Persecuzione anticristiana (aggiornamenti)

Il cristianesimo, la religione con più fedeli al mondo (quasi 2,5 miliardi di persone), è anche quella più perseguitata della storia* e del presente. E purtroppo tale persecuzione, dai tratti spesso anche molto violenti, non accenna a diminuire, ma anzi è in continuo aumento. Attualmente i cristiani perseguitati nel mondo sono 360 milioni!
In queste News ce ne occupiamo spesso (vedi ad esempio 4.07.2022 e 28.11.2022), non solo per un dovere di cronaca (controcorrente, visto come tali notizie siano in genere censurate!), ma per una doverosa e sentita comunione di fede con tanti nostri fratelli e sorelle in Cristo, che con la loro testimonianza, talora fino al martirio, scuotono quella fede spesso sonnolenta e pigra e persino in via d’estinzione di tanti cristiani dell’Occidente, specie europei.

* Tra le innumerevoli persecuzioni anticattoliche della storia, ricordiamo ad esempio, per rimanere nell’Europa occidentale, quella operata dagli Inglesi nelle stesse isole britanniche (vedi nel sito il documento apposito) e quella attuata dai rivoluzionari francesi, che anche nel territorio stesso della Francia (specie in Vandea) ha raggiunto incredibili livelli di ferocia (vedi nel sito il documento apposito).
C’è però chi ha ricordato (leggi), in occasione del 230° anniversario, che il 13.03.1793 iniziò il terribile genocidio dei Cattolici in Vandea. Tra l’agosto e il novembre di quell’anno i rivoluzionari giacobini vararono ben 3 leggi per decretare ufficialmente lo sterminio del “popolo” vandeano, che in nome della fede si opponeva alla violenta persecuzione anticattolica dei rivoluzionari. In pochi mesi, in questa regione francese, più piccola della nostra Umbria, furono uccise 117.000 persone (di cui il 70% donne), giungendo persino ad avvelenare le acque, ad inventare le “camere a gas” (uso di gas asfissianti) e ad utilizzare quei cadaveri per produrre sapone, lubrificanti e pelli per guanti e stivali. Solo nel villaggio di Luc-sur-Boulogne (l’episodio sarà narrato con orrore anche da Solzenicyn) il generale Cordelier fece uccidere in 4 giorni 564 abitanti, tra cui 110 bambini al di sotto dei sette anni.
Nell’apposito documento sulla “rivoluzione francese” (vedi) avevamo ricordato come in quella regione cattolica i rivoluzionari distrussero 10.000 case (in genere di poveri contadini) sulle 50.000 allora esistenti, soppressero quasi tutto il bestiame e la totalità delle coltivazioni; così i sopravvissuti sarebbero morti di fame! [cfr. R. Secher, Le génocide franco-français: la Vendée vengée (trad. it.: Il genocidio vandeano, Ediz. Effedieffe MI, 1989)]

Ecco la relazione del generale Westermann, comandante della spedizione contro la Vandea, fatta davanti alla Convenzione di Parigi al termine dell’impresa: “La Vandea non esiste più! È morta sotto le nostre libere sciabole, con le sue donne e i suoi bambini. Ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei miei cavalli, massacrato tutte le donne, che non genereranno così più dei banditi. Non ho da rimproverarmi di aver fatto prigionieri. Ho sterminato tutti … le strade sono disseminate di cadaveri. Ce ne sono tanti che in parecchi luoghi formano delle piramidi”!
Sempre il generale Westermann, parlando al “Comitato di Salute Pubblica” (!) di Parigi (dove sedevano gli adoratori della dea Ragione, della Libertà e della nuova Umanità): “Cittadini Repubblicani, non c’è più la Vandea! È morta sotto la nostra libera spada, con le sue donne e i suoi bambini. Ho sterminato tutti!”

Anche sui Cattolici uccisi dagli Anglicani in Inghilterra per non essersi piegati alla loro “separazione” dal Papa, attuata dal re Enrico VIII e dai sovrani inglesi suoi successori, è tornato di recente qualcuno, ricordando in un testo (Giuliana Vittoria Fantuz, Inghilterra di sangue. Quaranta martiri inglesi e gallesi da Enrico VIII a Carlo II, Ares 2022, con Prefazione del vescovo inglese R. Byrne e del Patriarca di Venezia, mons. F. Moraglia, con la conclusione di M. Giammusso, di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, e a Ph. Whitmore, già rettore del Collegio inglese di Roma) 40 martiri inglesi uccisi all’inizio dello scisma anglicano e canonizzati già da Paolo Vi nel 1970 (leggi). Nel nostro documento (vedi) avevamo ricordato come dal 1534 – anno in cui il re Enrico VIII si separò dal Papa, peraltro per motivi personali, e si mise a capo di una sua chiesa (Anglicana, da allora governata dai sovrani del Regno Unito) – almeno fino al 1681 si scatenò nei territori del Regno una violentissima persecuzione contro i Cattolici: si uccisero almeno 72.000 vescovi, preti, abati, monaci, frati, suore e numerosissimi fedeli cattolici (dato storico riportato persino dall’insospettabile storico protestante Raphael Holinshed).


La persecuzione anticristiana oggi

Attualmente i cristiani che nel mondo subiscono abusi, violenze, discriminazioni e ingiustizie sono 360 milioni (in 76 Paesi*), di cui 312 milioni (in 50 Paesi) subiscono forme estreme o molto elevate di persecuzione (dati ufficiali del rapporto annuale World Watch List 2023, che da 30 anni redige l’agenzia Open Doors). Sono purtroppo dati in crescita, specie in Asia (27 Paesi) e in Africa (19 Paesi), dove però i cristiani sono in aumento. (leggi) (leggi

* In questi 76 Stati il livello di persecuzione è considerato “alto”; in 39 Stati (di cui 28 musulmani) il livello è considerato “molto alto”; in 11 Stati (di cui 8 musulmani) è considerato “estremo”.

I maggiori e violenti attacchi anticristiani sono ad opera dell’Islam (anche in Africa e in Indonesia); anche se il comunismo costituisce sempre una violenta oppressione
Il Paese con la peggiore persecuzione anticristiana è ancora la Corea del nord (dittatura comunista ereditaria, dove ogni libertà di culto è negata), dopo che per un anno era stato sorpassato dall’Afghanistan (abbandonato dagli USA e tornato in mano ai Talebani, integralisti islamici, che hanno eliminato o costretto all’esilio la maggior parte dei cristiani); il comunismo limita ancora la libertà religiosa a Cuba; ma ci sono numerose bande criminali comuniste che attaccano la Chiesa Cattolica in alcuni Paesi dell’America latina (Messico, Colombia); fortemente in crescita la persecuzione contro la Chiesa cattolica in Nicaragua (v. poi)]. In molti Stati dell’India anche l’induismo integralista rappresenta una seria minaccia contro i cristiani. 

Possiamo dunque riconoscere che 1/7 dei nostri fratelli nella fede cristiana subisce nel mondo un livello alto di persecuzione. Secondo i dati ufficiali (ma nella realtà sono molti di più), nel 2022, a motivo della loro fede, sono stati uccisi 5.621 cristiani (15 al giorno), 30.000 sono stati aggrediti, picchiati o minacciati di morte, 5.259 sono stati rapiti*, 4.542 sono stati imprigionati senza processo. Sono in oltre state attaccate 4.547 case di cristiani  e colpite 2.210 loro attività economiche.

* i rapimenti di cristiani (in genere a scopo di estorsione) sono passati nell’ultimo anno da 3.829 a 5.259 (di cui 5.000 solo in Nigeria, Mozambico e nella Rep. Dem. del Congo). Sono almeno 42 i sacerdoti rapiti (di 6 non si è avuta più notizia), l’ultimo dei quali è don Sylvester Okechukwu, sequestrato il 20.12.2022 in Nigeria.

Dobbiamo poi considerare le migliaia di cristiani costretti a fuggire dai loro Paesi: in primis dall’Afghanistan (dopo l’abbandono da parte degli USA/ONU), ma anche in tutto il Medio Oriente (specie dopo gli interventi occidentali e le minacce rappresentate dallo Stato Islamico). 

Nonostante vanti ottimi rapporti (per motivi petroliferi) con gli USA e nonostante proprio da là venisse pure  la maggior parte dei terroristi dirottatori dei voli dell’11.09.2001 (attacchi contro gli USA), l’Arabia Saudita è uno dei Paesi musulmani (patria di Maometto e centro dell’Islam) maggiormente ostili alla libertà di religione. Pur con qualche timida apertura (mentre nel 2022 è stata addirittura promossa la satanica festa di Halloween), rimane comunque ancora proibita la libertà di culto e l’apertura di chiese. (leggi)



Secondo l’Agenzia Fides, che registra in particolare la persecuzione subìta dai “missionari” cattolici (intesi anche come operatori pastorali locali), i dati relativi al 2022 registrano quanto segue.
[Agenzia Fides (www.fides.org); qui lo speciale dell’Agenzia Fides con i profili dei missionari uccisi nel 2022. (leggi) e (leggi)]
Negli ultimi decenni ha continuato a crescere il numero di missionari uccisi: nel decennio 1980/1989 sono stati 115; nel decennio 1990/1999 604 (di cui 248 sacerdoti uccisi nel 1994 in Rwanda nel genocidio dei Tutsi); nel ventennio 2000 al 2020 526.
Nel 2022 sono stati uccisi 18 missionari: 12 sacerdoti, 1 frate, 3 suore (di cui 2 italiane: suor Luisa Dell’Orto e suor Maria De Coppi*), un seminarista e un missionario laico.

* Suor Maria De Coppi, missionaria comboniana uccisa a settembre durante un attacco di jihadisti al Shabaab alla sua missione, nel nord del Mozambico (Paese africano a maggioranza cristiana), andata quasi distrutta.



Anche l’Agenzia ACS (Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”) ha reso noto i dati ufficiali raccolti nel 2022 in loco dalla propria organizzazione (leggi).

Attualmente sono 32 i sacerdoti cattolici arrestati dai governi a motivo della loro missione di fede e di cui non si hanno più notizie. Questo è un dato ufficiale; ma in realtà sono molto di più. Mancano inoltre dati precisi sulla situazione in Cina. La Chiesa cattolica cinese [su cui siamo spesso intervenuti (vedi ad es. 28.11.2022) e su cui ancora interverremo a parte] continua a vivere forti sofferenze e ingiuste imposizioni da parte del governo comunista, nonostante gli accordi segreti stipulati col Vaticano nel 2018 e rinnovati nel 2020 e nel 2022; particolari vessazioni subisce la cosiddetta “Chiesa sotterranea”, che non si vuole sottomettere alle gravi restrizioni e intromissioni ecclesiastiche dal parte del governo. Solo nei primi 5 mesi del 2022, nella sola provincia di Hebei, sono scomparsi più di 10 sacerdoti appartenenti alla Chiesa sotterranea di Baoding. Tra l’altro, secondo Open Doors, dal 2016 al 2022 sono state chiuse, distrutte o danneggiate più di 20.000 chiese.

La questione della Cina
Sulla questione della difficile vita per i Cattolici (fedeli all’autentica fede e Chiesa, non sottomessi ai diktat religiosi del governo comunista) in Cina, guidata dalla dittatura del Partito Comunista, sulla questione della cosiddetta “Chiesa patriottica” (sottomessa e fedele al governo comunista) e della problematica degli accordi con il Vaticano, siamo qui intervenuti più volte [cfr. 4.07.2022, 2.04.2022, 31.08.2021, 20.09.2019, 11.04.2019, 29.03.2019, 14.01.2019, 25.08.2018, 19.07.2018].


In Africa, dove sono ormai 20 i Paesi in cui i cristiani subiscono una grave persecuzione (su 54 Paesi del mondo analizzati da ACS), la più feroce persecuzione contro la Chiesa Cattolica è ad opera dei musulmani (specie legati ad al Qaeda o all’Isis); questo sia dove i cristiani sono minoranza (ad esempio in Mali), sia dove sono la maggioranza (come in Mozambico). Nuovo ingresso della violenza jihadista in Africa è il Togo, dove circa metà della popolazione è cristiana.La Nigeria (specie nella zona settentrionale) si conferma “epicentro” dei morti cristiani uccisi dai fondamentalisti islamici: siamo passati dai 4.650 (del 2021) ai 5.014 (del 2022) (ACS, tra il gennaio 2021 e il giugno 2022, ha registrato in Nigeria il tragico record di 7.600 cristiani uccisi). Ma, per rimanere nel continente africano, anche l’Eritrea conosce una sempre più forte persecuzione anticristiana, così da essere definita “la Corea del Nord africana” (recentemente sono stati pure arrestati, senza motivo, un vescovo e due sacerdoti, leggi).


In America centrale, una particolare situazione di sofferenza per la Chiesa Cattolica è data (al di là delle limitazioni alla libertà religiosa ancora operate dal comunismo a Cuba) dal governo comunista di Daniel Ortega in Nicaragua, divenuto particolarmente aggressivo contro la Chiesa cattolica dal 2018, fino a giungere negli ultimi mesi ad arrestare non solo 7 sacerdoti, un diacono e due seminaristi, ma addirittura un Vescovo.
Infatti mons. Rolando Álvarez, aperto oppositore del governo, dopo essere stato arrestato con l’accusa di “minaccia all’integrità nazionale” e posto poi ai “domiciliari”, è stato privato della cittadinanza nicaraguense; per essersi rifiutato di salire su un volo per gli Stati Uniti con altri 222 prigionieri, tutti oppositori del Presidente Ortega, è stato condannato a 26 anni di carcere (leggi), (leggi), (leggi), (leggi). 

Sotto il regime sandinista di Ortega, molti preti vengono arrestati, i fedeli intimiditi, le TV cattoliche soppresse (leggi). I sacerdoti sono in pericolo (leggi)​​​​​​. Il governo vieta le processioni, ma i fedeli talora le tengono ugualmente (leggi) o comunque gremiscono le Messe (leggi). [Protesta il vescovo di Matagalpa (leggi) (leggi). Si attendeva un intervento del Papa (leggi);giunto invece tardivamente (leggi)]


Nella drammatica situazione dell’Ucraina, una particolare sofferenza è vissuta dai cristiani. Oltre alla storica separazione degli Ortodossi dalla Chiesa Cattolica di Roma (comunque tuttora presente nel Paese), ora anche all’interno della Chiesa ortodossa s’è acuita una dolorosa divisione, dai connotati politici oltre che religiosi, a causa di comunità più autocefale (o comunque più legate al Patriarcato di Bisanzio/Costantinopoli) e quelle storicamente più legate al Patriarcato di Mosca! 
Nell’attuale pericolosissima situazione (che potrebbe coinvolgere il mondo intero in un’apocalittica guerra!) di questo grande Paese dell’est-Europa, conteso tra le potenze occidentali (NATO-USA-UE) e la Russia (con l’appoggio cinese), anche tale delicata situazione dei cristiani dovrebbe suggerire una particolare attenzione e da parte della Santa Sede un più attento equilibrio, proverbiale in tali situazioni da parte della diplomazia vaticana, e forse una maggiore sensibilità ecumenica nei confronti del fondamentale Patriarcato di Mosca (tenendo presente che la Russia è stata esplicitamente nominata, agli ignari pastorelli di Fatima, dalla Madonna stessa nel 1917 vedi)!

Secondo ACS, 4 sacerdoti della Chiesa greco-cattolica, attivi nei territori orientali del Paese (sotto il controllo russo) sono stati arrestati (potrebbero essere accusati di “terrorismo” e persino essere stati torturati); di questi, 2 sono già stati riportati a forza nel territorio ucraino sotto il controllo dell’Occidente, mentre gli altri 2 sono ancora detenuti nelle zone orientali sotto il dominio russo. (leggi)

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Ultime notizie

India: intolleranza induista
Da quando (2014) il governo è guidato dal partito nazionalista indù (BJP: Bharatiya Janata Party), l’integralismo indù si è fatto sempre più aggressivo. Anche lo scorso anno si sono moltiplicati gli attacchi indù contro le chiese cattoliche (decine di aggressioni e atti vandalici), le false denunce contro sacerdoti e suore (accusati di forzare conversioni al cristianesimo) ed asfissianti controlli amministrativi e fiscali per rendere impossibile la vita di scuole e collegi cattolici.
In alcuni Stati dell’India (come nel Madhya Pradesh) la tensione è salita talmente che ad esempio anche in occasione della recente Settimana Santa la diocesi di Jhabua ha ricevuto minacce tali da indurre il Vescovo a chiedere la protezione della polizia delle chiese durante la celebrazione dei riti.
In quello Stato indiano si registra pure un crescendo delle intimidazioni di tipo “giudiziario”, specie sulle scuole cattoliche e sugli ostelli cattolici (collegi) per giovani studenti, a causa di continue ispezioni ordinate dalla Commissione nazionale per i diritti dell’infanzia presieduta da P. Kanoongo, un ex militante della organizzazione paramilitare nazionalista indù Rashtriya Swayamsevak Sangh. Si è arrivati in questi giorni (fine marzo), nel distretto di Jabalpur, ad arrestare il preside di una scuola e a minacciare l’arresto del vescovo, mons. Gerald Almeida.
Le accuse sono di truffa, ma si spingono soprattutto su presunti abusi e conversioni forzate.
In realtà tali scuole e collegi cattolici, pur non chiedendo un’adesione di fede cristiana, permettono a molti ragazzi e giovani, specie provenienti dalle zone rurali, di accedere agli studi, in genere proibiti dai pregiudizi e dalle discriminazioni imposti dal sistema indù delle caste (la loro emancipazione è mal vista da molti perché sono dei dalit, dei fuori casta); e questo accresce l’ostilità nei confronti dei cristiani.
Persino i funerali, su istigazione dei nazionalisti indù, possono diventare occasione per infierire sui cristiani, per discriminarli e umiliarli, specialmente se sono dei tribali convertiti. L’ultimo caso di cui si ha notizia si è verificato nel villaggio di Bhejripadar (Stato del Chattisgarh) il 19 marzo scorso. Una donna tribale di recente convertitasi con tutta la famiglia al cristianesimo è deceduta. I parenti ne hanno organizzato le esequie e la sepoltura secondo la tradizione cristiana; ma alcuni membri del Bajarang Dal, ala giovanile del movimento nazionalista indù Baarang Dal, si sono opposti e hanno convinto gli abitanti del villaggio che la salma doveva essere cremata come prevedono le tradizioni tribali. Hanno quindi attaccato il corteo funebre con lancio di pietre, costringendo i parenti ad abbandonare la bara per strada e fuggire; solo con l’intervento della polizia si è riusciti dopo giorni a dare degna sepoltura alla donna. (leggi)
La persecuzione contro i cristiani da parte induista si fa talora aspra e pericolosa (leggi). A Tamil Nadu alcuni cristiani sono stati aggrediti addirittura da un funzionario di governo (leggi). A Madhya Pradesh, nazionalisti indù hanno attaccato un pullman di ragazzi cristiani che si stavano recando ad un incontro diocesano (leggi). Ecco infine un ricordo del padre gesuita Swamy, morto lo scorso anno dopo 9 mesi di dura detenzione a motivo del suo impegno di difesa delle tribù locali (leggi).


Pakistan
Conversioni forzate all’islam
Faisalabad. Un povero uomo cristiano, rimasto vedovo 6 anni fa con 4 figli minori a carico, mantiene la famiglia facendo il manovale a giornata. La figlia di 12 anni (Hoorab Masih) è stata rapita a fine dicembre e convertita forzatamente all’Islam. (leggi)
Cristiana in carcere da 19 mesi per blasfemia
Islamabad. Shagufta Kiran, donna cristiana e madre di quattro figli, è in carcere da 19 mesi accusata di blasfemia (in base ad alcuni commenti pubblicati su un social network). Il giudice ha rifiutato la richiesta di scarcerazione su cauzione. Voice for Justice: “Casi in continuo aumento, i tribunali sono succubi delle minacce degli estremisti”. (leggi)   

In Bangladesh un cristiano di 35 anni è stato rapito, ucciso e fatto a pezzi da un musulmano (leggi).

Anche in Indonesia cresce la persecuzione contro i cristiani da parte dei musulmani (leggi)

Myanmar: chiese attaccate e distrutte
Il Myanmar (ex Birmania) dal 1°.02.2021 è sotto un regime militare che opera violenze sulla società e pure sulla Chiesa (vedi News, 23.03.2021, con i drammatici servizi di AsiaNews del 5.03.2021 vedi e del 23.03.2021 vedi). Anche il 30 dicembre scorso l’esercito birmano ha bombardato una chiesa cattolica (parrocchia di san Michel, villaggio di San Hka, nello Stato Kachin), provocando la morte di un uomo di 52 anni e 5 feriti (leggi). Ha distrutto pure la storica chiesa dell’Assunzione a Chan Thar, eretta nel 1894; i soldati, prima di appiccare il fuoco all’edificio sacro, lo hanno oltraggiato bevendo e fumando all’interno. Nell’ultimo anno il villaggio è stato attaccato quattro volte dai miliari, senza scontri né provocazioni. Nell’area infatti convivono da secoli in armonia cattolici e buddisti. (leggi)
Alle proteste dei Presuli locali (dal card. Bo ai Vescovi di Mandalay e Taunggyi) (leggi) s’è aggiunta anche la voce del Papa (Angelus del 19.06.2022 e del 22.01.2023).

Iran. Crescita di persecuzioni anticristiane
Il 2022 ha segnato in Iran una crescita di persecuzioni anti-cristiane (leggi): 134 fedeli sono stati arrestati a causa della fede cristiana (nel 2021 erano stati 59), 30 hanno subito condanne al carcere o all’esilio, 61 hanno scontato un periodo in prigione (nel 2021 erano stati 34). Col pretesto del Covid molte chiese cattoliche non sono più state riaperte al pubblico; e persino incontri di preghiera nelle case sono stati proibiti (con minaccia di reclusione fino a 10 anni).
Quindi, contrariamente a quanto affermano i vertici di Teheran, il Paese è ancora lontano dal garantire la libertà religiosa. Al contrario, le minoranze religiose (compresa quella cristiana, sia le comunità “riconosciute” come la Chiesa Caldea e quella Armena, sia i convertiti, che non beneficiano di diritti costituzionali) sono “sistematicamente” private del diritto di praticare il loro culto.
Tuttora (inizio 2023) 17 cristiani sono in carcere, con condanne fino a 10 anni, per aver “agito contro la sicurezza nazionale” o per “propaganda contro il regime”; in realtà chiunque non professi l’islam sciita, predominante nel Paese, viene bollato come “minaccia” alla Repubblica e ai suoi valori. Durante lo scorso anno sono emersi 49 casi di “torture psicologiche”, 98 denunce di abusi (ma il dato reale è di gran lunga maggiore perché spesso le vittime non riportano le violenze subite) e 468 cristiani sono stati denunciati, spesso persino da parenti non cristiani.
In tutto l’Iran sono autorizzate solo 4 chiese di lingua persiana (cioè per i fedeli locali); è vietato l’ingresso di nuovi fedeli, che sono per questo in calo progressivo; sarebbero in totale 70. (leggi)

La Turchia respinge cristiani iraniani
I cristiani in fuga dall’Iran sono spesso bloccati o espulsi dalla Turchia, anche con gravi pressioni psicologiche perché tornino indietro (le famiglie vengono divise, ai padri è concesso di vedere i figli una volta a settimana per 15 minuti). Ad esempio 17 persone appartenenti a 5 famiglie cristiane, profughi dall’Iran, sono state fermate e inviate nei centri di permanenza per essere rimpatriate (c’è un video-denuncia sui social). (leggi)

Iraq: cristianesimo perseguitato
Dopo le guerre di “liberazione” dell’Iraq da parte dell’Occidente (USA/ONU) nel 1990/1991 e nel 2003 e il ritiro nel 2021 (vedi documento sulle “Democrazie occidentali”), e soprattutto con l’avanzata dello Stato Islamico (ISIS) nel 2014, la storica presenza dei cristiani in quella terra che diede i natali ad Abramo e vi trovò già le prime comunità cristiane, i cristiani in Iraq, come del resto nel vicino Medio Oriente, hanno conosciuto un forzato e drammatico calo numerico: dai già ridotti 300.000 presenti ancora nel 2014 si è passati ai circa 150.000 rimasti nella primavera del 2022 (fonte: ACS).
In tutto il Medio Oriente da decenni è in atto un continuo esodo di cristiani, di fatto costretti a fuggire non solo per le condizioni economiche ma soprattutto per quelle politiche e belliche causate dai musulmani e dalle potenze straniere. Secondo l’ultimo rapporto di ACS, ad esempio nei territori palestinesi della Cisgiordania i cristiani sono passati in pochi anni dal 18% a meno dell’1% della popolazione (solo negli ultimi mesi sono fuggiti in 5.000). In Siria dall’inizio della guerra (2011) ad oggi i cristiani sono passati dal 10% a meno del 2% della popolazione. (leggi)
Ecco la testimonianza di una suora: “Ci sono stati attacchi da parte dell’Isis che possono ritenersi infernali; attacchi in cui abbiamo vissuto momenti terribili: vittime, sangue, dolore e sofferenza. Ricordo una notte in cui le nostre chiese e le nostre comunità hanno aperto le porte a chi aveva bisogno; in una sola notte sono arrivate 5.000 famiglie depredate di tutto. Le guerre, in fondo, le abbiamo sempre vissute, ma dopo la caduta di Saddam Hussein, il tutto si è andato sempre più accentuando”. (leggi)
Procede la causa di beatificazione di un giovane sacerdote cattolico (caldeo), Ragheed Ganni, prima minacciato e poi ucciso a Mosul nel 2007, assieme ai tre accoliti che erano con lui, da un gruppo di jihadisti (leggi).

Uccisioni e rapimenti in Nigeria
In Africa permane sempre forte la persecuzione contro i cristiani specie da parte islamica (leggi) (leggi). Sempre grave rimane la situazione in Nigeria  (leggi), complice il silenzio UE (leggi).
Abbiamo sopra ricordato come la Nigeria, specie nella parte settentrionale sub-sahariana, sia uno dei territori di maggior pericolo per i cristiani, specie ad opera di gruppi estremisti islamici (spesso alleati con tribù di pastori locali), sia per gli attacchi terroristici, le uccisioni (5.014 solo nel 2022), i rapimenti a scopo di riscatto e le distruzioni di edifici sacri e abitazioni.
Ad esempio, il 20 gennaio scorso, nel villaggio di Chawai Chiefdom (Stato di Kaduna), uomini armati erano intenzionati a rapire il parroco (Joseph Shekari) della chiesa cattolica di Santa Monica; ma non trovandolo, perché fuori sede, hanno rapito allora un catechista (Kefas Ishaya)(leggi). Qualche giorno prima, padre Achi è morto nell’incendio, appiccato da ignoti assalitori, nella sua parrocchia dei Santi Pietro e Paolo nel villaggio di Kifin-Koro (Paikoro). Padre Achi era presidente della sezione locale della Associazione Cristiana della Nigeria; nel Natale del 2011 era già scampato ad un attacco di Boko Haram (quando un attentatore suicida si era fatto esplodere nella chiesa cattolica di Madalla, sobborgo di Abuja), provocando la morte di 37 persone e il ferimento di 57; era pure scampato miracolosamente a violenze e tentativi di rapimento. (leggi)
Strage di cristiani nella Settimana Santa
L’ultima strage di cristiani in Nigeria si è verificata proprio nella Settimana Santa, nello stato del Benue: 94 persone sono morte in una serie di attentati contro le comunità cristiane di questa zona della Nigeria centro-settentrionale, ormai oggetto di un’escalation di violenze da parte delle milizie islamiche.
Le violenze sono riprese il 2 aprile, quando un gruppo di uomini armati ha preso d’assalto la funzione della Domenica delle Palme presso una chiesa di Akenawe-Tswarev nella contea di Logo, nello stato di Benue, uccidendo un ragazzo e rapendo il pastore e altri fedeli.  Tre giorni dopo, il 5 aprile, sono stati uccise circa 50 persone nel villaggio di Umogidi, situato nella contea di Utokpo, vera e propria roccaforte cattolica nel Benue occidentale. In un crescendo di violenze gli attacchi sono continuati la notte del Venerdì Santo, in cui decine di persone sono state uccise da soldati musulmani che hanno fatto irruzione in una scuola elementare nel villaggio di Ngban, rifugio per circa 100 agricoltori cristiani sfollati e le loro famiglie. L’attacco ha provocato la morte di 43 persone e il ferimento di oltre 40 civili. (leggi)

Congo
Infine, per rimanere in Africa, anche nel Congo, nel Nord Kivu, un mese fa islamici di matrice jihadista hanno fatto irruzione, armati, in una chiesa proprio durante la S. Messa domenicale, uccidendo 17 persone.


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Un discorso a parte merita quella forma soft di violenza anticristiana che costituisce la “cristianofobia” (emarginazione culturale, sociale e politica della Chiesa cattolica, specie della morale cattolica), presente pure nelle più avanzate democrazie dell’Occidente (USA, UE, ma anche della stessa ONU) (vedi). Si tratta di due fronti: quello “laicista” (che impone i propri diktat anti-cristici sotto forma di “diritti”) e quello del fondamentalismo islamico importato in Europa occidentale dall’immigrazione selvaggia o, specie in Francia, già di seconda generazione (vedi).
Su questo interveniamo spesso, a parte.