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L’UNAR, ente governativo che fa capo al Dipartimento delle pari opportunità, ufficialmente è l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, ma di fatto è ancor più un organo per diffondere l’ideologia Lgbt in Italia e perseguire chiunque vi si opponi. Ma anche una macchina per far soldi a questo scopo.
Ebbene, l’UNAR ha un numero verde per proteggere e intervenire in diretta a favore di chiunque si senta oggetto di discriminazioni. È attivo quotidianamente dalle 11 alle 14 con la presenza di un operatore e dalle 8 alle 11 e dalle 14 alle 20 attraverso una segreteria telefonica. A questo servizio, peraltro appunto assai limitato nel tempo, lavorano diverse persone: 5 operatori esperti (uno per ciascuna categoria di possibile discriminazione: etnico-razziale, rom Sinti e Caminanti, Lgbt, per età e disabilità), 1 coordinatore, 4 mediatori culturali, 1 esperto statistico, 1 esperto informatico, 2 giuristi e 1 addetto stampa. Ma nel corso ad esempio del 2015 tale numero verde ha ricevuto solo 2.235 chiamate, di cui poi solo 1.814 ‘pertinenti’ (cioè persone che si sono sentite discriminate; salvo poi il fatto di esserlo davvero, numero ancora minore). Di queste telefonate per reali o presunte discriminazioni, il 64% è relativo a discriminazioni etnico-razziali, il 6,4% contro disabili, lo 8,5% per discriminazioni di “genere” e il 4,7% per età. Insomma la tanto declamata discriminazione delle persone omosessuali, stando a questo dato, risulta minima: sole 230 chiamate sul totale.
Per la gestione del centralino (ricezione, compilazione scheda, report finale e monitoraggio attività) lo Stato versa però € 1,9 milioni (+ IVA) annui! In rapporto alle chiamate, si può quindi dedurre che ciascuna chiamata a quel tanto declamato ma quasi silente numero verde costa allo Stato, cioè alle tasche dei contribuenti, circa € 800!
Inoltre tale centralino UNAR è un inutile doppione, in quanto dal 2010 il Ministero dell’Interno ha già attivato un proprio Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD), organismo di interforze che fa capo alla Direzione centrale della Polizia criminale e a cui ci si può rivolgere in caso di discriminazione. Comunque anche in questo caso le segnalazioni ricevute sono relativamente poche.
Non parliamo poi di quanto emerse di recente da un’indagine televisiva (le Iene) sull’UNAR, dove si vide che tale ente sovvenzionava coi soldi pubblici luoghi di prostituzione gay, con turpi annessi e connessi. 
(da un articolo di Thomas Mackinson, Il Fatto Quotidiano)