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Meno male che c’è la Svizzera … per morire! 


(è poi così difficile morire in Italia? o è propaganda perché l’eutanasia passi anche da noi?)

Quando l’uomo moderno, a cui è stato insegnato che la vita vale per quel che si gode, incontra delle “croci” (sofferenze fisiche o psicologiche) – tanto più se non sa più che, unite alla Croce di Cristo, possono diventare addirittura “salvifiche”, per sé e per gli altri (cfr. la bellissima Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II Salvifici doloris, datata significativamente 11.02.1984, Madonna di Lourdes) – e quando la scienza, nel suo talora “delirio di onnipotenza” (vorrebbe risolvere tutti i problemi dell’uomo), risulta impotente, allora la sua umanità crolla. La sua vita sembra non avere più alcun senso. E gli si insegna garbatamente pure a “togliere il disturbo” (anche economico), con l’aiuto dello Stato e della scienza stessa.
Ma il senso vero della vita non sembra essere offerto neppure dalle nuove ideologie dominanti e dalle società più progredite. Per cui anche lì, persino in chi non è affetto da alcuna patologia, i suicidi crescono in modo esponenziale (v. sotto News del 14.05.2017). A riprova del fatto che una vita “degna di essere vissuta” non dipende tanto dal benessere fisico, tanto meno da quanto decide il potere (culturale e ora persino statale), ma dalla scoperta del significato autentico dell’esistenza, che è proprio Gesù “via, verità e vita”.
Detto però in modo un po’ cinico, non dovrebbe poi essere materialmente tanto difficile togliersi la vita (atto che tra l’altro, se compiuto in piena coscienza, è uno dei peccati più gravi, che condanna all’inferno, tanto più che se il suicidio riesce non c’è neppure il tempo di confessarsi).
Però la nuova ideologia – dove l’uomo si crede sempre più padrone di sé e persino degli altri (v. ad esempio qui sotto la News del 2.06.2017 – e questo è l’inganno supremo del demonio, che così ci fa invece “suoi”) – ci dice che è lo Stato che deve aiutarci a suicidarci e che infatti gli Stati più moderni e progrediti lo fanno. Invece l’Italia è il solito fanalino di coda, arretrato (soprattutto per colpa della Chiesa …? ma meno male che anche questa sembra ora aggiornarsi …!).
Ed ecco le enormi pressioni mediatiche, per dirci che un pover’uomo che vuole farsi ammazzare deve invece andare all’estero! E meno male che la vicina Svizzera (che col Canton Ticino scende innaturalmente fino a pochi passi da Milano) è subito pronta ad accoglierci, per ucciderci, legalmente e sanitariamente protetti! Alcuni dicono che ogni mese sono almeno 3 gli italiani che vanno in Svizzera per farsi ammazzare (Adnkronos, 29.11.2016), altri che sono già 30 al mese (Repubblica, 20.04.2017). Poi ci sono i casi emblematici, di cui tutti i giornali per giorni devono parlare, suscitando falsa pietà per i morti e incomprensione per questo Stato Italiano che non vuole invece ammazzarci. Ricordiamo ad esempio il caso del povero Fabiano Antoniani (Dj Fabo), lo scorso febbraio.
Ebbene, in questi giorni un ingegnere di 62 anni di Albavilla (CO), affetto da gravi problemi fisici dopo un incidente stradale, è riuscito a farsi uccidere, legalmente e sanitariamente, in Svizzera (Zurigo) e solo in quanto “depresso”.
Del resto in Belgio e Olanda, all’avanguardia e in continua caduta libera nell’applicazione dell’eutanasia, è da tempo che si può chiedere il “suicidio assistito” anche solo perché psicologicamente depressi.
Pare ormai che non ci sia più un limite nello scivolo della “cultura di morte”, come la definiva Giovanni Paolo II.
Quest’estate nel Québec (Canada) – il racconto è del suo parroco Padre Tim Moyle, testimonianza raccolta dal celebre giornalista George Weigel – un uomo di 62 anni, già affetto da un tumore, era stato ricoverato per un’infezione alla vescica. Ebbene il medico che lo ha avuto in cura in clinica, ha deciso autonomamente che non sarebbe stato giusto curare quell’infezione, visto che comunque tale persona doveva forse presto morire a motivo del tumore; per questo, dopo averlo sedato, lo ha fatto morire; e tutto ciò nonostante il parere contrario del paziente e dei suoi familiari. Agghiaccianti le motivazioni addotte: la “qualità della vita” di quel paziente non era sufficiente; e il costo delle cure sproporzionato rispetto al “vantaggio economico” dell’eutanasia!
Non sarà appunto che lo Stato vuol ‘farci fuori’ per risparmiare sulle cure?