È proprio vero che i ragazzini di oggi non capirebbero più la fede? Che anche in parrocchia e persino al catechismo potremmo solo intrattenerli con qualcosa di divertente? Che non solo non conoscono più Gesù (per colpa dei loro genitori, ma anche della scuole e persino di certi ambienti ecclesiali) ma che neppure potrebbero conoscerlo e seguirlo?

Carlo Acutis era un ragazzino di oggi, della Milano di oggi; moderno, bello, intelligente, simpatico, con tanti amici, vivace, dinamico, sportivo e appassionatissimo di computer.
È morto a 15 anni il 12.10.2006, colpito da una leucemia fulminante. Il 21 febbraio scorso la Chiesa ha autorevolmente (dal Papa) riconosciuto un miracolo compiuto per sua intercessione dal Cielo; e per questo tra poco sarà proclamato Beato!
Carlo era nato il 3.05.1991 a Londra (dove i genitori, rappresentanti dell’alta borghesia milanese, si trovavano temporaneamente per motivi di lavoro), ma ha vissuto a Milano, dove frequentò la scuola elementare e media presso le suore Marcelline e iniziò il liceo classico presso i Gesuiti dell’istituto Leone XIII.
Essendo molto legato a S. Francesco, fu sepolto nel cimitero di Assisi; ma il 6.04.2019, terminata la fase diocesana del processo di beatificazione e riconosciute le sue “virtù eroiche cristiane” (da cui già il titolo di “venerabile”), le sue giovani spoglie (trovate ancora intatte dopo quasi 13 anni!) sono state traslate sempre in Assisi al Santuario della Spogliazione di S. Francesco, dove già affluiscono pellegrini migliaia di giovani da tutto il mondo.

Carlo mostrò fin da bambino una forte spiritualità, specie eucaristica e mariana; così che, con un particolare permesso del vescovo, poté fare la Prima Comunione già all’età di 7 anni. Da quel giorno volle andare a Messa e ricevere Gesù nella Comunione tutti i giorni (!), si confessava tutte le settimane, sostava volentieri in preghiera davanti al tabernacolo e partecipava con gioia all’Adorazione Eucaristica parrocchiale. Questa fortissima attrazione per l’Eucaristia portò il ragazzino a definirla in modo simpatico ma profondo “la mia autostrada per il Cielo”.
Racconta la sua mamma: «Carlo si era reso conto della situazione d’ignoranza in materia di fede in cui versavano tantissime persone. Lui diceva che si fanno file chilometriche per assistere a una partita di calcio o perché c’è l’ultimo modello di telefonino, e poi non c’è nessuno che fa la fila davanti a Gesù Eucaristia, con i Tabernacoli che sono disertati. E spiegava che se la gente si rendesse conto che cos’è l’Eucaristia, ci sarebbe così tanta fila che non si riuscirebbe più a entrare in chiesa». «Carlo era così convinto della Presenza viva e reale di Gesù nell’Eucaristia da vivere costantemente alla presenza di Dio, e questo era per lui motivo di felicità, di gioia, di pace, che trasmetteva proprio nella sua persona, da testimone di Cristo. Lui diceva: “Io voglio essere ciò che nella mente di Dio già sono, cioè realizzare quel progetto che Dio ha per ognuno di noi, di santità”».
Carlo nutriva poi un particolare amore per la Madonna, tanto da chiamarla già allora “l’unica donna della mia vita”; per questi non passava giorno che non recitasse con amore il S. Rosario.
Pur essendo sportivo, i suoi modelli di riferimento non erano star e calciatori ma i santi giovani come Francesco e Giacinta Marto, Domenico Savio, Luigi Gonzaga.
«Non io ma Dio» era uno dei suoi motti preferiti.
La sua passione per il computer, con una genialità informatica che stupisce anche studiosi ed esperti (tanto che potrebbe essere proclamato non solo “l’apostolo del web” ma addirittura “patrono di internet”) spaziava dalla programmazione dei computer al montaggio di film, dalla creazione di siti web a giornalini di cui curava redazione e impaginazione; ma anche questo era messo da Carlo al servizio della fede e dell’Eucaristia. Ad esempio, la sua capacità di destreggiarsi tra siti e algoritmi lo ha portato a reperire una grande quantità di materiale sul tema dei “Miracoli eucaristici” (v. nel nostro sito il punto 7 del dossier Miracoli) e riuscì a catalogare tutti i luoghi al mondo dove questi erano avvenuti (e nutriva pure il desiderio di visitarli tutti); da questa sua ricerca è nata persino una “mostra” che ancora oggi (grazie all’Associazione che porta il suo nome) gira nelle parrocchie (10.000 solo negli USA) e nei santuari più famosi dei cinque continenti. Quindi anche il pc, internet e l’informatica era per Carlo un modo per evangelizzare e portare anche i suoi coetanei all’incontro con Gesù Cristo (il «tesoro più prezioso», come diceva). Il postulatore della sua causa di beatificazione, Nicola Gori, che ha scritto su Carlo diversi libri, ne ha infatti uno intitolato “Un genio dell’informatica in cielo. Biografia di Carlo Acutis”.
Carlo era molto socievole; fin da ragazzino era amato ed ammirato da tutti. Giocava anche al pallone; ma trovava il tempo, oltre che per la preghiera, anche per la carità. Andava a trovare i poveri e i bisognosi, portava loro dei pasti caldi, talora offriva loro i soldi della propria ‘paghetta settimanale’, si fermava a parlare amabilmente con loro, parlando pure di Gesù anche con quelli di altre religioni (addirittura convertì al cattolicesimo un importante induista mauriziano della casta sacerdotale bramina!).
Quando apparve la sua lacerante malattia, una leucemia fuminante che lo portò alla morte in 3 giorni, Carlo ha offerto con amore tutte le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa. Lo diceva espressamente, aggiungendo che in questo modo «non avrebbe fatto il Purgatorio e sarebbe andato diritto in Paradiso»; e alla mamma ripeteva sempre: «Diverrò quello che nel pensiero di Dio già sono».
Riesce persino a filmarsi, lasciando un video sul web, in cui dice, sereno: “sono destinato a morire”. Quando gli hanno diagnosticato la leucemia fulminante disse alla mamma: “Mamma, io da qui non ne esco vivo, ma non ti preoccupare, poi mi farò sentire, perché vi aiuterò dal Cielo”».
La sua fama di santità crebbe rapidamente. Giovani di tutto il mondo già lo pregano e sono a lui devoti. Ci sono oltre 200 siti e blog in diverse lingue a lui dedicati (questo è il sito ufficiale). Ci sono innumerevoli conversioni di giovani colpiti dalla sua testimonianza e ottenute per sua intercessione. I suoi genitori ricevono da tutto il mondo innumerevoli lettere di testimonianze e di richiesta di preghiere; e riconoscono: «La sua fama di santità è esplosa a livello mondiale, in modo misterioso come se qualcuno volesse farlo conoscere». Qualcuno lo definisce «un Frassati milanese», in riferimento all’altro giovane santo di Torino Piergiorgio Frassati.

Il 15.02.2013 venne avviata la fase diocesana del processo di beatificazione, che si è conclusa nel novembre 2016; ed il 5.07.2018 Papa Francesco lo ha dichiarato “venerabile”, riconoscendone le “virtù eroiche”, dando il via quindi alla causa di beatificazione. Oggi, con il riconoscimento del miracolo ottenuto per sua intercessione, Carlo sarà proclamato “Beato” tra non molte settimane.

Il miracolo riconosciuto
Il miracolo avvenuto per sua intercessione, riconosciuto ora ufficialmente dalla Chiesa e che porterà Carlo Acutis agli onori degli altari, è avvenuto in Brasile. Padre Marcelo Tenorio, parroco di San Sebastiano in Brasile, dove è avvenuto il miracolo, e devotissimo di Carlo Acutis (tanto da venire molte volte in Italia sulla sua tomba anche con molti giovani), racconta: “Il 12 ottobre 2010, nella nostra parrocchia, al momento della benedizione con la reliquia di Carlo Acutis nella cappella di Nostra Signora Aparecida, si avvicinò un bambino, accompagnato da suo nonno, che soffriva di pancreas anulare, una grave malattia congenita e mortale. Questa malattia faceva vomitare in continuazione il bambino, che diventava così sempre più debole e abbattuto: tutto quello che mangiava, veniva rigettato, compresi i liquidi. Infatti, si presentò in chiesa con una salvietta, perché la sua condizione era evidentemente molto grave. Sempre più indebolito dal male, il piccolo sarebbe sicuramente morto dopo poco”. Accade allora che, giunto in fila per ricevere la benedizione, il bambino chiese al nonno quale tipo di grazia avrebbe dovuto domandare. “Chiedi di smettere di vomitare”, gli rispose subito il nonno. E così fece. Quando arrivò il suo turno il ragazzino toccò la reliquia di Carlo e disse con voce decisa: “Per smettere di vomitare!”. Ebbene, da quel momento non vomitò mai più. Successivamente, nel febbraio del 2011, la famiglia fece fare al bambino nuovi esami, che ne attestarono la piena guarigione.

Dalla già nutritissima bibliografia su Carlo Acutis, in una delle nostre News già del gennaio 2013, avevamo già segnalato: Nicola Gori, Eucarestia. La mia autostrada per il Cielo. Biografia di Carlo Acutis, Ed. S. Paolo, 2011. La storia di Carlo Acutis è raccontata anche nel libro della NBQ: “Il chicco di grano. Storie di Santi giovani in mezzo a noi” (vedi).