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Cinema e … livore  anticattolico

Non cessa il livore anticattolico, intessuto pure di menzogne e calunnie storiche, che periodicamente affiora in libri, programmi televisivi, opere teatrali e cinematografiche, oltre che quotidianamente inoculato nelle menti delle nuove generazioni anche a livello scolastico.

[Nel sito (v. Dossier e Fede e cultura) c’è una discreta documentazione storica che smentisce molte “leggende nere” sulla storia della Chiesa, continuamente divulgate: sul Medioevo, sulle Crociate, sull’Inquisizione, sul “caso Galileo”, sulla presunta opposizione tra scienza e fede, sul rapporto tra colonizzazione e missione, sulle Rivoluzioni della modernità, sul Risorgimento, ecc.]

Ne abbiamo avuto una prova anche in questi giorni, al Festival del cinema di Cannes, per un selezionato e applauditissimo (13’) film di Marco Bellocchio (“Rapito”, al cinema dal 25 maggio), che è andato a riesumare uno scottante caso dell’Italia risorgimentale (il “caso Mortara”), traendo “liberamente” spunto da un libro decisamente anticlericale di Daniele Scalise (Il caso Mortara, Mondadori 1996), guardandosi invece bene dal far riferimento alla stessa Autobiografia (Memoriale) dell’interessato [Edgardo Pio Maria Mortara (1851-1940)], che sta invece lì a dimostrare agli storici e al pubblico le menzogne e il livore anticattolico del film di Bellocchio (dove invece la Chiesa è dipinta in modo truce, la fede cattolica irrisa, il Papa Pio IX presentato come violento, la fede cattolica di Edgardo condannata come frutto di plagio).

La persecuzione dei Cattolici in Gran Bretagna ad opera di Enrico VIII e di altri regnanti inglesi (vedi)? L’atroce eccidio dei Cattolici della Vandea ad opera dai rivoluzionari francesi (vedi)? La persecuzione massonica dei cattolici in Messico agli inizi del XX secolo, compresa l’uccisione pure di ragazzini santi che volevano rimanere fedeli a “Cristo Re” [cfr. News 16.10.2016 e 24.12.2022; in compenso si fece nel 2011 su quella vicenda il buon film Cristiada, negato però in molte sale (vedi il trailer, vedi la scena della tortura e uccisione del quindicenne José Sánchez del Río, canonizzato nel 2016)]? O la gloriosa testimonianza di Rolando Rivi, il seminarista di soli 14 anni sequestrato, barbaramente torturato e ucciso dai Partigiani comunisti il 13.04.1945 nel “triangolo rosso” emiliano (e proclamato Beato il 5.10.2013 – cfr. News 15.04.2018vedi il sito ufficiale)?
Quali disumane violenze (e due guerre mondiali) hanno dovuto subire la Chiesa e l’umanità in conseguenza delle ideologie atee e anticristiane della “modernità” (vedi)! 
Il XX secolo ha prodotto decine di milioni di martiri cristiani! 
Ancora: sull’attuale persecuzione comunista contro la Chiesa Cattolica, ad esempio in Corea del nord e anche in Cina? 
E gli attacchi anticristiani subiti nella storia e nel presente dall’Islam?
Su tutto ciò regna invece fondamentalmente il silenzio e la censura mediatica, come del mondo stesso della cultura e dell’istruzione!
Se volessimo poi rimanere proprio nel Risorgimento (vedi dossier e documento): quali soprusi, furti e violenze ha dovuto subire la Chiesa Cattolica, persino nel suo stesso centro mondiale (Roma)? 

No. È la Chiesa ad essere violenta e a perpetrare orrendi crimini, anche contro i bambini, fino a rapirli per renderli cattolici e ciò ad opera del Papa stesso!

Ecco dunque l’ennesima “leggenda nera”: il “caso Mortara”. Non conta se smentita dallo stesso protagonista (come qui vedremo)! 
Livore anticattolico: questa è la ragion d’essere di opere come questo nuovo film ora nelle sale!

Per comprendere questo fatto (il “caso Mortara”), che l’anticlericalismo risorgimentale ingigantì subito, coinvolgendo persino molte cancellerie europee e addirittura americane, e che appunto anche in questi giorni viene ripresentato dal film indicato, con ampie e incresciose falsità storiche, occorre certamente, come doveroso per qualsiasi fatto storico, rifarsi pure alle problematiche e sensibilità (anche religiosa) del tempo.
Occorre inoltre porsi al di fuori del relativismo (promosso appunto dal potere culturale massonico e oggi dominante) e da quel clima anche religioso, che oggi pare normale (persino nella Chiesa) ed invece è falso e antievangelico (cfr. Mt 28,19-20), secondo cui tutte le religioni sarebbero uguali e la salvezza eterna (questione principale della vita umana!) non sarebbe più data esclusivamente da Gesù Cristo, nello Spirito Santo, per mezzo del Battesimo (e dell’Eucaristia – cfr. Gv 6, 54).

Il fatto in oggetto cominciò a Bologna, allora gloriosa città dello Stato Pontificio (dove la Chiesa eresse anche la prima e gloriosa università della storia, nel 1088 – vedi dossier sul Medioevo), territorio poi conquistato, come tutta Italia e la stessa Roma (centro della cristianità), dal Piemonte e dal potere fondamentalmente “massonico” che lo guidava, pieno di livore e violenza contro la Chiesa Cattolica (man mano che il Piemonte avanzava in Italia, aboliva ad esempio gli Ordini religiosi, confiscandone tutti i beni! vedi appunto in proposto il dossier e il documento sul Risorgimento).

Vediamo dunque qualcosa di quanto avvenne riguardo a quel peraltro singolare “caso Mortara”.

Ricordiamo che proprio il protagonista della vicenda, Edgardo Mortara, che la “leggenda nera” (ripresa ora dal film in uscita) presenta come vittima dell’atroce violenza della Chiesa Cattolica e del Papa stesso (Pio IX), nel 1888, all’età di 37 anni (quindi già da sacerdote) scrisse un importante “memoriale” di come siano andate storicamente le vicende in oggetto e che lo hanno coinvolto fin dalla sua nascita. Tale memoriale, scritto originariamente in castigliano [Edgardo Mortara (divenuto non appena l’età glielo consentì e con autentica vocazione e devozione don Pio Maria Mortara – aggiunse anche Pio al suo nome di religioso proprio per affetto e riconoscenza a Pio IX !) sin trovava in quell’anno a svolgere la sua preziosa missione sacerdotale in Spagna] e conservato nell’archivio romano dei Canonici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranense (l’Ordine religioso, di tradizione agostiniana, dove era entrato). Tale memoriale (autobiografia) è stato tradotto in italiano e pure pubblicato integralmente nel 2005 in un libro introdotto da Vittorio Messori, intitolato Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX. Il memoriale inedito del protagonista del «caso Mortara» (Mondadori).
Così recita il sottotitolo del memoriale, come lo scrisse lo stesso protagonista: «Appunti storici accompagnati da una bella apologia del grande Pontefice di santa e grata memoria, scritti dal reverendo padre Pio Maria Mortara, Canonico Regolare di Sant’Agostino, della Congregazione del Laterano».
Proprio questo scritto autobiografico del protagonista della vicenda smonta pezzo per pezzo la leggenda nera del “caso Mortara”!

Ecco la storia vera

Edgardo Mortara nacque a Bologna (allora nello Stato Pontificio) nel 1851, 9° di 12 figli di una benestante famiglia ebraica (Marianna e Girolamo Mortara Levi, ricco mercante).
All’età di circa un anno, il bambino fu colpito da una gravissima malattia e nel giro di pochi giorni i medici si resero conto che ormai non c’era più nulla da fare per salvare la vita del piccolo Mortara.
La ricca famiglia ebrea aveva però una domestica cattolica, Anna Morisi (la Chiesa peraltro sconsigliava ai cattolici di prestare servizio presso famiglie ebraiche, non per antisemitismo, ma proprio per evitare possibili interferenze religiose, come invece avvenne appunto in questo famoso caso). Quando ella seppe che il bambino stava ormai per morire, pensò bene assicurargli la salvezza eterna battezzandolo di nascosto, come del resto può fare chiunque “in articulo mortis”, cioè quando c’è imminente pericolo di morte.
In tal caso, però, cioè trattandosi di un bambino di un anno, avrebbe dovuto “canonicamente” chiedere il permesso ai genitori del piccolo. Tale Battesimo (che, ricordiamolo, è il sacramento che toglie il peccato originale, dona la salvezza eterna acquistataci da Gesù Cristo sulla Croce ed imprime nell’anima un “carattere” indelebile!), come poi accertò l’indagine canonica successiva, era dunque stato conferito “illecitamente” (non avrebbe dovuto essere amministrato senza il permesso dei genitori) ma comunque “validamente” (producendo cioè oggettivamente i suoi salvifici effetti soprannaturali, rendendo quell’anima partecipe della vita della Santissima Trinità e quel bambino oggettivamente “cristiano”).
La questione, che ha peraltro del “miracoloso”, è che il piccolo Edgardo nel giro di pochi giorni, ricevuto il Battesimo, invece di morire guarì totalmente e definitivamente (Edgardo vivrà fino a 90 anni)!
A questo punto però, la cameriera, lieta di questo fatto che ha del prodigioso, va però nel panico, perché aveva compiuto quell’atto pensando solo al segreto delle anime (che solo Dio conosce) e alla salvezza eterna del piccolo, che ora invece sta benissimo e cresce nella sua famiglia di fede ebraica. Pensò in un primo tempo di tacere la cosa. Quando cinque anni dopo si ammalò gravemente, con pericolo di morte, anche un altro bambino (Aristide) della stessa famiglia Mortara dove prestava ancora servizio, non se la sentì più di compiere un gesto analogo. Fu in quel frangente che Anna (la domestica) parlò del Battesimo, dato ad Edgardo 5 anni prima e tenuto nascosto a tutti, a delle amiche, che la consigliavano di battezzare Aristide, che invece morì in pochi giorni! Si decise quindi di parlare di quel fatto (il Battesimo dato ad Edgardo in pericolo di morte) ad un sacerdote, il quale, col suo permesso, chiese lumi sul da farsi ai suoi superiori. Siamo nel 1858 e quindi ormai Edgardo ha già 7 anni e deve iniziare il suo cammino scolastico e catechistico. Essendo Bologna in territorio pontificio, del singolare caso fu informato lo stesso Pontefice Pio IX (oggi Beato). Giunge la conferma che tale Battesimo è stato “illecito” ma comunque “valido”, cioè Edgardo è effettivamente cristiano (nella sua anima) e come tale deve essere posto anche nelle condizioni di “conoscere” la fede cristiana cattolica (nel memoriale che egli stesso scrisse poi da adulto confessa che fino a 7 anni non sentì invece mai parlare di Gesù e non conosceva nulla della fede cristiana), per poi decidere liberamente in età più matura della propria anima e appartenenza religiosa.
Il Papa stesso, mentre indica che la famiglia deve essere informata del Battesimo del figlio (dato in pericolo di morte quando appunto aveva 1 anno), precisa che comunque il bambino deve essere messo nelle condizioni di “conoscere” la fede cristiana e di far fruttificare la “grazia” ricevuta, cosa che la famiglia non solo non può assicurare ma che anzi platealmente e polemicamente mostrerà in tutti i modi di impedire!
Bisognerebbe pure notare che questa ostilità e rifiuto di conoscenza e di confronto (col cristianesimo) sta già ad indicare una debolezza della propria fede (chi pensa di essere nella verità non teme il confronto e il dialogo sui contenuti, portandone le ragioni), oltre al fatto che siamo in Italia (addirittura nello Stato Pontificio!), allora fortemente plasmata, anche sul piano culturale, dalla fede cattolica; e quindi il ragazzo crescendo avrebbe dovuto comunque conoscere ed entrare in dialogo col cristianesimo, anche solo per essere consapevole della civiltà in cui viveva!
È a questo punto che viene fatto sapere alla famiglia che, per garantire questa possibilità (peraltro “diritto” inviolabile del figlio, da cui dipende la salvezza eterna della sua anima!), si potrebbe giungere d’ufficio, cioè in forma coatta, all’iscrizione del bambino in un collegio cattolico, dove peraltro i genitori avrebbero potuto incontrarlo anche quotidianamente! Il Papa in persona avrebbe provveduto a tutte le spese per il percorso d’istruzione cattolica in tale Collegio.
Di fronte al rifiuto categorico di tale possibilità prospettata alla famiglia, come pure delle conseguenze che avrebbe avuto (sottrazione coatta del figlio alla famiglia che gli avrebbe negato la possibilità di una formazione cristiana), si giunse al doloroso episodio del 24.06.1858, cioè alla sottrazione del bambino dalla famiglia per iscriverlo (a titolo gratuito) ad un collegio cattolico.
A questo punto, nel clima di ostilità alla Chiesa Cattolica messo in atto dal Risorgimento italiano (cfr. dossier e documento) e da molti poteri europei di stampo fondamentalmente massonico (protestanti, inglesi, francesi), il “caso Mortara” scoppiò in tutta la sua virulenza, a livello non solo italiano ma internazionale; sorse così un’altra aspra e falsa “leggenda nera” creata dagli anticlericali sulla storia della Chiesa (qui si trattava poi di Pio IX e degli Ebrei!), fino appunto all’attuale film “Rapito” (che indugia su false e strazianti scene, come fosse un improvviso e drammatico “rapimento” del figlio ebreo da parte del Papa per farne in modo coatto un cristiano)!
Lo stesso protagonista (Edgardo, divenuto nel frattempo addirittura don Pio Mortara!), nel suo Memoriale scritto a 37 anni (1888), parla espressamente di “poteri massonici” scatenatisi sulla vicenda, fino a veder coinvolti lo stesso Napoleone III come pure Cavour in persona!

Dobbiamo dunque tener presente, contrariamente al relativismo dominante e ad una fede cattolica che essa stessa ha oggi perso gran parte della consapevolezza delle condizioni (oggettivamente parlando) per essere salvati dal peccato e dalla dannazione eterna (!), che tale diritto/dovere di assicurare ad Edgardo, pur di famiglia ebraica, la conoscenza della fede cristiana e la possibilità di alimentare la “grazia” ricevuta dal Battesimo (tra l’altro avendo avuta salva anche la vita fisica!), si scontrava pure col rovente clima culturale e politico creato appunto dal Risorgimento
La stessa Bologna nel 1860 cadde in mano al potere anticlericale e massonico piemontese, nascosto sotto il pretesto dell’Unità d’Italia (che il popolo italiano e lo stesso Pio IX non voleva in questi termini – pensando invece ad una confederazione di Stati, come fece peraltro la Svizzera e la Germania – tant’è vero che com’è noto si ammise, ad operazione conclusa, che “fatta l’Italia si dovesse pensare a fare gli Italiani!”)!
Di fronte al divieto assoluto dei genitori di permettere almeno una istruzione sulla fede cristiana cattolica del figlio e all’esplosione del “caso” non solo in Italia ma all’estero, il Papa Pio IX (tanto avversato dai Piemontesi e dalla Massoneria internazionale – vedi dossier e documento – che non persero la preziosa occasione per denigrarlo e denunciarlo a livello di opinione pubblica) decise di trasferire il fanciullo a Roma ed assicurare, a spese del Pontefice stesso, la sua formazione cristiana presso il collegio dei Canonici Regolari Lateranensi, sempre permettendo ai genitori di venirlo a trovare ogniqualvolta lo volessero.
Il feroce anticlericalismo del tempo, che vediamo anche in questi giorni purtroppo non tramontato, parlò allora di Pio IX come violento “rapitore di bambini”!
Il colonnello dello Stato Pontificio che aveva provveduto a trasferire Edgardo a Roma, fu immediatamente arrestato dai Piemontesi non appena occuparono Bologna.
Com’era stato loro garantito, i genitori poterono incontrare il loro figlio anche a Roma; tant’è che nei primi due mesi di permanenza lo incontrarono quotidianamente, cercando peraltro inutilmente di convincerlo a seguirlo, di abbandonare quegli ambienti cattolici (dove invece il ragazzo disse sempre di trovarsi benissimo!) e di rimanere di fede ebraica!
Continuarono per anni a incontrare il loro figlio a Roma, cercando di convincerlo a seguirli. Era invece il figlio, sempre più entusiasta della fede e della vita cristiana (in proposito la “leggenda nera” parla allora di “plagio”, in realtà si vedeva benissimo nel suo animo sensibile e devoto l’opera della “grazia” di Dio!), come pure dell’accoglienza ed educazione ricevuta in Collegio, che li supplicava di conoscere ed abbracciare la fede cristiana cattolica e così salvarsi eternamente l’anima. È parso persino che ad un certo momento la mamma si stesse avvicinando a tale proposta per il quale il figlio pregava con insistenza il Signore; ma fu subito dissuasa dal marito e dall’intero ambiente giudaico e culturale risorgimentale.
Come racconta Edgardo in persona, i suoi genitori (eravamo ancora nel 1858) lo andarono a trovare «per un mese intero o forse due, tutti i giorni […] in casa dello stesso rettore (don Enrico Sarra) del Collegio a cui era stato affidato. Ebbene, non solo Edgardo non manifestò mai il desiderio di tornare a casa, nonostante l’ovvio affetto per i genitori, ma già allora (a 7 anni) non desiderava altro che anche i suoi genitori abbracciassero la fede cattolica perché, amandoli, voleva che anche loro riconoscessero la Verità, che è Gesù stesso. Davanti alle promesse e alle mille lusinghe dei suoi, replicava: «Sono cristiano, se volete che venga con voi, non c’è che un modo: convertitevi anche voi». Tra i primi doni che aveva ricevuto dopo il sequestro c’era lo Scapolare della Madonna del Carmelo. E a proposito val la pena citare un episodio emblematico di uno di quei giorni dell’autunno 1858: il bambino parlò alla madre con così «grande convincimento, misto a filiale affetto e tenerezza, dei sublimi misteri della religione cattolica, di Maria Santissima e del santo Scapolare», che la stessa madre, «commossa e intenerita, sciogliendosi in lacrime disse: “Anch’io, anch’io voglio questo Scapolare della Madonna”». Se non fosse stato per l’intervento deciso del padre, che separò bruscamente la moglie dal bambino non appena si rese conto di quel che stava avvenendo, probabilmente avremmo raccontato un’altra storia di conversione. Da quel giorno e per molti anni, i genitori di Edgardo cessarono di fagli visita!
I genitori smisero di visitare il figlio Edgardo quando si accorsero che, ormai giovincello, non solo era un fervente cattolico (tanto la grazia di Dio aveva operato in lui!), ma manifestava fortemente il desiderio di diventare addirittura sacerdote, e proprio in quell’Ordine religioso che lo accolse e lo educò cattolicamente.
Edgardo non cessò peraltro mai di pregare per la loro conversione!

I suoi genitori si erano intanto trasferiti prima a Torino e poi a Firenze, a seguito delle vicende appunto risorgimentali (le nuove Capitali d’Italia), nei cui artefici (in genere massoni) trovarono non solo sostegno e incoraggiamento, ma un’imponente cassa di risonanza per divulgare l’odio anticattolico, oltre a lauti finanziamenti perché girassero l’Europa per divulgare in prima persona le violenze subite dalla Chiesa e dal Papa.

Mentre gli anticlericali avevano continuato a parlare di violenze ricevute dal ragazzo (c’è addirittura chi disse che era stato castrato per poter essere e rimanere una voce bianca nella Cappella Sistina!), ora, di fronte al suo grato entusiasmo per la fede cattolica e addirittura alla sua vocazione religiosa e sacerdotale, parlarono allora implacabilmente di plagio!  Edgardo Mortara divenne sacerdote col nome di Pio Maria e la scelta di “Pio” fu da lui presa proprio per gratitudine ed affetto nei confronti del Papa Pio IX, che tanto aveva fatto per la salvezza eterna della sua anima! Addirittura mantenne per tutta la vita una affezionata gratitudine per la domestica Anna che l’aveva battezzato* (e che il film ora presenta invece come donna immorale), come per tutti coloro che gli avevano fatto conoscere Gesù ed educato sapientemente alla Sua sequela!
* Sempre nel suo Memoriale definisce quella giovane domestica che l’aveva battezzato come «propria madre nell’ordine soprannaturale» e ricorda tristemente come ella dovette abbandonare non solo la famiglia presso cui prestava servizio ma la stessa città di Bologna «per sfuggire alle violente vessazioni e rappresaglie» da parte dei feroci anticlericali.

Già nel 1868, quando Edgardo aveva 17 anni e si considerava completata la sua formazione cristiana, le autorità ecclesiastiche volevano rimandarlo alla sua famiglia e poter scegliere liberamente anche la sua appartenenza religiosa; ma fu lui a rifiutare!

Mentre la fiamma del “caso Mortara” veniva alimentata dagli anticlericali (in genere massoni) in Italia e in Europa (e persino in America), con l’occupazione di Roma (20.09.1870, la “breccia di Porta Pia”) e tutto ciò che ne seguì di attacchi, espropri ed abolizione di ordini religiosi – i Piemontesi si presentarono subito al Collegio dove abitava Mortara per finalmente “liberarlo”, ma si trovarono di fronte al diniego totale del giovane (di 19 anni e in preparazione al sacerdozio!); a tal punto che egli si rifiutò persino di arruolarsi quando il nuovo Regno d’Italia, sulla scia delle idee promosse in Francia dopo la rivoluzione, obbligò i giovani maschi alla “leva obbligatoria” e persino alla guerra (Cavour ne spedì molti addirittura in Crimea!).
Nell’occasione si creò la prima organizzazione ebraica mondiale di autodifesa, che giunse ad offrire una lauta somma di denaro anche solo a chi avesse tentato di “liberare” il Mortara dal Collegio romano dove viveva.

Edgardo Pio Maria (Mortara) divenne sacerdote nel 1883, all’età di 32 anni.
Ricevette persino la visita di S. Giovanni Bosco.

Date le sue capacità intellettuali (aveva persino imparato 9 lingue moderne!), di oratoria e di insegnamento (di Teologia), come pure per sottrarlo al clima anticattolico creatosi a Roma dopo il 1870 e che vedeva in lui un simbolo della violenza perpetuata dai Cattolici e dal Papa in persona, i suoi superiori lo inviarono in missione in molti Paesi europei, come predicatore e docente.
Visse una lunga vita, talora segnata anche da sofferenze, specie a motivo del “caso” che egli rappresentava per il mondo anticlericale (anche su questo la “leggenda nera”, e ora anche il film, non potendo negare la sua chiara fede e missione cattolica attuata in tutta Europa, indugia su suoi presunti disagi psicologici, dovuti ovviamente a quanto aveva subito negli ambienti cattolici!).

Il nostro ebbe poi particolarmente a cuore la conversione degli Ebrei. Nel 50° della sua Ordinazione sacerdotale (1933), fece un particolare e solenne appello agli Ebrei perché conoscessero la verità del Vangelo e riconoscessero in Cristo il Messia atteso.

Dopo aver predicato in mezza Europa, don Edgardo Pio Maria (Mortara) morì quasi novantenne (nel 1940), in un monastero in Belgio, in “odore di santità” (s’è persino parlato di una possibile causa di beatificazione)!

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A proposito della presenza degli Ebrei a Roma
Forse non tutti sanno che nella Roma dei Papi, centro della cristianità e della Chiesa cattolica, dove il Papato ha esercitato per secoli anche il potere civile (Stato Pontificio), la comunità ebraica ha goduto sempre di una ampia accoglienza, peraltro sconosciuta altrove; per questo il Ghetto ebraico a Roma è sempre stato uno dei più grandi in Europa. Anche nel Medioevo e nel Rinascimento, gli Ebrei trovarono a Roma un’accoglienza che non riscontrarono invece in tutti i regni d’Europa (da cui erano quasi sempre cacciati)! Anche nello specifico della Roma dei Papi prima dell’unità d’Italia (cioè prima dell’arrivo dei Piemontesi vedi), i rapporti tra Cattolici ed Ebrei erano tradizionalmente sereni e fecondi; il Papa stesso se ne faceva garante e spesso stringeva rapporti di amicizia con i rabbini-capo della città.
Paradossalmente testimonia ciò anche questo “caso Mortara”. Infatti, di fronte all’infuocata polemica internazionale scoppiata sul caso, anche il Rabbino-capo romano di allora (Sabatino Scazzocchio) scrisse al padre stesso di Edgardo, invitandolo ad usare toni moderati, e gli suggerì che poteva rivolgersi a lui, visti gli ottimi rapporti che intratteneva con Pio IX.
Del resto, nel 1849 la comunità ebraica romana aveva preso le distanze dall’effimera Repubblica “mazziniana” che aveva costretto Pio IX a fuggire da Roma!

Un’osservazione sui “sequestri” dei giovani da parte degli Stati moderni
Di fronte alla “leggenda nera” anticlericale (cioè anticattolica) costruita e diffusa da oltre 150 anni sul “caso Mortara” e tuttora evocata, come dimostra il film presentato in questi giorni, pensando a chi si straccia le vesti per questo “caso” che starebbe lì a dimostrare la presunta violenza perpetrata dalla Chiesa e nientemeno che dal Papa Pio IX, su questo fanciullo ebreo per sottrarlo alla famiglia al fine di assicurargli una formazione cristiana, ricordiamo, oltre a quanto già accennato qui all’inizio, ancora qualcosa di ciò che hanno fatto in proposito le ideologie (anticristiane) della “modernità” (vedi), gli Stati moderni e proprio quegli anticlericali (spesso massoni) che non perdono mai occasione per gettare fango sulla Chiesa Cattolica.

Fino all’epoca moderna il soldato, come indica il nome stesso, era un mestiere, pagato per svolgere questo servizio armato a difesa della società o comunque arruolato dai regnanti o potenti di turno. Fu proprio la Rivoluzione francese, e il Terrore che ne seguì, ad inventare la “leva obbligatoria”, in grado di sequestrare e arruolare (anche per anni) i giovani maschi fisicamente abili per le “armi”, sottraendoli, nel pieno vigore della loro gioventù, alle loro famiglie (di cui erano già di sostegno lavorativo ed economico, specie in una civiltà contadina), al lavoro, alla possibilità di formare presto una loro famiglia e persino per educarli non solo alla rigida disciplina “di Stato” ma anche alle diverse “ideologie” in esso imperanti (assai spesso a scapito della fede cristiana e persino del corretto comportamento morale), fino a chiedere loro il sacrificio della vita!
Così anche l’Italia risorgimentale (vedi dossier e documento) attuò subito in tutto il territorio (occupato dai Piemontesi) la “leva obbligatoria”, rimasta incredibilmente fino al 2005 (e tuttora solo provvisoriamente “sospesa”)! L’Italia cattolica (si diceva: “cosa unisce davvero Bolzano a Palermo se non la fede cattolica?”, mentre dopo “questa unità d’Italia” si riconobbe realisticamente che “fatta l’Italia bisognava fare gli Italiani!”) e in gran parte contadina, dove i diversi dialetti impedivano peraltro di capirsi anche tra una regione e l’altra – oltre all’obbligatorietà delle “scuole statali”, senza alcuna effettiva “libertà di educazione” (così fino ad oggi!) e dove si provvedeva ad inoculare nelle nuove generazioni la nuova cultura liberal-massonica (successivamente caduta sostanzialmente in mano alla più ideologica cultura “di sinistra”, cioè comunista), relegando la religione cattolica, nella migliore delle ipotesi, a fatto formale e di coscienza – si obbligavano tutti i giovani maschi “abili” ad essere sequestrati e condotti anche per anni (tanto allora durava la “leva”) lontano dalle famiglie, dalle loro terre e dalla loro cultura (appunto non capivano neppure la lingua uno dell’altro). Se ciò rappresentava ufficialmente l’ingresso nella vita adulta, per molti ciò costituiva pure motivo di smarrimento interiore e morale, se non talora perdita della propria anima.

Parlando poi degli Stati moderni, anche quelli che si definiscono emancipati (dalla fede cattolica) e democratici…
Se negli USA fu normale “vendere” i figli degli schiavi neri, i Russi obbligarono figli dei cattolici polacchi ad entrare in collegi ortodossi (per poi, sotto il comunismo, obbligare con ogni violenza all’ateismo marxista). Gli Inglesi obbligarono gli orfani dei militari irlandesi (cattolici) ad entrare nei collegi anglicani e non si facevano scrupolo di togliere i figli ai genitori anche per presunte questioni morali (lo fecero anche per il poeta Shelley). Anche in Svezia era prassi obbligare chiunque al battesimo “luterano”. Per non parlare di quanto avvenne (e avviene) nei paesi comunisti (v. Cina e Corea del Nord) e in quasi tutti i Paesi musulmani!
Se volessimo poi parlare persino dell’Italia dei nostri giorni, basterebbe ricordare ad esempio il dolorosissimo “caso Bibbiano”, con bambini sottratti violentemente alle loro famiglie sulla base di falsità, visioni ideologiche e persino per turpi interessi sessuali (vedi in News del 4.12.2021vedi nel documento sulla “rivoluzione sessuale”; vedi News del 8.01.2015).

Dalla “leggenda nera” risorgimentale al film di Bellocchio
La leggenda nera sul “caso Mortara” non ha cessato di far rumore e destare odio anticattolico dal Risorgimento ai nostri giorni (vedi il film di cui stiamo parlando).
Esso fu addirittura rinfacciato dagli Ebrei persino a Giovanni Paolo II nella sua storica visita alla sinagoga di Roma.
Sempre Giovanni Paolo II fu ammonito da un’intera pagina del Washington Post perché non beatificasse il «rapitore di bambini» Pio IX (da lui comunque proclamato Beato)!
Innumerevoli libri sono stati scritti per deprecare quella “infame violenza” perpetrata dalla Chiesa e da Pio IX in persona.
Chi ha già potuto vedere il film di Bellocchio Rapito (leggi) attesta che esso è pieno dei pregiudizi storici e delle menzogne create su tale “leggenda nera” anticattolica.
Il film salta a piè pari tutti i tentativi di conciliazione che la Chiesa mise in atto prima del sequestro cui si vide costretta dall’intransigenza dei coniugi Mortara. Tra questi tentativi, l’offerta di allevare Edgardo in un collegio cattolico di Bologna fino alla maggiore età (raggiunta la quale avrebbe preso le sue decisioni), a spese della stessa Chiesa e dove i genitori avrebbero potuto visitarlo liberamente.
La figura della giovane Anna Morisi, la domestica che battezzò Edgardo “in articulo mortis”, viene descritta come ladra, donna di facili costumi, bugiarda, corrotta.
Queste menzogne che il film oggi riecheggia vanno a colpire lo stesso protagonista (Edgardo Mortara), ponendo sospetti sull’autenticità della sua fede cattolica, persino ridicolizzata. Si veda in merito, oltre alla straziante e deformata scena del “sequestro” del figlio, anche la scena dell’incontro con la madre nei suoi primi mesi a Roma: la madre, che ha appena strappato il crocifisso dal collo del figlio, viene violentemente allontanata, mentre Edgardo corre ad abbracciarla dicendole in lacrime che vuole tornare a casa dai suoi fratelli. Come abbiamo visto dalle sue stesse parole, ciò è pura falsità!
Contrariamente alla bellissima testimonianza di fede cristiana che trasmette il suo memoriale, il film censura tutta l’opera che la grazia di Dio ha operato in lui e quando non può negare il suo entusiasmo religioso autenticamente cattolico pone il sospetto del plagio.
Il film getta discredito persino sul Mortara adulto e anziano, getta con sarcasmo sospetti sula suo equilibrio psichico (si trattava invece, come abbiamo già accennato, delle sofferenze causate dal clima anticlericale che in giro per l’Europa continuamente lo additava come “vittima” della violenza cattolica), alludendo persino alla sua ingratitudine nei confronti dei genitori.

Documentazione

Come già osservato, Vittorio Messori ebbe anche il merito di rintracciare (negli archivi dell’Ordine religioso cui il Mortara apparteneva) il Memoriale autobiografico che il Mortara stesso scrisse nel 1888 (in Spagna, all’età di 37 anni e quando era già sacerdote), di tradurlo in italiano e di pubblicarlo, per le edizioni Mondadori, con sua Introduzione, nel 2005, col titolo Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX.
Lo stesso Messori intervenne sul “caso Mortara” anche in un importante articolo sul quotidiano Avvenire, ripreso poi integralmente nel suo libro Le cose della vita (S. Paolo, 1995, pp. 322/325: 127. Il “caso Mortara”).
Sempre Messori tornò a parlarne in un articolo sulla rivista Il Timone (2005/n. 45), in occasione del Memoriale di Mortara appena pubblicato, dove è ospitato pure un articolo in merito di Rino Cammilleri.
Il Timone/News, ha riportato tutto ciò il 25.05.2023 (leggi).
Il 23.05.2023, in occasione dell’uscita del film “Rapito”, è tornata sul “caso Mortara” anche La Nuova Bussola quotidiana (leggi). Un giornalista sempre di NBQ, che ha potuto già visionare il film, ne ha parlato nell’articolo (del 27.05.2023) cui ci siamo sopra riferiti (leggi).