematico e astronomo francese; dopo aver studiato Teologia all’università di Parigi, diviene Gran Maestro al Collège de Navarre, Canonico della cattedrale di Rouen, quindi (dal 1378 alla morte) vescovo-conte di Lisieux; fu stimato dal re Carlo V e consultato spesso dal re Giovanni II; parlò a lungo col Papa Urbano V ad Avignone]. Scriveva anche in volgare (francese) e tradusse in francese l’intera Bibbia (cade così un altro mito della modernità: che prima di Lutero non ci fossero traduzioni della Sacra Scrittura in lingua volgare o che la Chiesa Cattolica le avversasse)!  
Come teologo scrisse ad esempio il De comunicatione idiomatum, in cui analizza con acribia il rapporto tra gli attributi della natura umana e quelli della natura divina di Cristo.
Come filosofo, rappresentante della tarda Scolastica, non solo studiò con precisione Aristotele, ma fece ottime traduzioni commentate delle sue opere in francese.
Nicola d’Oresme divenne presto assai noto anche nel campo delle scienze naturali (Filosofia naturale, Fisica, Matematica). Oltre a tradurre in francese diverse opere greche e arabe e a battersi contro l’astrologia, compì studi astronomici che permisero enormi passi avanti in direzione della scienza moderna.
Ad esempio, nella traduzione commentata (addirittura dal latino al francese; ed è la prima volta che un’opera scientifica appare in francese!) del De caelo di Aristotele (tradotto nel 1377 e intitolato “Trattato del cielo e del mondo”), lo critica nella sua visione di un universo eterno (sulla scia di Grosseteste, ipotizza invece un momento iniziale dell’universo e del movimento degli astri, come l’attuale ipotesi del Big Bang afferma), conferma l’idea (già di Grossatesta e Buridano) di un universo come una “macchina” (un orologio creato da Dio e funzionante secondo le leggi che Egli gli ha dato); ma fa anche emergere, 150 anni prima di Copernico (!) un’eccezionale osservazione a favore della rotazione terrestre (attorno al proprio asse): afferma infatti che, se fossero gli astri a ruotare attorno alla Terra (sistema geocentrico aristotelico-tolemaico), vista la rotazione completa in 24 ore, i più lontani dovrebbero raggiungere una velocità impossibile!
La sua importanza nell’astronomia è confermata pure dal fatto che un cratere lunare porta i suo nome.
In fisica si deve a lui la prova geometrica del teorema della velocità media (che porta appunto il nome di “Regola di Oresme”), che sarà decisivo per lo sviluppo della fisica moderna (forse il più straordinario contributo medievale alla storia della fisica matematica).
La genialità poliedrica di questo grande vescovo francese medievale si nota addirittura in economia ed in numismatica. Il suo De mutationibus monetarum, subito tradotto in francese, viene considerato una pietra miliare nell’economia, nella scienza del denaro.

Nicola Cusano [(1401-1464) Niccolò da Cusa (in tedesco: Nikolaus Krebs von Kues o Nikolaus Chrypffs), era un Cardinale] Fu teologo, filosofo, umanista, giurista, matematico e astronomo (insegnava proprio a Roma l’ipotesi eliocentrica!). A lui si deve pure l’invenzione dell’igrometro.


 

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Cade dunque, alla prova dei dati storici, un’altra leggenda illuminista sul Medioevo come “secoli bui”


 

Due Note
 

1) L’Italia cattolica fu protagonista mondiale della cultura, dell’arte e della scienza

Non è una pura coincidenza, ma è un vero rapporto causa-effetto, che l’Italia in genere e Roma in particolare (centro mondiale della Cristianità, sede di Pietro) conoscano, già nel Medioevo e poi ancora per 4 secoli, il trionfo non solo della fede cattolica e dell’eccezionale santità di molti suoi figli, ma della cultura, dell’arte (l’Italia ha il più insigne patrimonio culturale del mondo!) e della scienza.
Nella Roma dei Papi (nel senso che i Papi erano anche i capi politici), oltre al trionfo dell’arte (una bellezza invidiata dal mondo intero) e della cultura, troviamo addirittura l’avanguardia della scienza stessa, specie dell’astronomia [già nel XVI sec., cioè prima di Galileo, Roma possiede il primo osservatorio astronomico del mondo (la Specola vaticana, tuttora esistente, con osservatorio negli USA), il Collegio romano dei Gesuiti (che pur nato da poco era già un’incredibile fucina di scienziati e astronomi) e Papa Gregorio XIII diede al mondo e alla storia il Calendario gregoriano, da lui promulgato dopo attenti studi astronomici e che per la precisione astronomica, mai raggiunta prima, sarà valido per tutti e per sempre (cfr. dossier su Galileo, cap. 3 e documento, domande 4 e 5)].

Inutile negare che invece dopo il Risorgimento e la presa di Roma (1870) da parte delle forze anticattoliche (massoniche), l’Italia ha conosciuto una progressiva e drammatica perdita non solo della propria vitalità religiosa e culturale, ma della sua stessa incidenza nella storia europea e mondiale (cfr. cap. “Qualcosa sul nuovo Regno d’Italia” nel dossier sul Risorgimento e domande 18.20-23/30 nel documento). L’attuale capitolazione e perdita progressiva di sovranità (anche monetaria, a causa dell’€), nei confronti della UE e dei più o meno occulti potentati USA (sta sparendo persino la lingua italiana, oggettivamente la più bella del mondo, a favore di un forsennato uso dell’inglese a casa nostra, persino in politica), sta compiendo l’opera!

Del resto la stessa Europa occidentale, a seguito della sua lampante e persino violenta apostasia dal cristianesimo, conosce il tentativo, da parte dei “poteri forti”, di colmare questo vuoto (nichilismo) culturale ed esistenziale, con nuove assurde ideologie (coperte ovviamente da belle parole, quali “tolleranza”, “antiproibizionismo”, “non discriminazione”), con la droga, con gli spettacoli, con eventi sportivi, soprattutto con l’immigrazione selvaggia. Ma è una folle corsa, se non ci sarà un ritorno alle vera fede cristiana (qualche segno si scorge già),  verso un’inesorabile autodistruzione (perfino profetizzata già da Nietzsche 150 anni orsono)!

2) All’apostasia (cristiana) dell’Occidente segue il ritorno dell’adorazione pagana della Natura?
Com’è noto, nell’animo umano alberga un horror vacui, una terribile anche se talora inconscia “paura del vuoto”! Perché l’essere umano non può vivere senza un significato! (Non a caso Gesù risponde a Satana, che propone solo “pane”, cioè risposte materiali, che “non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, v. Mt 4,1-4)
Come colmare il vuoto dell’Occidente lasciato dall’abbandono di Cristo? Dopo il tentativo di farlo in modo violento con le ideologie della modernità (vedi), già tragicamente fallito, o con l’esoterismo di qualche religione orientale (buddismo) od occidentale (nuove sette, New Age, Next Age, ecc.), che pare però abbiano cominciato ad annoiare anche i pochi adepti, anche le idolatrie del progresso (ora in picchiata), della droga (un suicidio), del sesso (è sempre l’ultima carta di una vuota “civiltà di fine impero”; vissuto però senza regole e significato è non solo “alienante”, e quindi utile al potere, ma distruttivo della persona, dell’amore e provoca persino quel suicidio demografico, che per l’Europa e particolarmente per l’Italia toglie ormai ogni possibilità di futuro!), si cerca ora di riempire il vuoto con un nuovo “paganesimo”, nel senso proprio specifico del termine: l’adorazione della Natura, come divinità a cui sacrificare tutto, anche l’uomo (cfr. il documento sull’ecologismo).
Se già la superstizione è un magari inconscio sostituto della religione (non a caso è un “peccato mortale” contro il I Comandamento, vedi), come del resto  la magia (di ogni tipo) e ogni rito para-spirituale e fino a quelli satanici (assai più diffusi di quel che si pensi!), anche l’apparentemente innocuo gran ritorno alla Madre Natura (peraltro senza più alcuna distinzione tra l’uomo e gli animali!) ha un tono chiaramente “panteista” (come filosofia) e “pagano” (come religione). Oltre a permettere presto nuove infinite ed autodistruttive “restrizioni” da parte della politica.
Si presenta oggi come una modernità, persino una moda, addirittura una necessità (per garantire il futuro? di chi?). Invece è un regredire, persino volontario ed auspicato, di millenni nella storia della civiltà umana, come qui abbiamo un poco osservato.


Siamo all’ultimo passo, se non ci pensasse la guerra totale o qualche virus inventato (e relativo vaccino), prima della distruzione totale? Inutile nascondersi che è proprio ciò che Satana desidera da sempre (ed anche certi “poteri forti”, che fondamentalmente a lui sono asserviti)!




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Postilla

Un elenco (parziale) di scienziati cristiani (dopo il Medioevo) …

[cfr. il documento su Galileo, domande 1-3]

A parte la già menzionata fede cattolica di Galileo, mantenuta con fervore fino alla morte, nonostante la non proprio encomiabile sua vita privata, facciamo ancora solo questa sottolineatura (rimandando per il resto al dossier e documento relativi).
Quando Galileo venne a Roma la prima volta nel 1611, fu accolto con molto entusiasmo dalla Chiesa, anche alle più alte sfere, ed in particolare dai sacerdoti-scienziati dell’ancora giovane Ordine religioso della Compagnia di Gesù (Gesuiti) (v. l’importanza culturale e scientifica del loro Collegio Romano, futura Pontificia Università Gregoriana, la più importante università dei Gesuiti ed una delle più prestigiose università del mondo, tuttora presente a Roma). Di quella visita romana, così scrisse lo stesso Galileo ad un amico: “Sono stato ricevuto e accolto con favore da molti illustri cardinali, prelati e principi di questa città”. Galileo ebbe addirittura una lunga udienza col Papa Paolo V e fu ricevuto con entusiasmo dal Collegio Romano dei Gesuiti, che organizzarono addirittura una Giornata apposita per celebrare molte sue scoperte (già confermate da molti astronomi gesuiti), dove furono invitati pure cardinali, studiosi e intellettuali secolari di spicco (Galileo ne fu entusiasta). I Gesuiti aspettavano con ansia che Galileo trovasse le prove del sistema copernicano, che invece non vennero (se non dopo oltre due secoli)! Tra i Gesuiti che avevano già confermato le sue scoperte astronomiche (ricordiamo che tra i Gesuiti del Collegio Romano ci furono ben 35 astronomi, i cui nomi sono stati dati ad altrettanti crateri lunari da loro studiati!), troviamo ad esempio padre Grienberger (eminente astronomo, inventò un particolare telescopio e confermò le scoperte galileiane delle lune di Giove), padre Clavio (matematico, aveva presieduto la commissione per il Calendario gregoriano, entrato poi in vigore dal 1582). Nel 1612, quando Galileo pubblicò gli studi sulle macchie solari, Galileo ricevette le congratulazioni del card. Maffeo Barberini (futuro Urbano VIII).

La Compagnia di Gesù (Gesuiti) è l’ordine religioso che ha dato il maggior numero di sacerdoti cattolici scienziati. A motivo dei loro studi e competenze, la sismologia fu detta la “scienza dei Gesuiti”*; così la meteorologia. Nel ‘700 fecero molte importanti scoperte nel campo della Fisica (“la Compagnia di Gesù fu la singola entità che più contribuì allo sviluppo della fisica sperimentale nel XVII secolo”, afferma J. I. Heilbron, University of California): pantografi, barometri, telescopi e microscopi a riflessione, sviluppo degli orologi a pendolo, studiosi del magnetismo, ottica, elettricità. Incrementarono gli studi sulla circolazione sanguigna, sulla possibilità teorica del volo, studiarono le maree, misurarono persino i flussi del Po e dell’Adige. Introdussero la logica simbolica, persino nuovi segni nella matematica. Scoprirono gli anelli di Saturno, la nebulosa di Andromeda. Registravano inoltre tutti i dati scientifici scoperti in poderose Enciclopedie (“ebbero il maggior merito nella promozione della collaborazione scientifica”, così lo storico W. Ashworth). Introdussero la scienza occidentale in India e Cina (con traduzioni in lingua cinese). Poi anche in Africa e quindi in America. Nella lista dei maggiori matematici dal XVI al XIX secolo 16 sono Gesuiti.

* Nel campo della sismologia nel 1908 i Gesuiti, oltre ad aver scritto persino il primo testo sismologico americano, ebbero negli USA anche il merito – possedendo un vasto sistema di collegi e università – di collegare tutte le loro scuole dotate di stazioni sismografiche, così da formare il “Servizio Sismologico USA” dei Gesuiti.

Furono Gesuiti ad esempio (solo per rimanere nel XVII-XVIII sec.) …
p. Giambattista Riccioli; (1598-1671) fu il primo a misurare l’accelerazione di un corpo in caduta libera, cioè la costante di gravità. Produsse l’Enciclopedia astronomica Almagestum novum, imponente e talmente importante che nessun astronomo del tempo poteva ignorarla. Un cratere lunare porta il suo nome. Con Riccioli collaborò anche …
p. Francesco Maria Grimaldi, lo scopritore della “diffrazione della luce”;
p. Athanasius Kircher (1602-1680), il padre dell’egittologia;
p. Ruggero Boscovich: (1711-1787) matematico (fu professore di matematica al Collegio Romano), astronomo (studiò le macchie solari, i passaggi di Mercurio), fisico (studiò anche le aurore boreali), archeologo (guidò gli scavi di Frascati); ma è soprattutto chiamato il “padre della teoria atomica moderna”. Sarà ammirato anche da Faraday, Mendeleev e Maxwel. Secondo Sir Harold Hartley, membro della prestigiosa Royal Society, fu “una delle più grande figure intellettuali di tutti i tempi” e “il più grande genio che la ex-Jugoslavia abbia avuto”. Per la vastità dei suoi interessi fu paragonato a Leonardo da Vinci!

L’astronomo (matematico, medico, biologo) Giovanni Cassini (1625-1712, allievo dei gesuiti Riccioli e Grimaldi) si avvalse delle competenze astronomiche della Compagnia di Gesù e usò l’osservatorio sito nella basilica di S. Petronio a Bologna (solo tra il 1655 e il 1736 furono compiute in S. Petronio 4.500 osservazioni astronomiche)
Anche le basiliche di Firenze e Roma, come pure Notre Dame a Parigi, funsero nel ‘700 e ‘800 anche come osservatori astronomici, con le loro meridiane e i giochi dei raggi solari al loro interno (come sopra ricordato).

 

Continuando in una rapida e sommaria panoramica degli scienziati cristiani della modernità possiamo ad esempio menzionare …

(cfr. domanda 3 del documento su Galileo)

Circa Giovanni Keplero (1571-1630), vedi quanto detto in precedenza.

Blaise Pascal (1623-1662). Dovrebbe essere nota la sua profondissima esperienza di fede cristiana cattolica, che sfiora perfino la mistica, emergente anche in quella celebre apologia del cristianesimo che è espressa nei suoi Pensieri (Pensée). Oltre che filosofo, fu eminente matematico (studi di geometria, sull’analisi combinatoria e sul calcolo delle probabilità; a lui si deve pure l’invenzione della “macchina aritmetica”) e scienziato (meccanica e fisica; sviluppò ad esempio gli studi di Torricelli sul vuoto).

Nicolò Stenone (1638-1686). Biologo, anatomista e medico danese, è però considerato pure il “padre della geologia, stratigrafia e paleontologia”. A 29 anni si convertì dal luteranesimo al cattolicesimo, poi divenne sacerdote, teologo e addirittura vescovo; è stato proclamato “Beato” da Giovanni Paolo II. È considerato uno dei maggiori scienziati naturalisti del sec. XVII; i suoi studi di Medicina sono stati così importanti e avvalorati da una rigorosa ricerca anatomo-fisiologica, che in anatomia prende da lui il nome il cosiddetto “condotto stenoniano” e a lui si devono importanti scoperte (stabilendo ad esempio definitivamente che il cuore è un muscolo). È appunto considerato anche il padre della geologia moderna, della cristallografia, della stratigrafia (a lui si deve la prima storia dei sedimenti fossili), i cui principi sono definiti infatti “principi di Stenone”, e della stessa “paleontologia” (a lui si deve la scoperta dell’origine organica dei fossili).
Insieme a Francesco Redi (1626-1697) – medico cattolico, già allievo dei Gesuiti, uno dei più grandi biologi di tutti i tempi – spiegò la sostanziale differenza tra materia inorganica e materia organica, ponendo le basi di quella negazione della “generazione spontanea” dimostrata poi da Pasteur (vedi sotto).

Isaac Newton (1642-1727). Lo scopritore della forza di gravità affermava non solo che tale forza fosse una straordinaria legge che Dio ha posto nell’universo, ma con stupore asseriva che, a motivo di questa interconnessione di forze gravitazionali, “è solo per un intervento divino se i pianeti non escono dalle loro orbite” e che “è la mano di Dio ad impedire che si sfasci l’elegantissima compagine del sistema solare”.

Il fisico svizzero Leonhard Euler (Eulero, 1707-1783), uno dei padri della matematica contemporanea, era un fervente cristiano, sia pur protestante.

Luigi Galvani (1737-1798), uno dei primi e più importanti studiosi dell’elettricità (oltre che fisico era anche fisiologo e anatomista), era un devoto “Terziario francescano”.

Il celebre biologo Lazzaro Spallanzani (1729-1799) era un monaco abate (marianista); fu ucciso dai seguaci della rivoluzione francese, in quanto i rivoluzionari dicevano che “non avevano bisogno di scienziati” (come si vede i “martiri” della scienza non li faceva la Chiesa ma proprio coloro che la accusavano di opporsi al progresso dell’umanità) (vedi).

Renato Justo Hauy (1743-1822), uno dei padri della cristallografia (a lui si deve infatti la scoperta della struttura dei cristalli), era un monaco abate.

Giuseppe Piazzi (1746-1826), matematico e astronomo (a lui si deve la scoperta degli “asteroidi” che sono tra Marte e Giove) era un sacerdote cattolico.

Alessandro Volta (1745-1827), il celebre inventore della pila, era uomo da S. Messa e Rosario quotidiani.

Jean Baptiste de Lamarck (1744-1829), che fu il primo scienziato a formulare l’ipotesi dell’evoluzione e a pensare che potesse essere la funzione a creare l’organo, fu talmente un uomo di fede da dedicarsi inizialmente allo studio della teologia.

André-Marie Ampère (1775-1836), il matematico, fisico e persino filosofo francese che scoprì le leggi della elettrodinamica, fu un convinto cattolico praticante (per lui la religione assume lo stesso grado di certezza della scienza, così da scrivere il libro Prove della divinità del cristianesimo).

Galileo Ferraris (1847-1837), ingegnere di Torino, scopritore del campo magnetico rotante e ideatore del motore elettrico in corrente alternata, era un noto militante cattolico torinese.

Bernard Bolzano (1781-1848), grande matematico e filosofo dell’università di Praga (e che influì molto sul pensiero di Husserl), era un sacerdote cattolico.

Augustin Louis Cauchy (1789-1857), francese, ingegnere e matematico di grande rilievo (fu uno dei padri dell’analisi matematica) era un uomo di profonda fede cristiana.

Léon Foucault (1819-1868), il fisico francese al quale si deve la prima vera prova della rotazione terrestre (mediante il famoso esperimento del “pendolo” nel Pantheon di Parigi), fu un fervoroso convertito al cattolicesimo.

Michael Faraday (1791-1877), il grande genio degli studi sull’elettricità, predicava addirittura il Vangelo per strada.

Angelo Secchi (1818-1878), considerato uno dei fondatori della moderna astrofisica (fu infatti il primo a classificare gli astri in base ai loro spettri), era una padre gesuita.

James Clerk Maxwell (1831-1879), il fisico inglese scopritore dell’elettromagnetismo, fu uomo di palese fede cristiana.

Francesco Faà di Bruno (1825-1888), torinese, fu un grande matematico (a lui si deve il calcolo delle derivate di ordine superiore di una funzione composta) e ingegnere delle costruzioni (particolarmente ingegnoso il suo progetto di un campanile a Torino). Fu un uomo di fede intrepida e di straordinarie opere di carità (fondò addirittura un’opera per la salvezza delle prostitute). Pur essendo uno scienziato stimato in tutta Europa, a motivo della sua fervente e pubblica fede cattolica, fu invece umiliato ed emarginato dalle autorità politiche e massoniche piemontesi. È stato proclamato Beato da Giovanni Paolo II.
A Vittorio Messori il merito di aver prodotto un’interessante sua biografia: Un italiano serio. Il beato Francesco Faà di Bruno (Ed. Paoline, 1990).

È invece forse già noto che uno dei padri della biologia, J. Gregor Mendel (1822-1884), fosse un monaco agostiniano, priore del convento di Brünn (dove fu professore di fisica e scienze naturali, dopo aver compiuto gli studi all’università di Vienna): a lui, com’è noto, si deve una delle più grandi scoperte della biologia, le leggi dell’ereditarietà, avvenuta nel monastero stesso mediante 8 anni di esperimenti di ibridazione di alcuni vegetali (piselli, fagioli, ecc.) e descritta nel 1865 nell’operetta Esperimenti di ibridazione nelle piante
[Fu ignorato per 35 anni (qualche studioso lo imputa al fatto che avrebbe smentito Darwin), ma quando, morto Mendel, i biologi De Vries, Tschermak e Correns poterono compiere le sue stesse scoperte, si riconobbe la validità di quanto l’ignorato abate aveva già scoperto].

Louis Pasteur (1822-1895), uno dei padri della microbiologia (che smentì tra l’altro definitivamente l’idea di generazione spontanea) era un fervente cattolico, che ogni giorno con devozione recitava il S. Rosario e partecipava alla S. Messa. Sua è anche la significativa affermazione: “Un po’ di scienza potrebbe allontanare da Dio, ma molta scienza riconduce invece a Lui”!

Guglielmo Marconi (1874-1937), il celebre italiano scopritore delle onde radio e della radio senza fili, fu un uomo di pubblica fede cattolica. A lui si deve anche la costruzione della Radio Vaticana.

Max Karl Ernst Ludwig Planck (1858-1947), il grande fisico tedesco e premio Nobel per la fisica 1918 (per l’inaspettata quanto fondamentale scoperta dei quanti), affermava – contro il positivismo – che credere in Dio “agevola invece il lavoro dello scienziato, perché scienza e religione hanno bisogno l’una dell’altra, come mostrano del resto Galileo, Keplero e Newton”.

Arthur Stanley Eddington (1882-1944), astronomo e fisico inglese, affermava ad esempio, contro empiristi e neopositivisti, che “la scienza ha bisogno della religione, perché la scienza da sola non riesce a giudicare dei valori”.

Alfred North Whitehead (1861-1947), filosofo e logico-matematico inglese, aveva la profonda convinzione che scienza e religione non possano contraddirsi.

Il noto paleontologo francese Teilhard de Chardin (1881-1955), sia pur con qualche scorrettezza teologica, vedeva addirittura nell’evoluzione cosmica la tendenza verso Cristo, punto originante, centrale e finale del cosmo e della storia.

Georges Lemaitre (1894-1966) (di cui abbiamo sopra parlato) era un sacerdote gesuita del Belgio. Considerato, nonostante le molteplici censure laiciste, uno dei padri della cosmologia contemporanea, fu infatti il primo (qualcuno dice insieme al russo George Gamow, censurato invece dal comunismo) ad avere l’intuizione del Big Bang, quindi dell’inizio del cosmo (a motivo della scoperta della fuga delle galassie, emergente dallo spostamento verso il rosso nello spettro, e quindi dell’espansione dell’universo a partire da un punto iniziale, da Lemaitre chiamato “atomo primordiale”, poi, quasi per derisione da parte dei suoi detrattori, chiamato “grande scoppio”, appunto Big Bang), che costituisce un punto estremo della scienza (come sopra abbiamo osservato), in quanto va a toccare la questione metafisica e teologica della Creazione (come vedeva lo stesso Einstein, suo collega ed amico).

Giuseppe Mercalli (1850-1914), il famoso geologo e sismologo, da cui prende nome anche la nota classifica di intensità dei terremoti, era un sacerdote cattolico.

Non possiamo invece parlare di un’esplicita fede in Dio, nonostante le origini ebraiche, per il grande fisico Albert Einstein (1879-1955), Premio Nobel per la Fisica 1921 (non per il principio della relatività ma per la scoperta delle proprietà quantistiche della luce); possedeva però un marcato senso religioso, che definiva una sorta di “religione cosmica”, nel senso del riconoscimento umile e stupito della razionalità “divina” presente della natura. Ecco ad esempio alcune sue affermazioni:
“Dio non gioca a dadi!”. “Chi si impegna seriamente nella ricerca scientifica finisce sempre per convincersi che nelle leggi dell’Universo si manifesta uno Spirito infinitamente superiore allo spirito umano”. “La domanda più importante non è quella, pur decisiva, <perché esiste qualcosa invece del nulla?>, ma <perché ciò che esiste è comprensibile?> e <perché la nostra mente è fatta in modo da poter penetrare le leggi che reggono il cosmo?>”. “La cosa più bella che noi possiamo provare è il senso del mistero. Essa è la sorgente di tutta la vera arte e di tutta la scienza. Sapere che ciò che è per noi impenetrabile esiste realmente, manifestandosi come la più alta saggezza e la più radiosa bellezza che le nostre povere facoltà possono comprendere solo nelle forme più primitive, questa conoscenza, questo sentimento, è il centro della vera religiosità”!





 

Se poi volessimo fare una rapida e sommaria panoramica degli scienziati cristiani attuali potremmo ad esempio menzionare …
 

Giuseppe Sermonti, (1925-2018) uno dei più grandi genetisti (e studiosi di microrganismi) contemporanei, era profondamente cattolico; fu spesso censurato in quanto scientificamente contrario all’evoluzionismo di Darwin (vedi documento dossier).

Vittorio Marcozzi (vivente), uno dei più noti biologi e antropologi italiani degli ultimi 50 anni, è un gesuita. Fu tra i biologi decisamente contrari all’evoluzionismo darwiniano (v. dossier, 1.7, 2.2, 2.11, 2.14, 4.2, 4.3, 4.4). Quando l’ateo (comunista francese) Jacques Monod (premio Nobel per la Medicina 1965) scrisse Caso e necessità (che negli anni ’80 la cultura di sinistra lo propagandava come “Bibbia degli atei”) Marcozzi lo smentì col suo documentatissimo Caso e finalità.

Antonino Zichichi (vivente), uno dei più grandi fisici contemporanei, di nota e pubblica fede cristiana (ne abbiamo parlato sopra).

René Girard (1923-2015) uno dei più grandi biologi e antropologi degli ultimi tempi, intrepido assertore dell’alterità dell’uomo sulla semplice natura, fu uno studioso anche di Teologia.

Jérôme Lejeune (1926-1994), uno tra i più importanti genetisti contemporanei, fu uomo di grandissima fede cattolica (è addirittura in corso la sua causa di Beatificazione)! A lui si deve la scoperta del “trisomia 21” responsabile della “sindrome di Down”; per questo stava per ricevere il Nobel per la Medicina, negato all’ultimo momento per la sua netta opposizione all’aborto! Fu membro della Pontificia Accademia delle Scienze e Giovanni Paolo II lo nominò anche primo Presidente della Pontificia Accademia della Vita.

Enrico Medi (1911-1974), uno dei famosi astronomi italiani del ‘900 (rimase nella memoria degli Italiani per aver commentato in diretta TV l’allunaggio del 20.07.1969), fu un uomo di grande fede cattolica, a tal punto che possediamo persino suoi stupendi libri di meditazione ed è in corso la sua Causa di beatificazione.

Jean Guitton (1901-1989), francese, considerato uno degli uomini più colti del XX secolo (membro della prestigiosa Académie française) e tra i grandi filosofi cristiani del ‘900 [fu chiamato al Concilio da Giovanni XXIII e fu amico e corrispondente di Paolo VI(si vedevano per fecondi lunghi colloqui almeno una volta all’anno, a Castel Gandolfo)].
A proposito del rapporto tra scienza e fede, scrisse tra l’altro nel 1992 un libro (che ebbe grande successo in Francia e fu invece ignorato in Italia), in cui afferma che “le più importanti novità scientifiche sono fatali per il materialismo e postulano Dio”.

Trinh Xuan Thuan (vivente) è un astrofisico americano d’origine vietnamita, che riconosce di essere giunto alla certezza dell’esistenza di Dio proprio a causa dei suoi studi scientifici.

Francis Collins (vivente), uno dei maggiori genetisti al mondo, Direttore dell’Istituto Nazionale di Ricerca sul “genoma umano” e che proprio sotto la sua direzione nell’aprile 2003 s’è completato lo studio della sequenza del DNA umano, chiama significativamente tale genoma “il linguaggio di Dio”; già da giovane, proprio a causa dei suoi studi biologici, si convertì, convincendosi come che “la fede in Dio è più razionale della miscredenza”.

In proposito, una forte eco ha suscitato, anche nell’ambito scientifico, specie negli USA – ne ha parlato tutto il mondo, mentre quasi nulla s’è detto in Italia – il fatto che il filosofo e divulgatore scientifico inglese Anthony Flew (1923-2010) abbia dichiarato (nientemeno che in uno dei più grandi congressi scientifici mondiali tenuto a New York nel 2004) che proprio a causa dei suoi studi sulla struttura del DNA era passato da una perfino ostentata posizione ateistica (insieme a Richard Dawkins ed espressa ad esempio nei libri God and Philosophy Theology and Falsification) ad una chiara affermazione dell’esistenza di Dio (scrivendo nel 2007 There is a God, dove si contrappone a Dawkins, invece spesso citato in Italia). Riconosce infatti che “la natura è troppo complessa, che la sola struttura del Dna è talmente complessa da risultare impensabile al di fuori di quel «Disegno Intelligente» che presuppone appunto l’esistenza di Dio. Dio deve esistere”; si è convinto che “l’ipotesi di un «Disegno Intelligente» sia l’unica in grado di spiegare le più recenti acquisizioni della scienza”.

Il prof. Carlo Rubbia (1934-vivente), celebre fisico italiano dell’Università di Pisa, premio Nobel per la Fisica nel 1984, è scienziato profondamente cattolico, appartenente pure alla Pontificia Accademia delle Scienze*. Afferma ad esempio: “Che la scienza oggi ci dica che l’universo ha 13,4 miliardi di anni … non fa che confermare l’idea della creazione dell’universo, un’idea quantomai precisa ed obiettiva”!

Il prof. Nicola Cabibbo (1935-2010) è un altro fisico italiano (romano), noto in tutto il mondo e che entrerà nella storia della fisica per i suoi studi e scoperte sulle “particelle” (fu docente di ciò all’Università La Sapienza di Roma). Fu addirittura Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze* ed è intervenuto spesso ed autorevolmente sulle questioni di rapporto tra scienza e fede e tra scienza ed etica.

* A proposito della Pontificia Accademia delle Scienze, riportiamo qualcosa di quanto già indicato nel dossier su Galileo Galilei (punto 3.5), essendo peraltro la gloriosa e principale erede della storica Accademia dei Lincei, nata a Roma nel 1603 sotto gli auspici di papa Clemente VIII. Fu in questo senso la prima Accademia scientifica internazionale della storia mondiale!
Trasformata da Pio IX nel 1847 in Pontificia Accademia dei nuovi Lincei (con sede in Campidoglio) e da Pio XI nel 1936 in Pontificia Accademia delle Scienze, è tuttora un augusto “senato scientifico internazionale”, dove si trovano periodicamente (oltre alle autorevoli pubblicazioni: Commentarii e Scripta variai maggiori scienziati viventi del mondo (non è richiesta una esplicita fede cattolica, ma certamente non un’ostilità nei confronti della fede).

Il nostro elenco di scienziati credenti potrebbe proseguire a lungo, smentendo sempre più il dogma scientista e anticristiano dell’opposizione tra scienza e fede, di fatto inesistente, non solo perché la maggior parte degli scienziati sono credenti ma addirittura perché molti lo diventano proprio a motivo delle proprie scoperte scientifiche.
 

Facciamo ancora solo qualche altro nome di grandi scienziati credenti contemporanei:

Lodovico Galleni (biologo), Giorgio Parisi (fisico), Paolo De Bernardis (astrofisico), Fabiola Giannotti (fisico nucleare del CERN, Centro Europeo per la Ricerca Nucleare, di Ginevra), Luciano Maiani (fu direttore generale del CERN di Ginevra ed anche a lui si deve la costruzione del LHC), Katarina Pajchel (giovane suora domenicana norvegese, già fisico affermato della Università di Oslo è ora ricercatrice al LHC di Ginevra), Massimo Inguscio (fisico, esperto di ottica quantistica e laser), Roberto Timossi (teologo e filosofo della scienza), Francisco José Ayala (biologo e filosofo americano di origine spagnola), John Polkinghorne (fisico teorico delle particelle, è un pastore e teologo anglicano), John C. Eccles (premio Nobel per la Medicina 1963), Paul Davies (cosmologo), Stephen W. Hawking, Owen Gingerich (astronomo dell’Università di Harvard, persona di grande fede), John Polkinghorne (teologo e scienziato), José Gabriele Funes (astronomo e teologo), John D. Barrow (docente a Cambridge, tra i maggiori astrofisici, matematici e cosmologi viventi; per lui il “caso” è una spiegazione assurda), Jen Dorst (professore di zoologia dei mammiferi e degli uccelli, già direttore del Museo Nazionale francese di Storia Naturale, afferma che “le acquisizioni della scienza contemporanea non smentiscono nessuna verità della fede cristiana … anzi, ho incontrato Dio al vertice della scienza”), Jacques Arsac (professore di programmazione informatica, fondatore e direttore del centro di calcolo dell’Osservatorio di Maudon, F), André Lichnerowicz (docente di fisica matematica presso il Collége de France e membro della Pontificia Accademia delle Scienze), Abdré Valenta (“la scienza si apre al mistero e al Creatore; scientismo e materialismo hanno fatto il loro tempo”), Claude Tresmontant (1925-1997: docente di filosofia della scienza alla Sorbona), Julian Huxley, René Oth, Marco Bersanelli (astrofisico; afferma: “la struttura del mondo fisico appare come predisposta a generare condizioni favorevoli per la nostra comparsa“), Gerald L. Schroeder (fisico e teologo israeliano).

Potremmo anche sottolineare la presenza di uomini di profonda fede cristiana anche in rami specifici della scienza, come ad esempio nel campo dell’elettricità (Volta, Ampère, Faraday, Galvani, Ferraris, Foucault), o in quello della matematica* (oltre a Cartesio, Leibniz, Newton, Eulero e Faà di Bruno, abbiamo ad esempio, in tempi recenti, Jacques Binet, Charles Hermite, John Barrow, Bernard Bolzano, Ennio De Giorgi, Giorgio Israel, Lucia Alessandrini, Antonio Ambrosetti).

* Contrariamente a quanto continua ad asserire con grande insolenza (e con gratuite ed offensive dichiarazioni a riguardo dei cristiani, che sarebbero dei “cretini”!) il professore di matematica Piergiorgio Odifreddi, sempre presente sui mass-media italiani, secondo una recente indagine condotta negli USA la categoria di scienziati con la più bassa percentuale di atei è proprio quella dei matematici. Proprio Antonio Ambrosetti, allievo di altri grandi matematici come Giovanni Prodi ed Ennio De Giorgi (entrambi con forte senso religioso), ed eminente studioso di Analisi Matematica, di cui è Ordinario alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (dopo aver ricoperto la cattedra alla Normale di Pisa), ha scritto addirittura un libro intitolato Matematica e Dio (2008), affermando che “la matematica sfiora il mistero”; ha affermato tra l’altro “mi irrita sentir dire che c’è opposizione tra fede e matematica, come fa Odifreddi, perché è falso; e la riprova è il gran numero di matematici credenti, nel passato e nel presente”.



Quante leggende e quanti miti sono stati inventati dai miscredenti…
Non sarebbe l’ora di alzare la voce e di smentirli?