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A cento anni dalla prima indagine scientifica, nuove accurate analisi sono state eseguite da parte del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e da un gruppo di ricercatori dell’Istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali di Firenze, sulle 223 ostie consacrate che inspiegabilmente rimangono intatte dal 1730 nella chiesa di S. Francesco a Siena. Da questo nuovo studio scientifico risulta nuovamente “il buono stato di conservazione delle ostie e la totale assenza di contaminazione”.  Ecco sinteticamente il fatto, riportato anche nel sito nel Dossier Miracoli, alla sezione 7.1 (“Miracoli Eucaristici”):

Il 14.08.1730 nella chiesa di S. Francesco di Siena dei ladri rubarono una pisside con 351 Ostie consacrate. In riparazione per l’atto sacrilego si sospese quell’anno perfino il Palio dell’Assunta. Tre giorni dopo se ne ritrovarono 223 in una chiesa vicina (S. Maria in Provenzano), abbandonate dai ladri in una cassetta delle elemosine tra polvere e ragnatele, e furono riportate in processione in S. Francesco, tra la folla festante. Non furono più date in Comunione (anche per ragioni igieniche, non sapendo tra l’altro dove i ladri le avessero tenute in quei giorni), ma comunque adorate, anche in riparazione all’atto sacrilego. Ci si accorse però ben presto che tali ostie non si corrompevano. Conservate, così furono ritrovate anche dopo 50 anni  (non potevano essere altre, poiché il ferro con cui erano state prodotte lasciava un segno, facilmente databile).

Apposite commissioni scientifiche hanno più volte studiato questo persistente miracolo, avvalendosi di sempre più aggiornati strumenti, senza trovarvi una spiegazione e concludendo che tale fatto é contro ogni legge fisica e biologica. Si cercò più volte anche di ripetere il fenomeno in condizioni analoghe di conservazione, ottenendo in breve tempo solo vermi e frammenti putrefatti.

Nel 1914, a conclusione di accurati studi di eminenti professori di chimica, farmaceutica, igiene, bromatologia (guidati dall’illustre chimico prof. Siro Grimaldi) fu redatto un Verbale in cui tra l’altro si affermava: “Le Sante Particole di Siena, consacrate nell’anno 1730, sono in perfetta conservazione; costituiscono quindi un fenomeno singolare, che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica. È un fatto unico, consacrato negli annali della scienza”. Il prof. Grimaldi fece notare in proposito che in sé le ostie sono della sostanza più vulnerabile (pane azzimo), poiché “la farina di grano è il miglior terreno di coltura di microrganismi, dei parassiti animali e vegetali, della fermentazione lattica e putrida”, mentre quelle 223 Ostie furono trovate perfettamente fresche, sia all’aspetto, che al tatto, come al gusto (ne furono consumate alcune) e all’olfatto; “la particole sono in perfetto stato di conservazione, contro ogni legge fisica e chimica e nonostante le condizioni del tutto sfavorevoli in cui si sono venute a trovare. Un fenomeno assolutamente anormale; le leggi della natura si sono invertite: il vetro della pisside in cui si sono conservate è diventato sede di muffe, mentre la deperibilissima farina si è rivelata più resistente del cristallo”.

Giunsero alla stessa conclusione anche le analisi del 1922, 1950 e 1952. Il grande scienziato Enrico Medi così si espresse al riguardo: “è un miracolo nel senso stretto della parola, un intervento diretto di Dio, a testimoniare la realtà permanente di Cristo nel Sacramento Eucaristico”. Il beato Papa Paolo VI ricordò questo persistente miracolo a tutta la Chiesa e S. Giovanni Paolo II vi fece visita (nella Chiesa di S. Francesco a Siena) nel 1980, in occasione del 250° anniversario del miracolo. Lo scrittore danese Johannes Joergensen, convertito al cattolicesimo dal luteranesimo, lo definì “uno delle più grandi meraviglie di Cristo in terra”.