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[settembre / ottobre 2017]

Succede negli USA …

Come già sottolineato in precedenti News (27.01.2017 e 16.02.2017), il Presidente degli USA Donald Trump – che già in campagna elettorale si era impegnato a «promulgare una legge che protegga i bambini non nati, proibendo gli aborti tardivi a livello nazionale» (mentre la Hillary Clinton aveva nel suo programma di garantire l’aborto fino al momento del parto!) – in questi giorni ha fatto sapere che la Casa Bianca «sostiene fortemente il disegno di legge per la protezione infantile e applaude la Camera dei Rappresentanti per i suoi sforzi pro-vita». Infatti La Camera Usa ha appena approvato un disegno di legge (che dovrà poi essere discussa al Senato) che mette al bando gli aborti dopo le 20 settimane di gravidanza, con eccezioni per i casi in cui la vita della madre è a rischio, di stupro o incesto. Provvedimenti simili non erano invece  passati nel 2013 e nel 2015, ma questa volta gode appunto del sostegno della Casa Bianca.
Alcuni dei più stretti consiglieri del Presidente Usa sono schierati nel campo della difesa della vita, compreso il vicepresidente Mike Pence (che a gennaio aveva presenziato alla “Marcia nazionale per la Vita”). Anche il giudice Neil Gorsuch, insediatosi da poco alla Corte Suprema degli Stati Uniti, è pro-life. Il leader della maggioranza alla Camera, Kevin McCarthy, ha addirittura definito questa legge «un obbligo».
Invece, ovviamente, la potente rete di cliniche abortiste Planned Parenthood Federation – ente al quale il nuovo Presidente USA aveva subito tagliato i fondi pubblici – si è affrettata a dichiarare “incostituzionale” tale disegno di legge.
Intanto negli ultimi 5 anni – per merito anche dell’impegno degli attivisti pro-life, che assai spesso non nascondono le proprie sentite motivazioni di fede – le cliniche abortiste negli USA sono passate da 512 a 365 (hanno chiuso persino 20 cliniche abortiste affiliate al Planned Parenthood).

Macabro cinismo …

Reagan Nielsen, coordinatrice regionale dell’associazione “Students for Life of America”, racconta questo episodio accadutole alla Lindenwood University di St. Charles (Missouri). Dopo aver presentato agli universitari l’ultimo rapporto del Planned Parenthood Federation, da cui emerge che tale ente pratica 897 aborti al giorno (!), la maggior parte degli studenti è rimasta molto impressionata, anche perché la propaganda spaccia le cliniche dellaPPF come centri sanitari per la “salute sessuale e riproduttiva”. Non sono però mancati i contestatori e coloro che usualmente deridono e osteggiano i giovani prolifers americani. Tra questi contestatori si è distinta una ragazza, particolarmente aggressiva e arrogante, la quale, dopo aver gridato una serie di slogan e di frasi senza logica e senza voler sentire ragioni, non solo ha esplicitamente affermato che “le donne hanno diritto di uccidere un figlio se non lo vogliono”, ma, come per esorcizzare le sue stesse scelte passate, ha dichiarato che pur avendo compiuto un aborto, si sente benissimo. Prima ha affermato che il feto “è solo sangue”; poi, con cinismo che ha del diabolico, ha mostrato delle foto sul suo cellulare: si trattava del frutto del suo stesso aborto, ripreso col telefonino! Inizialmente continuava ossessivamente a ripetere “vedi, è solo sangue!”, poi però ha ceduto e, passando ad un’altra foto del suo bambino abortito, ha fatto vedere che “effettivamente qui si vede un piede, una gamba …”! Il fatto avvenne proprio in una clinica delPlanned Parenthood, dove, nonostante la gravidanza avanzata (15 settimane), l’avevano fatta abortire con la pillola RU-486.

Milioni di $ … per convincere l’Irlanda

Dopo 10 anni di pressioni internazionali, culturali ed economiche, “finalmente” anche l’Irlanda ha ceduto: il prossimo giugno (2018) farà un referendum per legalizzare l’aborto.
Del resto, l’approvazione dei matrimoni omosessuali in Irlanda, con tanto di Referendum (maggio 2015), era già stato solennemente festeggiato dal laicismo internazionale come la vittoria sul bigottismo anacronistico della Chiesa Cattolica, anche in una sua roccaforte come l’Irlanda. Anche in questi giorni in tali ambienti laicisti, che tanto peso hanno sull’opinione pubblica, si canta quindi vittoria: “finalmente è debellato il bigottismo illiberale dei cattolici irlandesi” (Repubblica) e la Chiesa è presentata come “uno spettro del passato che ha avuto la colpa di far approvare un emendamento costituzionale che incatenava l’Irlanda al suo passato, portano sofferenza, addirittura morte; ma ora si può finalmente cambiare” (Amnesty Irlanda; il riferimento è al Referendum del 1983, che in Irlanda lasciava il divieto assoluto all’aborto tranne che nel caso di pericolo di vita della madre).
Cosa è successo in questi anni, per convincere la cattolicissima Irlanda ad approdare ai dogmi del radicalismo/laicismo occidentale? La forza inesorabile del progresso e della civiltà? Gli scandali della Chiesa (ovviamente sempre amplificati dai media, vedendo ovunque “mostri”, persino prima di qualsiasi verdetto giudiziario)? In realtà, specie in Occidente, c’è dell’altro …
Nel frattempo sono infatti giunti, nonostante la legge irlandese vieti l’uso di donazioni estere per campagne politiche nazionali, enormi finanziamenti in $ per mutare l’opinione pubblica, sia sull’aborto che su tutte le altre battaglie laiciste e anticristiane (oltre che disumane), fatte passare come conquiste civili e riconoscimento di diritti inalienabili.
I media hanno intanto provveduto subito a ingigantire, come sempre, singoli casi pietosi: come nel 2013 quando per un anno la stampa parlò di una donna morta a detta loro per l’impossibilità di abortire, mentre si trattava comunque di un caso di mancata assistenza sanitaria. Bastò però per ottenere una nuova legge che permettesse l’aborto non solo in caso di pericolo per la salute fisica della madre, ma anche per la sua “salute mentale” (criterio peraltro assai soggettivo e opinabile).
Passato poi il “matrimonio omosessuale”, si poteva quindi riprendere anche la battaglia abortista.
Amnesty Irlanda, che fino a poco fa non si era mai espressa sulla legge irlandese antiabortista, ha improvvisamente ingaggiato una lotta per la cancellazione del divieto costituzionale dell’aborto, con toni aspri di polemica anticattolica. Risulta però che l’Atlantic Philantropies, fondata da miliardario americano Chuck Feeney (la cui visione del mondo è dichiaratamente massonica), ha cominciato a finanziarla – fino ad arrivare ad una cifra di oltre 5 milioni di $ – affinché lottasse per il riconoscimento dei cosiddetti “diritti umani” (fra cui ovviamente l’aborto)!
Sempre l’Atlantic Philantropies  ha donato poi ben 11 milioni di $ all’Irish Council Civil Liberties, trasformando quel piccolo gruppo (che godeva finanziamenti per circa 9 mila $ all’anno) in un’enorme macchina da propaganda.
Lo stesso miliardario americano (Feeney)  – che aveva già finanziato con milioni di $ la campagna a favore del “matrimonio omosessuale” (come denunciò la giornalista irlandese Breda O’Brien sul The Irish Times) – ha di recente donato oltre 1 milione di $ al National Women’s Council of Ireland, che ha infatti cominciato subito a lavorare sui politici e ad organizzare conferenze abortiste assai pubblicizzate. In tutto i finanziamenti esteri ad organismi irlandesi che lottano per la legalizzazione dell’aborto si aggirano intorno ai 18 milioni di dollari.
Anche Human Rights Watch, che già nel 2010 chiese l’immediata liberalizzazione dell’aborto (v. la pubblicazione “Accesso all’aborto delle donne in Irlanda”, in cui si ripete continuamente che si tratta di un “diritto umano”), ha ricevuto 100 milioni di $ dall’onnipresente miliardario americano George Soros. Così, il Center for Reproductive Rights ha ricevuto solo nel 2014 circa 25 milioni di $ da “fondazioni” come quella di Bill Gates e come la Ford Foundation.
Fra le ingerenze più forti bisogna ricordare anche il pronunciamento della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite, che l’anno scorso ha incolpato l’Irlanda di violazione dei diritti umani, specie in seguito al fatto che una donna si era dovuta recare all’estero per uccidere il figlio in grembo (solo perché malato).
Quindi in un Paese come l’Irlanda – che in questo senso è tra l’altro fra i più sicuri al mondo (con solo 3 decessi materni su 74.976 nati vivi ed un tasso di mortalità di 4 per 100 mila nati vivi; si pensi che in Francia, dove l’aborto è legale, è di 10,3) – bisognerebbe domandarsi chi sia davvero (per usare le espressioni di Amnesty rivolte contro la Chiesa cattolica) a “incatenare il Paese” e pure chi sia “il più integralista” (per usare le analoghe espressioni diRepubblica).  [da: B. Frigerio, «La nuova Bussola Quotidiana»]

Le “memorie” del dottor Aletti, ginecologo antiabortista

Dopo 40 anni di qualificata attività professionale, come Primario ginecologo alla Clinica Mangiagalli di Milano (luogo peraltro di facili aborti tardivi e selettivi), e di convinto e tenace impegno a favore della vita nascente, e senza alcun timore di testimoniare e parlare della verità, il dottor Leandro Aletti è stato collocato a riposo. È però appena uscito un suo libro, intitolato “Carne, ossa, muscoli e tendini. In difesa della vita nascente” (ed. Gribaudi), in cui racconta battaglie, vittorie, sconfitte, gioie e dolori di un ginecologo obiettore e cristiano.
Il dottor Aletti racconta non solo il clima di opposizione, di demagogia, di ostracismo, di attacchi mediatici, sindacali, giudiziari che ha dovuto subire nel suo lavoro e impegno a favore della vita nascente e contro l’aborto, ma ci aiuta anche a ricordare dei fatti, delle falsità e imposizioni culturali che negli anni ’70 hanno portato molti Paesi occidentali e l’Italia stessa ad approvare leggi a favore dell’aborto.
Ricorda intanto che anche negli stessi USA, in quegli anni, certi fatti di cronaca, ingigantiti e falsati dai media, creavano un clima culturale che presentava l’aborto come una liberazione, un diritto della donna, una conquista di civiltà. Fu ad esempio il caso di Norma Leah McCorvey  (nota come Roe v. Wade), che, accusando di essere stata violentata, chiedeva con insistenza di poter abortire. Un fatto talmente gonfiato da parte dei media da contribuire fortemente a spingere nel 1973 la Corte Suprema USA a far passare l’aborto come “legale”. Però in seguito la donna si convertì al cattolicesimo e confessò che non era affatto rimasta incinta a causa di uno stupro, come lei disse nel corso della causa.
In Italia in quegli anni, allo scopo di promuovere una legge che legalizzasse l’aborto (come sarà poi la 194, approvata nel 1978 e purtroppo confermata da un referendum nel 1981), si parlava di enormi cifre di aborti “clandestini” e di donne morte per questo. Secondo Il Corriere della Sera, ad esempio, in quel tempo venivano effettuati ogni anno in Italia fra gli 1,5 e i 3 milioni di aborti clandestini, che causavano 25.000 decessi di donne. In realtà, non ci voleva molto a capire che si trattava di cifre statisticamente inverosimili: infatti il totale delle morti di donne in età fertile, per qualsiasi motivo (di salute, per incidenti, per omicidio, suicidio, ecc.), in Italia erano a quel tempo poco più di 15.000; e le donne morte per cause naturalmente legate al parto o alla gravidanza solo 409. Solo nel primo anno dopo l’approvazione della legge 194, gli aborti legali in Italia furono invece 187.752!
Tutto serviva per l’ideologia e demagogia abortista al fine di far passare anche in Italia l’aborto, persino con toni da terrorismo psicologico. Come qualcuno ancora ricorderà, nel 1976 a Seveso (in Brianza, cioè poco a nord di Milano), ci fu un grave incidente chimico-industriale: dall’Icmesa si sprigionò una nube tossica di diossina. Ebbene, anche questo tragico incidente fu asservito allo scopo propagandistico a favore dell’aborto: si disse, con apparente certezza scientifica, che tale nube tossica avrebbe creato terribili malformazioni ai feti e si cercò quindi di convincere tutte le donne incinte della zona ad abortire. Solo alla clinica Mangiagalli di Milano 42 donne di Seveso furono convinte ad abortire; ma – ricorda il dottor Aletti che lì operava, opponendosi però a compiere aborti – “nessuno dei 42 feti abortiti mostrò malformazioni, come non ne ebbero le altre centinaia di bambini che nacquero nei mesi successivi al disastro”.
Nonostante che la legge 194 – che introdusse l’aborto in Italia nel 1978 e tuttora lo regola o dovrebbe regolarlo – sia tragicamente permissiva, però di fatto viene continuamente scavalcata, per creare danni (morti) in numero immensamente maggiore di quello che già permetterebbe.
Molti infatti, anche tra chi dovrebbe comunque far rispettare la legge, fingono di non sapere che tale legge ha intanto come “incipit” (art. 1) un sia pur ipocrita impegno a sostegno della vita, che medici e consultori dovrebbero far di tutto per convincere la donna a non compiere questo tragico gesto, cercando pure di rimuovere tutti gli ostacoli (psicologici, economici) che potrebbero spingere la donna a compierlo, che è prevista comunque la possibilità di un’adozione immediata e anonima del bambino da partorire (invece di abortirlo), che l’aborto non possa essere assolutamente un metodo anticoncezionale e di regolazione delle nascite. Tutto questo, anche se garantito per legge, è quasi del tutto omesso e sorpassato.
Ebbene, già nel 1989 il dottor Aletti, insieme al dottor Luigi Frigerio, denunciò che proprio alla clinica Mangiagalli dove operavano, gli aborti dopo i 90 giorni dal concepimento (limite massimo consentito dalla 194) erano numerosissimi. Il caso, ricordato dal dottore, fece però scalpore e “si trascinò per un anno e mezzo con ispezioni, inchieste, processi e amnistie”.
Infine il dottor Aletti ricorda che «da quando la 194 è entrata in vigore, gli aborti ufficiali in Italia sono stati quasi 6 milioni. E continua il dramma delle culle vuote. In Italia sono più i morti che i nati e questo significa una sola cosa: senza un’inversione di tendenza gli italiani sono destinati a scomparire. Ma siamo arrivati a questa situazione proprio a causa delle leggi contro la famiglia e contro la vita approvate dal 1970 in poi».

Andrea Bocelli … che non doveva esserci

In una recente trasmissione televisiva, il celeberrimo tenore italiano Andrea Bocelli, non vedente, ha portato una sua commovente testimonianza personale. Avevano detto a sua madre che doveva abortirlo. Ecco il video: https://youtu.be/QBVd1GExDHY