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Pochi giorni fa, all’età di 77 anni, è morto in carcere a Phnom Penh (Cambogia), dove stava scontando la pena dell’ergastolo, Kaing Guek Eav, più noto come il «compagno Duch», uno dei comandanti dei Khmer rossi, il gruppo che, sotto la guida di Pol Pot, pose in atto dal 1975 al 1979 in Cambogia una terrificante dittatura comunista, di stampo maoista, che provocò la morte di circa 3 milioni di persone*, cioè quasi 1/3 dell’intera popolazione cambogiana!

* È ancora discusso il numero totale delle vittime di questa brevissima dittatura comunista cambogiana, ma pare davvero che si possa raggiungere una cifra così terrificante e incredibile, che costituisce lo sterminio di 1/3 dell’intera popolazione cambogiana del tempo (l’ideologia dice ovviamente “per il loro bene”!)

Ancora nel decennio scorso sono state rinvenute in Cambogia circa 23.745 fosse comuni contenenti circa 1,3 milioni di persone uccise dai Khmer rossi. Essi rappresentano circa il 60% del bilancio totale delle vittime, mentre le rimanenti vittime morirono di stenti, fame o malattia e assenza di cure mediche.

I numeri di questo vero e proprio genocidio, perpetrato all’interno al Paese, variano ovviamente secondo le fonti: si va dagli 800.000 (ammessi dallo stesso Pol Pot, che li ha provocati) ai 3.300.000 (secondo i vietnamiti, peraltro anch’essi comunisti, che occuparono il paese e sconfissero i Khmer rossi nel 1979). Secondo studiosi esteri e indipendenti le vittime della dittatura comunista di Pol Pot, in neppure 5 anni, sono state comunque non meno di 2 milioni (circa 1/4 della popolazione). 

In quegli anni il “compagno Duch”, capo della sicurezza di Pol Pot, era direttore della più terribile delle prigioni cambogiane (una delle 196 prigioni gestite dai khmer rossi), la Tuol Sleng di Phnom Penh (chiamata «campo S-21»), dove furono torturati e uccisi 16.000 cambogiani.

Ecco ad esempio la testimonianza di Vann Nath, un artista che fu colpito dalla violenza dei Khmer rossi e internato in quella prigione, ma che riuscì miracolosamente a salvarsi, perché un anno dopo il regime crollò.

La rivoluzione comunista-maoista dei Khmer rossi inseguiva un’utopia socialista fondata sulla produzione agricola. Migliaia fra intellettuali e professori sono stati massacrati perché considerati “improduttivi”.
Il pittore Vann Nath fu arrestato il 30.12.1977 con l’accusa di “attività controrivoluzionarie” e il 7.01.1978 venne incarcerato proprio nella prigione di Tuol Sleng (S-21), dove è rimasto per un anno, fino alla caduta del regime (1979).
Racconta: “Eravamo ammanettati a file di 20 o 30. Le condizioni erano disumane e il cibo scarso; veniva distribuita di fatto “una sola razione di cibo al giorno”, ma si trattava di circa tre cucchiaini di minestra. La fame era così forte da costringerci a mangiare insetti di nascosto dalle guardie. Si stava in mezzo ai cadaveri; eravamo come animali. Sono arrivato a pensare che mangiare carne umana sarebbe stato un buon pasto”. [fonte: AsiaNews, 29.06.2009]

Scoperto nel rifugio dove si era nascosto dopo la caduta dei Khmer rossi, il «compagno Duch» fu arrestato e incarcerato. Fu processato nel 2010 per “crimini contro l’umanità” da un tribunale cambogiano sotto l’egida dell’ONU e condannato nel 2010 a 35 anni di carcere (compreso quelli già scontati e 5 condonati per buona condotta), condanna però poi trasformata nel 2012 in ergastolo.
Al di là delle atrocità di cui fu responsabile, Kaing Guek Eav ebbe però delle particolarità, emerse negli anni seguenti il suo arresto, che in fondo gli fanno onore. Fu l’unico, tra i capi dei Khmer rossi, ad ammettere il male fatto, senza giustificazioni ideologiche, e a chiedere perdono ai familiari delle sue vittime. Inoltre, durante il processo, fornì informazioni dettagliate che contribuirono a far luce sui crimini commessi dai khmer rossi. Ciò è dovuto soprattutto al fatto, che ha del miracoloso, che nel 1996, pur vivendo nel carcere duro, si convertì al cristianesimo, cambiando radicalmente vita e mentalità, cosa riconosciuta dalla stessa giustizia cambogiana. [fonte: AsiaNews, Phnom Penh, 2.09.2020]


Ancora sulla breve ma terrificante dittatura comunista cambogiana…
Guidati (accecati) dall’ideologia marxista-maoista, importata dalla Cina, i Khmer rossi, ovviamente “per il bene del popolo” (che sarà invece massacrato, come hanno fatto del resto quasi tutte le rivoluzioni della modernità, a cominciare da quella francese del 1789 o quella bolscevica del 1917), volevano trasformare il paese in una repubblica socialista agraria, fondata sui principi del maoismo. Presero il potere nel 1975 e lo tennero con atroce violenza fino al 1979, quando la Cambogia fu occupata dal Vietnam.

A proposito di Vietnam …
Come sappiamo, il Vietnam del nord (chiamato Repubblica Democratica del Vietnam), venne creato alla fine della II Guerra mondiale ed era un Paese fortemente comunista (guidato da Ho Chi Minh), sotto l’influenza della Cina e persino dell’Unione Sovietica. Il Vietnam del sud, invece, era alleato degli USA. La battaglia del Vietnam del nord per conquistare anche il sud ed unificare tutto il Paese sotto il suo regime comunista, portò ovviamente ad un duro e interminabile scontro con gli USA, presenti anche con ingenti forze militari nel sud del Paese, decisivo per la sua posizione strategica nel sud-est asiatico. Com’è noto, gli USA tentarono per quasi 20 anni (1955/1975) di mantenere le loro posizioni con una estenuante, tragica e infine vana guerra (“guerra del Vietnam” sta ancora oggi ad indicare, nella stessa popolazione americana, un’estenuante ed inutile prova bellica). Negli anni ’60 la stessa opinione pubblica occidentale, specie giovanile, si schierò contro la presenza americana nel Vietnam (lo si fece con una battaglia culturale e di informazione pilotata, ma persino con la musica: pensiamo ad esempio in Italia alla celeberrima canzone di Gianni Morandi “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”). Anche la contestazione giovanile del ’68 portò avanti questa battaglia per la “liberazione” del Vietnam dagli americani. In Italia, poi, dove la contestazione passò rapidamente in mano all’egemonia culturale della “sinistra”, anche estrema, (sostenuta e lautamente finanziata dalla Russia), gli studenti facevano scioperi e manifestazioni per la “liberazione del Vietnam” dagli americani, a favore dei comunisti Viet Cong, e inneggiavano al Libretto rosso di Mao, libretto-guida della rivoluzione comunista cinese, ostentato e osannato nelle assemblee, scioperi, occupazioni e persino negli scontri con la polizia.
Peccato poi che quando anche il Vietnam del sud, lasciato dagli USA, divenne comunista, cadendo in mano ad un potere violento e dispotico, la “liberazione” ottenuta divenne così insopportabile che moltissimi vietnamiti fuggirono terrorizzati, cercando persino di scappare via mare con umili imbarcazioni (furono chiamati “boat people”): moltissimi morirono in mare, altri furono salvati da soccorsi internazionali (persino l’Italia intervenne con una delle nostre più grandi navi militari per salvare questi disperati)!

Per realizzare i loro obiettivi, i Khmer rossi svuotarono le città, “collettivizzarono” le terre, costrinsero i cambogiani a trasferirsi nei “campi di lavoro” nelle campagne, dove avvenne una gran quantità di morti per esecuzioni di massa, lavori forzati, abusi fisici, malnutrizione e malattie. Il popolo cambogiano fu cioè costretto a spostamenti coatti, a lavorare in gruppi di lavoro mobili, a turni estenuanti e condizioni di lavoro disumane, fino a innumerevoli morti per fame! Si arrivò persino al rapimento e indottrinamento di bambini e ragazzini, che, nella loro incoscienza e immaturità, quasi ignari di ciò che facevano, erano persuasi o costretti a commettere veri e propri atti di sadismo.
Gli oppositori venivano portati nei “Killing Fields”, dove venivano giustiziati (spesso con attrezzi contadini, picchetti o asce, per risparmiare proiettili) e sepolti in fosse comuni.
I rivoluzionari affermavano ovviamente che le uccisioni erano necessarie per la “purificazione della popolazione”. Ne uccisero infatti quasi un terzo!
Nel 1976 i Khmer rossi cambiarono pure il nome del Paese: non più Cambogia ma “Kampuchea Democratica”.

Pare proprio un vizio satanico, cioè cinico e menzognero, che i comunisti amino l’appellativo “democratico” per instaurare i loro regimi e dittature, che sono esattamente l’opposto della democrazia. Basti pensare, oltre al Vietnam del nord appena citato, a quando in Europa c’erano nel 2° dopoguerra (fino al 1990) due Germanie, di cui quella denominata “Democratica” (DDR) era proprio quella comunista che non lo era e da cui la gente cercava infatti inutilmente di scappare, anche a rischio della vita, per raggiungere la parte occidentale “Federale” (pensiamo a Berlino e al muro che fu costruito in una notte per evitare, primo caso nella storia, che gli abitanti fuggissero dalla parte cosiddetta democratica a quella effettivamente libera occidentale). Come si può constatare ancor oggi, pure in Italia, persino nella denominazione del Partito, per gli ex-comunisti “democratico” è solo il loro potere; e chiunque osi contraddirli è antidemocratico e fascista.

Molti studiosi riconoscono che si trattò di “un esperimento sociale di mobilizzazione unico nelle rivoluzioni del XX secolo”. Si fa osservare che, essendo giunti, per il bene del popolo, ad ucciderne quasi 1/3 (in neppure 5 anni), il genocidio operato dai Khmer rossi nel loro stesso popolo costituisca per certi versi “un caso unico e senza precedenti nella storia dell’umanità”
 

Non possiamo non pensare a ciò che profetizzò la Madonna a Fatima nel 1917, poche settimane prima della rivoluzione bolscevica russa: che se non ci fossimo convertiti e la Chiesa non avesse consacrata la Russia (che la piccola veggente Lucia non sapeva neppure cosa fosse) al Suo Cuore Immacolato, essa avrebbe provocato una terribile persecuzione e avrebbe divulgato i suoi errori (marxismo, comunismo) in tutto il mondo, con immensa sofferenza di popoli e di cristiani!