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L’Amministrazione Obama il 21.01.2012 ha imposto anche ad ospedali e organizzazioni sanitarie religiose l’obbligo (!) di fornire ai propri dipendenti – dall’agosto 2013 – un’assicurazione sanitaria che rimborsi anche contraccezione e aborto.

I vescovi USA hanno definito questa decisione “sconsiderata”; il vescovo di New York ha sottolineato che “mai prima d’ora il governo federale ha costretto individui e organizzazioni ad acquistare un prodotto (con un’assicurazione sanitaria) che viola la loro coscienza”. È intervenuto addirittura L’Osservatore Romano stigmatizzando tale decisione, che impedisce di fatto di fare perfino obiezioni di coscienza. Oltre alle organizzazioni cattoliche vi si sono ribellate anche quelle protestanti-evangeliche e molti gruppi ebraici.

Il 24.01.2012, l’annuale “marcia per la vita” nell’anniversario della legalizzazione dell’aborto negli USA ha contato a Washington la partecipazione, nonostante pioggia e gelo, di 100.000 persone (di cui 20.000 giovani); ma anche a S. Francisco, in genere fredda se non ostile ai pro-life, analoga marcia ha visto la partecipazione di 40.000 persone.

Sta infatti crescendo negli USA la sensibilità per la vita e l’incidenza dei gruppo pro-life.

Perfino i candidati alla Presidenza vanno ormai a caccia del voto dei “pro-life”.

Il Papa, ricevendo il 19.01.2012 alcuni Vescovi USA, ha ricordato tra l’altro che “la difesa della vita è il primo compito dei politici”; però ha pure denunciato che, nonostante una tradizione sociale statunitense “formata dalla fede ma anche da certi principi etici che derivano da Dio e dalla natura umana”, oggi “nuovi e potenti correnti culturali non solo si oppongono alla  tradizione giudaico-cristiana, ma si mostrano sempre più ostili al cristianesimo come tale”.