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Come sappiamo, nonostante la presenza di centinaia di Istituti educativi cattolici – molto apprezzati dai genitori, anche non-cattolici; e che svolgono anche un compito di supplenza a ciò che lo Stato non potrebbe garantire per tutti – in Italia non esiste una reale “libertà di educazione”, cioè lo Stato Italiano non distribuisce equamente le risorse destinate all’educazione, alimentate con le tasse di tutti, con un’enorme discrepanza nei confronti degli Istituti (dagli asili all’università) non statali, erroneamente detti “privati” (perché comunque rivestono infatti un servizio “pubblico”, addirittura riconosciuto dallo Stato stesso, anche a livello dei titolo di studio), che sono per questo costretti a chiudere o a richiedere “rette” proibitive (da cui il pregiudizio che siano scuole “per i ricchi”).
Si tratta quindi di una radicale ingiustizia sociale, che nega il fondamentale principio della libertà di educazione (uno dei diritti fondamentali, sancito peraltro dalla Costituzione e ribadito fortemente dalla Dottrina Sociale della Chiesa come “valore non negoziabile” – v. sezione nel sito, specie punto 27), che spetta alla famiglia e non allo Stato, e di quello ancor più generale del “principio di sussidiarietà”, secondo cui un ente superiore (come ad esempio lo Stato), non deve assorbire le capacità di un ente inferiore (come ad esempio la famiglia o anche le cooperative), ma mettersi al suo servizio, cioè aiutandolo qualora non potesse sostenersi con le proprie forze.

Non passa anno in cui, a motivo di questa radicale ingiustizia sociale e di una mentalità in fondo ancora “statalista”, numerose scuole, specie cattoliche, siano costrette a chiudere i battenti, con grande sconforto di genitori che le richiedono e che vedono così deluse le proprie aspettative.
Per questo ogni anno chiudono in Italia 400 scuole paritarie!
È il caso, in questi giorni, dell’Istituto delle Figlie del Cuore di Maria di Milano (il glorioso “Vittorio Colonna”), che dopo 123 anni di egregio servizio alla società si vede costretto a chiudere i battenti, non per mancanza di studenti ma per mancanza di fondi.
Così 300 famiglie, che avevano potuto scegliere questo stimato percorso educativo, si trovano a non poterne più fruire.

Ma questa scelta “statalista”, contraria alla “libertà di educazione” e perpetuata da sempre in Italia, è anche estremamente costosa per il Paese; a tal punto che, se chiudessero tutti gli Istituti non-statali (in genere cattolici), lo Stato non sarebbe in grado di garantire per tutti la stessa educazione, non avendone i fondi economici necessari!
Questo “statalismo” costa infatti all’Italia 7 miliardi di euro annui!
Lo Stato spende infatti 10.000 euro annui per ogni studente delle scuole statali; ma spende 500 euro annui per ogni studente delle scuole non-statali (che sono attualmente il 10% della popolazione scolastica)!
Ad esempio, a fronte della chiusura dell’Istituto Vittorio Colonna, lo Stato si troverà di fronte ad una spesa, per accogliere nelle statali i 300 studenti che frequentavano l’istituto, di € 3.000.000 (10.000 x 300), oltre a € 2.000.000 che risparmiava fino all’anno scorso per questa scelta dell’Istituto da parte dei genitori. In altri termini, solo per l’attuale costretta (per mancanza di fondi) chiusura dell’Istituto Vittoria Colonna di Milano, lo Stato Italiano dovrà sostenere una spesa (da recuperare con le tasse di tutti i cittadini) di € 5.000.000!

Occorre dunque, da parte del Governo, che si passi finalmente al “costo standard di sostenibilità per allievo”, abbandonando gli scontri di stampo ideologico (ancora risorgimentali e non più presenti in alcun paese europeo!).
Nell’immediato occorre riprendere i lavori del Gruppo di lavoro per la definizione dei costi standard per studente (Decreto ministeriale n.0000917 del 22/11/17). Il gruppo di lavoro, in carica per un triennio (2018/2020), dopo il primo insediamento non ha ancora potuto operare.