Due donne, unite civilmente, ricorrono alle fecondazione assistita (con seme maschile comprato), andando a farlo all’estero (perché in Italia è ancora proibito); poi chiedono al Tribunale (di Venezia) di essere riconosciute entrambe come “madri” (omo-genitorialità, inesistente in Italia; la donna che non ha partorito il bambino non accetta neppure di essere riconosciuta solo come madre “adottiva”, ma proprio come seconda madre effettiva!), cioè che il bambino sia nato da due “mamme”!
I Giudici, dopo aver constatato l’incostituzionalità della richiesta (ma non sarebbe sufficiente dire “irrazionalità”?), per togliersi dall’imbarazzo, si rivolgono alla Consulta (Corte Costituzionale); ma anche questa non si pronuncia chiaramente, nonostante le norme esistenti, e rimanda a sua volta la questione al Parlamento (!), addirittura affermando che le leggi costituzionali debbano essere superate e scavalcate da una nuova “fonte normativa”, che sarebbe il “il sentire diffuso”!
A parte che non è affatto diffuso – anzi nel popolo grazie a Dio c’è ancora molto orrore nel sentire queste notizie! – che un bambino nasca (cosa biologicamente falsa perché geneticamente impossibile) da due mamme e da nessun papà (!), ci si domanda dove possa approdare il Diritto se dovesse giustificare qualsiasi atto che sia ritenuto soggettivamente “bene” o persino un “diritto” inventato! Potrebbe ancora limitare il male nella società (che è suo compito, come quello di promuovere alcuni beni inalienabili)? A cosa servirebbe il potere giudiziario? Ma a cosa servirebbe pure un Parlamento e perfino la stessa Costituzione (che infatti non cambia ad ogni cambio di governo e neppure ad ogni Legislatura, nonostante le mutevoli maggioranze/minoranze, vista la presenza di beni inscritti nella “natura umana” e comunque da garantire)? Non si potrebbe far altro che assecondare di volta in volta desideri soggettivi e diritti inventati, cioè il potere assoluto del relativismo? (Ricordiamo le parole del card. J. Ratzinger nella celebre omelia tenuta la vigilia della sua elezione a Sommo Pontefice: “Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”)!

A cosa si riduce la democrazia, quando diventa sinonimo di “relativismo morale” (cfr. Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis splendor, n. 101), quando si perde l’oggettività del bene e del male, quando si perde il concetto stesso di verità?! (come del resto profetizzava acutamente Nietzsche già 150 anni fa, come epilogo tragico, ineluttabile e nichilistico del pensiero moderno).