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(e il silenzio dell’Occidente, perché?)

Che in questi anni in Siria (e nel nord dell’Iraq) si sia giocata un’atroce guerra – che niente ha a che vedere con gli interessi reali del Paese (il gioco delle “primavere arabe” e dell’uccisione dei dittatori, voluto sostanzialmente dagli USA, lì non è riuscito, come è stato fatto invece prima in Iraq e poi in Libia, con gravissime conseguenze sociali e innumerevoli martiri cristiani), ma con la lotta intermusulmana tra Sunniti (appoggiati dall’Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar e soprattutto dagli USA) e Sciiti (appoggiati dall’Iran e sostenuti dalla Russia) – abbiamo già parlato (cfr. News del 28.09.2016). E tutto ciò è ovviamente detestabile, in quanto ha provocato morte e distruzione senza pari, oltre a milioni di profughi.

Sorprendente è invece il gioco dell’Occidente, anche a livello mediatico, che chiama il proprio potere bellico ed economico il “progresso” e la “democrazia” (parole di Obama e della Clinton, come di altri), da esportare in quei Paesi, facendo sostanzialmente finta di difenderli, e mascherando le proprie bombe come se fossero per questo “buone”. Lo stesso superpotere mediatico occidentale che, sorpreso invece dal nuovo potere economico e militare della Russia (che non accetta quindi più, sia nel Medio Oriente che nell’Europa orientale, di essere considerata una ex-superpotenza rottamata, da minacciare impunemente con missili e da lasciare fuori dalle decisioni e spartizione del mondo da parte delle grandi potenze), si trova ora spiazzato di fronte alla capacità di intervento russo e si scandalizza per le sue bombe, perché quelle invece sì che sono “cattive” e contro la gente.

In realtà in quest’ultimo periodo le forze siriane (con un governo comunque legittimo), sostenute dall’Iran e soprattutto appunto dalla Russia (in base peraltro a possibilità di intervento, su richiesta di legittimi governi, contemplato anche dagli accordi internazionali), sono riuscite in gran parte a riappropriarsi dei territori siriani conquistati quasi 3 anni fa dall’ISIS con immense atrocità e violenze (anche di fondamentalismo islamico, contro le altre religioni e persino contro gli stessi musulmani sciiti).

In questo nuovo panorama, persino la Turchia pare aver voltato improvvisamente le spalle agli USA per affiancarsi alla Russia; con le conseguenze che già ne sono seguite a livello di attentati subiti.

Ebbene, in questo nuovo scenario della situazione in Siria, mentre molti hanno gridato scandalizzati per le bombe su Aleppo (quelle appunto sarebbero le bombe “cattive”, mentre le altre invece erano “buone” o comunque silenziate, se non perfino doverose), di fatto proprio Aleppo ha potuto festeggiare finalmente un Santo Natale nella pace, sia pur tra immani distruzioni dovute a questi tre anni di assedio sunnita (Califfato). È stato davvero commovente che, nonostante le enormi perdite (materiali e soprattutto di vite umane) e violenze subite, il popolo (2 milioni di civili rimasti) abbia “festeggiato” non solo la vittoria dell’esercito governativo, ma proprio il Natale di Gesù; e che persino i musulmani reduci si siano associati a tale festa comunque “cristiana”. Abbiamo visto (cfr. AsiaNews) foto e filmati di canti e balli in una piazza del quartiere armenoNel quartiere cristiano armeno di Aziziya è stato eretto l’albero di Natale più alto del Paese e le strade sono state illuminate a festa; persino una banda, composta da giovani armeni vestiti da Babbo Natale, si è esibita suonando in piazza per la gioia di tutta la popolazione. E ancor più strabiliante è che all’illuminazione dell’albero erano presenti più musulmani che cristiani, tutti uniti nella gioia e festeggiando in un clima tipico della festività natalizia, che nulla ha che vedere con le festività islamiche. AsiaNews riferisce che “sono circa un milione le persone originarie di Aleppo rientrate in città dopo la liberazione da parte delle forze governative, tutte pronte a riprendere la loro vita da dove era stata improvvisamente interrotta dai gruppi jihadisti. Vogliono ricostruire, riaprire le attività e le fabbriche, riportare le attrezzature rubate dai miliziani e trafugate in Turchia. Nell’area si respira un clima di entusiasmo e di dinamismo, elementi che caratterizzano da sempre gli abitanti di Aleppo”. Qualcuno, ostile a questa riconquista di Aleppo, è riuscito a far scoppiare un ordigno; ma questo “non ha scosso la gente, ormai immune ai giochetti dei combattenti per la libertà e dei sostenitori di un califfato voluto da forze straniere”.

E tutto ciò nel silenzio imbarazzato dell’Occidente. Chissà perché?