Ormai è sempre più chiaro. Non si tratta tanto di affermare il peraltro ovvio e doveroso rispetto per le persone omosessuali ed evitare per loro ogni deplorevole discriminazione.

Questo per i cristiani è appunto ovvio. Non solo perché l’amore cristiano accoglie tutti e distingue sempre il peccato (da condannare, per il bene autentico dell’uomo) dal peccatore (da amare), ma perché non è peccato la condizione omosessuale ma sono peccato gli atti sessuali omosessuali (come del resto tanti altri atti sessuali). Nessuno poi si sogna di chiamare reati tali peccati. Semmai si tratta di non inventare per essi presunti “diritti familiari”. E non c’è da tirare in ballo e per la talare la sempre citata frase di Papa Francesco, detta in modo estemporaneo ai giornalisti sull’aereo di ritorno dal Brasile (quel famoso “chi sono io per giudicarli?”, che si riferiva peraltro a presunti sacerdoti gay in Vaticano, che il Papa dice di non aver conosciuto e che comunque si sentiva di non dover giudicare, se si fossero convertiti, avessero abbandonato il peccato e fossero desiderosi di seguire e servire Dio!). Bastano infatti le autorevoli parole del Catechismo della Chiesa Cattolica, ai n.n. 2357-2359.

Ormai è chiaro che si tratta invece, specialmente nel mondo occidentale e ora si cerca anche in Italia, di obbligare per legge e per prassi al relativismo morale, divenendo cioè obbligatorio dire che va tutto bene, non solo per la legge civile (compreso certi “presunti” diritti gay) ma addirittura per la morale (compreso tutte le perversioni sessuali), così da essere addirittura assolutamente vietato dissentire! [v. quanto già riportato nelle News del 27.06.2013, 5.08.2013, 7.11.2013, 27.11.2013, 1.05.2013].

Vediamo infatti come anche in Italia, pur non essendo ancora stata definitivamente approvata la cosiddetta “legge sull’omofobia” – che sotto il pretesto della non discriminazione vuol far appunto passare come “pensiero unico obbligatorio” l’assoluto relativismo morale di certo mondo gay (peraltro non rappresentativo del ben più vasto mondo omosessuale) e vietare ogni possibile dissenso (!) – già sono in atto gravi segnali di tale montante dittatura, con tanto di pubblico ostracismo per chi dissente (e la legge creerebbe in proposito un pericolosissimo “reato di opinione”, degno appunto dei regimi totalitari) e metodi che ricordano non poco regimi totalitari, come le “purghe” di Stalin o i “campi di rieducazione” cinesi, inventati da Mao e ancor oggi esistenti.

Abbiamo visto, ad esempio, che cosa è successo ai proprietari della Barilla, peraltro cattolici e tra i pochi che nel mondo tengono alto l’onore dell’economia italiana, per aver detto di preferire per le loro pubblicità – che com’è noto fanno spesso riferimento alla bellezza della famiglia – la famiglia “tradizionale” (ed è già avvilente dover aggiungere tale aggettivo per intenderci!): pubblico ostracismo, richiesta di pubbliche scuse e penitenze (con il “proposito di non farlo più”!), ottenute in breve tempo, pena il boicottamento commerciale dei prodotti alimentari suddetti.

Oggi poi, alla Commissione del Senato che sta discutendo tale legge sull’omofobia, è stato presentato un ulteriore “emendamento” (approvato dal PD), che prevederebbe addirittura “la rieducazione obbligatoria presso le associazioni gay di chi ad esempio si ostina ad essere contrario al matrimonio o all’adozione di bambini da parte di coppie gay”. Provvedimenti che ci fanno davvero ricordare sistemi usati dalle dittature. Fin che siamo in tempo, blocchiamo questa liberticida legge sull’omofobia!