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Anche per il 2019, come per gli ultimi anni precedenti, la prima causa di morte nel mondo non sono state le malattie, gli incidenti stradali, le guerre, ma l’aborto volontario, cioè l’uccisione volontaria dei figli nel grembo delle loro madri: 42,4 milioni (su un totale di 58,6 milioni di morti), senza contare quelli provocati dalle pillole (“del giorno dopo”, “del 5° giorno”) in modo chimico nei primi giorni di vita. Un cifra che supera addirittura quella dei morti nella Seconda Guerra Mondiale!
Nel 2018 (v. News del 5.01.2019) gli aborti volontari erano stati 41,9 milioni.
Sono dati resi noti in questi giorni dalla Worldometers («la calcolatrice più potente del pianeta», come viene definito questo ente di ricerca statistico, non cattolico, e della cui affidabilità si fa garante anche l’American Library Association, e a cui collabora anche la BBC) e forniti nientemeno che dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che a sua volta riceve documentazione dall’Istituto Guttmacher (peraltro un ente abortista; quindi verosimilmente con dati perfino inferiori al reale).
La classifica delle cause di decessi nel mondo nel 2019 vede poi al 2° posto (con notevole distacco dal 1°) i tumori (8,2 milioni); ci sono stati poi 1,7 milioni di decessi causati dall’HIV e 13 milioni di morti causate da altre malattie.

Eppure la cultura dominante (e relativi giornali e televisioni), anche in Italia, non ne parla; ostinandosi a non considerare “morti”, e per di più “uccisioni”, quelle dei bambini non ancora nati (aborti), quando che siano persone umane già dall’istante del concepimento è un dato addirittura biologico (altrimenti dovremmo considerare l’uomo in base all’esercizio di facoltà, e allora non li sarebbero neppure tutti gli adulti, o addirittura in base a convenzioni giuridiche, cioè a decisioni dei Parlamenti)!