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Il grande genetista Jérôme Lejeune


Oggi, alla veneranda età di 92 anni, è morta Birthe Bringsted, moglie del genetista Jérôme Lejeune (e a lui associata anche in molte battaglie in difesa della vita).

Jérôme Lejeune (1926-1994) è stato uno dei più grandi genetisti del secolo scorso, ma anche uomo di una profondissima fede cattolica, a tal punto che è già stato proclamato “servo di Dio” ed è in corso la sua Causa di beatificazione.
Francese, fu medico e scienziato di spicco presso dell’Institute de Progénèse dell’Università di Parigi. A lui si deve la scoperta del cromosoma responsabile della “sindrome di Down” (perché a Down si deve solo la descrizione dei caratteri morfologici delle persone affette da questa patologia), dunque della mutazione non solo qualitativa ma di ordine quantitativo di tale difetto cromosomico, cioè un 47° cromosoma morfologicamente identico agli elementi del 21° paio (da cui il nome “trisomia 21”).
Per questa scoperta fu autorevolmente proposto per il Nobel in Medicina, ma all’ultimo momento gli fu negato, a causa della sua posizione espressamente contro l’aborto!

Lejeune cercò per tutta la vita di scoprire, senza riuscirci, anche se e come fosse possibile far fronte e curare questa malformazione genetica. Non si limitò però a fare lo scienziato e lo studioso, ma dedicò la sua missione ai malati, soprattutto ai bambini affetti da tale sindrome, seguiti e amati con evangelica carità e competenza. Ricorda la moglie che era solito affermare «Un uomo è un uomo!», facendosi guidare dalla frase di Gesù: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me» (Mt 25,45).
Anche nel suo ricco epistolario con la sposa, appunto oggi deceduta e ritrovata da lui nell’Aldilà, Jérôme manifesta non solo un evangelico ed altissimo amore coniugale e familiare, ma una dedizione per la scienza, intesa come strumento per conoscere meglio la meraviglia del creato e di conseguenza l’onnipotenza del Creatore. E all’amore di Dio cercò di conformare ogni pensiero e azione, senza scendere in alcun caso a compromessi con le logiche del mondo.

Per questa sua testimonianza del fecondo rapporto tra scienza e fede, come pure per la difesa della vita in ogni sua età e condizione, fu eletto membro della Pontificia Accademia delle Scienze e Giovanni Paolo II lo nominò primo Presidente della Pontificia Accademia della Vita.

Il Signore Gesù lo chiamò a Sé proprio nella S. Pasqua del 1994.