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Abbiamo già abbondantemente parlato delle scuole paritarie e della loro storica discriminazione in Italia, ora aggravata anche dall’emergenza Coronavirus (v. sotto Notizia del 20.04.2020).
A settembre c’è il serio rischio che il 50% di esse non possano riaprire. E abbiamo pure osservato che, al di là della gravissima discriminazione delle famiglie stesse che le scelgono e dell’ulteriore colpo contro la “libertà di educazione” (uno dei principi della democrazia vera e dei “valori non negoziabili”), lo Stato italiano non sarebbe neppure in grado (né economicamente né strutturalmente) di assorbire tutti quegli studenti che sarebbero costretti a trasmigrare nelle scuole statali.

Il presidente dei superiori degli Istituti religiosi che gestiscono molte scuole paritarie denuncia: «Molte scuole stanno morendo, ma il ministro Azzolina non ci ha nemmeno risposto».
E per la prima volta è stato indetto per protesta un clamoroso sciopero delle scuole paritarie cattoliche.
La CEI, che in un primo momento è sembrata defilarsi (almeno da come appare nel giornale Avvenire), esce poi con una durissima nota: “Di un miliardo e mezzo destinato dal Decreto Rilancio alla scuola, solo 65 milioni sono stati destinati alle istituzioni scolastiche paritarie dell’infanzia e 40 milioni per le scuole primarie e secondarie. Cifre sicuramente non sufficienti, che rendono impossibile la sopravvivenza per le scuole paritarie”. [fonte: NBQ, 19.05.2020]

In questo, si può certamente osservare che il cosiddetto Decreto Rilancio, varato dal governo per cercare tardivamente di far fronte alla gravissima crisi economica generata soprattutto dalla radicale chiusura per due mesi di tutte le attività, dimentica completamente le famiglie, considerando tra l’altro le enormi difficoltà dei genitori nel dover far fronte alla chiusura delle scuole e alla conseguente presenza in casa dei bambini, per non parlare poi di chi deve far fronte, mancato il sostegno degli insegnanti addetti, ai figli con particolari disabilità (che è praticamente impossibile gestire scolasticameente “a distanza”).

Difficile dunque non scorgere, anche in questa emergenza, l’ostinazione di un chiaro disegno ideologico contro la famiglia e la libertà di educazione, specie contro l’educazione cattolica.