La Repubblica, l’imponente quotidiano “laicista” italiano (dell’imprenditore De Benedetti), che ogni giorno stranamente loda Papa Francesco (stravolgendone il pensiero), ha organizzato oggi all’università di Torino un solenne incontro dei più agguerriti giornalisti laicisti (Paolo Flores d’Arcais, proclamato “laico dell’anno” e che ha tenuto nell’occasione una “lectio magistralis”, Corrado Augias, Stefano Rodotà, Chiara Saraceno, Gustavo Zagrebelski, Giulio Giorello, Gian Enrico Rusconi) su questo ormai esplicito tema: “La democrazia deve chiedere l’esilio di Dio”!

Proprio nella “lectio magistralis” tenuta da d’Arcais troviamo le seguenti esplicite affermazioni, a mo’ di indicazioni perentorie per le presenti e future democrazie: “La religione è compatibile con la democrazia solo se disponibile e assuefatta all’esilio di Dio, solo se disponibile a praticare il primo comandamento della sovranità repubblicana: non pronunciare il nome di Dio in luogo pubblico. La religione è compatibile con la democrazia solo se addomesticata. Le religioni compatibili con la democrazia sono religioni docili, che hanno rinunciato a ogni fede militante, che hanno interiorizzato l’inferiorità della legge di Dio rispetto alla volontà sovrana degli uomini su questa terra”. Inquietante … Ma in fondo niente di nuovo rispetto a ciò che il potere, che si crede l’unica divinità, ha sempre fatto con la religione: o distruggerla o addomesticarla (così ad esempio in modo violento nell’attuale Cina comunista-capitalista). In altri termini: o Dio non c’è o deve sottomettersi al dio-Stato (anche se poi oggi si chiama democrazia, dove tutti sono convinti di decidere tutto, ma dove invece obbediscono senza saperlo ai nuovi poteri economici, che non a caso fanno di tutto per avere in mano giornali e televisioni). Come però abbiamo visto anche nella storia del XX secolo (basti pensare all’Est-Europa), tutti i regimi che hanno voluto esiliare Dio dalla vita pubblica, anche se sembravano onnipotenti, sono miseramente e improvvisamente crollati su se stessi, mentre Cristo (spiace per i laicisti) “vive e regna nei secoli dei secoli”.