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Nel presente sito si annota come sia un falso che nel mondo intellettuale e scientifico ci sia una sorta di unanimità a favore di Darwin; esistono infatti moltissimi e autorevolissimi scienziati che vi si oppongono e lo smentiscono (cfr. il dossier “Darwin e l’evoluzionismo”, specie 2.14; e, nella sezione Fede e cultura, “Fede ed evoluzionismo”, v. domanda 22]

Pochi giorni fa (il 2 novembre) è morto all’età di 79 anni il professore americano Philip Johnson, docente emerito dell’Università della California di Berkeley e co-fondatore del CSC (Center for Science and Culture), uno dei grandi pensatori che negli ultimi decenni hanno posto serie domande e obiezioni alla ‘teoria darwiniana’, che rimangono senza risposta razionale per chi segue la teoria evoluzionistica, quando questa riduce le cause della vita e del suo sviluppo alla pura casualità e alla selezione naturale.
Philip Johnson è considerato infatti uno dei padri di quella corrente di pensiero scientifico, nata circa 30 anni fa negli USA, che va sotto il nome di Intelligent Design, cui aderiscono molti scienziati. Secondo questa teoria, “ammettere come causa dell’universo, della vita e del suo sviluppo, l’esistenza di un Essere intelligente (Dio) spiega assai meglio la realtà che non ammettere una pura e cieca casualità” (così P. Johnson nel suo libro Darwin on Trial, Washington 1991).
La visione del “Disegno intelligente” è assai spesso disprezzata dal potere culturale dominante, che si ammanta di scientificità ma che di fatto rimane su posizioni materialistiche, scientistiche, positivistiche e atee trionfanti nel XIX secolo, ma di fatto assai sorpassate dalla reale scienza contemporanea (v. appunto le pagine del sito a ciò dedicate).
Quella della pura ‘casualità’ appare infatti spesso una posizione condizionata più che dalle reali scoperte scientifiche – non esistono ad esempio fossili che testimonino l’esistenza di specie intermedie, oppure rimane totalmente inspiegabile l’apparire improvviso di certi animali, la scomparsa o il permanere di altri – da una visione ideologica ottocentesca, senza una reale esperienza empirica che la comprovi (il che è peraltro assai poco scientifico, in senso moderno galileiano, cioè appunto “sperimentale”), che di fatto risulta essere un’ostinata “fede nel Caso”, assai meno razionale di chi sostiene appunto che la realtà esprima invece un “Disegno Intelligente”.