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Com’è noto la Sacra Sindone, conservata nel duomo di Torino, è una delle più preziose reliquie della cristianità, in quanto sarebbe nientemeno che il “lenzuolo” (appunto dal greco “sindone”) che, come dicono i Vangeli (cfr. Mt 27,57-59Mc 15,42-46Lc 23,50-56 e 24,12Gv 19,38-42 e 20,1-8) ha avvolto il corpo di Gesù quando, dopo la morte in croce, fu deposto nel sepolcro e che fu ritrovato nel sepolcro stesso 2 giorni dopo, senza più il corpo di Gesù, che era risorto. Tale lenzuolo riporta quindi tutte le impronte ematiche (passate da parte a parte del lenzuolo) lasciate dal corpo flagellato e crocifisso di Gesù ma anche l’impronta della Sua risurrezione (una sorta di negativo fotografico, solo su un lato del lenzuolo, privo di pigmenti e assolutamente inspiegabile, dovuta forse ad una rapidissima folgorazione che ha fatto sparire il corpo dal di dentro del lenzuolo).
Per questo in questi due millenni i cristiani, pur non essendo un argomento di fede (non c’è mai stato obbligo di credere, come del resto per ogni reliquia, apparizione o miracolo avvenuto dopo la Rivelazione biblica), hanno sempre venerato con particolare devozione questo lenzuolo, compreso Papi, sovrani e uomini di fama mondiale.

Da oltre 100 anni di questa reliquia si occupa anche la scienza, poiché più si studia scientificamente questo reperto e più la sua spiegazione “naturale” diventa impossibile, anzi conferma sempre più l’altissima probabilità che si tratti proprio di ciò che la tradizione cristiana ha sempre creduto e venerato. Addirittura ci sono 32 rami della scienza che si occupano di questo caso, tanto da formare un autorevole insieme detto “Sindonologia”.
In questo sito ce ne siamo brevemente occupati nel capitolo 15 del dossier “Miracoli” (vedi).
Mentre il progresso scientifico e le sempre più raffinate tecnologie permettono uno studio sempre più approfondito della Sindone e non cessa di stupire anche i più autorevoli scienziati, il mondo dei media è invece assai spesso sordo ad ogni nuova scoperta scientifica che pare obiettivamente confermare sempre più quanto da sempre creduto di questa preziosa reliquia; ma invece considera meritevole di clamore ogni sua presunta smentita.
Così accadde nel 1988, quando un esame al radiocarbonio (peraltro assai dubbio non solo sulla obiettività dei laboratori interessati, come qualcuno di essi in seguito più onestamente ammise, ma persino sulla metodologia usata, oltre alla non attenzione a quei dati che hanno sicuramente alterato tale dato C14, come ad esempio l’incendio di Chambery del 1532, oltre ovviamente alla radiazione dovuta alla risurrezione stessa) sembrò datare la Sindone all’epoca medievale (v. nel Dossier citato).
Ciò è avvenuto anche di recente. I grandi giornali italiani del 16.07.2018 riportavano la notizia che due scienziati (Borrini e Garlaschelli) avrebbero scoperto (peraltro si tratta di uno studio già del 2014) che molte macchie di sangue della Sindone sarebbero false in quanto incompatibili con la posizione del corpo di colui che vi stato deposto, cioè di un crocifisso. Poi però è risultato agli esperti, autorevoli studiosi della Sindone (come P. Baima Bollone, E. Marinelli, P. Di Lazzaro), che quei due scienziati non avevano mai studiato direttamente il lenzuolo, anzi non risulta neppure che l’avessero mai visto; hanno semplicemente fatto colare il sangue su un manichino. Insomma una vera e propria fake-news (e da parte di giornali che si dicono in battaglia contro il proliferare di queste false notizie in tutti i campi; ma quando si tratta del cristianesimo …).
Proprio in questi giorni, invece, è emerso un nuovo studio sulle numerosissime tracce di sangue (sempre RH-, come nel sudario di Gesù conservato ad Oviedo in Spagna, il primo miracolo eucaristico di Lanciano e altre reliquie o miracoli riferentisi al Sangue di Gesù) presenti sulla Sindone, che da finalmente una risposta scientifica all’inspiegabile colore rosso di tale sangue, che dovrebbe invece essere marrone in quanto antico e ossidato. Ciò che poteva appunto sembrare una prova di falsità (il sangue non doveva in questo stato essere rimasto rosso ma diventare marrone) diventa invece ancora una volta prova della sua autenticità: insieme all’emoglobina antica (metemoglobina) ci sono infatti grandi quantità di bilirubina, fuoriuscita dal fegato, con rottura dei globuli rossi, cosa che avviene in una persona duramente percossa (proprio come nel caso di quanto avvenuto nella flagellazione, salita al Calvario e crocifissione di Gesù); inoltre una radiazione ultravioletta (risurrezione?) ne avrebbe rafforzato ulteriormente il colore rosso.
E che non si tratti di studi semplicemente apologetici è testimoniato dal fatto che sono stati compiuti nientemeno che da autorevoli scienziati dell’ENEA (Ente Nazionale Energia Atomica), del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dell’INRiM (Istituto Nazione di Ricerca Metrologica); e tali studi sono stati pubblicati in questi giorni dall’autorevole rivista scientifica Applied Optics (Optical Society of America).
Ma ovviamente di questa scoperta non si è invece sentita notizia …
Come pure che in questi giorni, dall’8 al 10 agosto, 2500 giovani si sono recati a piedi dalla Sacra di S. Michele al duomo di Torino (km. 30) proprio per venerare devotamente la Santa Sindone (in una speciale ostensione a loro riservata).