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Nella notte tra il 25 e 26 settembre 1983 i computer della base militare di Serpukhov-15 segnalarono un attacco missilistico contro l’URSS

Quando il mondo ha già rischiato l’autodistruzione!


Nella notte tra il 25 e 26 settembre 1983, esattamente alle ore 00.15, il sistema di computer della base militare sovietica di Serpukhov-15, vicino a Mosca, che costituiva il più sofisticato sistema di difesa sovietico, in grado di scrutare elettronicamente ogni più piccolo indizio che potesse rappresentare un attacco missilistico contro l’URSS, segnalò il tanto temuto attacco: “Missili termonucleari americani in arrivo; colpiranno l’Unione Sovietica fra 25 minuti” (questo è infatti il tempo impiegato da un missile per raggiungere la Russia dagli USA, e viceversa)!

In quegli anni eravamo ancora in piena “guerra fredda” tra USA e URSS, con la persistente minaccia di un possibile attacco nucleare tra le due più grandi potenze militari del mondo. A guidare il Partito Comunista e l’intera Unione Sovietica c’era il vecchio Jurij Andropov, di fatto malato (anche se il mondo non doveva sapere) e quasi sempre in ospedale, ma convinto della sempre possibile aggressione da parte degli USA. Del resto il presidente USA Ronald Reagan, assai determinato a vincere questo confronto, non aveva esitato a chiamare l’URSS “l’impero del male”.

Solo pochi giorni prima di quella notte (il 1°.09.1983), un caccia sovietico aveva abbattuto un Boeing 747 civile sud-coreano (con 269 persone a bordo), solo perché era entrato di poco nello spazio aereo russo. Scambiato dai militari per un possibile aereo spia statunitense, e così riferito ai superiori, in pochi istanti giunse l’ordine di abbattere l’aereo e così fu immediatamente fatto, causando dunque la morte di tutte quelle persone che vi erano a bordo.

Per una pura casualità, ma possiamo ben dire per un particolare disegno della Provvidenza, alla base militare di Serpukhov-15 in quella notte del 26.09.1983 si trovava a fare la guardia a quel sofisticato sistema di difesa computerizzato non un militare professionista, come era prassi, ma un analista, il colonnello russo Stanislav Petrov. Ebbene proprio lui, che non esita ancor oggi a riconoscere con umiltà ma con altrettanta certezza di essere stato semplicemente “l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto”, evitò che il mondo intero andasse già allora incontro alla propria rapida autodistruzione!

Se quella notte il colonnello Petrov avesse fatto quello che un qualsiasi militare avrebbe fatto, cioè informare immediatamente i superiori e il capo dello Stato della minaccia nucleare in corso, a sua volta, al massimo in 12 minuti, il Presidente Andropov avrebbe certamente dato l’ordine della rappresaglia, inviando contro gli USA decine di missili nucleari; e a questo punto gli USA avrebbero davvero sparato i loro missili nucleari contro l’URSS. Non è esagerato pensare che tutto ciò poteva scatenare una tale guerra nucleare da provocare realmente la “fine del mondo”! Ebbene, Petrov e il suo staff si misero velocemente a controllare i 12 livelli di operatività del sistema di sicurezza, ma tutti davano come effettivamente partito un progressivo e molteplice attacco di missili nucleari americani diretto contro l’URSS. Nonostante ciò, per una particolare acutezza di intuizione ma anche e soprattutto, possiamo appunto ben dirlo, per un singolare disegno della Provvidenza, Petrov rimase ugualmente convinto di un errore del sistema di difesa computerizzato e invece di comunicare ai superiori e al capo di Stato dell’attacco nucleare in corso, comunicò solo che era in corso un grave malfunzionamento del sistema. E così infatti era. Nonostante che le segnalazioni elettroniche dessero per certo l’arrivo imminente dei missili americani, non giunse infatti in URSS alcun missile nucleare.

Quest’uomo, che di fatto nel 1983 ha salvato il mondo dall’autodistruzione, è rimasto però nel nascondimento. I capi sovietici, più preoccupati di come si sia potuto verificare tale errore nel supersistema di difesa che del merito di colui che di fatto sventò con la sua decisione la distruzione del pianeta, non gli diedero infatti alcun riconoscimento. Solo dopo la caduta del comunismo e il crollo dell’URSS (8.12.1991) quanto accaduto fu reso noto in Occidente e il colonnello Petrov ha ricevuto all’estero qualche riconoscimento. Ancora oggi, all’età di 76 anni, Petrov vive nell’anonimato in un tetro palazzo di cemento del vecchio e squallido stile sovietico, a Fryazino, a pochi km da Mosca.

Sembra una favola di fantascienza o da “guerre stellari”. Ne parla invece in questi giorni anche un serio articolo del Corriere della Sera (Fabrizio Dragosei, “Guerra fredda. L’eroe che salvò il mondo dall’apocalisse nucleare”, Corriere della sera del 20.06.2016; anche nella prima pagina del relativo sito on-line del 21-22.06.2016).

In quegli anni l’URSS, anche per far fronte alle spese militari come pure per l’ottusità del sistema comunista, precipita sempre più in una crisi economica e sociale senza precedenti, con una leadership anacronistica e ingessata ideologicamente; nonostante le azioni di forza per evitarlo (pensiamo ad esempio allo stato d’assedio attuato in Polonia il 13.12.1981), non si riesce più a tener in piedi il sistema comunista e pure a far fronte a quelle richieste di libertà e di diritti civili che sorgono progressivamente nei Paesi soggetti al proprio controllo (a cominciare proprio dalla Polonia, che ha però ora un Papa della propria patria, un Papa che costituisce per il sistema comunista un pericolo mortale, tanto che la nomenclatura russa decide di ucciderlo, proprio il 13.05.1981 .. ma era il giorno della Madonna di Fatima e non ci riuscirono!).
Quando poi il Presidente USA Ronald Reagan alza ulteriormente il livello di potenza militare americano, attuando un sistema di difesa e di attacco a livello satellitare, l’URSS non è più in grado, anche economicamente, di reggere il confronto militare con gli USA. Per questo motivo, sembra dunque certo, anche in base ai documenti riservati oggi accessibili, che i vertici politici e militari dell’URSS, avvertendo dunque il pericolo mortale per il proprio sistema comunista (che infatti crollerà su se stesso nell’autunno del 1989, in Russia e in tutta quei Paesi dell’Europa centro-orientale che erano stati assoggettati a tale impero sovietico dopo la spartizione dell’Europa seguita alla II Guerra Mondiale, con il trattato di Yalta) stessero pensando ad un’azione estrema, al tutto per tutto: cioè veramente ad un attacco nucleare contro gli USA!
E’ a questo punto però che nel maggio del 1984 avviene un altro fatto incredibile, che blocca definitivamente quel diabolico progetto e impedisce al mondo intero di venire trascinato in un attacco e in una guerra nucleare che avrebbe portato l’umanità intera all’autodistruzione (e anche in questo caso, perché non si immagini che stiamo parlando di fantasticherie apocalittiche a sfondo religioso, si veda la notizia nel quotidiano la Repubblica del 23.06.1984).

Ecco quanto accadde: si verificò una spaventosa esplosione, che ha provocato anche centinaia di morti, nell’arsenale di Severomorsk, a circa 100 km dal confine URSS/Norvegia, sede della flotta sovietica dell’Artico e più importante deposito di armi e munizioni sovietico della penisola di Kola. L’esplosione, rilevato dai satelliti spia americani, fu talmente grande che inizialmente si fece pure l’ipotesi di un’esplosione nucleare. In quell’arsenale vi era soprattutto un ingentisssimo deposito di missili terra-aria in dotazione alle unità da guerra della marina dell’URSS; e in quella tremenda e inspiegabile esplosione venne infatti distrutto quasi 1/3 dei missili antiaerei della flotta artica sovietica, infliggendo un duro colpo al potenziale bellico russo. Anche in conseguenza di questa grave perdita, un attacco sovietico contro gli USA non risultava più possibile.

Com’è avvenuto che il mondo rasentasse già nel 1983 e nel 1984 la propria autodistruzione, e poi per un soffio e per motivi accidentali tale pericolo fosse sventato? Chi ha davvero già impedito la fine del mondo?
Si può certo ancora pensare a pure coincidenze casuali; ma per chi conosce un poco anche solo l’intervento e le parole di Maria Santissima a Fatima nel 1917 (solo 3 mesi prima della rivoluzione bolscevica parlò dell’enorme pericolo che la Russia avrebbe rappresentato per la Chiesa e per il mondo, ne chiese la consacrazione al Suo Cuore Immacolato, così che poi proprio in Russia la fede avrebbe conosciuto un’enorme rinascita; cosa che si sta verificando già ai giorni nostri) può forse comprendere meglio anche questi fatti … e il tempo che oggi viviamo … e anche ciò che ci sta ora davanti (v. Dossier dedicato).
Il Papa (S.) Giovanni Paolo II, giunto a Fatima il 13.05.1982 ad un anno esatto dall’attentato che doveva portarlo sicuramente alla morte (e che invece per un particolare intervento della Madonna, come lui stesso sempre affermò, rimase in vita; per questo il micidiale proiettile che lo colpì e miracolosamente evitò di distruggere organi vitali, è stato portato in questa data a Fatima e fu poi incastonato nella corona stessa della statua della Madonna), ringraziò la Vergine Maria, ma anche la supplicò, in una commovente e forte preghiera di consacrazione di affidamento a Lei, che verrà poi ripetuta, spiritualmente insieme a tutti i vescovi del mondo, il 25.03.1984.

Il Santo Papa indisse poi per il 1983/1984 (a 1950 anni dalla morte e risurrezione di N.S. Gesù Cristo) l’Anno Santo straordinario della Redenzione. Il giorno dell’Immacolata di quell’Anno Santo (8.12.1983) scrisse a tutti i vescovi del mondo, affinché “dinanzi alle minacce per l’umanità contemporanea che hanno le loro radici nel peccato, si faccia un più intenso appello alla potenza della Redenzione”; e chiese per questo che il successivo 25 marzo si unissero spiritualmente a lui per affidare il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria, in pratica con quelle parole da lui già pronunciate a Fatima.

E proprio in quel 25.03.1984 (solennità dell’Annunciazione del Signore ma non certo casualmente anche “Giubileo delle famiglie” di quell’Anno Santo), inginocchiato di fronte alla statua della Madonna di Fatima, fatta pervenire appositamente dal Portogallo, consacrò al Cuore Immacolato di Maria gli uomini e le Nazioni del mondo, concludendo la sua preghiera, quasi un grido di supplica, con queste impressionanti e significative parole:

“AffidandoTi, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, ti affidiamo anche la stessa consacrazione del mondo, mettendola nel tuo cuore materno.

Oh, cuore immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro!

Dalla fame e dalla guerra, liberaci!

Dalla guerra nucleare, da un’autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci!

Dai peccati contro la vita dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci!

Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!

Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!

Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!

Dal tentativo di offuscare nei cuori umani la verità stessa di Dio, liberaci!

Dallo smarrimento della coscienza del bene e del male, liberaci!

Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaciliberaci!

Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società!

Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato: il peccato dell’uomo e il “peccato del mondo”, il peccato in ogni sua manifestazione.

Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l’infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell’Amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel Tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza!”

Ora, alla vigilia del centenario (2017) delle apparizioni di Fatima, quella supplica appare ancora più urgente; e il pericolo ancora più grave.