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Il 29 aprile l’asteroide OR2 1998 (di km. 1,8 di larghezza e km. 4,1 di lunghezza) è passato alla velocità di 8,7 km/sec. relativamente vicino alla Terra (a 6 milioni di km.). Sembra una distanza enorme, da lasciarci vivere sonni tranquilli; ma nello spazio questa distanza è invece molto piccola (il Sole dista ad esempio 150 milioni di km. da noi) e le forze gravitazionali capaci di deviare la rotta di un asteroide sono immense e innumerevoli. Cioè, sarebbe bastato un infinitesimale cambio di rotta, per far entrare OR2 1998 nel campo gravitazionale terrestre e precipitare sul nostro pianeta. Le sue dimensioni sono già tali che se si fosse diretto contro la terra, non sarebbe bastato l’attrito con i gas dell’atmosfera per bruciarlo (come le romantiche “stelle cadenti”, ad esempio frequenti nella prima decade di agosto, e che in realtà sono tremende sassate, da cui appunto ci difende l’atmosfera, altrimenti faremmo la fine della superficie lunare!), ma, a detta degli stessi astronomi che l’hanno individuato e studiato, sarebbe stata un’immane catastrofe: se fosse caduto sulla terra, anche se fosse stato in un deserto, avrebbe provocato un fortissimo terremoto e sollevato polvere da oscurare il cielo; se fosse caduto in mare avrebbe provocato uno tsunami con onde gigantesche; non parliamo poi se fosse caduto, così incandescente e a quella velocità, su una grande città!

Anche in questo caso, se già un Coronavirus ha mandato in crisi il mondo e ha lasciato impotente anche la scienza e tutte le potenze economiche e militari, nessuno avrebbe potuto opporre resistenza o difendersi.
Insomma: smettiamo di sentirci onnipotenti. La nostra vita è sempre appesa ad un filo … anche alla rotta di un sasso che vaga nello spazio!