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Nonostante che le istituzioni europee, di cui fanno parte, guardino con sospetto e nervosismo (persino con ricatti) le decisioni culturali, sociali e politiche, improntati alle virtù civili e cristiane, di molti Paesi dell’Europa centro orientale, usciti 30 anni fa dalla dittatura comunista voluta da Mosca, tali Paesi non voglio rinnegare la propria identità cristiana né soggiacere al “pensiero unico dominante” dell’Occidente. Lo hanno dimostrato in questi giorni anche le elezioni politiche della Polonia e quelle comunali dell’Ungheria; dove s’è registrato un ampio successo delle politiche che difendono i valori cristiani, come il rispetto della vita umana nascente e la promozione della natalità e della famiglia fondata su matrimonio uomo-donna. E tutto ciò nonostante la forte pressione culturale e persino economica europea che come al solito voleva imporre le ideologie pro-aborto, gender ed LGBT, supportata da ogni mass media europeo, per ridurre la popolarità dei due partiti di Governo, il polacco PiS e l’ungherese Fidesz e bollarli come ‘populisti’, ‘tradizionalisti’, ‘antieuropeisti’.
Infatti il voto polacco è stato chiarissimo: il partito di Governo, che moltissimi successi ha ottenuto nella crescita della natalità e della economia del paese, ha stravinto le elezioni di domenica. Il PiS (Giustizia e Libertà) di Kaczynski in 4 anni è passato addirittura dal 39% al 44,3% (la Coalizione Civica al 26,7% e l’Alleanza di Sinistra 12,34%).
La Polonia ha così dimostrato che è possibile governare bene, promuovere le virtù civili e cristiane e far crescere benessere ed economia, senza doversi piegare a ricatti e minacce di istituzioni e lobbies.
Anche in Ungheria, seppur in modo più ridotto, si è manifestata alle elezioni comunali una stessa tendenza. Fidesz si mantiene saldamente al primo posto tra le forze politiche del paese ed Orban e i suoi uomini mantengono la grande maggioranza dei sindaci delle grandi città (pur perdendo la capitale Budapest).

Ancora una volta, nonostante le condanne e i ricatti culturali ed economici delle istituzioni europee, le forze politiche di questi Paesi bollate da Bruxelles come “conservatori, populisti e sovranisti cristiani”, sono risultate vincenti dal giudizio popolare.

E finalmente anche Paesi come l’Italia, nonostante gli strali dei burocrati europei e le enormi pressioni politiche e mediatiche dei poteri forti, evidenziano sempre più di voler camminare in questa direzione.