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Come abbiamo già sottolineato in altre parti del sito (ad esempio in Morale sessuale, al n. 32.1) anche la contraccezione (cioè qualsiasi impedimento ad uno spermatozoo di entrare in un ovulo e fecondarlo) è un peccato contro il VI comandamento, perché si oppone al disegno di Dio sull’ amore umano, la sessualità e la procreazione (tanto è vero che la parola stessa indica un andare contro; assai diversa e moralmente lecita è invece una “procreazione responsabile” che ricorre eventualmente a quei numerosi giorni in cui nel corpo della donna non c’è proprio un ovulo pronto per essere fecondato). Assai più grave (addirittura contro il V Comandamento “Non uccidere”!) è invece un’azione che produca la morte ed espulsione di un ovulo già fecondato da uno spermatozoo e che quindi anche geneticamente e biologicamente non è più un elemento dell’uomo (padre) o della donna (madre) ma è veramente a tutti gli effetti un figlio, un nuovo essere umano, anche quando avesse solo pochi istanti di vita (tanto è vero che ha già tutto in potenza ed ha solo bisogno di nutrirsi e di svilupparsi per nascere dopo 9 mesi ed essere pienamente adulto dopo quasi vent’anni – oltre al fatto decisivo che Dio in quell’istante del concepimento crea l’anima della persona e tale essere vivrà per tutta l’eternità!). In questo caso infatti non si tratta di vivere male la sessualità e l’amore, ma quindi addirittura di omicidio (aborto)! E’ quindi importantissimo sapere la distinzione tra un farmaco anticoncezionale ed un farmaco (la parola non sarebbe neppure più lecita, perché non si tratta di guarire ma di uccidere) abortivo.

Ebbene, all’interno stesso di tali prodotti farmaceutici ci sono “fogli illustrativi” che talora generano confusione e inducono a non comprendere bene ciò che si sta compiendo assumendoli; il che è anche contro le norme sanitarie e le leggi dello Stato, che si pongono in modo assai diverso rispetto alla contraccezione o all’aborto: ad esempio secondo la pur terribile legge 194 dello Stato Italiano, che regola la possibilità di accedere all’aborto, esso non può comunque essere considerato una pratica contraccettiva, richiede un ricovero ospedaliero e contempla che il personale sanitario possa non prestarsi a compiere un tale atto comunque grave (obiezione di coscienza).

Quando ad esempio si parla di pillole di fatto abortive come “anticoncezionali d’emergenza” (espressione già in sé contraddittoria) o di “pillole contraccettive” quando in realtà sono “abortive” (sia quelle del 1° giorno come quelle del 5° giorno, cioè a rapporto sessuale già compiuto prima di tale assunzione) si genera un gravissimo inganno anche sullo stesso loro fruitore.

Non a caso tali fogli illustrativi nelle espressioni popolari si chiamano spesso “bugiardino”! Ma in questi casi la questione è di particolare gravità.

E’ di questi giorni addirittura  la notizia che la casa farmaceutica che produce la Levonorgestrel (detta appunto “pillola del giorno dopo”, assunta già nel 2011 in Italia da 360.000 ragazze) abbia perfino cambiato appunto il suo “bugiardino”, cioè le informazioni contenute nel suo foglio illustrativo: la vecchia dicitura “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto dell’ovulo fecondato” (che comunque già nascondeva dietro le parole mediche che esso fosse appunto già un  abortivo!) è improvvisamente sparita e si è trasformata in “inibisce o ritarda l’ovulazione”. Pubbliche e gravissime menzogne, per sé perseguibili, che manifestano pure la regia occulta del “padre della menzogna e omicida fin da principio” (Gv 8,44).