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Com’è noto, continuano a centinaia gli sbarchi settimanali di “immigrati clandestini” sulle coste italiane; e sia l’arrivo dell’estate che le annunciate riaperture sugli spostamenti fanno prevedere una loro prossima ulteriore escalation, ovviamente con la complicità se non l’incoraggiamento del governo (è quanto prevede lo stesso direttore di Frontex, agenzia UE delle frontiere, Fabrice Leggeri). (leggi)

Mentre sulla Libia – che ha appena scarcerato dopo soli 4 mesi di reclusione l’«imperatore» del traffico di esseri umani Abdel-Rahman Milad (detto Bija) (leggi) – aumenta la pressione politica, economica e perfino militare della Turchia, che spinge l’immigrazione clandestina verso l’Europa (specie di musulmani), e aumentano le provenienze di immigrati clandestini pure da Tunisia e Algeria, l’attuale governo italiano, con il favore delle agenzie ONU e ovviamente il plauso delle Ong impegnate nella cosiddetta accoglienza, continua a muoversi all’insegna dell’ideologia immigrazionista, senza criteri e discernimento. (leggi

Sulla questione dell’immigrazione clandestina eravamo già intervenuti (vedi ad esempio la News del 29.12.2020), con la doverosa distinzione, volutamente ignorata, tra immigrazione regolare e irregolare, tra profugo e semplice immigrato, con il diritto di queste stesse persone anche a “non dover emigrare” (questo è il richiamo degli stessi vescovi africani, proprio per non impoverire ulteriormente gli stessi Paesi di provenienza, facendo pressioni sui governi locali affinché pongano in atto politiche più eque e promotrici dello sviluppo interno e della pace), mentre questa apertura all’immigrazione clandestina ha di fatto perfino l’esito di incoraggiare il turpe traffico di esseri umani e le loro morti, per poi, una volta riusciti a sbarcare e se non sono reimpatriati, con il reale pericolo di essere trattati come nuovi schiavi e mano d’opera malavitosa, oltre al pericolo di infiltrazioni del terrorismo islamico (v. il caso eclatante del tunisino sbarcato a Lampedusa il 20.09.2020 e che soli 9 giorni dopo ha compiuto in Francia l’attentato terroristico nella cattedrale di Nizza). Abbiamo pure sottolineato cosa si nasconda poi dietro certe ideologie globaliste (a scapito delle identità dei popoli) che favoriscono l’immigrazione indiscriminata; infine gli enormi interessi economici che si celano dietro certe Ong e Centri di assistenza in soccorso di tali immigrati clandestini. Avevamo infine fatto notare che, se delle persone hanno davvero il diritto di essere accolte (ad esempio perché in fuga da situazioni di guerra, di persecuzione, di calamità naturali o di povertà estrema), allora hanno pure il diritto, peraltro con minor spesa e massima sicurezza, di giungere nel nostro o in altri Paesi con regolare mezzo di trasporto (come peraltro avvenne anche in passato, ad es. verso le Americhe o all’interno stesso del nostro Paese).


Indagine della Procura di Trapani
Sugli interessi economici, oltre che ideologici, che si celano dietro non solo certe politiche ma anche certe Ong e attività di accoglienza e assistenza, la situazione è diventata talmente esplosiva che la stessa Procura di Trapani ha voluto finalmente vederci chiaro, facendo luce su qualcosa di questo mercato di compra-vendita di immigrati clandestini, un vero e proprio business mascherato da aiuti umanitari e accoglienza.

In tale inchiesta della Procura siciliana, tra gli indagati risulta pure il leader “no-global” (ex agitatore dei Centri Sociali) Luca Casarini e le sue lodate (anche dai vertici della Chiesa!) operazioni umanitarie compiute con la nave “Mediterranea”. (leggi)

Dall’indagine della Procura di Trapani, durata 4 anni e ora giunta a conclusione, emerge un vero e proprio accordo tra Ong e scafisti, con consegne concordate tra scafisti (trafficanti di esseri umani) e navi delle Ong pronte ad accoglierli (addirittura trainati fuori dalle acque libiche prima di fare il trasbordo), con appuntamenti in mare e possibilità per gli scafisti di ritornare in Libia con le loro imbarcazioni vuote (con tanto di giubbotti di salvataggio da potersi così di nuovo usare), per caricarne altri. In tale indagini sono implicate pure Ong tedesche (Jugend Rettet) e altre Ong internazionali (persino Medici senza frontiere e Save the children), con 24 indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e altri capi d’accusa.
«Talvolta la nave delle Ong – così nel rapporto della Procura – era a conoscenza dell’avvenuta partenza di unità nautiche con migranti a bordo; oppure intratteneva contatti di vario tipo (con i trafficanti) per indicare la propria presenza al limite delle acque territoriali libiche».

È il caso della nave Vos Hestia, (noleggiata da Save the children), che già nel 2017 si piazzava «in acque internazionali antistanti le coste libiche … per la consegna concordata di migranti».
[Nel 2017 sono sbarcati così in Italia 119.310 migranti].

Il 23.05.2017 il comandante Marco Amato e Cristina Gillian Moyes (team leader di Save The Children) con la loro nave Vos Hestia si avvicinarono alle acque territoriali libiche e con i loro stessi battelli di servizio (gommoni veloci) entrarono nelle acque territoriali libiche per trainare un gommone con a bordo 120 migranti fino alla Vos Hestia. Il 26.06.2017 sempre Vos Hestia con la stessa procedura imbarcò 1.066 migranti (con tanto di restituzione agli scafisti dei giubbotti salvagente utilizzati).

Questi contatti preventivi tra scafisti e navi Ong pronti ad accogliere i migranti clandestini erano una costante. Secondo gli inquirenti esisteva «un tacito accordo» con i trafficanti, che coinvolgeva anche la nave Vos Hestia e la Vos Prudence di Medici senza frontiere.

L’indagine rileva ad esempio l’incontro tra la Ong tedesca Jugend Rettet e gli scafisti, «il 18.06.2017 in acque internazionali, per trasbordare poi gli immigrati, come d’accordo, a bordo della motonave Juventa (della stessa Ong): una vera e propria consegna concordata di 264 migranti».

«Nell’inchiesta emerge pure che i trafficanti di esseri umani presenti in Libia e implicati nella relativa tratta verso l’Italia utilizzavano anche (cosa nota alle Ong) gli strumenti Ais (Sistema automatico di identificazione satellitare) e i siti web specializzati per rilevare la presenza in mare delle navi usate dalle Ong».

Ricordiamo che per queste operazioni “umanitarie” le Ong hanno avuto in 5 anni dallo Stato Italiano 20 miliardi di € (v. ancora News del 29.12.2020).




Immigrazione illegale in calo nell’Ue… tranne che in Italia
Già prima dello scoppio della pandemia, l’immigrazione illegale attraverso le rotte mediterranee e i Balcani era in calo in tutta l’UE, tranne che in Italia. Invece la rotta del Mediterraneo centrale verso il sud Italia è costantemente in crescita.

Nonostante l’emergenza sanitaria (!) in questi primi mesi del 2021 gli sbarchi illegali sono stati il triplo rispetto allo stesso periodo del 2020 e 15 volte di più rispetto ai primi tre mesi del 2019 (leggi). Comunque già nel 2020, rispetto al 2019, complice certo anche la pandemia, l’emigrazione attraverso la Turchia e la Grecia era diminuita del 74% e quella dal Marocco alla Spagna (escluso le Canarie) era diminuita del 40%; mentre l’emigrazione clandestina verso l’Italia era triplicata quella nel Mediterraneo e duplicata quella attraverso la Slovenia.



La Danimarca chiude
Nel 1980 la Danimarca – la cui società, già quasi totalmente scristianizzata e all’avanguardia nella corsa verso sempre nuove e spregiudicate forme anche legali di libertà individuali (con Copenaghen che era divenuta persino capitale del ‘porno’) – aveva 5,1 milioni di abitanti, con 50.000 immigrati “non occidentali”.
Ora ha 5,8 milioni di abitanti, ma con 500.000 immigrati, di cui 300.000 “non occidentali” e quasi sempre musulmani. Solo negli ultimi 5 anni sono state presentate 40.000 domande d’asilo, tutte di musulmani.
I musulmani sono già il 5,5% della popolazione danese, ma potrebbero in poco tempo persino triplicarsi!
La situazione comincia però seriamente a preoccupare non solo la società ma anche la politica (pur essendoci attualmente alla guida del Paese un governo socialdemocratico). Così il Ministro dell’Interno Kaare Dybvad Bek: «l’abnorme presenza di immigrati non occidentali aumenta il rischio del costituirsi di una società religiosa e culturale parallela». Preoccupa soprattutto la mancanza di integrazione dei musulmani e l’ingerenza dell’islam politico, che rischia di fare della Danimarca una nuova Francia.
Come in Francia, infatti, anche qui aumenta inesorabilmente il numero di “no-go zones” (zone dove è rischioso entrare per i non-musulmani). Già nel 2018 il governo aveva promesso di far sparire queste enclavi off-limits entro il 2030 (“Anche con la forza, se necessario”, affermava l’allora primo ministro Lars Rasmussen).
In questi giorni si sta allora discutendo un progetto di legge per ridurre e poi azzerare il numero di questi “quartieri off-limits”*, specie musulmani; la legge prevede per questi quartieri a rischio un tetto massimo del 30% di abitanti “non occidentali”.
Il provvedimento riguarda attualmente 15 quartieri, ma potrà estendersi ad altre 25 zone “a rischio”; in futuro si potrebbe estendere a 58 zone.

* Per “quartieri a rischio di creare società parallele” (con loro leggi, cultura, religione) si intendono quelli di almeno 1.000 abitanti dove:
– la maggioranza (+ del 50%) della popolazione è composta di immigrati non occidentali;
– il 40% di residenti (di età 18/64 anni) non lavora o non studia;
– la percentuale dei condannati per reati (per detenzione di armi da fuoco o stupefacenti) è più del triplo di quelli della media nazionale;
– i residenti (età 39/59 anni) senza licenza media è più del 60% dei residenti;
– i residenti (di età 15/64 anni) che hanno un reddito lordo medio minore del 55% di quello medio dei residenti.

Il governo socialdemocratico ha recentemente dichiarato la sua intenzione di limitare in modo significativo il numero di persone che chiedono asilo. È poi di questi giorni l’approvazione della legge che vieta il finanziamento estero delle moschee presenti nel Paese.
Il primo ministro Mette Frederiksen, in carica dal giugno 2019, ha annunciato senza mezzi termini (suscitando le perplessità dell’ONU), che intende limitare in modo drastico le domande d’asilo (“Il nostro obiettivo è zero richiedenti asilo … è a rischio la nostra coesione sociale!”).



A proposito di immigrazione musulmana …

Olanda
Anche nei Paesi Bassi l’Islam sta creando «una società parallela»!
È quanto denuncia (in un’intervista a Le Figaro) addirittura una delle poche donne musulmane che pubblicamente fanno sentire la loro voce in Europa. Si tratta di Shirin Musa, direttrice dell’associazione Femmes for Freedom, musulmana di etnia hazara di origine afghane, emigrata in Olanda dal Pakistan (dove la famiglia era fuggita dall’estremismo islamico, quando lei aveva solo sei mesi). Ecco le sue accorate parole d’allarme: «La tolleranza è eccessiva. Nelle moschee olandesi si predicano matrimoni forzati, che gli uomini devono decidere tutto in famiglia, che hanno il diritto di avere più donne e che si devono operare le mutilazioni genitali femminili. Neanche in Arabia Saudita o nel Kuwait avviene più». «Sono i finanziamenti stranieri che avvelenano le comunità musulmane e le radicalizzano». «Anche dall’Olanda molti musulmani erano partiti per combattere per lo Stato islamico in Siria».

Ancora una attacco islamico … in Francia
Non fa quasi neppure più notizia … ma questa volta il terrorismo islamico in Francia ha attaccato direttamente un’agente di polizia (e non è la prima volta). Il 23 aprile scorso (2021) un tunisino di 36 anni, al solito grido di “Allah Akbar!”, ha ucciso con due pugnalate alla gola una poliziotta di quasi 50 anni (Stéphanie M.). E non siamo in un quartiere a rischio di Parigi o di una grande città, ma nella tranquilla cittadina di Rambouillet, nella verde campagna a 60 km. a sud-ovest della capitale. (leggi)




USA. Contrordine di Biden: «non venite»!
Com’è noto, tra le accuse mosse contro l’ex-Presidente Trump, c’era anche quella di essere ostile all’immigrazione, che negli USA riguarda non tanto quella musulmana quanto quella di lingua ispanica, ma che rende particolarmente critica la situazione alla frontiera con il Messico.
In realtà molte restrizioni (e muri) in tal senso erano già state stabilite dai precedenti presidenti, compreso Obama; ma anche negli USA, e ora più che mai, ciò che viene taciuto o lodato se fatto da alcune politiche (dei democratici) viene biasimato se compiuto da altre (se repubblicani).
Certo il neo-Presidente J. Biden, confondendo come molti la condizione di “rifugiato” con quella di “immigrato” (leggi), ha progettato di raddoppiare in un anno il numero di rifugiati che è possibile accogliere (comunque un ingresso regolamentato: dagli attuali 62.500 ai 125.000 nel 2022).
Però la situazione al confine messicano sta scoppiando (leggi). Infatti da quando il neo Presidente ha cancellato le leggi volute in merito da Trump (che permettevano l’immigrazione legale ma prevedeva che i richiedenti asilo facessero domanda e attendessero il permesso di soggiorno prima di entrare), una marea di migranti ha attraversato il confine messicano e attende il permesso di soggiorno già in territorio statunitense, provocando però in questo modo una grave crisi umanitaria.
Visto che di tutti coloro che in questi mesi hanno già attraversato il confine e si trovano all’inizio del territorio statunitense solo l’1% potrà davvero godere del permesso di soggiorno, Biden si trova a non saper risolvere questa grave crisi umanitaria e politica. Anzitutto ha vietato ai giornalisti di vedere e fotografare questi immigrati ammassati all’inizio del territorio statunitense in disumane «gabbie» per immigrati (leggi), poi ha rivolto un contraddittorio e patetico invito alle altre migliaia di persone che al confine messicano stanno facendo pressione per entrare negli USA: “non venite!” (così in una intervista rilasciata già a fine marzo alla Abc News).
Però la politica si serve sempre più della magia della parole (è nello stile del “padre della menzogna”, come lo chiama Gesù stesso): così si è passati dal deprecabile (secondo Biden) «big wall» di Trump all’annunciato «high wall with a big gate» di Biden. Un modo per nascondere che la demagogia lascia poi irrisolti i problemi … e per un politico provoca pure un crollo dei consensi. Infatti, secondo l’ultimo sondaggio della Abc News/Ipsos, il 57% dei cittadini statunitensi è già in disaccordo con la politica migratoria del neo-Presidente Biden. 
«Al confine ci serve un muro»! No, non è una domanda di Trump, ma la voce degli americani espressa addirittura nel New York Times
[fonte: Tempi, 19.04.2021]