Nonostante i limiti posti dalla legge 40 – la famosa legge sulla procreazione assistita, discussa e poi approvata dal Parlamento Italiano, quindi di nuovo salvata dal popolo italiano contro l’ulteriore tentativo “referendario” di distruggerla, e infine purtroppo un poco deformata da una sentenza della Consulta – l’incidente dell’ospedale S. Filippo di Roma svela impietosamente la “menzogna”: si producono e crioconservano molti più embrioni di quelli necessari e legalmente permessi dalla stessa legge.
Oltre quindi all’equivoco di un inesistente “diritto al figlio” (semmai ci sono i diritti “del figlio”!) e al male morale del concepimento di lui al di fuori dei normali rapporti sessuali coniugali, è per sé inammissibile che si produca anche un solo embrione in più, cioè destinato a morire (cosa invece permessa anche dalla legge 40, sia pur in numero ristrettissimo e solo in quanto “necessario per ottenere un concepimento”). Ma qui siamo perfino di fronte ad una sovrapproduzione di embrioni non permessa dalla stessa vigente legge italiana.
In questo caso si è però aperto un “vaso di Pandora” e si svela l’ulteriore e fondamentale menzogna (il “diavolo fa le pentole ma non i coperchi”): molti dei genitori (!) di quegli embrioni perduti a causa dell’incidente si sono sentiti traditi, offesi come se avessero subito un aborto non voluto (loro testuali parole), e chiedono all’ospedale un <risarcimento>! A questo punto sorge il problema: se si deve dare un risarcimento per un embrione distrutto (in quanto vita umana, cioè un figlio perduto!), allora si sarà costretti a riconoscere legalmente e penalmente che tutti gli embrioni distrutti sono effettivamente (come lo sono biologicamente) vite umane distrutte. E quindi che tutti gli embrioni prodotti sono esseri umani; e conservarli o distruggerli significa conservare o uccidere esseri umani!