Un aiuto per capire la fede: Gesù Cristo

Questione 4.7


Domanda:

Cosa indica la risurrezione di Gesù? Perché è una notizia tanto sconvolgente? Cosa cambia nella vita?

Risposta:

Ricordiamo anzitutto come la risurrezione di Cristo, cioè la vittoria definitiva sulla morte e l’ingresso del Suo stesso corpo nella dimensione dell’eternità, sia un “caso”, un avvenimento, unico nella storia mondiale, anche nella storia delle religioni. Solo Gesù Cristo è risorto.
Risurrezione sta infatti ad indicare non una teoria sull’aldilà, ma “il fatto” della vittoria definitiva sulla morte. Cristo infatti vince definitivamente la morte anche per ogni uomo di ogni tempo e luogo. Proprio la morte ed il destino eterno dell’uomo è il problema principale della vita umana. Se tutto precipitasse nel nulla, tutta la vita dell’uomo sarebbe in fondo vanificata. La vittoria della morte e la chiamata dell’uomo a partecipare, perfino con il suo corpo, alla vita eterna di Dio, spalanca la vita umana dentro un orizzonte infinito, totalmente nuovo, che cambia il senso stesso del presente umano.

La risurrezione della carne indica pure la superiorità del cristianesimo su ogni teoria, anche religiosa, sull’aldilà. Non  è dunque vera la reincarnazione (teoria ad esempio cara alla religioni orientali), che tra l’altro non sarebbe rispettosa dell’unità ed integrità dell’uomo, fatto di anima e di corpo, e della stessa libertà individuale, determinata dalle vite precedenti. Nella risurrezione invece si vede che tutto l’uomo è chiamato a partecipare alla vita eterna.

Tutti risorgeranno e saranno di fronte al giudizio di Dio; ma solo nella comunione con Cristo, morto e risorto per noi, c’è la possibilità di sfuggire al vuoto eterno ed alla disperazione infinita della dannazione (inferno) e di entrare nella vita stessa di Dio-Trinità (paradiso). La risurrezione è dunque l’avvenimento che più di ogni altro indica come Gesù di Nazareth non sia solo un grande uomo ma Dio stesso fatto uomo, cioè l’unico vero Dio fatto visibile e presenza in mezzo a noi. La Sua vittoria sulla morte fa sì che Egli non sia semplicemente uno vissuto duemila anni fa, ma un “vivo”, presente ed operante in mezzo a noi, contemporaneo di ogni uomo, eternamente giovane. La Sua morte e risurrezione indicano che Egli è l’unico salvatore dell’uomo. Solo Lui vince il peccato e la morte. Solo Lui ci riconcilia con il Padre.
Riconoscere che Gesù è Dio significa quindi riconoscere che Lui è la Verità suprema, che in Lui non c’è ombra di errore; per cui la Sua parola non indica una teoria o una religione tra le tante, ma il pieno significato della vita umana, la chiara distinzione della verità dalla menzogna, del bene autentico dal male. Se Dio parla, non possiamo infatti avere il sospetto che si sbagli (un Dio che si sbaglia non sarebbe Dio, per definizione stessa). Per questo Cristo è il “giudizio” (verità) e quindi il “Giudice universale”: ogni uomo infatti, morendo, sarà di fronte a Lui e sarà salvo o meno nell’adesione o nel rifiuto di Lui e della Sua parola (cfr. Gv 5,22-30; Gv 3,16-21).

“Questa è la vita eterna – dice Gesù al Padre – che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3). “Perché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo” (Rm 10,9).

Gesù afferma chiaramente che ritornerà alla fine del mondo, quando verrà nella “gloria”; tutti lo vedranno ed Egli sarà il giudice dei vivi e dei morti (cfr. ad es.: Mt 16,27 e segg; Mt 10,33; Mt 19,28; Mt 24,30; Mt 25,31; Mt 26,64; Mc 8,38; Mc 13,26; Mc 14,62; Lc 9,26; Lc 12,9; Lc 21,27; Lc 22,67-69; Gv 10,24-25; Gv 12, 23). Gesù, vero Dio e vero uomo, è dunque l’unico “mediatore” tra Dio e l’uomo (nella Sua stessa persona, nella Sua duplice natura: Dio come il Padre e lo Spirito Santo, uomo come noi). Per questo può ottenerci il perdono dei peccati, la riconciliazione con Dio e comunicarci la Sua stessa vita. Dio ha infatti tanto amato gli uomini da mandare il Suo Figlio (cfr. 1Gv 4,9-10), attraverso il quale l’uomo può entrare nella piena comunione di Dio. Dio cioè ha riconciliato a Sé il mondo in Cristo (cfr. 2Cor 5,19).
Per questo Cristo è necessario ad ogni uomo di ogni tempo: in nessun altro infatti c’è salvezza (cfr. At 4,12). Credendo in Lui e partecipando alla Sua vita, che si comunica a noi nella storia attraverso la Chiesa (v. i sacramenti), si ha la vita vera ed eterna (cfr. Gv 20,31). Per essere salvi e partecipare alla vita eterna di Dio non si tratta infatti di essere semplicemente brave persone, ammesso e non concesso che lo si possa essere senza la grazia di Dio, ma di ricevere fin d’ora in noi la vita divina (dataci in Cristo, per opera dello Spirito Santo, nella Chiesa) e di morire nella Sua grazia.
Questo orizzonte nuovo, questa pienezza di significato, spalanca dunque la vita ad una dimensione nuova, anche nei più piccoli particolari.