Oggi il Papa, durante la S. Messa in piazza S. Pietro, ha canonizzato (cioè proclamato Santi) alcuni Beati, tra i quali il giovanissimo José Sánchez del Río (1913-1928), martire, ucciso in odio alla fede cristiana cattolica durante il terribile scontro che i cristiani del Messico hanno dovuto sostenere nei primi decenni del secolo scorso per fronteggiare l’ateismo di stato e la ferocissima persecuzione anticattolica posta in atto in quel Paese dal potere massonico che lo governava.

Il cattolicissimo Messico, infatti, nella seconda metà del XIX secolo cadde sotto l’influenza politica degli Stati Uniti (in gran parte protestante) e fu governato da un’élite politica i cui membri erano quasi tutti membri della massoneria. Tale intolleranza nei confronti dei Cattolici crebbe ancor più agli inizi del XX secolo. Nel 1915 vennero assassinati ben 160 sacerdoti. Nel 1921 qualcuno tentò addirittura di distruggere il santuario e l’immagine miracolosa di N.S. de Guadalupe (prima apparizione della Madonna in America e Patrona di tale continente). Infine nel 1926 il Presidente P. E. Calles, dopo aver inutilmente tentato di costituire una Chiesa nazionale separata dal Papa (secondo il solito cliché ripetuto più volte nella storia e ancor oggi applicato dalla Cina comunista), promulgò una legge che limitava fortemente la libertà religiosa (chiusura delle scuole cattoliche e dei seminari, esproprio delle chiese, scioglimento di tutti gli ordini religiosi, espulsione dei sacerdoti stranieri e imposizione di un “numero chiuso” per quelli messicani, che avevano l’obbligo di obbedire alle autorità civili e il divieto di usare l’abito talare, divieto per tutti di utilizzare espressioni come: «Se Dio vuole» o «a Dio piacendo»; si impose agli impiegati cattolici di scegliere tra la rinuncia alla propria fede o la perdita del posto di lavoro). Si registrarono in tutto il Paese attacchi ai fedeli che uscivano da Messa e disordini durante le processioni religiose, spesso incitati dalle autorità civili.

Dapprima i Cattolici tentarono in tutti i modi di opporsi, con forti ma pacifiche proteste pubbliche, raccogliendo petizioni per cambiare tale legge liberticida, istituendo una Lega nazionale per difendere la libertà religiosa. Il governo rispose con ancora più intolleranza e proibendo ogni culto pubblico alla fede cattolica (dal 1.01.1926 non si poté più celebrare un Battesimo o una S. Messa se non clandestinamente). Il 28.11.1926 il Papa (Pio XI) denunciò tale persecuzione con un’Enciclica (“Iniquis Afflictisque”); risolleverà la sua protesta nel 1932 (Enciclica “Acerba animi”) e nel 1937 (Enciclica “Firmissimam Constantiam”).

Risultati inutili tutti gli sforzi pacifici per veder garantito il fondamentale diritto alla libertà religiosa e crescendo la violenza contro la Chiesa Cattolica, gran parte della popolazione insorse contro il governo e tra il 1926 e il 1929 molti uomini cattolici si organizzarono in un vero e proprio esercito clandestino, che, al grido di “Viva Cristo Re!” (per questo furono chiamati Cristeros), mosse battaglia contro il governo oppressore. Tale sollevazione popolare fu chiamata Cristiada. Tale esercito era composto da giovani, contadini, operai, impiegati, studenti e persino adolescenti; si arrivò nel 1929 a 50.000 combattenti. Il loro motto era ¡Viva Cristo Rey!, il loro stemma la Madonna di Guadalupe; recitavano tutti i giorni il Rosario e se c’era un sacerdote si partecipava ogni giorno devotamente alla Santa Messa. Ogni tentativo del governo di reprimere tale rivolta e di vietare la pratica religiosa (con un Decreto del 23.12.1927 si giunse a condannare alla fucilazione chiunque avesse chiesto un Sacramento, fosse anche la Confessione) risultò inutile. La popolazione voleva rimanere cattolica e sosteneva anche questo esercito con la propria protezione e gli aiuti materiali. Dal 1926 al 1938 furono uccisi decine di migliaia di questi uomini che si opponevano anche armati alla persecuzione antireligiosa. Gran parte dei sacerdoti cattolici furono uccisi o esiliati.
Ebbene, tra i giovanissimi che nel 1927 vollero ad ogni costo partecipare a tale rivolta, mossi dalla loro fervida fede cristiana, ci fu anche il quattordicenne José Sánchez del Río. Inizialmente, data la giovanissima età (14 anni!), i capi dei Cristeros non volevano accoglierlo; ma poi, vista la sua fede intrepida e il suo già virile coraggio, lo accettarono, almeno come portabandiera. Subito si vide che quel ragazzo brillava di una vita di fede fuori dal comune e di un coraggio che solo la sua profonda unione con Gesù poteva dargli. Quando poi fu catturato, nonostante la sua età, per spingerlo a rinnegare la sua fede cattolica, fu torturato (gli tagliuzzarono la pianta dei piedi e poi lo obbligarono nel sangue a camminare sui sassi a piedi nudi, fino a giungere alla fossa già preparata per lui), ma non ottenendo lo scopo fu accoltellato e ucciso. Morì continuando a pregare e a dire “Viva Cristo Re!” (v. la scena di questo atroce martirio, anche se con sottotitoli in francese, nel seguente filmato.

Questo il ragazzo che Benedetto XVI ha proclamato Beato nel 2005 e oggi Papa Francesco ha proclamato Santo!

La sua biografia, scritta dal postulatore della sua causa di canonizzazione, è contenuta nel seguente libro: Fidel González Fernández,“José Sánchez del Río”(Il giovane martire che diede la vita per la fede), Cristiada,Dominus Production Edizioni, 2016 (cfr. http://shop.dominusproduction.com/)

La vicenda dei Cristeros messicani, e specialmente di questo ragazzo martire (José) e del generale capo dei Cristeros (Enrique Gorostieta Velarde), è stata presentata nel bellissimo film “Cristiada”, prodotto nel 2011 con la regia di Drean Wright (www.cristiada.it) (vedi anche). Ha fatto il giro del mondo e commosso milioni di persone. S’è fatta invece molta resistenza al suo doppiaggio in italiano (2015) ed è stato praticamente boicottato, quasi impedendo la sua proiezione (2016) nei cinema italiani! In questa sera del giorno della canonizzazione di José, è stato finalmente trasmesso in Italia da TV2000 (TV della CEI).