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La tratta degli schiavi nel Mediterraneo

La tratta degli schiavi nel Mediterraneo


Non cessa il dramma di migliaia e migliaia di persone, anche donne e bambini, che attraversano in modo disumano il Mediterraneo, in cerca di fortuna o di semplice sopravvivenza in Europa, e che, se riescono a farlo senza morire, approdano soprattutto in Italia; mentre il nostro Paese è stato lasciato praticamente solo ad affrontare questo enorme problema anche da parte della UE (anche da quei Paesi, come la Francia, che in modo repentino e violento hanno portato alla totale destabilizzazione della Libia e ora si chiudono ad ogni ingresso di immigrati che partono da quei lidi per approdare in Europa).
Proprio la Libia, ormai difficile da governare e impossibilitata (o non determinata; solo nelle ultime settimane c’è stato un intervento più deciso e infatti le partenze sono diminuite) a far fronte ad approfittatori senza scrupoli, predatori, negrieri, scafisti, schiavisti – che guadagnano cifre enormi per permettere queste gigantesche migrazioni e portare in alto mare e spesso abbandonare a se stessi questi poveretti – è diventato il canale privilegiato per chi proviene soprattutto dal sub-Sahara. Rimangono però pure le partenze dalla Tunisia, dall’Algeria e ancora dalla Turchia (che pur ha ricevuto dalla UE, a guida tedesca, 3 miliardi di €, più altri 3 promessi, per impedire questi transiti).
Persino molte navi delle ONG – già finanziate anche da potentati economici internazionali (specie USA) e che ufficialmente dovrebbero essere nel Mediterraneo per aiutare a far fronte a questa emergenza e salvare vite in pericolo – sono state coinvolte in un incredibile scandalo, in quanto avrebbero accordi anche economici persino con gli scafisti stessi.
Perché si continua a tollerare, e persino incrementare, tutto questo? Chi ci guadagna, oltre agli scafisti?
Non è difficile comprendere che anche l’Italia possa persino avere un certo interesse per questa che è sempre più difficile chiamare semplicemente “immigrazione”. Infatti, ad esempio, lo spaventoso inverno demografico italiano (ogni anno cresce nel nostro Paese il primato di denatalità – un vero suicidio! – mentre si continua a non fare alcuna scelta politica ed economica per aiutare le famiglie e sostenere la procreazione!), cui va aggiunto anche l’esodo di giovani italiani (150.000 annui, pure moltissimi laureati) verso altri Paesi (specie la GB, nonostante la Brexit) in cerca di migliori possibilità di lavoro e di vita, può far comprendere che il nostro Paese abbia quindi di fatto bisogno di almeno 150.000 immigrati per non fallire (default), ad esempio nella possibilità di garantire le pensioni.
Inutile poi nascondersi che questi poveretti, se riescono a sbarcare in Italia senza morire prima (per violenze, fame o annegamento), saranno disposti a tutto pur di mangiare e trovare qualche sistemazione; per cui possono diventare un’enorme sacca di lavoro a bassissimo costo, se non addirittura di schiavitù, e persino di nuova manovalanza alla delinquenza e alla grande criminalità organizzata. Non è poi malizioso pensare che anche la politica potrebbe trovare tra questi un bacino vergine per poter pescare nuovi voti (che non ci sia anche questo dietro le sedicenti urgenti politiche dello “ius soli”?).
Dovremmo poi fare un’importante distinzione, oltre comunque al dovere di porre dei limiti per non promettere, nella pur lodevole accoglienza, ciò che il Paese non può garantire, come case, lavoro, assistenza ed elementari diritti. Tra queste decine di migliaia di persone in fuga dai loro Paesi, ci sono infatti certamente dei “profughi”, che fuggono cioè da Paesi in guerra (come non pensare alla Siria, Iraq e a tutto il Medio-Oriente, dove peraltro a causa delle guerre e perfino degli interessi anche dell’Occidente proprio i cristiani si sono dimezzati perché costretti alla fuga? Tra l’altro l’immigrazione di cristiani creerebbe indubbiamente assai minori problemi di “integrazione” nella cultura italiana e occidentale … oltre al fondamentale dovere cristiano di proteggere, difendere e accogliere i propri fratelli nella fede perseguitati). Ci sono poi profughi provenienti da terre dove per situazioni endemiche o calamità naturali c’è un vero rischio di povertà assoluta e persino di morte di fame. Ma è noto che tra le migliaia di profughi ci siano anche semplicemente (pur sempre drammaticamente) persone che cercano fortuna fuori dal loro Paese.
Tra l’altro, oltre al diritto all’espatrio (a determinate condizioni e in determinati limiti, proprio in vista anche del loro stesso bene, oltre che dei Paesi ospitanti), esiste pure l’ancor più fondamentale diritto a rimanere nella propria Patria; e semmai i Paesi più sviluppati possono e devono sostenere tali Paesi di provenienza, proprio per sostenere questo diritto dei loro cittadini a rimanervi.
Infine non è remoto ma realissimo anche il pericolo che tra queste immense folle di immigrati, si nascondano addirittura infiltrati del fondamentalismo e del terrorismo islamico o semplicemente altre persone che non hanno alcuna intenzione di rispettare le leggi dei Paesi dove sono diretti.
Questi ovviamente non devono essere accolti.
Insomma, solo per particolari situazioni e a determinate condizioni, alcuni immigrati hanno il diritto, garantito ufficialmente anche a livello internazionale, ad essere ospitati come profughi.
In tutto questo dramma dell’immigrazione clandestina c’è però qualcosa che non torna e che fa chiaramente pensare ad enormi anche se inconfessati interessi, non solo degli schiavisti, scafisti, associazioni malavitose, ma anche interessi economici e perfino politici, anche a livello nazionale e internazionale, se non addirittura motivi culturali (persino l’interesse a destabilizzare l’Occidente e a distruggere sempre più le sue radici cristiane).
Se dunque in certi casi e a certe condizioni un vero profugo può e deve godere del “diritto” di essere ospitato in un altro Paese, allora perché deve essere costretto a cadere nelle mani di trafficanti e schiavisti senza scrupoli – tra l’altro pagando loro cifre enormi! – col rischio assai reale di morire tra inenarrabili violenze e tormenti, per non parlare poi della possibilità di essere respinto e costretto a tornare nel proprio Paese, oppure di cadere appunto in una forma di fatto di schiavitù anche nei Paesi ospitanti? Non avrebbe il diritto di venire ad esempio in Italia in modo regolare? (come del resto sono stati nel passato anche tanti italiani, immigrati in America nel secolo scorso, pagando regolare biglietto, sia pur di terza classe, nei “vapori” diretti oltreoceano e regolarmente sbarcati e accolti).
Facciamo un esempio, che sembra cinico e invece è assai realistico.
Questi poveretti pagano in genere agli scafisti (oltre agli altri passaggi ad esempio per raggiungere dal sub-Sahara le coste mediterranee) un prezzo di circa € 6.000 a persona! (magari per poi morire di violenza, di fame, di sete su questi gommoni e persino alla fine morire annegati oppure essere respinti e riportati a casa). Proviamo invece a vedere (ciascuno può verificarlo su internet) cosa costerebbe loro ad esempio un biglietto aereo per raggiungere regolarmente l’Italia (se è vero che hanno il diritto di essere accolti e ospitati hanno anche il diritto di venire con un sistema di trasporto normale).
Partiamo dalla elegantissima compagnia aerea Emirates (proprio quei Paesi arabi che hanno anche causato, col supporto USA, le guerre da cui scappano i profughi dal Medio-Oriente!): un volo ad esempio da Il Cairo (Egitto) a Roma costa € 416 (in classe economica), € 1.800 (in businnes), € 3.472 (in prima classe). Da Khartoum (Sudan) a Milano Malpensa il volo Emirates costa € 420 (in classe economica). Ma anche il volo Alitalia da Algeri (Algeria) a Milano Malpensa costa € 220 (in classe economica) e € 240,57 (in business).
Insomma, il poveretto che spende  € 6.000 per avere un posto disumano sul gommone degli scafisti, con metà cifra potrebbe volare comodamente in poltrona-letto, servito con tanto di Champagne!