L’Islam e la persecuzione anticristiana


Nella sua annuale World Watch List, che classifica le nazioni dove il cristianesimo è maggiormente perseguitato, l’associazione Open Doors, che opera a livello planetario (anche con aiuti materiali a tali cristiani perseguitati, quando possibile), ha potuto rilevare, tra l’altro, quanto segue.
Da 16 anni la nazione che pone in atto la più grande persecuzione anticristiana è ancora la Corea del Nord (comunista). Seguono Afghanistan, Somalia, Sudan, Pakistan, Eritrea, Libia (salita dal 11° al 7° posto), Iraq, Yemen, Iran, India (salita dal 15° all’11° posto); al 12° posto abbiamo l’Arabia Saudita (pur grande alleata degli USA) e al 15° posto la Siria (nel 2016 era al 6° posto).
Nel corso del 2017 ben 215 milioni (!) di cristiani hanno subito una persecuzione considerata violenta, tra cui 3.066 uccisioni, 1.257 rapimenti, 1.020 stupri, e con 793 chiese cristiane distrutte.
Si osserva che tuttora, tra i primi 10 peggiori Stati dove infuria la persecuzione anticristiana, ben 8 sono Stati islamici; altri 26 Paesi islamici compaiono poi nella lista. La persecuzione islamica contro il cristianesimo si sta tra l’altro estendendo in Asia (Filippine, Banlgadesh, Indonesia) e in Africa (Egitto, Nigeria, Somalia).
In altri termini, su 50 Paesi dove infuria la persecuzione anticristiana, ben 34 sono islamici.
Inoltre anche in altri tre stati – la Nigeria (dove il 50% della popolazione è musulmana), la Repubblica Centrafricana (dove i musulmani sono circa il 15% della popolazione) e il Kenya (dove i musulmani sono solo l’11% della popolazione) – i cristiani sono minacciati da gruppi armati islamici.
L’Islam si conferma quindi la principale causa di persecuzione per i cristiani nel mondo.

Immigrazione e Islam: dati della Germania

Anche la Germania, nonostante i grandi limiti posti all’immigrazione (a spese anche dell’Italia, che invece pare non avere limiti), deve fare i conti col rapporto tra immigrazione e criminalità, come pure tra Islam e violenza.
Secondo dati statistici rilevati dal governo tedesco (in Bassa Sassonia), in soli due anni la criminalità è cresciuta del 10,4%; ma il 92% di questi reati è stato commesso da un immigrato.
Certamente l’alto tasso di criminalità tra gli immigrati può essere causato dalla precarietà e dall’assenza di lavoro, per cui possono essere facile reclutamento della criminalità organizzata. Ma che non si tratti solo di questo è indicato anche dall’impressionante dato secondo cui circa 1/3 (29,9%) degli studenti – non si tratta quindi di poveri senza lavoro! – di fede musulmana si dichiara apertamente pronto a “combattere per l’Islam”, l’8% è favorevole alla creazione di uno stato islamico mediante la guerra e addirittura il 3,8% si dice persino “convinto che per raggiungere i loro obiettivi i musulmani possano muovere anche attacchi terroristici”. Ancora: il 36,6% degli intervistati ha dichiarato che ovviamente le altre fedi sono inferiori a quella islamica; ma il 27,4% ritiene pure che la sharia (legge islamica) sia di gran lunga migliore della legge tedesca. Infine un 18,6% dichiara che per loro “l’emergenza è combattere gli infedeli e diffondere l’Islam in tutto il mondo”. L’integrazione degli islamici, come si vede, rimane assai spesso un’ideologica illusione del relativismo occidentale.